società- Pagina 165

Covid ed etica della responsabilità

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni/

Marco Revelli che con gli anni migliora sempre rispetto agli anni ruggenti della sua giovinezza, ha scritto un magistrale articolo su “La Stampa“, denunciando come a Cuneo si facciano ordinanze per impedire certi spazi della città ai clochard, citando persino un passo di Baudelaire che si commuove di fronte ad un padre con due figlioletti che vedono, sgranando gli occhi, un bel caffè parigino. 
Certo è inumano essere così insensibili da non vedere certe realtà e volerle respingere sotto il tappeto. Non è solo il marxista Revelli a sentire così, ma anche chi è credente e anche chi possegga un’etica laica e solidale. Solo l’egoismo edonista può chiudere gli occhi e voler allontanare da sè certi spettacoli poco edificanti e poco piacevoli. Il sindaco di Cuneo Borgna ha replicato, elencando le iniziative messe in atto dal Comune  per affrontare il problema dei senza tetto. Ma ha anche aggiunto che ci sono dei limiti invalicabili oltre i quali non si può andare. E‘ la famosa etica della responsabilità che deve animare i pubblici amministratori, mentre l’etica dei principi è quella che anima i poeti come Baudelaire o comunque le singole persone. Anch’io provo grande pena per queste persone indigenti che si sono trovate senza casa. Ma cosa può fare un Comune oltre un certo limite? Eppure bisognerebbe fare di più per un fatto che Revelli ignora: il Covid 19. Il virus espone queste persone al contagio ed esse possono esserne veicolo. Siamo un Paese dai mille problemi irrisolti perché in epoche normali abbiamo fatto troppo poco ed oggi ci troviamo montagne di realtà irrisolte che il povero Sindaco di Cuneo non può certo risolvere da solo. Appendino lascia invadere via Roma dai senza tetto, ma non mi risulta che  Revelli ne abbia mai scritto.

Arrigo Levi, addio all’ultimo grande direttore

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / La morte di Arrigo Levi priva il giornalismo dell’ ultimo grande direttore e di uno degli ultimi giornalisti di alta professionalità e di sicura onestà intellettuale. Ci siamo conosciuti e frequentati durante tutto il suo periodo di direzione alla  “Stampa”, un periodo funestato dal terrorismo e dalla morte di Carlo Casalegno, vicedirettore del giornale e vittima delle Br.

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Levi era andato volontario nella prima guerra – arabo israeliana nel 1948 in difesa dello Stato di Israele, un’ idea che mantenne coerente per tutta la sua vita, cantando, in fin di vita, in ospedale, l’Inno di Israele. Era un uomo di respiro  internazionale e credo che il clima torinese un po’ provinciale gli stesse stretto anche se cercò di dialogare con la città.
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 Volle continuare l’opera di Alberto Ronchey  di cui fu successore, nell’aprire il giornale a contributi e idee diverse, rispetto ad un principio liberale che egli sentiva profondamente. Tra i nuovi collaboratori ci furono Manlio Brosio e Aldo Garosci. Chiese delle vignette al grande Mino Maccari, creando una speciale terza pagina della domenica.  A presentarmelo durante un pranzo al “Cambio” fu il direttore uscente Ronchey  che volle raccomandargli il <<suo Pannunzio >> che durante la direzione di Levi  divenne luogo prediletto degli incontri fantasiosi del Conte di Cavour immaginati da Stefano Reggiani su idea Ferruccio Borio. Credo che gli stesse stretta una parte di redazione e un’altra parte che fiancheggiava i terroristi rappresentasse una vera spina nel fianco. Fu lui a non volere la direzione di “Stampa sera“ , covo di estrema sinistra, che fino ad allora aveva per direttore lo stesso giornalista che dirigeva l’edizione del mattino. Aveva tra i suoi redattori uno dei più grandi giornalisti, Vittorio Messori, che forse non poté valorizzare come avrebbe meritato. Stiamo già sentendo con fastidio  le voci dei giornalistini egocentrici e narcisisti che si autodefiniscono  il  braccio destro” del direttore e ne tessono le lodi post mortem.  Ricordo che quando Gheddafi chiese la sua testa per un elzeviro scherzoso di Fruttero e Lucentini, il Centro “Pannunzio” fece affiggere un manifesto in tutta Torino di solidarietà a Levi. Conservo una sua lettera molto affettuosa di ringraziamento. Poi il  rapporto continuò durante il settennato di Ciampi alla presidenza della Repubblica. Ebbi più consuetudine con Gaetano Gifuni, segretario generale, ma spesso mi sentii anche con Levi che una volta venne su mio invito a ricordare Casalegno insieme al direttore Marcello Sorgi al liceo d’Azeglio durante la presidenza di Giovanni Ramella.  Mi permisi nel mio intervento di definire Casalegno un moderato, considerando che altri lo ritenevano impropriamente uomo di destra. Moderato, dissi, in opposizione ad estremista. Levi non accettò questa tesi e sostenne che Carlo era un <<estremista della democrazia >>, una tesi  che lasciò perplessa  la vedova di Carlo Dedy  che condivideva le mie idee. Poi alla cena al “Cambio” che seguì nacque un confronto molto affettuoso ma vivace tra Dedi e Levi su Casalegno. In seguito parlammo noi due a lungo di Ciampi di cui era Consigliere: mi disse di lui delle cose molto affettuose e intime che rivelano la grandezza umana ed intellettuale del Presidente di cui ho scritto in un mio libro. Poteva apparire strano che una grande penna del giornalismo internazionale rinunciasse alla scrittura per servire un Capo dello Stato, ma capii che Levi lo fece, sentendolo come una missione civile. Prima di tutto è stato un grande italiano fedele alle Istituzioni della Repubblica. E  anche come tale gli va reso grazie.
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MODO mobilità dolce: avete già visto il video?

