IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni/

Ricorrente è il concetto di “scelta”: la scelta di una modalità di trasporto alternativa comporta una forte assunzione di responsabilità personale, segno della volontà di contribuire al cambiamento positivo attraverso le nuove “buone abitudini”.
“Vicini, adesso” è il nome dell’iniziativa di raccolta fondi straordinaria lanciata in queste settimane dalla Fondazione Paideia dedicata ai bambini con disabilità e alle loro famiglie, per dare un aiuto concreto in un momento così critico a seguito dell’emergenza sanitaria. Grazie alle donazioni raccolte sarà possibile offrire ore di terapia, assistenza domiciliare, supporto psicologico, ma anche soggiorni estivi immersi nella natura con attività ludiche e formative, un’occasione di vacanza e di svago per le famiglie con bambini con disabilità dopo questi mesi difficili.
Un’iniziativa supportata e rafforzata anche dalla partnership tra Paideia e Titoo for you, realtà torinese che produce tatuaggi temporanei, che ha realizzato per l’occasione un trasferello allegro e colorato, un tattoo solidale da indossare e condividere sui social, per colorare l’estate e aiutare, tutti insieme, i bambini con disabilità a ritrovare il sorriso.
Parte quindi così una campagna digital dal fine solidale a cui tutti possono aderire: sarà molto divertente farsi una foto con il tatuaggio temporaneo, postarla sui propri canali social taggando @fondazionepaideia e dimostrare così che, insieme, si possono fare grandi cose.
All’iniziativa hanno già aderito artisti e volti noti della radio, della tv, del mondo del calcio e dei social come: Leonardo Bonucci e sua moglie Martina, le showgirl Cristina Chiabotto ed Elena Barolo, Rudy Zerbi e Laura Antonini di Radio Deejay, la scrittrice e blogger Valeria Fioretta, gli illustratori Roberto Hikimi Blefari, Roberta Rossetti e Ilaria Urbinati, la blogger Petunia Ollister e l’autore per l’infanzia Lorenzo Naia.
Per sostenere la raccolta fondi straordinaria “Vicini, adesso” e ricevere l’originale tatuaggio basta fare una donazione minima di 10€ e compilare il relativo form andando alla pagina www.fondazionepaideia.it/viciniadesso/dona/ o sul sito www.fondazionepaideia.it.
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Forse mai come quest’anno la ripresa sarà difficile e dolorosa. Quanti riapriranno dopo le ferie ? E‘ l’interrogativo da porsi con amaro realismo. Draghi ci ha parlato del futuro dei giovani a cui bisogna guardare, ma esiste la priorità di chi oggi ha un’attività e rischia di doverla chiudere e di chi può perdere il posto di lavoro. Questa è la vera emergenza e gli errori e le gravi omissioni del governo rischiano di portarci al tracollo. Le vacanze si stanno per concludere con scarsi affari nel campo del turismo e un aumento del contagio del Coronavirus.
Le discoteche sono state chiuse, ma è in forse la riapertura delle scuole il 14 settembre. Il governo appare più che mai in affanno con un presidente del Consiglio in vacanza, un ministro degli interni incapace di affrontare gli sbarchi e un ministro della Salute che non sa più che pesci pigliare. Tutti abbiamo invocato la riapertura, ma forse aveva ragione chi voleva la gradualità. Oggi il contagio con gli sbarchi e con la mancanza di distanziamento e di mascherine e’ arrivato a toccare anche regioni che erano quasi rimaste indenni. I veri e propri irresponsabili che sono andati in vacanza all’estero tornano infettati e non c’è un servizio idoneo di controllo negli aeroporti che ci preservi come non ci fu in febbraio.
Il governo, come se niente fosse, continua a destinare irresponsabilmente migranti alle regioni del Nord senza comprendere il pericolo di disastri che ciò’ può comportare. Ad aggravare oggettivamente la situazione è la sempre minore autorevolezza politica del governo anche in rapporto ad elezioni regionali del 20 e 21 settembre, una data sbagliata anche perché comporta una chiusura delle scuole dopo pochi giorni dalla riapertura . A quell’esito elettorale e’ appeso il destino del Conte bis .
A proposito di scuole, il governo e la ministra preposta sta rivelando tutta la inadeguatezza e l’improvvisazione possibili. I banchi ,con o senza rotelle, non arriveranno in tempo e il tentativo di scaricare tutto su provveditori e presidi e’ fallito. Sia chiaro, va detto con chiarezza che chiunque fosse al posto della Azzolina o di Speranza si troverebbe in difficoltà, ma il governo appare davvero in grosso affanno con un’alleanza giallo – rossa che esce usurata dal dibattito di luglio- agosto.
