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Grimaldi (Luv): “Parità di genere per le elezioni”

 “Altro che modificare il regolamento del Consiglio regionale, l’unica modifica assolutamente necessaria è l’introduzione della parità di genere per le elezioni in Piemonte”.

“Abbiamo depositato una proposta di legge che modifica l’attuale legge elettorale, inserendo nel testo la doppia preferenza di genere, con l’obiettivo di certificare chiaramente che anche nell’accesso alle cariche pubbliche la parità tra uomini e donne deve essere raggiunta attraverso tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione” – dichiara Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione, riprendendo la proposta di legge di Liberi Uguali depositata nel 2018, la cui prima firmataria fu la consigliera regionale Silvana Accossato.

“Dopo le esternazioni del presidente del Consiglio regionale – prosegue Grimaldi –, martedì scorso in Aula abbiamo ricordato che l’introduzione della doppia preferenza e della parità di genere nella legge elettorale del Piemonte è l’unica modifica davvero necessaria al nostro ordinamento regionale”.

“Inoltre – dichiara Marco Grimaldi –, la nostra proposta mira a sanare un primato che non ci fa onore, il Piemonte è infatti l’unica Regione, insieme alla Puglia, nella quale la legge elettorale non preveda ancora la parità di genere, nonostante una legge dello Stato (la n. 165/2004, come modificata dalla legge 15 febbraio 2016, n. 20) lo imponga e il nostro Statuto, all’articolo 13, assicuri ‘uguali condizioni di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive’; il Consiglio – secondo Silvana Accossato – non può continuare a restare sordo alle numerose e pressante sollecitazioni che arrivano dalle associazioni delle donne e dalle elettrici in generale, che non comprendono una posizione assurda che è del tutto fuori dal nostro tempo”.

“Sappiamo per esperienza che la modifica della legge elettorale è un tema complesso e che in passato, in più di un’occasione, a fronte di molte buone intenzioni teoriche nella pratica l’iter ha incontrato molti ostacoli. Con la scusa di una revisione complessiva della legge la semplice modifica e l’introduzione della parità di genere è sempre stata rimandata a data da destinarsi: per questo motivo – concludono Grimaldi e Accossato – chiediamo che il Consiglio a settembre discuta e approvi velocemente la nostra proposta di legge, in modo da fissare un punto di non ritorno: se poi il Consiglio vorrà apportare nuove modifiche all’architettura della legge elettorale piemontese, noi ad esempio auspicheremmo anche il superamento del cd. listino, potrà sempre farlo, prendendosi tutto il tempo necessario. Per raggiungere la parità uomo-donna in Piemonte invece di tempo non ce n’è più”.

Napoli (Fi), Alleanze locali: “M5S o Pd, chi perderà la faccia?”

Non si è ancora spenta l’eco rimbombante del “no” pronunciato dal PD alle ricandidature di Chiara Appendino, a Torino, e di Virginia Raggi, a Roma.

 

Allora, che cosa significa il via libera degli iscritti alla fine del limite dei mandati e a tessere alleanze politiche sul piano locale? Viene da pensare che gli iscritti al M5s siano più furbi di Nicola Zingaretti. Anzi, hanno così bene assimilato la capacità manovriera dei vecchi partiti da mettere in contraddizione il PD con se stesso.

     Come dovrà regolarsi Zingaretti con il M5s, pronto a trasformarsi da alleato riottoso e scomodo in alleato strategico? Di Maio è pronto a siglare alleanze, e il PD che cosa deve fare a Roma dove Raggi ha già annunciato la sua ricandidatura? E se a Torino Chiara Appendino ci ripensa, e si candida? Il Pd continuerà sempre a dire no oppure deve assumersi la responsabilità di concedere la vittoria al centrodestra?

     Sono domande alle quali il PD non può sfuggire. L’alleanza “strategica” con il M5s non potrà che essere asimmetrica, nel senso che uno dei due – Di Maio o Zingaretti – deve perdere la faccia con il proprio elettorato: o Zingaretti accetta di sostenere Raggi, oppure Di Maio accetta un candidato terzo e abbandona al suo destino la sindaca uscente. Per essere alleati, non c’è male: si fanno sgambetti e mettono trappole a ogni angolo.

on. Osvaldo Napoli, del direttivo di Forza Italia alla Camera

Laus (Pd): “M5S, esperienza sulla pelle dei torinesi”

Il commento del senatore Pd Mauro Laus alle dichiarazioni della sindaca di Torino

La sindaca Appendino, come già altri suoi compagni di partito prima di lei, si è accorta che per amministrare la cosa pubblica in posizioni apicali ci vuole una buona dose di esperienza.

