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Genitori separati, Fdi: “In Piemonte rivoluzione normativa”

“Separati non vuol dire esclusi dalla vita dei propri figli o penalizzati sulle case popolari”, questo il messaggio della battaglia di Fratelli d’Italia. Dalla giunta della Regione Piemonte insieme l’assessore Maurizio Marrone il partito ha dato il via a una rivoluzione normativa volta a sostenere i genitori separati e divorziati.

Entrambe le parti riceveranno comunicazioni congiunte da parte della Regione su tutte le questioni riguardanti i figli minori e nel caso un genitore abbia dovuto lasciare il tetto coniugale, verrà previsto un punteggio aggiuntivo nelle graduatorie per l’edilizia sociale per aiutare i genitori single obbligati al versamento dell’assegno di mantenimento dei figli.

Ad annunciare la notizia sono la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli e l’esponente di Fdi a Torino Marco Farina, da anni in prima fila sul tema e promotore della modifica alla norma.

“La Regione promuoverà periodicamente un’adeguata informazione volta a garantire il diritto del minore al mantenimento di un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori – commenta l’onorevole Augusta Montaruli – richiamando la necessità di assicurare la comunicazione congiunta, da parte della Regione, a ciascuno dei genitori sulla situazione e gli interventi riguardanti i figli minori”. La norma, infatti, agisce anche in risposta a specifiche di almeno uno dei genitori, in ogni caso nel rispetto e in coerenza con eventuali provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria. Inoltre, per i coniugi legalmente separati o divorziati che, a seguito di provvedimento dell’autorità giudiziaria, hanno lasciato da non più di un anno la casa coniugale in cui risiedono i figli (anche se di proprietà dei medesimi coniugi o ex coniugi) e sono obbligati al versamento dell’assegno di mantenimento sarà previsto un punteggio aggiuntivo nella graduatoria per l’ottenimento di una casa popolare.

“Ringrazio l’assessore alla Semplificazione Maurizio Marrone che – dopo una serie di incontri sul tema – è stato artefice di queste modifiche normative all’interno della Legge di riordino dell’ordinamento regionale approvata in giunta” così commenta Marco Farina. “È una grande vittoria per tutti i genitori separati, che da anni lottano e chiedono pari diritti – Continua –  Grazie anche Ricotta Michele, Presidente Associazione Papà Separati Torino OdV per il contributo e l’impegno”.

Allasia risponde a De Bonis: “I musei vanno aperti e non chiusi, basta denigrare il Museo Lombroso”

I musei vanno aperti e non chiusi.

Il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia risponde al senatore De Bonis che continua a denigrare il Museo Lombroso chiedendone la chiusura senza neppure averlo mai visitato come da lui stesso dichiarato. Capisco che appartenga al partito del No, che tanti danni e disastri ha creato al nostro Paese, ma le sue dichiarazioni di attacco ai giornali torinesi che li definisce nordisti, rendono l’idea della portata politica del senatore. Torino ha già sperimentato il No con l’attuale amministrazione pentastellata, ritengo che sia giunto il momento del Si, quello dello sviluppo e dell’innovazione. Il Museo di Antropologia criminale deve continuare a restare aperto, la cultura dell’oblio non appartiene alla nostra Città, De Bonis se ne faccia una ragione.

Giachino: “Una terza forza per Torino”

Per fermare il declino della Città e avviarne il rilancio.

 
Nelle aziende si fanno i conti ogni trimestre . Nelle Città li si dovrebbero fare ogni anno o al massimo alla vigilia delle nuove elezioni. A Torino in quasi trent’anni si son Fatti ben 3 Piani decennali senza mai verificarne i risultati . Così che oggi Torino se la passa male e non  solo per il COVID o per gli ultimi cinque anni Grillini.
 
