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A Palazzo Chigi ci vorrebbe il piemontese Pertinace…

Quanti piemontesi della storia invieremmo oggi a Roma per risolvere la crisi di governo? Sicuramente non mancano e potremmo fare anche qualche nome ma questa volta andiamo molto indietro nel tempo, di quasi 2000 anni.

E troviamo un imperatore romano, piemontese di Alba, che gestì con cura e lealtà la cosa pubblica meritandosi i complimenti di numerosi storici, a lui contemporanei, e anche di Machiavelli. Magari sbroglierebbe egli stesso l’intricato caos politico che regna sovrano nei Palazzi romani, tanto per cambiare.
Ma chi era Publio Elvio Pertinace? Solo uno dei tanti imperatori romani, vissuto nel II secolo, certamente meno importante di tanti altri del glorioso impero, ma pur sempre piemontese, anche se il Piemonte non esisteva a quel tempo e soprattutto un buon politico che si occupò dell’Impero con onestà, trasparenza e tanto coraggio. Era nato nel 126 ad Alba, la mitica Alba Pompeia, che apparteneva alla Regio IX Liguria, una delle undici regioni in cui l’imperatore Augusto divise l’Italia Romana. Già militare e console, divenne funzionario di Marco Aurelio e poi governatore di Roma sotto Commodo. Fu portato sul trono imperiale dalla potente Guardia dei pretoriani e da buon piemontese, moderato e parsimonioso, mise in ordine le finanze dell’impero dissipate dal suo predecessore Commodo. Edward Gibbon, lo storico inglese del Settecento, scrive che il suo “troppo affrettato zelo nel voler riformare lo Stato corrotto” portò alla sua tragica morte nel 193 dopo appena tre mesi di regno. Dione Cassio, storico e politico romano, dà un giudizio generale del regno di Pertinace: “era formidabile in guerra e astuto in pace. Per prima cosa cercò di mettere ordine a tutto quello che in precedenza era stato confuso e irregolare e nell’amministrazione dell’impero dimostrò di avere non solo umanità e integrità d’animo ma anche di voler condurre una gestione economica e di avere la più attenta considerazione per il pubblico benessere. Non riuscì però a comprendere che le riforme non possono essere fatte in un batter d’occhio e che il restauro di un intero Stato richiede tempo e buon senso”. Dopo gli sprechi di Commodo seguì una politica di economie e risparmi, vendette le enormi proprietà del defunto imperatore e dimezzò la paga e i premi in denaro ai pretoriani. Fu presto accusato dai suoi avversari di aver indebolito l’impero e di arricchirsi in segreto. A ribellarsi furono soprattutto quei pretoriani che l’avevano scelto come nuovo imperatore. Dilagò lo scontento e si scoprì un complotto contro di lui. Pertinace vinse il primo duello ma nel marzo del 193 i pretoriani circondarono i palazzi del potere. L’imperatore di Alba morì trafitto da una lancia. In seguito fu divinizzato e in suo onore per qualche tempo furono organizzati giochi e feste in tutto l’Impero. Era troppo onesto e per questo fu odiato e ucciso: lo scrisse chiaramente Niccolò Machiavelli che definì Pertinace amante della giustizia e della pace.
Filippo Re

Covid, il bollettino di sabato 30 gennaio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 727 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 140 dopo test antigenico), pari al 3,2% dei 23.052 tamponi eseguiti, di cui 16.919 antigenici. Dei 727 nuovi casi, gli asintomatici sono 283 (38,9%).

I casi sono così ripartiti: 135 screening, 374 contatti di caso, 218 con indagine in corso: per ambito: 47 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 73 scolastico, 607 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 226.587 così suddivisi su base provinciale: 20.267 Alessandria, 11.783 Asti, 7805 Biella, 31.226 Cuneo, 17.762 Novara, 118.220 Torino, 8437 Vercelli, 8132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre 1153 a residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1802 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 150 (0 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2127(-36 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.088.