Non vogliamo apparire delle Cassandre , ma il rischio di un nuovo 8 settembre sotto il peso della pandemia e della crisi economica e’ purtroppo ipotizzabile. L’ insofferenza e il disagio sociale sono palpabili e il ritorno dalle ferie (o dalle non ferie) può coincidere con una situazione vicina al collasso. Senza voler creare allarmismo bisogna dire che bisognerà fidarsi del buon senso degli Italiani e delle loro imprevedibili risorse.
Da storico ritengo che la crisi economica in cui stiamo precipitando, sia paragonabile a quella determinata dalla II Guerra Mondiale, forse persino più grave. La politica che ha ancora una certa idea dell’Italia, come diceva Spadolini , dovrebbe avere, al di là degli schieramenti che dividono, uno scatto di orgoglio e di unità nazionale. Senza questa assunzione di responsabilità rischiamo un collasso da cui sarà difficilissimo riprendersi. E non ho voluto considerare la variabile (non indipendente) dell’Europa e degli aiuti europei. Dopo mesi di chiacchiere stiamo ancora discutendo se chiedere o non chiedere il Mes …
Il team di ricerca di UNHABITAT e del Politecnico ha riunito le soluzioni più efficaci in una mappa interattiva georeferenziata (Interactive Project Map), basata su una piattaforma open source, organizzata per categorie (per esempio acqua, servizi essenziali, protezione dei gruppi più vulnerabili) che attualmente comprende 29 progetti provenienti da 14 Paesi nel mondo. La mappa è in continuo aggiornamento e aperta al contributo di chi opera sul campo.
Il progetto intende così supportare le organizzazioni non-governative e i decisori politici che lavorano alla riduzione dell’impatto del Covid-19 nelle aree urbane densamente abitate e marginali, particolarmente esposte alla diffusione della pandemia.
La mappa raccoglie dati su situazioni quali ad esempio Kibera, la più grande periferia degradata del Kenya, dove alcune donne positive all’HIV si guadagnano da vivere producendo flaconi per disinfettanti e maschere protettive, sotto la guida di SHOFCO, un’organizzazione locale che supporta i lavoratori della sanità. Un altro esempio di progetto raccolto nella mappa si concentra sui trasferimenti di denaro di emergenza, sull’assistenza medica di base e sulle forniture di cibo per migliorare le condizioni dei residenti di Dharavi in India, una delle più estese baraccopoli al mondo.
“La mappa interattiva può diventare un potente strumento che, attraverso il sistema del crowdsourcing, permette una costruzione collettiva di contenuti, la ricerca e la condivisione a livello globale di idee per azioni concrete – dichiara Francesca De Filippi, docente di Tecnologia dell’Architettura, direttrice del master Techs4Change e coordinatrice del progetto per il Politecnico – Le risposte più efficaci al problema sono spesso quelle bottom-up, perché si basano sul contesto e utilizzano creativamente le risorse, umane e materiali, a disposizione. Con questo progetto vorremmo dare un contributo a un problema la cui scala è drammaticamente rilevante e che coinvolge miliardi di persone nel mondo, con ovvie conseguenze sulla salute globale”.
È possibile contribuire al progetto segnalando buone pratiche anti-Covid all’indirizzo email UNHABITAT-PSUP@un.org.
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La frase venne criticata anche aspramente come dozzinale perché la morale non poteva consistere nel produrre utili .Una cosa che avrebbe fatto inorridire Benedetto Croce che teneva dialetticamente distinte le categorie dell’etica e dell’utilità. In effetti, nella sostanza, Romiti metteva il dito nella piaga perché il punto era quello di produrre profitti senza i quali un’azienda chiude.
