“Si impieghino per i tamponi, non come centri di spedizione”
Torino 23 aprile 2020 – “Il Presidente Cirio ha più volte ribadito in questi mesi che sui tamponi la principale difficoltà riscontrata ha riguardato i pochi laboratori di analisi disponibili. Apprendiamo, tuttavia, che rispetto alla questione analisi dei tamponi, su cui il Piemonte continua ad andare al rallentatore, ci sono 3 laboratori di analisi, nello specifico quelli di Rivoli, Susa e Pinerolo, che, attualmente, vengono utilizzati come semplici centri di spedizione, nonostante sarebbero perfettamente in grado di analizzare i tamponi come hanno dimostrato nella prima fase dell’epidemia (fino al 3 aprile). Questo accade, come segnala FP Cgil, per la mancanza dei reagenti che invece nei laboratori di analisi privata non mancano. Perché non utilizzare a pieno regime questi laboratori e i relativi oltre 70 tecnici, invece di delegare il servizio a strutture private? Chi e come sta distribuendo i reagenti? E pensare che, in tempi non sospetti, Forza Italia, il partito dello stesso presidente Cirio, si è fortemente opposta alla razionalizzazione dei laboratori di analisi salvo poi, una volta al governo, non utilizzarli, preferendo invece appoggiarsi al privato”.
Daniele Valle Consigliere regionale del Gruppo del Partito Democratico
COMMENTARII di Augusto Grandi / Forse si sono accorti che aver seminato il terrore tra le pecore italiane è stato un errore. Forse si sono accorti che le pecore possono fornire lana e latte ma non trascinano un Paese verso la ripresa.
Ed allora la squallida classe dirigente italiana ha affidato al Corriere della Sera il compito di insufflare un briciolo di coraggio in un popolo che ha paura di uno starnuto.
Al Corriere perché era il quotidiano della buona borghesia italiana, prima che gli oligarchi spazzassero via la buona borghesia, proletarizzandola. Ma ora il quotidiano milanese ha il compito di richiamare alle armi quella che dovrebbe essere la spina dorsale del Paese. Quella che ne era la spina dorsale prima di venir confinata su un divano a far quadrare i conti della propria esistenza materiale e spirituale…
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Il Corriere riscopre la borghesia per rimediare al disastro della politica
Coronavirus, Grimaldi (LUV): “La Giunta risponda”
“Vorremmo che la Giunta, nelle sedute della Commissione Sanità e del Consiglio della prossima settimana, rispondesse a queste domande: come è potuto avvenire che siano state recapitate negli ospedali e nelle Rsa mascherine non utilizzabili? Quali Dispositivi di protezione siano stati forniti ai medici? Perché le persone in quarantena a domicilio non sono state fornite di DPI, nonostante sia previsto dal primo rapporto dell’ISS? Che ne è delle USCA?” – così Marco Grimaldi, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, interpella la Giunta, facendo riferimento ad alcune vicende eclatanti emerse negli ultimi giorni.
La prima, al centro di un’interrogazione indifferibile e urgente che Grimaldi ha destinato alla IV Commissione, fa riferimento alle mascherine prodotte dagli stabilimenti Miroglio di Alba, dichiarate da Icardi certificate «ad uso sanitario» per ospedali, operatori sanitari, farmacie e contagiati in isolamento domiciliare. Eppure, l’Iss non le ha certificate, così Icardi ha dovuto correggere il tiro dicendo che servivano «per andare a fare la spesa». E l’Assessora Caucino ha confermato che le mascherine lavabili Miroglio sono state consegnate anche alle Rsa, ma “soltanto 30 mila”.
“Caucino rivendica il contributo alle strutture per anziani e ai servizi sociali? Che coraggio!” – prosegue Grimaldi. – “Addirittura sostiene che ‘nel momento di massima emergenza anche le mascherine fornite devono essere state utili’. L’occasione fa la mascherina filtrante! Non solo la Regione non ha nulla di cui vantarsi perché non le ha pagate, dato che le prime 500mila sono state donate da Giuseppe Miroglio, in più l’Unità di Crisi ha stabilito una destinazione d’uso errata, nonostante sui dispositivi fosse segnalato quali usi potevano esserne fatti”.