Sua dichiarazione: “abbiamo fatto esperienza.Tanta, tantissima esperienza” Brava.
Peccato che a Torino il M5s si sia fatto la sua “esperienza” sulla pelle della gente e del tessuto economico locale e benché apprezzi la nuova consapevolezza politica conquistata dalla sindaca mi chiedo come intenda risarcire gli inevitabili danni causati da 5 anni (CINQUE) di improvvisazione.
Saper misurare i propri risultati e le proprie forze è il segno più concreto di una raggiunta esperienza e su questo il ragionamento di Appendino è ancora ben lungi dall’aver acquisito la giusta maturazione. Perció occhio a perseverare nell’errore! E questo vale per tutti i partiti. Se a qualcosa è servita l’esperienza fatta dal governo Cinquestelle torinese è proprio a dirci di evitare gli azzardi.

La sindaca Appendino dice sì all’accordo con i partiti alle Comunali

La Sindaca Chiara Appendino ha scritto un intervento su Facebook, che pubblichiamo di seguito, dove spiega le sue opinioni a proposito del voto sulla piattaforma Rousseau riservato agli iscritti di M5S

 

Fino alle 12, gli iscritti alla piattaforma Rousseau, potranno votare in merito a due quesiti.Vorrei provare a entrare nel merito del secondo quesito e condividere con voi qualche idea.

No, tranquilli, non mi sono dimenticata del primo quesito. Molto semplicemente, come molti di voi sanno, quello della deroga al doppio mandato è un tema che potenzialmente mi tocca in prima persona. Dunque – anche per coerenza con quanto ho sempre detto su questo punto – mi sono astenuta dal voto e non aggiungerò commenti.

Ma veniamo, appunto, al merito del secondo quesito.

Sono passati oltre dieci anni da quel 4 ottobre 2009, quando nacque il Movimento 5 Stelle.
Chi di voi c’era dall’inizio?

Io mi sono avvicinata nel 2010, pochi mesi dopo. Ancora oggi, conosco e riconosco tantissime persone. Migliaia e migliaia di attivisti in tutta Italia che con i loro sforzi, in qualsiasi modo, hanno permesso di realizzare quello che praticamente tutti ritenevano impossibile. Per i più eravamo il partito dello zerovirgola. Siamo diventati in pochi anni prima forza politica del Paese. Entrando nei consigli circoscrizionali, comunali, regionali, in Parlamento e, infine, al Governo.

Come è stato possibile questo?

È stato possibile perché abbiamo dimostrato, nei fatti, che si può fare politica in modo diverso. Che si può fare Politica mettendo le idee e le persone al centro della propria azione. Lavorando nell’esclusivo interesse dei cittadini, dei territori e dell’intero Paese.

Ma è stato possibile anche perché abbiamo fatto esperienza. Tanta, tantissima esperienza.

Abbiamo esultato, abbiamo sbagliato, abbiamo fatto scelte coraggiose. Alcune vincenti, altre per cui ci lecchiamo ancora le ferite.

E l’esperienza, gli errori – ma anche le vittorie – a volte ti portano a pensare che forse qualcosa avresti potuto fare meglio. Che il mondo non è solo bianco o nero. Che le buone idee sono ovunque e che dialogo e confronto sono l’unico vero strumento per curarle, farle crescere e trasformarle in realtà.

Credetemi, in questi anni da Sindaca di quella che per me è la più bella città del mondo, ho imparato tanto. E forse ciò che ho imparato di più è che le idee, per funzionare, devono andare oltre qualsiasi pregiudizio.

Non ho alcun timore a dire che mi sono dovuta ricredere su molte persone. Nel bene e nel male.
E non ho alcun timore a dire che se ciò non fosse accaduto probabilmente molti risultati non li avremmo portati a casa.

Semplicemente, sono e siamo cresciuti. E se qualcuno preferisce dire che siamo cambiati… beh, sì. Siamo cambiati.

Quei paletti che ci siamo dati ci sono serviti a non sbagliare strada quando ancora non sapevamo guidare. Ora siamo cresciuti e, mi sento di dire, è arrivato il momento di guardare oltre quei paletti.

Non è una questione di sigle, né di nomi. È una questione di fiducia in noi stessi. È una questione di fiducia nei territori.

Votare “sì” al secondo quesito vuol dire dare un’opportunità in più ai territori che oggi non esiste. Ma vuol dire anche far crescere dando più responsabilità. Proprio perché la possibilità di scelta è in sé una responsabilità. Ogni territorio deciderà cosa fare, nell’esclusivo interesse della sua comunità.

