Lo scorso anno avevo criticato l’azione dell’allora ministro della sanità Beatrice Lorenzin, pur condividendo la necessità delle vaccinazioni , sul metodo dirigista , in ritardo sul problema , senza investimenti strutturali ed informazioni adeguate e con l’inserimento e l’obbligatorietà di alcuni vaccini come la Varicella, tra la sorpresa del mondo scientifico, ed il lasciare facoltativo il Pneumococco che è la principale causa di morte dei bambini sotto i quattro anni. Allora ricevetti le critiche , No Vax a parte, di chi sosteneva acriticamente il provvedimento . A metà giugno di quest’anno mi sono trovato nella situazione di dovere decidere, con mia moglie, cosa fare con la nostra bambina nata a metà del mese di marzo. La decisione è stata , per noi naturale , di vaccinarla. È qui iniziano i problemi e le peripezie anche per una persona come me che ha la possibilità di avere informazioni e notizie ulteriori rispetto a quelle generali. È così effettuata la vaccinazione in modo del tutto fortuito , casuale e fortunato , scopro che in Piemonte ,per il vaccino esavalente, si usa uno dei tre vaccini presenti in commercio , l’Infanrix Hexa e che per potere effettuare il richiamo a metà luglio in un’altra regione, il Lazio, dovevo verificare preventivamente che in quella regione usassero lo stesso prodotto e diversamente che ne avessero la disponibilità . Di verifica in verifica vengo a conoscenza che lo stesso problema vale per il Pneumococco e per il Rotavirus. Questo perché ogni regione autonomamente fa la gara ed acquista il prodotto che ritiene. Così per l’esavalente ed il Rotavirus ed ancora peggio per il Pneumococco dove in Piemonte è tornato ad essere decavalente, per dieci ceppi, dopo che negli anni era passato da sette a dieci e poi a tredici ed infine , per una questione di risparmio e dopo una valutazione costi-benefici, di nuovo a dieci in una sorta di gioco dell’oca vaccinale. Così recuperati i nomi commerciali a metà luglio andiamo a fare il richiamo in provincia d Roma e scopriamo, dopo esserci sentiti dire ” certo che a Torino-Piemonte siete confusi e poco organizzati” , che loro applicano , sul certificato un bollino adesivo con nome commerciale del prodotto , lotto del farmaco e data della vaccinazione. La cosa più grave, non esistendo ancora un’ anagrafe nazionale vaccinale e non avendo , noi torinesi-piemontesi , l’indicazione del prodotto commerciale usato, in caso di richiamo in un’altra regione c’è da sperare che abbiano una scorta del vaccino usato la prima volta dopo che l ‘ambulatorio ha contattato dove è stata fatta la prima vaccinazione per recepire le informazioni necessarie . Tutto questo per incompletezza delle informazioni e perché , cosa fondamentale ,come da circolare ministeriale, i vaccini non sono completamente compatibili tra di loro. È evidente che in una situazione simile il rischio di errori e confusioni è elevato . Mi chiedo se su un tema così sensibile sia possibile una gestione , da parte delle regioni e del ministero della salute, del genere. Per la cronaca , nel Lazio per il Pneumococco usano, come molte regioni , il tipo a tredici ceppi e non avendo disponibilità del decavalente , il richiamo, all’interno del numero di settimane entro le quali bisogna farlo, lo farà a Torino a fine agosto. A voi le considerazioni .
