SPETTACOLI- Pagina 50

Nel nome della Città il nuovo cartellone di Mito SettembreMusica 2023

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Con la riscoperta delle piazze per i concerti, come piazza San Carlo a Torino

 

L’edizione di Mito  Settembre  Musica 2023 si estenderà per sedici giorni, con meno appuntamenti rispetto alle scorse edizioni, a causa del budget ridotto messo a disposizione,  ma riporterà le note nella centrale piazza San Carlo a Torino.

Le location cittadine scelte saranno tredici, tra cui il Conservatorio, l’Auditorium, teatri, ma anche il Tempio Valdese, la Scuola Holden e il ritorno di piazza San Carlo, sabato 9 settembre con Stefano Bollani e l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino in concerto.

Milano  e Torino saranno unite nei luoghi simbolo della loro storia, l’inaugurazione alla Scala con l’Orchestra del Teatro Regio e la chiusura all’Auditorium del Lingotto con la Filarmonica della Scala.

Mito 2023 si svilupperà dal 7 al 23 settembre prossimi,  con la configurazione della ripetizione di tutti i concerti torinesi a Milano e viceversa. Il Conservatorio ospiterà un quarto degli eventi.L’inaugurazione è  doppia, con replica a Torino all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto, l’8 settembre prossimo, con la proposta del musical di Leonard Bernstein “Wonderful Town”. Il brano, presentato in forma di concerto, narra di due sorelle originarie dell’Ohio giunte a New York per cercare fortuna.

Sarà  eseguito sotto forma di concerto dall’Orchestra e Coro delTeatro Regio. Le musiche di Clyne, Gershwin e Dvorakillumineranno  di magia piazza San Carlo, con l’orchestra Nazionale della RAI condotta da Juraj Valcuha e Stefano Bollanial pianoforte. Risuoneranno in piazza San Carlo le note della Rapsodia in Blu di Gershwin e quelle della Sinfonia del NuovoMondo di Dvorak, costituendo un momento davvero emozionante per gli spettatori.

Nel programma sono presenti conferme quali i recital per pianoforte, la presenza di importanti orchestre e solisti quali Ivo Pogorelich e Alexandre Tharaud.

Vivranno molte capitali in musica, come la Buenos Aires del tango e di Piazzolla, con Richard Galliano impegnato al bandoneon, la Russia  di Tchaikovsky  e Dvorak, con la RoyalPhilarmonic Orchestra diretta da Vasily Petrenko e Julia Fischer al violino ; la Praga nella sua versione popolare di Smetana e Dvorak, con la Filarmonica della Scala, una Parigi reinventata dal concerto per due pianoforti e Orchestra scritto da Bryce Dessner e eseguito dalle sorelle Labeque.

La chiusura sarà  affidata venerdì 22 settembre all’Auditorium RAI del Lingotto,  con la Filarmonica della Scala guidata da Andres Orozco Estrada e al partecipazione del grande virtuoso del violoncello Mario Brunello in un    programma di serata, tutta praghese, sarà rappresentato da due brani di Dvorak, il Concerto per violoncello e orchestra e la Settima Sinfonia.

È “Città” il tema di questa edizione del Festival Mito Settembre Musica, in programma dal 7 al 22 settembre prossimi. Sarà un viaggio musicale che si apre al mondo grazie a musica di eccellenza, coinvolgendo il pubblico in una fruizione sempre più condivisa.

“La musica  classica – spiega  il direttore artistico Nicola Campogrande, al suo ultimo mandato – appartiene al mondo. I compositori la inventano in qualche luogo,  il pianoforte,  il tavolo da lavoro, in capitali quali  Vienna o Parigi, Mosca  o Napoli, Praga o New York.

Gli interpreti viaggiano e fanno conoscere i brani, diffondendoli, e talora capita che l’origine di una partitura, la sua storia e la città  in cui è  nata vengano messe in secondo piano. Quest’anno Mito Settembre Musica si muove idealmente raggiungendo molte altre città del mondo,  costruendo percorsi, lanciando sfide in cui la bellezza deve sempre essere goduta dal vivo, partecipi e coinvolti, emozionati nel segno dell’eccellenza, della qualità e dell’immaginazione”.

“Lo schema del Festival – spiega la presidente Anna Gastel – rimane lo stesso delle passate edizioni,  con concerti a Milano e Torino con prime esecuzioni  e brani più  conosciuti; artisti nazionali e internazionali,  che hanno creato un vero  e proprio Festival nel Festival”.

“Non ho nessun amore, non ho nessun nome…”

MUSIC TALES, LA RUBRICA MUSICALE

“Non ho nessuna madre, non ho nessuna cultura,

Non ho degli amici, non ho nessuna istruzione,

Non ho nessun amore, non ho nessun nome,

Non ho nessun biglietto, non ho nulla di preso,

Non ho nessun Dio

 E che cos’ho?

Perché vivo lo stesso?

Sì, che cos’ho io?

Nessuno può può portarmi via…”

Nina Simone, pseudonimo di Eunice Kathleen Waymon (Tryon, 21 febbraio 1933 – Carry-le-Rouet, 21 aprile 2003), è stata una cantante, pianista, scrittrice e attivista per i diritti civili statunitense.

È stata soprattutto un’interprete jazz, anche se la sua formazione era incentrata sulla musica classica e il suo stile variava fra diversi generi come soul, blues, folk, gospel e jazz.