La fiducia è il dono più bello che si possa fare. Ed è ora di guardare oltre quei paletti.

Per questo motivo, su Rousseau, al secondo quesito ho votato sì.

 

Finirà tutto a tarallucci e vino

Finirà tutto a tarallucci e vino. Chi ha preso il bonus di 600 euro ha fatto al più un errore veniale non mortale. Tra 6 mesi tutto come prima. Credibilità della classe politica pari a zero.

Ci prendono in giro dicendo che la colpa è del loro commercialista. Alias, io firmo e non so che cosa sto firmando. Loro sono sgradevoli ma sono ancor più sgradevoli quelli che fan finta di crederci. Molinari li sospende dicendo che anche loro sono d’accordo. Appunto, premessa perché tutto finirà a tarallucci e vino.

Addirittura nel PD ci si autosospende dal partito, così risparmi anche i soldi da versare, due piccioni con una fava. Non smetterò mai di ripeterlo: i partiti, nel migliore dei casi sono un ologramma, praticamente un comitato elettorale. Con due grandi differenze, diciamo così, di metodo. Nelle elezioni nazionali non c’è preferenza. Si ottiene un posto valido per essere eletto solo se si hanno robuste relazioni con il centro, sia Roma come Milano, ora Arcore è in disarmo. In sede locale tra regione e comune valgono le preferenze. Non a caso c’è ampia polemica e relativa bocciatura di alcune leggi regionali che non prevedano la parità di genere. Palmiro Togliatti diceva: i partiti sono la forma organizzata della democrazia. Ora può sembrare quasi una banalità. Non lo era allora dopo più di 20 anni di dittatura fascista. C’era un desiderio di partecipazione derivato anche dalla mancanza di libertà ed in particolare dalla singola volontà di emanciparsi. Sono passati 75 anni e ora è un altra musica. Una musica che non mi piace.

Rivendico il diritto di non ascoltarla, almeno questo sia un mio diritto. Vero, non ho soluzioni in tasca. La Storia è ciò che è. Non un’altra cosa rispetto a quello che è avvenuto. Si rischia, indubbiamente c’è moralismo a buon mercato. Mi sono beccato del qualunquista perché ho sostenuto che la principale colpa è di chi li ha messi lì. Riconfermo tutto precisando: meglio qualunquista che connivente attraverso il giustificazionismo. E a proposito di qualunquismo. Coniato in positivo il 27 dicembre del 1944 da Guglielmo Giannini, il movimento divenne un partito con il suo discreto consenso elettorale. Addirittura fu il primo partito in città come Roma Napoli o l’intera Sicilia. I raffronti con l’ attuale situazione è palesemente ovvio, e anche , dubito fortemente che la maggioranza degli eletti in Parlamento sappia questo pezzo di Storia. Ora va di moda chi mette Beirut in Libia. Per giunta Guglielmo Giannini era un attore in decadenza che trovo’ nella politica una sistemazione personale. Orbene, fu decisamente emarginato dalla  classe politica e quando la Dc o il MSI si ripresero i voti ridivenne marginale. Unico che lo considero’ un minimo fu Palmiro Togliatti. Cosa curiosa, no? Il principale obiettivo di Giannini era limitare e combattere i comunisti. C’era , di fatto, un minimo di cultura politica proprio figlia dell’assenza di libertà politica. Verrebbe voglia di dire che per oggi è l’opposto. La più totale assenza di cultura politica proprio perché c’ è troppa libertà. Libertà apparente perché ti porta al punto di partenza. Più precisamente non esiste un punto di partenza perché non si vuole andare da nessuna parte.