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.488.856 (+23.052 rispetto a ieri), di cui 1.024.727risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8.833

Sono 59 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 2 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 8.833 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1332 Alessandria, 573 Asti, 368 Biella, 1040 Cuneo, 732 Novara, 4.019 Torino, 403 Vercelli, 285 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 81 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

205.389 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 205.389 (+823 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 17.892 Alessandria, 10.562 Asti,7076Biella, 28.721 Cuneo, 16.077 Novara, 107.343 Torino, 7702 Vercelli, 7320 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1052 extraregione e 1644 in fase di definizione.

Prevenzione sicurezza in montagna, prosegue la campagna Uncem-Regione

La Regione Piemonte, nell’ambito del Programma Alcotra PITEM RISK progetto RISK-COM, per una corretta comunicazione dei rischi, ha realizzato in collaborazione con Arpiet, Agrap, Soccorso Alpino, Uncem Piemonte, dei materiali informativi per prevenire il rischio sanitario e informare i frequentatori sulle regole generali da seguire in montagna.

I materiali sono a disposizione di tutti i Comuni, di tutte le Istituzioni e Associazioni; possono essere diffusi anche su social e siti web istituzionali. A questo link è possibile scaricare i materiali e il video: https://www.pitem-risk.eu/notizie/montagna-salute

Nucleare, Azione e la Carta delle Aree Potenzialmente idonee

Per la costruzione del Deposito Unico Nazionale delle scorie radioattive.

Sogin, società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della
gestione dei rifiuti radioattivi, su autorizzazione dei Ministeri dello Sviluppo economico e
dell’Ambiente, ha pubblicato la CNAPI (Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonei). Il
documento individua 67 aree, di cui 8 in Piemonte: 2 in provincia di Torino e 6 in quella di
Alessandria, per la costruzione del Deposito Nazionale e di un Parco Tecnologico in un’area di
circa 150 ettari.

Le 67 aree sono suddivise in fasce, secondo il grado di idoneità. Le 8 piemontesi ricadono tutte
in fascia A, quelle classificate come più idonee.

L’infrastruttura dei depositi nazionali è presente in tutti Paesi Europei ed accoglierà non solo le
scorie ereditate dalle centrali nucleari, ma anche quelle prodotte dall’industria, dalla ricerca e dalla
medicina attualmente stoccati in siti “temporanei” come quelli di Saluggia e Trino.

Queste 2 località piemontesi ospitano, in siti nati per altre funzioni e non allo scopo per il quale sono
usati attualmente, la maggior parte delle Scorie Radioattive del territorio nazionale, e sono stati
esclusi dalle aree potenzialmente idonee in quanto a ridosso di fiumi e soggette ad alluvioni.
Il Piemonte quindi è già deposito di scorie nucleari: in Piemonte si trova il 18 per cento dei rifiuti
radioattivi misurati in metri cubi e l’81 per cento degli stessi rifiuti (più le sorgenti dismesse e il
combustibile irraggiato) misurati in becquerel, cioè in effettivo pericolo emissivo.

Dopo la pubblicazione del documento si sono levate ovunque forti contestazioni, riassumibili nella
formula “da noi no”. In effetti, la situazione potrebbe solo migliorare rispetto a quella attuale.
Detto questo, la Carta è per definizione provvisoria e soggetta a valutazione. Essa dà l’avvio ad un
percorso lungo e articolato e che ci auguriamo continui ad essere trasparente, nel quale le forze
politiche dovranno fare la loro parte individuando le eventuali criticità dei siti individuati per il
Piemonte.

Per affrontare la situazione in modo efficace e senso di responsabilità, Azione Piemonte,
impegnandosi a fare la propria parte, invita le istituzioni, Regione, Province e Comuni interessati, ad
attivare e coordinare le migliori competenze esistenti sul territorio, per analizzare i profili tecnico
ingegneristici, geologici, ambientali dei siti in valutazione ed a partecipare senza pregiudizi
ideologici, con rigore scientifico, alla consultazione nazionale.

.
Claudio Lubatti
Resp. Regione Piemonte Azione

Lotta all’usura: protocollo tra Regione e tribunali

È alle firme, nei prossimi giorni, un protocollo d’intesa con cui la Regione mira al coinvolgimento dei Tribunali per una preventiva informazione nei confronti dei cittadini indebitati, soprattutto per facilitare l’accesso al fondo creato per queste difficili situazioni.

