Una proposta che farà sicuramente discutere. Il deputato Fabio Lavagno chiede la riabilitazione dei militari fucilati nella Grande Guerra. E’ un’iniziativa importante per costruire una vera coscienza condivisa
Solitamente se si parla di revisionismo storico la mente corre a destra, con la rivisitazione della storia per fatti inerenti il fascismo, il nazismo o altri fenomeni autoritari o totalitari che vi furono in Europa negli anni Trenta. Questa volta, però, la rivisitazione storica arriva alla parte opposta. Fabio Lavagno, deputato del gruppo di Libertà e Diritti Socialisti Europei, fuoruscito da Sel e prossimo ormai all’approodo al Partito democratico (gli manca soltanto la tessera con altri compagni in questo viaggio verso il lido di Matteo Renzi), ha presentato una proposta di legge per restituire dignità e memoria ai soldati italiani uccisi per fucilazione e decimazione nella Grande Guerra.
Complessivamente sono 750 i militari finiti davanti al plotone d’esecuzione e caduti nell’oblio. L’argomento, come molti altri el nostro passato, è sicuramente destinato a fare discutere perché nel nostro Paese una memoria condivisa non esiste, visti i 22 anni di fascismo, la guerra civile, il mito resistenziale. Il fatto è che ci sono circa 750 militari che vennero fucilati passati per le armi, fucilati e condannati al disonore, perché il Comando Supremo (e il comandante era un certo Cadorna, il che è tutto dire) era convinto che questi fossero gli esempi di cui il Regio Esercito avesse bisogno. In altri Paesi questa situazione è stata superata. Tre lustri fa a Craonne, il premier francese Lionel Jospin voltò pagina, cancellandola, su questa “damnatio memoriae” e la Francia non ebbe certamente la mano meno pesante sui propri figli in armi, anzi. E in Italia ?
Da alcuni anni, ad esempio, in Friuli, varie persone, parti politiche e amministrazioni, chiedono un gesto di clemenza postuma nei confronti di quattro alpini del battaglione Monte Arvenis fucilati a Cercivento perché la loro compagnia aveva controproposto a un assalto suicida alla cima de lCellon, che sovrasta il passo Monte Croce Carnico, un attacco notturno con il favore delle nebbie. Nello specifico dal 1988 il il pronipote dell’alpino Silvio Ortis, fucilato con 3 compagni il 1 luglio 1916 in Carnia con l’accusa di diserzione. Dal 1988 si batte per vedere riconosciuta la verità intorno a quei fatti ma l’istanza di abilitazione è stata rigettata in modo beffardo in quanto, secondo la procedura, la stessa “deve essere proposta dall’interessato” che è stato fucilato quasi ottant’anni fa.
Di qui la proposta di legge che, per rimediare a questa situazione, modifica il codice penale e quello di procedura nel legittimare i soggetti che possono avanzare la richiesta di riabilitazione. “A cento anni dai tragici eventi che hanno sconvolto l’Europa – dice Lavagno – la riabilitazione della memoria di queste vittime appare forse un fatto marginale ma offrirebbe una chiave morale e veritiera di quella che rischia di essere una celebrazione retorica ed un poco mistificatoria”. Quella del deputato piemontese (molto conosciuto anche a Torino per essere stato coordinatore piemontese di Sel) è certamente un’istanza da prendere in seria considerazione se si vuole incominciare veramente a rileggere in chiave moderna, in un mondo che (nonostante questa affermazione, alla luce dei fatti, possa venire considerata utopistica) possa veramente essere letto con lenti diverse e scevro da pregiudizi, da qualunque parte arrivino e qualunque sia l’appartentenza dell’osservatore.
Massimo Iaretti