Su www.doveecomemicuro.it la classifica regionale degli ospedali più performanti per volume di interventi per tumore al seno (fonte dati: PNE 2018). A conquistare le prime posizioni sono l’Ospedale Sant’Anna – AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Istituto di Candiolo (TO), il Presidio Sanitario Cottolengo di Torino, l’Ospedale Santi Antonio e Margherita di Tortona – ASL Alessandria (AL) e l’Azienda Ospedaliera Maggiore della Carità di Novara
Con un’incidenza di 1 donna colpita su 8, il carcinoma alla mammella è la neoplasia più diffusa nella popolazione femminile. Nell’eventualità di doversi sottoporre a un intervento, come individuare l’ospedale che offre maggiori garanzie di sicurezza e che risponde meglio alle proprie esigenze?
Su www.doveecomemicuro.it, portale di public reporting in ambito sanitario, è disponibile la
classifica degli ospedali italiani per numero di interventi annui per tumore al seno (fonte:
PNE 2018 di Agenas, riferito all’anno 2017). Alla base, l’assunto secondo cui più alto è il
numero di casi trattati maggiori sono le garanzie per le pazienti. “Il volume di attività, infatti,
secondo quanto dimostrano le evidenze scientifiche, ha un impatto significativo sull’efficacia
degli interventi e sull’esito delle cure”, spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità
Pubblica e membro del comitato scientifico del sito.
Nel nostro Paese, gli ospedali pubblici o privati accreditati che nel 2017 hanno effettuato
interventi annui per carcinoma alla mammella (tenendo conto solo di quelli che hanno
eseguito almeno 5 operazioni) sono 469: il 42,9% è situato al Nord, il 19,8% al Centro e il
37,3% al Sud. A quali si rivolgono più frequentemente i cittadini?
Tre quarti degli interventi concentrati in meno di un terzo dei centri
Dei 469 ospedali pubblici o privati accreditati che in Italia effettuano almeno 5 operazioni
annue, solo 137 (il 29,2% del totale) rispettano la soglia di 150 interventi fissata
dalle autorità ministeriali per il tumore alla mammella: il 49,6% si trova al Nord, il 24,8% al
Centro e il 25,6% al Sud. In queste strutture, nel 2017, sono stati eseguiti ben il
74,7% (quasi tre quarti) degli interventi totali contro il 55,8% del 2012: è a questi
centri, particolarmente performanti, quindi, che si rivolgono sempre più spesso i cittadini.
Viceversa, nelle restanti strutture accreditate (oltre due terzi), nel 2017 è stato eseguito
appena il 25,3% delle operazioni totali (poco più di un quarto) contro il 44,2% del 2012.
“La scelta di fissare una soglia minima d’interventi annui ha, tra i principali effetti, quello di
convogliare i pazienti nei centri che offrono maggiori garanzie, che saranno così portati a
progredire in esperienza ed adeguatezza delle cure. I grandi numeri hanno un altro
vantaggio: giustificano l’impiego di più specialisti in una logica multidisciplinare e consentono
di attivare Breast Unit certificate: reparti specializzati che offrono alle pazienti l’opportunità
di essere seguite da un team di esperti e di accedere a un trattamento personalizzato”,
spiega Massimiliano Gennaro, medico della Struttura Complessa Chirurgia generale
indirizzo oncologico 3 (Senologia) presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Le strutture in linea con lo standard aumentate del 63% in 5 anni
Nell’ultimo quinquennio, i centri che rispettano lo standard – quelli cioè che eseguono
almeno 150 interventi annui – sono cresciuti del 63% (da 84 nel 2012 sono passati a 137
nel 2017). Al contrario, è calato il numero complessivo degli ospedali che eseguono
interventi per tumore alla mammella (sempre tenendo conto solo di quelli che effettuano
almeno 5 interventi annui): da 559 nel 2012 sono passati a 469 nel 2017 (-16%).
La direzione è quella giusta, ma la mia aspettativa, nell’interesse dei pazienti, è che gli
indicatori individuati per valutare i centri – come le soglie di attività – si perfezionino nel
tempo e riflettano sempre più fedelmente la qualità delle prestazioni offerte”, dice
Massimiliano Gennaro. “Quanto alle strutture in linea con gli standard, il loro aumento è
auspicabile, ma non si può prescindere da una loro equa distribuzione sul territorio che
garantisca ai cittadini le stesse opportunità di cura risparmiando loro migrazioni da una
Regione all’altra”.