Lo ha annunciato in Commissione legalità della Regione Piemonte l’assessore Maurizio Marrone: la stipula del protocollo del resto è prevista dalla legge regionale 8/2017 “Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto ai fenomeni di usura, estorsione e sovra indebitamento”.

Secondo il presidente della Commissione, Giorgio Bertola, si tratta di “un passo atteso da tempo e fondamentale per l’attuazione della legge regionale sul contrasto all’usura, al sovraindebitamento ed all’estorsione, al quale ci auguriamo facciano seguito adeguati stanziamenti di risorse nel prossimo bilancio di previsione. La Commissione Legalità si è messa a disposizione per approfondire la possibilità di creare una rete regionale degli Organismi di Composizione della Crisi da sovraindebitamento.”

Di fatto Il Tribunale di Torino, tramite il personale dell’URP- Sportello del Cittadino e la pubblicazione dell’informazione sul sito internet del Tribunale, avrà cura di informare i soggetti sovraindebitati della possibilità di accedere ai benefici della legge regionale 8/2017. I Giudici della Sezione delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Torino, inoltre, invieranno un comunicato ai Custodi nominati per la gestione degli immobili oggetto di esecuzione forzata, con il quale conferiranno loro l’incarico di informare i debitori esecutati dei benefici, cosa che verrà fatta in occasione del primo contatto con i soggetti indebitati.

Sollecitato dalle domande dei commissari intervenuti – Domenico Rossi e Diego Sarno (Pd) – l’assessore ha spiegato che nel giro di una settimana o due la procedura di sottoscrizione del protocollo dovrebbe essere completata. Questo primo accordo riguarda il Tribunale di Torino, ma l’intenzione della Giunta e della Commissione è quella di estendere il progetto agli altri Tribunali piemontesi. Altra proposta dei commissari, raccolta dal presidente Bertola e che ha riscontrato anche l’apprezzamento dell’assessore, è quella sulla necessità di un coordinamento regionale degli Occ (Organismi di composizione della crisi di sovraindebitamento)

Differenziata, tre anni a Torino per adeguarsi

Con un emendamento approvato in Commissione ambiente  in regione  e proposto dalla Giunta, si introduce un correttivo sugli obiettivi stabiliti per la Città di Torino per le caratteristiche che la contraddistinguono rispetto a tutti gli altri comuni piemontesi anche in considerazione dell’elevato flusso di pendolari. Il limite massimo dei 159 chilogrammi di raccolta indifferenziata per abitante, viene infatti posticipato all’anno 2024.

È stato deciso durante la seduta presieduta da Angelo Dago, che ha proseguito l’esame del Disegno di legge 88 che modifica alcune norme in materia di gestione dei rifiuti. Presente l’assessore Matteo Marnati, sono stati discussi e votati i primi sei articoli della legge.

Approvati alcuni emendamenti tecnici presentati dall’assessore e appunto uno che stabilisce una deroga, per la sola città di Torino, che fissa il limite massimo di 190 chili di rifiuti indifferenziati per abitante per l’anno 2020 e 159 chili entro il 2024 e non il 2022, come nella legge vigente datata 2018. Ciò significa quindi che gli obiettivi di raccolta differenziata slittano a loro volta di due anni.

In generale, attraverso la discussione degli emendamenti presentati sia dalla Giunta sia dai consiglieri intervenuti, sono stati affrontati i temi della raccolta differenziata dei rifiuti nei comuni turistici (che vedono moltiplicarsi il numero degli abitanti nei periodi di vacanza), dell’economia circolare e del riciclo dei rifiuti, delle competenze delle Province in questa materia ed anche della gestione delle discariche esaurite.

Il consigliere Sean Sacco (M5s) ha presentato diversi emendamenti (che sono stati approvati) sul recepimento delle direttive UE in omaggio al principio dell’economia circolare, per incentivare il mercato dei prodotti riciclati, per il sostegno alla ricerca in materia di riciclo dei rifiuti e sulla pianificazione degli investimenti per infrastrutture e la promozione di campagne di comunicazione sulla raccolta differenziata.