Anche gli ottimisti più sperticati ora sono costretti a dire  che Torino è in declino da 20 anni. Io lo dico dal 2008 ma allora o mi presero in giro perché lo stavo ripetendo in tante sedi o scrollarono le spalle come fecero la Bresso e Chiamparino. 
Così la Amministrazione torinese non corse ai ripari e il declino e’ proseguitò con Fassino e con la APPENDINO. I mesi persi per lo spostamento delle elezioni comunali causa COVID, mentre in Germania e Olanda si è regolarmente votato, hanno accentuato la situazione difficile della Città aggravata dai lunghi Lockdown . 
 
La Fiat venduta ai francesi ha reso felice solo gli azionisti ma , dopo le franche dichiarazioni dell’amministratore delegato di Peugeot, Tavares, secondo il quale i costi negli stabilimenti torinesi sono  alti rispetto a altri , per chi lavora e per Torino la prospettiva non è per niente rassicurante. 
Quando rivedo il mitico GIUSEPPI , con indosso la maglia della FIAT, nel corso della sua visita a Mirafiori , vedo fotografato un sorridente Premier italiano che non aveva assolutamente capito che si era ad una vigilia importante è difficilissima per Torino.
 
Tutti i dati evidenziano che ormai Torino è molto indietro nella classifica delle Città metropolitane  europee sopra il milione e mezzo di abitanti. 41a su 44 e la 42 è Napoli.
 
Eppure in questi ultimi anni e ultimi mesi avete visto interviste ottimistiche sulla economia torinese  da vari economisti e in particolare dal brillante Beppe Russo .
 
Poi non si sa come e perché le analisi cambiano.
 
Beppe Russo viene chiamato a scrivere il programma di Paolo DAMILANO.
L’inizio è nella chiave ottimistica , TORINOBELLISSIMA… 
DAMILANO nell’incontro DUMSE DA FE , il bel gruppo di professionisti coordinato da anni da Piero Gola, dice che quando si voterà la nuova Amministrazione si troverà dentro la ripresa economica post COVID e che Il nuovo Sindaco dovrà diventare l’ambasciatore di Torino nel mondo per invitare i Sindaci e le Comunità estere a visitare la Città del Barocco juvariano e del Barolo. Così a fine Gennaio.
 
Tre mesi dopo la svolta . 
Da qualche giorno è uscito  un manifesto di tutt’altro tenore : a Torino C’È DA FARE. Lunedì scoro in un webinar sul Piano della Città Metropolitana , Beppe RUSSO , che forse nel frattempo ha letto meglio i dati ISTAT , esordisce dicendo che Torino è in declino da 20 anni e prosegue dicendo che per rilanciare la Città bisognerà puntare solo sulle aziende che ce la faranno a stare in piedi.In una azienda privata gli azionisti di fronte a una inversione simile sarebbero molto ma molto  sconcertati .
 
Ma mentre un tecnico può permettersi di dire cose “tranchan”, il Sindaco giura sulla Costituzione che all’articolo 1 dice che la Repubblica Italiana  è fondata sul lavoro non sul fallimento delle aziende in difficoltà o sulla selezione darwinaina tra Le aziende .
 
Per i partiti l’unica cosa che conta ,come diceva Boniperti è vincere,  mentre per i torinesi l’unica cosa che conta è che la Città fermi il declino e si dia un programma di rilancio economico e sociale. Anche perché ora abbiamo scoperto che nei 18 mesi del Governo giallorosso, con il Ministero delle Infrastrutture in mano al PD, la TAV è stata ferma e ora il nuovo Ministro GIOVANNINI vuole discutere con il territorio il progetto della tratta italiana. 
 
Cosicché i torinesi il 10 Ottobre avranno  di fronte le due forze maggiori , una , il PD, che ha portato Torino al declino e viene dall’aver bloccato la TAV, l’altra , Paolo DAMILANO che aveva sbagliato il compito e lo sta correggendo , e una terza forza come la Lista Civica SITAV SILAVORO che il declino di Torino invece lo ha visto per prima e per tempo e che in questi anni pur senza avere incarichi istituzionali ha portato a Torino la Autorità dei Trasporti e ha lanciato e guidato la battaglia per la TAV.
 