La fine di un’era
La morte di Sergio Marchionne ha segnato definitivamente la fine di un’era . L’era in cui la Fiat e la famiglia Agnelli “regnavano ” su Torino. Una città nella città , con l’apice negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, con le sue regole, la sua “mutua” la MALF ( mutua aziendale lavoratori Fiat) , i suoi ambulatori, asili, colonie estive e montane , case per i lavoratori, i suoi candidati alle elezioni , compreso i fratelli Umberto, candidato Senatore eletto, e Giovanni Senatore a vita. La frase più famosa di quell’era : “quello che va bene alla Fiat va bene all’Italia” e , sottinteso, prima ancora a Torino. L’allentarsi del legame è avvenuto lentamente , fisiologicamente con la morte dei fratelli Giovanni ed Umberto, e tragicamente con la scomparsa di Edoardo ed ancora di più di Giovanni Alberto “Giovannino” l’ erede destinato a guidare la FIAT. E poi ancora le crisi industriali, la riduzione dei dipendenti, i licenziamenti , la marcia dei quarantamila. Vi fu un ultimo sussulto una sorta di contributo a Torino di Giovanni, Gianni, Agnelli , “l’avvocato” ad indicare e trovare una nuova via , una nuova vocazione , con il suo impegno , determinante, per l’assegnazione dei XX giochi olimpici invernali del 2006. Giochi che contribuirono a cambiare e rilanciare Torino. Tre anni prima , nel gennaio del 2003, la morte di Giovanni Agnelli con il “tributo”per giorni dei torinesi alla sua salma al Lingotto. Quasi come per un Re. Ora poco più di dieci anni dopo la scomparsa di Sergio Marchionne avviene a distanza nel silenzio , quasi un distacco, della città ed in coincidenza con una nuova avventura olimpica invernale che se andrà bene, ma non penso proprio, vedrà Torino, ancora una volta ed in modo umiliante, comprimaria di Milano. Questo parallelismo con la morte del “capo” della FIAT e dei giochi olimpici invernali rappresenta e fotografa meglio e più di tante analisi la fine di un’era ed il declino della città di Torino.
Dieci piccoli indiani
È stato il più grande e famoso successo letterario, un vero capolavoro, di Agatha Christie, uno dei romanzi più venduto di tutti i tempi. Fu pubblicato a Londra , nel lontano 1939, con il titolo, ora non politicamente corretto, di : Ten little nigger ( dieci piccoli negri). In Italia fu tradotto ed uscì per la prima volta nel 1946 con il titolo “e poi non rimase nessuno”. Il capolavoro di Agatha Christie mi è ritornato alla mente nelle ultime settimane leggendo le candidature del centro-sinistra alla Presidenza della Regione Piemonte. Candidature proposte, lanciate, trapelate, sperate o temute : Federico Borgna, Alberto Valmaggia, Daniele Valle, Aldo Reschigna, Domenico (Mimmo ) Portas, Carlotta Salerno, Mauro Laus, Davide Gariglio, Gianna Pentenero , Nino Boeti. Appunto , ” dieci piccoli indiani” o ,meglio ancora ,con il primo titolo in italiano ” e poi non rimase nessuno”. Perché così , molto probabilmente se non sicuramente, sarà .
***
Ambizioni legittime o incredibili che non tengono assolutamente conto della realtà e del “sentire” dei piemontesi verso la giunta uscente e che indicano , da tempo, un giudizio complessivamente negativo , tranne poche eccezioni , con alcuni assessori decisamente insufficienti se non inadeguati. Basta girare un po’ fuori dai palazzi o dai “giri” autoreferenziali dei cortigiani adulanti , sempre meno numerosi con l’approssimarsi della scadenza elettorale, per capire quale sarà l’esito delle prossime regionali. Manca meno di un anno alle elezioni e sul tema , purtroppo o meno male, ci tornerò senz’altro e mentre scrivo mi è venuto in mente un altro , grande e famoso, riferimento letterario. Ma per tornare al nostro titolo ed ai nostri ” dieci piccoli indiani” l’unica curiosità che mi rimane è quella di capire chi è , io e non solo io abbiamo più di un sospetto se non la certezza sul suo nome, il Lawrence Wargrave piemontese e se mai scriverà una lettera o, per adeguarci ai tempi moderni, una mail ed a chi l’ affiderà dove spieghi la sua strategia che per fortuna non porterà , come nel romanzo, alla morte dei dieci protagonisti, ma di sicuro ad una netta e pesante sconfitta, salvo clamorose novità, del centro sinistra alle elezioni regionali del 2019.
“Proletari ëd tùit ij pais, Uni-ve!”
“Proletari ëd tùit ij pais, Uni-ve!”
(Proletari di tutto il mondo unitevi)
.
