politecnico di torino

Università, il bilancio guarda all’ambiente e alla società

BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ NELLE UNIVERSITÀ:  CONDIVISO IL PRIMO STANDARD DI RENDICONTAZIONE  PER I REPORT SOSTENIBILI

Disponibile online il documento elaborato da RUS – Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile e GBS – Gruppo di studio per il Bilancio Sociale per aiutare le Università nella redazione dei loro bilanci di sostenibilità

Gli ultimi trent’anni sono stati caratterizzati da un crescente interesse verso le tematiche riconducibili allo sviluppo sostenibile. Ciò ha comportato la diffusione, da parte delle organizzazioni, di comportamenti e azioni improntati su logiche di responsabilità socio-ambientale e l’utilizzo di strumenti di accountability che consentano di rendere conto agli stakeholder del proprio impegno nel perseguimento di obiettivi di sostenibilità. Non fanno eccezione le università, per le quali, tuttavia, tenuto conto delle funzioni svolte e del ruolo esercitato nel contesto economico-sociale in cui operano, si tratta di adottare un approccio verso la sostenibilità diverso da quello di altre organizzazioni.

Ad aiutare gli Atenei nella redazione di questa particolare tipologia di report arriva un nuovo strumento: “Il bilancio di sostenibilità nelle Università”, il primo standard per la reportistica di settore, curato dalla RUS – Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile e dal GBS – Gruppo di studio per il Bilancio Sociale, unendo l’esperienza della RUS nel diffondere la cultura della sostenibilità nelle Università italiane alle competenze tecnico-scientifiche del GBS sui temi della reportistica.

Il nuovo standard si propone di guidare le Università pubbliche e private nella redazione della reportistica di sostenibilità, fornendo un’analisi equilibrata e ragionata dei riflessi socio-ambientali ed economici dell’operatività degli Atenei ed evidenziando il contributo, attuale e in prospettiva, di questi ultimi al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU.

Lo standard intende guidare e rafforzare l’impegno delle Università verso le sfide nazionali e internazionali che il contesto istituzionale e sociale richiederà loro, consentendo agli stakeholder di conoscere le finalità istituzionali degli Atenei e, in particolare, il complesso delle attività, dei risultati e dell’impatto sulla comunità di riferimento, oltre a fornire informazioni chiare, attendibili e immediatamente comprensibili a chiunque sia interessato, predisponendo altresì un utile modello per il confronto dei dati a livello spaziale e temporale.

Questo nuovo strumento è il primo del suo genere nel nostro Paese e rappresenta una nuova via per creare report non-finanziari delle Università, che seguano delle linee-guida dedicate invece di criteri generali adottati finora, facendo riferimento a quelli utilizzati da altre tipologie di aziende pubbliche oppure da imprese private.

“RUS e GBS sono concordi nel ritenere rilevante il ruolo che le università possono svolgere quali agenti del cambiamento per promuovere e supportare il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDGs), che si pongono come pilastri della costruzione di modelli di università responsabili. Pertanto la rendicontazione della sostenibilità delle università diventa un elemento primario delle politiche di comunicazione agli stakeholders, dell’impegno profuso e della visione pro-attiva per il raggiungimento di un futuro più sostenibile, che costituisce l’obiettivo centrale dell’azione della RUS”, commentano in maniera congiunta la professoressa Chiara Mio, Presidente di GBS e la professoressa Patrizia Lombardi, Presidente della RUS e Prorettrice del Politecnico di Torino.

 

“La rete del contagio: il virus e le sue dinamiche”, parla Paolo Vineis

Lezione 6 – “Tempi Difficili. Mappe per orientarsi nella prima pandemia del XXI secolo”  ?????? ?? ?????? ???? – ??:??

Online su Zoom

Sono tre le prospettive attraverso le quali ????? ??????, Professore Ordinario di Epidemiologia Ambientale presso l’Imperial College di Londra, affronta la diffusione virus Sars-CoV-2 nel sesto episodio di “????? ????????? – ????? ??? ?????????? ????? ????? ???????? ??? ??? ??????”, ciclo di incontri organizzato dal Politecnico di Torino. La prima prospettiva è costituita dalle condizioni preesistenti che hanno consentito la diffusione del virus partito dal mercato di animali vivi di Wuhan e diffusosi attraverso la rete mondiale di comunicazioni, richiamando elementi come la trasformazione planetaria, gli allevamenti animali e la deforestazione ; la seconda prospettiva riguarda l’interazione tra popolazioni umane e caratteristiche intrinseche del virus, e i conseguenti modelli matematici di predizione della diffusione; e infine la terza riguarda il ruolo della geografia umana, inclusa la mobilità e i sistemi locali del lavoro nel condizionare la densità dei casi e le vie di trasmissione.

Tutte le informazioni sul sito di Biennale Tecnologia

Cos’è Tempi Difficili:

Dopo un anno particolarmente complesso, il Politecnico di Torino nell’ambito di Biennale Tecnologia ha voluto promuovere un’iniziativa inedita: un breve corso – pensato in primis per gli studenti ma aperto gratuitamente online a tutti gli interessati – per provare a orientarsi in una crisi che sta producendo disorientamento e incertezza.

In una serie di 11 puntate (13 marzo – 5 giugno) esperti di chiara fama rifletteranno sulla pandemia Covid-19 da prospettive diverse, cercando di fornire strumenti utili per affrontare in modo più consapevole l’esperienza che stiamo tutti vivendo.

