“Si è accorto che dovrebbe cancellare decreto firmato da leghista Roberto Castelli?”
Tre giorni fa il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha presentato in pompa magna, assieme ai capigruppo leghisti di Camera e Senato, un disegno di legge che, così ha dichiarato, “abolirà la modica quantità” di sostanza detenuta, che rappresenta il confine fra consumo personale e spaccio.
Siamo ancora in attesa del testo del provvedimento. Non è una cosa seria.
Avanziamo due ipotesi sul ritardo. La prima è che qualcuno abbia
informato Salvini di due fatti accaduti negli ultimi 30 anni: la
“modica quantità” è stata abolita 29 anni fa dalla legge n. 162/1990
sedicente “Iervolino/Vassalli/Craxi”; attualmente è in vigore in
materia un decreto dell’11 aprile 2006 del ministro della Salute di
concerto con il ministro della Giustizia, che ha fissato il “limite
quantitativo massimo riferibile ad uso esclusivamente personale” (le
quantità – in principio attivo – sono stabilite in 500 mg per la
cannabis, 250 mg per l’eroina, 750 mg per la cocaina); oltre quel
limite si è considerati spacciatori e si deve provare in tribunale di
non esserlo (cosiddetta “inversione dell’onere della prova.
Il grosso problema per Salvini è che l’11 aprile 2006 il ministro
della Salute era Silvio Berlusconi (che svolgeva le funzioni sia di
premier che, ad interim, di ministro) e che il ministro della
Giustizia era il leghista Roberto Castelli.
Quindi, se Salvini vuole abolire il “limite quantitativo massimo”
attualmente in vigore, deve sconfessare l’operato di un governo di
centro-destra di cui faceva parta a pieno titolo la Lega.
La seconda ipotesi, che può essere complementare alla prima, è che
Salvini si sia accorto, seppure in ritardo, che in Italia fare il
“campione della lotta alla droga” (qualunque cosa significhi) porta
sfiga. Ha portato sfiga a Bettino Craxi, responsabile del
peggioramento della legislazione proibizionista alla fine degli anni
‘90 del secolo scorso (in parte mitigato dal referendum radicale del
1993); ha portato sfiga a Gianfranco Fini e Carlo Giovanardi,
responsabili dell’ulteriore peggioramento attuato con la legge n.
49/2006 (fatta passare in Parlamento in modo surretizio, ben nascosta
in un decreto-legge dedicato alle Olimpiadi Invernali di Torino), in
parte mitigato dalla sentenza della Consulta n. 32 del 12-25 febbraio
del 2014. Sotto a chi tocca …
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Giulio Manfredi (Giunta Radicali Italiani)
“Mentre in aula si apre la discussione del bilancio di previsione 2019-2021, il centro sinistra in campagna elettorale traveste come emendamenti alcune “marchette” che costeranno ai piemontesi ben 1 milione di euro” lo ha dichiarato in Consiglio Regionale Gian Luca Vignale durante la discussione del ddl. 342 – Bilancio di previsione finanziario 2019-2021.Nel dettaglio l’accusa di Vignale è rivolta a due emendamenti (il n. 85 e il n. 86), che stanziano 500.000 euro ciascuno a due associazioni piemontesi, l’Abbadia di Stura – I Templari onlus e San Carlo – Forte di Fenestrelle onlus, l’uno per il restauro della conservativo del campanile della chiesa di San Giacomo di Stura e l’altro per la messa in sicurezza e il recupero strutturale del Forte di Fenestrelle.“Stupisce che si stanzino – aggiunge – ben 500 mila euro per un’associazione che ha solo cento follower su Facebook e la cui presidente ha tra gli amici proprio Nadia Conticelli, esponente di questa maggioranza eletta proprio grazie ai voti del quartiere del Campanile di San Giacomo”.“ Se possiamo anche comprendere – spiega Vignale – , l’intento di culturale e artistico della proposta del centro sinistra, non capiamo a cosa servano le leggi regionali che da anni definiscono criteri e regolamento per i contributi di questo tipo. L’inserimento in un testo di legge di un contributo ad alcune associazioni significa privilegiarne alcune a discapito di altre e apre la corsa alla ricerca di un consigliere o di un assessore amico disponibile a firmare una proposta di contributi a loro nome. E’ evidente un atto inammissibile”.“Per di più, si dovesse creare un capitolo di bilancio per ogni associazione che lavora per il territorio, il documento economico regionale – conclude – sarebbe un atto illeggibile e si trasformerebbe in un registro di cassa e non in un documento programmatico fondamentale per la gestione economica della Regione”.