E’ online lo spot video proposto da UrbanLab per raccontare la città che cambia. Il titolo della campagna, “MODO”, composto utilizzando le iniziali delle parole centrali del progetto, è da interpretarsi nel significato di “maniera, abitudine, atteggiamento, condotta”, in riferimento a una nuova modalità di approccio alla mobilità quotidiana.

Ricorrente è il concetto di “scelta”: la scelta di una modalità di trasporto alternativa comporta una forte assunzione di responsabilità personale, segno della volontà di contribuire al cambiamento positivo attraverso le nuove “buone abitudini”.

Il video è raccontato dagli Eugenio in Via Di Gioia.

Un tattoo solidale per la felicità dei bambini

All’iniziativa “Vicini, adesso” di Fondazione Paideia e Titoo For You per aiutare i bambini con disabilità hanno già aderito tanti artisti e volti noti del mondo del calcio, della tv e dei social

Vicini, adesso” è il nome dell’iniziativa di raccolta fondi straordinaria lanciata in queste settimane dalla Fondazione Paideia dedicata ai bambini con disabilità e alle loro famiglie, per dare un aiuto concreto in un momento così critico a seguito dell’emergenza sanitaria. Grazie alle donazioni raccolte sarà possibile offrire ore di terapia, assistenza domiciliare, supporto psicologico, ma anche soggiorni estivi immersi nella natura con attività ludiche e formative, un’occasione di vacanza e di svago per le famiglie con bambini con disabilità dopo questi mesi difficili.

Un’iniziativa supportata e rafforzata anche dalla partnership tra Paideia e Titoo for you, realtà torinese che produce tatuaggi temporanei, che ha realizzato per l’occasione un trasferello allegro e colorato, un tattoo solidale da indossare e condividere sui social, per colorare l’estate e aiutare, tutti insieme, i bambini con disabilità a ritrovare il sorriso.

Parte quindi così una campagna digital dal fine solidale a cui tutti possono aderire: sarà molto divertente farsi una foto con il tatuaggio temporaneo, postarla sui propri canali social taggando @fondazionepaideia e dimostrare così che, insieme, si possono fare grandi cose.

All’iniziativa hanno già aderito artisti e volti noti della radio, della tv, del mondo del calcio e dei social come: Leonardo Bonucci e sua moglie Martina, le showgirl Cristina Chiabotto ed Elena BaroloRudy Zerbi e Laura Antonini di Radio Deejay, la scrittrice e blogger Valeria Fioretta, gli illustratori Roberto Hikimi Blefari, Roberta Rossetti e Ilaria Urbinati, la blogger Petunia Ollister e l’autore per l’infanzia Lorenzo Naia.

Per sostenere la raccolta fondi straordinaria “Vicini, adesso” e ricevere l’originale tatuaggio basta fare una donazione minima di 10€ e compilare il relativo form andando alla pagina www.fondazionepaideia.it/viciniadesso/dona/ o sul sito www.fondazionepaideia.it.