Il Politecnico di Torino apre le porte ai futuri studenti

Ritorna l’appuntamento online dedicato all’orientamento. Quest’anno gli eventi raddoppiano, per presentare separatamente i corsi di Laurea e Laurea Magistrale. Si comincia con la presentazione dei corsi di Laurea e delle opportunità offerte dal Politecnico

 

Anche quest’anno gli Open Days del Politecnico di Torino saranno virtuali, ma con una novità rispetto al passato: il primo appuntamento sarà dedicato alla presentazione dei corsi di Laurea Triennale, dal 21 al 23 aprile, mentre dal 26 al 28 maggio prossimi sarà la volta dei corsi Magistrali. Una scelta che va nella direzione di fornire, proprio attraverso le possibilità offerte dalle piattaforme virtuali, informazioni ancora più mirate ed esaustive sia a chi intende iscriversi a un corso di primo livello, sia a chi vuole proseguire il suo percorso al Politecnico con un corso di secondo livello.

Ad aprire l’appuntamento dedicato ai corsi di Laurea alle ore 8.45 di mercoledì 21 sarà il benvenuto agli aspiranti studenti del rettore Guido Saracco, a cui seguiranno le presentazioni dei 24 corsi di Laurea Triennale offerti dal Politecnico nelle aree dell’ingegneria, dell’architettura, del design e della pianificazione territoriale. La piattaforma www.opendays.polito.it offrirà anche l’occasione per scoprire tutti i servizi offerti, i progetti speciali, i teams studenteschi, le opportunità per gli studenti stranieri e molto altro ancora. Tutto da casa, per rispettare le regole imposte dall’emergenza sanitaria e favorire i ragazzi che in questo periodo di mobilità ridotta sia all’interno del territorio nazionale che dall’estero, vogliono però entrare nel mondo del Politecnico di Torino, in vista di un’iscrizione per l’Anno Accademico 2021/2022.

Tutti i contenuti rimarranno comunque disponibili sul sito anche nei mesi a venire, in modo da aiutare i ragazzi a orientarsi nell’offerta e nelle novità del prossimo anno accademico anche dopo la conclusione degli Open Days.

Un anno che porterà molte novità nel modo di vivere il Politecnico. Dopo un periodo in cui si sono alternate fasi in cui è stato possibile frequentare almeno in parte lezioni e laboratori in presenza a momenti in cui è stato necessario il ricorso alla didattica a distanza, per l’anno accademico 2021/2022 si prepara una modalità di frequenza che riporterà il più possibile gli studenti in aula“L’auspicio di tutti è che il prossimo anno accademico veda la riapertura del nostro Ateneo alle attività in presenza. Non sarà naturalmente un ritorno al passato: abbiamo imparato moltissimo dovendo far fronte tempestivamente all’emergenza dovuta alla pandemia e faremo certamente tesoro di questa esperienza migliorando e rinnovando la nostra didattica. Non vediamo l’ora di potervi nuovamente accogliere e di tornare a vedere le aule, i corridoi, i laboratori animarsi grazie ai nostri studenti, docenti e a tutto il personale del Politecnico”, spiega il Rettore Guido Saracco.

Questo in piena sicurezza per tutta la comunità politecnica. Durante quest’anno di pandemia il Politecnico ha infatti affrontato un investimento consistente per il potenziamento delle dotazioni tecniche e logistiche: “Realizzando in tempi record adeguamenti strutturali, come il rifacimento degli impianti di condizionamento e la ridistribuzione degli spazi per le lezioni, ma anche pianificando turni scaglionati di ingresso, dotazione di dispositivi di protezione e interventi di sanificazione adeguati adesso siamo pronti finalmente a ripartire”, conclude il Rettore.

L’esperienza della formazione universitaria va infatti al di là della lezione frontale online, pur arricchita da tante modalità interattive adottate in questi mesi per migliorare le modalità di apprendimento, come la realtà virtuale per le revisioni progettuali o la visita da remoto a laboratori e siti culturali. “Siamo riusciti a fare davvero tesoro dell’esperienza di questo anno, che ha visto i nostri docenti confrontarsi con modalità di insegnamento del tutto innovative, che sono sicuro riusciremo ad impiegare anche quando la situazione emergenziale terminerà. Siamo stati in grado di potenziare le modalità didattiche più innovative e coinvolgenti, con lo studente al centro del processo di apprendimento, che viene responsabilizzato e messo nelle condizioni di sperimentarsi e mettersi alla prova, anche in contesti meno tradizionali di quelli della lezione frontale, come ad esempio i team studenteschi o le challenge, modalità didattiche basate su multidisciplinarietà e learning by doing, anche grazie a tutte le possibilità che la tecnologia ci mette a disposizione”, aggiunge il Vice Rettore per la Didattica Sebastiano Foti: “Anche in questo modo continueremo a garantire ai nostri studenti e studentesse una formazione universitaria che possa rispondere alle sfide del presente e a quelle che verranno, garantendo la possibilità di un rapido inserimento nel mondo del lavoro, come dimostrano i dati occupazionali dei nostri laureati: quasi 9 su 10 lavorano a un anno dalla laurea magistrale e con stipendi più alti e contratti più stabili rispetto alla media degli atenei italiani”.

 

Trasformare la CO2 da problema a risorsa

Presentata la nuova infrastruttura di ricerca di Istituto Italiano di Tecnologia e Politecnico di Torino, CO2 Circle Lab.

Si occuperà di fornire servizi alle aziende, in particolare alle PMI, nell’ambito del recupero e riutilizzo, nei settori energetico ed industriale, delle emissioni di anidride carbonica

È stata presentata  alle imprese del territorio CO2 Circle Lab – CCL, nuova infrastruttura di ricerca congiunta di Politecnico di Torino e Istituto Italiano di tecnologia (IIT), che risponde alla necessità di sviluppo e innovazione tecnologica in grado di alimentare modelli di produzione, e di gestione dei materiali e dell’energia, ispirati ai principi della circolarità e della sostenibilità ecologica.

L’anidride carbonica è un rifiuto delle nostre attività quotidiane che contribuisce in larga misura al problema del riscaldamento globale. Ma la CO2 può essere trasformata da problema a risorsa. È infatti possibile recuperare il carbonio della molecola di CO2 e riutilizzarlo per ottenere prodotti sintetici, combustibili, materiali, sostanze chimiche per la fertilizzazione del suolo, l’alimentazione degli animali e la cura della persona. È possibile realizzare questo processo in modo sostenibile: l’utilizzo del carbonio ha bisogno dell’idrogeno come partner chimico e sia l’idrogeno che la trasformazione della CO2 possono essere ottenuti attraverso diversi processi (elettrochimico, termochimico, fotochimico e biologico) usando energia rinnovabile. CO2 Circle Lab offre attrezzature d’avanguardia per il recupero, l’accumulo e il riutilizzo delle emissioni di diossido di carbonio attraverso tutti e quattro questi processi.

Laboratori e attrezzature della nuova infrastruttura sono distribuiti tra il Politecnico di Torino, l’Energy Center e l’Environment Park (che è anche la sede del Centro di ricerca di IIT a Torino – Center for Sustainable Future Technologies – CFST).  CCL è stata co-finanziata da Politecnico, Istituto Italiano di Tecnologia e da fondi europei FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) attraverso il bando infra-P della Regione Piemonte.

Si tratta di un’infrastruttura di ricerca aperta che mette a disposizione servizi per le imprese e per altri Centri di Ricerca. Nel corso della presentazione è stato presentato alle aziende il vasto catalogo di servizi offerti da CCL, con un’attenzione particolare alle PMI del territorio piemontese, che possono accedere a finanziamenti regionali per usufruire di servizi di ricerca presso infrastrutture come CCL.

“Questa infrastruttura di ricerca ben rappresenta la strategia del nostro Ateneo, che mira da un lato a valorizzare pienamente le competenze settoriali anche in ottica multidisciplinare, e dall’altro intende rafforzare collaborazioni con partner strategici come IIT ed Environment Park, così da creare un solido sistema di ricerca integrata sul nostro territorio”, ha osservato il Rettore del Politecnico Guido Saracco“Il tema del riuso della CO2, poi, costituisce per il nostro Ateneo un’area di sviluppo di nuova ricerca e di attrazione imprenditoriale, nel quale abbiamo già a disposizione competenze all’avanguardia, che potranno accrescersi anche grazie al COCircle Lab”.

“Infrastrutture come questa sono fondamentali per avviare un concreto processo di transizione ecologica, IIT ha implementato nel piano scientifico una iniziativa dedicata alla sostenibilità e in questo contesto il nostro centro di Torino e le attività che svolge in collaborazione con il Politecnico, rappresentano un driver fondamentale dell’iniziativa che stiamo portando avanti e che coinvolge tutti nodi della rete IIT su scala nazionale”, conclude il direttore scientifico di IIT Giorgio Metta.

“CO2 Circle Lab è sostenuto e finanziato dalla Regione con la prima edizione del bando INfra-P ed è oggi una realtà grazie ad una visione lungimirante che ci ha permesso, nonostante le difficoltà di avanzamento riscontrate a causa della pandemia, di arrivare in anticipo e già preparati su una sfida così cruciale per il nostro futuro. Mentre quindi altri territori devono ancora partire su questi temi, noi possiamo già contare su un’infrastruttura reale e funzionante, che sarà un hub di ricerca e di eccellenza e che rappresenta solo un primo tassello del nuovo ecosistema dell’innovazione piemontese, destinato a delineare i prossimi decenni di sviluppo”, conclude l’Assessore all’Innovazione e Ricerca della Regione Piemonte Matteo Marnati.

Il video di presentazione dell’infrastruttura CCL: https://youtu.be/qUxnzP2J4yk

In Cina il Poli inaugura il Pearl River Piano Cultural Park

GUANGZHOU: IL PEARL RIVER PIANO CULTURAL PARK PROGETTATO DAL POLITECNICO DI TORINO APRE AL PUBBLICO

 

Grazie al recupero architettonico della fabbrica di pianoforti, 130.000 metri quadri nel cuore della città, è stata anche creata la Italian Cultural Box, trampolino di lancio per le imprese del territorio torinese in Cina.

 

È stato inaugurato oggi a Guangzhou (Canton), dopo tre anni di intensi lavori di ristrutturazione, il Pearl River Piano Cultural Park, il cui progetto presentato dal Politecnico di Torino insieme alla South China University of Technology è stato selezionato grazie al concorso internazionale di architettura vinto nel 2017. Ad oggi rappresenta uno dei risultati più importanti delle collaborazioni internazionali tra Torino e Guangzhou sui temi del recupero delle aree industriali dismesse per lo sviluppo dell’industria culturale.

Lo scorso 8 febbraio la sindaca di Torino Chiara Appendino e il sindaco di Guangzhou Wen Guohui hanno siglato un Protocollo di Collaborazione con l’obiettivo di avvicinare le due municipalità attraverso programmi di carattere culturale, economico e accademico. Nonostante le complessità legate alla pandemia che da più di un anno acuisce le distanze fisiche, la firma dell’accordo ha avvalorato la contiguità di intenti delle due città e ufficialmente consolidato il rapporto di collaborazione instaurato ormai da tempo.