Vale solo il presente ed il solo proprio presente. Si è “quella cosa lì ” non perché si vuole essere quella cosa lì. Diventa tutto tragicamente immanente. Così non importa delle conseguenze dei propri atti. Esempio, quei 12oo euro di bonus. Prima portiamo a casa poi si vedrà. Al più, come del resto è avvenuto, non è colpa mia ma di un altro. Sulla graticola l’attuale Presidente INPS Pasquale Tridico, da molti considerato un non-capace e messo lì solo per garantire Salvini e Di Maio su quota cento e reddito di cittadinanza. Ora è considerato ‘l ispiratore della fuga di notizie che ha scoperchiato il caso. Il motivo è presto detto: incidere e sponsorizzare il sì al referendum. E da più parti si chiedono le sue dimissioni per l’incapacità nell’erogare la cassa integrazione. Non solo non c’ è più cultura politica ma c’è linearità di fare politica. Impressionante come facciano l’esatto opposto di quello che dovrebbero fare per ottenere quello che vorrebbero. Tutto decisamente e  totalmente approssimativo. Solo che ora si dovrebbe letteralmente salvare l’intero Paese. Non siamo messi bene. Benedetto Croce disse: se servisse qualcosa sarei pessimista. Non mi permetterei di contraddire l’ insigne Filosofo e tra i fondatori di questa repubblica, nonostante le sue simpatie monarchiche. Io non riesco altro che dire, viceversa, che il pessimismo è d’obbligo. Come diceva Pier Paolo Pasolini le speranze, molte volte sono un alibi per la propria impotenza esistenziale. Io, e penso molti altri, ci sentiamo spaesati , in crisi , ed impotenti verso questa sconsolante realtà.

Patrizio Tosetto

Napoli (Fi): “I parlamentari possono avere l’ecobonus?”

Una domanda che può sembrare provocatoria ma non lo è, la rivolgo al presidente Conte ma anche ai Soloni e ai castigamatti del nostro Paese:

un parlamentare può accedere all’ecobonus del 110% per la ristrutturazione della prima o della seconda abitazione? E può godere dei vantaggi fiscali per l’acquisto di elettrodomestici, così come previsto dai provvedimenti del governo? Sono domande legittime, doverose, a mio giudizio, per portare un po’ di chiarezza nella polemica, degenerata in rissa secondo il triste costume populista di questo tempo, dei cinque parlamentari che hanno intascato i 600 euro di bonus, e per i quali continuo a chiedere le dimissioni per insipienza, come ho detto, e non per immoralità.

     Il moralismo accattone di cui ci nutriamo ogni giorno ha alzato a peccato mortale, degno di fucilazione, maneggiare o intascare denaro direttamente, sia pure nel rispetto di una norma generale. Se invece intaschiamo denaro sotto forma di detrazioni o bonus fiscali, addirittura nella misura del 110%, il peccato cessa d’incanto e con esso l’indignazione collettiva. Stiamo parlando di provvedimenti tutti ugualmente validi erga omnes. Allora dovremmo tutti aspettarci che l’Agenzia delle Entrate ci comunichi al più presto quanti politici hanno usufruito dell’ecobonus. L’idea di aprire contro i parlamentari una stagione di discriminazioni e di crucifige per compensare una lunga stagione di privilegi ci dice quanto infima sia la qualità dell’attuale ceto politico, a tutti i livelli. Continuiamo a pagare le conseguenze della fine dei grandi partiti, con la loro capacità di selezionare il personale politico e garantirne una certa qualità sul piano morale e amministrativo.

On. Osvaldo Napoli, direttivo di Forza Italia alla Camera

Verdi – Europa verde: “I furbetti si dimettano”

La triste vicenda del Bonus Covid-19 richiesto da parlamentari, sindaci e consiglieri regionali fa rabbrividire.

“Siamo dell’idea che tutti coloro che hanno percepito gli indennizzi del Covid-19 e al contempo ricoprono importanti cariche politiche debbano DIMETTERSI.

Esponenti politici che speculano su una situazione di grave crisi economica non sono giustificabili né ammessi.
Difatti per rispetto ed etica politica nei confronti dei cittadini, tali soggetti non dovrebbero percepire neanche un centesimo, anche a fronte dei propri stipendi mensili certamente non indifferenti.

Crediamo, inoltre, che questi non siano in grado di garantire la ‘trasparenza’ del loro operato nelle sedi istituzionali, venendo meno alla loro funzione di rappresentanza e tutela verso i cittadini.

Perciò, come già detto,
chiediamo le DIMISSIONI IMMEDIATE delle persone coinvolte in questa vicenda.”

Cosi in una nota, i Co-portavoce regionale dei Verdi – Europa Verde Piemonte, Tiziana Mossa e Alessandro Pizzi.

Tragedia a Castelmagno, il cordoglio del presidente Stefano Allasia

Le parole del presidente dell’Assemblea regionale

Esprimo a nome del Consiglio regionale del Piemonte, il cordoglio per l’immane tragedia di questa notte avvenuta a Castelmagno nel cuneese che ci lascia tutti senza parole.

Il mio pensiero va alle famiglie dei cinque giovani che hanno perso la vita, comprendendo che nulla può alleviare un dolore così grande, ma in questo momento  è importante stringerci attorno a loro. Di fronte alla morte di giovani vite non si può che restare sgomenti e addolorati.

