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Ospedale unico Asl To5: il sindaco di Chieri “interroga” l’assessore regioanle

Abbiamo appreso dagli organi di informazione che il gruppo di lavoro tecnico sulla localizzazione del futuro Nuovo Ospedale Unico dell’AslTO5 avrebbe individuato il sito di Cambiano come il più adatto ad ospitare la nuova infrastruttura sanitaria, attesa da anni dai cittadini dei nostri territori.

Certamente per Chieri, per il chierese e per l’alto astigiano quella di Cambiano rappresenterebbe una scelta consona, ma dopo anni di discussioni oggi sarebbe da irresponsabili aizzare “guerre tra campanili”.

A suo tempo abbiamo accettato la scelta dell’area Vadò, tra Moncalieri e Trofarello, evitando di speculare sul timore dei cittadini del chierese, comprensibilmente preoccupati dall’ipotesi di “perdere” il loro ospedale, e scongiurando che rivendicazioni localistiche finissero per mettere in discussione l’interesse generale, che era, ed è, quello di avere un nuovo moderno ed efficiente ospedale destinato alle alte complessità, senza con ciò “chiudere” il Maggiore ed il San Lorenzo, ma riconvertendoli in presìdi per le medio-basse complessità e per la medicina territoriale.

Come chierese sono sempre stato convinto che il nostro Ospedale Maggiore non lo si difenda conservando l’esistente, ma riprogettando l’edilizia sanitaria del futuro.

Il sito di Vadò è stato individuato dalla Regione Piemonte in data 17/10/2016 la con la D.G.R. n. 40-4084. Sul finire del dicembre 2020, la Perizia Idrogeologica, Idraulica e Sismica del Politecnico di Torino certificava che l’area in questione è da ritenersi “tecnicamente idonea alla realizzazione del nuovo ospedale unico”. Il Protocollo d’Intesa finalizzato all’avvio del processo tecnicoamministrativo per la realizzazione dell’Ospedale Unico dell’AslTO5 venne siglato in data 03/12/2015. In un Paese normale in sette anni si realizza un nuovo ospedale. In Piemonte, dopo sette anni, si decide di azzerare le decisioni prese e, di fatto, di tornare alla casella di partenza, ricominciando da zero.

La programmazione sanitaria è in capo alla Regione Piemonte, ed è perfettamente legittimo decidere di abbandonare un luogo per un altro ritenuto più idoneo ad ospitare un’infrastruttura sanitaria, ma è a tutti evidente che rimettere in discussione decisioni prese anni fa e vanificare quanto fatto nel frattempo, non può che apparire ai cittadini ed agli amministratori locali come una scelta davvero difficile da comprendere ed accettare.

Abbandonare l’area di Vadò vuol dire far passare altro tempo tra discussioni ed approfondimenti, mentre i nostri tre ospedali diventano ancora più vecchi e meno attrattivi. Il vero grande pericolo è che il nuovo ospedale unico non si faccia. Di sicuro, non assisteremo alla posa della “prima pietra” entro questa legislatura regionale.

Ritengo che sia urgente e necessario un momento di confronto e chiarimento, con informazioni fornite direttamente da Lei e non “filtrate” dagli organi di stampa, che deve svolgersi nel luogo istituzionale appropriato, ovvero l’Assemblea della Conferenza dei Sindaci dell’AslTO5.

In data 30/12/2021 Le venne chiesta la disponibilità a presenziare ad un’apposita Assemblea, richiesta che non ha ancora ricevuto risposta. Le rinnovo ora la stessa richiesta, e La invito anche ad accogliere l’appello rivolto da 133 operatori sanitari dei nostri presìdi ospedalieri, che hanno espresso preoccupazioni, che condivido pienamente, e che sollecitano un incontro pubblico dove confrontarsi ed ottenere le attese risposte.

Pertanto, assessore Icardi:

1)      Corrisponde al vero che la Regione Piemonte ha deciso di abbandonare la scelta dell’area Vadò come sede del nuovo Ospedale Unico dell’AslTO5?

2)      Corrisponde al vero che la Regione Piemonte sarebbe orientata alla scelta di un’area collocata nel territorio di Cambiano?

3)      Entro quale orizzonte temporale si pensa di poter realizzare il Nuovo Ospedale Unico?

4)      Un eventuale cambio della sede del nuovo ospedale potrebbe comportare il rischio di perdere le risorse Inail?

5)      Perché nella lettera del 22 luglio 2021 con la quale l’assessorato regionale alla Sanità costituiva il Gruppo di Lavoro Tecnico, si è utilizzata la definizione di “nuovo ospedale” dell’AslTO5 e non più di “nuovo ospedale unico”? L’intenzione è ancora quella di realizzare un nuovo ospedale, che superi gli attuali tre nosocomi di Moncalieri, Chieri e Carmagnola, o si pensa di costruire semplicemente un nuovo ospedale? Uno scenario del genere come sarebbe economicamente sostenibile?

6)      Nel ridisegno della medicina territoriale dell’AslTO5 tramite i fondi del PNRR (case di comunità, ospedali di comunità, Cot), non è stato affrontato il tema del destino dei tre attuali ospedali. Cosa si pensa di fare del Santa Croce, del Maggiore e del S. Lorenzo? Se non saranno né case di comunità né ospedali di comunità, allora in cosa verranno trasformati e quali servizi accoglieranno?

7)      Il Santa Croce, il Maggiore ed il S. Lorenzo sono obsoleti ed energivori (come è stato ricordato proprio dagli operatori sanitari, si tratta di strutture cresciute come dei “patchwork” nel corso del tempo, con parti che risalgono addirittura al XIV secolo): non è irrazionale investire ancora per anni risorse in manutenzione di ospedali vetusti e superati, continuando nel frattempo a perdere personale a vantaggio di altre strutture più attrattive?

8)      Perché si continua ad evitare il confronto con gli amministratori locali e con gli operatori sanitari dei tre presìdi sanitari di Moncalieri, Chieri e Carmagnola? Quanto tempo deve ancora trascorrere prima che la Regione Piemonte adotti scelte chiare e le spieghi ai cittadini interessati?

Auspicando una Sua disponibilità a rispondere a questi interrogativi, La saluto cordialmente.

Alessandro Sicchiero

Sindaco di Chieri

Italexit in piazza contro la visita di Draghi

Riceviamo e pubblichiamo

SIT-IN : “IL PREMIER BURATTINO DI UE E NATO VUOLE DISTRUGGERE L’ITALIA”. PRESENTE ANCHE GIANLUIGI PARAGONE

In occasione della visita in città di martedì 5 aprile di Mario Draghi per la firma del “Patto per Torino” con il Sindaco Lo Russo, Italexit ha organizzato un presidio di protesta a oltranza dalle ore 10.00 in Piazza Castello angolo Via Palazzo di Città.

Mentre in Sala Rossa la maggioranza del PD e la finta opposizione del centrodestra batteranno le mani al “vile affarista” (secondo la definizione dell’ex Presidente della Repubblica Cossiga), fuori dal Palazzo ci sarà la Torino che soffre ma non intende arrendersi: i lavoratori sospesi per colpa del Green Pass, le famiglie e i piccoli imprenditori che non riescono a far fronte al caro-bollette, i giovani e gli studenti a cui viene precluso il diritto allo studio e alla socialità. Queste categorie porteranno in piazza le loro testimonianze e le loro istanze, a dimostrazione che la cosiddetta “cura Draghi” sta spingendo Torino e l’intera Nazione verso il baratro. Insieme a loro ci sarà anche il Senatore Gianluigi Paragone.

Sulla locandina che annuncia la manifestazione, il Premier è raffigurato come un burattino tenuto in piedi da diversi fili – l’Unione Europea, l’Euro, la NATO e Big Pharma. Secondo Italexit, “sono i centri di potere che alimentano e indirizzano l’azione del Governo dei Peggiori. Draghi non risponde né al Parlamento né tantomeno al popolo italiano: è un ex banchiere a cui è stato dato il compito di concludere il processo di liquidazione dell’Italia avviato 30 anni fa con il Trattato di Maastricht. Questa visita è un insulto per una città che ha perso e perderà decine di migliaia di posti di lavoro e di piccole imprese: i torinesi sapranno accoglierlo come si merita”

Montaruli (Fdi): “Terroristi con la paghetta”

“A Torino potrebbe essere nata una nuova categoria: i terroristi con la paghetta.

Dopo mafiosi, truffatori mancava l’anarchico a spese dello Stato. Se fosse vero che Federico Buono, il 46enne che frequentava i centri sociali di via Alessandria e arrestato pochi giorni fa perché accusato di appartenere al gruppo eversivo messicano Its, percepiva il reddito di cittadinanza sarebbe una nuova dimostrazione dell’inefficienza di questa misura. Il reddito di cittadinanza non è un aiuto alle fasce deboli ma una droga per chi già delinque. Servono misure serie a sostegno dei più fragili che abbiano il lavoro come perno” commenta in una nota il deputato di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli.

“Noi di Centro” si radica sul territorio

Dopo la nomina di tutti i segretari provinciali, adesso è la volta dei coordinatori delle varie zone della provincia di Torino. A livello provinciale ogni zona corrisponde agli ex collegi della Camera dei Deputati mentre sul versante della Città ci sarà un responsabile per ciascuna circoscrizione.
Un lavoro che punta a fare di Noi Di Centro un partito nazionale e organizzato e fortemente presente nei territori, dove già si conta l’adesione di centinaia di amministratori locali e comunali.
Un progetto politico ed organizzativo che punta alle ormai prossime elezioni politiche e regionali. Una sforzo organizzativo che mira anche e soprattutto a recuperare una nuova dimensione della politica dopo essere stata svilita e delegittimata da anni di populismo patrocinato dal grillismo e
da tutte quelle forze che hanno individuato nel populismo e nella demagogia la leva decisiva per scardinare i connotati della politica democratica, partecipativa e collegiale.
È giunto il tempo, cioè, di voltare pagina e di archiviare definitivamente tutto ciò che ha contribuito ad immiserire la politica – a livello nazionale come a livello locale -, ad azzerare le culture politiche, a distruggere i partiti e, in ultimo, a squalificare la classe dirigente attraverso la prassi grottesca
“dell’uno vale uno”. Ecco perchè, come Noi Di Centro, vogliamo contribuire ad invertire la rotta che si è creata in questi ultimi anni. E lo si può fare solo con il ritorno della politica, dei partiti organizzati e, soprattutto, delle rispettive culture politiche”.

Renato Zambon  Segretario regionale Noi Di Centro
Guido Calleri Di Sala Segretario provinciale Noi Di Centro

“Le ragioni del Centro” nel Pinerolese

“Le RAGIONI DEL CENTRO” è il titolo del convegno che si terrà a Villafranca Piemonte mercoledì 13 aprile alle 21,00 presso la sala adiacente l’aula del Consiglio Comunale. Saranno illustrate le proposte ed i progetti del ‘Nuovo Centro’ in vista delle prossime elezioni politiche nazionali. Modera il convegno il Sindaco di Villafranca Piemonte Agostino Bottano. Introducono il segretario provinciale di “Noi Di Centro” Guido Calleri Di Sala e il segretario provinciale dell’Udc Ubaldo Caggiola. Interviene Giorgio Merlo, Presidente Nazionale ‘Noi Di Centro’. Sono invitati Sindaci e amministratori locali della zona e tutti coloro che, dopo il fallimento del populismo grillino e del sovranismo, credono in un progetto politico nazionale di centro riformista, democratico e di governo”.

Renato Zambon, segretario regionale ‘Noi Di Centro’.

Emergenza finita, Pd. “Ma nessun nuovo inizio per la sanità”

“Cirio ha voluto “celebrare” con una conferenza stampa la fine dello stato di emergenza della pandemia. Peccato che a questa fine non sembra possa seguire un nuovo inizio e la ricostruzione di un sistema sanitario in grado risolvere le criticità che in questi due anni sono emerse e di rispondere alle richieste che provengono dalla società. I tanti grazie rivolti a medici, infermieri, personale sanitario risultano privi di significato in un momento in cui la maggioranza di centrodestra non sa dare risposte al personale precario. Ci troviamo di fronte a una serie di problemi che questa Giunta regionale sembra incapace di risolvere: quello del personale, innanzitutto, che, assunto durante la pandemia con un contratto a tempo determinato, rischia adesso di non essere stabilizzato, di perdere il lavoro e di lasciare scoperti settori chiave della nostra sanità. Altro che abbattere le liste d’attesa! Rischiamo di non poter garantire molti servizi” dichiarano il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo e il Vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle.

“Dai pochi dati che l’Assessore alla sanità ha portato in Commissione – prosegue Gallo – emerge per il 2022 un quadro decisamente negativo di conti pari a circa 300 – 400 milioni di euro e in questi mancano azioni gestionali legate alle assunzioni del personale e all’abbattimento delle liste d’attesa. Il Partito Democratico sta cercando, in tutti i modi possibili, di fare la propria parte per poter garantire maggiori trasferimenti da parte del Governo. Nei giorni scorsi, insieme agli altri Presidenti dei Gruppi Pd dei Consigli regionali italiani, ho indirizzato un appello al Ministro Speranza per ottenere un rafforzamento del finanziamento nazionale per la sanità pubblica. Tante sono le sfide che ci attendono e che non possiamo permetterci di perdere: stabilizzazione e incremento del personale che deve essere formato, correttamente retribuito e messo nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro nelle condizioni migliori, abbattimento delle liste di attesa che potrà essere ottenuto soltanto attraverso il potenziamento degli organici, ospedali più efficienti e meglio organizzati per un’offerta sanitaria territoriale più attenta, maggiore attenzione alla prevenzione, più investimenti nelle professioni sanitarie e nell’innovazione tecnologica in medicina”.

“Sulla campagna vaccinale il Presidente Cirio continua a dire cose non veritiere – commenta Valle – Davvero non ci capacitiamo di come si possa sostenere che nelle terze dosi il Piemonte sarebbe in testa alla classifica delle Regioni più grandi d’Italia, quando nessun dato lo conferma: infatti, secondo il Sole 24 Ore, sulle terze dosi il Piemonte si colloca al settimo posto (73,74%) dietro a Lombardia, Lazio, Puglia, Valle d’Aosta, Umbria e Molise, mentre per il ciclo completo, secondo il Gimbe, siamo ben all’undicesima posizione, con una percentuale di popolazione completamente vaccinata dell’82,9% contro la media nazionale dell’83,9%. Nella fascia tra i 5 e gli 11 anni, poi, per trovare il Piemonte bisogna proprio scendere fino agli ultimi posti della classifica, che ci vede al 15° posto (27% contro la media nazionale del 33,6%). Quindi, tanto compiacimento è del tutto privo di fondamento. E lo stesso dicasi per l’acquisto dei dispositivi, definito da Icardi un “lavoro eccezionale”. Riconosciamo che dalla seconda ondata il sistema di acquisti demandato alle singole Asl ha funzionato, ma durante la prima ondata tutti ci ricordiamo il caos e l’impreparazione conseguente alle indicazioni contraddittorie impartite dall’Unità di Crisi. Più che un lavoro eccezionale, una disfatta eccezionale.

“In momenti come questo e di fronte a una situazione tanto allarmante ci saremmo aspettati che il Presidente Cirio ci presentasse un piano d’azione e le linee guida del piano socio sanitario, invece nulla. La pandemia ci ha dimostrato l’importanza della nostra sanità e la necessità di continuare a investire su un sistema sanitario pubblico, universale e accessibile a tutti. E’ il momento di agire, di difenderlo e potenziarlo!” conclude Gallo.

Rifondazione: “Draghi a Torino? No grazie”

PER MANIFESTARE CONTRO IL GOVERNO DELLA  GUERRA! PER DIRE NO ALLA SPESA  MILITARE E CHIEDERE PIÙ RISORSE PER ISTRUZIONE, SANITÀ, SERVIZI SOCIALI, AMBIENTE

In occasione della presenza del Presidente del Consiglio Mario Draghi, che sarà in città martedì prossimo, il Partito della Rifondazione Comunista Torino assieme ad altre forze partitiche e associative organizzerà un’iniziativa di mobilitazione contro la guerra e il carovita.

Il Governo Draghi, afferma Fausto Cristofari segretario provinciale di Rifondazione Comunista, anziché adoperarsi per la cessazione immediata delle ostilità e per una soluzione diplomatica della crisi, propone come fondamentale l’aumento del sostegno militare all’Ucraina.

Ma davvero Draghi pensa che la pace si realizzi alimentando l’economia della guerra?

Aumentare di 13 miliardi di euro la spesa militare – continua Cristofari – significa comprimere ulteriormente una spesa sociale e sanitaria già largamente inadeguata.

Pensiamo come Rifondazione Comunista che sia necessario far  sentire al Presidente del Consiglio la voce di una città che ha bisogno di riconvertirsi a nuovi lavori, rispettosi dell’ambiente ed orientati verso la cura delle persone e del territorio, e che non vuole adattarsi alla prospettiva di diventare un polo per la produzione di armi, nascosto sotto il falso mantello della ricerca aerospaziale, con il marchio della Nato.

Rifondazione Comunista

Dal Coordinamento AGiTe “No” alle spese militari

Riceviamo e pubblichiamo

Il Coordinamento AGiTe contro le armi atomiche, tutte le guerre e i terrorismi (https://www.agite-to.org/)  nato nel maggio 2017 per sostenere la partecipazione dell’Italia alle trattative all’ONU, prima e la ratifica dopo la sua approvazione del Trattato ONU che mette al bando le armi atomiche (TPNW) ha incontrato il Prefetto mercoledì 30 marzo 2022  e nel corso dell’incontro ha ribadito:

  • la propria posizione di contrarietà a tutte le guerre, senza “se” e senza “ma”;
  • la condanna sin dall’inizio e senza mezzi termini dell’aggressione ingiustificata ad un Paese libero e sovrano quale l’Ucraina da parte della Russia;
  • il sostegno a tutte le associazioni e le singole persone che con grande coraggio manifestano la loro contrarietà alla guerra in Russia e in Ucraina.

AGiTe ritiene ingiustificata la corsa al riarmo che si è scatenata in tutto l’Occidente, Italia compresa.

AGiTe concorda con le parole di Papa Francesco:

“ci vergogniamo che si proponga l’impegno ad aumentare sino al 2% del PIL della spesa militare e che anziché cambiare paradigma nelle relazioni internazionali si pongano le basi per numerose e pericolose guerre future”.

I Paesi NATO nel loro insieme hanno una spesa militare pari al 54% della spesa militare mondiale (dati SIPRI relativi al 2020).

Che bisogno c’è di aumentare ulteriormente una spesa per le armi già folle?

A questo proposito è stato presentato e consegnato al Prefetto l’appello dei 50 premi Nobel «Riduciamo la spesa militare del 2%, per affrontare i problemi del mondo» “…ciascun attore sarà in grado di beneficiare dalla riduzione degli arsenali del nemico, e così pure l’intera umanità. In questo momento, il genere umano si ritrova ad affrontare pericoli e minacce che sarà possibile scongiurare solo tramite la collaborazione. Cerchiamo di collaborare tutti insieme, anziché combatterci…”.

E’ stata espressa la forte preoccupazione per quel che riguarda la sede dell’Ufficio Regionale per l’Europa del progetto DIANA (Defence Innovation Accelerator for North Atlantic) ossia un “acceleratore di innovazione destinata alla Difesa”, progetto nato a Bruxelles nel giugno 2021, nell’ambito dell’”Agenda NATO 2030” il cui scopo dichiarato è quello di supportare la NATO nell’innovazione tecnologica in una sinergia fra Pubblico e Privato

Torino è stata candidata a sede del progetto – il 20 gennaio scorso, durante in un incontro a cui hanno partecipato, oltre alle autorità militari, il sindaco e il presidente della Giunta Regionale-.

Per una città in forte difficoltà economica e industriale come Torino si prospetterebbe quindi l’idea di uno sviluppo fortemente condizionato dalla produzione bellica (destinata quindi alla distruzione di vite umane e di beni materiali).

Non è certo di produzioni belliche, orientate a generare soltanto prospettive di morte e di distruzione che ha bisogno la nostra Città ma di politiche di riconversione produttiva orientate a produzioni compatibili con le risorse naturali e sostenibili dal punto di vista ambientale e umano.

Sono stati presentati dati sul livello di povertà in Italia e nella nostra Città e Regione – nella Città Metropolitana di Torino e soprattutto nel Comune di Torino. Secondo le stime preliminari ISTAT, nel 2021 le famiglie in povertà assoluta in Italia sono il 7,5% (7,7% nel 2020) per un numero di individui pari a circa 5,6 milioni (9,4%, come lo scorso anno), confermando sostanzialmente le stime del 2020.

Nel corso dell’incontro sono state illustrate  tutte le criticità rilevate sulla Legge di Bilancio 2022-2024 ribadendo che le priorità del Paese, quelle verso le quali decidere aumenti % in base al PIL sono:

  • il lavoro buono e sicuro, in particolare dei giovani e delle donne;
  • il contrasto alla precarietà, non è accettabile che all’aumento del PIL aumenti il lavoro povero;
  • il rafforzamento ed adeguamento del SSN e del sistema pubblico di assistenza sociale territoriale;
  • gli investimenti legati al programma Next generation Eu;
  • un fisco più equo;
  • la riforma delle pensioni;
  • il welfare e inclusione sociale;
  • le nuove politiche industriali.

AGiTe ha chiesto al Prefetto di portare al Governo la richiesta di istituire il Ministero alla Pace, così come proporrà al Sindaco del Comune di Torino e al Presidente della Giunta Regionale di istituire l’Assessorato alla Pace per la programmazione e realizzazione di politiche vere e verificabili di pace e nonviolenza.

Sono state consegnate 237 firme a sostegno della contrarietà all’aumento della spesa militare, prime firme raccolte ai presidi di tutti i sabato mattina ore 11 in piazza Castello.

La raccolta firme che prosegue in forma cartacea e in rete

https://secure.avaaz.org/community_petitions/it/governo_italiano_e_parlamento_no_a_13_miliardi_in_piu_di_spese_militari/?cyArzbb&utm_source=sharetools&utm_medium=copy&utm_campaign=petition-1451362-no_a_13_miliardi_in_piu_di_spese_militari&utm_term=cyArzbb%2Bit

Il Coordinamento AGiTe

Allontanamento zero, Canalis (Pd): il no della Città Metropolitana

Ora la Giunta Cirio dia ascolto ai territori e ritiri questa proposta divisiva che mette a rischio la tutela dei minori.

Il Consiglio della Città Metropolitana di Torino nella seduta del 30 marzo ha approvato a maggioranza (12 voti su 18) un Ordine del Giorno a prima firma Schillaci di contrarietà al Disegno di Legge regionale “Allontanamento zero”.

La presa di posizione contraria di questo ente che rappresenta 2,2 milioni di abitanti, più di metà del Piemonte, si aggiunge a quella di molti Comuni: Torino, Cuneo, Verbania, Moncalieri, Collegno, Settimo, Grugliasco, Pinerolo, Chieri, Savigliano, Bra, Saluzzo, Rivalta, Piossasco, San Mauro, Alpignano, Rivarolo, Santena, Druento, Bruino, Cumiana, None, Strambino, Sant’Antonino, Airasca, Piobesi, Nomaglio, Massello, Rueglio, Lauriano, Baveno, Castelletto Ticino, Vigliano Biellese, Valdilana, Calamandrana. Molti altri comuni hanno depositato un ordine del giorno di contrarietà e lo approveranno al primo Consiglio utile.

Come può il Presidente Cirio ignorare questo appello dei territori, che ha carattere civico e non solo politico?