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Un nuovo 8 settembre?

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni/ Tra poco più di una settimana, anche a Torino e in Piemonte,  si dovrebbero riprendere tutte le attività produttive e la vita normale dopo le vacanze

Forse mai come quest’anno la ripresa sarà difficile e dolorosa. Quanti riapriranno dopo le ferie ? E‘ l’interrogativo da porsi con amaro realismo. Draghi ci ha parlato del futuro dei giovani a cui bisogna guardare,  ma esiste la priorità di chi oggi ha un’attività e rischia di doverla chiudere e di chi può perdere il posto di lavoro. Questa è la vera emergenza e gli errori e le gravi omissioni del governo rischiano di portarci al tracollo. Le vacanze si stanno per concludere con scarsi affari nel campo del turismo e un aumento del contagio del Coronavirus.

Le discoteche sono state chiuse, ma è in forse la riapertura delle scuole il 14 settembre. Il governo appare più che mai in affanno con un presidente del Consiglio in vacanza, un ministro degli interni incapace di affrontare gli sbarchi e un ministro della Salute che non sa più che pesci pigliare. Tutti abbiamo invocato la riapertura, ma forse aveva ragione chi voleva la gradualità. Oggi il contagio con gli sbarchi e con la mancanza di distanziamento e di mascherine e’ arrivato a toccare anche regioni che erano quasi rimaste indenni. I veri e propri irresponsabili che sono andati in vacanza all’estero tornano infettati e non c’è un servizio idoneo di controllo negli aeroporti che ci preservi come non ci fu in febbraio.

Il governo, come se niente fosse, continua a destinare irresponsabilmente migranti alle regioni del Nord senza comprendere il pericolo di disastri che ciò’ può comportare. Ad aggravare oggettivamente la situazione è la sempre minore autorevolezza politica del governo anche in rapporto ad elezioni regionali del 20 e 21 settembre, una data sbagliata anche perché comporta una chiusura delle scuole dopo pochi giorni dalla riapertura . A quell’esito elettorale e’ appeso il destino del Conte bis .

A proposito di scuole, il governo e la ministra preposta sta rivelando tutta la inadeguatezza e l’improvvisazione possibili. I banchi ,con o senza rotelle, non arriveranno in tempo e il tentativo di scaricare tutto su provveditori e presidi e’ fallito. Sia chiaro, va detto con chiarezza che chiunque fosse al posto della Azzolina o di Speranza si troverebbe in difficoltà,  ma il governo appare davvero in grosso affanno con un’alleanza giallo – rossa che esce usurata dal dibattito di luglio- agosto.

Non vogliamo apparire delle Cassandre , ma il rischio di un nuovo 8 settembre sotto il peso della pandemia e della crisi economica e’ purtroppo ipotizzabile.  L’ insofferenza e il disagio sociale sono palpabili e il ritorno dalle ferie (o dalle non ferie) può coincidere con una situazione vicina al collasso. Senza voler creare allarmismo bisogna dire che bisognerà fidarsi del buon senso degli Italiani e delle loro imprevedibili risorse.

Da storico ritengo che la crisi economica in cui stiamo precipitando, sia paragonabile a quella determinata dalla II Guerra Mondiale, forse persino più grave.  La politica che ha ancora una certa idea dell’Italia, come diceva Spadolini , dovrebbe avere, al di là degli schieramenti che dividono, uno scatto di orgoglio e di unità nazionale. Senza questa assunzione di responsabilità rischiamo un collasso da cui sarà difficilissimo riprendersi. E non ho voluto considerare la variabile (non indipendente) dell’Europa e degli aiuti europei. Dopo mesi di chiacchiere stiamo ancora discutendo se chiedere o non chiedere il Mes …

Buone pratiche per prevenire e controllare il Covid. Un progetto coinvolge il Poli

 L’Agenzia UNHABITAT delle Nazioni Unite, nell’ambito del programma Participatory Slum Upgrading Programme (PSUP), insieme a un gruppo di studenti del Master Techs4change del Politecnico di Torino coordinato dalla professoressa Francesca De Filippi, ha elaborato un progetto volto a tracciare le migliori azioni e pratiche di prevenzione e controllo del Covid-19 in slum e insediamenti marginali.

