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Città Metropolitana aderisce a “Ottobre in rosa”

La Città metropolitana di Torino aderisce con impegno all’ottobre rosa, il mese internazionale dedicato alla prevenzione del tumore al seno.
Le consigliere metropolitane Sonia Cambursano Valentina Cera e Rossana Schillaci hanno incontrato l’oncologa Fulvia Pedani di AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, presidente della associazione Andos Torino per concordare azioni di sensibilizzazione sul territorio metropolitano.
“Aderiamo con convinzione all’ottobre rosa – dicono le consigliere metropolitane – per contribuire a creare consapevolezza su una problematica che riguarda numeri sempre più alti di donne. Si stima che in Italia siano oltre 45mila i nuovi casi di cancro della mammella e sappiamo che negli ultimi anni l’incidenza del tumore al seno ha avuto un forte incremento tra le donne di età compresa tra i 25 e i 44 anni. La cultura della prevenzione è indispensabile e fondamentale”

#OttobreRosa #prevenzionesalute

Legalità a scuola e lotta al bullismo. La Regione presenta le iniziative con il Governo e le forze dell’ordine

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Oggi 25 settembre presso il Grattacielo Piemonte – a Torino –  l’assessore a Istruzione e Merito della Regione Piemonte Elena Chiorino e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro parteciperanno alla conferenza stampa di presentazione del progetto pilota tra Ministero e Regione Piemonte dal titolo “Legalità a Scuola” finalizzato allo sviluppo della coscienza civile, al rispetto delle diversità, alla lotta contro le mafie, in relazione alla celebrazione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, istituita con la Legge n. 20 dell’8 marzo 2017, che si celebra il 21 marzo di ogni anno. Il progetto che sarà illustrato ai giornalisti si strutturerà in un “concorso sulla legalità e sull’orgoglio di combattere ogni forma di violenza” – inserito nell’ambito dell’offerta formativa – rivolto alle scuole secondarie di 1° grado statali e paritarie del Piemonte.

Nello stesso contesto sarà presentato alla stampa il nuovo protocollo con le Forze dell’Ordine finalizzato alla realizzazione di azioni comuni per contrastare i fenomeni di bullismo e cyberbullismo nelle scuole del Piemonte in sinergia con l’ USR, le Questure del Piemonte, il Comando Legione Carabinieri Piemonte e le Polizie Locali.

Prosegue a Torino “To Listen To”

Fino al 30 settembre torna a Torino To Listen To.
Festival dell’ascolto sperimentale dedicato all’esplorazione del suono nelle sue molteplici forme che proporrà concerti, workshop, dialoghi sull’ascolto, installazioni sonore e laboratori per bambini in diversi luoghi della città.

Info: http://www.comune.torino.it/eventi/calendario/to-listen-to-2/
#torino

Il mio vestito non è un invito

Anche quest’anno, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, organizzerò una serie di eventi.

Ho sempre pensato che le panchine rosse, le scarpe rosse, i girotondi e analoghe manifestazioni siano perfettamente inutili, perché non sono necessarie a ricordare a chi abbia perso una sorella, la madre o la figlia per mano di un femminicida o se la ritrovi sfigurata dall’acido che il fenomeno non soltanto è vivo e ben radicato, ma i casi sono in aumento, almeno nel nostro Paese.

Tuttavia è opportuno far conoscere a chi sia vittima di stalking, di violenza psicologica, fisica e sessuale quali mezzi e quali supporti la legge metta a disposizione delle vittime perché troppo spesso queste si sentono abbandonate, lasciate in balìa di persone che sembrano più curiose che interessate ad aiutare e, ancor più, portare a conoscenza di eventuali vittime in che modo altre vittime siano riuscite a recidere il legame con l’orco.

Il cosiddetto codice rosso, cioè la serie di norme approvate nel 2019 (legge 69), ha apportato sostanziali modifiche al codice penale ed a quello di procedura penale in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Si pensi, per esempio, che nel caso di vitriolage (cioè la deturpazione del viso mediante acido) è prevista una pena da 8 a 14 anni di reclusione; se dal fatto deriva la morte della vittima, la pena è dell’ergastolo.

Ma le novità più importanti introdotte dal codice rosso sono il patrocinio gratuito per le vittime, cioè pagato dallo Stato senza riferimento ad altri requisiti (reddito, ecc.), e la procedibilità d’ufficio. Cosa significa questo? Prendiamo, ad esempio, l’art. 572 c.p. “Maltrattamenti contro familiari e conviventi”. Si può procedere d’ufficio, quindi anche in assenza di una querela sporta dalla vittima ma, ad esempio, quando il vicino di casa della vittima chiama le forze dell’ordine perché sente urlare, piangere o la madre della vittima percepisce che qualcosa non vada. Da notare che il minorenne che assiste ai maltrattamenti è considerato persona offesa dal reato.

La procedibilità d’ufficio ha risolto uno dei principali impedimenti della giustizia: la paura da parte della vittima di ritorsioni da parte del compagno violento per averlo denunciato.

