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“Avviare il modello DAMA in uno o più ospedali regionali”

Il Consiglio Comunale ha approvato un ordine del giorno dal consigliere Simone Fissolo, che impegna il Sindaco a sollecitare la Regione Piemonte affinché avvii al più presto il modello DAMA in uno o più ospedali regionali.

Il modello DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance) è un sistema sanitario organizzato per garantire un accesso facilitato e personalizzato alle cure ospedaliere per persone con gravi disabilità intellettive e/o autismo e pertanto con gravi difficoltà di comunicazione e collaborazione. Tale organizzazione dell’accesso è relativa a cure ospedaliere o ambulatoriali territoriali in base alla necessità del percorso individuale.

Il DAMA, sottolinea il documento, “mette a disposizione un sistema coordinato che inizia con un centralino quale “triage” telefonico, prosegue con la presa in carico diretta da parte di un ambulatorio specificamente organizzato all’interno dell’ospedale e si affida a un’équipe multidisciplinare opportunamente formata, evitando ricoveri inappropriati e accessi ripetuti al Pronto Soccorso”.

L’ordine del giorno impegna inoltre a promuovere un confronto istituzionale con l’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte insieme ai rappresentanti delle associazioni di familiari, al fine di valutare modalità e tempistiche per l’attuazione del modello, a sensibilizzare le Aziende sanitarie locali (ASL) e gli ospedali piemontesi sull’importanza del DAMA, a supportare la Rete Obiettivo DAMA Torino nelle iniziative di sensibilizzazione e diffusione del modello, a riferire periodicamente in Consiglio Comunale sugli sviluppi e sulle azioni intraprese per sostenere l’attuazione del DAMA in Piemonte.

F.D’A. – Ufficio stampa Consiglio Comunale

Politica e religione fra Piemonte ed Europa

Dal 15 ottobre al 19 novembre un ciclo di conferenze organizzate dalla Deputazione subalpina di storia patria per illustrare le interferenze tra le scelte dei potenti e i culti religiosi dall’età antica a quella contemporanea.

Politica che sfrutta propagandisticamente la religione e religione che condiziona le scelte politiche. È il tema su cui si sviluppa il ciclo di conferenze “Politica e religione fra Piemonte e Europa” organizzato dalla Deputazione subalpina di storia patria, che intende illustrare per la prima volta i cortocircuiti tra le due dimensioni, che nella pratica storiografica vengono per lo più studiati in modo separato.

In quattro appuntamenti aperti al pubblico, dal 15 ottobre al 19 novembre presso l’Archivio di Stato di Torino, si punta l’obiettivo sul Piemonte e sull’arco alpino occidentale che dall’età antica alla contemporaneità non si rivelano affatto una periferia bensì il cuore dell’Europa. Sono diversi, per natura ed estensione, i culti che entrano in interferenza con le scelte dei potenti: si va dall’olimpo classico e dalla divinizzazione dell’imperatore in età tardoromana, trattati dalla Prof.ssa Silvia Giorcellidell’Università degli Studi di Torino, alle pratiche di devozione favorite e indirizzate dai principati territoriali dell’età moderna, illustrate dal Prof. Paolo Cozzo (Storia del cristianesimo all’Università degli Studi di Torino); dalle ingerenze dei prìncipi sabaudi nella religiosità locale gestita da chiese e monasteri per disegnare spazi della vita sociale medievale, con relatrice Elena Corniolo (ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Storici di UniTO), ai profondi cambiamenti dei rapporti potere-religione dall’Italia unita in poi, nell’esposizione di Francesco Traniello, storico italiano, professore emerito nella facoltà di Scienze Politiche di Torino, socio corrispondente dell’Accademia delle scienze di Torino.

Inoltre, è in tema anche la lectio magistralis che tenuta il 25 novembre da Andrea Nicolotti, professore di Storia del cristianesimo e delle chiese presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, in occasione dell’annuale«Giornata della Deputazione subalpina di storia patria»: il relatore presenterà l’uso propagandistico della Sindone da parte dei Savoia.