Questa è senz’altro la frase più nota ed evocativa che chiude in forma di appello e di invito il famoso Manifesto del Partito Comunista . Scritto da Karl Marx e Friederich Engels tra il 1847 ed il 1848 a Londra dove viene pubblicato. È stato tradotto in tutte le lingue del mondo è la traduzione italiana è del 1889. È stato la ” Bibbia” di chi si rifaceva e si rifà a quella ideologia . Ora , a 170 anni di distanza a colmare una lacuna e proprio nel momento di maggiore difficoltà della sinistra nel mondo e nel nostro paese , la famosa opera è stata tradotta in lingua piemontese. È così per i tipi dell’editore Zambon, curato da Sergio Notario e Simone Spaccasassi e grazie alla preziosa collaborazione di Albina Malerba della ” Ca dë studi piemontèis” di Torino ( Centro studi piemontesi) è stato pubblicato : ” Tilèt dël Partì Comunista” ( Manifesto del Partito Comunista). Come interpretare questa pubblicazione? Una coincidenza libraria? Un’esercitazione editoriale? Un segno del destino? Mi piace pensare che qualcuno leggendolo si appassioni e rilanci la sinistra piemontese ed italiana sempre più senza programmi e senza bussola. Nell’attesa speriamo, anzi ” speruma” !
Piove governo ladro
Il famoso detto popolare , dalle origini incerte e che affondano fino all’antico Egitto passando per l’antica Roma , viene collocato temporalmente a metà del XIX secolo. Correva il 1861 quando , a Torino , una manifestazione di mazziniani fu annullata a causa della pioggia. Il “Pasquino” , famoso giornale satirico , pubblicò una vignetta di Casimiro Teja, la sua statua la potete ammirare in Piazza IV marzo a Torino, che prendeva in giro i mazziniani con la frase ” piove governo ladro”. Ebbe un tale successo che divenne il motto della rivista ed il simbolo della parodia degli italiani contro il governo ed in generale contro il potere. Con questo intento l’ho usata qualche giorno fa in risposta ad un commento su Twitter. Sembrava che il tutto si risolvesse in un simpatico scambio di commenti via Twitter ed invece ho ricevuto alcuni messaggi di sostegno all’attuale governo e che mi rimproverano di usare politicamente la famosa frase. Avendo avuto l’occasione di osservare altre volte lo stesso comportamento la cosa mi porta a fare qualche considerazione . Molti sostenitori grillini , per fortuna non tutti, hanno un atteggiamento acritico quasi fideistico e non capiscono che ora al governo ed il “potere” sono loro e di conseguenza il detto popolare , che non tramonta mai, è rivolto a loro. Se poi , a parte un po’ di “sparate” e tante dichiarazioni, non hanno ancora combinato molto è responsabilità loro e gli italiani pazienti aspettano. Nel frattempo i cambiamenti climatici hanno determinato un aumento della pioggia e della grandine e di conseguenza i “piove governo ladro” fioccano ed aumentano d’ intensità . Come interpretare quanto sta accadendo ? Come una semplice questione metereologica o come un segno premonitore sull’operato di questo governo?
Combattenti e Reduci
Quel che resta di un sogno è il titolo dell’incontro che si è svolto lo scorso lunedì 25 giugno, in Via delle Rosine presso Camera, per ricordare , organizzato dal Corriere della Sera Torino, la prima giunta Castellani venticinque anni dopo. Il mio essere lì per caso, avevo concordato con l’amico Giampiero Leo di vederci ,prima dell’inizio , per discutere di alcune questioni, mi ha permesso di osservare con distacco la sala ed i partecipanti. Su tutto prevaleva un’aria di tristezza. Dal numero dei partecipanti, considerando che partecipavano tre ex sindaci della città , Castellani, Chiamparino e Fassino oltre a Enrico Salza, Umberto La Rocca, l’immancabile Davide Canavesio ed altri. Mi ha riportato alla memoria l’atmosfera che che percepivo , da ragazzino al mio paese natale , Rionero in Vulture, quando riuscivo ad entrare , curioso, in quel “luogo” di adulti, nella Sezione dei Combattenti e Reduci. Ero affascinato, in particolare, da uno di quegli anziani che fumava il sigaro Toscano con la parte accesa all’interno della bocca, cosa indispensabile, nella prima guerra mondiale , per fumare di notte in trincea senza essere bersaglio dei cecchini austriaci e salvare la vita.