Altri interventi sugli emendamenti discussi sono stati svolti da Daniele Valle e Alberto Avetta (Pd), Valter Marin (Lega), Riva Vercellotti (Fi).

Un treno delle meraviglie per collegare Torino al Nord Europa

NASCE A TORINO IL COMITATO “TRAIN D’UNION – IL TRENO DELLE MERAVIGLIE” PER LA PROMOZIONE DI UN ASSE FERROVIARIO DAL MEDITERRANEO AL NORD EUROPA ATTRAVERSO IL PIEMONTE

OBIETTIVO E’ CONTRASTARE L’ISOLAMENTO INFRASTRUTTURALE DELLA NOSTRA REGIONE E DEI TERRITORI ATTRAVERSATI DALLA FERROVIA RIVITALIZZANDO IL SISTEMA ECONOMICO

Lunedì 25 gennaio è nato ufficialmente a Torino il comitato “Train d’Union – Il Treno delle Meraviglie” che, raggruppando comunità di cittadini italiani e francesi sensibili alle esigenze economiche del territorio e realtà associative attente ai valori culturali e ambientali, si propone di porre rimedio all’isolamento infrastrutturale in cui oggi si trova il Piemonte mettendo in campo azioni volte a promuovere un asse ferroviario che, partendo dalla Riviera francese, attraverso la Liguria di Ponente, il Piemonte, la Svizzera, unisca il bacino mediterraneo con la Germania e le regioni del Nord Europa (vedi cartina allegata).

Come si evidenzia dal nome scelto per l’ente, che si innesta sull’esperienza di un comitato già operativo da qualche tempo denominato “Treno delle Meraviglie – Train des Merveilles”, presupposto di questo ambizioso progetto, che intende collegare in modo efficace il Piemonte e la Liguria di Ponente al nord Europa contribuendo ad attivare un sistema di “mobilità sostenibile” su rotaia, rispettoso dell’ambiente e della salute dei cittadini, è il potenziamento della storica tratta ferroviaria Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza, nota con l’appellativo di “Treno delle Meraviglie”.

I soci promotori del Comitato si prefiggono infatti di valorizzare questo percorso ferroviario non solo come asse di collegamento volto a servire i territori direttamente interessati, comprendenti in Francia la città di Nizza e la Région Sud o Paca (Provence-Alpes-Côte d’Azur) e sul versante italiano il Ponente ligure e il Piemonte, ma soprattutto concependolo come segmento di un corridoio ferroviario molto più esteso e di ampio respiro, capace di connettere l’area costiera della Francia sud-orientale, il Principato di Monaco e la Liguria di Ponente, in particolare l’importante scalo portuale di Vado-Savona, con le città di Berna e Basilea in Svizzera, Strasburgo in Alsazia (Région Grand Est) e il nord della Germania (Francoforte, Berlino, Amburgo), attraversando interamente da sud a nord il Piemonte e apportando quindi alla nostra Regione un significativo vantaggio infrastrutturale, logistico e economico.

Come attesta uno studio commissionato nel 2008 dalla Regione Piemonte al Politecnico di Torino nell’ambito del Progetto INTERREG IIIA Italia-Francia ALCOTRA denominato “CALIPSO – Miglioramento delle relazioni ferroviarie tra la stazione di Torino e Nizza”, la valorizzazione del “Treno delle Meraviglie”, straordinaria opera ingegneristica (che da Cuneo raggiunge il mare attraverso le valli Vermenagna e Roja) annoverata nel 2016 dalla rivista tedesca “Hörzu” tra le dieci linee ferroviarie più belle del mondo e eletta di recente dai sostenitori del Fondo Ambiente Italiano (FAI), in occasione del censimento “I Luoghi del Cuore”, quale bene di notevole rilevanza, costituirebbe il necessario presupposto per la creazione di un corridoio ferroviario internazionale, usufruibile non solo dai passeggeri, ma anche dal trasporto merci, in grado di mettere in connessione il porto di Vado Ligure, fra i più tecnologicamente avanzati del Mediterraneo, destinato ad acquisire crescente importanza perché è uno dei pochi terminal strutturati per l’attracco senza limitazioni di “grandi navi” di ultima generazione, con i centri produttivi della Germania e del Nord Europa.

