PAROLE ROSSE / di Roberto Placido

Le "nemiche" delle Donne

Lo scorso 22 febbraio si è svolta la conferenza stampa organizzata dalle #ragazze del gruppo PMA in Piemonte. Tema, quello della procreazione medicalmente assistita, sensibile ed emotivamente coinvolgente e che tocca decine di migliaia di donne nella nostra regione. Conferenza intensa e con momenti drammatici quando oltre alle, legittime, richieste di adeguamento della legge regionale a quella nazionale dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) una delle #ragazze ha confessato di avere tentato tre volte il suicidio. Il non riuscire, seppure a poco più di venti anni, a diventare mamma, il sentirsi “difettosa” e fallita come donna l’avevano portata a quei gesti estremi. L’aiuto della madre e di uno psichiatra le hanno consentito di superare le difficoltà ed al nono tentativo a coronare il suo sogno. Per informazione, l’attuale legge regionale è ferma a 43 anni e tre cicli (tentativi) mentre quella nazionale arriva a 46 anni e sei cicli. Molte regioni italiane si sono già adeguate, da tempo, alla normativa nazionale. A fine conferenza stampa, dopo quasi un’ora e mezza, arrivò una trafelata consigliera regionale del PD, Nadia Conticelli, a dire che l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta si impegnava ad adeguare la normativa regionale a quella nazionale. Cosa confermata, dopo pochi minuti, da un comunicato stampa ufficiale dello stesso assessore e da un post sui social, il giorno dopo, del Presidente della Regione Sergio Chiamparino. Conferenza stampa, intensità e drammaticità a parte, riuscita.
.
Praticamente tutte le testate quotidiane presenti, agenzia di stampa, Rai con il Tg3 Piemonte e Retesette. Ampi servizi sui TG e sui quotidiani, compreso la testata che mi ospita ( http://www.iltorinese.it/pma-placido-quando-la-legge-non-basta-a-riconoscere-i-diritti/) , presenza di due consigliere regionali, oltre alla “trafelata” la Consigliera di Liberi e Uguali Silvana Accossato che aveva fatto, sollecitata, un’interpellanza urgente, impegno preso, dai vertici regionali, ad adeguare la legge regionale sulla PMA. Quindi tutto bene? Non proprio. Per capire la risposta occorre tornare un passo indietro e cioè alla preparazione della conferenza stampa. Oltre ad invitare tutte le testate giornalistiche, tutte le consigliere regionali, alcune hanno risposto ed altre no, il Presidente della Regione, ha risposto un suo collaboratore, l’assessore alla Sanità, non ha risposto, le #ragazze di PMA in Piemonte hanno invitato tutte, ma proprio tutte, le associazioni femminili o delle donne che dir si voglia. Da quelle datoriali, come AIDDA o FIDAPA, dalla storica Casa delle Donne al Centro antiviolenza, Centro studi, dalla mitica Federcasalinghe al Telefono Rosa, alla sconosciuta, per me, Soroptimist al più borghese Zonta, alle varie associazioni di donne medico alle Donne del Terzo millennio per finire, passando dalle Uscire dal Silenzio, alle per me sconosciute, e sono due, Tampep onlus.
.
Forse ne ho dimenticato qualcuna di queste sigle, non quella ufficiale, visto le responsabilità sul tema, della Commissione regionale delle pari opportunità. Sigle, storie, azioni ed orientamenti diversi ma tutte, ma proprio tutte, accomunate dallo stesso comportamento, nessuna di loro ha accettato l’invito e partecipato alla conferenza stampa ne ha ritenuto di rispondere con una mail all’invito. Così prese da fare convegni spesso con risorse pubbliche e deserti o ad i quali partecipano loro stesse. Compresse da una autoreferenzialità fine a loro stesse, critiche, molte di loro, verso i partiti e la politica dai quali hanno preso i comportamenti più deteriori. Se non fai parte dei loro “cerchiettini” asfittici non esisti. E cosa fanno quando delle donne “vere” che hanno, poche, un figlio e che ne desiderano un secondo o il realizzarsi, per molte, del sogno della loro vita, la maternità, le invitano, chiedono ascolto, solidarietà anche di genere, come si usa dire, comprensione, aiuto? Non partecipano e nemmeno rispondono. Ho pena per loro, e mi vergogno io, sperando che un po’ di vergogna la provino, per loro. Le prime e vere nemiche delle donne sono, quelle e per fortuna non tutte, che dicono di impegnarsi per aiutarle.
 

La sinistra che non c’è

/

Non so quale maledizione, anatema o virus ha colpito la sinistra italiana per ridurla nello stato in cui si trova. Gli errori, enormi e reiterati nel tempo, da soli non bastano a giustificare la situazione esistente. Quando sento dire che anche negli altri paesi europei arretra, cosa per altro e per fortuna non completamente vera, la cosa non consola i militanti ed i, pochi, dirigenti più accorti. E’ vero che, a ben guardare, il fenomeno risale a diversi anni fa ,praticamente dalla caduta del muro di Berlino ed all’incapacità dei gruppi dirigenti che si sono susseguiti alla guida dei partiti di sinistra italiana nel non capire appieno il grande cambiamento che stava avvenendo. La fine dei due blocchi, occidente da una parte e blocco legato all’Unione Sovietica, l’attuale Russia, dall’altra. Il tentativo, ora possiamo dire fallito, di dare una risposta al declino dando vita al Partito Democratico. Quella che sembrava una grande operazione politica, l’unire i due partiti che rappresentavano la tradizione di sinistra ed ex comunista con quella centrista ed ex democristiana. Come è andata a finire è oramai sotto gli occhi di tutti. Il PD (Partito Democratico) di un partito di sinistra non gli è rimasto praticamente nulla se non una parte del gruppo dirigente e pochissimi vecchi e stanchi militanti che pensano che quello sia ancora il “partito” di lontana memoria.