La rivista Rolling Stone l’ha posizionata al 29º posto nella lista dei 100 migliori cantanti di tutti i tempi.

Nina Simone era una bambina solitaria

Nina Simone ha parlato più volte della sua rigorosa formazione musicale – dopo aver iniziato a suonare il pianoforte a quattro anni ha convinto gli abitanti del suo quartiere, Tryon N.C., a raccogliere il denaro necessario per farle frequentare la prestigiosa scuola Julliard di New York City.  «Quando gli altri bambini giocavano mi chiedevano sempre di suonare il pianoforte per farli ballare» racconta Nina Simone nel documentario.

Nina Simone disse a Martin Luther King: “Io non sono contro la violenza.”

Dal momento in cui Nina Simone ha iniziato a focalizzare le sue energie sui movimenti per i diritti civili, capitava spesso di sentirle dire sul palcoscenico cose come: “Siete pronti a uccidere per la causa, se necessario?”. L’artista non ha mai nascosto quello che pensava, nemmeno al leader diventato famoso per le sue posizioni pacifiste. «Mi ricordo quella volta in cui si avvicinò a King in persona e gli disse, “Io non sono contro la violenza», ha detto il chitarrista Shackman, ridendo. Lui le disse, «non c’è problema sorella. Non devi esserlo».

Per Nina Simone il sesso era un modo per affrontare non solo il matrimonio ma anche la sua stessa salute mentale – i suoi diari, come rivelato in “What Happened, Miss Simone?”, lo confermano con precisione. La cantante scrisse “No desire for sex,” mentre iniziava a soffrire di depressione a causa della devastante routine dei suoi concerti, concerti che si dimostravano a loro volta sempre più impegnativi. Una rara intervista con Stroud, inoltre, documenta una sorta di “assalto sessuale” che la Simone tentò con il marito. «Cosa penso del sesso? Che dovremmo farlo tutto il tempo» diceva la cantante.

Ultima curiosità Nina Simone viveva felicemente in Liberia, ma non si esibiva più davanti al pubblico. Quando la cantante si è ritrovata al verde, si è trasferita a Parigi, dove ha suonato in un caffè per circa 300 dollari al giorno. «Ero davvero disperata, e nessuno credeva che fossi davvero lì… nessuno veniva ad ascoltarmi», racconta la voce della Simone nel documentario. Fortunatamente il trasferimento in Francia le permise di riavvicinarsi ad un vecchio amico che si prese cura di lei. Lui l’ha portata dal dottore che le ha diagnosticato la depressione, l’ha aiutata a curarsi e a ricostruire una carriera degna di una leggenda.

Adoro questa artista e la canzone che ho scelto mi rispecchia alquanto

Buon ascolto

(3) Nina Simone-Ain’t Got No, I Got Life + Lyrics – YouTube

CHIARA DE CARLO

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Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Regione Piemonte alla Mostra del Cinema di Venezia

La Regione Piemonte all’Italian Pavilion del Lido di Venezia per presentare fondi, strumenti di sostegno e bandi a favore del cinema e dell’audiovisivo grazie ai 20 milioni di euro messi a disposizione per il triennio 2023-2025 I risultati del primo bando del “Piemonte Film TV Fund”: 8 progetti sostenuti con un finanziamento complessivo di 2,5 milioni che produrranno 9 milioni di investimenti sul territorio. Il Sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni: «Piemonte modello per altre Regioni»

 

Lido di Venezia, 5 settembre 2023

 

L’Italian Pavilion organizzato da Cinecittà al Lido di Venezia ha ospitato quest’oggi un incontro che ha messo al centro le linee strategiche e i fondi stanziati dalla Regione Piemonte a favore dell’industria del cinema e dell’audiovisivo.  Il Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, senatrice Lucia Borgonzoni ha preso parte all’appuntamento nel corso del quale l’Assessore alla Cultura della Regione Piemonte Vittoria Poggioha illustrato l’articolato piano d’azione messo in atto da marzo 2023, tra i più imponenti degli ultimi anni, a conferma dell’attenzione riservata all’intera filiera del cinema e dell’audiovisivo.

Beatrice Borgia, Presidente di Film Commission Torino Piemonte, è intervenuta per esporre i risultati della Fondazione e l’impatto economico che le azioni regionali stanno producendo sull’asse della produzione di lungometraggi e serie tv, anche a seguito delle recenti nuove misure di sostegno al comparto messo in campo dalla Regione con venti milioni di fondi Pr-Fesr: otto milioni per la valorizzazione delle sale cinema e dodici milioni per le produzioni attraverso il «Piemonte Film Tv Fund».

 

«Siamo entusiasti di vedere concretizzato l’impegno della Regione Piemonte per lo sviluppo dell’industria del cinema e dell’audiovisivo. Il fenomeno Piemonte è un ulteriore segnale della positiva ripartenza del cinema italiano, che spero venga preso a modello anche da altre regioni» ha dichiarato il Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, Lucia Borgonzoni. «I progetti sostenuti dalla Regione danno la possibilità al settore di raccontare il nostro territorio e valorizzare l’eccellenza delle maestranze locali. I risultati ottenuti confermano l’importanza di promuovere la cultura cinematografica e audiovisiva in Italia e la capacità della Regione Piemonte di emergere come polo di produzione di rilievo nazionale e internazionale».