La Deputazione subalpina di storia patria è un organo ufficiale dello Stato, i cui membri sono nominati dal Presidente della Repubblica. Tra le tante attività che promuove ci sono le conferenze rivolte a un pubblico generico di curiosi, interessati alle proprie regioni nella storia e agli aggiornamenti della ricerca ben divulgata e applicata a luoghi che conoscono. I temi trattati e sviluppati ogni anno e i relatori esperti sullo specifico argomento sono scelti dall’assemblea generale dei soci effettivi della Deputazione, per mettere in relazione ambiti in cui la ricerca storica ha fatto particolari progressi con le sensibilità più attuali e ancora piuttosto vive nel presente”. Giuseppe Sergi, vicepresidente della Deputazione

CICLO DI CONFERENZE DELLA DEPUTAZIONE SUBALPINA DI STORIA PATRIA 2025

“Politica e religione fra Piemonte ed Europa”

15 ottobre, 16-18, Silvia Giorcelli, Luoghi, forme e interpreti del culto imperiale nel Piemonte romano
22 ottobre, 16-18, Paolo Cozzo, La devozione come linguaggio religioso e politico nell’area subalpina di età moderna
29 ottobre, 16-18, Elena Corniolo, Pratiche religiose e forme del controllo nello spazio sabaudo del Quattrocento
19 novembre, 16-18, Francesco Traniello, Ri-definizioni e mutevoli ruoli del ‘religioso’ dal Risorgimento alla Repubblica
25 novembre, 15.30-18.00, Giornata della Deputazione Subalpina di storia patria. Saluti istituzionali: Sergio Roda, Attività e prospettive della Deputazione fra 2025 e 2026. Lectio magistralis di: Andrea Nicolotti, L’uso propagandistico della Sindone da parte dei duchi di Savoia. Assegnazione del Premio Giorgio Bouchard

Paola Ambrogio (FdI): “Corte europea, la famiglia è una sola: quella naturale”

«La Corte europea dei diritti dell’uomo ha riaffermato una verità che appartiene alla natura stessa delle cose. Non esistono due madri. Non esistono due padri. È la realtà della vita, non un’ideologia».

Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Paola Ambrogio, componente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, commentando la sentenza della CEDU che ha stabilito che l’Italia non è obbligata a riconoscere la seconda madre nei casi di bambini nati da fecondazione artificiale all’estero.

«La sentenza – prosegue Ambrogio – smentisce clamorosamente la Corte Costituzionale, che aveva spalancato le porte al riconoscimento della cosiddetta madre intenzionale, un vero ossimoro giuridico, trasformando la famiglia da realtà naturale a paradosso modificabile a piacimento».

«La CEDU ci riporta alla realtà in cui la famiglia è una sola, quella capace di generare la vita. Tutto il resto è un costrutto sociale degli adulti. La natura non si cancella con una sentenza» conclude Ambrogio.