***
Ma quelli, riflettendo oggi, erano anziani , modesti nell’abbigliamento ed in qualche caso dimessi, più che reduci erano combattenti ed avevano vinto la ” grande guerra” mentre questi altri hanno perso ed hanno concorso , con grandi responsabilità , a portare il centro sinistra alle più cocenti sconfitte . Era talmente palpabile la cosa che non si erano presentati nemmeno tutti i “comandati” ed i molti, troppi, beneficiati e miracolati dai venticinque anni di cui si dibatteva. Scappato via prima dell’inizio ma incuriosito da quanto ho descritto , il giorno dopo ho chiesto , a tre dei presenti, qualche commento e dei resoconti, combacianti, del dibattito. Due cose mi hanno colpito , a parte la continua ed incredibile mancanza di un minimo di autocritica , la richiesta, praticamente la pretesa da parte di Davide Canavesio , che parlava anche per la “sua” squadra, di ricevere non più le nomine ma le chiavi del ” palazzo”. Il “palazzo” non si chiede ma si prende avendo il coraggio e la forza di prenderlo come ha precisato l’attento Umberto La Rocca. La seconda , tra diverse cose condivisibili dette da Castellani , …noi siamo stati bravi ed ora la città ” galleggia”. Mi ha ricordato la famosa frase : l’operazione è riuscita ma il paziente è morto.
Roberto Placido
La fantasia al potere
https://www.youtube.com/watch?v=wjWEauiUrpI&sns=em
***
COMUNICAZIONE AI LETTORI
In vista delle prossime elezioni politiche il quotidiano “il Torinese” pubblicherà gratuitamente in questo spazio interventi, comunicati e notizie inviatici da candidati o esponenti politici di movimenti e partiti. Scrivere a: edizionibest@libero.it
Capodanno in piazza
L’odissea dei torinesi
Un tram chiamato desiderio
Il Sindaco Chiara Appendino ed il Presidente di GTT (Gruppo Trasporti Torinesi) non solo non reggono il confronto con i grandi Vivien Leigh e Marlon Brando, interpreti del famoso film, ma non so se riusciranno a reggere nemmeno quello ben più importante, per le sorti dell’azienda tramviaria, con i sindacati il prossimo 27 dicembre. L’incontro dovrebbe, forse, fare chiarezza sui conti e sul futuro di GTT. In questi ultimi anni il balletto di cifre sui conti e sul deficit di GTT è diventato sempre più pericoloso. Sono oltre 150 milioni i debiti complessivi, come si dice nei corridoi dei “palazzi” torinesi: ma quanti sono i crediti verso gli Enti locali? Il disallineamento (differenza tra i debiti ed i crediti ) verso e da Città , Regione e Città metropolitana, a quanto ammonta? Resterà pubblica, come sostengono il Sindaco e la sua maggioranza oppure entreranno i privati come propone la Regione? Queste sono le principali, ma non le sole domande che i quasi cinquemila dipendenti ed i torinesi si fanno. Personale che con scioperi e manifestazioni segnala la preoccupazione per il proprio futuro e per il ventilato, ma mai confermato, piano di “lacrime e sangue” che prevederebbe una riduzione dei livelli occupazionali di quasi cinquecento unità tra mancato turn over, licenziamenti ed esternalizzazioni per quasi il 20% dei chilometri serviti. Questo sarebbe il triste epilogo di un’azienda piegata ed occupata dai Partiti, spesso con consigli di amministrazione e manager inadeguati ed in qualche caso voraci. Con personale iperpoliticizzato e con alcuni aspetti deteriori della presenza sindacale. Per ora sono garantiti stipendi e tredicesime, mentre per il futuro si vedrà. Mercoledì ventisette dicembre, oltre che giorno di paga, vedremo se sarà anche il giorno della verità sui conti dell’azienda GTT, ma ancora di più sui suoi lavoratori e dei milioni di cittadini trasportati. E’ proprio il caso di dire “tessera alla mano e denaro contante”.