.

Mentre la parte maggioritaria è un guazzabuglio di correnti e di individualità con un vissuto, di quel partito, da parte della stragrande maggioranza degli italiani di disprezzo se non di odio. Le posizioni politiche ed i provvedimenti dei governi a guida PD hanno allontanato milioni di elettori tradizionalmente di sinistra verso il Movimento 5 stelle e. soprattutto, verso il primo partito del nostro paese e cioè l’astensione. Provvedimenti di governo spesso con tratti, quando andava bene, liberali se non liberisti. La cosa più incredibile è che mentre il paese è guidato da una coalizione giallo-verde, un vero ircocervo politico, a trazione leghista e con tratti al limite dell’autoritarismo l’opposizione di centro sinistra è, quando va bene, assente. Andiamo ad analizzare cosa hanno fatto e fanno dopo la clamorosa e pesante sconfitta delle elezioni politiche del marzo del 2018. Innanzitutto nessuna analisi seria della sconfitta e assunzione di responsabilità. Poi, un silenzio assordante durato mesi e che ha generato non programmi ed iniziative rivolte verso il paese ma tutte rivolte verso l’interno degli stessi partiti. Il PD, in un continuo di liti e baruffe si è lanciato in un percorso congressuale che dovrebbe terminare, si fa per dire, dopo le primarie interne, il prossimo 3 marzo nelle primarie aperte a tutti per scegliere il segretario nazionale. Invece di contrastare le politiche devastanti, specialmente sul piano economico, del governo Conte-Salvini-Di Maio, si è guardato e si guarda il proprio ombelico. Sinistra Italiana rompendo, l’appena costituito LeU (Liberi e Uguali), cerca di costruire l’ennesimo “cartellicchio” elettorale con Rifondazione, De Magistris ed altri pezzettini senza sapere se l’operazione riuscirà in funzione delle prossime elezioni europee e convoca e sconvoca direzioni nazionali per, forse, fare un congresso straordinario.

.

Articolo Uno-MDP, dopo un’afonia lunga mesi, si è lanciata in assemblee nazionali culminate a metà febbraio in un’estemporanea Conferenza Organizzativa che dovrebbe continuare i primi del prossimo aprile in una sorta di congresso. L’attesa vera sembra essere l’esito delle primarie del PD e scommettendo sulla vittoria di Zingaretti per “tornare” a casa. Desideri, confessati o meno, a parte la cosa non è così scontata. Così mentre si esercitavano in questo modo si è votato in Abruzzo ed in Sardegna per le regionali, si voterà a fine marzo, sempre per le regionali, in Basilicata ed a fine maggio in circa duemila comuni, in regioni come il Piemonte e per il parlamento europeo. I risultati di dove si è votato oramai li conosciamo e quelli di dove si voterà saranno uguali se non peggiori per il centro sinistra. La Democrazia Cristiana, che era un grande e litigioso partito, aveva una sorta di “semestre bianco” nel senso che nei sei mesi precedenti il voto si sospendevano liti interne, congressi e dispute e si preparavano liste di candidati, programmi e strategie. Insomma, l’esatto contrario di quello che hanno fatto e continuano a fare gli attuali vertici dei partiti di centro sinistra. Gruppi dirigenti sciagurati che dovrebbero essere mandati a casa senza tante cerimonie e che invece, completamente “fuori dal mondo” e slegati dai problemi del paese reale vivono e vegetano di dinamiche parlamentari , assolutamente autoreferenziali. A sinistra non rimane che sperare nella catarsi e nella possibilità di riprendere e ripartire da zero confidando anche nella mutevole e veloce politica italiana ed i conseguenti umori dell’elettorato del nostro paese. Prendendo a riferimento Francesco Bacone, dopo la “pars detruens la pars costruens”.

I nipotini, illegittimi, di Bakunin

/

I fatti violenti di sabato 9 febbraio 2019, che sono accaduti a Torino tra il pomeriggio e la sera hanno riproposto alcuni temi politici, sociali e culturali nella speranza che non sia l’inizio di una serie di altre violenze

La causa, il pretesto, lo sgombero di uno storico edificio, una volta era l’asilo Principe di Napoli, occupato da ventiquattro anni dagli anarchici, o almeno ritenuti o definitisi tali. Il tema dei centri sociali in Italia ed anche in altri paesi europei ha avuto alti e bassi con alcuni di questi che, negli anni, sono diventati delle vere realtà economico-sociali. Non solo di intrattenimento musicale ma anche attività sociali rivolte ai giovani ed in qualche caso anche all’esterno degli stessi centri. Il fenomeno riguarda non solo quanti, la stragrande maggioranza, fanno riferimento all’area dell’autonomia e dell’anarchia ma anche, molti di meno, alla destra. Unica voce, a Torino, se non a favore ma che ha cercato di difendere alcuni aspetti positivi dei centri sociali tra quanti in modo serio o sguaiato, ci tornerò più avanti, hanno criticato e chiesto interventi più duri, leggi più severe, la chiusura di tutti i centri sociali occupati, quella del regista Mimmo Calopresti. Chiariamo subito a scanso di equivoci o altro, che condanno le violenze di sabato, esprimo solidarietà alle forze dell’ordine ed a quanti hanno subito danni e violenze. Detto questo, mi permetto di fare alcune considerazioni: dopo vent’anni in Italia ci sono oltre duecento realtà occupate, molto diverse tra loro, con un numero di circa cinque-seimila frequentatori, oltre gli occasionali che portano il numero a decine di migliaia e comunque in netto aumento rispetto ai primi anni novanta. Un vero e proprio fenomeno sociale culturale che diventa difficile pensare di liquidare solo con provvedimenti di polizia. Molti gruppi musicali, alcuni anche di successo nazionale, sono passati e si sono affermati in quelle realtà. Il vuoto della politica e dei partiti, la debolezza e l’incapacità delle amministrazioni locali ha ridotto tutto ad un problema di ordine pubblico che la destra e lo “sceriffo dei navigli” che attualmente ricopre, più che altro indossa i giubbotti, il ruolo di Ministro degli Interni cavalcano. L’inazione delle amministrazioni locali, comprese quelle che si sono succedute a Torino e con quella attuale che svetta per incapacità, è clamorosa. Se un edificio pubblico è vuoto ed abbandonato da decenni non c’è poi da meravigliarsi che venga poi occupato. Pensare di sgomberarlo senza una progettualità di pubblica utilità non aiuta. Il comportamento poi degli occupanti, in molti casi, pseudo anarchici, chissà cosa direbbero di loro Michail Aleksandrovic Bakunin o i nostrani Gaetano Bresci o Giovanni Passanante, legittima ed alimenta le richieste di intervento e di sgombero. Occupare un edificio, seppure abbandonato e, colpevolmente, inutilizzato, imbrattare i muri di mezzo quartiere, disturbare ed in qualche caso rendere invivibile l’area adiacente non ha nulla di rivoluzionario né di lotta al “sistema “. Nessuna indulgenza da parte mia, anzi! Anni fa, una sede che usavo come ufficio politico e che dividevo con un parlamentare fu oggetto delle loro, autonomi e anarchici, attenzioni con lancio di un razzo, pietre e la classica e sempre attuale bottiglia molotov. Non si può però restare in silenzio quando un esponente, seppure locale e seppure non nuovo ad affermazioni che l’hanno già portato vicino a doverne risponderne nelle aule di tribunale, dimostrando così che per alcuni le lezioni non servono e che gli anni passano inutilmente, come il Consigliere della Circoscrizione 6 di Torino, Alessandro Ciro Sciretti, della Lega Nord che scrive sui social “ci vuole un po’ di scuola Diaz”. Quella è stata una delle pagine più brutte della nostra democrazia, dove i diritti furono sospesi, si costruirono finte prove, sempre le molotov, si eseguì un pestaggio indiscriminato da parte di un reparto della polizia di stato agli ordini di alcuni dirigenti. Seppure con ritardo e tra omissioni ed omertà ci furono condanne e lo stesso Stato italiano fu condannato, dalla corte europea, a risarcire un pensionato vittima delle violenze. L’auspicio è che nel ristabilire il rispetto della legge e del vivere civile, anche con severità se serve, si pongano in atto le azioni classiche della politica, del buon amministrare e governare che gestiscano un fenomeno come quello delle occupazioni.

 

Il brigante lucano

/

La storia come si sa la scrivono i vincitori e questo vale anche per i fatti successi, nei secoli passati, nel nostro paese. Chissà se prima o poi si riscriverà quella pagina tragica e violenta che è stato il brigantaggio meridionale e la dura repressione che l’esercito regio praticò. Oltre 120 mila soldati, 300 mila se rapportati agli abitanti attuali, si scontrarono per diversi anni con bande disomogenee e non collegate tra loro. Sostenute  dallo stato vaticano e, non ufficialmente, da qualche potenza straniera che non vedeva di buon occhio il neo-stato italiano, tennero in scacco l’esercito regio per alcuni anni. Guerra vera con atrocità , teste tagliate, briganti appesi per giorni come macabri trofei,  paesini e villaggi distrutti, da ambo le parti. La reazione dei briganti fu feroce e costò loro un prezzo  salatissimo. Tra briganti e civili alcuni parlano di oltre 50 mila morti rispetto agli 8 mila soldati del regio esercito. Tra i tanti briganti meridionali chi assurse  agli onori per capacità militari e numero di uomini ai suoi ordini fino ad essere definito ” generalissimo” o ” Napoleone dei Briganti”  fu Carmine Crocco detto Donatelli. Crocco fu imprigionato e scontò la sua pena a Portoferraio e non nel terribile forte di Fenestrelle. Le vicende dei briganti meridionali e lucani in particolare mi  sono venute  in mente in questi giorni a fare da contrasto al fatto che ha portato la piccola regione del sud Italia alla ribalta nazionale.  In questo 2019 in cui la Lucania, Basilicata nella definizione geopolitica, è all’onore di tutto il paese per Matera capitale europea  della cultura, un  lucano è sotto i riflettori della cronaca torinese e nazionale.

***

Mi riferisco a Luca Pasquaretta soprannominato “Pitbull” per i suoi modi duri e scorbutici accusato di avere ricattato il Sindaco di Torino Chiara Appendino e di traffico di influenze  illecito e turbativa d’asta. Dopo le dimissioni forzate da portavoce della stessa Appendino per una chiacchierata , se non falsa , consulenza dal Salone del Libro ora una ” tegola” anche peggiore.  Approdato dopo quei fatti alla corte della torinese vice ministro dell’economia Laura Castelli,  che l’ha immediatamente scaricato , ha ricevuto anche una consulenza , un’altra , dal Consorzio di bonifica della Basilicata. Le minacce, gli insulti ed i modi a dir poco bruschi contro direttori di giornali e cronisti, assessori e consiglieri comunali hanno fatto da contraltare alla ricerca quasi spasmodica di incarichi e sistemazioni con un atteggiamento “predatorio” quasi da moderno Crocco.  Carmine Crocco e gli altri con lo ” schioppo” lottavano contro una burocrazia ottusa, contro i latifondisti  e contro quelli che loro consideravano invasori. In attesa che si chiarisca la vicenda – da garantisti, parliamo di presunti reati – e tralasciando lo sconcerto per l’eventuale ricatto al Sindaco, prima risponde alla città e meglio é , non vorremmo  venire a sapere che il vero brigante non era Carmine Crocco.