Insomma questa volta il tertium esiste, ed è un tertium che ha una VISION e un programma per lanciare Torino nella sua terza fase , dopo il rilancio impresso nel 1865, dopo aver perso la Capitale, dal Marchese di Rora’, nel secondo dopoguerra con la ricostruzione e la lunga fase della Città Capitale dell’auto , dopo  il 2021 con il rilancio verso la Città della Innovazione e della Mobilità del futuro.
 
Mino Giachino 
SiTAV SILAVORO per Torino 

Piemonte: Fregolent (Iv): Tav, Pnrr e Superbonus per abbattere smog

“Il governo ha ribadito l’importanza di monitorare la qualità dell’aria di Torino e del Piemonte e la necessità di mettere in campo tutte gli strumenti utili per salvaguardare la salute dei cittadini e dell’ambiente”:

è quanto dichiara Silvia Fregolent, capogruppo Italia Viva in Commissione Ambiente di Montecitorio, dopo lo svolgimento della sua interrogazione sull’alta concentrazione di smog che si è svolta oggi, giovedì 13 maggio.

“Le risorse presenti nel Pnrr saranno decisive per ridurre le emissioni nocive presenti attraverso lo sviluppo di sistemi di mobilita integrata a basso impatto inquinante; altrettanto fondamentali in questo contesto sarà la proroga del superbonus per riqualificare gli edifici ed abbattere le emissioni dei vecchi impianti di riscaldamento ed il completamento della Tav per diminuire lo smog prodotto massicciamente dal trasporto merci su gomma”: conclude Silvia Fregolent.

Lega: “In arrivo più di 50 milioni per chi vive e lavora in montagna”

SALVINI: “COSÌ PASSIAMO DALLE PAROLE AI FATTI”

In arrivo 700 milioni per la montagna, grazie al Decreto Sostegni in fase di conversione alla Camera, a cui dovrebbero aggiungersene altri 100 con il Decreto Sostegni Bis.

La Lega esprime grande soddisfazione per un risultato promesso dal leader Matteo Salvini e diventato realtà anche grazie all’impegno dei ministri a partire dal responsabile del Turismo Massimo Garavaglia.

In particolare, almeno 54 milioni saranno destinati al Piemonte. In attesa che i tecnici dei ministeri formalizzino lo stanziamento, l’aspettativa è di 28 milioni per sostenere gli impianti di risalita, più altri 8 per maestri di sci e scuole di sci, più altri 18 milioni per le imprese turistiche danneggiate dai divieti.

Dichiarazione del leader della Lega Matteo Salvini: “I milioni in arrivo per la montagna spiegano una volta di più perché abbiamo deciso di entrare nel governo Draghi. Basta con le complicazioni dei codici Ateco, con i  ritardi e con le inefficienze: ora arrivano soldi veri, che si accompagnano alle riaperture fatte con buonsenso. La Lega non molla, per il Piemonte e il resto d’Italia. Dalle parole ai fatti”.

Grimaldi (LUV): Se si vuole vincere in città non si cerchino ora nemici

“Non serve additare responsabili in caso di sconfitta. Se vinceremo noi le primarie sapremo allargare il campo.

”Appendino come Schettino, Appendino venduta a Damilano e alla destra’. Ora basta! Un conto è pensare che non ci siano le condizioni per un’alleanza giallo-rossa, un altro è fare di tutto per rendere contendibile la città e spalancare le porte all’onda nera. Mi chiedo come una parte del centro-sinistra, non certo irrilevante, immagina di poter anche solo partecipare alle prossime elezioni comunali, per non dire di come pensa di vincerle. Di sicuro cercare ora nemici da additare in caso di sconfitta non serve. Qual è il piano? Vincere le primarie per poi schiantarsi contro la propria arroganza?” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi.

“Torino può e deve diventare una capitale europea della qualità della vita” – prosegue Grimaldi. – “Se un nostro candidato o una nostra candidata vincerà le primarie non ho dubbi che sapremo allargare il campo. Durante questi anni di governo della Città le divergenze su alcune scelte ci sono state e sono sempre state marcate da Eleonora Artesio, tuttavia Appendino ha il merito di aver posto al centro di un possibile terreno di confronto temi importanti per tutti noi: lotta ai cambiamenti climatici, diritti civili, contrasto delle diseguaglianze. La pandemia ha fatto da detonatore di tante disuguaglianze e crediamo che investire per non tornare a quella ‘normalità’ fatta di decrescita infelice e profitto per pochi possa essere un’occasione irripetibile di transizione. Anche per questi motivi siamo sempre più convinti di avere il dovere di vincere le primarie: gli unici muri che vogliamo alzare sono quelli per difendere la sanità, la scuola, l’acqua e il trasporto pubblico, mentre costruiamo ponti e reti per non far diventare Torino una piccola città rancorosa a traino leghista” – prosegue l’esponente della sinistra ecologista, che ieri sera ha sottolineato proprio questi passaggi all’assemblea regionale di Articolo Uno, davanti a Pierluigi Bersani, Paolo Furia e Chiara Appendino. – “Non mi rassegno a dare per perse Borgo Vittoria-Vallette e Barriera di Milano (le circoscrizioni cinque e sei dove attualmente il centro sinistra è un passo indietro alla coalizione di destra), figuriamoci se non ritengo opportuno costruire le condizioni per andare oltre alle contrapposizioni di questi anni”.

Come nel deserto dei tartari

Manco quelli del pd ci credono alla vittoria di Lo Russo. Lo dicono a bassa voce,  in modo doroteo (ricordate la dc?), ma lo fanno capire. E fecero un deserto e le chiamarono primarie.

Come nel deserto dei Tartari aspettando un nemico che arriva da un’ altra parte.  Chiaretta ha dimostrato di essere fino in fondo la ragazzina viziata che ha voluto il giocattolino per poi distruggerlo. Peccato che il giocattolino si chiami Torino. Persino all’Iren son dolori. Chissà se di questo nuovo dissesto se ne occuperà la locale magistratura? Tutto è  oramai possibile persino che Storari e Davigo siano sotto il torchio dei loro colleghi magistrati.  Con il Consiglio Superiore della magistratura nel marasma più totale.  Fortuna che c’è Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il lanciatissimo Mario Draghi. Sta lavorando e pure bene e persino gratis. Il massimo dei massimi. E con buona pace dei novelli  pacifisti ci è voluto un militare esperto di logistica per dare impulso alle vaccinazioni.
Le forze politiche non si danno proprio pace.  Mario Draghi incarica chi è competente , non chi gli è fedele. Per i nostri cari politici cosa alquanto incomprensibile. Tutti,  sia ben chiaro nessuno escluso. Con qualche rarissima eccezione,  s’intende. A chi va la palma dell’incompreso è Conte, ex presidente del Consiglio e forse ex in tutto.
Per ora gli è solo rimasta la scorta.  Tutti i suoi uomini politici saltano come birilli e Casaleggio Junior si sta divertendo prendendolo in mezzo.  Insomma, Conte è leader di un ologramma. Viceversa chi è molto concreto e De  Magistris, Sindaco di Napoli.  Magistrato un po’ zoppicante si candida come governatore in Calabria. Girovago delle candidature,  al più rimedia un posto da consigliere regionale.  In fondo lo stipendio è buono e non c’è  l’obbligo di firma. Scatena un po’ di ragazzotti in piazza inneggianti Potere al Popolo ed il gioco è  fatto. Governare gli Enti locali ? Il buco economico e finanziario è mostruosamente alto.  Dopo la sentenza della Corte dei conti: i debiti debbono essere pagati entro e non oltre 3 5 anni e 2000 comuni,  tra cui quello di Napoli rischiano il default, alias fallimento. La maggioranza di questi è al sud ma anche Torino sta messa molto male. È notorio a tutti che la nostra Città da 15 anni rischia di brutto. La stessa condanna sulla vicenda del bilancio che ha coinvolto la sindaca ne è  una testimonianza. Anche il famoso rigorismo sabaudo è un’altra cosa. Sapete, quelle brave massaie che prima decidevano quanto risparmiavano e poi decidevano quanto spendevano.  Ma mi sa che in questi 50 anni abbiamo fatto l’opposto. Abbiamo speso facendo debiti che ( forse ) qualcuno pagherà. Anche nella parsimonia Torino e’ diventata un’altra cosa. Un’altra cosa anche in termini attrattivi.  Torino non attrae investimenti,  non attrae più nessuno.  O perlomeno attrae pochissimi investimenti e pochissimi curiosi e, sicuramente il covid ha fatto la differenza in termini negativi.
Ho ascoltato in conferenza il Professore Mario Calderini. Da’ un giudizio ” complessivamente positivo” della nostra proposta di spesa per il recovery fund.  Chi meglio di lui può dirlo. Oltre 15 anni fa Presidente di Fin Piemonte ha assistito alla Fiat che scappava dalla nostra città,  senza muovere un solo dito. Del resto non era mica compito suo. Lui giovane professore del Politecnico di Torino.  Del prestigioso Politecnico di Torino. Ed a questo punto della storia,  tocca dare ragione al ” vecchio saggio ” Sergio Chiamparino , alias il Chiampa. L’unico sindaco decisamente ok era il rettore Saracco del Poli. Unico che avrebbe potuto e saputo dire al mondo di venire ad investire in Torino.  Conviene anche a voi.
Tra le altre cose,  riemerge la parola magica,  magica ultimamente: competenza.  E con buona pace , e con tutto il rispetto per gli attuali contendenti,  non vedo tali e tanti rapporti internazionali importanti per attrarre investimenti in città. Ma poi diciamocela tutta.  Siamo ancora lì che cincischiamo , dopo trent’anni se fare o non fare la Tav. Follia allo stato puro. Magari ci ritroveremo con tanti buchi nelle nostre montagne in Val Susa e nessuna ferrovia funzionante. E così va la vita.
Francamente vorremmo meno convegni e più fatti. Siamo incontentabili? Si, siamo anche decisamente delusi da una classe politica locale incapace. E mi fermo lì per non incorrere in inutili querele.
Se tanto mi da’ tanto queste primarie del PD sono la premessa di ” Cronaca di una morte annunciata”. Sempre pronti nel fare mea culpa se troppo pessimisti. Per ora la realtà è andata oltre il nostro pessimismo.

Patrizio Tosetto

“La Prefettura ci ripensi: sia consentita l’organizzazione delle Feste di Via”

Arriva il “No” della Prefettura di Torino nei confronti di questi eventi all’aperto: le feste di corso Traiano e di Borgo Po, in programma per domenica 16 maggio, sono già state cancellate. Nulla però, nella normativa anti-Covid, impedirebbe manifestazioni di questo tipo, di per sé perfettamente sicure: auspichiamo un ripensamento, privare il commercio di vicinato di una simile opportunità di promozione sarebbe, in questa fase di ripartenza, imperdonabile.

 

Feste di Via, c’è il “No” della Prefettura. Le feste di corso Traiano di Borgo Po, teoricamente in calendario per domenica 16 maggio, sono già state annullate. 

La normativa anti-Covid non vieta, però, l’organizzazione di questo tipo di eventi. Ci auguriamo dunque che il veto della Prefettura possa essere riconsiderato già dalle prossime ore. Per tutta una serie di buone ragioni.

Il commercio di vicinato e gli esercizi di somministrazione – dai negozi ai bar, dalle boutique ai ristoranti, dalle botteghe artigiane alle pizzerie – hanno assoluta necessità di avvantaggiarsi di questi momenti di promozione in questa fase di ripartenza. Le Feste di Via sono sicure da tutti i punti di vista. Gli organizzatori garantiscono tutti i controlli del caso e tutte le misure necessarie.

Nessuna normativa vieta le Feste di Via, né lo fa il Decreto attualmente in vigore: è esplicitamente menzionato nelle FAQ del Governo, semmai, il divieto di organizzare sagre, fiere ed eventi commerciali locali. Ma le Feste di Via sono eventi di natura molto diversa, assimilabili, piuttosto, ai mercatini programmati quali Balon e StraMercatino (che infatti non hanno interrotto l’attività). Anzi, rispetto a questi ultimi le Feste di Via, che hanno programmazione semestrale, non prevedono neanche lo spostamento, da parte dei commercianti che partecipano, su spazi terzi. Permettere l’organizzazione di manifestazioni di richiamo in varie zone della città significa anche offrire ai torinesi opzioni diverse rispetto al solo centro storico e ai soli parchi cittadini, contribuendo così a evitare un eccessivo afflusso di pubblico presso questi ultimi.

Una Festa di Via altro non è che la pedonalizzazione domenicale di una via cittadina per 12 ore con coinvolgimento su suolo pubblico all’aperto di negozi in sede fissa, bancarelle e operatori del proprio ingegno. Gli accessi sono controllati e, se necessario, possono essere contingentati. Il Governo stesso, per bocca del Presidente Mario Draghi, ha più volte ribadito che le attività all’aperto sono assolutamente sicure. Privare il commercio cittadino di una simile opportunità dopo mesi di fatica e sacrifici sarebbe imperdonabile. Auspichiamo un ripensamento da parte della Prefettura, affinché le Feste di Via si possano organizzare già dalle prossime settimane.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Coltivazione cannabis, via libera dalla Commissione regionale

La terza Commissione, presieduta da Claudio Leone, ha licenziato all’unanimità la proposta di legge 98 “Sostegno alla coltura della canapa (Cannabis sativa L) e alle relative filiere produttive”, primo firmatario Ivano Martinetti (M5s).

Un provvedimento che introduce misure di sostegno alla coltivazione e trasformazione della cannabis sativa e alla definizione di filiere produttive nei settori tessile, industriale e alimentare. Ora ci sarà il passaggio in Aula.

“Una normativa per promuovere un settore tradizionale del nostro territorio, ‘l’oro verde’ del Piemonte – secondo Martinetti – e che, nonostante la grande sofferenza economica del momento, ha grandi possibilità di espansione. Una filiera ecosostenibile nella quale il Piemonte è leader a livello nazionale”.

“Un ottimo risultato – commenta a margine della seduta l’Assessore alle Attività produttive, Andrea Tronzano – che permette di dare rilievo a una coltivazione antica delle nostre zone. Tutto questo per creare le condizioni che definiranno un vero e proprio distretto dedicato, facendolo diventare una produzione industriale a tutti gli effetti”.

Nominati relatori per l’Aula, oltre a MartinettiMatteo Gagliasso (Lega) per la maggioranza e Diego Sarno (Pd) per la minoranza.

Parere preventivo favorevole unanime anche alla delibera della Giunta regionale sul “Programma di aiuti in favore di aziende agricole per la riconversione degli impianti di actinidia danneggiati da cause fitosanitarie inclusa la moria”. Si tratta di un contributo forfettario di 3 mila euro per ettaro alle aziende agricole che si trovino a dover estirpare le coltivazioni di kiwi danneggiate e volto a favorire la riconversione verso altre produzioni. Come illustrato dall’assessore Tronzano, dopo gli aiuti del 2018/19, si interviene anche nel biennio 2019/20 e 2020/21 con risorse regionali pari a un milione di euro.

Approderà in Aula, ma con votazione negativa della Commissione, la proposta di legge regionale 22 “Norme in materia di contrasto alle delocalizzazioni produttive, incentivi alle imprese e sostegno all’ imprenditorialità, al fine di salvaguardare i livelli produttivi ed occupazionali”, prima firmataria Francesca Frediani (M4o).