 

«Mai la Regione aveva investito così tanto in un settore strategico per la nostra economia che si sta rivelando anche un affare dal punto di vista economico – ha sottolineato l’assessore alla Cultura, Vittoria Poggiobasti pensare che tra il 2018 e il 2022 i contributi a sostegno della produzione di lungometraggi, film tv e fiction, tra contributo bando e spesa complessiva hanno generato un moltiplicatore di 4,57. Significa che per ogni euro investito ne sono tornati quasi 5 come ricaduta su indotto e territorio».

A ulteriore dimostrazione del più che favorevole moltiplicatore che il Piemonte Film Tv Fund dimostra di attivare, la Regione Piemonte ha annunciato i titoli degli 8 progetti sostenuti dalla prima sessione 2023 del bando: i 6 lungometraggi e le 2 serie TV hanno ricevuto un contributo complessivo di 2,5 milioni di euro che produrrà una spesa qualificata sul territorio di circa 9 milioni.

Parallelamente, oltre all’impatto economico è l’enorme volume delle attività e  delle produzioni realizzate grazie all’azione e al sostegno di Film Commission Torino Piemonte che contribuisce a valorizzare e posizionare ai vertici nazionali il fenomeno Piemonte: sono ben 217 le produzioni realizzate nel corso del 2022 a cui si aggiungono 58 progetti sostenuti attraverso i bandi della Fondazione, per un ammontare complessivo di 1.024 giornate di riprese in una regione che conta più di 430 tra società di produzione e strutture di servizio, e più di 1.000 professionisti iscritti alla Production Guide del sito www.fctp.it. Numeri che fanno pensare ad un settore costantemente in espansione, dove le società di produzione nazionali e internazionali trovano risorse e professionalità. Un legame identitario e di lunga data quello tra il territorio piemontese e l’audiovisivo, strutturato sempre più in comparto industriale.

L’articolata presenza di progetti sostenuti da Film Commission Torino Piemonte e selezionati a Venezia 80 conferma ulteriormente la salute e il momento di espansione del cinema piemontese che continua a produrre risultati estremamente soddisfacenti con ben 2 lungometraggi in Concorso, «Ferrari» di Michael Mann e «Lubo» di Giorgio Diritti, 4 ulteriori documentari nelle varie sezioni del programma – tra cui «About Last Year», unico titolo italiano selezionato alla Settimana Internazionale della Critica – 3 progetti selezionati al «mercato» Venice Production Bridge e il lancio della 6^ edizione di TFI Torino Film Industry.

«Grande soddisfazione per la prestigiosa e strutturata presenza di Film Commission Torino a questa edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, da un punto di vista artistico e industry. Un risultato che si somma ad un anno che conferma il trend produttivo di altissimo livello raggiunto nel 2022». Così commenta Beatrice Borgia, Presidente della Fondazione, aggiungendo che «solo nel primo semestre 2023 FCTP ha sostenuto 119 progetti, in estate sono proseguiti numerosi set e nel solo mese di settembre abbiamo in partenza altri 6 nuovi progetti».

La Mirko Casadei POPular Folk Orchestra alla Fiera del Peperone 

Mercoledì 6 settembre

 

Mercoledì 6 settembre, a salire sul palco del Salotto della Fiera in piazza Sant’Agostino per la Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola è la Mirko Casadei POPular Folk Orchestra, la terza generazione dell’orchestra italiana da ballo più famosa al mondo. Con il suo pop-folk Mirko Casadei ha introdotto nuovi sound attraverso le tante contaminazioni musicali che ha realizzato nei suoi live. “Ciao Mare” è il nome del tour che celebra i 50 anni della canzone che l’Orchestra Casadei presentò al Festivalbar nel 1973.

PROGRAMMA

Salotto della Fiera, Piazza Sant’Agostino, ore 18

Parla con me, con Simona Riccio: Pasly Art Design + DotzerO

La designer ecologica Pasly Art Design (Pasqualina Tripodi) presenta un defilé unico in collaborazione con la giornalista Marina Rissone, per mostrare i suoi eco-gioielli realizzati con elementi naturali raccolti personalmente, come legnetti, bacche, foglie di fico e scarti alimentari come bucce e pane cristallizzato. Con un master in ingegneria del gioiello ottenuto al Politecnico di Torino, l’artista ha partecipato a sfilate per la Camera Nazionale Giovani Fashion Designer e ha esposto le sue creazioni in Italia e all’estero, tra cui la collezione “The Queen” per l’Expo Milano.

All’insegna del riciclo e della moda sostenibile è anche l’incontro con DotzerO. Un’idea alternativa di ecofashion delle sneakers nata a Soreti (Firenze) e sviluppata dal giovane imprenditore Davide Braccini. Ogni calzatura viene realizzata utilizzando scarti di lavorazione del legno e dell’industria della carta: il prodotto finale è il risultato di uno studio innovativo all’avanguardia.

Salotto della Fiera, Piazza Sant’Agostino, ore 19

Che Musica Maestro, con Renata Cantamessa

Cibo e musica d’autore si incontrano, a cura di Renata Cantamessa e con il patrocinio della Camera di Commercio di Torino. Ospiti del giorno l’Antica Torrefazione del Centro di Carmagnola e la Distilleria Serale di Nichelino, insieme alle esibizioni dell’associazione SAXMANIA.