Quanto illustrato, agevolmente realizzabile connettendo la ferrovia Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza alla linea Berna-Domodossola, denominata “Treno verde”, tramite la riattivazione e l’adeguamento agli standard attuali della tratta attualmente dismessa Arona-Santhià, consentirebbe di valorizzare anche l’area di Mondovì, individuata come retroporto di Vado-Savona, e lo snodo torinese, con l’Interporto di Torino-Orbassano e la possibilità di intercettare l’asse dell’alta velocità.

L’obiettivo che si è prefisso il comitato “Train d’Union – Il Treno delle Meraviglie” guarda al futuro del Piemonte, ma ha solide radici storiche perché l’attivazione di questo asse di comunicazione, che potrebbe rivelarsi determinante nel rivitalizzare l’economia del Piemonte e dei territori citati attraverso un corridoio ferroviario privilegiato e efficiente con il nord Europa, riporterebbe in auge e promuoverebbe lo sviluppo e l’estensione di un servizio di trasporto su rotaia già ampiamente utilizzato in passato.

Il collegamento ferroviario fra Torino e la città costiera di Nizza, concepito a partire dal 1854 al tempo del Regno di Sardegna e portato a compimento per fasi successive fino all’inaugurazione dell’intera tratta nel 1928, era infatti entrato storicamente in funzione come tassello di un percorso molto più ampio, di respiro europeo, che permetteva ai treni provenienti dal Nord Europa, attraverso la Svizzera e il Sempione, di raggiungere Torino, Cuneo e la Costa Azzurra, accorciando del 40% il precedente itinerario. Basti pensare che nel 1929 esisteva una relazione bisettimanale Nizza-Cuneo-Torino-Berlino, mentre “fino al 1940 un treno internazionale diretto collegava in 12 ore Berna a San Remo, proseguendo poi per Nizza, via Domodossola e Torino, sfruttando la ferrovia Arona-Santhià”.

Alla luce dei trascorsi storici in precedenza illustrati e delle attuali urgenze legate alle criticità del sistema economico piemontese, il Comitato si propone, avvalendosi di un supporto tecnico-scientifico propositivo, di sensibilizzare le istituzioni e le categorie interessate, promuovendo iniziative e azioni volte a sostenere la riattivazione di un asse ferroviario “dal Mediterraneo al Nord Europa” che potrebbe porre rimedio in modo risolutivo all’isolamento infrastrutturale del Piemonte, convogliando flussi importanti di passeggeri, turisti e anche di merci attraverso i nostri territori e quelli confinanti (ai quali verrà illustrata la proposta del Comitato).

Soci fondatori del Comitato “Train d’Union – Il Treno delle Meraviglie”, presieduto da Bruno Lianò Lanteri con vice-presidente Luca Valzano (referente tecnico), sono Daniele Cantore, Piera Levi Montalcini, Gian Furio Guslandi, Giancarlo Guslandi, Stefano Guslandi, Paolo Barosso (referente comunicazione), Pietro Endrizzi.

Covid, la situazione di venerdì 29 gennaio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 944 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 129 dopo test antigenico), pari al 4,1% dei 22.841 tamponi eseguiti, di cui 14.851 antigenici. Dei 944 nuovi casi, gli asintomatici sono 361 (38,2%).

I casi sono così ripartiti: 184 screening, 472 contatti di caso, 288 con indagine in corso: per ambito: 49 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 102 scolastico, 793 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 225.860 così suddivisi su base provinciale: 20.237 Alessandria, 11.734 Asti, 7777 Biella, 31.100 Cuneo, 17.690 Novara, 117.858 Torino, 8417 Vercelli, 8089 Verbano-Cusio-Ossola, oltre 1153 a residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1805 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 15(-1 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2163 (-31 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.207.

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.465.804 (+22.841 rispetto a ieri), di cui1.020.080 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8774

Sono 38 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 8774 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1327 Alessandria, 570 Asti, 368 Biella, 1038 Cuneo, 731 Novara, 3974 Torino, 401 Vercelli, 284 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 81 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

204.566 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 204.566 (+853 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 17.850 Alessandria, 10.515 Asti,7028Biella, 28.615 Cuneo, 16.016 Novara, 106.893 Torino, 7685 Vercelli, 7280 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1052 extraregione e 1632 in fase di definizione.