Autonomia differenziata con Piemonte nel Cuore e Piemonte Libertà 

Sabato sera, presso l’Holiday Inn di Piazza Massaua a Torino, si è tenuto un incontro organizzato dalle Associazioni Piemonte nel Cuore e Piemonte Libertà sul tema dell’autonomia differenziata per le Regioni. Ospite d’eccezione il Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli affiancato dall’Assessore regionale agli enti locali e autonomia Enrico Bussalino e l’Assessore regionale al Patrimonio Gian Luca Vignale. Moderati dal Presidente di Piemonte Libertà, Alberto Nigra, si è discusso ed approfondito il tema dell’autonomia differenziata, le opportunità che verrebbe a creare per la Regione Piemonte, per i cittadini e gli enti locali, i settori interessati dall’autonomia e sono stati sfatati anche falsi miti e fake news messi in circolazione dai principali detrattori della riforma. La sala messa a disposizione dall’hotel torinese era gremita, con oltre 150 presenti, fra i quali molti amministratori locali, sindaci, esponenti della politica torinese e regionale,  imprenditori e cittadini interessati, ovviamente, ai potenziali sviluppi che una maggiore autonomia regionale garantirebbe.
“Sono stato etichettato come il “papà dell’autonomia differenziata” ed accusato di voler dividere l’Italia, penalizzare il Sud o addirittura favorire la mafia. Ma l’Italia è già divisa da profonde disuguaglianze socio-economiche, e non certo per colpa dell’autonomia, che ancora non esiste. Io voglio ridurre i divari aumentando l’efficienza, non rallentando chi funziona. Ho avviato trattative con Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria su materie strategiche come sanità, protezione civile e previdenza. Non chiedo un euro in più, ma solo di poter gestire meglio le risorse. Il governo ha detto sì alle intese, che vogliamo firmare entro dicembre 2025″, ha dichiarato il Ministro Roberto Calderoli che ne corso del suo intervento ha parlato in particolare dei LEP, i livelli essenziali di prestazione, il cardine della riforma che mira a stabilire un livello standard, dove, in parole povere, non ci sia differenza di prestazione da una regione all’altra”.
L’Assessore Gian Luca Vignale ha ripercorso alcuni punti fondamentali dell’autonomia: “I cittadini piemontesi hanno un credito con lo Stato che ogni anno ammonta a otto miliardi, ovvero versano molto più di quello che ricevono. Stesso discorso per i fondi derivanti dall’Irap e di quelli destinati alla sanità che transitano dalle casse statali prima di tornare sul territorio, ciò che torna non è mai ciò che viene versato. Si potrebbe, grazie all’autonomia, andare in deroga ad alcune normative che oggi sono penalizzanti. Con l’autonomia differenziata, infine, non si chiede di avere più risorse, si chiede soltanto di poter gestire le risorse dei piemontesi in Piemonte, con maggiore libertà ed efficienza. L’autonomia non è altro che riappropriarsi di competenze e responsabilità che i cittadini ci hanno assegnato. Tutto, ovviamente, senza dimenticare la necessaria collaborazione con le altre regioni perché nessun italiano rimanga indietro”.
“Come Assessore sto proseguendo, con senso di responsabilità e rispetto, il percorso avviato nel primo mandato del Presidente Cirio. Quel lavoro, iniziato nel 2019, è stato prezioso e noi lo stiamo portando avanti in modo oggettivo e trasparente, perché crediamo che l’autonomia differenziata sia uno strumento utile per migliorare i servizi ai cittadini. Dopo l’approvazione della legge Calderoli, abbiamo riavviato la trattativa con lo Stato. Abbiamo inoltre istituito, per la prima volta in Piemonte, un settore specifico dedicato all’autonomia differenziata con l’obiettivo di rendere più efficace la trattativa” così l’Assessore Enrico Bussalino.
“Credo che uno dei principi fondamentali del federalismo sia riportare le decisioni nei luoghi dove le persone vivono e lavorano. Questo non solo rafforza la democrazia locale, ma aiuta anche a far crescere nuove classi dirigenti, sempre necessarie in un Paese. Personalmente, auspico un equilibrio tra autonomie regionali più forti e una guida centrale più efficiente, capace di rispondere alle sfide nazionali e internazionali, come dimostrano anche i rapporti con l’Europa. Regioni più competenti e autonome possono contribuire a questo equilibrio, favorendo una dialettica positiva tra centro e periferia. Il provvedimento legislativo approvato nel 2024 va in questa direzione, e la nostra regione è tra le prime ad attivarsi. Non c’è alcun rischio di spaccatura del Paese: trovo strumentali le critiche di chi è all’opposizione, specie da parte di chi, quando era al governo, ha promosso riforme rimaste inattuate e inefficaci” così ha dichiarato Alberto Nigra, Presidente Piemonte Libertà.