Sabato scorso è stata inaugurata a Torino la sede di “Legio Subalpina”, organizzazione neofascista costola della più nota “Lealtà e Azione”. All’inaugurazione della sede era presente l’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio. È risaputo che la “Legge Scelba” sanziona chiunque promuova od organizzi, sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista. A sua volta, la “Legge Mancino” sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista. L’articolo 1 in particolare sancisce le pene per “chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico”, mentre l’articolo 2 vieta “ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Come denunciato dall’Anpi provinciale, appare grave e inquietante il consolidamento dei rapporti tra un partito di governo come la Lega, che esprime addirittura il Ministro dell’Interno, e formazioni neofasciste. “Come è stato già detto, in un Paese normale ci si rivolgerebbe al Ministero dell’Interno per fare luce su fenomeni come questo. Inutile dire che nel nostro caso viviamo in un mondo alla rovescia” – dichiara il Capogruppo di LeU Marco Grimaldi. – “Per questo facciamo appello alla Regione e alla Città, affinché valutino la possibilità di presentare un esposto alla Procura della Repubblica”.
ON. BRAMBILLA: “GRAZIE ALL’ ITALIA DAL GRANDE CUORE ANIMALISTA”
Per due domeniche consecutive “Dalla parte degli animali” – la trasmissione ideata e condotta dall’on. Michela Vittoria Brambilla, in onda alle 10,50 su Rete 4 – è stata ancora “regina degli ascolti”, la più seguita della rete Mediaset, ottenendo lo share più alto dell’intera giornata (compresa la programmazione serale) e con una media di contatti pari a 2 milioni di telespettatori a puntata. Un risultato straordinario con un trend di ascolti in costante crescita settimana dopo settimana. “L’Italia – commenta l’on. Brambilla – è un paese animalista. Coloro che amano e rispettano gli animali sono la maggioranza, quindi mi aspettavo questi risultati. Ringrazio tutti i telespettatori che fedelmente ci seguono e i tantissimi che si offrono di adottare i trovatelli a quattro zampe presentati durante la trasmissione. Sono doppiamente felice, perché, non soltanto regaliamo loro il calore di una famiglia, ma diffondiamo un messaggio importantissimo di amore e rispetto per tutti gli animali”. Il dato di ascolti premia una vera e propria novità nel panorama televisivo italiano: “Dalla parte degli animali”, giunta alla terza edizione, è la prima trasmissione che non si limita a parlare di animali ma cerca loro una casa. Si avvale di un mezzo potente come la televisione per dare impulso alle adozioni, contribuire a ridurre le ricadute negative del randagismo e a diffondere la cultura del possesso responsabile, oltre ad una nuova coscienza di amore e rispetto per tutti gli animali, indipendentemente dalla loro specie. L’autorevolezza di Michela Vittoria Brambilla, che non è solo una giornalista alla conduzione, ma direttamente interprete della difesa degli animali e dei loro diritti in Italia, nonché riferimento da decenni per il mondo delle onlus ambientaliste ed animaliste, ha certamente contribuito al successo della trasmissione. Una trasmissione che parla di amore, tra l’uomo e i nostri piccoli amici, raccontato dalla voce dei protagonisti delle tante storie di Dalla parte degli Animali”, che vedono protagonisti cani e gatti, ma anche cavalli, asinelli, pecore, caprette, maialini e persino un gallo. Del resto, sono centinaia di migliaia gli animali che nei rifugi italiani attendono solo una nuova chance e molti di più vivono una vita di sofferenze come randagi. Da una cascina della Brianza, trasformata in studio, l’on. Brambilla presenta ad ogni puntata nuovi video di trovatelli, girati in tutto il Paese, introduce servizi sulle strutture che li ospitano e sui volontari che se ne prendono cura, li propone in adozione e consegna direttamente alle famiglie adottanti il nuovo amico: un buon esempio per chiunque voglia regalare una nuova possibilità a un quattrozampe sfortunato, perché “l’amore non si compra”, come spesso ricorda la paladina degli animali. Una formula vincente dato che la quasi totalità dei trovatelli fino ad oggi presentati ha trovato una nuova famiglia. I numerosi servizi che integrano le puntate sono occasioni per promuovere importanti messaggi animalisti: contro la caccia, le pellicce, gli allevamenti intensivi, la promozione di uno stile di vita Veg e la tutela di tutti gli animali. I cavalli, gli agnelli e i maialini proposti in adozione o presentati tra le braccia dei loro proprietari (molti vip) al pari degli animali da compagnia permettono a Michela Vittoria Brambilla di riaffermare una volta di più quella che é da sempre la sua filosofia: gli animali sono i nostri compagni, i nostri amici, e gli amici non si mangiano. Dalla parte degli Animali anche il titolo dell’ultimo libro di Michela Vittoria Brambilla (Mondadori) in cui sono raccolte le storie più commoventi presentate nella trasmissione e raccontate in prima persona dai protagonisti a 4 zampe. Dalla parte degli Animali è un programma a cura di Carlo Gorla e Lucia Bucolo, con la regia di Lorenzo Annunziata, in collaborazione con la Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente (LEIDAA).