Salotto della Fiera, Piazza Sant’Agostino, ore 19.30

Peperone Show, con Renata Cantamessa

Le nuove frontiere del peperone: dal food design, alla costruzione del gusto, al progetto della tavola. Chiacchierata spettacolo a larga trama con il coinvolgimento di stakeholders del territorio, esperti, innovatori, giornalisti e imprenditori su temi di attualità conditi dall’intrattenimento di comici, cabarettisti, cantanti e musicisti. Con la partecipazione di Mirko Casadei.

Pala BTM, viale Garibaldi 29, ore 20

Cena al Pala BTM: cena del gran fritto misto

Il Ristorante della Fiera del Peperone di Carmagnola propone piatti sopraffini preparati con prodotti di eccellenza del territorio, a cura del ristorante La Cucina Piemontese.

Menù: aperitivo di benvenuto con stuzzichini; antipasto piemontese con tonno e peperoni; peperone in bagna cauda; gran fritto misto alla piemontese (bistecca di maiale, pollo, polpette di fassone, salsiccia, cervella, melanzane, finocchi, zucchine, peperoni, semolino, pavesino, bignè zabaione, bacio di dama, mandorla, cocco, mela, amaretto, albicocca ripiena); sorbetto al limone; caffè Dicaf; acqua gasata e naturale Hydra; vino bianco e rosso piemontesi Doc. Prezzo: 30 euro, tutto compreso.

Prenotazioni: 389 1849916 o 380 7102328.

C.A.I., via Bobba 10, ore 20.30-23

Porte aperte al C.A.I. Sezione di Carmagnola

Museo civico Navale, piazza Mazzini 1, ore 20.30-23

Apertura serale straordinaria del Museo Civico Navale

Il Museo Civico Navale di Carmagnola documenta la vita quotidiana in mare: la storia della Marina Italiana, le attività navali dall’Unità d’Italia ad oggi, l’ambiente marino e il modellismo navale.

Salotto della Fiera, Piazza Sant’Agostino, ore 21

Confessioni Laiche, con Paolo Massobrio

Le “Confessioni Laiche” quest’anno coinvolgono alcune famiglie di imprenditori affermati a livello nazionale e internazionale. Sul palco con Paolo Massobrio, Massimo Albertengo dell’azienda Albertengo di Torre San Giorgio, produttore dei famosi panettoni al vino.

Giardini del Castello, area Bimbi in Fiera, ore 21

Pepper Magic Show – “Fantasia in valigia”, spettacolo di e con Antonio Argenio

Spettacolo per bambini.

Il Foro Festival, Foro Boario, ore 21

Solo Mengoni Tribute Band

Con Alessandro Merenda, voce; Gianfranco Spera, tastiere; Emanuel Victor, chitarre; Carmine Della Valle, basso; Elvis D’Elia, batteria. Ingresso gratuito.

Salotto della Fiera, Piazza Sant’Agostino, ore 21.30

Mirko Casadei POPular Folk Orchestra

La terza generazione dell’Orchestra italiana da ballo più famosa al mondo. Con il suo pop-folk Mirko Casadei ha introdotto nuovi sound attraverso le tante contaminazioni musicali che ha realizzato nei suoi live. “Ciao Mare” è il nome del tour che celebra i 50 anni della canzone che l’Orchestra Casadei presentò al Festivalbar nel 1973.

INFO

Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola

Orario Fiera: da lunedì a venerdì 18-24 I sabato e domenica 10-24

Orario Piazza dei Sapori: apertura in orario Fiera, chiusura stand 00.30

www.fieradelpeperone.it

Ufficio Manifestazioni: 011 9724222/270 cultura@comune.carmagnola.to.it

“Eclectic Estival”. Dal jazz alla musica classica

Quattro appuntamenti musicali raccontano l’eclettismo della musica nella torinese “Villa Chiuminatto”

Sabato 9 e domenica 10 settembre

Straordinaria e centenaria (il prossimo ottobre) Villa Liberty, opera dell’architetto piemontese Gottardo Gussoni, che scelse di costruirla insolitamente in travertino e con stile eclettico – in netto contrasto con gli altri villini della torinese Crocetta – sarà “Villa Chiuminatto”, in via Galliano 27, ad ospitare e ad ispirare anche quest’anno, sabato 9 e domenica 10 settembre (a partire dalle 17,30) la seconda edizione dell’“Eclectic Estival”. Promosso dalla “Fondazione BuonoLopera” e assolutamente “trasversale per stili – spiega il direttore artistico, musicista e compositore umbro, Federico Bonifazi – che riflette l’eclettismo della villa, straordinario connubio fra antico e moderno”, il Festival si inserisce si inserisce “nel programma di quegli eventi benefici che hanno tutti un comune denominatore: offrire momenti artistici di alto livello capaci di emozionare ma soprattutto di catturare l’attenzione su temi di impatto sociale raccogliendo fondi per realtà ‘no profit’ del territorio”. In quest’ottica, l’evento intende sostenere quest’anno il progetto dell’Associazione Culturale “I Buffoni di Corte”, devolvendo interamente il ricavato, ottenuto attraverso le donazioni raccolte sulla piattaforma “Rete del Dono”, alla Onlus di corso Sebastopoli, realtà torinese fondata nel 2008 che si occupa di offrire a persone con disabilità percorsi artistici volti alla valorizzazione dell’ “io”. Il palco di “Eclectic Estival” metterà in scena anche un loro inedito.