Forza Italia, il centro in movimento

Si è appena svolto presso la Sala Consiliare del Comune di Moncalieri il Congresso Istituzionale “Il Centro in Movimento”, presieduto dal Senatore Roberto Rosso, Vice Capogruppo al Senato e Vice Segretario Regionale del partito, nonché Membro della Commissione Vigilanza Rai. Un evento importante e atteso, teso a creare le basi per un confronto costruttivo e producente in vista dell’appuntamento elettorale della Città alle urne per il 2026. “L’unita del Centrodestra è la più grande Eredità di Silvio Berlusconi, e siamo tutti chiamati a farne tesoro. La più grande vittoria è quando c’è rispetto per le idee politiche. Quello che conta è proseguire uniti sul cammino intrapreso perchè anche i territori siano sempre più espressione di un’Italia moderata e liberale, capace di guardare con rinnovato slancio e altrettanto impegno alle sfide che è chiamata a vincere per il bene dei territori e delle comunità”, chiosa il Senatore Roberto Rosso innanzi a una sala gremita di partecipanti attenti. Presente anche Maurizio Scandurra, noto opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24″, che aggiunge: “Le parole piene di speranza e risultato del Senatore Roberto Rosso sono l’espressione di un equilibrio imprescindibile perchè l’elettorato comprenda le istanze di buonsenso di governo, intese quali principi i eludibili certi e funzionali al rilancio di una nazione che ha bisogno di guardare avanti su basi solide per crescere e prosperare”, afferma il giornalista radiotelevisivo.

Ma il Centro può abitare in questa sinistra?

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LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Il voto nelle Marche e nella Calabria, i vari dibattiti parlamentari, l’organizzazione delle piazze, la
presenza nei media e nei vari talk televisivi, i riferimenti politici più gettonati e in ultimo, ma non
per ordine di importanza, il profilo e l’identità stessa della coalizione, ci portano ad un’unica
conclusione. E cioè, il campo largo o, meglio ancora, l’attuale coalizione di sinistra e progressista,
sono radicalmente estranei, esterni ed avulsi rispetto a tutto ciò che è anche solo lontanamente
riconducibile al Centro e a ciò che storicamente lo caratterizza sotto il versante politico, culturale,
sociale, valoriale e programmatico. Non si tratta, cioè, di essere pregiudizialmente polemici o
accecati dalla faziosità. La realtà è oggettiva e ormai lo confermano quasi tutti gli osservatori e i
commentatori che su vari organi di informazione – tranne quelli che sono funzionali ad un progetto
politico riconducibile ad una sinistra estremista, radicale e massimalista – individuano
nell’assenza di un autorevole riferimento centrista l’anello debole dell’alleanza alternativa al centro
destra. Il vero rimedio, però, non è quello di sommare alle attuali forze massimaliste, populiste,
radicali ed estremiste anche una piccola ‘gamba di centro’. Che sarebbe quella ideata, progettata
e pianificata a tavolino dal duo Bettini/Renzi. Perchè quell’operazione, come tutti sanno del resto
– ma proprio tutti – è solo un furbesco escamotage per ottenere una manciata di seggi
parlamentari gentilmente concessi dai veri azionisti della coalizione. Quello che conta, semmai e
al contrario, e come avveniva quando esisteva un centro sinistra riformista, plurale e di governo, è
contribuire a dettare l’agenda politica e programmatica dell’intera coalizione. È sufficiente citare il
Ppi di Franco Marini, Gerardo Bianco e Pier Luigi Castagnetti prima e la Margherita di Francesco
Rutelli, lo stesso Marini e Arturo Parisi poi per rendersi conto che quel centro sinistra non era la
banale e goffa riedizione – seppur mutatis mutandis – del “Fronte Popolare” di togliattiana
memoria o della “gioiosa macchina da guerra” ideata da Achille Occhetto e compagni. E questo
perchè l’attuale ‘campo largo’ o larghissimo che sia, come viene concretamente percepito e
soprattutto vissuto dalla pubblica opinione è, molto semplicemente, l’unità delle sinistre.
Qualcuno potrebbe obiettare che i tempi cambiano e anche il profilo e la stessa identità delle
coalizioni sono destinate a cambiare. E profondamente. Probabilmente è così se è vero, com’è
vero, che da una coalizione dove erano visibili e percepiti come tali un Centro riformista e di
governo che si alleava con una sinistra altrettanto di governo e riformista, si è passati ad un
cartello elettorale e politico dove l’aggregazione delle mille sfumature di rosso hanno avuto il
sopravvento rispetto a qualsiasi altro apporto e contributo politico e culturale.
Per queste ragioni, semplici ma essenziali, quel segmento della pubblica opinione che si
riconosce in un progetto politico centrista, riformista e di governo oggi non può che guardare
altrove oppure, e peggio ancora, astenersi dal voto. Come, del resto, puntualmente sta capitando.
Probabilmente, e in attesa che intervengano altri elementi innovativi che introducano una netta
discontinuità rispetto agli attuali equilibri ed assetti politici, il prossimo confronto tra le rispettive
coalizioni sarà ancora ispirato e coerente con i modelli conosciuti e ormai consolidati. E
dovremmo prendere atto, piaccia o non piaccia, che il Centro sarà ancora scientificamente ed
organicamente assente dalla coalizione di sinistra e progressista.