Oltre alla voce preoccupata delle istituzioni, si sta levando quella della società civile: le associazioni di famiglie affidatarie, quasi 100 docenti universitari, i sindacati, gli ordini professionali, i magistrati e le camere minorili, molti esponenti ecclesiastici. Non lasciamoli inascoltati come è accaduto per la legge regionale sul Gioco d’Azzardo Patologico.

Ogni bambino ucciso o maltrattato è un fallimento della società. Ecco perché in Piemonte è sbagliato parlare di “allontanamento zero”. Tante piccole vittime di infanticidio sarebbero vive e tanti bambini e ragazzi sarebbero cresciuti in un contesto sereno, se i servizi fossero stati messi in condizione di intervenire in tempo. Potenziamo i progetti e i servizi, per garantire un maggior accompagnamento alle famiglie fragili, ma anche per garantire, come extrema ratio, gli allontanamenti dei minori dalla famiglia, laddove sia necessario.

Sulla tutela dei minori dovremmo unirci e non dividerci, per questo chiediamo di ritirare un testo così divisivo e di avviare un tavolo di lavoro bipartisan per redigere invece un Piano per l’Infanzia e l’Adolescenza in Piemonte, che metta nuove risorse e investa sui servizi.

Monica CANALIS – vice segretaria Pd Piemonte e consigliera regionale

“Risintonizza il Piemonte” ad Alessandria

Grimaldi (LUV): Il tour arriva nella provincia più colpita dalla pandemia, dove i tanti errori della Giunta sono stati pagati cari.

“Ci siamo riproposti di fare un tour del Piemonte e, come in un bilancio di metà mandato, raccontare e analizzare i primi due anni e mezzo di legislatura Cirio. Mercoledì sarà la volta di Alessandria, la provincia piemontese più colpita dalla pandemia e che forse più di tutte ha subito gli errori e i ritardi della Giunta. Ricordiamoci che il dramma delle Rsa è cominciato proprio a Tortona, che a lungo è stata anche l’approdo di tanti malati perfino da Torino” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, da una settimana impegnato in “Risintonizza il Piemonte”: un “tour” attraverso il territorio con tappe in tutte le città che stanno per andare al voto, che mercoledì 6 aprile arriverà ad Alessandria con un incontro alle 20,30 alla Casa del Quartiere. Saranno presenti tantissime voci ad arricchire questo bilancio politico, ambientale e sociale: attivisti, professionisti, studenti e lavoratori del mondo sindacale, associativo e dei movimenti, ma anche rappresentanti politici della sinistra ecologista, dell’area del centrosinistra, in particolare il candidato sindaco Giorgio Abondante, l’onorevole Federico Fornaro (LEU) ed esponenti locali di Sinistra Italiana, Articolo Uno, Europa Verde-Verdi, che avevan dato vita a Liberi Uguali Verdi.

“Sono stati proprio quelli i mesi della nascita di ‘Tele Cirio’” – prosegue Grimaldi – “il Presidente che, nonostante la lunga catena di comando, la moltiplicazione di task force esperti e commissari speciali, ha compiuto numerosi passi falsi e solo con estremo ritardo è arrivato a operare a pieno regime su misure di sicurezza e piano vaccinale”.

“Dopo 110 giorni è arrivata la prima pioggia del 2022, lo stato d’emergenza per l’acqua si avvicina, con la secca dei fiumi è a rischio il 33% dell’industria alimentare. Siccità, incendi, temperature alte, grandinate e alluvioni: non è un film di fantascienza, ma la nuova normalità della crisi climatica. Eppure c’è chi – come Lega e Fdi – preferisce vestire i panni del nemico del clima” – conclude Grimaldi. – “Parleremo di questo e di tanto altro perché in due anni e mezzo ci siamo opposti con centinaia di migliaia di emendamenti, ordini del giorno, interventi, mobilitazioni sui temi ambientali, sociali, del lavoro, dei diritti – che dire per esempio dei continui attacchi alla salute riproduttiva delle donne, alla loro autodeterminazione? Sappiamo che per invertire la rotta serve fare ancora di più. Ecco perché è il momento di risintonizzarci, organizzarci e cambiare tutto”.