Vista così l’intera questione della violenza di genere sembrerebbe andare verso una soluzione; purtroppo no, anzi. La riforma Cartabia, dal nome dell’allora Ministro che ne fu l’autore, nelle intenzioni dell’ideatrice avrebbe dovuto snellire tutta la giustizia accorciando i tempi, digitalizzando, e così via  Peccato che, prevedendo il ricorso a personale a tempo determinato fino ad un massimo di neanche tre anni, abbia visto una fuga di questi addetti verso lavori a tempo indeterminato con il risultato che alcuni tribunali ora non riescono a smaltire gli arretrati con il rischio di far cadere in prescrizione numerosi procedimenti.

Finora, però, abbiamo parlato solo dell’aspetto punitivo del problema; sarebbe opportuno, in una società che si reputa civile, educare i cittadini al rispetto non soltanto delle donne o di qualcuno, ma di tutte le persone, indipendentemente da genere, religione, ceto sociale, reddito, ideologia politica o tendenze sessuali.

Escludendo i soggetti di interesse psichiatrico, quali gelosi patologici e schizofrenici, sembrerebbe evidente che i comportamenti che generano poi la violenza domestica e fisica siano prevalentemente di origine culturale: la femmina dev’essere sottomessa al maschio, la moglie deve servire ed obbedire mentre il maschio sviuppa le piaghe da decubito sul divano davanti alla tv, il marito può uscire con gli amici e andare alla partita di calcetto mentre la moglie, riordinata la casa e messi a nanna i figli, potrà guardare un reality alla televisione.

Una speranza sembra venire dai giovani che, complice gli scambi culturali con Paesi più evoluti del nostro e lontani da slogan mediatici inutili, hanno appreso cosa sia la parità di genere, hanno capito che in una coppia entrambi devono contribuire alla gestione della casa e della vita comune, che hanno entrambi gli stessi diritti e doveri; forti preoccupazioni destano alcuni stranieri per i quali la moglie è un intermezzo tra il marito ed il materasso o un punching ball di carne.

Io ritengo che l’educazione debba partire innanzitutto dalla famiglia, arrivando alla scuola quando ormai l’imprinting è avvenuto e, con esso, talvolta la deprivazione affettiva: in alcune famiglie arretrate si continua a sperare che il figlio sia “maschio”, neanche dovesse zappare la terra o portare in spalla il cemento, dimenticando che ora è possibile assegnare ai figli entrambi i cognomi e che, dunque, è possibile perpetuare il cognome della famiglia anche in assenza di eredi maschi. Che dire poi dei ruoli tipicamente maschili o femminili, quali operaio, magazziniere, vigile del fuoco, imbianchino o taxista che sono ancora visti come mestieri tipicamente maschili o, per contro, segretaria d’ufficio o cassiera del supermercato, tipicamente femminili.

Molti uomini commentando la mia attività in favore delle donne mi domandano chi me lo faccia fare a perorare una causa che non mi riguarda; rispondo che non è questione di aiutare una donna o che io sia maschio. Se le donne ricevessero il rispetto che meritano e gli uomini guardassero alle donne come ad individui aventi pari diritti e non ad esseri sottomessi, non sarebbero soltanto le singole donne a trarne vantaggio ma l’intera società, alla quale appartengo anch’io, come loro.

Sergio Motta

ULTIMO GIORNO – “Cosa è l’uomo, perché te ne curi?”, 30 anni di Banco Alimentare

Una mostra fotografica per narrare un’attività trentennale

 

Questo il titolo di una mostra fotografica per raccontare i trenta anni del Banco Alimentare del Piemonte, scoprire attraverso le immagini il valore della persona e far riflettere ognuno di noi su come sia possibile contribuire al bene comune. La presentazione avviene alle ore 18 del 20 settembre presso la piazza dei Mestieri in via Durandi 13, a Torino, nel corso di un incontro per approfondire il tema con ospiti e amici.

Le immagini sono state realizzate dal fotoreporter  Daniele Solavaggione e intendono offrire uno sguardo  privilegiato sull’impatto che l’associazione  e la rete di 568 strutture caritative convenzionate hanno avuto e hanno sulla vita delle persone in situazioni di vulnerabilità.

La mostra è  suddivisa in sezioni tematiche, dal recupero all’attività,  dalle mense dell’emporio, al sostegno, dall’aiuto sanitario alla formazione e accoglienza delle persona, ed è  ospitata all’interno di Together, evento organizzato in piazza dei Mestieri dal 18 al 23 settembre, che prevede una settimana di 15 appuntamenti  tra incontri, testimonianze e spettacoli, per fornire una chiave di lettura della realtà  che ci circonda e generare un senso di comunità.

L’incontro che sarà correlato alla mostra sarà moderato dal presidente del Banco Alimentare Salvatore Collarino e vi parteciperanno Sergio Rosso, presidente  degli Asili Notturni Umberto I, che parlerà  di “I bisogni degli ultimi”; Paolo Cortese, Comandante della Polizia Municipale di Novara, che parlerà  dell’”emergenza ucraina”; Daniela Ventura, dell’Associazione Filadelfia Torino, che parlerà  di “incontrare la solitudine”. Gerardo Gatto, presidente del Banco Farmaceutico,  parlerà  della “povertà sanitaria” e Claudia Alessandri, responsabile della Caritas Inter-parrocchiale Cittadella della Carità  di Bra, parlerà  di “Come fare rete”.