Quattro gli appuntamenti articolati in due giorni. Si parte sabato 9 settembre alle 17.30 con il pianoforte a quattro mani del duo formato da Chiara Nicora e Ferdinando Baroffio, attivo dal 1993, che propone musiche da Mozart, Bach, Schubert, Brahms e dal viennese Czerny. Dalla classica al jazz. Nel secondo concerto della giornata, la voce della cantante afroamericana Joyce Elaine Yuille incontra infatti l’ensemble jazz “The Jammers”, formato da Alessandro Fariselli al sax tenore, Sam Gambarini all’organo e Fabio Nobile alla batteria, strumentisti che, insieme o singolarmente, hanno collaborato con numerosi artisti internazionali, da Fabrizio Bosso a Flavio Boltro, Paolo Fresu, Jimmy Haslip, Mario Biondi e Tullio De Piscopo. Originaria di New York, nella zona di El Barrio, Spanish Harlem, Joyce Elaine Yuille, entra giovanissima nella “Fiorello Laguardia High School of the Music & Performing Arts” di Manhattan, divenuta poi famosa nel mondo con la serie televisiva “Saranno Famosi”. Lasciati gli States, intraprende una carriera di modella a Parigi ed infine approda in Italia dove entra nel mondo musicale e matura una grande esperienza nel circuito live dei club e festival, collaborando con Paolo Conte, Donna Summer e Gloria Gaynor.

Domenica 10 settembrealle 17.30, a salire sul palco sarà il “Trio Ovidius” composto dal soprano Jolanta Stanelyte, dal sassofonista Gaetano Di Bacco e dal pianista Guido Galterio. Il Trio, attivo dal 2016, mostrerà tutte le capacità liriche di uno strumento come il sax, poco conosciuto nella sua veste classica, attraverso un viaggio sentimentale nella “melodia dell’anima”, un percorso di emozioni e suggestioni intense tra le più belle romanze da camera e canzoni composte tra ‘800 e ‘900 e ispirate tutte ai temi dell’amore e della passionalità.

A seguire, grande chiusura con il pianista Dado Moroni e il trombettista Giampaolo Casati, due tra i più internazionali strumentisti italiani, che proporranno un viaggio nella storia del jazz, ripercorrendo alcune irresistibili atmosfere sulle note dei duetti Armstrong-Hines, sulle armonie incredibili inventate da Duke Ellington, passando dal trascinante swing di Fats Waller e al contempo rivisitando storici brani di Gershwin e dell’“American Songbook” tra Broadway e gli affascinanti “speak easy”.

In occasione del Festival, a “Villa Chiuminatto” sarà anche inaugurata, sabato 9 settembre, l’esposizione temporanea a cura della “Massimo De Carlo”, la galleria milanese di arte contemporanea che vanta artisti in scuderia del calibro di Maurizio Cattelan, Elmgreen&Dragset, Carsten Höller, Urs Fischer e Liu Xiaodong. Un’occasione per fruire di un’ulteriore esperienza eclettica artistica, grazie al dialogo tra arte contemporanea e architettura storica. La mostra sarà visitabile fino al 4 novembre.

Per info: “Villa Chiuminatto”, via Galliano 27, Torino o info@buonolopera.foundationDonazioni e acquisto ticket: “Rete del Dono”, www.retedeldono.it/it/onp/fondazione-buonolopera

g.m.

Nelle foto:

–       Villa Chiuminatto

–       Joyce Elaine Yuille & The Jammers

–       Trio Ovidius

Regio, Stagione d’Opera e di Balletto. Al via la vendita per l’Anteprima Giovani de La Juive

ANTEPRIMA GIOVANI

LA JUIVE

Al via la vendita per l’Anteprima Giovani de La Juive:
passioni che bruciano e sentimenti assoluti nel grand-opéra di Halévy diretto da Daniel Oren. Un monumentale e imponente nuovo attesissimo allestimento di Stefano Poda

Riparte Contrasti in collaborazione con The Goodness Factory,

ospite del dopo spettacolo: Guinevere

Teatro Regio, martedì 19 settembre 2023 ore 20

Nella foto:
Ph. Federica Cocciro

Inizia, martedì 5 settembre alle ore 11, la vendita dei biglietti per l’Anteprima Giovani dell’opera La Juive (L’ebrea) di Fromental Halévy. il nuovo allestimento del Teatro Regio inaugura la Stagione 2023-2024. Lo spettacolo è in scena martedì 19 settembre alle ore 20 ed è riservato al pubblico under 30. I biglietti a € 10 sono disponibili on line e alla Biglietteria, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Partner della produzione è Intesa Sanpaolo.
Il 19 settembre il Regio aprirà le porte a partire dalle ore 19.15: si potrà condividere un aperitivo nel Foyer del Toro e alle ore 20 avrà inizio l’Anteprima Giovani dell’opera. Al termine, nel Foyer del Toro si potrà assistere a Contrasti con l’artista Guinevere.

Questa inaugurazione si configura come un avvenimento storico: un secolo e mezzo dopo l’ultima rappresentazione al Teatro Regio, avvenuta nel 1885 nella versione in italiano, va in scena La Juive (L’ebrea) di Fromental Halévy in un nuovo allestimento del Teatro Regio.