Magliano: “il Consiglio dice sì alla mia proposta”
Importante vittoria della buona politica: approvato all’unanimità il mio Ordine del Giorno sull’aggiornamento del contributo economico per l’acquisto dei dispositivi protesici per sordociechi. L’atto afferma un altro importante principio, già riconosciuto a livello europeo: la sordocecità è una disabilità specifica e peculiare. In questo modo favoriamo, tra l’altro, l’inserimento lavorativo delle persone sordocieche.
Ventinove voti su 29: unanimità assoluta. Il Consiglio Comunale di Torino ha approvato il mio ordine del giorno che impegna la Sindaca a interloquire con la Regione Piemonte a proposito dell’opportunità di aumentare il contributo per l’acquisto delle protesi digitali e degli impianti cocleari per le persone sordocieche. Un adeguamento urgente, visto l’alto costo degli impianti (fino a 7mila euro per un impianto cocleare) e alla luce del fatto che la cifra è, ancora, la stessa del 1992.L’atto va inteso anche come azione volta a favorire l’inserimento lavorativo e sociale delle persone sordocieche.Nel nostro paese e sul nostro territorio i casi di sordocecità sono molti (11mila, secondo recenti studi) e comunque molti più rispetto alla comune percezione. Saluto con soddisfazione l’approvazione del mio ordine del giorno anche perché si afferma per la prima volta un principio già considerato pacifico a livello europeo: la sordocecità è una disabilità sensoriale specifica, con una sua peculiarità.Le protesi digitali, che hanno una maggiore versatilità e che possono aggiornate attraverso una costante e continua regolazione in base agli eventuali peggioramenti, sono le protesi più confacenti per chi, oltre a non sentire in modo sufficiente, non vede. Quando questi dispositivi non sono più sufficienti il paziente ha come ultima alternativa l’impianto cocleare. Ma anche in questo caso vi sono alcuni problemi: lo Stato eroga dal 1992 l’equivalente di 650 euro a protesi (1.300 euro per entrambe) a fronte di un costo che va dai 5.500 euro ai 7.000 euro a seconda della gravità della minorazione uditiva.Oggi il Consiglio Comunale invita la Sindaca Appendino e la Giunta a interloquire con la Regione affinché si prenda in considerazione l’aggiornamento di questo contributo: 1.300 euro, cifra considerevole a livello assoluto, non sono molti se consideriamo il costo, di certo non alla portata di tutti, delle protesi.
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Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.
“Le mancanze dell’Amministrazione hanno creato le condizioni per questa miscela esplosiva. Aspetto con preoccupazione il weekend: intervenga la Procura. E troviamo in fretta una destinazione d’uso per l’ex Asilo Occupato”
Una zona ormai fuori controllo. L’Amministrazione, con la sua incapacità di gestire la situazione, ha posto le basi per questo salto di qualità: ora il degrado e l’illegalità diventano terreno fertile per le azioni politiche dei soliti noti (il riferimento è al presidio anarchico di fronte alla Scuola Holden). La miscela è esplosiva, anche perché – ne abbiamo già avuto un assaggio gli scorsi sabati – non sono affatto escluse tensioni tra gli operatori del libero scambio e i militanti. Mi chiedo con preoccupazione che cosa succederà nel weekend, quando centinaia e centinaia di operatori si disporranno tra Canale Molassi e San Pietro in Vincoli. A farne le spese, ancora una volta, residenti e commercianti onesti, quelli che pagano le tasse, rispettano le regole e si spaccano la schiena tutto il giorno senza calpestare i diritti degli altri. Ribadisco che sarebbe utile un intervento della Procura alla luce della palese, ripetuta e continuata situazione di illegalità. L’Amministrazione prenda in mano la situazione, se ne è capace. E si trovi al più presto una destinazione d’uso per l’immobile dell’ex Asilo Occupato.
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Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.
"A TORINO NON SI DEVE PARLARE DI FCA"
La richiesta del gruppo consiliare Torino in Comune per indire un Consiglio, aperto alle rappresentanze imprenditoriali e sindacali, sulle prospettive del distretto dell’automotive è stata respinta dalle altre forze politiche. La motivazione? Se FCA ha declinato l’invito della Regione, men che meno si presenterà in Comune (giudizio del gruppo 5stelle) oppure, come dichiarato dal gruppo PD, è più urgente sollecitare il Governo affinché revochi le norme della finanziaria, cosiddette bonus malus sulle emissioni di CO2. Evidentemente né alla maggioranza né alle altre minoranze interessano, ammessa la prevedibile assenza di FCA, le analisi e gli impegni dei produttori della filiera dell’auto; tanto meno le conseguenze sociali rispetto al lungo periodo di cassa integrazione e alle incertezze occupazionali. Curioso che le istituzioni (anche nella imminenza del voto regionale) si concentrino sulla diatriba tra sviluppo e decrescita, proiettato al 2030 con le grandi opere, e non intendano confrontarsi sul presente e sul futuro prossimo della produzione dell’auto a Torino e in Piemonte.