Ma la logica da cui Romiti proveniva era quella delle aziende statali che non necessariamente producevano utili e spesso i loro debiti erano ripianati dallo Stato. Una logica perversa che finì di sfociare nella svendita da parte di Prodi dei gioielli dell’Iri che non vennero privatizzati ,ma vennero dati per pochi soldi a compagnie straniere. A fianco di Romiti ci sono le figure di Gianni e Umberto Agnelli che insieme a lui si giocarono la partita della Fiat, vinta dei confronti dei sindacati (pensiamo alla famosa marcia dei 40 mila) ,ma persa nei confronti del mercato dell’auto. Dopo essere stato presidente succedendo ad Agnelli, Romiti andò in pensione con una buonuscita eccezionale che gli consentì di di diventare imprenditore in proprio con Impregilo ed editore con Gemina. Nella sua vicenda giocò un ruolo fondamentale l’ “eminenza grigia” Enrico Cuccia. Si può discutere su cosa abbia rappresentato per la Fiat e per sé stesso Romiti ma oggi ci appare, all’atto della sua morte, un grande protagonista che aveva saputo in primis amministrare, con indubbie capacità, la sua fortuna. Ebbe la saggezza di non lasciarsi sedurre dalla politica: diceva di non averne le capacità, mentre sicuramente era stato un attento lettore e allievo di Nicolò Machiavelli. Al di là della ruvidezza del tratto, appariva un gran signore con cui ebbi modo di scambiare qualche discorso. Era nel comitato scientifico del Centro Pannunzio, senza mai aver contribuito economicamente a suo favore. Mi mandava spesso libri per la biblioteca e ricordo in particolare una rara edizione di Tocqueville che mi disse che amava molto. Io resto convinto che prediligesse Il ”Principe” e addirittura sono sicuro che sarebbe anche stato un ottimo sindaco di Roma, se avesse accettato l’invito a candidarsi.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
Viene da sud est lo Scirocco. Dalla martoriata Siria, sfiorando la Zacinto di Foscolo. E dalla Libia, anche. Dove lo chiamano Ghibli. È un vento strano. Barocco, lo definisce Guccini, che lo chiama anche “lurido”. Perché sporca le strade. E turba gli animi.
È infatti un vento nocivo, secondo la tradizione popolare. Non solo perché porta afa soffocante, e l’umidità intensa di cui si carica attraversando il Mediterraneo. Ma anche, e soprattutto, perché tende i nervi come corde di violino. Evoca fantasmi. Porta angoscia. Dicono che i neurolabili soffrano molte crisi in giornate come questa…
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Noi siamo con Santa Sofia, perché non solo le persone ma anche i simboli e i luoghi sacri possono diventare vittime di decisioni ispirate da ragioni di potere
A Istanbul, l’antica Costantinopoli, la basilica dedicata a Santa Sofia, la divina Sapienza, è stata per quasi mille anni sede del Patriarcato di Costantinopoli, con un’importanza quindi per la Cristianità d’Oriente paragonabile a quella rivestita da San Pietro in Occidente. Poi, nel 1453, a seguito della conquista ottomana, è stata trasformata in moschea. Nel Novecento, con la nascita della Turchia moderna, sotto l’influsso di un’ideologia laicista, la si era sottratta al culto religioso e trasformata in museo; ma oggi, nel contesto dell’Islam politico del Presidente Erdogan, viene nuovamente adibita a moschea.
Si tratta di una decisione su cui è doveroso esprimere perplessità. Rende giustizia solo a una parte della storia, e non a quella più lunga e originaria. Di conseguenza introduce una ferita in ciò di cui in ogni modo ci si sta prendendo cura, cioè il rapporto tra Islam e Cristianesimo.
Per questo è importante la posizione assunta dall’Imam Yahyah Pallvicini, presidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica):Santa Sofia dovrebbe tornare a essere chiesa cristiana. Con ciò si intende affermare che la destinazione di un luogo sacro non devedipendere da finalità politiche e ancor meno con l’uso della forza. Il fatto che tante volte sia avvenuto, e non certo solo ad opera dell’Islam, non può esimere oggi dall’affermare un principio fondamentale per la convivenza tra le fedi.
Interessante è anche la proposta di esponenti cristiani del Pakistan: che Santa Sofia possa ospitare tanto il culto religioso islamico quanto quello cristiano. Può apparire una soluzione al momento inattuabile, che però ne farebbe un simbolo, anziché del conflittostorico tra le due grandi religioni, della loro comune professione di fede nell’unico Dio.
Ben difficilmente queste due proposte potranno mutare la decisione presa, ma il loro valore va al di là degli interessi immediati. In quel che oggi può apparire utile a cementare un’identità sociale non è difficile vedere un danno ben più grande nelle relazioni tra le fedi e le culture.
Giampiero Leo, Claudio Torrero, Ermis Segatti, Younis Tawfik, Idris Abd Al Razaq Bergia, Walter Nuzzo, a nome del Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi”