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Rimpastino, Grimaldi (LUV): patto degli opossum ai danni delle politiche Sociali

DALLA REGIONE 

“Apprendiamo che il patto degli opossum è andato a buon fine. Mesi di “penultimatum”, sgambetti in Aula e minacce di appoggi esterni hanno partorito il “rimpastino”. La patologica ricerca di visibilità della ultra-destra in Regione è stata placata dando la delega del welfare al Fratello d’Italia, Marrone. Non si capisce quale dazio debbano ancora pagare le politiche sociali dopo la crisi economica, la pandemia e l’impalpabile gestione Caucino. Dalla padella alla brace.

Poteva andare peggio, certo. Marrone alla cultura avrebbe fatto cadere tutti i volumi dalle librerie e gettato nel panico i palchi piemontesi dopo due anni di chiusura” – è il commento di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

Magliano: “una delega alla Sicurezza Informatica tra quelle della Giunta Regionale”


L’Agenzia della Cybersicurezza ha lanciato l’allarme: sale il rischio di attacchi nelle prossime ore. Sia presto discussa la mia mozione sul tema, ferma all’ordine del giorno da oltre tre mesi.

Regioni e Comuni al centro dei possibili attacchi, così come Ospedali e Banche: l’Agenzia per la Cybersecurity lancia l’allarme. I sistemi informatici sono ormai a tutti gli effetti obiettivi primari, specialmente in una fase di tensione internazionale sfociata in conflitto aperto. La Regione Piemonte ha il dovere di difendersi. È dello scorso novembre la mia mozione in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere di introdurre la funzione di sicurezza informatica aggiungendo una nuova delega in capo all’Assessorato competente in materia. Quasi cento giorni sono un tempo obiettivamente troppo lungo: mi auguro e chiedo che non soltanto il mio atto sia al più presto discusso in Consiglio Regionale, ma che trovi il sostegno di tutte le forze politiche a Palazzo Lascaris.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Inceneritore Frossasco: “Noi verdi non ci stiamo!”

LA VAL NOCE È UNA VALLE MERAVIGLIOSA, È NOSTRO DOVERE PRESERVARE LA QUALITÀ DI VITA E L’ECOSISTEMA DI QUESTO LUOGO , PUNTANDO ALLA TUTELA DEL PATRIMONIO NATURALE E INCENTIVANDO PROGETTI DI CRESCITA SOSTENIBILE.

Oggi a Frossasco, alcuni attivisti e molti membri dell’Esecutivo Regionale e Provinciale di Europa Verde – Verdi Piemonte e Torino Città Metropolitana  hanno partecipato alla manifestazione organizzata dal Comitato Frossasco Ambiente per protestare contro la costruzione del co-inceneritore che vorrebbe costruire l’azienda turca Kastamonu proprio nella cittadina.

La manifestazione si è svolta in due momenti il primo in cui è stata consegnata, al sindaco di Frossasco, Federico Comba, una lettera scritta dai figli dei membri del Comitato per chiedere attenzione alla tutela ambientale.

In un secondo momento la manifestazione è proseguita su un piazzale pubblico della cittadina di Frossasco, dove si è svolto il confronto tra le diverse personalità locali interessate alla questione.

La vicenda è particolarmente sentita dai  Verdi piemontesi, i quali si sono presentati a tutti gli incontri organizzati dal Comitato di Frossasco, queste le dichiarazioni della dott.ssa  Mariella Grisà co-portavoce di Europa Verde – Verdi Piemonte:

“Appoggiamo con forza la battaglia del Comitato Frossasco Ambiente e vogliamo sollevare la questione oltre che tra le istituzioni locali anche coinvolgendo la Città Metropolitana e la Regione Piemonte. Dobbiamo evitare la costruzione di un inceneritore da 90.000 tonnellate (10 tonnellate l’ora), che non sarebbe al servizio della collettività, ma di una multinazionale turca per i suoi rifiuti interni.”

E prosegue : “Ho avuto modo di visitare personalmente la sede dell’azienda Kastamonu qui a  Frossasco, ho percorso tutto il perimetro delle mura di cinta del sito industriale, per comprendere quale fosse il contesto ambientale in cui si trova questa azienda, e ho potuto appurare che il sito è prossimo a numerose abitazioni, ciò rappresenta un rischio altissimo per la salute delle persone di Frossasco. Abbiamo l’urgenza di capire come evolverà questa situazione, e mi unisco alla richiesta dei numerosi cittadini di Frossasco e dei comuni limitrofi affinché il Sindaco e la Giunta facciano chiarezza su quali saranno le decisioni che verranno prese”.

C’è da immaginare che la questione non finirà presto, numerose sono le associazioni che stanno prendendo a cuore la situazione, perché questo inceneritore privato brucerebbe un quantitativo di rifiuti tre volte superiore alla produzione di indifferenziata di tutti i 47 Comuni del Pinerolese.

Inoltre non possiamo dimenticare che realizzare questo progetto é vietato dal piano Regolatore del Comune di Frossasco, un elemento da non sottovalutare.

Europa Verde – Verdi Piemonte

Lega Piemonte: la legge sul gioco lecito non si cambia

“Nonostante mesi di confronto in commissione e un voto d’aula incontrovertibile, apprendiamo che le sinistre cercano al di fuori del perimetro del Consiglio regionale nel quale sono minoranza l’ultimo strumento per scardinare la legge 19 del 2021 sul gioco lecito e il contrasto alla ludopatia. Anche nell’eventualità che il tema possa tornare al centro del dibattito dell’assemblea di Palazzo Lascaris, la Lega vuole chiarire fin d’ora che il contenuto del testo approvato ormai nove mesi fa non è in discussione né negoziabile. La legge votata dalla maggioranza che i piemontesi hanno voluto per guidare la Regione è una norma di buonsenso che tutela i posti di lavoro, cancellando l’abominio giuridico imposto dalle sinistre durante la legislatura Chiamparino, e che fornisce nuovi e più efficaci strumenti alla lotta alla ludopatia. Un testo che soprattutto mette un argine invalicabile alla possibilità che un settore completamente legale e severamente controllato dallo Stato possa scivolare in quella zona d’ombra nella quale prospera l’illegale. Per queste regioni non comprendiamo come la nostra legge possa essere cambiata. E di conseguenza non capiamo neppure le ragioni di voler presentare a ogni costo un testo alternativo che, fino a quando la Lega sarà maggioranza in Regione, non avrà alcuna possibilità di essere approvato”.

Lo dichiara in una nota il vicepresidente del gruppo Lega Salvini Piemonte Andrea Cerutti.

Antonio Martino l’ultimo grande liberale

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Io  che sono stato molto  amico di Valerio Zanone, dovetti ricredermi su Antonio Martino dipintomi come un liberista più che un liberale. Non sempre il liberismo coincide con il liberalismo, come ci ha insegnato Benedetto Croce. Quando lo conobbi a Messina per iniziativa del comune amico Girolamo Cotroneo, andai un po’  prevenuto e discutendo con lui giunsi a dirgli che anche la Cina comunista pratica il liberismo economico più sfrenato.

La mia era ovviamente una provocazione, ma servì a portare i nostri discorsi su un terreno molto concreto. Mi resi conto che Martino era un vero liberale ,certamente non solo perché  figlio di un grande liberale e ministro degli Esteri a cui si deve l’inizio della nascita dell’ Europa, quel Gaetano Martino oggi quasi del tutto dimenticato di cui mi parlava l’amico Vittorio Badini Confalonieri, che voglio accomunare nello stile proprio dei gentiluomini liberali ,così distanti dai politicanti d’oggi. Antonio Martino volle tentare di arrivare alla segreteria del PLI nel 1988 come leader di una minoranza che non era alla sua altezza e andò a cozzare contro l’egemonia zanoniana che aveva portato il partito a sinistra ed era riuscita a ricondurre il microscopico partito al Governo. La linea di Martino era per un liberalismo più coerente e meno legato al potere. Nella crisi indegna che segnò la chiusura non certo gloriosa del Partito di Cavour, di Giolitti e di Soleri, Martino ebbe modo di trovare accoglienza e rispetto in Forza Italia a cui diede idee liberali e soprattutto, insieme a Giuliano Urbani, una credibilità politica che le mancava totalmente. Ma va detto che il ruolo da lui esercitato nella fase costituente non venne rispettato nei decenni successivi. Fu apprezzato ministro degli Esteri e della Difesa nei governi Berlusconi, tra i pochi ministri di alto livello intellettuale e politico. Se scorriamo i nomi dei ministri berlusconiani il suo è stato l’unico nome di autentico prestigio seguito solo da Franco Frattini che fu anche lui agli Esteri. Forza Italia fece di lui molto presto un blasone nobiliare per coprire il partito di Dell’Utri, di Verdini, di Bondi, togliendo spazio politico a Martino che, non avendo particolari ambizioni politiche, fu un disciplinato deputato fino al 2018 ,quando decise di non ricandidarsi. Posso dire che non era amareggiato per una sostanziale emarginazione personale,ma perché le sue idee liberali erano andate totalmente disperse. Martino aveva la stoffa del leader e ogni volta che parlava riusciva a dire cose non banali,frutto di una cultura di altissimo livello. Lo ascoltai un’ ultima volta quando parlò del suo incontro con Putin di cui dette una descrizione disincantata ed obiettiva. Martino era molto professore ed assai poco fazioso: la lucidità della cultura prevaleva su tutto. Aveva delle riserve sull’unificazione europea e sull’euro così come si stavano delineando e molte delle sue osservazioni avevano un fondamento di verità. Forse nessuno gli diede seriamente ascolto e questo la dice lunga sul declassamento della politica d’oggi. Fu il ministro che abolì il servizio militare obbligatorio,già deciso in precedenza. Io credo che un uomo come lui lo abbia fatto perché costretto dalle scelte compiute .Una volta gli dissi le mie riserve sul fatto che senza un po’ di disciplina militare avremmo avuto una generazione di rammolliti .Sorrise, non commentò, ma capii che anche lui condivideva la fondatezza di quel dubbio. Oggi la cultura liberale italiana ha perso l’unico vero punto di riferimento su cui poteva contare. Spero che gli amici della sua Messina, raccolti attorno al senatore Enzo Palumbo, possano colmare il vuoto  con la loro nascente “ Democrazia liberale “,unica speranza che ci sia rimasta per una rinascita liberale autentica.
scrivere a quaglieni@gmail.com

Tav: Gariglio (Pd), tratta italiana nel prossimo contratto di programma Rfi

“Il Parlamento ha impegnato il governo a finanziare la tratta nazionale della Torino – Lione:” è quanto dichiara Davide Gariglio, capogruppo Pd in Commissione Trasporti di Montecitorio sul parere approvato  mercoledì 2 marzo, dalla stessa Commissione Trasporti al Documento strategico per la mobilità sostenibile. Il testo è stato votato all’unanimità con solo due deputati astenuti.

“Nel prossimo contratto di programma 2022-2026 fra Stato e Rfi verrà quindi garantita la copertura finanziaria della intera tratta Bussoleno-Avigliana. Per quanto riguarda la tratta Avigliana – Orbassano, che ha un costo di circa 1,7 miliardi di euro, chiediamo che il governo faccia partire l’opera, con il sistema dei lotti costruttivi, e che finanzi la parte di infrastruttura realizzabile nel periodo contrattuale 2022-2026”: conclude Davide Gariglio.

Costanzo: No Green Pass rifugiati ucraini

“SILERI AMMETTE MENZOGNA, GREEN PASS DA ELIMINARE SUBITO PER TUTTI”
“In due anni di pandemia i cittadini hanno compreso bene una cosa: come e chi viene colpito dal Covid 19 lo stabilisce il sottosegretario Sileri. Assieme ai membri del governo di cui fa parte ha sostenuto per tanti mesi la frottola che il green pass in tutte le sue versioni fosse lo strumento garante della salute degli italiani: lo scudo contro il contagio e il dilagare del Sars Cov2. Ora la balla sulla  potenza della carta verde decade anche per Sileri che pensa, giustamente di non imporlo alle migliaia di cittadini ucraini che stanno arrivando nel nostro Paese per sfuggire alla guerra. Per una volta sono d’accordo con lui, perché il green pass è una inutile buffonata e va eliminato subito per tutti, non solo per i profughi ucraini. Questa gente va accolta e abbracciata e non bisogna pensare a imporre assurde restrizioni che non possono e non devono restare in piedi nemmeno a carico dei cittadini italiani”. Lo afferma  la deputata torinese Jessica Costanzo di Alternativa.

Giornata papilloma, Lega: Abbiamo tolto ogni barriera alla prevenzione

Il 4 marzo è la giornata mondiale per parlare di Hpv, la sigla con cui i medici individuano il papillomavirus umano.

“Mai come oggi, screening di prevenzione e vaccinazione contro l’Hpv sono tanto accessibili in Piemonte – commenta Alessandro Stecco, medico vercellese e presidente della Lega nella commissione Sanità del Consiglio regionale -, il Covid non ha rallentato la nostra azione a contrasto. Abbiamo una strategia vaccinale contro l’Hpv che prevede non solo l’offerta attiva e gratuita alle ragazze e ai ragazzi nel dodicesimo anno di età, ma anche l’estensione della gratuità della vaccinazione a donne di 25 anni di età in occasione della chiamata al primo Pap test, agli uomini con comportamenti sessuali a rischio, ai soggetti con infezione da Hiv, alle donne con lesione pre-cancerosa Cin+2”.

“Abbiamo tolto ogni barriera alla prevenzione in Regione Piemonte – ha proseguito – e, anche in caso di adesione ritardata, la gratuità è assicurata senza limiti di età. Screening e vaccino abbattono drasticamente il rischio di poter sviluppare il carcinoma della cervice uterina e i tumori indotti dal papilloma virus. Avevamo già illuminato il Consiglio regionale del Piemonte per richiamare l’attenzione sul tema e gli strumenti che oggi la nostra Regione mette a disposizione contro l’Hpv sono da considerarsi un’eccellenza a livello italiano”.

“Nel periodo natalizio esortavo a regalarsi una prevenzione, ora vicini alla Festa della Donna lancio nuovamente l’appello – conclude il presidente Stecco -: aderite alla campagna vaccinale in età scolare, questo permetterà di ridurre il numero di tumori che si presenteranno o le loro complicazioni”.

Tav: Iv, opera strategica per la mobilità sostenibile del paese

“Garantire le risorse per completare la tratta nazionale della Tav per non perdere i finanziamenti comunitari e per garantire da subito la piena funzionalità dell’infrastruttura”: è quanto affermano in una nota congiunta le deputate di Italia Viva Raffaella Paita e Silvia Fregolent, rispettivamente Presidente della Commissione Trasporti e capogruppo in Commissione Ambiente sui contenuti del parere al Documento strategico per la mobilità sostenibile, approvato oggi, mercoledì 2 marzo, a Montecitorio.
“Il documento impegna infatti il governo a finanziare completamente la tratta Bussoleno – Avigliana stanziando ulteriori 119 milioni di euro ed assicurando le risorse necessarie per realizzare la tratta Avigliano – Orbassano. Dopo lo stop ideologico causato dal M5S e dal Governo Conte I, la Torino – Lione torna al centro delle politiche nazionali per mobilità sostenibile e lo sviluppo ecocompatibile del territorio”: concludono.

Ora il pacifismo è di tutti. Non più solo della sinistra

Il dramma del popolo ucraino continua e cresce, di giorno in giorno, la mobilitazione popolare in tutta Europa a sua difesa. E anche e soprattutto in Italia. E questo è un fatto non solo positivo ma incoraggiante perchè è una sensibilità trasversale, corale e generale. Un cambiamento significativo rispetto ad un passato anche solo recente. Del resto, per moltissimi anni nella politica italiana quando si parlava di pace si pensava immediatamente alla sinistra. Alla sinistra parlamentare e, quando ancora esisteva, alla sinistra extraparlamentare. Era un film quasi scontato. Scoppiava una guerra in un angolo del mondo e, immediatamente, partiva la mobilitazione politica ed organizzativa della sinistra. Nello specifico, attraverso la rete capillare del Partito comunista italiano. Uno scenario che è proseguito per molti decenni nel nostro paese. Accanto, va pur detto, alla mobilitazione concreta di settori del mondo cattolico e dello stesso associazionismo del laicato cattolico organizzato. Finita la prima repubblica e archiviata la storia del Pci, la musica non è cambiata granchè. Sono cambiate certamente le sigle ma non è cambiata la modalità concreta nella trasmissione del messaggio che la pace e i valori della pace sono difesi sostanzialmente solo dalla sinistra. Ovvero, è sempre e solo la sinistra – seppur nelle sue multiformi e variegate espressioni – a scendere in campo e ad egemonizzare, di fatto, il tema importante e decisivo della pace. Decisivo non solo come valore da inverare e da coltivare ma anche, e soprattutto, come leva per costruire una strategia di politica internazionale. Pace che, come ovvio e scontato, deve sempre essere coniugata e strettamente intrecciata con una altrettanto adeguata e pertinente politica della sicurezza.

Ora, al di là di questa considerazione, quello che si può e si deve rilevare oggi è che è cambiata la sensibilità e la stessa partecipazione concreta alla richiesta di una seria e credibile “politica della pace”. Si è di molto affievolita la pregiudiziale anti americana – anche se non è del tutto scomparsa – da un lato e si è indebolita la tesi che è patrimonio esclusivo delle forze della sinistra politico e culturale di egemonizzare il tema della pace dall’altro. Certo, questa area politica continua e rivendicarne l’egemonia ma, rispetto anche solo ad un passato recente, si è progressivamente ridotta la pregiudiziale che il “resto del mondo” non ha titolo e merito per organizzare manifestazioni di protesta a difesa della pace nel mondo. Un peso rilevante, al riguardo, lo ha certamente avuto la Chiesa nelle sue multiformi espressioni grazie ad una elaborazione ecclesiale, culturale e sociale che ha contribuito a sensibilizzare moltissimi cattolici nella difesa e nella promozione concreta dei temi legati alla conservazione e alla salvaguardia della pace privilegiando la politica del dialogo, del confronto, del negoziato e della trattativa democratica tra i vari stati. Pur sapendo che ogni paese è frutto e conseguenza della sua storia e del suo passato. E difficilmente questo viene scalfito del tutto. Come sta accadendo, puntualmente, in questo drammatico e violento conflitto provocato dall’invasione russa dell’Ucraina.
Ecco perchè è importante oggi cogliere un dato politico. E cioè, la voglia e la domanda di pace, il rifiuto della guerra come soluzione dei problemi tra gli Stati, il ricorso costante e convinto al dialogo e al confronto tra le varie parti in causa, la necessità di rispettare le sovranità dei singoli paesi seppur senza alterare gli storici equilibri geopolitici mondiali, non è più riconducibile solo ed esclusivamente al mondo della sinistra. Sinistra ideologica o post ideologica che sia. E questo è certamente un passo in avanti perchè mette in discussione la tradizionale ed atavica, nonchè del tutto presunta, “superiorità morale” di un’area politica da un lato e, dall’altro, la concezione sempre più fuori luogo e fuori tempo che il valore della pace appartenga al solo patrimonio della sinistra ex comunista e post comunista. Le dichiarazioni, le manifestazioni, le mobilitazioni, gli appelli di questi giorni confermano che la pace è sempre più un valore universale, corale, collegiale, plurale e sempre meno ancorato ad una logica di partito, ad un sistema ideologico e ad una sola appartenenza culturale. Certo, non mancano i rigurgiti e le tentazioni di chi, soprattutto nella periferia italiana, identificano ancora la pace con la piazza e con la sinistra. Elementi che fanno parte di un vecchio retaggio ideologico e politico. Ma quello che oggi si può e si deve cogliere è che su questo versante c’è stato un forte salto di qualità. A livello politico, culturale, sociale, intellettuale ed anche etico. La difesa della pace, cioè, appartiene a tutti. Nessuno può più rivendicarne l’egemonia.

Giorgio Merlo