Interventi aumentati di oltre un terzo in un quinquennio
Dai dati di Agenas emerge anche un notevole incremento delle operazioni per tumore al
seno che, nel nostro Paese, hanno registrato un + 38,5% in 5 anni passando dalle 44.147
effettuate nel 2012 alle 61.137 del 2017.
“L’aumento è in linea con i dati riportati nell’ottobre scorso da AIOM, i quali rivelano un
trend in crescita per quanto riguarda l’incidenza del tumore al seno in Italia (+0,3% per
anno, dal 2003 al 2018). L’incremento delle diagnosi si spiega con l’ampliamento, in alcune
Regioni, dello screening mammografico, che ha coinvolto nuove fasce di età (45-49 anni) in
aggiunta a quelle per cui era già attivo (dai 50 ai 69 anni). Inoltre, si deve al fatto che molte
giovani donne oggi scelgono di sottoporsi ai controlli di loro iniziativa, spinte dalle campagne
di prevenzione e dai progressi fatti nei campi della diagnosi e delle cure, che hanno
consentito un significativo calo della mortalità (-0,8% per anno)”, spiega Massimiliano
Gennaro.
Un portale aiuta i cittadini a orientarsi
Quali centri vantano un buon numero d’interventi annui nel rispetto delle soglie ministeriali?
E quali ospitano al loro interno una Breast Unit? Queste e altre informazioni sono disponibili
su www.doveecomemicuro.it, portale che vanta un database di oltre 2.300 strutture:
tra ospedali pubblici, strutture ospedaliere territoriali, case di cura accreditate,
poliambulatori, centri diagnostici e centri specialistici.
Come eseguire la ricerca?
Per confrontare le strutture è sufficiente inserire nel “cerca” la parola chiave desiderata, ad
esempio “tumore al seno” e selezionare la voce che interessa tra quelle suggerite. In cima
alla pagina dei risultati compariranno i centri ordinati per numero d’interventi, per vicinanza
o in base ad altri criteri selezionabili. Il semaforo verde indica il rispetto della soglia
ministeriale mentre una barra di scorrimento mostra il posizionamento delle singole strutture
nel panorama nazionale. La valutazione viene fatta considerando indicatori istituzionali di
qualità come volumi di attività (dati validati e diffusi dal PNE – Programma Nazionale Esiti
gestito dall’Agenas per conto del Ministero della Salute).
È possibile anche inserire nel “cerca” uno specifico esame (ecografia della mammella,
mammografia, agoaspirato della mammella, ecc..) o un determinato intervento
(mastectomia, ricostruzione della mammella, ecc…), quindi restringere il campo alla
regione o alla città di appartenenza. Per filtrare ulteriormente i risultati, basta spuntare
le caselle della colonnina in basso a sinistra relative, ad esempio, alle certificazioni Breast
Unit o Bollini Rosa, il premio assegnato agli ospedali attenti alle esigenze femminili.
CLASSIFICA REGIONALE STILATA PER VOLUME DI INTERVENTI CHIRURGICI PER TUMORE AL SENO
(Fonte PNE 2018)
Le strutture pubbliche o private accreditate che in Piemonte hanno effettuato questo tipo
di intervento sono 31.
12 strutture su 31 rispettano la soglia (38,7%).
Le 5 strutture che effettuano un maggior numero di interventi sono:
1. Ospedale Sant’Anna – A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino (n°
interventi: 833) 6° in Italia
2. Istituto di Candiolo (TO) (n° interventi: 413)
3. Presidio Sanitario Cottolengo di Torino (n° interventi: 335)
4. Ospedale Santi Antonio e Margherita di Tortona – ASL Alessandria (AL) (n°
interventi: 276)
5. Azienda Ospedaliera Maggiore della Carità di Novara (n° interventi: 260)
Il 12,6% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni
L’87,4% dei residenti sceglie di farsi curare nella propria regione
Il 3,4% di interventi eseguiti su non residenti
Caccia: “Con la Regione si torna al Medioevo”
Riceviamo e pubblichiamo / “La Giunta Regionale del Piemonte si appresta a ripristinare lo sterminio di ben 15 specie selvatiche. Si prepara un colpo definitivo alla nostra martoriata fauna selvatica”
Lo stesso raggruppamento politico di centrodestra, guidato allora da Cota, che nel 2012 aveva abrogato la L.R. 70/96 al solo scopo di impedire il Referendum regionale contro la caccia si appresta ora ad introdurre nel nostro ordinamento una serie di modifiche legislative che, se accolte, ci porteranno indietro di trent’anni:
⦁ Incremento di 15 unità delle specie cacciabili
⦁ Azzeramento del legame cacciatore-territorio
⦁ Caccia di selezione agli ungulati anche in orario notturno
⦁ Agevolazione dell’arrivo in Piemonte di cacciatori foranei ora limitato tra il 5% e il 10%
⦁ Immissioni di animali d’allevamento “pronta caccia” tutto l’anno.