“Vogliamo sapere non solo, a questo punto, quali DPI siano stati forniti ai medici” – conclude Grimaldi, – “ma anche come mai non sono stati dati dispositivi a chi era a casa. Molte persone (addirittura alcuni infermieri) continuano a segnalare che, malate di Covid19 con sintomi lievi e quindi in quarantena presso il domicilio, pur trovandosi a condividere l’appartamento con famigliari e altre persone, non solo non sono state più contattate dal SISP ma non hanno mai ricevuto dispositivi di protezione”.
Eppure, il Rapporto ISS COVID-19 n. 1/2020 aggiornato al 7 marzo 2020, alla pagina 7 riporta al punto 1 che è prevista la “verifica delle condizioni abitative e consegna dei DPI” e che la persona infetta deve rimanere in una stanza isolata, indossare mascherina se entra in contatto con altre persone della casa, avere un bagno dedicato se possibile, pulire quotidianamente le superfici della casa con disinfettanti, guanti e mascherina.
“Come si pensa” – conclude Grimaldi – “di uscire dalla crisi se i cittadini non sono messi nemmeno nelle condizioni di tutelare la salute del proprio nucleo familiare? Com’è possibile che nella città di Torino a oggi operino solo due Unità speciali di continuità assistenziale, quando il fabbisogno per legge dovrebbe essere di una ogni 50mila abitanti?”.
Conformare nel trattamento i titolari di assegno ordinario di invalidità (AOI) ai cosiddetti “invalidi civili” con partita IVA e invalidità al 100% è l’unico modo per evitare che a pagare il conto più salato siano persone che già vivono una fragilità.
Se hai una disabilità o se sei un paziente oncologico, niente bonus da 600 euro. Riassunto brutale ma realistico dello stato delle cose: tale somma è infatti negata, allo stato attuale, ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti che hanno un assegno ordinario di invalidità. Piena compatibilità con il bonus, invece, per coloro che, avendo una partita IVA e presentando particolari patologie, rientrano tra i cosiddetti “invalidi civili” con invalidità al 100%. Urge conformare a questi ultimi, nel trattamento la situazione dei titolari di assegno: l’inclusione delle persone che vivono una condizione di malattia o di disabilità (persone alle quali i caregiver continuano a dare supporto) deve essere, in questo caso specifico, prima di tutto economica. Evitiamo che a pagare il prezzo peggiore siano sempre i soliti.
Volt disegna una Torino migliore
Riceviamo e pubblichiamo / Da mercoledì 22 aprile, in occasione del Giorno della Terra, e nelle settimane seguenti, Volt comunicherà la sua visione per una Torino più sostenibile e competitiva
La diffusione del Covid-19 e i decreti imposti dal governo Conte ci hanno costretti in casa.
Questa necessaria sospensione della normalità ha costretto molti a interrogarsi sul futuro:
quali saranno le nostre nuove buone abitudini? Che cosa, invece, resterà legato al passato?
Noi di Volt Torino abbiamo utilizzato questo tempo per elaborare le varie proposte e spunti
nati da mesi di lavoro in cui ci siamo confrontati con le realtà del territorio legate al contesto
ambientale, partendo dalle associazioni fino a coinvolgere rappresentanti del settore
economico e dell’Università. Interrogandoci su come vorremmo la Torino del futuro, in vista
del Giorno della Terra (22 aprile), ci siamo concentrati su quali azioni politiche potrebbero
migliorare la nostra città dal punto di vista ambientale, con grandi benefici per la salute e, sul
lungo termine, risparmi per le tasche di tutti.
Vogliamo una città più ecologica e più attenta al benessere dei propri cittadini: una città che
compia scelte audaci sul piano dell’ecosostenibilità, conciliando il fondamentale diritto alla
salute con la garanzia di un futuro di prosperità per Torino e per i torinesi. Vogliamo una città
che, grazie a un ridisegnamento urbanistico, sappia sia affrontare in modo adeguato le
inevitabili sfide ambientali del futuro, sia contribuire ad aumentare la qualità della vita per i
cittadini di tutti i quartieri – periferie incluse. Vogliamo una Torino che sia all’altezza di attrarre
risorse e capitali messi in campo dal Green Deal europeo, il massiccio piano di investimenti
economici UE per l’ambiente. Vogliamo dunque una città che faccia della trasformazione
verde una delle leve fondamentali per il rilancio economico, per il miglioramento delle
condizioni di vita, per l’attrattività nazionale e internazionale.