La prima firmataria ha sottolineato la necessità di affrontare un fenomeno negativo importante e attuale, come riscontrato anche nella audizione dell’Ires Piemonte, di aziende che lasciano il territorio dopo aver percepito fondi pubblici.

La contrarietà dell’Esecutivo e della maggioranza, pur conscia della gravità del fenomeno, è stata motivata con la necessità di agire, ma rimanendo nel quadro della normativa europea.

Oltre a Frediani, saranno relatori in Aula Raffaele Gallo (Pd), Sean Sacco (M5s) e Marco Grimaldi (Luv).

Tutta la verità sul “Piano Solo”. A tu per tu con Mariotto Segni

L’INTERVISTA / MARIOTTO SEGNI 

Di Massimo Iaretti

 Il “Piano Solo, del quale le generazioni più giovani hanno quasi perso memoria, negli anni Sessanta fu un argomento di grande e delicata attualità.

Si trattava di un piano di emergenza speciale a tutela dell’ordine pubblico,
fatto predisporre nel 1964 da Giovanni de Lorenzo, durante il suo incarico
di comandante generale dell’Arma dei Carabinieri. Nel 1967 L’Espresso
uscì con un titolo ad effetto: 1964 Segni e de Lorenzo tentarono il colpo di
stato’. I giornalisti Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfari sostennero che
Antonio Segni, all’epoca dei fatti presidente della Repubblica e de Lorenzo
fecero pressione sul Partito Socialista che rinunciò alle riforme ed accettò
di formare un secondo governo Moro perché preoccupato dall’attuazione di
tale piano. Poche settimane fa si è tornato a parlare nuovamente di quanto
accadde 57 anni fa con un libro di Mariotto Segni, edito per i tipi della
Rubbettino, che legge quanto accadde allora da tutt’altra angolazione ed il
titolo è eloquente: “Il colpo di stato del 1964 – La madre di tutte le fake
news”. L’autore è figlio di Antonio Segni, parlamentare nella Democrazia
Cristiana, poi fondatore del Patto Segni dopo un breve transito in Alleanza
Democratica, e propugnatore di diverse battaglie referendarie, tra cui quella
che portò all’abolizione della preferenza multipla. Dal 2004 non ha più
incarichi parlamentari (l’ultimo è stato a Strasburgo) e l’ultima campagna
referendaria con Parisi e Di Pietro fu quella stoppata dalla Corte
Costituzionale. E’ stato anche docente della cattedra di diritto civile
all’Università di Sassari. Nel libro, che è molto documentato e si legge
agevolmente, sottolinea che lo scoop dell’Espresso, che diede il via ad una
vera e propria campagna di stampa che dipinse la Democrazia Cristiana
come un partito golpista, fu in realtà una gigantesca fake news, la prima
della storia repubblicana e forse la più imponente. Abbiamo chiesto a
Mariotto Segni quale sia stata la genesi del libro e le motivazioni che
l’hanno spinto a scriverlo a distanza di tanti anni.
“Questo libro è nato in modo singolare e mi si potrebbe chiedere perché
non l’ho scritto prima. Tre anni fa, nel 2018, ricorrevano i 40 anni del
sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro. Nel rileggere i giornali che
ripercorrevano la sua vita e la sua vicenda mi capitò di leggere anche alcuni
articoli che rievocavano in modo arbitrario le vicende del 1964. Ho
effettuato una rilettura attenta degli stessi e mi sono accorto che la
narrazione era rimasta sostanzialmente inalterata in 50 anni. Ho lavorato
per quasi tre anni e avanzando nella ricerca del materiale mi sono reso
conto che era stato raccontato un pezzo di storia italiana con una
costruzione falsa. Come documenti mi sono basato sull’archivio Antonio
Segni e, per una strana circostanza, a casa ho trovato una cassetta con molte
lettere e documenti che poi ho richiamato nel libro e prodotto come
allegati. Ma nel rileggere il tutto la scoperta più grande, più significativa e