L’opera, su libretto di Eugène Scribe, sarà rappresentata in lingua originale francese. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio sale Daniel Oren, direttore di grande prestigio e appassionato conoscitore della Juive. Il nuovo e attesissimo allestimento è di Stefano Poda, regista profondamente legato a Torino, che per il Regio ha creato produzioni spettacolari, da Thaïs Turandot Faust e che, come di consueto, firma regia, coreografia, scene, costumi e luci. Protagonisti sono Mariangela Sicilia (Rachel), Gregory Kunde (Éléazar), Riccardo Zanellato (Brogni), Martina Russomando (Eudoxie) e Ioan Hotea (Léopold). Il Coro è istruito dal maestro Ulisse Trabacchin.

Nella foto:
Guinevere – ph. Alice Blandini

Guinevere, alias Ginevra Battaglia, è una songwriter, attrice e performer nata a Milano da genitori artisti e cresciuta tra i palcoscenici teatrali prima di approdare al suo debutto in musica con Running In Circles, EP d’esordio pubblicato da La Tempesta, interamente co-prodotto con Matteo Pavesi (già al lavoro con Alice Phoebe Lou, Eugenia Post Meridiem). Running In Circles è un cammino che gradualmente ci porta, mano nella mano, a sentire con delicatezza e cura il respiro corto di chi vede la società correre senza mai fermarsi, cieca e sorda alle richieste d’aiuto di chi la abita. È un invito a sostare, ad ascoltarsi e ad ascoltare, a guardare davvero e a prendersi cura, in un’atmosfera di fragilità, tenerezza e speranza. Il suono poggia su radici folk, ora intense ed evocative, ora sferzanti e icastiche, che lambiscono anche i territori della musica classica e del jazz, con uno sguardo che porta l’ascoltatore lontano, in quella dimensione di mezzo che non percepisce il tempo.
L’ingresso per l’Anteprima Giovani è riservato agli under 30 e i minori di 14 anni devono essere accompagnati da un maggiorenne under 30.

Contrasti è realizzato dal Teatro Regio in collaborazione con

Nella foto:

BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI

Vendita on line su www.teatroregio.torino.it e alla Biglietteria del Teatro Regio (piazza Castello 215 – Torino) – Tel. 011.8815.241/242. Orario di apertura: da lunedì a sabato ore 11-19; domenica ore 10.30-15.30; un’ora prima degli spettacoli

A San Raffaele Cimena la seconda edizione del Moon Festival

8-9 settembre 2023

Il borgo di San Raffaele Alto (TO) si trasforma in un palcoscenico a cielo aperto.

Arte, musica e spettacoli animeranno le due serate settembrine per portarci in un mondo magico in cui c’è spazio per rallentare, fermarsi e lasciarsi stupire dagli allestimenti e dagli spettacoli, in un festival poetico, a lume di candela, in cui gli spettatori saranno guidati in un mondo dalle atmosfere lunari con incontri lunatici.

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Il programma del festival e gli artisti:

Dalle 21:00 si alterneranno, tra le piazze e le vie, 13 compagnie di spettacolo che faranno diverse repliche durante le serate.

Programma dettagliato:

L’ingresso al festival è libero.

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Artisti:

Cappellai Matti trio di accoglienza al festival

Mr. Blue – Paki Bellamonte, spettacolo di mimo

Rulas Quetzal, spettacolo di fuoco

Irene Rametta, Serenata di luna, concerto aereo per sognatori

Jacopo Tealdi- U.Mani.Tà-  cabaret interamente fatto a mano

Una luna per rinascere con Simona Piras e Stefano Passarella, istallazione interattiva

LAMBE LAMBE, teatrini in miniatura

Live visual/dj set Andrea Sbra Perego a cura di Palazzo Atelié

L’Astronomo, Giampaolo Culla, spettacolo di mimo

Un punto tra parentesi, Lucrezia Scalzotto, performance

Vito, il segui persone, performance di mimo

Bianca e Nerone, performance di mimo

Lunad – Fabrizio Merlo – performance mimo

Vestali di luna, a cura di ASD APS Insieme Danza, performance di danza

Durante il festival, a cura della Pro Loco di San Raffaele Cimena, si potranno trovare:

·       Navette gratuite, con partenza da via Piemonte 6 e piazza Europa, San Raffaele Cimena per poter accedere al borgo storico;

·       Padiglione enogastronomico, aperto dalle 19 nel borgo storico di San Raffaele Alto.

La realizzazione di questo evento su territorio è stata resa possibile dalla collaborazione tra la Pro Loco di San Raffaele Cimena e l’associazione culturale Dn-Art.

I link ai social:

https://www.facebook.com/MoonFestival2023

https://instagram.com/moonfestival_?igshid=MzNlNGNkZWQ4Mg==

Quando nel deserto del New Mexico nacque la bomba atomica

Sugli schermi “Oppenheimer” di Christopher Nolan

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Ci sono gli occhi di Harry Truman (un irriconoscibile Gary Oldman), difesi dagli occhiali cerchiati d’oro, a fissare lo scienziato: “La gente non si ricorderà di chi ha costruito la bomba ma di chi ha deciso di sganciarla”, rassicurante, mentre gli porge il fazzoletto con il quale simbolicamente lavarsi il sangue di cui ha sporche le mani. C’è l’agghiacciante sberleffo del politicante che, nella necessità di dover scegliere i bersagli su cui sganciare l’atomica, con un sorriso invita “va bene, allora siamo d’accordo su Nagasaki e Hiroshima ma per favore non Kyoto, è una città così bella, ci sono andato in luna di miele con mia moglie.” C’è, soprattutto nella frenetica prima ora di proiezione, svolta in un montaggio da brivido (di Jennifer Lame), un alternarsi di pioggia e di esplosioni, di fuoco che avvampa e che distrugge, c’è il puzzo e l’amara sensazione di distruzione che riportano con immediata memoria alle ultime ondate di un conflitto che già aveva visto la disfatta e la capitolazione dell’esercito tedesco e lo sfacelo del dittatore italiano, come un Giappone che di lì a poco avrebbe sicuramente deposto le armi. C’è il gioco spietato e subdolo, raggiunto con sottile perversione – parole dette e non dette, inviti e suggerimenti, affermazioni e negazioni, appoggi e voltafaccia -, della politica, le riunioni nella piccola e appartata sala dei segreti dove, in un gioco e in un impianto già del tutto costruiti lo scienziato “distruttore di mondi”, prima spinto e autorizzato secondo le sacre leggi del Bene Supremo della patria, viene colpevolizzato da Lewis Strauss, il presidente dell’”Atomic Energy Commission” (un Robert Downey jr. in odore di Oscar: e siamo pronti a scommettere che nel marzo prossimo non sarà l’unica statuetta pronta a convergere su un solo titolo): lui che nel 1942 ha contribuito a porre Robert jr. Oppenheimer a capo del progetto “Manhattan”, dettato dalla paura dei progressi fatti dalla Germania nazista nella ricerca sulla fusione nucleare e dalla necessità di ostacolarne i risultati.

Studi e preparativi che trovano spazio nel deserto del New Mexico, nella costruzione dei laboratori e degli alloggiamenti di Los Alamos, dubbi e sensi di colpa che avanzano e che trovano angoli concreti e distruttivi nel cuore e nella mente del fisico, deflagrazioni e squarci di futuro, frammenti storici e personali che costruiscono e irrobustiscono le anse della storia, i contrasti familiari e le occasioni per avventure del migliore dongiovannismo, le simpatie comuniste pronte a destabilizzare un destino e cancellate al momento giusto, l’ironia che entra negli interrogatori, gli appoggi di altri scienziati coinvolti, come Bohr e Rabi, Fermi e Lawrence, la collaborazione e la successiva inimicizia di Edward Teller, Albert Einstein che si chiama fuori del progetto, tutto in un gioire di bianco e nero e di colore, secondo la logica di un prima e di un dopo, di salti temporali che arzigogolano attraverso l’intera pellicola, del realismo degli effetti speciali, in questo “Oppenheimer” che il sempre visionario Christopher Nolan (con un budget di 100 milioni di dollari) ha ricavato dalla biografia “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica” scritta da Kai Bird e Martin J. Sherwin. Un autore che ha il privilegio mentale della grandiosità, che ha l’avventurosa coscienza di pensare sempre in grande, che mescola con rara intelligenza le carte del tempo e dello spazio, che sovverte ogni ordine per riaccompagnare immediatamente lo spettatore all’equilibrio del disegno, che supera le tracce del biopic e crede in una narrazione priva di ogni linearità, tutta movimenti e scatti, la visione completa di un immenso mosaico nel quale a tratti ti pare di perderti. Un grande film, non facile, che richiede attenzione costante, su cui ragionare, magari rivedendolo, imprigionando dentro di sé le forze a tratti troppo importanti e grandi della Scienza e della Storia.

E un grande autore che ha saputo regalarci non soltanto la trilogia del “Cavalier oscuro” ma titoli alti quali “Memento”, un forse non mai abbastanza considerato “The Prestige”, l’insuperato “Inception” e “Interstellar”, i sovvertimenti magici di “Tenet” come il cielo il mare la terra di “Dunkirk”, tra i panorami delle coste francesi. Sull’ultimo fotogramma, siamo indotti a pensare che “Oppenheimer” sia l’opera più profonda, profondamente pensata, complice quella Storia piena d’imbarazzo con cui Nolan si confronta, con quelle figure di vita e di morte, con quel giocare con i destini di milioni di esseri umani di cui si rischiò davvero di vederne la scomparsa.

Temi difficili, per molti lontani e incomprensibili (che tuttavia il pubblico ha accettato e continua ad accettare, se i botteghini oggi si fregano le mani e registrano nel mondo circa 800 milioni di dollari, in Italia in data 1° settembre arriviamo ai 14 milioni di euro, boccate d’aria fresca che si misurano con un recente passato non troppo felice). Non è facile accettare fisica quantistica e fusione e fissione, non sono facili le tre ore della durata del film, non è semplice essere spinto ad addentrarci in una storia d’oltreoceano che nelle proprie pagine non ancora del tutto chiarite è materia di studiosi. Ma “Oppenheimer” interessa, avvince, forse si tiene al riparo dalle emozioni ma certamente afferra lo spettatore e lo appassiona senza se e senza ma. Un interesse che ha una sua ragione, non ultima, nelle tempeste e nei venti d’attualità che circolano in un conflitto che a due passi dalle porte di casa nostra.