Questa Torino avrebbe così tutte le carte in regola per risultare la prima città italiana a
concorrere ed aggiudicarsi i Green Capital Awards del 2026 una conquista che risulterebbe
anche in un’importante eco all’estero.
Al di là delle dichiarazioni, proviamo a concretizzare la nostra visione, che racconteremo in
dettaglio sulla pagina Facebook di Volt Torino:
Il primo obiettivo che ci prefiggiamo è riuscire a diminuire i giorni in cui Torino sfora il limite
di massima concentrazione di PM10. Per legge sono previsti 35 giorni: noi vogliamo
dimostrare che con maggior responsabilità di amministrazione e cittadini, per Torino è
possibile abbassare la soglia di tolleranza a soli venti giorni all’anno. Per raggiungere questo
obiettivo abbiamo sei proposte, che abbiamo chiamato 20 di aria nuova.
1. 20 km/h – portare la velocità massima in tutti i controviali a 20 km/h, con priorità d’uso ai
mezzi a trazione non motorizzati (bici) o elettrici (monopattini): in questo modo si salvaguarda
un buon numero di parcheggi e il traffico automobilistico non è escluso, ma viene subordinato
alla mobilità dolce .
2. 20 km – tale è la lunghezza delle nuove piste ciclabili che vogliamo realizzare all’anno:
servono raccordi sicuri tra i tracciati già esistenti ed è necessario creare nuovi itinerari, scelti
monitorando i flussi di spostamento casa-lavoro più congestionati dal traffico, e ascoltando le
richieste delle associazioni di categoria.
3. 20% – è l’aumento delle tariffe oraria dei posteggi e dei minimi di multa nella ZTL (con
deroga ai mezzi di consegna merci), ma anche dello sconto applicato al costo di un viaggio
andata-ritorno di chi sceglie di raggiungere il centro urbano coi mezzi pubblici. Vogliamo
ridurre il traffico nel centro cittadino, non il commercio!
4. 20 – i giorni minimi di smartworking previsti per tutti i lavoratori degli uffici comunali con
mansioni compatibili nel periodo novembre-marzo (quando le concentrazioni di PM10 sono
più alte); se le imprese private vorranno seguire il buon esempio dato dal Comune, esse
prevederanno benefici fiscali proporzionali al numero di dipendenti che avranno goduto dello
stesso periodo minimo di smartworking.
5. 20 °C – la temperatura condizionata massima (quindi limite di tolleranza incluso) di tutti gli
ambienti di lavoro comunali in inverno; anche in questo caso, le imprese private (o i cittadini)
potranno seguire il buon esempio dato dal comune, aderendo a un programma di
monitoraggio e ricevendo un premio commisurato al loro sforzo.
6. 20’ – come il modello urbanistico anglosassone dei 20 minutes neighborhood, che pianifica
la distribuzione dei servizi in modo tale che ogni cittadino non impieghi più di venti minuti, con
i mezzi pubblici, a piedi o in bici, per accedere ai servizi principali. In quest’ottica, al
ridisegnamento urbanistico si accompagnerà una riorganizzazione più razionale delle linee di
trasporto pubblico, in conformità al tipico tracciato stradale torinese.
A maggio, compatibilmente con la situazione, inizieremo la presentazione del nostro progetto
in varie zone della città: crediamo che il contatto con il territorio, con le associazioni civiche
che già si battono per raggiungere obiettivi simili ai nostri siano importantissime per costruire
una proposta condivisa ed al contempo efficace.
Giuseppi pronto al flirt con Forza Italia
Che Giuseppe Conte sia uno che ama comparire è cosa nota. Da quando è presidente del consiglio non ci ha fatto mancare esternazioni, conferenze stampa ed interviste in numero ragguardevole.
Di solito dice cose note che sono già trapelate attraverso gli organi di stampa da ore se non da giorni.
Per questo l’intervista rilasciata a Il Giornale pubblicata domenica ha suscitato un insolito interesse per almeno tre motivi.