La mostra rimarrà visitabile alla piazza dei Mestieri fino al 23 settembre 2023 e sarà successivamente  riproposta nelle sedi decentrate del Banco Alimentare e in altre location. Attraverso le immagini gli spettatori potranno cogliere i volti illuminati dalla speranza di chi ha ricevuto un pasto, una casa; di chi ha messo a disposizione la propria professionalità per ridare benessere e l’impegno continuo delle centinaia di volontari che donano il loro tempo per dedicarsi agli altri.

Ogni foto esposta è  riflesso di questo impegno del lavoro, della dedizione e dell’amore per gli altri.

MARA MARTELLOTTA

“Rosmini, primo banco, fila centrale, capelli all’umberta…”. Gianni Vattimo nei ricordi di un allievo

Il grande professore-filosofo che mi riconciliò con la scuola

Gianni Milani

Martedì 19 settembre, già da giorni ricoverato all’Ospedale di Rivoli, Gianni Vattimo ci ha lasciati. L’avevo incontrato poco più di un mese fa. Una mattina d’estate, nella settimana successiva al Ferragosto, a Sauze d’Oulx. Seduto, assente, sulla sedia a rotelle, nel dehor esterno dell’Hotel “Holiday Debili” di via Clotes. Il mondo intorno, all’apparenza, non faceva più parte di quella “cosa strana, non percepita” che sembrava essere ormai per lui la vita. O ciò che di essa rimaneva. Lo scorrere, il vociare dei turisti lungo una delle vie principali e più “goderecce” del paese sembrava essere per lui vuoto assoluto, assenza di suoni, luogo non luogo, buio informe in cui lo sguardo era fisso solo su mani scheletriche, al pari del corpo, su mani tremanti, scosse dai brividi della malattia e che forse gli ricordavano pagine sfogliate di libri e giornali esistiti in un tempo troppo lontano. Dimenticato. Rimosso. Ad accudirlo una premurosa signora … dai, Gianni, vedi che qui, al fresco della montagna, riesci anche a muovere i piedi, su forza, muovili … Lui alzava il viso e, obbediente, forse un po’ felice della felicità di un bimbo che ha compiuto il suo dovere, lentamente muoveva le dita dei piedi. A comando. Va bene così?, sembrava voler dire. Accanto a lui il giovane brasiliano Simone Caminada, da oltre dieci anni, suo assistente e compagno.

Cappello di paglia a larghe tese, maglioncino bianco e blu a righe orizzontali (un “gondoliere” ai Milleecinque di Sauze?) cercava, anche lui, di scuoterlo, di regalargli un assenso, un sorriso. Con scarso successo. Professore, posso salutarla? Che piacere incontrarla! Il Maestro, il forte Padre del “pensiero debole”, alzò a fatica lo sguardo, gli occhi tristemente acquosi. Mi guardò e mi regalò un dolce, faticoso sorriso. Forse sì. Alla mente gli balenarono i contorni di un viso non del tutto sconosciuto, ma perduto, di fatto e di nome, nel tempo. E subito ritornò a quelle mani deboli e tremanti. Mio Dio, quanti anni da quei fine ’60, in cui, al piano nobile (sede storicamente dell’“Accademia di Medicina” di Torino e forse allora temporaneamente prestato alla “Facoltà di Lettere e Filosofia”) nel complesso della “Corte dei Minimi”, ex “Convento di San Francesco da Paola”, in via Po 18, diedi con lui il mio primo esame universitario di “Estetica”! Credo (ma non ne sono sicuro) si trattasse di esporre quanto s’era capito delle “Lettere sull’Educazione Estetica” di Friedrich Schiller. Fu allora che Vattimo, vedendomi arrivare al “banco di tortura”, sbottò con un largo sorriso, decisamente antistress, Milani, Rosmini, primo banco, fila centrale, capelli all’umberta …Il grande prof., al mio timido procedere, mi aveva immediatamente riconosciuto. Un magnifico 30 il voto finale (su libretto ancora cartaceo) che mi portai felice a casa … e non si pensi sia un voto da “raccomandato”, mi sorrise il buon Vattimo.

Erano passati una decina d’anni, da quei primi anni Sessanta, quando il sottoscritto, da ripetente (preferivo allora il pallone e le partite all’oratorio, anziché le “sudate carte”) frequentava la prima media all’Istituto “Rosmini” di Torino. E proprio quell’anno, mi pare ad anno iniziato, eccoci piombare atleticamente in classe, come docente di Lettere, quel po’ po’ di giovanottone biondo, sorridente e bruciato dal sole di montagna. Ben colorito, come sarebbe stato tutti i lunedì, dopo sportivi weekend passati sci ai piedi. E fu subito un ciclone, una ventata di freschezza che scosse piacevolmente l’intera classe. Rigoroso nello studio, ma anche “compagnone”, ironico, teatrante improvvisato. Grande juventino, per “disgrazia” di tal  Bongiovanni (mi pare fosse questo il nome del malcapitato compagno di classe), di fede interista e immancabilmente interrogato in occasione del “derby d’Italia”. Guai se la Juve perdeva. Interrogazione “cruenta”, ma anche tutta da ridere, e un bel potevi studiare di più Bongiovanni, invece di vedere la partita … vai vai, ti interrogo la prossima volta. Vattimo fu professore brillante. E brillante educatore. Con lui si studiava, eccome, ma senza paure e angoscianti patemi d’animo. Io diventai il primo della classe. Da ripetente a primo della classe. Un bel salto! Avevo ancora il pallone in testa, ma sapevo di dover anche studiare. E come studiare. Ce l’aveva insegnato lui. Grande affetto e immensa empatia.

Ecco allora spiegato quel … Rosmini, primo banco, fila centrale, capelli all’umberta, al primo esame di Estetica. Penso che proprio dal suo modo di “fare scuola” mi sia venuta la voglia di abbracciare anch’io, come ho fatto per quasi quarant’anni, il mestiere dell’insegnante. Grazie Maestro-Amico Vattimo. Prima dello scorso agosto, ebbi occasione di incontrarlo, sempre a Sauze, nell’agosto del 2019 “pre-pandemia”, lungo la strada che porta alla chiesetta cinquecentesca di San Giovanni Battista. Era di domenica. Vattimo, profondamente credente (“comunista cristiano”, si definiva) si recava a Messa camminando lento, a fatica, appoggiato al bastone e a braccetto di una giovane (credo) badante. Ci incrociammo. Professore, gli sorrisi. Milani!!, mi rispose. Che gioia! A sessant’anni dal “Rosmini” e a una cinquantina dai tempi universitari, mi aveva ancora riconosciuto. Anche se non avevo più i capelli “all’umberta”, anche se non avevo più, o quasi, capelli. Due parole. Non di più. Il fiato gli serviva per arrivare a Messa. Ma quelle parole e quel Milani mi resero l’uomo più felice del mondo. Spirito libero, garbatamente ironico, “rivoluzionario integrato” e “profondamente sabaudo”, lo ha definito l’amico filosofo Maurizio Ferraris. In “Non Essere Dio”, scritto nel 2006, a quattro mani, con Piergiorgio Paterlini, Vattimo scriveva. “Alla fine, senza che mai me lo sia detto così esplicitamente e con tanta forza, su tutto io ho cercato la libertà…più della fama e del successo certamente, più del potere di sicuro, io ho cercato la libertà”. Missione compiuta, caro grande Maestro!

Gianni Milani

 

I funerali del filosofo Gianni Vattimo si terranno sabato mattina alle 10 in piazza Castello a Torino nella Real chiesa di San Lorenzo. Ad officiate il rito sarà il rettore Don Giovanni Ferretti, filosofo e amico di Vattimo.

Sport: tutto pronto a Chivasso per il festival “Canali”

Lo sport quale denominatore comune di una manifestazione inserita all’interno della Festa
dei Nocciolini che vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Beniamino Pagliaro, Elisa Rigaudo,
Fabio Monti e Franco Arese.
Chivasso (TO). Un immediato rimando al Canale Cavour, la straordinaria opera idraulica
di origine ottocentesca divenuta simbolo della città di Chivasso e dell’intero territorio
circostante, ma anche un richiamo ai canali di comunicazione, imprescindibili strumenti di
informazione, ascolto e confronto. Nasce da qui il nuovo festival “Canali”, organizzato dalla
Città di Chivasso in seno al Distretto Urbano del Commercio e inserito all’interno della
ventisettesima edizione della Festa dei Nocciolini, per un amalgama eterogeneo di
cultura, enogastronomia, letteratura e sport. Sport che, non a caso, sarà il protagonista
indiscusso della prima edizione della manifestazione, con quattro momenti di confronto e
divulgazione insieme a nomi di prestigio del panorama giornalistico nazionale.
Si inizierà sabato 23 settembre alle ore 11.30 nell’area food experience di piazza della
Repubblica, con la tavola rotonda “Lo sport cambia canale? Dati, evoluzioni e prospettive
dello sport italiano” dove Beniamino Pagliaro (caporedattore de “la Repubblica Torino”)
dialogherà con Franco Arese (già presidente Federazione Italiana Atletica Leggera), Elisa
Rigaudo (medaglia olimpica e testimonial 1° edizione di CANALI), Alberto Dolfin
(giornalista del “Corriere dello Sport” e consigliere regionale Unione Stampa Sportiva
Italiana) e Alessandro Ciro Sciretti, presidente Giochi Mondiali Universitari
di Torino 2025.
Alle ore 15.30 invece, con ritrovo in piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, la camminata non
competitiva “Due passi con l’olimpionica” in compagnia di Elisa Rigaudo, medaglia di
bronzo alle Olimpiadi di Pechino 2008 e testimonial della prima edizione di Canali. Alle 17.30
nel Teatrino Civico di Palazzo Santa Chiara, poi, la presentazione del libro “I cento metri.
Storie, leggende e protagonisti di 100 sprint da ricordare” con Fabio Monti (già firma de
“La Gazzetta dello Sport” e il “Corriere della Sera”) e Claudio Colombo, già responsabile
della redazione sportiva del “Corriere della Sera”. Domenica 24 settembre alle ore 10.30 di
nuovo in piazza della Repubblica, infine, la presentazione del libro “Iron Mark” con Alberto
Dolfin (giornalista de “Il Corriere dello Sport – Stadio”) in dialogo con Claudio Arrigoni,
giornalista de “La Gazzetta dello Sport” e “Corriere della Sera”, tra i massimi esperti italiani
delle Paralimpiadi. Tutti gli eventi saranno gratuiti e ad accesso libero.

