IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / In due recenti articoli relativi alla pandemia e al come è stata affrontata in Italia e nelle diverse regioni non ho esitato a scrivere di ghigliottine e di tintinnar di manette
Già da subito, in marzo, denunciammo l’improvvisazione manifestata in modo strabiliante che ha portato a circa trentamila morti. Allora però tutti portavano come scusante la assoluta novità del virus e il fatto che in altre nazioni esso fosse stato affrontano in modo peggiore. Ma ieri sera la trasmissione televisiva “Non è l’Arena“ che non amo per i suoi toni populistici, ci ha rivelato una verità sconvolgente: il ministero italiano della Salute era privo di un piano pandemico, rimasto fermo al 2006. L’unico ministro serio è stato Girolamo Sirchia che affrontò il problema. Dopo di lui ministri, sottosegretari, direttori generali si sono scordati di un adempimento che un Paese civile non può ignorare per la bellezza di 14 anni. Ecco una delle cause della debacle italiana che oggi ha il primato di morti in Europa. Così si spiega la mancanza di mascherine considerate “inutili” per almeno un mese perché ne eravamo sprovvisti. Così’ si spiega la mancanza di camici idonei per medici e infermieri e la scarsità di ossigeno. La Sanità italiana è stata mandata allo sbaraglio nel silenzio generale di politici e giornali. Certo esiste anche un’altra colpa vistosa grave: l’aver smantellato la sanità pubblica a vantaggio di quella privata. Questa causa inchioda alle proprie responsabilità governi e regioni ed è una colpa storica di cui qualcuno dovrà rendere conto a destra ma anche a sinistra. Ma l’aver appreso ieri sera che in Italia non esisteva un piano aggiornato per affrontare le pandemie aggrava ulteriormente la posizione di politici e alti dirigenti. Questo fatto mette anche in luce come le opposizioni siano state incapaci e inutili, limitandosi a sollevare polveroni inutili e in certi casi dannosi, andando in piazza senza mascherine. Quando si scriverà la storia di questo maledetto 2020 nessuno potrà ignorare un fatto gravissimo che ci da’ il quadro esatto di una classe dirigente formata prevalentemente da inetti. Ancora di più oggi invoco il tintinnare delle manette oltre alle dimissioni immediate dei colpevoli. Una verità così sconvolgente non si può insabbiare: sarebbe anche un ulteriore affronto alle migliaia e migliaia di morti a cui va resa in qualche modo giustizia.
Fu Presidente della Repubblica dal 1999 al 2006. Una delle presidenze sicuramente più rispettate e senza ombra di macchia, che suscitò un ideale confronto col settennato di Luigi Einaudi
modo adeguato. In ogni caso un progetto di difficile realizzazione, considerato il divieto di assembramento anche nei negozi. Nessuno può pretendere grandi cose da una Torino divenuta zona arancione, ma nessuno sentiva la necessità di una edizione così ridotta da far apparire il Salone un’iniziativa totalmente priva del suo spirito originario. Il libraio Pezzana che fu il vero ideatore del Salone, non avrebbe mai pensato ad una cosa del genere perché il libraio Pezzana, ideando il Salone, seppe andar oltre gli interessi delle librerie torinesi. Cercando sul sito del Salone non appare inoltre un programma concreto e non capisce cosa accadrà nelle 34 librerie che hanno aderito al progetto a cui auguriamo la massima fortuna anche se non contribuisce certo a riaffermare il nome di Torino come città del libro che la fine miserevole della UTET Grandi opere ha definitivamente cancellato. Appare emblematico dell’ importanza di questo Salone “ internazionale“ il fatto che il settimanale “Torinosette“ gli dedichi un articolo a quattro colonnine, il doppio dello spazio riservato ad un piccolo convegno da remoto su Vittorio Emanuele II i cui relatori sono così noti da non essere neppure nominati.
Conte fino a pochi giorni fa parlava di duri sacrifici imposti agli Italiani per garantire loro un Natale diverso che oggi ha smentito con norme restrittive che rivelano il totale fallimento della politica di governo e regioni nel fronteggiare la pandemia. Un pasticcio tutto italiano dove le regioni hanno contribuito a complicare le cose, rendendole irresolvibili e in cui il Governo si è rivelato un gruppo formato di velleitari improvvisatori.