Innanzitutto la scelta della testata. Come è noto il quotidiano diretto da Sallusti è molto vicino alla famiglia Berlusconi. Ciò ha permesso al premier di aprire una linea di credito politica a Forza Italia. «Io sono sempre aperto al dialogo con tutti – ha detto Conte -. Ho apprezzato l’atteggiamento costruttivo e responsabile di Forza Italia, tanto nell’emergenza coronavirus quanto nei rapporti con l’Europa»…
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Non potendo dare consigli a un presidente del Consiglio che interpella il Parlamento attraverso Facebook, segnalo al presidente Conte che la disputa sulle modalità e i tempi per la riapertura dell’Italia ha esaurito le ultime risorse di pazienza degli italiani, stremati da ben più gravi motivi.
Circondato da legioni di esperti, virologi, economisti, sociologi (a proposito: ma chi paga tutte queste persone e tutte le task force e commissari straordinari che si sono fatte le singole Regioni?), il presidente Conte farebbe bene a sentire qualche esperienza di vita vissuta da cittadini “inesperti” ma ricchi di buon senso. La fine del lockdown e la riapertura cadenzata su base regionale è una assurdità. Le filiere produttive non sempre e quasi mai sono concentrate all’interno della stessa Regione. Bene hanno fatto a ricordarlo il presidente della Lombardia, Fontana, e l’assessore Gallera: se si decide di riaprire l’automotive, non possono riaprire in tempi diversi gli stabilimenti di Melfi, Cassino o Torino poiché molti fornitori provengono da altre Regioni. Una riapertura su base regionale può valere per quelle attività autonome (penso ai parrucchieri o alle palestre) svincolate per loro natura da una filiera produttiva su scala nazionale. Tutto il resto, per non accrescere i già enormi disagi degli italiani, deve riaprire in tutta Italia. Il presidente Conte senta pure gli esperti e i professori, ma poi si affidi al buon senso.
on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia
Dibba pronto per un suo nuovo partito?
COMMENTARII di Augusto Grandi / “Dibba fascista sei il primo della lista”. “Dibba e cinesi finirete appesi”. No, non è ancora arrivato il momento di esplicitare con questi slogan l’avversione per il ritorno sulla scena di Alessandro Di Battista.
Ma è solo questione di tempo. La lettera inviata da Dibba al Fatto Quotidiano (un po’ scontato il destinatario) ha suscitato polemiche a 360 gradi. Anche se Giggino direbbe a 365.
Si indignano alcuni pentastellati, non pochi. Ed hanno perfettamente ragione perché Di Battista predica la coerenza e loro, che hanno cambiato opinione più rapidamente di quanto cambino le mutande, si sono sentiti offesi, umiliati. Ma come si permette, Dibba, a pretendere di rispettare le promesse elettorali? Gli impegni?…
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La polemica politica infuria sulla sanità piemontese, rinfocolata dalla puntata di ieri della trasmissione televisiva Report
“Da settimane continuiamo a denunciare la “discutibile” gestione dell’emergenza COVID-19 in Piemonte: mancanza di diagnosi tempestive e di tamponi, e-mail smarrite, insufficienza di dispositivi di protezione per gli operatori sociosanitari, – affermano i consiglieri e la segreteria regionale del Pd – situazioni insostenibili all’interno delle RSA. Il Presidente Cirio e l’Assessore Icardi hanno la piena responsabilità politica di tutto quello che accade in Piemonte e, quindi, di questa situazione gravissima. Sono entrambi a capo della catena di comando che dovrebbe gestire l’emergenza, sono loro ad avere il compito di scegliere i collaboratori e le linee e le misure da seguire, non altri. Decisamente sono risibili i tentativi di addossare a terzi le colpe.
Le scelte di Cirio e Icardi, nell’affrontare il Covid-19, sono state confuse e su questo ci siamo espressi già in passato. La puntata di Report di ieri ha, semplicemente, raccontato a un pubblico più vasto gli errori che hanno pagato e pagano i cittadini piemontesi. Adesso è quanto mai urgente comprendere quale sarà il ruolo dell’unità di crisi, del comitato scientifico in seno all’unità e della nuova task force, coordinata dall’ex Ministro Fazio, perché il Piemonte non può più permettersi errori. Tuttavia, prendiamo atto che con la definizione dell’ultima task force l’Assessore alla Sanità sia già, nella sostanza, commissariato.