Crescono le donazioni e i trapianti di organi in Piemonte

In controtendenza rispetto all’Italia e nonostante la pandemia Covid

Nel 2020 la pandemia da SARS-CoV-2 ha inevitabilmente determinato in Italia una contrazione delle donazioni e di conseguenza dei trapianti eseguiti.
Il Piemonte- che da sempre si colloca su performance nettamente superiori alla media nazionale – ha registrato un risultato in controtendenza, riuscendo a incrementare il numero dei donatori di organi e il numero dei trapianti eseguiti rispetto al 2019. I dati dell’attività sono stati illustrati  nel corso di una conferenza stampa presenti il presidente della Regione, Alberto Cirio , l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi , il direttore del Centro regionale Trapianti, Antonio Amoroso , il coordinatore regionale Donazioni e Prelievi di Organi e Tessuti, Anna Guermanied il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, Giovanni La Valle .
Il Piemonte continua ad essere il riferimento nazionale per le attività di donazione e trapianto di organi: un risultato ormai consolidato che ci stimola ad aumentare il nostro impegno su questo fronte. Un ringraziamento doveroso a tutti i professionisti responsabili dei programmi di donazione e trapianto e alle loro equipe per il lavoro che svolgono. Un doveroso ringraziamento alle associazioni impegnate nella donazione e nei trapianti. Un grazie anche ai donatori e alle loro famiglie che con generosità consentono di salvare tante vite umane.”- afferma il presidente Cirio.
. “ In una situazione di grande emergenza legata al Covid-19, il Sistema Sanitario regionale ha dato prova di capacità e generosità davvero straordinarie, non solo per arginare l’infezione da coronavirus, ma anche per affrontare tutte le altre emergenze quotidiane, a cominciare dai trapianti. Questo grazie all’impegno di tutto il personale, non solo di chi esegue i trapianti e degli ospedali dove questi si realizzano, ma soprattutto della Rete delle terapie intensive che sono riuscite a segnalare i potenziali donatori di organo deceduti nelle rianimazioni della regione, consentendo la continuazione dell’attività di trapianto”- dichiara l’assessore Icardi.
Siamo molto orgogliosi che anche quest’anno la Città della Salute sia al top in Italia per numeri di trapianti. Questo è un nostro fiore all’occhiello che ci contraddistingue da tempo. Quest’anno più che mai in controtendenza rispetto al resto d’Italia e d’Europa. Significa che tutti hanno lavorato per il meglio, nonostante l’emergenza. Per questo voglio ringraziare tutti coloro che fanno parte di questa splendida organizzazione che si avvale di numerose persone, anche coloro che non vengono mai citati, come possono essere gli autisti che attraversano l’Italia per trasportare un organo e salvare una vita. Ma soprattutto voglio ringraziare le famiglie dei donatori, che, in un momento di estremo dolore, che corrisponde al decesso di un loro caro, danno dimostrazione di grande generosità con il dono più grande: il consenso alla donazione degli organi per salvare altre vite”- dichiara il dottor La Valle, direttore generale Città della Salute.
I numeri Donazioni in aumento
La gestione della pandemia ha imposto di dirottare la maggior parte delle risorse professionali e strutturali ai malati COVID, riducendo il personale necessario e i letti disponibili per le procedure di donazione. Contemporaneamente i timori per il futuro e l’isolamento forzato hanno generato nei cittadini un sentimento di sfiducia. Nonostante questa complessa situazione, nel 2020 i donatori di organi in Piemonte sono aumentati rispetto al 2019, a testimonianza di una consolidata propensione alla donazione della popolazione e di una costante attenzione del personale sanitario.
Nel 2020 i donatori sono stati 147 (32,8 per milione di popolazione -pmp), il secondo miglior risultato degli ultimi dieci anni e in aumento del 7,3% rispetto al 2019 dove i donatori sono stati 137 (30.4 pmp). Questo risultato è in controtendenza rispetto alla Nazione, che, pur contenendo il calo delle donazioni meglio degli altri paesi europei, è passata da 22.8 donatori pmp del 2019 a 20.5 pmp del 2020.
Sono cresciuti i programmi di donazione di organi da soggetto con cuore fermo (DCD): sono tre le Aziende (ASL Città di Torino, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, AO SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria) capaci di gestire questa forma di donazione molto complessa per tecnica e organizzazione, che permette di aumentare il numero degli organi disponibili per i trapianti. I donatori sono passati da 4 nel 2019 a 16 nel 2020. Le opposizioni alla donazione si sono mantenute al di sotto della media nazionale, attestandosi al 26,5%, secondo miglior risultato degli ultimi dieci anni.
Trapianti in aumento