Oltranza Festival, l’arte dell’incontro contro le barriere

 

www.oltranzafestival.it

 

Una giornata per promuovere il tema dell’accessibilità totale dei luoghi e dei contenuti della cultura di Torino

 

I proventi supporteranno interventi concreti volti a migliorare l’accessibilità di circoli e a sovvenzionare una borsa di studio

 

 Una sola missione: quella di promuovere la totale accessibilità dei luoghi e dei contenuti della cultura di Torino. OLTRANZA FESTIVAL torna, per la sua seconda edizione, domenica 24 settembre all’Hiroshima Mon Amour per divertire, aggregare e, soprattutto, per sensibilizzare il pubblico ad agire ogni giorno e contro ogni barriera, riflettendo sull’importanza dell’inclusione. 

 

Un’intera giornata in compagnia di un fitto programma di appuntamenti, fra musica liveconcerti in Lingua dei Segni Italiana (LIS), dj setlaboratori di teatro integratoperformance di live paintingmostre, esposizioni tattililezioni di yoga presentazioni di libri, ma anche talkdibattiti ed interviste ad alcuni dei volti più noti della cultura torinese.

 

La fruizione della cultura è ancora oggi un lungo percorso a ostacoli, che non consente la totale libertà di raggiungere un pubblico senza categorie. Quanti dei luoghi e dei contenuti che frequentiamo si possono considerare accessibili? Da questa e da altre domande nasce OLTRANZA FESTIVAL, per promuovere da un lato l’accessibilità dell’arte affinchè tutte le persone – disabili e non – possano frequentare concerti, teatri, mostre, con la possibilità di godere a pieno di ciò che l’arte ha da offrire, scegliendo in piena libertà le modalità con cui farlo. Dall’altro, il festival intende sensibilizzare il pubblico – tutto – sulla differenza che esiste tra assistere ad uno spettacolo e viverlo.

“La miglior arma contro abilismo, razzismo ed emarginazione è la conoscenza dell’altro”, dichiarano Eleonora Cappelluti e Gigi Cosi, presidenti delle associazioni promotrici del progetto, Soundset Aps e Indiependence, nonché a loro volta cantautori (in arte sono Ella Nadì e Bandini). “Per questo c’è bisogno di luoghi fisici dove poter incontrare il diverso da noi, dialogarci e scoprire che così diverso non è. Speriamo che tanta gente si unisca a noi in questa missione perché più persone saremo, più saremo capaci di migliorare, seppur nel nostro piccolo, il mondo in cui viviamo”.

 

Tutti i proventi dell’iniziativa saranno per questo motivo utilizzati per finanziare una borsa di studio destinata al Master in Disability Management di SAA School of Managementper manifestare la voglia di investire nella formazione di professionisti che sappiano garantire in futuro pari diritti, a tutte le persone. Il restante ricavato sarà inoltre devoluto per sovvenzionare – con interventi concreti  l’installazione di piattaforme di accesso ai circoli e ai luoghi della cultura di Torino.

 

Al centro della giornata di festival c’è l’arte, in tutte le sue sfaccettature: dal dibattito al talk, dai concerti ai dj set, dai laboratori alle mostre, per lanciare un messaggio di cambiamento e trasformare quelli che oggi sono vissuti come limiti, in possibilità di miglioramento. Il festival proverà quindi a riflettere sulle tematiche inclusive in maniera propositiva insieme ai suoi ospiti, intervistati dai microfoni di Radio Baraccone 13, a partire da Eugenio Cesaro (Eugenio in via di gioia) Patrizia Saccà campionessa paralimpica di tennis-tavolo e istruttrice di yoga che ha ideato il Saluto al Sole per persone con disabilità motoria, ma anche attraverso i dibattiti condotti da RBE TV, che esplorerà l’accessibilità degli eventi culturali a Torino, dai percorsi museali, alla comunicazione.  

 

Tra i laboratori per bambini e adulti proposti dal festival il più atteso e “SILENT: un viaggio visionario al limite della percezione”, in virtù della presenza di un ensemble vocale costituito da persone sorde al fianco dei solisti, attraverso una sessione di musica elettronica di due ore, aperte a sordi e udenti, dove il suono non viene concepito come un momento d’ascolto, ma come vibrazione attraverso cui fare esperienza. Il progetto d’avanquardia, rompe le barriere tra udente e non udente, attraverso un prodotto artistico pensato appositamente per essere fruito indistintamente da chi può utilizzare l’udito e chi no, e dove – per la prima volta – l’obiettivo non è rendere possibile ai sordi l’accesso al mondo sonoro degli udenti, ma il contrario: entrare nel mondo sonoro dei non udenti. 