Cirio, a questo punto dovrebbe, responsabilmente, azzerare i vertici politici del sistema socio-sanitario piemontese, a partire proprio dall’assessore alla Sanità. Questa, prima che una richiesta dell’opposizione, dovrebbe essere la logica conseguenza della drammatica situazione che si è venuta a creare in Piemonte”.
“Da settimane diciamo che in Piemonte le cose non vanno. I numeri dell’epidemia non ci tornavano. Ieri sera Report lo ha mostrato ad un pubblico ancora più grande, ma non ha svelato nulla di diverso da ciò che famiglie e operatori sanitari testimoniano, e i giornalisti e i reporter di tante testate denunciano dall’inizio della crisi” – dichiara Marco Grimaldi, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi.
“Mancavano mascherine e tamponi, è vero, ma è l’intera gestione dell’emergenza che ha fatto acqua da tutte le parti” – prosegue Grimaldi. – “Nessuno prendeva in carico le segnalazioni dei pazienti infetti fatte dai medici di famiglia; il caso della Provincia di Alessandria non è stato una sfortuna – come ha dichiarato Icardi – ma si è determinato dopo una precisa catena di errori. Il dramma delle Rsa, che Report ha tralasciato, è la punta dell’iceberg di una gestione caratterizzata da incapacità di ascolto e sottovalutazione delle osservazioni critiche e delle tante proposte arrivate tanto dal territorio, dal mondo del lavoro e della sanità”.
“Credo” – conclude Grimaldi – “che la difficoltà di operare in uno scenario inedito non possa giustificare tutto ciò. Per questo chiediamo da giorni un azzeramento tanto dell’unità di crisi, quanto dei vertici socio- sanitari della politica regionale”.
La deputata piemontese del Movimento 5 Stelle Jessica Costanzo commenta: “Con solo 287 posti in terapia intensiva nella regione, il Sisp ha mostrato una totale inefficienza. I medici di famiglia hanno mandato molte segnalazioni su sospetti casi Covid senza ricevere risposte. Oltre a loro, anche la sottoscritta, colleghi, consiglieri regionali, sindaci e associazioni con cui mi sono confrontata in questo periodo hanno inviato diverse richieste e segnalazioni alla regione senza ottenere ascolto”.
“Il tutto con conseguenze gravissime – continua Costanzo – come pazienti rimasti senza tamponi, scarsa assistenza territoriale tramite le Usca, mancanza di dispositivi di protezione individuale idonei per gli operatori sanitari, un piano contro le pandemie completamente disatteso e solo due laboratori per processare tamponi. Gravi gli episodi anche nelle Rsa dove sono morte 172 persone e non abbiamo ancora dati completi”.
La richiesta di Jessica Costanzo: “Esigiamo risposte dal presidente della Regione Alberto Cirio. La sanità piemontese deve essere commissariata. A nulla serve chiamare l’ex ministro di Forza Italia Fazio. Occorre commissariare l’Unità di Crisi di concerto con il Governo e con il Ministro della Sanità”.
Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, in un comunicato congiunto parlano di “sciacallaggio politico”:
“Non esiste un caso Piemonte, con buona pace della trasmissione Report che ha scelto di trasmettere solo alcuni dati e non altri: ad esempio, secondo la Protezione Civile il Piemonte raggiungerà il traguardo dei contagi-zero il 21 di maggio alla pari del Veneto, oltre un mese prima di altre regioni italiane” ricordano i capigruppo delle forze di maggioranza in Consiglio Regionale del Piemonte Alberto Preioni (Lega), Paolo Ruzzola (Forza Italia) e Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia), che lanciano un appello “Auspichiamo che anche le minoranze dimostrino l’onestà intellettuale di non sminuire i risultati raggiunti con fatica dalla Giunta nel contrasto all’epidemia perché si troverebbero ad infangare tutta la Regione Piemonte e non solo i loro avversari politici, proprio nella fase delicata in cui il Governo nazionale sta decidendo regole e tempi sulla revoca del blocco. Sarebbe davvero irresponsabile rischiare di vederci classificati zona rossa solo per una rappresentazione denigratoria del Piemonte, svincolata dai dati oggettivi: poi dovrebbero risponderne di fronte alle imprese impantanate e ai lavoratori lasciati a casa”.