⦁ Cancellazione della norma che avrebbe consentito ai proprietari dei fondi di vietare la caccia sui propri terreni, divieto, quello dei proprietari, ritenuto peraltro legittimo dalla Corte Costituzionale, superando così quanto previsto dall’art. 842 C.C. .
In Prima Commissione Bilancio il disegno di legge n. 83 “Disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale 2020”; è all’ordine del giorno da lunedì 2 marzo 2020.
In particolare, l’art. 16 del d.d.l. modifica, abrogandolo, Il comma 5 dell’articolo 2 della Legge Regionale n. 5/2018 e ripristina la possibilità di cacciare ben 15 specie, quasi tutte di uccelli: fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile.
L’iniziativa ci pare del tutto fuori luogo e priva di alcuna giustificazione. Si tratta infatti di uccelli di piccole dimensioni e con abitudini alimentari prevalentemente insettivore, utili quindi a tenere sotto controllo la proliferazione di specie dannose per le colture agricole (allodola, merlo). In altri casi le specie oggetto della proposta esibiscono carattere migratorio e sono comunque presenti nella nostra Regione con numeri estremamente ridotti. La pernice bianca è specie in sofferenza su tutto l’arco alpino, mentre non esistono dati sulla consistenza numerica della lepre variabile, che è comunque certamente molto ridotta. Numerose specie sono particolarmente tutelate a livello comunitario: pavoncella, combattente e moriglione sono classificate come Specie di Interesse Conservazionistico di livello 2 (specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa, dove presenta uno stato di conservazione sfavorevole) mentre canapiglia, codone, marzaiola, mestolone, frullino, allodola risultano essere SPEC 3 ( specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma che in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole).
Teniamo inoltre a precisare che nessuna delle 15 specie è responsabile di danni all’agricoltura o ad altre attività antropiche degni di rilievo: il loro prelievo venatorio, quindi, assume unicamente finalità di tipo ludico e nessuna giustificazione di riequilibrio ambientale o faunistico può essere addotta in suo appoggio.
Le associazioni del Tavolo Animali & Ambiente chiedono al Consiglio regionale e alla Giunta regionale che le disposizioni sulla caccia siano stralciate dal DDL n. 83/2020.
Per il Tavolo Animali & Ambiente:
Roberto Piana
LAC – Lega Abolizione Caccia
L’Associazione nuova generazione italo cinese, a nome dell’Associazione Wenzhounesi Uniti nel mondo e Giovani Wenzhounesi, ha consegnato e donato all’Unità di Crisi della Regione Piemonte, 6.000 guanti monouso, 1.900 mascherine 3M, 660 occhiali protettivi e 30 tute monouso
In corrispondenza con la consegna del materiale, avvenuta ieri alla Centrale operativa 118 di Grugliasco, l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte Luigi Icardi ha espresso la riconoscenza della Regione Piemonte e dell’Unità di crisi ai wenzhounesi in Italia e nel mondo per il loro importante e significativo aiuto all’Italia e al Piemonte, in questo particolare momento di emergenza sanitaria.
In particolare, sono stati ringraziati la Fondazione Zhi Ai di Zhejiang e una donatrice wenzhounese di cognome Lu.
Si tratta, è stato annunciato, di un primo lotto, al quale seguiranno altre donazioni delle stesse associazioni, anche per altre regioni italiane in difficoltà.
L’assessore regionale alla Sanità ha inoltre ribadito il plauso alla comunità cinese in Piemonte per il senso di responsabilità e collaborazione manifestato in questi giorni attraverso la quarantena spontanea messa in atto dai propri cittadini residenti sul territorio piemontese.
Scuole chiuse fino all’8 marzo
Aggiornamento: il comunicato della Regione Piemonte, lunedì 2 marzo ore 20,30
CORONAVIRUS: LO STOP ALLE ATTIVITÀ DIDATTICHE IN PIEMONTE
È PROROGATO FINO ALL’8 MARZO
La decisione è stata assunta dal Presidente della Regione Alberto Cirio, a fronte della richiesta di cautela espressa da medici e pediatri e dai tecnici dell’Unità di crisi
Lezioni sospese fino all’8 marzo: la proroga è stata decisa con una ordinanza firmata pochi istanti fa dal presidente della Regione Piemonte, sentito il Ministero della Salute.
Il Presidente spiega che, a fronte della decisione di riapertura delle scuole decisa dal Governo a partire da oggi, la Regione Piemonte aveva ritenuto necessario un percorso più cauto e graduale per il proprio territorio, alla luce della sua posizione di confine e delle interconnessioni con la vicina Lombardia, l’area più colpita dal contagio da coronavirus.
Era stata così decisa la sola riapertura degli edifici scolastici oggi e domani per una igienizzazione straordinaria delle aule e degli ambienti comuni, ma anche per avere due giorni in più di tempo per valutare l’evolversi del contagio.
Nei giorni scorsi, spiega il Presidente, speravamo di poter tornare da mercoledì a una situazione di normalità totale, dando la possibilità a tutti gli studenti di riprendere regolarmente le lezioni. Oggi, però, abbiamo acquisito le valutazioni dei sanitari dell’Unità di Crisi che “valutata la situazione epidemiologica non ancora stabilizzata del Piemonte, a fronte di una situazione con evolutività non prevedibile nelle regioni confinanti, considerato il doveroso criterio di cautela nei confronti della popolazione scolastica e dei relativi nuclei familiari” hanno comunicato alla Regione l’opportunità di sospendere l’attività scolastica per l’intera settimana.
A questa posizione si sono aggiunte le considerazioni delle associazioni più rappresentative di medici e pediatri, che hanno rimarcato la necessità di non abbassare la guardia contro il virus e di proseguire con lo stop delle lezioni scolastiche.
Per questa ragione, spiega il Presidente, abbiamo voluto continuare a essere prudenti, consapevoli che in gioco c’è la salute dei nostri figli.
L’ordinanza regionale prevede l’estensione fino al giorno 8 marzo incluso la sospensione, già prevista per il 2 e 3 marzo, dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, corsi professionali ivi compresi i tirocini curriculari, master, università per anziani, con esclusione degli specializzandi nelle discipline mediche e chirurgiche e delle attività formative svolte a distanza.
La data di ripresa delle attività didattiche ed educative è demandata ad un successivo provvedimento.
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lunedi 2 marzo ore 13
In Piemonte le scuole resteranno chiuse agli studenti, come è noto, lunedì e martedì, mentre l’ipotesi di riapertura mercoledì sarà presa solo in queste ore
E’ quanto spiega il governatore , Alberto Cirio, nell’illustrare l’ordinanza regionale scritta in base al decreto del premier Conte.
Da quanto trapela dalla Regione l’orientamento sarebbe comunque quello di riaprire le lezioni solo da lunedì 9 marzo.
“Presto ha detto Cirio – decideremo, sentito l’Istituto Superiore di Sanità, e vedremo se ci saranno le condizioni per rimandare i ragazzi a scuola, lunedì non ci sarebbero. Fino a martedì è invece in programma un’opera straordinaria di igienizzazione delle scuole, attività per cui potrà coadiuvare il personale Ata la Protezione Civile. Restano chiuse per tutta la settimana le università, che hanno una loro autonomia decisionale.
Comunicato della regione Piemonte: CORONAVIRUS, IL PUNTO DEI CASI PROBABILI IN PIEMONTE ALLE 10 DI LUNEDI’ 2 MARZO
Salgono a 51 i casi risultati positivi al coronavirus “COVID19” in Piemonte: 37 ad Asti, 3 a Novara, 6 a Torino, 1 a Vercelli e 4 nel Vco. Di questi, 12 sono ricoverati in ospedale: 6 ad Asti, 3 a Novara e 3 all’Amedeo di Savoia di Torino. Altri 2 pazienti sono ricoverati in terapia intensiva: 1 ad Asti e uno a Vercelli. Sono invece 37 le persone in isolamento fiduciario domiciliare.
Finora sono 375 i tamponi eseguiti in Piemonte, 307 dei quali risultati negativi. Sono in corso di verifica 12 casi.
Dall’Istituto superiore di sanità è stato al momento confermato un solo caso, sui 51 complessivi. Per gli altri si attende ancora il responso dello stesso istituto.
Al momento, risulta ancora precauzionalmente chiuso il Pronto Soccorso di Tortona, in attesa dell’esito del test su una persona che si era presentata al triage manifestando i sintomi del “caso sospetto”.
Comunicato della Regione Piemonte (domenica 1 marzo, ore 17,30) Sale a 49 il numero delle persone risultate positive al test sul “coronavirus covid19” in Piemonte: 37 si trovano in provincia di Asti, 5 a Torino, 3 a Novara, 3 nel Vco e 1 a Vercelli
Di questi, 11 si trovano ricoverati in ospedale: 6 ad Asti, 3 a Novara e 2 a Torino (Amedeo di Savoia). I trattamenti in terapia intensiva sono 2 (uno a Asti e uno a Vercelli).
Tutti gli altri sono collocati in isolamento domiciliare fiduciario.
Al momento, risulta precauzionalmente chiuso il Pronto Soccorso di Tortona, in attesa dell’esito del test su una persona che si era presentata al triage manifestando i sintomi del “caso sospetto”.
Un’altra persona, assistita in emergenza al Pronto Soccorso di Borgo Sesia, è stata immediatamente trasferita nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Vercelli, dove le camere di rianimazione sono state tutte destinate al ricovero dei pazienti definiti “casi probabili” di contagio al “coronavirus covid19”.
Tutti i sanitari impegnati nel soccorso dei casi di Borgo Sesia e Tortona sono stati posti in osservazione.
Dall’Istituto superiore di Sanità è stato al momento confermato un solo caso in Piemonte, sui 49 complessivi. Per gli altri si attende ancora il responso dello stesso istituto.
A Torino e in Piemonte le scuole riapriranno agli studenti da mercoledì prossimo 4 marzo
Lunedì e martedì gli edifici verranno aperti al solo personale scolastico. Lo comunica il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Da lunedì anche i musei potranno riaprire ma con ingressi contingentati e anche i cinema con posti a sedere alternati per il pubblico.
DA LUNEDÌ 2 MARZO IL PIEMONTE RIPARTE
Scuole: lunedì e martedì igienizzazione straordinaria, da mercoledì riprendono le lezioni. Una misura precauzionale maggiore voluta dal Piemonte per avere anche due giorni in più . anche per valutare l’evoluzione del contagio nelle aree limitrofe di Lombardia e Liguria
Sabato 29 marzo – Il Piemonte riparte e ritorna gradualmente alla normalità. Lo ha deciso il Presidente del Consiglio dei Ministri, seppur con una serie di indicazioni operative che saranno rese note nel decreto del Governo che verrà pubblicato domani sulla Gazzetta Ufficiale: da lunedì riapriranno musei, cinema, piscine, attività sportive e si potranno nuovamente svolgere eventi e manifestazioni. A comunicarlo è stato il Presidente della Regione nel corso di una conferenza stampa svoltasi questo pomeriggio nella sede dell’Unità di crisi istituita presso la sede della Protezione civile a Torino.
Secondo quanto disposto dal Governo, anche le scuole avrebbero dovuto riaprire lunedì. Ma il Presidente della Regione Piemonte, per maggiore precauzione, ha adottato invece una misura diversa e autonoma di concerto con l’Ufficio scolastico regionale, sentiti anche il Presidente del Consiglio e il Ministro della Salute: lunedì e martedì riapriranno gli edifici scolastici solo per il personale in modo da consentire un’azione straordinaria di igienizzazione delle aule e degli ambienti disposta dal Presidente per tutte le scuole piemontesi. Da mercoledì riprenderanno regolarmente anche le lezioni con gli studenti.
Il Presidente ha precisato di aver assunto questa decisione innanzitutto perché scuole igienizzate vuole dire scuole più sicure, ed è un’esigenza che oggi più che mai risulta prioritaria.
Le giornate dedicate all’igienizzazione, ha aggiunto ancora il Presidente, serviranno anche come misura precauzionale per avere due giorni in più per valutare intanto l’evoluzione dei contagi nelle aree del Piemonte confinanti con le zone focolaio della Lombardia e della Liguria.
La Protezione civile regionale si metterà a disposizione delle scuole che incontreranno difficoltà nello svolgimento operativo di queste disposizioni, per le quali la Regione ha previsto anche delle risorse.
Per quanto riguarda invece la sola giornata di domani rimangono in vigore le restrizioni attualmente vigenti, in linea con quanto previsto dal decreto nazionale, valido appunto fino al 1° marzo.
Fanno eccezione le Sante Messe, che potranno essere nuovamente celebrate con il vincolo che siano evitati gli assembramenti e che sia garantito un accesso contingentato tale da determinare una distanza di almeno un metro tra i fedeli presenti.
Anche i luna park all’aperto potranno riaprire già da oggi con alcune limitazioni per evitare assembramenti.
Il Presidente ha anche precisato che nel Piano della Competitività, che la Regione ha predisposto e che verrà presentato il 13 marzo, è stato inserito uno specifico capitolo dedicato alle misure per sostenere il Piemonte alla luce delle criticità generate dall’emergenza Coronavirus.
La situazione dei contagi. L’Unità di crisi comunica che due nuovi casi di probabile contagio, rilevati nel pomeriggio su un uomo della provincia di Torino e su una donna appartenente alla prima comitiva di astigiani alloggiati ad Alassio, portano a 45 il numero complessivo dei contagi in Piemonte. L’uomo è stato posto in osservazione fiduciaria a domicilio, mentre la donna è ricoverata all’ospedale di Asti.
Al momento, un solo caso su 45 è stato confermato positivo dall’Istituto superiore di Sanità. Nessuno degli 8 ricoverati in Piemonte è in terapia intensiva.
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Comunicato della Regione Piemonte (sabato 29 febbraio ore 11,30)/ Sono terminate nella notte le operazioni di rientro a casa della comitiva di 36 astigiani facenti parte del gruppo di soggiornanti presso l’hotel di Alassio
Di questi, 28 (comprendenti i 4 dimessi dall’ospedale San Martino di Genova perché asintomatici) sono risultati positivi al test sul coronavirus “COVID19”, ma non presentando particolari problemi clinici, sono stati tutti posti in isolamento fiduciario domiciliare.
Con il loro arrivo, salgono a 43 i casi probabili di contagio presenti sul territorio piemontese, di cui solo 1 confermato dall’Istituto superiore di sanità: 35 ad Asti, 3 a Torino, 3 a Novara e 2 nel Vco.
Resta immutato il numero dei ricoverati: 1 a Torino, presso l’Amedeo di Savoia, 3 al Cardinal Massaia di Asti e 3 al Maggiore della Carità di Novara. Nessuno in terapia intensiva.
La fotografia scattata dall’Osservatorio sui bilanci delle SRL pubblicato dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti
IN PIEMONTE AUMENTANO ADDETTI (+7,9%) E FATTURATO (+27,6%). IN REGIONE I RICAVI SONO IL TRIPLO DELLA MEDIA NAZIONALE(MIGLIOR PERFORMANCE ITALIANA)
In Italia aumentano gli addetti (+6,4% che porta il valore complessivo a poco più di 250.000 unità) e il fatturato (+8,1%, oltre 46miliardi totali) ma la crescita frena. Nell’anno precedente si viaggiava ad un incremento degli addetti del +10,4% e dei ricavi del+10%
In Italia aumentano gli addetti (+6,4% che porta il valore complessivo a poco più di 250.000 unità) e il fatturato (+8,1%, oltre 46miliardi totali) ma la crescita frena. Nell’anno precedente si viaggiava ad un incremento degli addetti del +10,4% e dei ricavi del+10%. Questa la fotografia del comparto trasporti e logistica scattata dall’Osservatorio sui bilanci delle SRL –pubblicato dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti. L’analisi sulla base della banca dati AIDA –Bureau van Dijk ha riguardato i bilanci 2018 di quasi 17.000srl afferenti al settore, pari al 3% del totale di srl. In Piemonte aumentano addetti (+7,9%) e fatturato (+27,6%), in regione i ricavi sono il triplo della media nazionale, risultando la miglior performance italiana.
