Il “cattivo maestro” Umberto Eco

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni   Sono passati 5 anni dalla morte di Umberto Eco di cui scrissi un ricordo quando morì che, riletto oggi, mi appare troppo elogiativo. D’altra parte ne scrivevo in morte e dovevo contenere lo spirito critico anche per rispetto a comuni amici che avrei potuto ferire.

Oggi a cinque anni di distanza mi sento più libero e soprattutto dopo aver letto le agiografie pubblicate in questi giorni mi sento in dovere di bilanciare il discorso con una critica più  severa. Eco è stato sicuramente un grande personaggio e uno scrittore di successo , anche se la sua opera è quasi scomparsa dalle librerie, se escludiamo quello che viene considerato il capolavoro : Il nome della rosa.   Quel romanzo ebbe un grande successo perché un film lo “volgarizzo’“ presso un pubblico ampio forse non in grado di capire almeno una parte del libro.  

Oggi Eco appare soprattutto il profeta di una società sessantottina a  cui lui ha dato una certa dignità culturale: egli infatti  intese far tabula rasa della nostra tradizione culturale, di quelli che un tempo si chiamavano i buoni costumi, la meritocrazia, lo studio del latino , il  Cuore di De Amicis, vedendo in Franti l’anticipatore ideale dell’anarchico Gaetano Bresci che assassino’ il re Umberto I a Monza. Firmo’  il vergognoso manifesto contro il commissario Luigi Calabresi che armò la mano dei suoi sicari , esponenti di Lotta Continua istigati da Sofri. Sui giornali di Scalfari e De Benedetti prosegui’ quell’opera propagandistica iniziata sull’”Unità” da Togliatti volta ad egemonizzare la cultura, comprimendo  la libertà di espressione, magari ricorrendo al sarcasmo che disprezza e rifiuta ogni posizione che non collimi con le superiori  direttive dell’ Ideologia. Scrittori come Prezzolini, Zolla, Guareschi, Pound  per lui sono degni di essere messi nel cestino, visto che il rogo ricorderebbe troppo  il Medio Evo. Filosofi come Croce, Gentile e persino  Abbagnano  per Eco sono dei “cani morti” degni di oblìo. Il valore della religione viene considerato insignificante ed i valori morali dei luoghi comuni da calpestare. L’unico valore “eterno” è l’antifascismo, dimostrando  in questo modo una sostanziale incapacità di storicizzare il passato recente e di capire che nella storia umana non c’è nulla di eterno. C’ è chi lo ha definito anche un filosofo, ma in effetti è stato un ideologo piuttosto fazioso, in un  tempo in cui si incominciava a vedere  con una certa evidenza la crisi delle ideologie. Un ideologo sostanzialmente comunista , malgrado si ammantasse di anticonformismo e usasse battute  a volte spiritose e dissacranti che mascheravano la sua vera natura. Cosa rimane vivo di lui ? Molto poco , se escludiamo il romanzo  che fece del semiologo di Bologna una star letteraria . All’ Università contribuì a creare il  DAMS , una sorta di Facoltà ludica quasi del tutto inutile che ovviamente ebbe grande successo e sforno ‘ laureati destinati alla disoccupazione . Oggi la semiologia è morta e di conseguenza anche il suo maestro italiano ha subìto un netto ridimensionamento nella comunità scientifica . Pur avendo contribuito a dar forza al ’68 e alla distruzione della scuola , ad un certo punto si accorse che gli studenti non erano più in grado di scrivere una tesi di laurea e scrisse un curioso libretto in cui insegnava con umiltà  a compilare un lavoro di ricerca  che gli studenti presessantottini erano in grado di affrontare autonomamente. Un contrappasso che deve far riflettere sui cattivi maestri che hanno imperversato in Italia e di cui Eco è sicuramente uno dei più illustri. Nella sua Alessandria continuano a considerarlo un mito locale , un  gigante del pensiero, ma questa valutazione, forse,  non arriva neppure a Casale Monferrato.

Scrivere a quaglieni@gmail.com

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