Nolan eccelle, cesellandoli di luci e di ombre, nella scrittura della sceneggiatura, s’affida alle musiche incalzanti di Ludwig Göransson e alla eccellente fotografia di Hoyte van Hoytema, chiama attorno a sé interpreti di assoluta sicurezza (Kenneth Branagh, Matt Damon, il luciferino Jason Clarke, Emily Blunt e Florence Plugh, possessiva amante filocomunista, Rami Maleck), in primo piano Cillian Murphy, dopo tante collaborazioni finalmente in veste di protagonista, un viso scavato per un tormentato Oppenheimer, che si porta appresso i suoi fantasmi, incapace nel ’52 di aderire alla costruzione della bomba all’idrogeno. Si ritirò alle isole Vergini, si comprò un terreno e si costruì una piccola modesta casa sulla spiaggia. Faceva lunghe gite in barca con la moglie e la figlia. Gli anni a venire furono ancora occasione per conferenze tenute e negate, per i timori circa i pericoli potenziali delle invenzioni scientifiche nei confronti dell’intera umanità, per le alleanze con Einstein e Bertrand Russell e nello stesso tempo per il rifiuto a firmare le varie proteste degli anni ’50 contro le armi nucleari, per l’onorificenza che il nuovo presidente Lyndon Johnson gli aveva voluto attribuire. Furono gli anni della malattia, verso la metà degli anni Sessanta, di un cancro che nel febbraio del 1967 lo portò alla morte. La moglie portò le cenere in quelle isole dove forse soltanto aveva ritrovato un po’ di tranquillità e le sparse in mare, a poca distanza dalla casa sulla spiaggia.

Elio Rabbione

La Colonia di Marivaux al Teatro Romano di Torino

La Colonia di Marivaux al Teatro Romano di Torino  Domenica 3 e lunedì 4 settembre, nella suggestiva cornice  del Teatro Romano, nell’ambito della rassegna “Torino Crocevia di sonorità, i Musei Reali in collaborazione con l’Associazione Teatro Europeo, andrà in scena “La Colonia” di Marivaux per la regia di Beppe Navello.

Una commedia scritta nel 1750 sulla rivolta delle donne che ci permetterà di ascoltare le parole di un classico a proposito della questione femminile. A seguito di un naufragio su un’isola deserta, un gruppo di donne decide di ribaltare l’ordine sociale e prendere le redini del potere al posto degli uomini. L’intento della rivolta è anche costruire un nuovo mondo in quella colonia sperduta nell’oceano. La commedia, ripresa e tradotta in italiano per la prima volta dal regista torinese Beppe Navello, dopo aver debuttato al Teatro La Pergola di Firenze, fa parte delle cosiddette “utopie” di Pierre de Marivaux, insieme a “L’isola degli schiavi” nota nel nostro paese per una messa in scena realizzata da Giorgio Strehler. “La Colonia” con scene e costumi di Luigi Perego, le musiche di Germano Mazzocchetti e le luci di Orso Casprini è pensata per numerosi personaggi, più della metà donne, una rarità nella tradizione teatrale.

 

La compagine di interpreti che fa parte della “Compagnia di Sala Prove”, nata una decina di anni fa proprio grazie a Navello è composta da: Daria Pascal Ottolini, Marcella Favilla, Luigi Tabita, Luchino Giordana, Maria Alberta Navello, Fabrizio Martorelli, Giuseppe Nitti, Cecilia Casini, Giulia Lanzillotto, Claudia Ludovica Marino, Enrica Trinchera ed Alessandro Panatteri. In scena stasera e domani al Teatro Romano di Torino di via XX settembre. Il biglietto per i Musei Reali di Torino dà automaticamente l’accesso allo spettacolo.

 

Igino Macagno

Rock Jazz e dintorni a Torino: Stefano Bollani e Francesca Michielin

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Martedì. Al Foro Boario di Carmagnola si esibisce Marco Ligabue. A Chieri nell’Area Tabasso è di scena Aka 7even.

Mercoledì. Inaugurazione di “Ritmika” al PalaExpo di Moncalieri con i Santi Francesi.

Giovedì. Al Blah Blah suonano i canadesi Pointed Sticks. A “Ritmika” sono di scena Paola & Chiara. Al Museo d’Arte Orientale va in scena la performance “Crossing Borders” del produttore DjScotch Egg con la percussionista Shin Hyo In.

Venerdì. Al Blah Blah per il “D.U.I Fest” suonano Tons, Maddy Mama Davis e Baratro. Per “Ritmika” a Moncalieri esibizione dei Planet Funk e The Bloody Beetroots. A Ivrea per il “Papyrus Jazz Festival”,  tributo a Joni Mitchell da parte di Rossana Casale.

Sabato. Per “MiTo” in piazza San Carlo, l’Orchestra Rai diretta da Juraj Valcuha con al pianoforte Stefano Bollani, esegue musiche di Gershwin  e Berstein. Al Magazzino sul Po suonano i Green Milk From The Planet Orange. A Ivrea per il festival jazz si esibisce il trio del batterista Joey Baron. Chiusura di “Ritmika” con Francesca Michielin con Mobrici. A Villa Chiuminatto è di scena il quartetto della vocalist Joyce Elaine Yuille.

Domenica. Ancora a Villa Chiuminatto suona il pianista Dado Moroni in duo con il trombettista Gianpaolo Casati. Per “MiTo” all’auditorium Toscanini, il fisarmonicista Richard Galliano con  l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Alessandro Cadario, eseguirà musiche di Piazzolla.

Pier Luigi Fuggetta