Sono stati trapiantati 460 organi : 247 reni, 158 fegati, 26 cuori, 22 polmoni e 7 pancreas, alcune volte assieme, per un totale di 443 interventi di trapianto (rispetto ai 419 eseguiti nel 2019, +6%). 47 trapianti (e solo di rene) sono stati effettuati nell’ospedale di Novara , gli altri 396 nella Città della Salute e della Scienza di Torino (388 alle Molinette e 8 all’Ospedale Pediatrico), che si conferma l’ospedale al vertice di questa attività in Italia. È stato anche l’Ospedale italiano che nel 2020 ha eseguito il maggior numero di trapianti di fegato (158) e di rene (200, valore mai raggiunto da un singolo ospedale in Italia). Lo scorso anno l’ospedale torinese ha superato la soglia dei 9.000 organi trapiantati .
Trapianti “combinati”: Città della Salute riferimento nazionale
Anche nel 2020 la Città della Salute si è distinta per il trapianto simultaneo di più organi nello stesso ricevente (i cosiddetti trapianti “combinati”). Non c’è ospedale in Italia che possa proporli in maniera così estesa. Nell’anno sono stati eseguiti alle Molinette 8 trapianti combinati di rene e fegato, 4 trapianti combinati di rene e pancreas, 1 di rene e polmoni, e addirittura due trapianti combinati di fegato-polmoni-pancreas.
Trapianti da donatori positivi per SARS-CoV-2 in riceventi anch’essi positivi
Il Piemonte è stato in Italia la regione guida nel 2020 per l’utilizzo di donatori positivi per il coronavirus, a favore di pazienti con positività pregressa o in atto per lo stesso virus. Sono stati così effettuati 5 trapianti di fegato a Torino. Questa opzione, prevista da una apposita procedura dal Centro Nazionale Trapianti, ha reso evidente l’alta professionalità della nostra rete nel rendere possibile la donazione, il prelievo degli organi, il trapianto e la gestione di questi malati così particolari.
La qualità dei programmi di trapianto può essere misurata dal tasso di successo raggiunto: se si considerano solo i trapianti eseguiti dal 2010 in poi, a 5 anni sono vivi il 94% dei pazienti che hanno ricevuto un trapianto di rene. Nel caso dei trapianti degli altri organi, senza i quali gran parte dei pazienti non potrebbe sopravvivere (per questo chiamati anche “salvavita”), il 90% di coloro che hanno ricevuto un trapianto di fegato sono in vita a 5 anni dall’intervento, lo sono circa il 75% dei trapiantati di cuore, e la metà circa di chi ha ricevuto un trapianto di polmoni. Indici in continuo miglioramento ed in gran parte sopra le medie europee. L’esito del trapianto è collegato a molti fattori: la bravura dei chirurghi, l’attenzione degli anestesisti, la preparazione delle equipe infermieristiche, ma anche l’esperienza e capacità dei diversi specialisti che devono seguire i pazienti nelle diverse fasi, dall’immissione in lista al follow-up del trapianto. Fondamentali per la riuscita dei trapianti sono inoltre le donazioni di sangue.
Trapianti da donatore vivente
La donazione da vivente, non rivestendo caratteristiche di urgenza, ha risentito delle restrizioni imposte dalla pandemia nei momenti di maggiore diffusione. Nel 2020 i trapianti di rene da donatore vivente sono calati in tutt’Italia, in Piemonte sono stati 35, e di questi 25 alle Molinette (9% in più rispetto al 2019 e unico centro in Italia a incrementare questa attività). Uno di questi trapianti è avvenuto, per la prima volta per la nostra regione, nell’ambito di una catena di donazioni da vivente innescata da un donatore deceduto proveniente dal Piemonte (programma nazionale DEC-K). Quasi 2000 piemontesi, giovanissimi, si sono poi messi a disposizione nel 2020 per donare le loro cellule staminali emopoietiche o CSE (midollo osseo). Oggi in Piemonte sono più di 56.000.
Piemonte regione guida in Italia, anche per l’impegno organizzativo e scientifico
Il Piemonte si è distinto non solo per i volumi di attività dei trapianti, ma anche in relazione ad altri aspetti. Ha contribuito a realizzare protocolli e linee guida nazionali, come nuovi programmi di allocazione degli organi o il registro della malattia renale cronica. Si pone come riferimento per la diagnosi di malattie genetiche suscettibili di trapianto. Infine, ha contribuito in maniera rilevante alle conoscenze scientifiche proprio in relazione all’impatto che COVID-19 ha avuto nei trapianti: sono alcune decine gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali dalla rete trapiantologica piemontese.
Trapianti non ancora in numero sufficiente per rispondere alle necessità
Pur con questa tendenza positiva, sono ancora molti i riceventi che attendono un organo nelle nostre liste: al 31 dicembre del 2020 c’erano 721 candidati in attesa di trapianto di rene, 101 di fegato, 74 di cuore, 75 di polmone. È dunque forte il dovere e l’impegno di cura verso questi pazienti, soprattutto in un periodo così difficile.
Responsabili dei Programmi
Un ringraziamento ai responsabili dei diversi programmi e alle loro equipe mediche ed infermieristiche . Per la Città della Salute di Torino sono: Luigi Biancone per il trapianto di rene nell’adulto, Renato Romagnoli per i trapianti di fegato e di pancreas, Mauro Rinaldi per i trapianti di cuore e polmoni, Carlo Pace Napoleone per il trapianto di cuore pediatrico, e Bruno Gianoglio per quello renale pediatrico. A Novara, il responsabile del programma di trapianto renale è Vincenzo Cantaluppi .