2033 Odissea nella cultura

Domani, sabato 22 gennaio 2033, si svolgerà la cerimonia di apertura di Torino capitale europea della cultura.  Dopo una lunga e dura selezione con le altre città candidate , Carcassonne ( Francia) Cascais  (Portogallo) per la quale tifavano alcuni torinesi nostalgici dei Savoia, Baden-Baden ( Germania) Plovdiv (Bulgaria) e Balaton (Ungheria) , Torino si è aggiudicata la possibilità di essere la capitale europea della cultura. Finalmente dopo diciannove anni un’altra città italiana riesce nell’impresa . Dopo Matera , nel lontano 2019, Torino rilancia una città del nord Italia come sede di un grande evento . Si interrompe una lunga sequenza di eventi svolti e realizzati  nel sud Italia , grazie  all’appoggio del governo nazionale i  cui vertici , come è noto, sono tutti di origine meridionale. Alla cerimonia sarà presente il Presidente della Repubblica Stefania Prestigiacomo con tutte le autorità cittadine e regionali . Si prevede una grande partecipazione popolare. Domani si saprà quanti vi  avranno assistito con gli assistenti digitali, che amplificheranno così il numero dei collegamenti. Ci saranno anche quelli che hanno scelto di vederla  dalla Luna sfruttando il servizio di ascensore lunare tanto che la base di partenza dello stesso ascensore, situato oltre l’atmosfera, ha avuto problemi a contenere quanti transitavano. Negli ultimi giorni è aumentato anche il traffico automobilistico e ci sono stati alcuni incidenti di vecchi veicoli senza autista di prima generazione . Si misurerà anche quanti cambieranno il colore degli abiti indossati , in coincidenza con l’orario di inaugurazione, scegliendo il colore , rispolverato per l’occasione , azzurro Savoia. A Torino nella giornata di sabato sono previsti gli arrivi di molti treni a levitazione magnetica che  in cinquanta minuti permettono di raggiungere Roma. Gli occhiali e gli orologi di ultima generazione  aiuteranno a vedere in qualsiasi momento tutte le fasi della cerimonia. Non si sa ancora se saranno rispolverati i vecchi droni, oramai vintage,  per i fuochi d’artificio  virtuali. Una piccola nota polemica: nessuno si è ricordato di invitare chi , oramai quattordici anni fa, ebbe l’intuito di lanciare la proposta e cioè l’allora Consigliere  comunale Stefano Lorusso. La giustificazione del comitato organizzatore , da verificare, è che lo stesso stia usando degli apparati oramai obsoleti che non hanno permesso di fargli arrivare l’invito.

Un campo di patate

/

È uno di quei modi di dire, insieme a maggioranza  bulgara,  tra i più popolari in Italia. Per i più giovani vale la pena di ricordare che, per quanto riguarda l’espressione “maggioranza bulgara” ci si riferisce a quando la Bulgaria era una repubblica popolare nell’orbita sovietica e le votazioni dei mitici e famosi comitati centrali dei partiti al potere nei paesi dell’est Europa avvenivano sempre all’unanimità. In quella parte d’Europa il mondo è cambiato, non sempre in meglio, ma il detto è rimasto . In verità anche per quanto riguarda il modo di dire :  è come un campo di patate , bisogna fare qualche precisazione. Il detto vale se ci si riferisce a dopo che i buoni  tuberi o se vogliamo chiamarli con il nome scientifico ” solanum tuberosum ” sono stati raccolti . Prima , se si guarda un campo coltivato di patate , è uno spettacolo di ordine e di rigogliosità bello a vedere e dove la natura ed il lavoro dell’uomo danno uno spettacolo straordinario. Ma tornando al nostrano modo di dire esso mi è ritornato in mente , con qualche imprecazione , nella giornata di venerdì mentre in parte a piedi ed in parte , come sempre , guidavo    la Vespa attraversavo  il centro di Torino. Una tristezza ed un pericolo. Le vie delle zone auliche della capitale sabauda ridotte come e peggio del famoso “campo di patate”. Piazza Castello, Piazza Carignano, Via Cesare Battisti e zone adiacenti disseminate di cubetti di porfido divelti e ampie macchie di catrame a deturpare la pavimentazione di quello che una volta si poteva definire il salotto di Torino.

***

Per non parlare del tratto che da Via Giolitti porta a Piazza San Carlo e poi fiancheggiando la bella chiesa di Santa Cristina porta ad accedere alla Piazza CLN dove la pavimentazione era uno spettacolo , quasi un biliardo,  e che ora è una tristezza a guardarlo. E così girando per via Pietro Micca, Cernaia , Garibaldi, Po e tutte , dove più e dove meno, le altre. Non si salvano nemmeno le vie laterali , dove i cubetti di porfido, come tante piccoli satelliti viaggiano per conto loro sballottati dalle auto e dalle persone in un carambola brutta a vedersi ed in qualche caso pericolosa per i pedoni più distratti e per incauti ciclisti e motociclisti . Ogni tanto dopo giorni ed in alcuni casi settimane, nei casi più evidenti, a sistemare momentaneamente e a deturpare esteticamente arriva uno sconnesso manto di catrame che anticipa di mesi ed in qualche caso , purtroppo in via definitiva , la risistemazione originale . Incuriosito mi sono informato da alcuni amministratori di altri comuni che, con dovizia di informazioni, mi hanno spiegato che in questo modo , oltre a fare tardi e male, si spende di più . Prima per la sistemazione provvisoria e poi per quella definitiva che avviene su di un’area più ampia rispetto all’intervenire  subito ed in maniera definitiva appena uno o due cubetti di porfido oppure una losa  o una pietra si smuovono. Insomma si opera tardi e male e si spende di più. Così , tra una buca ed  un cubetto di porfido da evitare ed concerto delle pietre che sotto le ruote della Vespa si muovono , si circola per le vie del centro di Torino al tempo di ” Chiarabella” .

Tutti, quasi, per il Sì

/

Per questo primo appuntamento di Parole Rosse ero in dubbio fra diversi argomenti ma poi su tutti ha prevalso la manifestazione , la nuova , la seconda, a favore della TAV che si è svolta sabato 12 gennaio a Torino, sempre in Piazza Castello. La spinta finale me l’ha data il bell’ editoriale scritto venerdì 11 gennaio da Roberto Tricarico sull’edizione torinese del Corriere della Sera che condivido in buona parte tranne che nel possibile esito del risultato elettorale .Tornando alla manifestazione essa ha avuto diversi aspetti interessanti che di seguito provo ad elencare. Non in ordine di importanza, anche perché in una situazione così fluida l’ordine varia velocemente inserendo nuovi elementi o facendone tramontare altri, ma così come mi sono apparsi sabato tra i portici e la piazza. Le paure di una scarsa partecipazione sono state fugate ampiamente anche senza raggiungere assolutamente le cifre dichiarate . Comunque un successo. La manifestazione di sabato segna anche ridimensionamento delle , oramai famose ” madamin” che a meno di significative novità le vedo ritornare alle loro professioni riconoscendogli, comunque, meriti significativi. Il ritornare sulla scena , se non ancora dei partiti molti dei quali ancora ampiamente in difficoltà, dei suoi rappresentanti . Cioè di quegli oltre cento tra Sindaci , molti con la tanto discussa, sull’opportunità o meno di indossarla, fascia tricolore, e molti consiglieri comunali e regionali che dei partiti sono esponenti ed espressione. Per non parlare dei due Presidente di Regione, Liguria e Piemonte , Giovanni Toti e Sergio Chiamparino e poi ancora di molti parlamentari di diversi partiti. Tra gli altri il segretario del Partito Democratico Maurizio Martina , il capogruppo al Senato di Forza Italia, Anna Maria Bernini e più di tutti il piemontese, ” mandrogno” , capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati Riccardo Molinari. Questa novità , non tanto sulla posizione , la Lega è sempre stata a favore dell’opera , quanto sui riflessi che la presenza potrà avere sia sul piano nazionale che su quello regionale piemontese e cioè sulle ormai prossime lezioni regionali di fine maggio. Queste, le elezioni regionali, mi permetteno anche di parlare del ” quasi” del titolo e cioè di chi è contrario alla TAV e cioè dei 5 Stelle , posizione già nota da sempre , e di quel pezzo , sempre più marginale ed ininfluente, della sinistra riconducibile oramai neanche a tutta ma ad una parte dell’oramai evaporato , dopo la fallimentare prova elettorale alle recenti politiche , Liberi e Uguali e cioè Sinistra Italiana. Quindi per chi è contrario all’opera è facile decidere per chi votare e naturalmente premierà i cinquestelle piemontesi e non la sinistra . La cosa diventa più complicata per chi, d’accordo per la realizzazione dell’opera , dovrà scegliere uno dei tanti partiti favorevoli, sia quelli tradizionali che le diverse liste, sono sicuro che ce ne saranno più di una, Si Tav che si stanno predisponendo a sfruttare il sentire di molta parte dell’opinione pubblica. La presenza, ufficiale ai massimi livelli, della Lega ha tolto, a mio parere, qualsiasi speranza al centro sinistra , ed a Chiamparino in particolare , di acciuffare in extremis una vittoria che appare sempre più lontana. La TAV era l’unico argomento, vecchio tema che ha preso dinamiche e azione straordinaria proprio in questi ultimi mesi per merito delle già citate sette “madamin” , del ” madamino” Mino Giachino e di qualche professionista , notaio , che ha operato , neanche tanto, nell’ombra . Se la competizione elettorale per la guida della Regione Piemonte fosse rimasta con un centrodestra , quello dei partiti , diviso sul tema TAV e Chiamparino da solo a sventolare la bandiera della realizzazione dell’opera allora poteva essere possibile una sua vittoria , probabilmente come “anatra zoppa” . Cioè un candidato Presidente che arriva primo ma senza la sua coalizione che soccombe verso un’altra parte. Ma quasi sicuramente i piemontesi si troveranno a scegliere , per chi è a favore della TAV, tra tutto il centro sinistra, un po’ di liste varie e tutto il centro destra che a quel punto avrà scelto il suo candidato Presidente . Così ognuno potrà scegliere tranquillamente il proprio partito di riferimento. Per chi è contrario , come descritto sopra è ancora più semplice. Ultima considerazione il tema TAV ha escluso e chiuso qualsiasi possibilità , ne stavano parlando a livello nazionale, di riproporre in Piemonte un’alleanza gialloverde che comunque avrebbe visto la sconfitta del Presidente uscente e della coalizione che lo sosterrà . Per definire tutti i giochi, le alleanze e le candidature tutti aspettano le imminenti elezioni regionali in Abruzzo del 10 febbraio a cui seguiranno quelle , tormentate nella data, di fine marzo in Basilicata in un paese dove si è scimmiottato l’Election Day per arrivare poi a votare quasi tutti i mesi. Sulle cause di questa sconfitta annunciata qualcosa ho scritto e altro, probabilmente scriverò. 

 

(foto: il Torinese)

La Madamin di Torino

Dopo la grande manifestazione Si Tav di sabato 10 novembre, in Piazza Castello a Torino, sono assurte a notorietà, anche nazionale, le organizzatrici della manifestazione. Con loro, le sette donne, professioniste, è diventato noto ai più il termine torinese, piemontese, madamin. Tanto che l’unico uomo che ha proposto e concorso ad organizzarla, l’ex sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi, Bartolomeo ” Mino ” Giachino, è stato definito, un po’ per assonanza con il cognome ed un po’ per sminuirne il ruolo, madamino. Coniando così, non esistendo nella lingua piemontese, un neologismo. Ma la vera madamin di Torino è Lei, il Sindaco della città di Torino, Chiara Appendino. Questo non per situazione famigliare, colgo l’occasione per informare chi non conoscesse bene i termini piemontesi ed il loro significato. Si chiamava madamin la ragazza che si sposava ed andava, come succedeva una volta, specialmente in campagna e qualche volta anche in città, a vivere nella famiglia del marito assumendone anche il cognome. La suocera era madama e lei madamin. A Torino, tra l’altro, la madama era il termine con il quale si chiamava ed ancora si chiama la Polizia ed anche, sigh, la Juventus, ma questa è un’altra storia. Tornando alla nostra madamin Appendino in questi due anni e mezzo di consiliatura si è dimostrata proprio una “piccola” signora. Ha dimostrato una modestia, una mancanza di guida, di visione e progettualità imbarazzante e preoccupante. Ha evitato e si è sottratta, non presenziando, a tutte le sedute del Consiglio comunale dove poteva esserci uno scontro, Tav, Trasporti o, incredibile, la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni della nascita del governo. Il buon giorno si è visto dal mattino con la scelta della “squadra” di assessori. Tranne due o tre il resto dei carneadi che con il passare del tempo non si sono rivelati dei campioni ma quasi tutti incapaci e nel migliore dei casi di una modestia sconvolgente. Fino ad ora una vera e propria “via crucis”. Dopo un anno, giugno 2017, cambia l’assessore all’ambiente Stefania Giannuzzi per manifesta inadeguatezza è la prima e molto probabilmente non sarà l’unica. I ” boatos” pongono in testa a questa particolare classifica l’assessore ai Trasporti Maria Lapietra che ha il triste primato del più grande ingorgo, Piazza Baldissera, mai avvenuto a Torino. E che dire della superficialità con la quale ha scelto i suoi più stretti collaboratori, il potente capo di gabinetto Paolo Giordano, prima coinvolto nella vicenda Ream, poi nella tragedia di Piazza San Carlo, voglio ricordare che vi fu un morto e oltre 1500 feriti, neanche nei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Poi “intercettato” in un’indagine sul bilancio GTT che coinvolge i vertici dell’azienda pubblica dei Trasporti, Giordano non è coinvolto, chiede al Presidente dell’azienda di togliere una multa per mancanza di biglietto ad un suo “amico “e per la quale e per il sommarsi delle vicende precedenti fu costretto, tra il tripudio di molti “grillini”, a dimettersi.

***

E che dire della scelta del capo ufficio stampa del Comune? Quel Luca Pasquaretta che si era guadagnato, occupandosi di tutto e di più, il nomignolo di “pitbull”. In due anni, Pasquaretta, realizza l’exploit di finire in due inchieste, quella, sempre lei, della tragedia di Piazza San Carlo, per avere autorizzato senza nessun atto ufficiale l’allestimento, al Parco Dora, di un maxi schermo e la seconda, che gli costa le dimissioni, per una, sembrerebbe finta, consulenza al Salone del Libro. Se per Giordano si era scatenato il tripudio per Pasquaretta siamo alla “ola”. Ed ancora il ritardo sulla seconda linea della metropolitana, il “coprifuoco”, unica grande città italiana, la sera dello scorso fine anno. Si sprecarono gli sfottò sui social, i torinesi a capodanno ad Asti. Chi di social ferisce di social perisce. Per non dimenticare due feste patronali, San Giovanni, la prima praticamente a numero chiuso. Era più facile entrare in un carcere di massima sicurezza che in piazza. La seconda con i ” fuochi” digitali e silenziosi per pochi eletti , alla faccia del popolo tutto. Parte la rivoluzione dei biglietti del tram con due vere “perle” un aumento degli abbonamenti stratosferici ed il biglietto elettronico “BIP” che non funziona tanto da portare ad una precipitosa retromarcia. Su tutte la madre di tutte le promesse, cancelleremo il “sistema Torino”. Risultato? Tutti quelli di prima confermati! Per non parlare di una serie di nomi indicati nelle società pubbliche o partecipate. In qualche caso senza i requisiti negli altri con una costante, modesti. Non possiamo dimenticare poi il gruppo consiliare, del Movimento 5 stelle, che ha la maggioranza assoluta in “Sala Rossa” i cui componenti si distinguono per un’estemporaneità, un’approssimazione ed una debolezza che a pochi paragoni e mai verificatasi prima nel consiglio comunale torinese. Lo specchio di questa situazione, dove brilla per pochezza e mancanza di incisività, è l’opposizione che non ha ancora elaborato il lutto della sconfitta, Ci sono poi i dati di fine anno riportati dall’edizione torinese del Corriere della Sera. Il confronto con la precedente consiliatura, quella guidata dal Sindaco Piero Fassino, è impietoso. L’attuale Consiglio comunale parla poco e decide meno.

***

Il segno meno svetta su tutto, sedute, ore impegnate, interventi e presenze in aula e nelle commissioni. L’unico segno positivo lo si trova nelle dichiarazioni dei redditi di Sindaco, Assessori e Consiglieri comunali a Cinque Stelle che hanno visto aumentare il proprio reddito da un +5% ad un +612%. Per alcuni si è rivelato, in anticipo, un vero e proprio reddito di cittadinanza. Fermandomi dall’andare avanti in questo lungo elenco dove senz’altro manca qualcosa, non posso non fare un’ultima considerazione sulla nostra madamin Appendino. Non le basterà, se mai dovesse ripresentarsi, venendo così meno a quanto ha dichiarato e cioè che con questa esperienza termina la sua avventura politica ed amministrativa, continuare a fare una delle poche cose che gli riesce bene e cioè andare per centri d’Incontro per anziani, Feste di Via, Case di Riposo con in testa il Cottolengo quasi che fosse una madamin di carità. Da questo vero e proprio cahier de doleances la nostra madamin Sindaco sarà travolta. La sciagurata e tragica, proiezione della finale di Champions League, con tutte le conseguenze immediate in essere e future, l’accusa di falso in bilancio, vicenda Ream, per un debito non inserito nel bilancio della Città, la manifestazione Si TAV di Piazza Castello che ha creato una vera frattura tra la città ed il suo Sindaco. Se la consiliatura dovesse arrivare alla fine naturale, tra due anni e mezzo, non so ancora cosa riusciranno a combinare. Lavorando poco per fortuna si riducono le possibili negatività, ma concorrono ad aumentare il declino di Torino che, come ho già scritto, è iniziato con il Sindaco Chiamparino, proseguito con Fassino e continua, ancora più speditamente, con madamin Appendino. Nonostante tutto questo, a dimostrazione della rottura profonda che si era creata e che portò al successo di Chiara Appendino e del Movimento 5 Stelle, la maggioranza dei torinesi non rimpiange la precedente amministrazione.

,

P.S. A Natale si dice che bisogna essere più buoni ed io mi sono impegnato, in quanto scritto sopra, ad esserlo. Con questa ultima “fatica” chiudo questo 2018 di “Parole Rosse” e ci ritroviamo il prossimo anno. Colgo così l’occasione per fare gli auguri di Buon Natale e di un felice e sereno Anno Nuovo.

Roberto Placido

 

L’ingorgo

/
Il film “L’ingorgo” , una commedia del genere drammatico-grottesco che allora, era il 1978 , andava di moda ed il bravo Luigi Comencini , uno dei padri della commedia all’italiana , iniziata con il suo Pane amore e fantasia interpretato da quei due “monumenti “ del nostro cinema quali Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida, diresse con bravura. Un cast stellare , Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Gerard Depardieu, Annie Girardot, Ugo Tognazzi, Feranndo Rey, Ciccio Ingrassia, Stefania Sandrelli, Miou-Miou ed altri. In quel grande ingorgo a ridosso del GRA ( grande raccordo anulare di Roma) si creano delle situazioni e storie che si intrecciano tra di loro e che risentono il momento sociale e politico dell’Italia della fine degli anni ’70.. Non so se a Torino durante il “Grande Ingorgo” della sera del 14 novembre si sono create storie e complicità ed avventure come nel film di Comencini . Continuando con la filmografia i torinesi si sono trovati di fronte non le sconfinate distese oceaniche davanti a Malibù del capolavoro di John Milius “ un mercoledì da leoni “ ma invece un mercoledì di paura intorno alla mostruosa e folle rotonda di Piazza Baldissera . Quella brutta e desolante tangenziale urbana che è la continuazione del passante ferroviario e che divide la stessa opera in due parti , quella dei borghesi e dei “ricchi” dal quartiere di Santa Rita e l’Iglu di Merz fino a Piazza Statuto e poi quella dei poveri e proletari da Piazza Statuto a Corso Grosseto che termina nella mostruosa e squallida rotonda . Scusandomi per la citazione personale , fu la causa di uno scambio, per essere eufemistici, molto vivace che ebbi, subito dopo la sua clamorosa sconfitta alle amministrative, con il non più Sindaco Fassino. Una delle cause della sconfitta fu la mancanza di attenzione verso le periferie il “disprezzo” e la non considerazione verso quei quartieri e quei cittadini che dopo decenni di pazienza decisero di fare un segnale forte mandandoli a casa e dando fiducia , mal glie ne incolse , a quelli che si sono velocemente rivelati un gruppo di pericolosi dilettanti . E non basta la scusante o l’accusa che si è letta e sentita in questi giorni da parte di esponenti della giunta precedente, fino ad ora innocui oppositori, che era previsto il Tunnel a Piazza Baldissera , e che per fare quell’opera non c’erano i soldi . Doppiamente responsabili hanno fatto un manufatto che durerà secoli con un progetto brutto e squallido adoperando materiali ed un’esecuzione dei lavori modesti. Colpa grave e non scusabile . Cosa che non assolve l’amministrazione Appendino anzi, invece di risolvere il problema e trovare le risorse hanno pensato bene di eliminare il tunnel. Così con quell’integralismo propio dei dilettanti hanno creato un mostro e passeranno alla storia , per diverse altre cose e quasi tutte negative, per il più grande ingorgo di traffico, un vero ” Big Traffic Jam” , che la città di Torino abbia mai avuto. La reazione poi dell’assessore “incompetente” è stata , non scappo non mi dimetto affideremo, nella migliore tradizione dopo il disastro e mai prima, al Politecnico di Torino uno studio sul traffico delle strade che, ben sette e non sei chi conosce la zona o da quelle parti è vissuto o ci abita sa che c’è anche Via Errico Giacchino che porta auto in Corso Mortara, accedono alla rotonda di Piazza Baldissera. L’assessore Maria Lapietra non fa quella che sarebbe l’unica cosa da fare e cioè assumersi le sue colpe , parziali, e responsabilità , molte di più , e dimettersi. Le voglio ricordare che per molto meno nella vituperata e sempre più rimpianta “prima repubblica” nell’anno del Signore 1986 su richiesta dei consiglieri comunale d’opposizione, i comunisti ( Partito Comunista Italiano) Domenico Carpanini, Sante Bajardi, Marcello Vindigni e Corrado Montefalchesi, l’assessore all’ambiente il repubblicano ( Partito Repubblicano Italiano) Gianantonio Romanini rassegnò le dimissioni per avere lasciato al città impreparata all’arrivo della neve . Ma se la neve allora era una cosa possibile ma non prevedibile come ora, non c’era più di trent’anni fa Meteo.it o siti simili, la rotonda , la tangenziale urbana che apriva, le altre strade e la folle rotonda , i torinesi con le loro auto lei lo sapeva che c’erano e che da lì sarebbero passati. Ecco perché lei è più colpevole è responsabile del suo collega assessore Romanini. Prima che qualcuno possa essere stimolato dal cognome che porta , assessore Lapietra, abbia uno scatto di dignità e riconosca l’impreparazione , non c’è nulla di male ad ammetterlo, e si dimetta.

Le piazze di Torino

/

Tutti a parlare di piazza  Castello e della manifestazione Si TAV di sabato 10 novembre dimenticando e , per la stragrande maggioranza, non sapendo che la piazza era non una, non due ma sono state addirittura tre. Partiamo dalla prima , la più importante e partecipata . Alle undici del mattino quarantamila persone ,di Torino e non solo, si sono ritrovate per dare un segnale forte, civico e politico, a favore della realizzazione della TAV , della candidatura olimpica, anche se la partita è oramai chiusa, della crescita economica e , soprattutto, contro il Sindaco e la  sua maggioranza . Un chiaro messaggio anche per il Governo e per l’amministrazione cittadina che , indipendentemente da quando si effettueranno le prossime elezioni comunali, ha chiuso sabato . Un’intera città ha battuto un colpo forte e chiaro. Una piazza , nella migliore tradizione sabauda, composta dove prevaleva il colore arancione, quello ufficiale e scelto per l’iniziativa . Colore ripreso, non so se consciamente , dai Sindaci di qualche anno fa , e che ha sostituito i tradizionali rosso, azzurro e l’attuale  , governativo, giallo-verde. Attraversandola si intravedevano gruppi più o meno compatti , gli imprenditori e professionisti davanti a palazzo madama alcune aziende con imprenditori e dipendenti con i “colori”  e tute aziendali nel centro e, dato poco evidenziato se non nascosto, tanti esponenti e sopratutto elettori di sinistra. Una presenza coerente con le posizioni e gli atti di tutti questi anni . Quando una città  ed i suoi cittadini danno un segnale così chiaro, inequivocabile,  a sostenere posizioni diverse, legittimamente , o peggio ancora cambiarle quasi fuori tempo massimo ci si condanna ad una presenza , bene che vada, minoritaria ed ininfluente.  Nella seconda piazza , Carignano, il salotto di Torino , alle ore quindici è andato in scena una triste e mesta manifestazione contro il ddl ( disegno di legge) Pillon. Il provvedimento prende il nome dal senatore della Lega Nord Simone Pillon, quello del “Family Day”,  mediatore legale che fa una proposta di legge retrograda  e peggiorativa del diritto di famiglia. Un provvedimento che mette sullo stesso piano i genitori indipendentemente dalla loro condizione e che favorisce , tra l’altro , l’attività professionale del proponente. Anche così va il mondo al tempo del governo giallo-verde. Così nonostante la mobilitazione fosse nazionale , in tutte le principali città del nostro paese, ed il tema così delicato e peggiorativo in particolare per le donne , la partecipazione era proprio modesta. Ridotta ulteriormente da un’altra manifestazione sullo stesso tema e cioè il ddl Pillon. La terza piazza, appunto, dove si sono ritrovate le donne che non volevano  confondersi con le donne del PD ( Partito Democratico ) . Così richiamate dall’associazione ” Non una di meno” che in evidente contraddizione con il proprio  nome erano  in tante di meno. Il ritrovo in piazza della Repubblica ( Porta Palazzo) secondo le organizzatrici una piazza periferica dimostrando così di avere una strana concezione  della periferia e facendo pensare che non sappiano bene dove si trovino e che non ci abbiano mai abitato . E così oltre alle divisioni le scelte bizzarre, come quella delle associazioni  di piazza Carignano di non citare tra chi ha aderito i partiti invitati già precedentemente , insieme ai sindacati ,  a non portare le proprie bandiere……in una manifestazione politica.  Si vergogneranno di loro? Ah saperlo?! E come se una squadra di calcio invitasse i propri tifosi ad andare allo stadio senza sciarpe e bandiere. Decisione che fa il paio con quella delle organizzatrici di piazza della Repubblica che non avendo rappresentanti in Parlamento , non penso che ne avranno mai, non vogliano confondersi con le donne del principale partito d opposizione presente in Parlamento . Un modo singolare di contrastare un disegno di legge parlamentare. Tutto questo in un clima , peggiore di quello meteo , mesto e respingente. In condizioni simili ed  in assenza di proposte chiare e comprensibili alla stragrande maggioranza degli italiani e , soprattutto, la mancanza di un leader riconosciuto e riconoscibile condanna la sinistra italiana alla marginalità .