 

Un approccio multidisciplinare, per un evento che affronta il tema dell’iclusione da diversi punti di vista attraversando trasversalmente diverse discipline, dal teatro con il laboratorio integrato di improvvisazione “Teatro e Dintorni a cura della compagnia STRANAIDEA, dedicato all’esplorazione delle abilità insite in ognuno di noi, fino alle imperdibili performance di live painting di Francesco Canale che – nato senza braccia e gambe – all’età di soli quattro anni inizia a realizzare i suoi primi disegni con la bocca. Schizzi che rivelano un incredibile talento.

 

Un susseguirsi di eventi lungo tutta la giornata cercherà di accontentare diverse fasce d’età e molteplici interessi attraverso la musica, con djset e concerti che vedranno protagonisti gli Sweet Life Society, gli eclettici Makepop, la cantautrice e nuova rivelazione torinese Omär, e, nel pomeriggio, anche un concerto interamente tradotto in LIS (Lingua dei Segni Italiana) di LEPRE, cantautore romano dal linguaggio attuale, sincero, che presenterà il suo nuovo lavoro discografico “Malato”. Attraverso il corpo, le mani e la traduzione artistica del testo, la musica diventa visiva. Un’ulteriore soluzione per favorire la completa immersione nella musica e nel ritmo delle persone sorde, sarà la distribuzione di palloncini che amplificano le vibrazioni, facendole percepire direttamente attraverso il corpo.

 

Fra le presentazioni di libri non poteva mancare l’ospite più affezionato del festival, Valeria Carletti con la presentazione del suo primo libro “A oltranza (dis)avventure di una vecchia groupie” pubblicato da Miraggi Edizioni nella collana Golem, in compagnia di un altro attesissimo ospite, Guido Catalano per interpretare in un reading il suo libro. Un diario non convenzionale, dove a scandire il racconto biografico non è un calendario, ma una selezione di brani musicali e dove la penna di Valeria Carletti, caustica eppure capace di tenerezza e passione, è estranea al cinismo, ma acuminata quanto basta per insinuarsi negli angoli scomodi delle nostre comfort zone.

L’ispirazione di Oltranza Festival nasce proprio nel 2022 dalle parole di Valeria Carletti, donna, torinese, disabile, affetta da tetraparesi spastica dalla nascita,  appassionatissima di concerti: “La fruizione della cultura è oggi ancora un percorso ricco di barriere, che non consente la totale libertà di raggiungere un pubblico senza categorie. Spesso gli eventi si annunciano rivolti alla comunità, dando per scontato il raggiungimento del valore dell’inclusione sociale. Ma quanti dei luoghi che frequentiamo sono realmente accessibili? La vita è l’arte dell’incontro e la miglior arma contro abilismo, razzismo ed emarginazione è la conoscenza dell’altro, per questo c’è bisogno di luoghi fisici dove poterci incontrare, dialogare e scoprire che così diversi non siamo”.

 

Nel corso del lungo pomeriggio nell’area garden di Hiroshimaistituzioni e le associazioni di promozione culturale si incontreranno e si confronteranno sul proprio campo d’azione per discutere limiti e difficoltà che spesso le persone disabili incontrano nelle strutture e nei contenuti di eventi e spettacoli di vario genere, con l’appuntamento “Good Morning, Oltranza” che vede un tavolo di lavoro a cura di Indiependence, Soundset Aps, Arci Torino, Circoscrizione 8, SAA School of Management. 

 

A corollario dell’intera giornata, si potrà visitare la mostra “I disegni incollati” un’esposizione tattile a cura dell’artista Tizio 0.32 che ha già collaborato con diversi writer della scena milanese e non solo, partecipando a progetti ed esposizioni collettive. A seguito di una retinite pigmentosa, che lo ha privato progressivamente della vista, nel 2018 ha inventato un modo per tornare a disegnare da pressoché non vedente, ritagliando cartoncini di mille e più colori e sovrapponendoli l’uno all’altro. Un QR code accanto alle opere permetterà al pubblico di accedere ad una didascalia audio dei disegni incollati, da lui registrata.

 

Durante tutta la giornata e per tutte le famiglie presenti sono tante le attività mirate, attraverso il gioco e il divertimento, a sensibilizzare i bambini rispetto al tema delle barriere comunicative. Dall’apertura alla chiusura saranno inoltre presenti bancarelle di artisti e artigiani del territorio e sarà possibile mangiare grazie allo stand di SILOS – CUCINA SINCERA, attento alla sostenibilità e a soddisfare le diverse esigenze alimentari.

 

Oltranza Festival è un progetto di Soundset Aps e Indiependence, realizzato con il sostegno di ArciCircoscrizione 8, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e l’agenzia Quattrolinee.

 

Ingresso a partire dalle ore 12:30 al costo di 12€. Gratuito per i bambini fino a 10 anni.

LINK acquisto biglietti: https://www.mailticket.it/manifestazione/TB36/oltranza-festival

 

L’avventura controcorrente di Radio Caroline, la più famosa radio pirata del mondo

Era il 28 marzo 1964, quasi all’ora di pranzo. I due “ragazzi terribili” alla consolle, Chris Moore e Simon Dee, sapevano bene che in acque internazionali le leggi inglesi non valevano e che la musica poteva librarsi nell’etere senza ostacoli

Questa è Radio Caroline sul 199, la vostra stazione musicale 24 ore su 24”. Con questo messaggio pre-registrato, lanciato da una vecchia nave passeggeri danese, la MV Caroline , al largo delle coste dell’Essex, a sudest dell’Inghilterra, venne annunciato l’inizio delle trasmissioni della prima “radio libera” ( “pirata”, si diceva al tempo) del mondo, di gran lunga certamente la più famosa. Era il 28 marzo 1964, quasi all’ora di pranzo. I due “ragazzi terribili” alla consolle, Chris Moore e Simon Dee, sapevano bene che in acque internazionali le leggi inglesi non valevano e che la musica poteva librarsi nell’etere senza ostacoli.

La prima canzone che venne mandata in onda fu Not Fade Away dei Rolling Stones. A quel tempo, in Gran Bretagna, suonavano, tra gli altri, i Beatles, i Moody Blues, gli Who, i Rolling Stones, gli Yardbirds di Eric Clapton e i Kinks. Pur in presenza di uno scenario unico e straordinario nella storia della musica pop e rock, le trasmissioni radiofoniche erano dominate dai tre canali radio dellaBBC, che confinava questi gruppi e le loro canzoni  nello spazio angusto e risicato di pochissime ore la settimana e non voleva saperne di ospitare  le band delle etichette indipendenti, mostrando di subire l’influenza delle grandi case discografiche come EMI e Decca. Quest’approccio piuttosto grigio in stile “old british” della radio pubblica e le regole piuttosto strane che, ad esempio,  limitavano a cinque ore il  tempo massimo in cui si potevano suonare dischi in diretta  o la scelta di  mandare in onda canzone cantate da altri interpreti o in versioni solo strumentali, fece guadagnare a Radio Caroline un successo incredibile. L’idea  della stazione “galleggiante” era venuta a Ronan O’Rahilly, un ragazzo irlandese di 24 anni, con l’ambizione di diventare un imprenditore musicale. O’Rahilly .

Così venne riadattata una nave passeggeri danese di 700 tonnellate, la MV Fredericia ( formalmente registrata a Panama). La sua famiglia, benestante, era  proprietaria di un piccolo porto privato a Greenore, nel nord dell’Irlanda. Le apparecchiature radio vennero installate con l’aiuto di un ingegnere svedese, Ove Sjöström, che aveva lavorato in una esperienza simile in Svezia. O’Rahilly disse che, per il nome, si ispirò a una delle celebri foto di Caroline Kennedy che gioca nello Studio Ovale. Radio Caroline trasmetteva musica pop tutto il giorno e arrivò a raggiungere, dopo pochi mesi dall’inizio delle trasmissioni, quattro milioni di ascoltatori. Si apriva così una stagione del tutto nuova e molte altre radio “libere” iniziarono l’attività al punto che, in un sondaggio del 1966, quasi metà dei sudditi di Sua Maestà, dichiarava di sintonizzarsi regolarmente su una radio pirata o su Radio Luxembourg, la potente emittente lussemburghese che era una specie di antenata delle radio pirata. Il governo britannico non stette con le mano in mano e pose di fatto fine all’epoca delle radio pirata con il Marine Offences Act, che entrò in vigore il 15 agosto 1967. La legge, tuttora in vigore, “proibisce di trasmettere dalle navi, dalle strutture off-shore e dagli aerei in acque territoriali britanniche, o da navi e aerei registrati nel Regno Unito dovunque si trovino”. Quasi tutte le radio pirata smisero di trasmettere ma il testardo O’Rahilly, da buon irlandese, decise di andare avanti e, poco dopo la mezzanotte di quel ferragosto di quarant’otto anni fa, disse “Radio Caroline continua” e mandò in onda  All You Need Is Love dei Beatles.  Qualche anno dopo Radio Caroline ripartì a bordo di una nuova nave,l’ex rompighiaccio Ross Revenge, dalle quali le trasmissioni continuarono fino al 1989quando il ministro inglese Margaret Thatcher ordinò la presa di forza della nave con successiva chiusura della radio. Ma nemmeno la Lady di Ferro riuscì a zittire l’emittente. Da allora Radio Caroline ha ripreso e interrotto le trasmissioni diverse volte ed oggi è ancora sulla breccia, trasmettendo via satellite.

 

Marco Travaglini

 

“Parliamo di soldi” In avvio a Biella la quarta edizione del Festival “ContemporaneA“

“Parole e storie di donne”

Dal 22 al 24 settembre

Biella

Non poteva scegliersi immagine – guida migliore per la quarta edizione di “ContemporaneA”, progetto di “BI-Box – APS” (a cura di Irene Finiguerra e Barbara Masoni) che, per tre giorni, da venerdì 22 a domenica 24 settembre, porterà a Biella alcune delle più interessanti protagoniste del mondo finanziario, letterario, artistico, storico e giornalistico di oggi, impegnate a confrontarsi – a Palazzo Ferrero, al Lanificio Sella e all’Auditorium di “Città Studi” – sul tema “Parliamo di soldi”, di “denaro” e senza reticenze, perché è intorno a questo che si gioca una partita fondamentale: quella dell’emancipazione femminile. E’ dunque il non plus ultra l’illustrazione – logo del “Festival edizione 2023” realizzata dall’artista torinese Elisa Seitzinger, che si è ispirata alla leggendaria Regina di Saba, sovrana di straordinaria ricchezza, adoratrice del Sole, dunque personificazione al femminile sia di potere che di sapienza.

“L’ho rappresentata – spiega l’artista – con un libro e un Oro in mano su un cavallo, colmo d’oro. Il cavallo infatti, emblema di vitalità, è l’animale che in mitologia è in stretto contatto con il Sole e di conseguenza con l’elemento Oro … Il simbolo degli Ori, o Denari, nei tarocchi e in generale nei mazzi di carte a semi latini, è legato alla realtà materiale, all’abbondanza e alla generosità. Questo ‘visual’ può essere interpretato anche come la fusione tra la ‘Regina di Denari’ con il ‘Cavaliere di Denari’. Ultimo dettaglio: anche il fiore di zafferano, che fa da pennacchio al cavallo, è un simbolo di prosperità”.

Tema trasversale, quello del “denaro” verrà affrontato nella tre giorni biellese, attraverso diverse lenti, dalla finanza al teatro, dalla letteratura alla moda com’anche dalla scienza ai “tarocchi”.

Per l’intero programma, le locations e gli orari, consultare www.contemporanea-festival.com .

38 le/gli ospiti per 28 appuntamenti. Di seguito alcuni, fra i più interessanti.

La serata inaugurale è all’insegna della comicità: venerdì 22 settembre, con “Uno spettacolo esecrabile al sole”, le due autrici di Mammadimerda”, al secolo Sarah Malnerich e Francesca Fiore, portano all’Auditorium di “Città Studi” (corso Pella, 10), la tappa conclusiva del loro tour estivo: una fotografia della condizione femminile attuale, uno “spettacolo esecrabile” appunto, con un’operazione di satira sociale nello stile dissacrante che le contraddistingue.

Di particolare interesse, anche quest’anno, gli incontri dedicati alla “letteratura” e al “giornalismo”. Due su tutti: quello con Annalena Benini, (scrittrice e direttrice del “Salone del Libro di Torino”) che dialogherà con Marco Cassini ( direttore editoriale di “Sur” e co-curatore del Festival “La grande invasione”) e, per quanto riguarda il “giornalismo”, quello con Carmen Lasorella, prima giornalista italiana a ricoprire il ruolo di “inviata di guerra” televisiva, anchor-woman e autrice di reportage, che  racconterà del suo approdo in libreria con il suo primo romanzo “Vera e gli schiavi del Terzo Millennio”(“Marietti1820”, 2023).

Novità di questa edizione, il “Salotto di ContemporaneA”: uno spazio informale allestito in una delle sale dello storico “Palazzo Ferrero”, costruito tra il XV e il XVI secolo, sede del festival dalla sua seconda edizione. Qui si terranno incontri e laboratori con alcuni degli ospiti e le ospiti di questa edizione: la poetessa e saggista Francesca Genti (editore per i tipi di “Sartoria Utopia”) con “Istantanee dal destino” effettuerà una lettura poetica dei tarocchi “ad personam”, intesi come mappe per orientare i propri desideri. In questa stessa location avrà luogo anche il laboratorio a cura di “Gomitolorosa”, tenuto da esperte maestre volontarie del “knit&crochet” (lavoro a maglia e all’uncinetto): un’occasione di condivisione, benessere e solidarietà volto alla realizzazione di “tante piastrelle colorate” che insieme comporranno una coperta da donare a persone in stato di fragilità.

Non mancherà un format molto atteso dal pubblico di “ContemporaneA”, quello del “Pranzo con la scrittrice”. Sabato 23 settembre, la scrittrice e traduttrice Franca Cavagnoli terrà un intervento sulla scrittrice neozelandese Katherine Mansfield (di cui ha curato l’edizione completa di “Tutti i racconti”(Mondadori, 2013), mentre domenica 24Marco Cassini parlerà di Grace Paley (1922 – 2007), scrittrice, poetessa ed attivista statunitense considerata una maestra delle “short stories”.

Info e location: venerdì 22 settembre gli incontri si tengono nella “Sala Mostre” del “Lanificio Sella” (via Corradino Sella); mentre gli eventi in programma nelle giornate del 23 e 24 settembre si svolgono a “Palazzo Ferrero”(corso del Piazzo 25, Biella) e sono a ingresso libero fino a esaurimento posti. Prenotazione obbligatoria per lo spettacolo di “Mammadimerda” all’“Auditorium” di “Città Studi” (Corso Giuseppe Pella, 10) e i due “Pranzi con la scrittrice” : segreteria.contemporanea@gmail.com o tel. 392/5166749.

g. m.

Nelle foto: Illustrazione Elisa Seitzinger; Annalena Benini; Carmen Lasorella