Stabilmente a Guangzhou dal 2015 con il South China-Torino Lab, centro di ricerca in cooperazione con la South China University of Technology, il Politecnico di Torino ha avuto un ruolo cardine nella stipula del Protocollo. All’interno delle collaborazioni avviate a Guangzhou si inserisce il progetto per la valorizzazione dell’ex stabilimento industriale della Pearl River Piano Factory, la fabbrica di pianoforti più grande al mondo, ora trasferita fuori città. A seguito del primo posto ottenuto dal South China-Torino Lab del Politecnico nel 2017 nel concorso internazionale di architettura per la riqualificazione dell’area industriale in dismissione, oggi si è conclusa una delle principali operazioni di rigenerazione urbana della città di Guangzhou. La proposta progettuale si basava sulla realizzazione di una “strada” interna all’edificio, che permettesse di collegare le funzioni culturali e di servizio su tutta la lunghezza della fabbrica, di oltre 600 metri. Per una similitudine dimensionale, il progetto sino-italiano è stato soprannominato dai committenti Cantonesi il “Lingotto cinese”, in analogia allo stabilimento torinese.

La proposta vincente del South China-Torino Lab, che ha coinvolto docenti e ricercatori del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino (China Room) e della School of Architecture della South China University of Technology, ha convertito l’ex Pearl River Piano Factory in un Centro Culturale di 130.000 mq, finalizzato ad ospitare start up nei settori della musica e del cinema e ha contribuito alla realizzazione di una sede per la promozione della cultura musicale e cinematografica italiana in Cina.

Il management del Guangzhou Pearl River Piano Group ha infatti deciso di riservare uno spazio dedicato alla promozione della cultura e dell’imprenditoria torinese attraverso un accordo con la Municipalità di Torino e il Politecnico denominato “Italian Cultural Box”.

 

La progettazione interna dell’Italian Cultural Box è avvenuta durante un workshop svoltosi nel mese di ottobre 2019 all’interno del programma Torino Design of the City 2019 coinvolgendo gli studenti del Politecnico e dell’Università di Torino oltre che tre studi emergenti di architettura, ex-allievi Polito (PlaC, BDR Bureau, BTT Studio). Grazie anche al sostegno del Consolato d’Italia, l’Italian Cultural Box mira a insediare una presenza imprenditoriale torinese presso la città di Guangzhou che possa diventare vetrina privilegiata per la promozione di eventi, progetti di scambio e iniziative culturali italiane in Cina.

Il Rettore del Politecnico Guido Saracco dichiara: “La conclusione dei lavori di conversione della fabbrica di pianoforti e l’inaugurazione del Pearl River Piano Cultural Park, secondo il concept architettonico di Politecnico di Torino e South China University of Technology, conferma il ruolo chiave svolto dal Politecnico in questa lunga collaborazione. Questo è solo il primo dei progetti che in futuro potranno essere realizzati nel campo del recupero architettonico e della promozione culturale, grazie alla competenza che il Politecnico e le aziende del nostro territorio hanno dimostrato di possedere e che la creazione della Italian Cultural Box a Guangzhou potrà valorizzare e supportare al meglio”. Il Vicerettore per le Relazioni con la Cina Michele Bonino conclude: “Negli ultimi anni i Dipartimenti di Architettura e Ingegneria del Politecnico hanno lavorato al fine di consolidare la presenza in Cina sia dell’Ateneo sia del comparto imprenditoriale e culturale torinese, attraverso progetti di ricerca, programmi di formazione e accordi istituzionali. Grazie al forte coinvolgimento delle università nei progetti di trasformazione delle città cinesi, sempre più spesso le nostre collaborazioni riguardano casi concreti, come il recupero della fabbrica Pearl River Piano in centro culturale”.

 foto: Vista esterna del Parc Pearl River (credit: TheSignR)

I giovani del Poli in visita ai mezzi storici di Marazzato

La delegazione dei giovani architetti e ingegneri della ‘Challenge By Firms’ del Politecnico di Torino.

Al via la seconda fase della Challenge@PoliTo organizzata dal Clik (Connection Lab and Innovation Kitchen) a seguito della partnership stipulata fra ‘Gruppo Marazzato’ e il Politecnico di Torino per la creazione di un moderno e innovativo polo museale dedicato ai camion d’epoca a Stroppiana, nel Vercellese, presso la sede di quello che è attualmente lo showroom privato in cui è custodita la più grande collezione di autocarri d’epoca del Novecento, tutti perfettamente restaurati e riportati alle condizioni d’origine, creata da Carlo Marazzato, industriale e appassionato di mezzi pesanti del passato.
Una delegazione di una quindicina di studenti di nazionalità colombiana, iraniana, cinese, turca e italiana di età compresa fra i 22 e i 23 anni, tutti studenti di laurea magistrale del prestigioso ateneo torinese, hanno visitato di persona l’affascinante e suggestiva raccolta che al momento comprende oltre 250 veicoli adibiti al trasporto merci su gomma declinati negli usi e allestimenti più disparati.
Ad accoglierli in maniera entusiasta, fra gli altri intervenuti e presenti, Carlo Marazzato (collezionista ma anche Chairman della Holding del ‘Gruppo Marazzato’), Alberto Marazzato (General Manager), Sonia Tarricone (Marketing Manager), Riccardo Manachino (Head of Old Collection ‘Marazzato’), l’Ingegner Francesco Boca, Partner di progettazione della storica impresa ambientale vercellese attiva dal lontano 1952.
“Ho colto negli sguardi e nelle parole degli studenti un diffuso e autentico senso di meraviglia e stupore per via dell’eccezionalità di una collezione unica nel suo genere, composta da una così grande quantità di automezzi storici, tutti perfettamente in ordine di restauro e conservazione”, esordisce l’Architetto Elena Vigliocco, Professore Aggregato di Composizione Architettonica e Urbana del Politecnico di Torino e Responsabile della Challenge didattica dedicata al progetto del prossimo ‘Museo Marazzato’, presente all’evento insieme all’arch. Laura Ronchetto (Area TRIN/Project Manager CLIK) e tre mentors di supporto, Ing. Andrea Panelli (Managment), Arch. Cristiano Tosco (Architecture and Design) e Ing. Edoardo Battegazzorre (Computer Technology).
“Grazie a questo prezioso e utile sopralluogo, le ipotesi progettuali degli studenti si sono, di fatto, arricchite della possibilità di rapportarsi concretamente, a livello fisico e spaziale, con la dimensione del luogo oggetto della loro ricerca, fornendo così un presupposto indispensabile nel migliorare il calibro del lavoro in corso d’opera. Dalla visita in sito hanno potuto, infatti, trarre spunti fondamentali per sviluppare la soluzione più efficace per fare dello showroom privato del ‘Gruppo Marazzato’ un polo museale in grado di valorizzare una collezione di interesse non solo locale e potenzialmente capace di contribuire alla valorizzazione turistico-culturale dell’intero territorio”, approfondisce la Docente.
Per poi concludere: “Ringraziamo di vero cuore il ‘Gruppo Marazzato’ per la sincera e cordiale accoglienza riservataci, aspetto umano che testimonia come carburante di un’azienda di successo sensibile alla cultura d’impresa vi sia una famiglia fondata su valori etici e morali assoluti. Il calore umano generosamente offerto e respirato in loco dai ragazzi è stato una sorpresa umanamente ancor più gradita da tutti noi, in special modo da giovani che provengono da Paesi distanti, per i quali è spesso difficile ricongiungersi frequentemente ai propri nuclei d’origine, specialmente in un anno complesso di lockdown prolungato quale quello della pandemia da Covid-19 che di fatto riduce al lumicino qualsivoglia possibilità di contatto e relazione diretta interpersonale”.

Lo studio del Poli: mascherine e distanziamento fondamentali contro la diffusione del virus

Un team di ricercatori del Politecnico di Torino e della New York University ha elaborato un modello matematico riproducendo i comportamenti differenziati per singolo stato americano attraverso i sondaggi di Facebook e i dati pubblicati dal New York Times

Il team internazionale di ricercatori del Politecnico di Torino e della New York University Tandon School of Engineering ha sviluppato un modello basato sulla teoria delle reti per rappresentare e prevedere gli effetti delle due più comuni misure di contenimento sulla diffusione di malattie a trasmissione aerea come il Covid-19: l’uso di mascherine e il distanziamento sociale. Dallo studio, calibrato sugli Stati Uniti ma applicabile ad altre realtà nazionali, appare chiaro che la generazione di focolai può essere efficacemente prevenuta solo se almeno il 60% della popolazione si attiene a entrambe le misure.

 

 

Il modello adottato per lo studio del Covid-19 – pubblicato su Chaos il 13 aprile 2021 (DOI: 10.1063/5.0041993) “How adherence to public health measures shapes epidemic spreading: a temporal network model,” firmato da Brandon M Behring, Alessandro Rizzo, e Maurizio Porfiri – si basa sulla teoria delle reti, uno strumento che trova applicazione nei campi più disparati, dal marketing allo studio degli stormi di uccelli. Il modello prevede che ogni persona rappresenti un nodo della rete e ogni connessione un potenziale contatto che possa trasmettere l’infezione. È stato inoltre usato un modello della malattia adeguato al Covid-19, in cui gli individui attraversano le fasi di suscettibilità, incubazione, infezione, e guarigione o morte (modello SEIR).

 

Il modello tiene conto della variazione dell’attività degli individui e della loro eterogeneità di comportamento, rispecchiando numerosi studi di osservazione che rivelano che nelle comunità solo un numero ristretto di individui forma molti contatti con la popolazione, mentre il resto della popolazione forma un numero basso di contatti. Il modello valuta l’efficacia delle due misure (distanziamento sociale e mascherine), sia adottate in maniera esclusiva, sia in maniera combinata. Sulla base di queste premesse, la popolazione viene divisa in due gruppi: coloro che indossano mascherine e praticano il distanziamento sociale con regolarità e coloro che non lo fanno. La conclusione conferma le indicazioni fornite da alcuni virologi fin dall’inizio della pandemia: né il distanziamento sociale, né l’uso delle mascherine sono efficaci da sole come misure di prevenzione della diffusione del virus, a meno che un’alta percentuale della popolazione non adotti entrambe le misure.

 

In questo studio sono stati riprodotti i comportamenti dei differenti stati USA attraverso dati pubblici provenienti da sondaggi eseguiti da Facebook e dati di mobilità ricavati dall’Insitute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington che rivelano che, in generale, le persone che indossano le mascherine sono anche molto propense a ridurre la loro mobilità.

 

Grazie ai dati pubblici messi a disposizione dal New York Times per ciascuno dei 50 stati USA i ricercatori sono riusciti a confermare che il modello riesce a classificare correttamente ogni stato sulla base della relazione tra l’adozione di mascherine e distanziamento, e l’andamento dell’epidemia.

 

“Gli stati che soffrono maggiormente per la pandemia sono quelli in cui le misure di distanziamento e l’uso delle mascherine sono poco adottate”, dichiara il professor Alessandro Rizzo, “e questa osservazione è in accordo con quanto previsto dal nostro modello. È importante sensibilizzare la popolazione ad aderire alle misure di prevenzione in qualunque momento, per accelerare la diminuzione del numero di casi”.

 

Ventilatore polmonare da Poli e Apr


A MINIMO CONSUMO DI OSSIGENO

Sviluppato un dispositivo per la ventilazione non invasiva a pressione positiva continua per applicazioni ospedaliere

 

Durante la prima fase della pandemia da Covid-19, gli ospedali hanno vissuto gravi carenze nei mezzi di supporto per contrastare l’insufficienza respiratoria acuta causata dall’infezione. La scarsa disponibilità di dispositivi meccanici ha spinto gli operatori sanitari ad adottare differenti strategie per la gestione dei pazienti prima dell’ammissione alla terapia intensiva e conseguentemente per ridurre l’utilizzo di ventilatori invasivi. In questo scenario, molti ospedali si sono indirizzati verso la ventilazione non-invasiva a pressione continua positiva (quelli che abbiamo imparato a conoscere come “CPAP”), che si è rivelata estremamente efficace nel supportare il ciclo di respirazione spontanea del paziente forzando in continuazione una miscela aria-ossigeno, mantenendo così una pressione positiva sufficiente a tenere aperte le vie aeree e gli alveoli polmonari.

Nonostante la CPAP si sia dimostrata essere la terapia ventilatoria precoce più efficiente, anche questi dispositivi hanno presentato criticità, in primis legata all’elevato consumo di aria compressa ed ossigeno che hanno ripetutamente messo in crisi gli impianti di distribuzione di gas medicali. Per fornire soluzione a questa problematica, fin dai primi mesi dell’emergenza, il Politecnico di Torino e l’azienda APR hanno lavorato insieme per proporre una tecnologia sostenibile, sicura ed efficace: DIVOC (Device for non-Invasive Ventilation with low Oxygen consumption in absence of environmental Contamination), un device per l’assistenza al respiro che sfrutta la tecnologia di ventilazione non invasiva a pressione continua positiva.

DIVOC è stato sviluppato grazie alla collaborazione tra PolitoBIOMed Lab – PAsTISs (PArco delle Tecnologie Innovative per la Salute, Infrastruttura di Ricerca cofinanziata dalla Regione Piemonte) e l’azienda APR di Pinerolo, che ha condiviso la sua esperienza nella progettazione e costruzione di equipaggiamenti fluidodinamici per il settore aerospaziale. Il dispositivo è stato proposto in tempi brevi per la registrazione di un brevetto, in co-titolarità tra l’Ateneo, APR e i dottori anestesisti Marco Cavaglià e Carlo Olivieri, direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione presso l’A.S.L. di Vercelli.

Questa nuova tecnologia CPAP sarebbe particolarmente vantaggiosa se subito impiegata negli ospedali COVID, dal momento che è indipendente dalle centrali di distribuzione dei gas medicali; centrali che sono state messe in crisi dalle tecnologie tradizionali. DIVOC è in grado di risolvere anche le altre problematiche riscontrate nella CPAP tradizionale; favorirà inoltre la diffusione di questa efficace tecnica di ventilazione non invasiva per i pazienti. Ad oggi i dispositivi CPAP ospedalieri, oltre a richiedere elevate portate di aria e ossigeno compressi, disperdono nell’ambiente circostante aerosol ricco di agenti patogeni e hanno un alto livello di rumorosità per pazienti ed operatori. DIVOC, grazie alla chiusura del circuito di ventilazione pressurizzato da un piccolo ventilatore elettrico, lavora con consumi irrisori di ossigeno e aria compressa, elimina nel contempo la pericolosa contaminazione ambientale (garantendo la sicurezza del personale medico) ed è molto confortevole per il paziente sia in termini di rumorosità sia in termini di temperatura ed umidità dell’aria inspirata.

“Lo stimolo per lo sviluppo di DIVOC nasce durante il lockdown, proprio dai momenti drammatici vissuti nelle terapie intensive prese d’assalto dal coronavirus. – afferma il professor Alberto Audenino, coordinatore di PAsTISs – In quel periodo soltanto due laboratori del Politecnico erano rimasti aperti, nel primo si valutavano le mascherine di nuova produzione, nel secondo iniziavamo lo studio di questo nuovo sistema di ventilazione meccanica non invasiva a circuito chiuso. È con rammarico che apprendiamo che in proprio in questi giorni le terapie intensive dei nostri ospedali sono entrate di nuovo in crisi per carenza di gas medicali. DIVOC risolve completamente questo problema: vorremmo che fosse già disponibile sul mercato. In ogni caso saremmo in grado di allestire immediatamente alcune decine di unità prototipali; in questo senso ci dichiariamo sin d’ora a disposizione delle istituzioni regionali e sanitarie.”

Un anno fa ci siamo chiesti come avremmo potuto essere d’aiuto – commenta Andrea Romiti, ceo di APR – in una situazione drammatica come quella che apprendevamo da Tv e giornali. APR, guidata dal suo spirito di innovazione, ha promosso un tavolo tecnico con le imprese, tra cui il leader aerospaziale Collins Microtecnica, che ci condotti fino a sviluppare un sistema che garantisce una maggiore efficacia delle terapie riducendo l’invasività e proteggendo il personale sanitario. Ritengo che questo sia un gran esempio di collaborazione tra il mondo universitario e quello delle PMI e possiamo affermare che si tratta un prodotto non solo made in Italy ma orgogliosamente made in Piemonte”.

DIVOC è ora in fase di prototipazione nei laboratori del Politecnico; sono già state effettuate alcune sessioni prolungate di sperimentazione preclinica su volontari sani. Sono in corso collaborazioni con aziende ospedaliere del territorio con la prospettiva di portare presto questa tecnologia innovativa nei reparti degli ospedali. I ricercatori sono entusiasti dei risultati ottenuti e sono alla ricerca dei finanziamenti necessari per proseguire con la fase di industrializzazione e certificazione del prodotto.

Mezzi storici: Marazzato e Politecnico insieme

MARAZZATO E POLITECNICO DI TORINO PER UN NUOVO MODO DI VIVERE I MEZZI STORICI

La collezione in capo all’impresa, la più grande d’Europa con oltre 250 esemplari, è oggetto di una ‘Challenge’ con gli studenti di ingegneria e architettura coinvolti nella creazione di un nuovo polo multifunzionale innovativo.

Al via una nuova collaborazione tra il ‘Gruppo Marazzato’ e il Politecnico di Torino. La storica azienda ambientale vercellese, dal 1952 a oggi leader nelle bonifiche ambientali e nel ciclo completo di raccolta e smaltimento rifiuti industriali, possiede anche la più importante, ampia, affascinante e suggestiva collezione di mezzi storici pesanti d’Europa. Oltre 250 camion d’epoca perfettamente restaurati in grado di testimoniare l’evoluzione del trasporto merci su gomma dai primi del Novecento ai giorni nostri.

Ed è così che ‘Marazzato’, dopo l’azzeccata partnership con l’ateneo torinese per il lancio del proprio avveniristico ‘Centro Ricerca e Sviluppo’ a Villastellone (TO), ha scelto nuovamente di puntare sul prezioso bacino di idee che il Politecnico autorevolmente rappresenta.

Come? Optando per una ‘Challenge@PoliTO’ cui affidare la ricerca di soluzioni per la creazione di un polo multifunzionale innovativo legato al motorismo d’epoca, in linea con quanto già fatto anche da altri player nazionali di primo piano quali ‘Regione Piemonte’, ‘Ferrero Spa’, ‘Autostrade Tech Spa’ e ‘Sabelt Spa’.

PoliTo promuove per il secondo semestre dell’Anno Accademico 2020-2021 due tipologie di hub per studenti del corso di laurea magistrale, al fine di incrementarne autonomia, capacità di analisi e misurazione delle performances, strategie di problem-solving. Vi sono le Challenge_By Students, in cui è l’ateneo a stabilire il tema oggetto di sviluppo, e le Challenge_By Firms, in cui a proporre progetti in embrione sono invece le aziende. In questa tipologia s’inserisce la vision del ‘Gruppo Marazzato’, destinata alla creazione di un nuovo modo di concepire l’arte della conservazione e valorizzazione del proprio parco veicoli d’epoca.

Dopo il kickoff iniziale del 3 e 4 marzo scorsi, in cui i venti studenti parte della Challenge guidati dal Responsabile Scientifico, l’Accademica e Architetto Elena Vigliocco, hanno incontrato l’Azienda, essi poi per 14 settimane verranno ripartiti in team multidisciplinari al fine di elaborare una soluzione per ciascun gruppo che verrà proposta e illustrata infine a ‘Marazzato’. Si tratta di matricole provenienti da tutte le declinazioni accademiche: gestionale, meccanica, informatica, architettonica e così via, al fine di arricchire la ricerca di tutti quegli aspetti necessari al corretto sviluppo del progetto d’impresa, in un continuo e proficuo scambio tra gli studenti, il Docente Responsabile Scientifico e i vari Mentors che coadiuvano e supervisionano lo stato avanzamento lavori.

Caratteristica di ogni singola ‘Challenge’ è la sua validità che dà diritto a 8 crediti formativi per studente partecipante. Obiettivo di esse è l’incremento della creatività dei ragazzi e della loro capacità di interazione in gruppi operativi, con scadenze mensili di coordinamento e verifica atte a valutare passo dopo passo il reale andamento dei progetti e la loro potenziale efficacia. All’interno dell’area ‘Trin’ di Trasferimento Tecnologico e Relazioni con l’Industria del Politecnico ha sede il laboratorio fisico denominato ‘CLIK – Connection Lab And Innovation Kitchen’ che ospita lesessions delle singole équipe di lavoro e studio di ciascuna‘Challenge’.

Siamo lieti di proseguire con convinzione e decisione su un sentiero che ha già portato ottimi frutti, e che rafforza la cooperazione tra il ‘Gruppo Marazzato’ e PoliTo in termini di valorizzazione delle giovani human resources in vista di un loro ancor migliore inserimento occupazionale”, affermano i Fratelli Alberto, Davide e Luca Marazzato, terza generazione di imprenditori alla guida dell’impresa di famiglia fondata dal nonno Lucillo e cresciuta esponenzialmente con il padre Carlo, colui che ha dato vita alla sezione ‘Mezzi Storici’ mosso da autentica e viscerale riconoscenza verso quei giganti della strada che hanno fatto la fortuna dell’Italia e della propria, solida impresa che nel 2022 compirà Settant’anni.

Gli architetti italiani progettano la Cina del dopo Coronavirus

“Lavorare con la Cina. Opportunità e scambi nella pratica architettonica” un webinar lancia il bando di POLITO Studio

 

La Cina, con le sue megalopoli e l’altissima densità abitativa, è il paese dove si costruisce di più al mondo, ma ha solo 50.000 architetti, un terzo di quelli italiani. E si tratta quindi di un enorme potenziale di business per i nostri professionisti, ma difficilmente accessibile.

Per fare chiarezza sulle relazioni e le opportunità tra i due paesi, il Politecnico di Torino e l’Ordine degli Architetti di Torino hanno organizzato l’incontro on line Lavorare con la Cina. Opportunità e scambi nella pratica architettonica – Laddove nulla è semplice e tutto è possibile, promosso in collaborazione con TOChina Center dell’Università di Torino e con Fondazione Italia-Cina.

Nel corso dell’incontro, in programma a partire dalle 14, sarà inoltre presentata la call per selezionare 12 gruppi di architetti professionisti che parteciperanno a un percorso biennale di formazione e accompagnamento al mercato cinese.

L’incontro e il bando sono la prima delle iniziative messe in atto nell’ambito di POLITO Studio, il progetto nato dalla sinergia tra il Politecnico di Torino e l’Ordine degli Architetti, per facilitare a professionisti e ricercatori nuove opportunità internazionali.

La call di POLITO Studio prevede che gruppi di lavoro – formati da professionisti, ricercatori e partner cinesi – partecipino a workshop di alta formazione applicata, allo scopo di trasferire loro capacità e reti di relazioni, utili a candidarsi a progetti reali e concorsi di architettura in Cina.

Il simposio verrà introdotto dal rettore del Politecnico Guido Saracco e dal presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino Massimo Giuntoli in un confronto con Roberto Pagani, addetto scientifico del Consolato Generale d’Italia a Shanghai; Michele Bonino, vice rettore per le relazioni con la Cina del Politecnico di Torino, insieme a Cristina Coscia, vice presidente dell’Ordine degli Architetti, sono ideatori e coordinatori del progetto Polito Studio e presenteranno la call e i futuri sviluppi del programma; a seguire nel corso del focus Cina, scenari e prospettive per gli studi professionali intervengono Massimo Bagnasco, vice Presidente della Camera di Commercio Europea in Cina, sul tema Cina, laddove nulla è semplice, ma tutto è possibileGiovanni Andornino, direttore del TOChina Center di UNITO, Edoardo Agamennone, Direttore Accademico del ChinaMed Business Program, UNITO, che illustreranno come Impostare un percorso di sviluppo professionale in Cina: italianità ed empatia cognitiva, e infine Filippo Fasulo, Direttore CeSIF – Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia-Cina, con l’intervento Tra dual circulation e 14mo Piano quinquennale: l’economia cinese post- Covid. In coda alla giornata, moderata da Valeria Federighi del Politecnico di Torino e Urszula Grodzicka del Focus group OAT Rete nazionale e internazionale, saranno illustrati alcuni casi studio di progettazione con la Cina da un gruppo di progettisti e docenti: Francesca Frassoldati del Politecnico di Torino, Michele Armando e Gianmaria Quarta dello studio Quarta & Armando architecture, Edoardo Bruno, ricercatore di POLITO/China Room, Pier Giorgio Turi, presidente ICAF Italy China Architectural Forum e il progettista Fabrizio Fragomeli.

“Il modello di collaborazione tra professionisti e docenti universitari che POLITO Studio sta avviando è innovativo, poiché permette di affrontare i mercati internazionali, come quello Cinese, con l’articolazione di competenze e la massa critica che essi richiedono. Sono convinto che questo progetto pilota in ambito internazionale concorrerà a stabilire anche a livello nazionale nuove sinergie tra mondo professionale e mondo universitario, ancora troppo distanti rispetto ad altri contesti europei” ha dichiarato Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino.

Con Polito Studio si realizza in concreto uno degli obiettivi che ci siamo dati:sostenere il lavoro degli Architetti e offrire opportunità per guardare ad altri mercati. Grazie alla collaborazione con il Politecnico offriamo una formazione di altissima specializzazione e intercettiamo un mercato di grande potenzialità” ha commentato l’Architetto Massimo Giuntoli, presidente di OAT – Ordine degli Architetti, Torino.

I professionisti architetti, in particolare i più giovani, devono oggi guardare necessariamente ai mercati internazionali, dove però sono necessari anni per orientarsi e posizionarsi. Il Politecnico di Torino ha maturato, spesso da decenni, solide relazioni in quegli stessi Paesi. L’obiettivo di POLITO Studio è di metterle a fattor comune e di condividere con i professionisti l’esperienza maturata nel tempo in quei contesti. La Cina è ideale come caso pilota, perché tutte le università nostre partner hanno grandi istituti di progettazione, alla ricerca di collaborazioni internazionali” così il professor Michele Bonino, vice rettore per le Relazioni con la Cina, presenta il concept di POLITO Studio.

POLITO Studio si colloca pienamente nelle strategie operative dell’Ordine, finalizzate a creare opportunità concrete per i propri iscritti. Peraltro, la formula di “incubatore” per accompagnare i professionisti alla predisposizione di dossier di candidatura per bandi di concorso cinesi è sicuramente innovativa, perché passa attraverso un processo di formazione applicata, in cui le capacità di lavorare in team e in modo multidisciplinare allenano alle sfide professionali dell’internazionalizzazione” commenta l’architetto Cristina Coscia, vice presidente OAT e con Bonino coordinatrice di POLITO studio.

Possono partecipare alla call di POLITO Studio tutti gli architetti iscritti all’albo professionale; il form sarà pubblicato l’8 febbraio sul sito di OAT nella sezione dedicata all’internazionalizzazione. Candidature aperte fino all’8 marzo, i risultati saranno pubblicati entro la fine del mese per iniziare il biennio 2021-2023 il prossimo aprile.