più singolare è stato il costatare come documenti conosciuti erano stati
raccontati in modo diverso se non opposto”.
 All’epoca fece scalpore la proposta di Cesare Merzagora che si propose per
guidare un governo di tecnici svincolato da partiti. Certo che i tempi sono
davvero cambiati se pensiamo ai governi di Lamberto Dini, su incarico del
presidente Scalfaro, o di Monti, nominato dal presidente Napolitano …..
“In realtà quella di Merzagora era una autocandidatura, in realtà è mia
convinzione che mio padre non fosse d’accordo su un Governo Merzagora
ma pensasse piuttosto ad un monocolore DC”.
Per l’ipotesi di colpo di stato che sarebbe maturato nel 1964 e che indica
come una gigantesca fake news ante litteram quale sarebbe stata la ragione
alla base ?
“Non saprei dirlo, credo che sia stato il desiderio di un grande scoop.
Eugenio Scalfari su ciò ha costruito la sua carriera di giornalista. In ogni
caso questo ha influenzato fortemente tutto il corso degli anni Sessanta. Da
lì è iniziato il racconto della Democrazia Cristiana golpista. Il risultato di
questa predicazione è stata una campagna che dipingeva l’Italia come ad un
passo dal colpo di Stato e la Dc come partito pronto a fare il golpe pur di
sbarrare la strada al Pci. La narrazione successiva ha poi rafforzato la tesi
scalfariana che ha fatto partire tutto dal luglio 1964, con l’azione golpista
nella quale sarebbero stati coinvolti il Presidente della Repubblica e l’Arma
di Carabinieri.
Antonio Segni era contro il centrosinistra ?
“Mio padre non aveva una preclusione politica di principio, riteneva che si
dovesse fare più avanti nel tempo e che l’esperienza dei due anni del
Governo Fanfani (che aveva l’appoggio esterno del Psi) costituisse un
pericolo enorme per il Paese. E non dimentichiamo la preoccupazione
angosciata di Guido Carli, l’allora Governatore della Banca d’Italia, cui si
aggiungevano quelle della stampa e della Cee”.
Che rapporto ha sviluppato con Scalfari ?
Lui e Repubblica appoggiarono fortemente la prima parte della campagna
referendaria, come Montanelli. Con Scalfari c’è stato un buon rapporto ma
nella vicenda in questione le sue responsabilità sono evidenti. La campagna
sul presunto golpe del 1964 ha fatto molto male all’Italia. Paolo Mieli negli
anni Novanta, in polemica con Scalfari disse “Avete dato la spinta
psicologica al terrorismo rosso, se dite ai giovani che c’è uno Stato violento
si fornisce ai giovani il motivo per rispondere con la violenza”.
Che reazioni ha avuto l’uscita del libro ?
“E’ da poche settimane in libreria. Ho sentito parecchi amici che mi hanno
detto che riapre il discorso non solo sulla crisi del 1964, ma anche di ciò
​che è seguito. Mi auguro che sia l’inizio di una revisione storica, di un
cammino più lungo”.
Il suo libro si chiude con una interessante appendice di documenti. E tutto o
c’è ancora qualcosa da aggiungere ?
“In questa pubblicazione ho utilizzato tutto quanto era possibile utilizzare.
C’è un punto, però, che ancora non è accertabile ed è quello dell’ipotesi del
coinvolgimento del Kgb in questa vicenda. Non è chiaro perché gran parte
del materiale che proviene dall’archivio del Kgb e dal Cremlino è ancora
ampiamente secretato in quanto è stato consegnato così dal Governo
Inglese. Ho chiesto all’archivio storico del Senato ma il Governo italiano è
tenuto a seguire le indicazioni di quello britannico”.
Qual è il suo ricordo di Antonio Segni ?
“Con un padre che per tutta la mia giovinezza è stato al centro politico
italiano si può essere o contestatori o tifosi e io sono stato un suo tifoso.
Era un uomo dal carattere difficile, certamente, ma di grande sentimento e
di grande spessore.”
Massimo Iaretti