“Scuole smilitarizzate”

Con l’inizio del prossimo anno scolastico, segnato da tante difficoltà ed incertezze ma anche da nuove sfide e nuove prospettive, il MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione) e Pax Christi Italia (Movimento Cattolico Internazionale per la pace), desiderano essere a fianco di docenti e alunne/i, per ripartire da una scuola che sappia cogliere, dal dramma della pandemia, l’occasione per rigenerare la nostra società, guardando al futuro con fiducia e speranza e promuovendo la pace, quale bene laico e universale, da proteggere e trasmettere alle giovani generazioni.

Oggi più che mai dobbiamo fare scelte coraggiose per la difesa della nostra umanità, e per fare ciò, vogliamo ribadire, senza esitazione, l’importanza dell’educazione alla pace ed alla nonviolenza, quale modello pedagogico capace di trasmettere a bambine/i e giovani valori di solidarietà, giustizia, dialogo e convivenza pacifica tra i popoli.

Da qui nasce la Campagna “Scuole Smilitarizzate”, una campagna che intende ribadire la mission educativa della scuola ed invitare studentesse/i, docenti, dirigenti all’‟opzione della pace”. Ci rammarica e ci indigna constatare la presenza e l’incremento, in ambito scolastico, di molteplici attività, iniziative e progetti in collaborazione con le Forze Armate e quindi in palese contrasto con le finalità educative, formative e culturali dell’istituzione scolastica.

La scuola non è e non può essere il luogo “dell’opzione militare”, essa al contrario è il luogo ove coltivare la pace e educare ad essa. La prevenzione dei conflitti, la loro trasformazione nonviolenta, l’implementazione dei diritti e il rispetto della vita umana in tutti i suoi aspetti, sono i mezzi per costruire una cultura di pace e di nonviolenza.

Chiediamo pertanto che la scuola resti fedele alla sua azione pedagogica e coerente ai princìpi costituzionali, in particolare all’art. 11 della Costituzione che recita “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti”, per promuovere tra le/i giovani scelte ed azioni di pace che possano disarmare il nostro mondo, partendo proprio dall’educazione per arrivare alla politica, all’economia e a tutti gli ambiti della società.

La campagna, promossa in collaborazione con l’Associazione SOS Diritti, vuole rappresentare un percorso ampio e inclusivo dei tanti soggetti della società civile che sono impegnati continuamente per una scelta che escluda la violenza e coltivi la pace. È pertanto vitale la collaborazione tra la scuola e le tante associazioni operanti a questo scopo in Italia, alle quali rivolgiamo l’invito ad aderire e contribuire alla realizzazione di questa campagna, mettendo a disposizione delle scuole le proprie competenze e risorse, per costruire insieme una concreta alternativa di pace attraverso una rete capillare su tutto il territorio .

Con l’inizio del nuovo anno scolastico, la Campagna “Scuole Smilitarizzate” verrà lanciata ufficialmente e saranno forniti ulteriori dettagli e strumenti.

In questa anteprima della Campagna viene pubblicato sui social un video messaggio da parte dei presidenti nazionali del MIR e di Pax Christi che spiegano il perché delle “Scuole smilitarizzate”.

L’augurio è che le scuole possano scegliere di percorrere la strada della pace e della nonviolenza ed esserne promotrici.

 

Movimento Internazionale della Riconciliazione   –   Pax Christi Italia

Salizzoni scrive alla donna di Ivrea bersaglio di scritte razziste

“Cara Maria, conosco te e la tua famiglia, e ho avuto modo di conoscere tuo padre e la sua musica.

Per questo voglio dirti che le incivili scritte apparse su un muro della nostra Ivrea non devono intimorirti. Non ti curar di loro, né dei loro autori. Quelle scritte sono come rutti partoriti dal vuoto di coscienza e di conoscenza. Rumori scurrili utili a coprire il nulla di chi li ha emessi, e che costituiscono un insulto all’intera città. Graffiti vandalici di qualche nostrano ‘difensore della razza’, la cui matrice è da rinvenirsi in quella mistura di ignoranza, intolleranza e stupidità, che talvolta si traduce in gesti, simboli o parole che nulla hanno a che vedere con i valori fondanti la nostra comunità. Una comunità di cui tu e la tua famiglia siete da sempre parte. Vi abbraccio”. Con queste parole il vice Presidente del Consiglio regionale Mauro Salizzoni commenta le scritte razziste apparse in via Olivetti, ad Ivrea, rivolgendosi direttamente alla giovane donna vittima degli insulti.