Il team di ricerca di UNHABITAT e del Politecnico ha riunito le soluzioni più efficaci in una mappa interattiva georeferenziata (Interactive Project Map), basata su una piattaforma open source, organizzata per categorie (per esempio acqua, servizi essenziali, protezione dei gruppi più vulnerabili) che attualmente comprende 29 progetti provenienti da 14 Paesi nel mondo. La mappa è in continuo aggiornamento e aperta al contributo di chi opera sul campo.

Il progetto intende così supportare le organizzazioni non-governative e i decisori politici che lavorano alla riduzione dell’impatto del Covid-19 nelle aree urbane densamente abitate e marginali, particolarmente esposte alla diffusione della pandemia.

La mappa raccoglie dati su situazioni quali ad esempio Kibera, la più grande periferia degradata del Kenya, dove alcune donne positive all’HIV si guadagnano da vivere producendo flaconi per disinfettanti e maschere protettive, sotto la guida di SHOFCO, un’organizzazione locale che supporta i lavoratori della sanità. Un altro esempio di progetto raccolto nella mappa si concentra sui trasferimenti di denaro di emergenza, sull’assistenza medica di base e sulle forniture di cibo per migliorare le condizioni dei residenti di Dharavi in India, una delle più estese baraccopoli al mondo.

“La mappa interattiva può diventare un potente strumento che, attraverso il sistema del crowdsourcing, permette una costruzione collettiva di contenuti, la ricerca e la condivisione a livello globale di idee per azioni concrete – dichiara Francesca De Filippi, docente di Tecnologia dell’Architettura, direttrice del master Techs4Change e coordinatrice del progetto per il Politecnico – Le risposte più efficaci al problema sono spesso quelle bottom-up, perché si basano sul contesto e utilizzano creativamente le risorse, umane e materiali, a disposizione. Con questo progetto vorremmo dare un contributo a un problema la cui scala è drammaticamente rilevante e che coinvolge miliardi di persone nel mondo, con ovvie conseguenze sulla salute globale”.

È possibile contribuire al progetto segnalando buone pratiche anti-Covid all’indirizzo email UNHABITAT-PSUP@un.org.

Cesare Romiti. La morale e i profitti

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Cesare Romiti  è stato un unicum del mondo economico e industriale italiano. Sia per la sua lunga vita sia per il fatto che da semplice manager è riuscito a diventare imprenditore in proprio. Il suo motto era che la morale di un imprenditore consisteva nel produrre profitti.

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La frase venne criticata anche aspramente come dozzinale perché la morale non poteva consistere nel produrre utili .Una cosa che avrebbe fatto inorridire Benedetto Croce che teneva dialetticamente distinte le categorie dell’etica e dell’utilità. In effetti, nella sostanza, Romiti metteva il dito nella piaga perché il punto era quello di produrre profitti senza i quali un’azienda chiude.

Ma la logica da cui Romiti proveniva era quella delle aziende statali che non necessariamente producevano utili e spesso i loro debiti erano ripianati dallo Stato. Una logica perversa che finì di sfociare nella svendita da parte di Prodi dei gioielli dell’Iri che non vennero privatizzati ,ma vennero dati per pochi soldi a compagnie straniere. A fianco di Romiti ci sono le figure di Gianni e Umberto Agnelli che insieme a lui si giocarono la partita della Fiat, vinta dei confronti dei sindacati (pensiamo alla famosa marcia dei 40 mila) ,ma persa nei confronti del mercato dell’auto. Dopo essere stato presidente succedendo ad Agnelli, Romiti andò in pensione con una buonuscita eccezionale che gli consentì di di diventare imprenditore in proprio con Impregilo ed editore con Gemina. Nella sua vicenda giocò un ruolo fondamentale l’ “eminenza grigia” Enrico Cuccia. Si può discutere su cosa abbia rappresentato per la Fiat e per sé stesso Romiti ma oggi ci appare, all’atto della sua morte, un grande protagonista che aveva saputo in primis amministrare, con indubbie capacità, la sua fortuna. Ebbe la saggezza di non lasciarsi sedurre dalla politica: diceva di non averne le capacità, mentre sicuramente era stato un attento lettore e allievo di Nicolò Machiavelli. Al di là della ruvidezza del tratto, appariva un gran signore con cui ebbi modo di scambiare qualche discorso. Era nel comitato scientifico del Centro Pannunzio, senza mai aver contribuito economicamente a suo favore. Mi mandava spesso libri per la biblioteca e ricordo in particolare una rara edizione di Tocqueville che mi disse che amava molto. Io resto convinto che prediligesse Il ”Principe” e addirittura sono sicuro che sarebbe anche stato un ottimo sindaco di Roma, se avesse accettato l’invito a candidarsi.