Pompeo (PD): “Lear, al MIMIT un passo in avanti importante, ma servono certezze”

“Pronta un’interrogazione per chiedere chiarimenti alla Regione”

 “Accogliamo con ottimismo l’avanzamento del processo di reindustrializzazione della Lear di Grugliasco, che rappresenta una speranza concreta per il territorio e per le molte famiglie coinvolte. Tuttavia, non possiamo ignorare un dato che desta forte preoccupazione: dei 376 lavoratori sembra che solo 209 saranno riassorbiti dalla nuova società FIPA, compresi 8 impiegati. Avrebbero dovuto essere un numero compreso tra i 200 e i 250, ma oggi sappiamo che si è giocato al ribasso e che rischiano di restarne fuori ben 176” dichiara Laura Pompeo, Consigliera regionale del Partito Democratico, intervenendo in merito all’incontro tenutosi oggi a Roma presso il Mimit.

“Il piano presentato da FIPA è stato giudicato credibile dal Ministero, ma la credibilità non basta: servono garanzie, strumenti e percorsi di tutela per chi non rientrerà nel nuovo ciclo produttivo. I sindacati hanno giustamente chiesto un approfondimento sui tavoli territoriali e i prossimi confronti – a partire da quello con la Regione del 14 ottobre – dovranno dare certezze anche sulla solidità del piano, degli investitori. Sarà fondamentale discutere di ammortizzatori sociali, prolungamento della cassa integrazione e modalità di passaggio tra le aziende, salvaguardando diritti e anzianità di tutti, dando maggiore attenzione anche a coloro i quali non rientreranno nella nuova azienda” aggiunge la Consigliera regionale Pd.

“La reindustrializzazione non può essere una corsa a ostacoli per i lavoratori. Il nostro obiettivo deve essere quello di garantire dignità, continuità e prospettive a tutti, non solo a una parte dei lavoratori. Continueremo a monitorare la situazione, per questo presenterò a stretto giro un’interrogazione alla Regione affinché nessuno venga lasciato indietro” conclude Laura Pompeo.

Trasporti, Rifondazione: “Le controparti sono due, Regione e Comune”

Giustamente la Cgil ed altre associazioni hanno chiamato a manifestare il 10 ottobre sotto la Regione per rivendicare un trasporto pubblico più efficiente e meno caro.
La Regione ha responsabilità e competenze sul tema ed è giusto individuarla come controparte, oltre al governo. Ma occorre anche ricordare che il Comune di Torino ha il controllo della Gtt, che ha la gestione di tutto il trasporto pubblico in città e nell’area limitrofa. Quindi non si può evitare un confronto con il Comune sui tagli al servizio, compreso quello della metropolitana, delle mancate assunzioni, del ricorso agli appalti, dell’aumento del costo  dei biglietti. Per questo la vertenza trasporti, se vuole rilanciare il trasporto pubblico a Torino e in Piemonte, dovrà  misurarsi anche con la giunta Torinese ed il suo Sindaco.

Segreteria provinciale Partito della Rifondazione Comunista