Grimaldi: “Chiorino ha prenotato San Siro per un mese ma…”

“…non ha riempito neanche i distinti del primo anello».

«L’immagine simbolo del flop del progetto scuola sicura voluta dal presidente Cirio è questa: l’Assessora Chiorino ha prenotato San Siro per un mese ma non è stata in grado di riempire neanche i distinti del primo anello. Solo il 5 percento dei docenti piemontesi ha aderito al progetto di screening piemontese ma non abbiamo dati sugli screening per gli studenti che, di fatto, non è mai partito: ancora una volta, non c’è nessuna correlazione tra gli annunci alla stampa e i miseri risultati ottenuti» – è il commento di Marco Grimaldi a margine dell’informativa della giunta sul cosiddetto piano scuola sicura.

«Scena muta poi sulla popolazione studentesca: classi di età? Presenza? Quanti arrivati per contact tracing? Quanti erano in presenza o in DAD? Insomma, il progetto sugli studenti non è proprio partito. Che a dieci giorni dal rientro a scuola la Regione non abbia nessun dato sullo screening di scuola sicura per gli studenti è il fallimento del progetto, specie se – come ci ha detto l’Assessora – tutto questo è causato da una lettera mal scritta che la Regione ha inviato alle famiglie. Oggi conosciamo solo il numero di studenti positivi dopo il tampone prescritto dall’Asl (1763 ragazzi sono positivi e 3748 quarantena) ma il programma regionale voluto da Cirio e Chiorino non sta dando nessun aiuto alla causa: a questo punto – si chiede Grimaldi – non potevamo fare lo screening gratuito in tutte le farmacie come chiedevamo a inizio dicembre? Ad oggi fortunatamente non siamo entrati ancora nella terza ondata – conclude il consigliere – ma, se questi sono i risultati dei monitoraggi regionali, non vedo come potremo evitarla».