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Piccole riflessioni morali tra laicità e religiosità

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Mario Soldati, una volta, guardando insieme a me, il cielo stellato di una sera d’agosto a Tellaro, mi disse: “Guardiamo in alto alla costellazione dei valori“. Fu una frase detta all’improvviso senza ulteriori approfondimenti, forse poteva essere anche una citazione che non sono mai riuscito a rintracciare. Questa frase mi è tornata in mente l’altra sera quando, nonostante i divieti, ho visto dalla mia terrazza dei fuochi d’artificio che non si sarebbero potuti fare. Ho pensato alla solida costellazione dei valori e agli effimeri colori pirotecnici. Ed ho colto una differenza abissale tra un sistema di valori e la chiacchiera a cui siamo abituati, volta a  narcotizzarci privandoci dei punti cardinali dell’ esistenza.

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L’opera volta a scristianizzare la società senza renderla più laica ,ma volgare ha raggiunto con la massificazione il massimo del suo effetto negli ultimi decenni durante i quali ogni regola etica, anche quelle del diritto naturale, è stata rifiutata ed  è prevalsa l’idolatria del denaro e del successo.
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Il sesso è  diventato un’ossessione ,specie quello che non si esprime secondo natura e diventa un orgoglio praticare e persino ostentare. Parlare di decadimento dei costumi appare un aspetto ormai consolidato e persino l’istituto del matrimonio come fondamento della famiglia naturale – sono parole della nostra Costituzione – sembra qualcosa da cui molti giovani rifuggono ,forse pensando alle responsabilità che certe scelte implicano. Per altri versi, il divorzio in tempi brevisssimi ha tolto oggettivamente l’importanza di una scelta fatta davanti ad un prete o ad un sindaco. Dov ‘è finita la costellazione dei valori di cui parlava Soldati che certo contemplava anche a volte scelte libertine ,ma in un contesto in cui ,ad esempio, la famiglia appariva fuori discusssione. Nel mondo intellettuale, a dare un forte scrollone è stato sicuramente Nietzsche con la teoria del superuomo e il suo dichiarato anti Cristianesimo. Prima ancora Marx aveva considerato la religione oppio dei popoli. E’ sicuramente vero che le religioni hanno delle colpe e hanno commesso dei gravi errori e sono state motivo di intolleranza e di persecuzioni,come aveva denunciato Voltaire. Ma il Vangelo ha rappresentato,come diceva Benedetto Croce, la più grande rivoluzione – incruenta – dell’umanità per cui “ non possiamo non dirci cristiani“. Croce tendeva a vedere nel suo storicismo  idealistico   il superamento della religione da parte della filosofia come momento di  sintesi di stampo hegeliano. Ma Croce riconosceva i valori fondamentali  della civiltà  “ laica o non laica che sia“. Il superomismo che arriva a D’Annunzio, ha radici antiche nel mito di Prometeo e di Icaro che rappresentano il tentativo dell’uomo di liberarsi da ogni giogo .Anche il mite Gozzano parlerà di “Dio, patria,umanità ,parole che i retori han reso nauseose“.
Anche la stessa civiltà delle macchine nata dalla spinta al progresso del Positivismo, che vedeva nella scienza una nuova religione, ha contribuito a relegare nell’ombra la costellazione dei valori.
Nel film di Luchino Visconti “ La caduta degli dei “ appare molto ben rappresentata la vicenda travagliata di una famiglia tedesca alla vigilia della dittatura  del Nazismo che a sua volta sarà una forma di  plumbeo e sanguinario neo Paganesimo, come il fascismo una manifestazione di cattolecismo ateo.In alcuni di quei personaggi si può vedere la perversione lussuriosa e viziosa della borghesia che in modo diverso troviamo in Musil e in Moravia. La tabula rasa di ogni valore per molti si identifica con l’essere laici, mentre in realtà essa è la desertificazione della vita. Il tramonto dell’ Occidente e della sua civiltà appare inarrestabile con sempre nuovi barbari che vogliono imporre il loro dominio. Il fatto che molti non rispettino neppure le regole più elementari contro il contagio della pandemia rivela la mancanza di rispetto al valore della vita che appare secondaria in rapporto ad una visione ludica dell’esistenza che due grandi laici come Croce e Salvemini  rifiutarono indicando modelli austeri e severi di vita ,tutti giocati nell’al di qua dell’esistenza umana. In grandi laici come Francesco Rufffini e Arturo Carlo Jemolo troviamo ansie religiose profonde che danno un senso alla loro vita e alle loro opere  che sono state troppo presto archiviate. I diversi relativismi etici hanno creato dubbi e sbandamenti perché l’etica  deve tendere necessariamente a  stabilire criteri universali, almeno nelle grandi scelte della vita e della morte. In questo quadro la religiosità è un modo di atteggiarsi alla vita con umiltà e senza spavalderie:  Timor Domini initium sapientiae, c’era scritto nei cortili salesiani di un tempo. Il timore di Dio non c’è più e ci sentiamo autorizzati ad agire di conseguenza. La morte di Dio annunciata da Nietzsche, filosofo della modernità e dell’ateismo, comporta che essere timorati di Dio sia privo di senso e tutto sia consentito, ”al di là del bene e del male.
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Anno zero. Scirocco