Nel dettaglio emerge come la crescita del fatturato sia più elevata tra le imprese del comparto trasporto terrestre di merci(+11,3%) seguito dalle srl del comparto del trasporto marittimo e acque interne(+8,7%), magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti(+6,6%) e infine (+3,8%) trasporto terrestre di passeggeri.
Limitando l’osservazione all’andamento del fatturato e del valore aggiunto, le performance migliori relative ai bilanci 2018 si registrano nel Nord-ovest, per quanto riguarda sia il fatturato (+9,9%) che il valore aggiunto (+9,7%). Nel Nord-est, invece, si osserva la crescita più bassa del fatturato (+5,9%) mentre al Centro (+6,4%) l’incremento più contenuto del valore aggiunto.
In termini di fatturato, a livello regionale, a parte la Valle d’Aosta (-14%), in evidenza il Piemonte con il +27,6%, il Molise con il +14,9%, la Campania con il +11,9% e la Basilicata con il +11,1%. In particolare il Piemonte fa registrare un forte recupero rispetto al 2017, mentre nel Lazio si registra la tendenza opposta. Buone anche le performance dell’Umbria (+10 %) e del Friuli Venezia Giulia (+9,6%). Sul fronte degli addetti, maglia nera a Valle D’Aosta (-36,1%) mentre sul podio Campania (+14%), Lombardia (+8%), Piemonte(+7,9%) e Friuli Venezia Giulia(+7,9%).
Relativamente alle classi dimensionali di fatturato, soffrono le microimprese (fino a 350.000euro) con negatività sia per addetti (-9,6%) che ricavi (-5,7), mentre le grandi imprese(oltre10milioni di euro) marciano con livelli di crescita superiori alla media nazionale, segnando +11,7% per addetti e +12,3% per fatturato.
In Piemonte aumenta il numero delle persone contagiate dal Coronavirus – al momento se ne registrano una quindicina, più le oltre venti in arrivo ad Asti dall’albergo di Alassio – le nuove positività devono però essere ancora essere esaminate dall’Istituto Superiore di Sanità per essere convalidate
L’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi afferma: “siamo certi che tutti i nuovi contagi siano riconducibili al focolaio lombardo e spero che questo ci permetta misure meno restrittive.
In ogni caso escludo una zona rossa astigiana, perché non esiste un focolaio piemontese”.
Ammonta a 4,3 miliardi di euro il piano per la manutenzione e posa delle reti elettriche e del gas che saranno investiti in Piemonte nei prossimi dieci anni
La ricognizione delle risorse per la green economy illustrata il 21 febbraio in Giunta dall’assessore regionale all’Energia ha messo in evidenza che 1,8 miliardi sono destinati all’ammodernamento della rete gas nei 17 ambiti territoriali minimi dove entro la fine dell’anno saranno avviati i lavori dopo la pubblicazione dei bandi, che Iren ha confermato l’impegno ad investire un miliardo per la decarbonizzazione entro il 2024, e che Terna stanzierà 415 milioni per la Rete di Trasmissione Nazionale (di cui 225 per lo sviluppo e 190 per il rinnovo degli impianti e della sicurezza), che Enel migliorerà la rete con 400 milioni ed Egea nei prossimi due anni investirà 113 milioni in Piemonte. La Regione ha ribadito l’impegno di impiegare 600 milioni del Fondo europeo di sviluppo regionale per le materie di sua competenza nei settore della green economy da qui al 2027.
Somme che, secondo l’assessore, sbloccheranno i cantieri dando respiro alle aziende e una spinta all’occupazione e alla crescita economica nel medio e lungo periodo.
Per quanto riguarda l’ampliamento della rete gas, l’assessore ha annunciato di voler avviare un confronto con quegli ambiti territoriali (17 su 19) che dal 2016 ad oggi non hanno ancora pubblicato i bandi di concessione. Se le gare non saranno avviate entro l’anno, la Regione potrebbe sostituirsi ad essi come stazione appaltante. Le province dove sono attesi i lavori di manutenzione sono Verbania, Alessandria, Cuneo, Asti, Biella, Novara e Vercelli, per un totale di 1,2 milioni di utenze. A titolo esemplificativo, i lavori di ammodernamento eseguiti in 49 Comuni della provincia di Torino hanno ridotto di 100.000 tonnellate le emissioni di anidride carbonica e di 1.300 tonnellate quelle di polveri sottili in 12 anni.