Oggi soffia lo Scirocco. Il cielo è terso. Di un azzurro, però, sbiadito. E la luce del tardo pomeriggio assume riflessi aurei. È la sabbia rossa del deserto, portata dal vento. Domattina la troveremo come una coltre sulle automobili parcheggiate all’aperto.

Viene da sud est lo Scirocco. Dalla martoriata Siria, sfiorando la Zacinto di Foscolo. E dalla Libia, anche. Dove lo chiamano Ghibli. È un vento strano. Barocco, lo definisce Guccini, che lo chiama anche “lurido”. Perché sporca le strade. E turba gli animi.

È infatti un vento nocivo, secondo la tradizione popolare. Non solo perché porta afa soffocante, e l’umidità intensa di cui si carica attraversando il Mediterraneo. Ma anche, e soprattutto, perché tende i nervi come corde di violino. Evoca fantasmi. Porta angoscia. Dicono che i neurolabili soffrano molte crisi in giornate come questa…

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Anno Zero. Scirocco

Noi siamo con Santa Sofia

Noi siamo con Santa Sofia, perché non solo le persone ma anche i simboli e i luoghi sacri possono diventare vittime di decisioni ispirate da ragioni di potere

A Istanbul, l’antica Costantinopoli, la basilica dedicata a Santa Sofia, la divina Sapienza, è stata per quasi mille anni sede del Patriarcato di Costantinopoli, con un’importanza quindi per la Cristianità d’Oriente paragonabile a quella rivestita da San Pietro in Occidente. Poi, nel 1453, a seguito della conquista ottomana, è stata trasformata in moschea. Nel Novecento, con la nascita della Turchia moderna, sotto l’influsso di un’ideologia laicista, la si era sottratta al culto religioso e trasformata in museo; ma oggi, nel contesto dell’Islam politico del Presidente Erdogan, viene nuovamente adibita a moschea.

Si tratta di una decisione su cui è doveroso esprimere perplessità. Rende giustizia solo a una parte della storia, e non a quella più lunga e originaria. Di conseguenza introduce una ferita in ciò di cui in ogni modo ci si sta prendendo cura, cioè il rapporto tra Islam e Cristianesimo.

Per questo è importante la posizione assunta dall’Imam Yahyah Pallvicini, presidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica):Santa Sofia dovrebbe tornare a essere chiesa cristiana. Con ciò si intende affermare che la destinazione di un luogo sacro non devedipendere da finalità politiche e ancor meno con l’uso della forza. Il fatto che tante volte sia avvenuto, e non certo solo ad opera dell’Islam, non può esimere oggi dall’affermare un principio fondamentale per la convivenza tra le fedi.

Interessante è anche la proposta di esponenti cristiani del Pakistan: che Santa Sofia possa ospitare tanto il culto religioso islamico quanto quello cristiano. Può apparire una soluzione al momento inattuabile, che però ne farebbe un simbolo, anziché del conflittostorico tra le due grandi religioni, della loro comune professione di fede nell’unico Dio.

Ben difficilmente queste due proposte potranno mutare la decisione presa, ma il loro valore va al di là degli interessi immediati. In quel che oggi può apparire utile a cementare un’identità sociale non è difficile vedere un danno ben più grande nelle relazioni tra le fedi e le culture.

Giampiero Leo, Claudio Torrero, Ermis Segatti, Younis Tawfik, Idris Abd Al Razaq Bergia, Walter Nuzzo, a nome del Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi”