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L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Cristina Comencini   “Flashback”      Feltrinelli    euro  18,00

Questo libro della regista, sceneggiatrice, drammaturga e scrittrice Cristina Comencini, è diviso in 4 parti strettamente collegate tra loro. In ognuna c’è un flasback, un breve lampo del passato che, attraverso un’amnesia globale transitoria, trascina la protagonista nei panni di 4 donne del passato, appartenenti a precisi momenti rivoluzionari.

Si tratta di episodi che le sono capitati davvero; brevi interruzionidella coscienza, in cui ci si stacca dal proprio io, e dalle quali si torna indietro senza gravi conseguenze.

E’ la sua opera più personale perché interseca la vita del padre –il regista Luigi Comencini- della madre e delle sorelle. Quasi un’autobiografia narrata attraverso 4 voci di altre epoche.

Ci ha lavorato a lungo, 4 anni, perché per ogni personaggio ha dovuto condurre un’approfondita ricerca storica cercando di ricostruire dettagli della vita quotidiana di allora.

Le 4 donne sono vissute in momenti diversi, caratterizzati tutti daprofondi cambiamenti. Eloisa, cocotte ai tempi della Comune di Parigi del 1871; Sofia che vorrebbe fare l’attrice, ma per amore invece lega il suo destino alla  Rivoluzione Russa di ottobre; Elda, giovane operaia realmente vissuta e coinvolta  nella Resistenza del  Friuli tra 1944 e 45; infine Sheila, la fidanzata 17enne di un musicista ai tempi della Swinging London degli anni Settanta che ha rivoluzionato usi e costumi.

Nei vari flasback che corrispondono a un momento difficile della vita della scrittrice, le storie delle 4 donne si intrecciano alla sua. Ai suoi ricordi –dal padre grande cineasta alla villeggiatura ad Ischia con la famiglia alla maternità precoce del suo primogenito, il politico Carlo Calenda, dall’educazione ricevuta alle idee politiche.  E le storie interagiscono con la vita dell’autrice contribuendo a cambiare anche il suo vissuto presente, nel senso che addentrandosi nella vita dei personaggi, con queste incursioni in anime e tempi passati, qualcosa si è modificato anche in lei.

 

Pierre Lemaitre  “Il gran mondo”    -Mondadori-  euro  23,00

E’ il primo di 4 romanzi che lo scrittore francese vincitore del Premio Goncourt (nel 2013 con “Ci rivediamo lassù”) dedica ai “Trente Glorieuses” anni del boom economico e sociale del suo paese, dal 1945 al 1975.

Fa parte del progetto complessivo di 10 romanzi storici in cui Lemaitre vuole ripercorrere il XX secolo. Piano ambizioso iniziato con la trilogia  dei “Figli del disastro”, (dal primo dopoguerra al 1948), prosegue ora  con “Il gran mondo” (primo di 4), mentre gli ultimi 3 dovrebbero abbracciare l’arco di tempo  che va dalla crisi petrolifera alla caduta del muro di Berlino.

“Il gran mondo” racconta le vicissitudini della famiglia Pelletiertra Beirut, Parigi e Saigon. L’inizio è a Beirut nel 1948, dove il capostipite, Louis, da anni emigrato in Libano, è riuscito a trasformare negli Anni Venti, un modesto saponificio in una fiorente industria; fiore all’occhiello  dell’economia del paese e della quale va giustamente orgoglioso.  Ha 4 figli i cui piani di vita però vanno in direzioni diverse dall’azienda di famiglia.

Louis punta soprattutto sul primogenito Jean, al quale vorrebbe lasciare le redini degli affari; ma il figlio, soprannominato Bouboule per la tendenza a rimpinguarsi, è un uomo emotivo, irrisolto e debole. Sposato con l’insopportabile e prepotente Geneviève, arrivista e traditrice che sperava in una vita facile, ne è totalmente succube. Jean si rivela inadatto a proseguire il lavoro paterno, e finisce per  trasferirsi a Parigi, dove continuerà a nascondere un segreto che sarà uno dei temi portanti del romanzo.

Nella capitale francese plana anche  il secondogenito dei Pellettier, François, che ai genitori ha detto di volersi iscrivere all’Accademia di Belle Arti, mentre in realtà sogna  di diventare giornalista. Assunto come cronista da “Journal du soir” indagherà su un brutale omicidio.

Il terzogenito, Etienne, il più sensibile dei 4, raggiunge Saigon  per stare accanto all’uomo che ama. E’ Raymond, legionario belga che sta combattendo nella guerra di Indocina (dove l’esercito francese è impegnato contro la ferocia dei viet-minh),scomparso durante una pericolosa missione.

Infine la più piccola, Hélène, 18 anni e un’anima ribelle, il cuidestino si compie tra le braccia di amanti e droghe.

Una saga familiare che Lemaitre racconta partendo da elementi storici che fanno da sfondo ai personaggi, ma senza prevaricare le loro storie. Un romanzo elegante ed affascinante, un puzzle in cui si incastrano: disavventure, imbrogli, omicidi, derive della guerra coloniale e contraddizioni del secondo dopoguerra, scandali finanziari e tribolazioni varie.

Il romanzo lascia molti destini in sospeso e l’appuntamento è con il seguito.

Irene Némirovsky   “Tempesta in giugno”  -Adelphi-   euro  20,00

Questa è la seconda versione di “Suite francese”, più asciutta e in presa diretta, dattiloscritta dal  marito, corretta a mano dalla Nemirovsky, con capitoli nuovi e altri rimaneggiati. E’ rimasta incompiuta perché la scrittrice venne arrestata nel 1942 e deportata ad Auschwitz da cui non farà più ritorno. Morirà di tifo nel lager. Queste pagine sono rimaste protette in una valigia che le figlie bambine si sono trascinate appresso nella loro fuga attraverso la Francia occupata.

La nuova versione apre la “Suite” con 4 capitoli inediti in cui riviviamo tutto l’orrore di quel momento storico drammatico. E’ il racconto della fuga da Parigi nel giugno 1940 quando i tedeschi sono alle porte della capitale e non resta che abbandonare tutto per cercare di mettersi in salvo.

In queste pagine c’è tutta l’angoscia caotica che travolge le vite dei vari personaggi che la Nemirovsky mette a nudo. Un gruppo eterogeneo di persone che va da una famiglia della borghesia arricchita a uno scrittore egocentrico e la sua amante, da un collezionista a una coppia di funzionari modesti e di grande cuore,…per citarne almeno alcuni.  Destini tragici e in fuga che impattano contro tutto l’orrore nazista, e che la scrittrice ci narra con la sua scrittura meravigliosa, piena di ironia, sensibilità e intensissima.

Pagine messe  in salvo dalle figlie e alle quali molti anni dopo si dedicò una delle due, Denise, decifrandole con infinito rispetto. Grazie a lei ora possiamo scoprire un ulteriore capolavoro.

 

 

Arthur Phillips   “Il re ai confini del mondo”   –Fazi Editore-   euro  18,50

Questo romanzo storico prende il via quando la grande sovrana inglese Elisabetta I è anziana e ad  un passo dalla morte, nel 1601. La regina vergine, che ha sempre rifiutato le offerte di matrimonio dei potenti dell’epoca, non ha avuto figli ed ora si apre una sorta di baratro per quanto riguarda la successione.

Dopo decenni di feroci lotte tra protestanti e cattolici, in linea teorica il trono spetterebbe a Giacomo VI di Scozia, figlio della regina cattolica Maria Stuarda che Elisabetta aveva mandato al patibolo. Ma corrono voci incerte sulla fede più profonda di Giacomo e si teme un ritorno al passato, alla lotte tra le due fedi e a nuove sanguinose guerre intestine.

Occorre dunque scoprire quale sia il vero credo religioso del sovrano  scozzese, e della missione viene incaricato Geoffrey Belloc, uno dei collaboratori più fidati della Corona inglese, che a sua volta si servirà dell’abilità di Mahmoud Ezzedine, medico musulmano rimasto in Inghilterra dopo l’ultima visita della delegazione diplomatica dell’Impero Ottomano.

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Benedetta Cibrario “Per ogni parola perduta” -Mondadori- euro 20,00

L’idea di questo libro è venuta alla scrittrice (che vive a Londra, ma è torinese da parte di padre e partenopea da quella materna) durante un viaggio in Russia, a Krasnodar, fatto insieme ad altri scrittori.

Lei, convinta (fin dal suo romanzo di esordio “Rossovermiglio” del 2007) che le città e i luoghi che attraversiamo siano pronti a raccontarci infinite storie di chi ci ha preceduti – se solo sappiamo ascoltare con un orecchio particolarmente sensibile- anche in questa sua ultima fatica letteraria parte da questa idea.

Lo spunto è una statua di Puškin che innesca una sorta di corto circuito e la riporta ad uno scrittore che aveva letto anni prima. E’ Xavier de Maistre, autore di “Viaggio intorno alla mia camera”; nato a Chambéry nel 1784 e primo scrittore ad essersi librato in cielo a bordo di una mongolfiera.

Da lì la scrittrice approfondisce le ricerche e finisce per imbastire una storia in cui centrale è come si vive quando si è sospesi tra due culture e due mondi, incapaci di stabilire a quale appartenere.

In questo limbo si trova la protagonista, Sofia, italiana planata a Oxford che diventa un’abile restauratrice tessile, la prediletta di un collezionista appassionato di mongolfiere, Edmund.

Nella cittadina inglese trova anche l’amore, e sposa il giovane e brillante storico Nicola Obreskov impegnato in una ricerca sui russi immigrati in Italia tra fine Ottocento e inizi Novecento. Poi la vita si strappa quando Nicola muore e Sofia tenta di curare il dolore isolandosi da tutti.

A fare breccia nella suo lasciarsi andare è proprio Edmund, che la coinvolge nel restauro della mongolfiera che si è appena aggiudicato ad un’asta; si era levata in cielo a Chambery nel lontano 1784 ed era proprio quella con a bordo de Maistre.

Nella cittadina francese vive Pauline, erede di una libreria antiquaria prossima al fallimento, ma che si ostina a tenere aperta.

Per gli strani intrecci del destino Sofia e Pauline si incontrano proprio tra quei libri rari. Sono quasi coetanee, ma molto diverse tra loro; eppure scoprono un filo d’intesa che le lega. Mentre si avventurano nelle ricerche sulle tracce di de Maistre entrambe cercano di ricucire anche i fili spezzati delle loro vite, sullo sfondo di una Chambery particolarmente malinconica.

 

 

Kristin Valdez Quade “Le cinque ferite” -La nave di Teseo- euro 20,00

E’ la storia delle tribolazioni dei Padilla, nel New Messico, e le 5 ferite corrispondono ad altrettante generazioni diverse di questa famiglia, che si trovano a convivere per una serie di parti precoci e adolescenti incinte. Un mix di personaggi tormentati, falliti e sconfitti; a partire dall’anziano zio Tio Tive, memoria storica della famiglia e della tradizione, per arrivare a Connor, che è l’ultimo appena nato dalla 15enne Angel.

Il romanzo scandisce proprio il primo anno di vita di Connor durante il quale si muovono i membri di questo nucleo familiare complesso.

Amedeo, 33enne sfaccendato e senza lavoro, facile alla tentazione del bere, mantenuto dalla madre Yolanda, a sua volta alle prese con una diagnosi terribile da tenere nascosta ai parenti quanto più a lungo possibile. Angel è la figlia di Amedeo e della ex moglie Marissa, e si presenta con una creatura in grembo quando è lei stessa ancora una bambina.

L’anziano Tio Tive è il personaggio rimasto ancorato al passato, quello in cui il villaggio era una comunità unita; solo Yolanda ha ancora vaghi ricordi di quell’epoca, ma da allora ha fatto un bel tratto di strada e di ascesa sociale. Sua figlia Valerie è andata al college, aprendosi nuove opportunità di futuro che però l’hanno allontanata dalle sue origini. Poi un corollario di altri personaggi e destini.

Un romanzo in cui si intrecciano azioni, pensieri, gioie e fallimenti di uomini tendenti a perdersi, genitori disarmati, pigrizia, disoccupazione, bevute e droghe. Ma anche commovente e profonda umanità, quella che riporta un po’ in carreggiata chi sta deragliando.

Un corposo arazzo scritto dalla talentuosa Kierstin Valdez Quade, nata ad Albuquerque in New Messico; statunitense di madre messicana, figlia di un geologo che la famiglia ha seguito in giro per il mondo e per il suo lavoro, compreso un periodo in Australia.

La Valdez è docente di Scrittura Creativa a Princeton ed ha al suo attivo parecchi riconoscimenti e premi. E’ diventata un caso letterario fin dal suo esordio con la raccolta di racconti “Night at the Fiestas” nel 2015 e ancora inedito in Italia.

 

Avni Doshi “Zucchero bruciato” -Nord- euro 19,00

Questo romanzo di esordio di Avni Doshi ha il potere di scandagliare i mille risvolti di un rapporto conflittuale tra madre e figlia: con tutti i nervi scoperti, le incomprensioni, la miscela di amore e odio che un legame così fondante può racchiudere e alimentare.

La giovane autrice è nata nel New Jersey da genitori indiani, ha studiato storia dell’arte al Barnard College di New York prima di andare a vivere a Dubai, e “Zucchero bruciato” è entrato nella rosa dei finalisti del Brooker Prize.

Voce narrante è quella di Antara, figlia che si è sempre sentita trascurata dalla madre Tara, che ora sta scivolando nella demenza senile. Antara è una giovane artista indiana, figlia unica di una donna che ha ostinatamente messo se stessa e le sue ribellioni al primo posto, facendo scelte di vite su misura per lei e non per la piccola. Ora la madre è aggredita dalla malattia ed ha bisogno di quella figlia accantonata.

E’ l’occasione per Antara di esplorare il tormentato rapporto che le ha segnato la vita.

I medici non offrono speranze in merito all’Alzheimer di Tara, che al momento riesce ancora a vivere da sola; ma a rischio continuo per le dimenticanze che costellano il suo quotidiano, in pericoloso bilico tra sprazzi di lucidità e buio della mente. Viaggia nella vaghezza, dimentica dove si trova e cosa sta facendo, sfiora incidenti domestici e tragedie.

Antara se ne prende cura e ricostruisce il passato della famiglia. Dal matrimonio di convenienza dal quale la madre era scappata, poi svariati amanti, la convivenza con un guru, ed infine si era ridotta a mendicare. In questa vita complicata e ribelle, per Tara la figlia era stata un peso, più una valigia da trascinarsi dietro che non una creatura da amare.

La convivenza costringe Antara a scavare sempre più a fondo nei suoi sentimenti, nel rapporto con chi l’ha messa al mondo. Nascono così pagine dolorose che scarnificano l’anima e affondano la lama nella complessità e nelle contraddizioni del rapporto tra madre e figlia.

 

Aurora Venturini “Le cugine” -SUR- euro 16,50

Aurora Venturini è una scrittrice sudamericana particolarmente interessante. Nata a La Plata in Argentina nel 1921, in una famiglia di immigrati italiani (una lontana parentela con Giuseppe Tomasi di Lampedusa), morta a Buenos Aires nel 2015, è stata di fatto scoperta quando aveva 85 anni, proprio con “Le cugine”.

In età decisamente avanzata e dopo essere stata sempre presente sulla scena letteraria argentina del 900 ha ottenuto successo e riconoscimenti tardivi, diventando un caso letterario e vincendo il Premio Nueva Novela.

Era stata una giovane poetessa militante peronista e amica personale di Evita Perón; dopo il colpo militare del 1955 che mise fine a quel regime riuscì a scappare in Europa e si stabilì a Parigi. Nella capitale francese conobbe e frequentò intellettuali vicini a Sartre e De Beauvoir.

Rientrata in Argentina scrisse poesie e racconti che pubblicò presso editori minori.

Le cugine” racconta la storia della famiglia Lopez e un mondo di disgraziate deformi o gravemente minorate, depresse. Dalla capofamiglia alle sorelle, dalle cugine alle amiche, tutte le creature del romanzo sono penalizzate da gravi svantaggi fisici e mentali che le fanno arrancare nella lotta per la vita. Gli uomini se ne sono andati o è come non esistessero; e sono solo donne quelle che vivono in una modesta casa di un quartiere popolare di Buenos Aires.

Nane, deformi, con la schiena bifida, o con problemi cognitivi e di linguaggio, costituiscono un mondo a sé stante che la Venturini dipinge con humor nero.

A raccontare il microcosmo difficile di queste donne è Yuna, lucida voce narrante, arguta osservatrice disincantata di ciò che la circonda, tra deformità, separazioni, violenze che rendono grama la vita. Nelle sue pagine prendono vita la sorella Betina, condannata alla sedia a rotelle, ad essere molestata e umiliata dal destino. La cugina lillipuziana che nonostante il suo nanismo pratica la professione più antica del mondo e spiega a Yuna i fatti della vita, ovvero i meccanismi di sesso e procreazione. E’ in questo habitat umano che Yuna cresce e si fa strada scrivendo e dipingendo, anche se sempre dubbiosa sulle sue reali possibilità di riscatto e superamento delle tare genetiche ereditate dalla famiglia.

 

Amedeo Balbi “Su un altro pianeta” -Rizzoli- euro 17,50

Quando la terra non sarà più ospitale noi “sapiens” ci estingueremo diventando i dinosauri del futuro, oppure dovremo cercarci un’altra terra su cui vivere, e in tal caso, dove andremo nello spazio? E’ la domanda di portata cosmica che si pone l’astrofisico Amedeo Balbi in questo libro che parla del futuro incerto dell’umanità e lo fa con un linguaggio accessibile a tutti.

L’odierno riscaldamento globale è nulla in confronto a cosa accadrà pressappoco tra 7,5 miliardi di anni. L’energia solare aumenterà del 10 per cento, la temperatura supererà i 50 gradi e nel giro di una manciata di milioni di anni si innescheranno processi che faranno evaporare gli oceani e desertificheranno il pianeta.

Come sappiamo, noi siamo tra i principali nemici del nostro habitat. A minacciare il nostro mondo ci sono poi anche altri pericoli che gli esperti studiano a fondo. Una delle possibilità è che la morte arrivi dal cielo con comete e asteroidi che colpiscano la Terra con una certa frequenza e portate differenti. Oppure dal suo centro stesso con devastanti eruzioni vulcaniche. Insomma pensiamo pure a un futuro altrove, parecchio lontano…

Dove potremo emigrare? Su Marte o fuori dal sistema solare?

Amedeo Balbi, professore associato presso l’Università di Roma Tor Vergata, in queste circa 200 affascinanti pagine ci spiega parecchi fenomeni e si chiede se l’umanità possa sperare in un futuro fuori dalla terra. Nella sola Via Lattea ci sono 17 miliardi di pianeti simili al nostro o poco diversi, detti Earth-like; il più vicino è Proxima B ed è distante 4,2 milioni di anni luce. Ma come raggiungerlo al di là dei film di fantascienza?

Nel libro vengono analizzate le varie sfide che attendono l’umanità: come trasferirci su altri pianeti, quanto e cosa ci vorrebbe, in quanto tempo, come fare per trovare quello che consente agli uomini di sopravvivere ….e tanto altro.

Esistono alcune ipotesi di colonizzazione dello spazio, a partire dal trasferimento su Marte che è il progetto più gettonato; ma dovremmo “terraformarlo” ovvero riportarlo ad assomigliare alla Terra (alla quale miliardi di anni fa era molto simile, salvo poi i cambiamenti che lo hanno reso invivibile).

Altre possibili soluzioni sono allo studio degli esperti e dei maggiori enti spaziali. Forse la terra sopravvivrà come ha già fatto, mentre noi umani verremo estinti o costretti ad emigrare. Difficile allo stato attuale delle conoscenze tecnico-scientifiche sapere se potremo esistere altrove. Importanti sono i finanziamenti privati, come quelli promossi dall’attuale eroe delle imprese galattiche Ellon Musk, e i progressi tecnologici. Ma oggi non sono ancora raggiungibili i pianeti potenzialmente abitabili, (ovvero quelli che si trovano a una distanza tale dalle loro stelle nei rispettivi sistemi da poter essere considerati simili alla Terra)

Gli studi proseguono, tra le varie ipotesi: il progetto Havoc della Nasa, come costruire stazioni in grado di ospitare colonie umane, compresa l’idea di Elon Musk di colpire le calotte polari marziane con missili nucleari che permettano di liberare CO2 .

Insomma un testo rigorosamente scientifico e piacevolmente divulgativo che non disdegna un po’ di fantasia e ci conduce in un imperscrutabile futuro.

Il Carnevale di Ivrea “fra Mito e realtà”

Presentazione del 7° volume sul Carnevale Storico di Ivrea

Collana “Una volta anticamente”

Edizioni Pedrini

 

“fra Mito e realtà”

Ivrea Sala Santa Marta sabato 4 febbraio 2023 – h-17

fogliazione 148 pagine a colori

 

Sabato 4 febbraio alle ore 17 presso la sala Santa Marta di Ivrea, avrà luogo la presentazione del nuovo volume della collana editoriale “Una volta anticamente” dal titolo “Fra Mito e realtà” autrice Marianna Giglio Tos. La collana giunta al suo settimo appuntamento consecutivo con il Carnevale di Ivrea, non è mai stata interrotta, neppure durante la pandemia. Il libro che verrà illustrato dall’autrice, è in parte la riedizione del volume del 2017, ormai diventata introvabile e oggetto di attenzione da parte dei collezionisti, con l’integrazione degli ultimi anni legati alla sospensione del Carnevale e alla pubblicazione di una serie di fotografie inedite che fissano lo Storico indelebilmente. Su segnalazione delle librerie di Ivrea, che richiedevano una breve guida sul Carnevale sulla sua storia e le sue cerimonie, da destinare ai turisti stranieri in visita nella città eporediese, la Edizioni Pedrini ha strutturato il libro con una appendice che propone il Carnevale in sintesi in 6 lingue. I turisti potranno leggere del Carnevale nelle seguenti lingue: francese, inglese, tedesco, spagnolo, russo e cinese, e nel merito delle traduzioni il direttore editoriale Ennio Pedrini intende ringraziare pubblicamente “per il fattivo coinvolgimento la Preside del Liceo Classico-Linguistico C. Botta di Ivrea, la prof.ssa Lucia Mongiano, i professori e le professoresse con gli studenti che si sono cimentati in traduzioni complesse, ed in lingue di non comune utilizzo come per esempio il cinese, per il quale è stata anche richiesta una collaborazione di rilettura testuale all’Ass. Cinese Angi di Torino”. Continua Pedrini: “è stato un compito che ha impegnato gli insegnanti e gli studenti del Liceo Linguistico Botta per diversi mesi, a loro va il merito di questo lavoro, che conferma il sentimento e l’attenzione che l’intera Comunità eporediese compresa quella scolastica, dedica all’evento più importante e tradizionale di Ivrea, che raccoglie decine di migliaia di visitatori ogni anno”. Anche per questa edizione il libro viene accompagnato da una litografia d’autore, che è anche la contro-copertina del libro, realizzata dal noto autore canavesano Daniele Gismondi dal titolo: “fra Mito e realtà” e a tale riguardo il direttore editoriale Pedrini ci ha dichiarato: “Un’opera che appena vista mi ha tolto il fiato per la sua bellezza, che ha saputo coniugare il mistero con la leggenda delle origini alla storia vera del nostro Carnevale, con una tecnica ad acquerello, matita, china e carboncino di grande fascino”. La presentazione del libro prevede i saluti istituzionali del Sindaco Stefano Sertoli, gli interventi del Presidente della Fondazione dello Storico Carnevale di Ivrea Piero Gillardi, della Preside del Liceo Classico-Linguistico prof.sa Lucia Mongiano, dell’autrice Marianna Giglio Tos e del direttore editoriale Ennio Pedrini. Alle 18,15 verrà inoltre presentato il manifesto ufficiale proposto per il 2023 degli J’Amis ad Piassa d’la Granaja “La preda in Dora”, realizzato dall’artista Tiziana Cascio, che già aveva nel 2018 realizzato la litografia artistica del libro “I piatti del Popolo”.

La scenografia della presentazione, vedrà esporre alle spalle degli oratori le opere realizzate dall’artista eporediese Alessandra Ferri, e sarà possibile visitare l’esposizione fotografica “In viaggio nello Storico di Ivrea” nella sala adiacente la presentazione del volume.

 

 

Sabato 4 febbraio PROGRAMMA

 

ore 17.00 Saluti istituzionali: intervengono il Sindaco Stefano Sertoli, il Pres. Fondazione Storico Carnevale di Ivrea Piero Gillardi, Lucia Mongiano Preside Liceo Classico-Linguistico C. Botta, Ennio Pedrini direttore editoriale Edizioni Pedrini

 

ore 17.15 Presentazione del libro “Una volta anticamente: fra Mito e realtà” autrice Marianna Giglio Tos e illustrazione della litografia 2023 opera di Daniele Gismondi

 

 

ore 18.15 Presentazione del manifesto degli J’Amis ad Piassa d’la Granaja: “La preda in Dora”   di Tiziana Cascio

 

ore 18,30 “In alto i calici” brindisi al Carnevale di Ivrea

 

Dalle ore 17.00 alle 19.00 apertura esposizione fotografica: “In viaggio nello Storico di Ivrea”

Scenografia alla presentazione con: “Il mio Carnevale” opere di Alessandra Ferri

 

 

 

 

Il segreto della fabbrica

Una storia per ragazzi alla scoperta dell’Olivetti di Ivrea

“Il segreto della fabbrica” è un bel libro scritto da Angela Ricci, illustrato da Michela Torbidoni e pubblicato dalle Edizioni di Comunità, la casa editrice fondata nel 1946 da Adriano Olivetti.

In un certo senso mancava un libro pensato e scritto per i più giovani (a partire dagli 8 anni) in grado di incuriosire e stimolare la lettura su una delle più straordinarie storie industriali del nostro paese, quella dell’Olivetti e di Ivrea, la città dov’è nata nel 1908 la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere. Tre ragazzini torinesi della prima media, in gita con i coetanei a Ivrea,la città ideale della rivoluzione industriale del Novecento secondo l’Unesco, si trovano a vivere un avventurosa “caccia al tesoro” tra gli edifici e le vie che “parlano” e raccontano la fabbrica-città. Max, Pietro e Livia affrontano un percorso che si snoda tra la “fabbrica di mattoni rossi”, la vecchia ICO ( acronimo di Ingegner Camillo Olivetti) con il suo salone dei Duemila dove gli operai ascoltavano i discorsi del fondatore e di Adriano, il Centro Studi ed Esperienze e la chiesa di San Bernardino con il celebre affresco di Giacomo Spanzotti. Alcuni oggetti ( un wattmetro, uno stranissimo montacarichi, una MP1 rossa fiammante – la prima macchina da scrivere portatile della Olivetti -, un cronometro) e tre lettere di Camillo Olivetti ( risalenti rispettivamente al 1912, al ‘28 e alla metà di ottobre del ’43, a meno di due mesi dalla morte che lo colse a Biella dov’era stato costretto a riparare per sfuggire alle leggi razziali) li conducono a scoprire un segreto importante.

Ben congeniato, ricco di particolari e aneddoti basati su verità storiche, “Il segreto della fabbrica” porta i ragazzini – dotati di smartphone con tanto di innovative applicazioni – sulle tracce di un incredibile e avveniristico “Progetto 100” ideato dal fondatore dell’Olivetti. Qualcosa di molto simile a ciò che effettivamente accadde nel 1964 quando Pier Giorgio Perotto e i suoi collaboratori progettarono e realizzarono la Programma 101, il pri­mo personal computer al mondo. Un computer semplice, “che non avesse biso­gno dell’interprete in camice bianco. Una macchina picco­la, economica e per tutti ”. Una macchina prodotta a Ivrea e usata dalla NASA per la missione Apollo 11, dimostrando nei fatti che proget­tare a misura d’uomo “è ciò che permette all’umanità di giungere a mete prima ritenute inarrivabili”. In questo piccolo ma prezioso libro per ragazzi (direi di tutte le età, per non far torti) viene proposta in modo intelligente un’idea per iniziare a conoscere la storia di una delle più grandi eccellenze industriali del nostro paese, di un luogo simbolico lungo la via Jervis e di un modello di impresa costruito attorno al capitale umano di chi ci ha lavorato e legato al nome di Adriano Olivetti. In fondo si tratta del rac­conto di un successo italiano, della storia di un gruppo di uomini che inseguirono il futuro e, per un certo periodo, l’agguantarono e lo misero al servizio di tutti.

Marco Travaglini

I libri più letti e commentati di dicembre

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Ultimo appuntamento dell’anno per scoprire quali sono i libri più più letti e discussi nel gruppo FB Un libro tira l’altro, ovvero Il Passaparola Dei Libri; torna in primo piano La Città Della Gioia, il celeberrimo romanzo dello scomparso Dominique Lapierre che, alla soglia dei quarant’anni dalla prima pubblicazione continua a suscitare entusiasmi e dibattiti; altro libro molto commentato è La Mala Erba, ultima fatica letteraria di Antonio Manzini, che torna a indagare la natura umana in un contesto rurale e chiuso; ultima menzione dell’anno per Caminito, il libro che segna il ritorno in libreria del Commissario Ricciardi, personaggio creato da Maurizio de Giovanni e protagonista di un avvincente giallo.

Incontri con gli autori

Un nuovo scrittore si affaccia sul palcoscenico della narrativa fantastica: Gilbert V. Martin, autore italiano de L’Origine Del Male – La Formazione Di Un Mago (Youcanprint2022), primo capitolo di una trilogia nel quale non mancano avventure, sentimenti e ironia. La nostra redazione lo ha intervistato.

Memorie Di Andromaca (Laura Capone Editore, 2022) è l’esordio narrativo di Giuseppe Minicone, napoletano, già autore di numerosi saggi, che si cimenta qui con il romanzo storico. Novità in libreria lo ha intervistato.

Novità in Libreria ha intervistato Giancarlo Pelliccia, abruzzese, che ha da poco pubblicato il suo primo saggio Benito Mussolini Il Padre Meno Nobile Della Repubblica Italiana (Tralerighe, 2022) un saggio nel quale analizza momenti ed episodi noti e meno noti del Ventennio fascista come il consenso interno e quello internazionale della dittatura, l’ambiguo rapporto con la Germania di Hitler, il legame col Franchismo.

Per questo mese e per quest’anno è tutto; il gruppo che sta dalla parte del lettori augura a tutti voi Buone Feste e vi dà appuntamento a gennaio!

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

 


Christoph
Ransmayr   “Il maestro della cascata”   -Feltrinelli-  euro 16,00

Lo scrittore austriaco 68enne ancora una volta sovverte spazio e tempo, ambienta la storia nella geografia visionaria di un futuro apocalittico (neanche  poi così lontano), in cui la crisi climatica ha reso  strategiche e vitali le risorse idriche (sempre più prossime a essere prosciugate).  Molte terre sono state cancellate dall’innalzamento dei mari e l’Europa si è frantumata in una miriade di microstati retti da leader fanatici che si fanno costantemente guerra.

A controllare le risorse per la vita sulla terra è un anonimo cartello (una multinazionale alla quale l’autore affibbia un connotato di stampo mafioso) e solo chi è affiliato gode di libertà e privilegi.

Come l’ingegnere idraulico che è voce narrante, e fa parte dell’élite che può viaggiare  perché si occupa della costruzione strategica delle dighe. E’ il figlio del “maestro della cascata”, ovvero il guardiano e colui che amministra le chiuse del Fiume Bianco; sospettato di aver deliberatamente causato il capovolgimento di una barca e la morte delle 5 persone che erano a bordo, scomparse nel mortale gorgoglio a strapiombo della Grande Cascata alta più di 40 metri.

Il romanzo ruota intorno all’indagine del figlio- narratore che cerca di capire la verità su quel padre che a sua volta si è poi gettato nella cascata «…volato incontro al salto nell’abisso….immobile» e il cui corpo non è stato mai più ritrovato.

La morte dei 5 innocenti è stata una disgrazia o un omicidio? E quella del padre un suicidio? La ricerca della verità si snoda lungo una molteplicità di corsi di acqua – fiumi, laghi, oceano e mare-  tra Europa, Sudamerica e Cambogia.

Sarà anche occasione di riflessioni su temi spinosi.  

Tra quelli più impegnativi: l’anima dell’uomo combattuta tra bene e male, lo stravolgimento degli ambienti naturali, il peso delle colpe paterne che ricade sui figli.

Ma anche gli autoritarismi e i nazionalismi che limitano orizzonti e libertà di azione; per esempio la madre del protagonista era stata obbligata a rimpatriare nell’arida isola in cui era nata. E in una società così chiusa, in cui si vuole stare solo tra la propria gente, senza accettare le  persone che vengono da fuori, allora accade anche che si resti solo  tra fratelli e sorelle. Come il protagonista e l’amatissima sorella Mira che ha le ossa di vetro e con la quale il rapporto sconfina dal fraterno all’amoroso.

Maria Grazia Calandrone Dove  non mi hai portata”  –Einuadi–   euro 19,50

Quando aveva 8 mesi, nel 1956, l’autrice di questo libro fu abbandonata dai genitori che la lasciarono a Villa Borghese e poi, stanchi di vita braccata e grama, si buttarono nel Tevere.

Maria Grazia Calandrone, poetessa, scrittrice, giornalista, autrice e conduttrice radiofonica, oggi ha raccontato questa sua storia cosìunica in un romanzo-inchiesta straordinario, in cui  con lucidità ripercorre le ragioni che potrebbero aver spinto i suoi genitori biologici a gesti così dolorosi ed estremi.

All’epoca la vicenda balzò sulle prime pagine dei giornali e se ne scrissero di tutti i colori; oggi l’autrice vuole fare chiarezza e ricostruisce la vita della donna che l’ha messa al mondo, Lucia Galante, e del padre Giuseppe.

Lucia era nata a Palata, in Molise, nel 1936, epoca in cui le donne avevano ancora poca voce in capitolo in merito al loro destino. I genitori l’avevano obbligata a sposare – contro la sua volontà- Luigi Greco, uomo violento che non consumerà mai il matrimonio ma in compenso farà a brandelli corpo, anima e futuro della moglie.

Stanca di subire percosse e vessazioni, Lucia scappa con il suo grande amore Giuseppe. Gesto inaudito per quei tempi – gli anni 60 in cui non esisteva il divorzio- che la condannerà ad un ostracismo senza possibilità di appello.

L’adultera Lucia e il suo amante, che a sua volta ha lasciato la famiglia, si trasferiscono prima a Milano e poi a Roma; ma le cose andranno sempre peggio perché lui non è più giovanissimo e trovare lavoro è impossibile, sprofondare nella miseria è un attimo. Nel frattempo nasce la loro bimba e i problemi si amplificano.

Attraverso accurate ricerche, Maria  Grazia Calandrone è riuscita a ricomporre  il puzzle della vita della coppia in fuga, senza mezzi e senza speranze, e a ricostruire anche i suoi primi 8 mesi di vita.

Fa luce sui suicidi dei suoi genitori che l’avevano amata moltissimo, ma a un certo punto avevano deciso di abbandonare lei e la vita. Lasciarono la  piccola nel cuore di Villa Borghese, nessun biglietto, ma una lettera all’”Unità”, perché volevano fare scalpore e speravano che qualcuno si prendesse cura della loro bambina.

Poi Lucia e Giuseppe lasciano andare le loro vite a fondo nelle acque del Tevere; lei aveva 29 anni, lui 56.Il fiume restituirà i loro corpi e quello di Lucia spiegherà alcune cose e infine troverà sepoltura; mentre quello di Giuseppe avrà un destino ancora più triste.

 

Graham Greene   “In viaggio con la zia”     -Sellerio-   euro 16,00

Non ha bisogno di presentazione Graham Greene  (1904-1991):agente segreto di Sua Maestà Britannica, scrittore (26 romanzi, varie raccolte di racconti, una decina di pièces teatrali e parecchie sceneggiature), giornalista e autore di reportage di viaggio. Però è interessante che abbia affermato che “In viaggio con la zia” è stato l’unico libro scritto per puro divertimento.

Ed è a tratti esilarante questo racconto pubblicato nel 1969, che parla di vecchiaia, sorprese continue, avventure incredibili. Ma soprattutto dell’inizio di una nuova, inaspettata e sorprendente vita.

Ad essere stravolta è quella del 50enne direttore di banca Henry Pulling, neo pensionato, uomo conformista, scapolo, impacciato con il genere femminile, amante della tranquillità e dedito alla coltivazione delle sue amate dalie.

Al funerale della madre rivede la zia Augusta che da 40 anni era scomparsa dal radar familiare.

Augusta è un’arzilla ottuagenaria, un autentico ciclone di vecchietta, con un carattere agli antipodi rispetto a quello del nipote.

E’ anticonformista per Dna, parecchio eccentrica e amante di scoperte sempre nuove e movimento costante, e finisce per coinvolgere Henry in un’avventura a tratti paradossale. Di fatto rivoluziona esistenza e certezze del nipote a partire da una rivelazione shock sulla defunta…

Da Londra  a Istanbul per arrivare nel lontano Paraguay, i due si troveranno a viaggiare con i mezzi più disparati (treno, cargo, aerei, taxi, ecc.) e finiranno per essere coinvolti in avventure pazzesche, tra droga, sesso, traffici illeciti, oscuri agenti segreti e avventurieri di ogni  sorta.

Il tutto condito da aneddoti e rivelazioni sulla famiglia che la zia svela strada facendo al nipote, pagine a tratti esilaranti e soffuse di grande ironia.

Due anime tanto diverse si avventurano per il mondo e nella vita;dietro all’incredibile itinerario c’è il preciso disegno della zia di ritrovare un suo misterioso amore italiano. Una chicca di raffinatezza da gustare passo passo e che ci svela quanto la vita possa sorprenderci fino all’ultimo respiro. IL romanzo fu anche materia per il memorabile film che il regista George Cukor girò nel 1972, interpretato in modo magistrale da una spumeggiante Maggie Smith.

Hanni Münzer  “Il luogo dell’anima”   – Editrice Nord-   euro 20,00

E’ il primo volume della saga che l’autrice tedesca dedica alla famiglia Sadler composta da tre fratelli, il padre August e la madre Charlotte (che si distingue per il carattere autoritario e una certa durezza). Ripercorre il destino dei personaggi dal 1920 fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e mette al centro della narrazione temi tosti come la sofferenza, l’amore per i propri cari, il sacrifico, un segreto sconvolgente e la nostalgia per la patria lontana.

Quando nel 1914 scoppia la Prima Guerra Mondiale e Laurenz ha compiuto da poco 13 anni la consuetudine vuole che i figli dei contadini abbandonino gli studi al 12esimo compleanno; lui sta studiando al liceo i grandi classici  che lo appassionano,  inoltre studia violoncello e fisarmonica. Il conflitto spariglia le carte della vita normale, i fratelli maggiori Kurt e Alfred vengono reclutati e poi anche il padre August.

La guerra falcia la vita di Alfred che cade sul campo di battaglia, mentre il maggiore Kurt sopravvive anche alla prigionia e ritorna a casa dove prende in mano le redini del podere di famiglia. Nel frattempo Laurenz era rimasto ad aiutare la madre e con il ritorno del fratello può riprendere gli amati studi musicali al Conservatorio di Breslavia.

Così la madre richiama Laurenz al quale passa la gestione del podere. Solo che si presenta con tanto di moglie incinta, Annemarie, ragazza pallida e delicata con un grande segreto. Come si svolgerà la convivenza con la suocera Charlotte e cosa accadrà lo scoprirete procedendo nella lettura delle 500 pagine che ritraggono anche lo sfondo storico europeo tra le due guerre. E starete in attesa degli sviluppi nel romanzo che seguirà.

 

François Guillaume Lorrain   “ Rossella”     -Corbaccio-    euro  18,60

E’ il libro imperdibile per tutti gli amanti del colossal “Via col vento” ispirato al romanzo di Margareth Mitchell del 1936, perché il giornalista e scrittore francese Lorrain ci porta dietro le quinte della complicata storia della lavorazione del film e della difficile scelta dei personaggi.

In forma piacevolmente romanzata è la cronaca documentata delle mille traversie attraverso le quali si arrivò a produrre la pellicola capolavoro che  vinse ben 8 Premi Oscar; tra  i quali il primo assegnato ad un’attrice afroamericana, la strepitosa Hattie Mc Daniel che incarnò la mitica Mamie, sempre al fianco di Rossella.

Un film leggendario la cui gestazione durò 3 anni, tra alti e bassi e cambiamenti continui, 4 registi che si avvicendarono e 5 mesi di riprese.

Gustosissime la pagine dedicate alla difficile ricerca dell’attrice protagonista; quella  più adatta a dare vita alla capricciosa, tenace e affascinante egoista Rossella. Eroina carica di una volontà di sopravvivenza che le farà superare la guerra, la perdita di tutto, e lutti devastanti. Come l’ultimo, la morte della figlioletta Diletta che schianterà l’anima di Rhett, ma non quella della protagonista.

Tra le attrici candidate Bette Davis, Lana Turner, Loretta Young e  Katharine Hepburn. A un passo dall’ottenere la parte arrivò Paulette Godard, ma scartata per la sua scandalosa convivenza con Charlie Chaplin.

Poi il destino fa planare a Hollywood l’inglese Vivien Leigh,arrivata in America per stare accanto all’amante  Laurence Olivier. Convinta di essere perfetta per la parte si reca negli Studios e va a trovare il fratello del produttore David O. Selznick, Myron, che la porta sul set. Sarà subito chiaro a tutti che è lei la perfetta incarnazione della volitiva Rossella O’Hara.

 

La scelta dell’attore per l’affascinante farabutto Rhett Butler fu un po’ più semplice. Sebbene si vociferasse delle candidature di Errol Flynn e Gary Cooper, in realtà fin da subito l’unico vero attore possibile fu Clark Gable.

Per vincere la sua titubanza Selznick gli offrì una considerevole somma di denaro con la quale l’attore riuscì a liquidare la moglie, per poi impalmare l’amata Carole Lombard.

5 mesi di riprese, il cambio  di regista per cui Cukor fu sostituito da Victor Fleming, mentre la sceneggiatura subiva continue rimaneggiature in corso d’opera (compresa quella di Francis Scott Fitzgerald). E la piacevolissima lettura di tutti i dietro le quinte di un assoluto capolavoro cinematografico e letterario.

I Natali di Mario Rigoni Stern

L’alba del 25 dicembre 1943, dopo una notte quasi insonne e molto fredda, fu molto strana perché in quell’aria lattiginosa e gelata si udì d’un tratto un chiaro suono di campane. Forse quel suono veniva dal campanile di legno? O dagli altoparlanti del lager? O dalla mia immaginazione? Insomma erano pur sempre campane che suonavano a festa”.

Mario Rigoni Stern racconta che “quel mattino divenne più silenzioso degli altri.. Mi alzai, accesi la stufa, scaldai l’acqua, con pazienza e con la lametta che non tagliava e con poca saponata mi tagliai la barba, e dopo, per quel giorno, mi passai sulle guance alcune gocce di acqua di colonia: pensando a quello che avrebbe dovuto essere il mio Natale, una settimana prima avevo scambiato con un marinaio di passaggio due lamette da barba nuove con un quarto di bottiglietta di acqua di colonia Prima di mezzogiorno la guardia venne a chiamarci per la zuppa; e fu allora che vidi scritto sulla neve lungo i reticolati, pestata con i piedi, questa frase.. Fröhliche Weihnachten (Buon Natale,ndr)”. E’ il secondo degli otto testi raccolti nel volumetto Quel Natale nella steppa, edito da Interlinea nella collana Nativitas. Scritti da Rigoni Stern tra il 1978 e il 2000, divisi in due parti ( Natali di guerra e Natali vecchi e nuovi) rappresentano una sintesi dei valori più autentici e genuini che il grande vecchio dell’altipiano di Asiago, il più grande scrittore di montagna del nostro secondo ‘900, attribuiva alla più importante delle festività di fine anno. Una sessantina di pagine dove la scrittura sobria, precisa e rigorosa di Rigoni Stern conduce il lettore alla scoperta o a un nuovo incontro con i valori di un mondo che sta irrimediabilmente scomparendo. L’intensità morale della sua narrazione trasforma la lucida testimonianza delle ultime disastrose guerre ( la ritirata di Russia, la prigionia nei lager) in una indimenticabile lezione civile, ricostruendo le ragioni profonde dell’essere uomini e dello stare insieme. Il Natale emerge come rappresentazione del mondo più autentico che l’autore porta con sé, custode di quei valori, delle tradizioni cerca di conservare e tramandare, e che rappresentano una formidabile e attualissima  chiave di lettura con cui leggere e interpretare la realtà di ogni giorno. La stessa breve autobiografia che chiude il libro riassume la sua straordinarietà e l’attualità di uno dei protagonisti del nostro migliore panorama culturale. Ha ragione da vendere lo storico Gianni Cerutti quando commenta che “resta la forza straordinaria, per chi li ha vissuti, di quei Natali bambini, trascorsi intorno a un focolare sempre acceso di legna secca, quando due mandarini, quattro datteri e un pezzo di cioccolata regalavano emozioni in grado di sorreggere una vita intera. La forza che questi racconti ci restituiscono, per accompagnarci nel nostro cammino”.

Marco Travaglini

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Tove Ditlevsen   “Gioventù”    –Fazi editore-   euro 15,00

E’ il secondo capitolo della trilogia autobiografica della poetessa e romanziera  più famosa della Danimarca, nata a Copenaghen nel 1917 e morta suicida nel 1976. Una bellissima riscoperta letteraria femminile quella della penna di Tove Ditlevsen, autrice della Trilogia di Copenaghen che è il resoconto della sua struggente esistenza, articolata in “Infanzia”, “Gioventù” e “Dipendenza” (di prossima pubblicazione, per la prima volta, in Italia)Il suo sguardo sulla vita è amaro e disincantato fin dall’inizio, come scriverà nel primo volume: «L’infanzia è lunga e stretta come una bara, e non si può uscirne da soli….».  Racconta così i suoi stati d’animo, con frasi brevi, incisive, scolpite nel profondo del suo essere. Ha la capacità di trascinarci nel suo mondo, nel suo sentire e nella sua sofferenza con parole che ci afferrano e non ci lasciano più. Abilissima nel mettere nero su bianco la fragilità della condizione umana.Tove è nata in un quartiere operaio di Copenaghen, figlia di un uomo che ha perso il lavoro ed è scivolato nell’inferno della disoccupazione, una madre ottusa e grezza, incapace di comprendere e supportare la genialità della figlia. Tove avrà unavita difficile, breve e travagliata, con i sassi dell’esistenza che la ferivano continuamente.
Costante sarà il desiderio di scrivere poesie; le custodisce e nasconde in un album in cui riversa i suoi pensieri, la sua sensibilità, la difficoltà di crescere, il suo sguardo – lucido e spietato-sugli adulti.La prigione dell’infanzia lascerà il posto a quella dell’età adulta.Lei, che era uno spirito creativo e libero, non riuscirà mai a venire a patti con la vita; si sentirà sempre fuori posto ed affogherà il suo male di vivere in alcol e droghe. Fino al tragico epilogo: la morte per un’overdose di sonniferi che fermerà la sua vita a soli 58 anni.In “Giovinezza” la ritroviamo 14enne che ha appena finito le scuole medie, vive con i genitori che le impongono di andare a lavorare  per contribuire al bilancio familiare. Non importa se deve accettare mansioni squallide e umilianti, se viene pagata una miseria, se è infelice; basta che porti i soldi a casa. Eppure l’orizzonte che ha in mente sarebbe ben più ampio, e vorrebbe volare alto.

E’ questa la tristissima realtà in cui si consuma la sua giovinezza. L’unica cosa che per lei ha senso è la poesia; scrive versi di nascosto, la sera, dopo giornate grigie, faticose e deprimenti. In “Giovinezza” racconta anche degli incontri con persone che forse potrebbero aiutarla a pubblicare le sue rime, ma il destino avverso sembra tagliarle sempre la strada.

Fondamentalmente si sente trasparente, agli occhi dei ragazzi e della sua famiglia, dei conoscenti. Questo è il baratro su cui si affaccia quotidianamente, con qualche ventata che a volte le fa ben sperare in un futuro ritagliato in base alla sua sensibilità e ai suoi sogni.

Jackie Polzin   “Quattro galline”    -Einaudi-     euro   17,00

E’ il romanzo di esordio della scrittrice americana Jackie Polzin, che vive in Minnesota, ed ha avuto l’originalissima idea di imbastire la storia in un pollaio.Voce narrante senza nome è quella di una donna che dopo un aborto spontaneo al quarto mese di gravidanza inizia a prendersi cura di quattro galline, centrali nel racconto. Quello che accade nel pollaio ha la stessa dignità di quanto accade in casa dei personaggi

A fronte di un evento traumatico come una gravidanza tanto desiderata ma finita male, la donna riesce ad affrontarlo grazie anche alla cura che riversa sui suoi pennuti. Li ama, nutre,protegge, e conosce a fondo, diventano compagni di vita, ed è così che in qualche modo riesce a metabolizzare il dolore della sua perdita.

Le galline qui sono “persone”, hanno tutte un nome, storie personali, abitudini diverse e caratteristiche che le contraddistinguono, desideri, paure, modi vari di affrontare i pericoli a cui possono essere esposte (come il gelo e le intemperie).

C’è la gallina alfa, Miss Hennepin County, la più lesta a mangiare.

Gloria, invece, ha l’abitudine di covare anche le uova deposte dalle compagne con lo stesso impegno che riserva alle sue.

Testanera, la più casinista e la più abile a cacciare; non è la più intelligente né la più furba, ma semplicemente quella che riesce a vedere più lontano.Gam Gnam invece è sempre l’ultima ad arrivare alla greppia, pilucca appena ed è  la meno corazzata per affrontare la vita.

I vicini osservano con stupore la dedizione che la protagonista riversa sulle 4 creature. A loro si dedica anima e corpo, dopo aver lasciato l’umile lavoro come donna delle pulizie (anche perché convinta di aver perso il bambino a causa dei detergenti usati e della fatica).

Leitmotiv di queste pagine è il dolore di quella perdita, scandito però con ironia e alleggerito dalle vicende del pollaio, con tutto l’amore e  il senso di protezione verso quegli esserini che depositano uova, scorrazzano e a volte beccano chi non dovrebbero. Quando poi scoppia un’epidemia di influenza aviaria, la donna vive momenti di ansia come se fossero le sue bambine e tutto questo grande amore per le simpatiche pennute finisce per diventare catartico.  Una storia dolce e lieve che si porta dentro un profondo dolore.

Michael Cunninngham   “Carne e sangue”     -La nave di Teseo-     euro 20,00

Cunningham è il famoso scrittore e sceneggiatore americano 69enne, vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa nel 1999 con “Le ore” (dal quale è stato tratto il film “The Hours” del 2002 interpretato da Meryl Streep, Julianne Moore e Nicole Kidman).

In “Carne e sangue” narra la storia complessa della famiglia Stassos nell’arco di un secolo e si addentra in temi portanti come l’inseguimento del sogno americano, l’omosessualità, l’Aids, il melting pot newyorkese.

Tutto ha inizio nel 1935 con il piccolo Constantine Stassosemigrato con la famiglia di umili origini  dalla Grecia. A  8 anni, lavora nell’orto di casa, ma trafuga i semi, nasconde in bocca la terra che mischia alla saliva, e coltiva  in segreto un suo misero orticello in cima a un pendio roccioso.

Fin da piccolo accarezza il desiderio di indipendenza, che è metafora e anticipazione di tutta la sua vita. Ha sempre sognato in grande e, partito come semplice manovale, con il duro lavoro e un incontro fortunato, scala il successo e il benessere economico diventando imprenditore edile.  Ha sposato la giovane Mary, ragazza bella e solare di origini italoamericane; insieme mettono al mondo tre figli. Ma la moglie si trasforma via via nella classica casalinga frustrata degli anni Cinquanta, con un vizietto che esplode in crisi coniugale senza rimedio.

Al successo economico non corrisponde una vita familiare altrettanto serena, perché Costantine ha difficoltà nel rapportarsi con la prole.

Cunningham segue anche le vite dei figli; molto diversi tra loro, ognuno alla ricerca della propria strada e legato ai genitori darapporti complicati.

Susan è l’unica ad avere una vita normale, esteriormente irreprensibile; un marito di successo, una magnifica casa nel Connecticut, il figlio Ben che sembra quasi perfetto.

Bill, l’unico maschio della nidiata, è idolatrato dalla madre, incompreso dal padre che ha spesso atteggiamenti violenti nei suoi confronti; è soprattutto alla ricerca di un’identità sessuale e fatica ad accettare la sua omosessualità

Infine Zoe, l’ultimogenita sensibile e intelligente, ma ribelle e piena di contrasti interiori. La sua vita è scandita da cadute e scelte di rottura; dapprima come hippy, poi scivola nel girone infernale delle droghe, e nella girandola di rapporti promiscui. Dalla relazione con un uomo di colore che l’abbandona le rimane un figlio mulatto, Jamal. E altre disavventure seguiranno.

Cunningham scava a fondo nelle vite di ogni personaggio, portando alla superficie fragilità, irrequietezze, desideri e disfatte, tratteggiando a tinte forti una saga epica americana che non vi lascerà certo indifferenti.

Matteo Melchiorre   “Il duca”       -Einaudi-   euro  21,00

Matteo Melchiorre è un 41enne  di Feltre, direttore della biblioteca  del Museo e dell’Archivio storico di Castelfranco Veneto. Si occupa di storia socio-economica  del medioevo e della prima età moderna e di montagna, autore di vari saggi, “Il Duca” è il suo primo romanzo.

Mette in scena lo scontro tra due uomini sullo sfondo di una valle a ridosso delle Dolomiti; nell’immaginario paese di Vallorgana, al limite della Val Fonda, in un tempo indefinito che dà alla narrazione un sapore fortemente epico, in un non ben precisato punto temporale.

Lì si consuma l’aspra contesa tra l’erede di una dinastia in via diestinzione, il Duca, (l’ultimo dei nobili Cimamonte) e il vecchioMario Fastreda, possidente che si è fatto tutto da solo. La controversia  verte sul confine di terra tra i due possidenti, e pochi ettari di bosco diventano puntiglio della bega.

A scontrarsi sono soprattutto due modi opposti di considerare l’abuso. Il Duca vede in Fastreda  un potere esercitato con la prepotenza. Dall’altra invece Fastreda non perdona all’antagonista la  posizione e il vantaggio derivanti da un privilegio ormai obsoleto.

Il Duca  si è trasferito da 10 anni nella monumentale villa dove si aggira nelle stanze e  tra le  preziose boiserie, ossessionato dalla storia della sua famiglia;  casato blasonato ma con qualche segreto  ben  celato.  Una tenuta immensa composta anche da rustici che andrebbero restaurati, una cappella e tante altre meraviglie.

Fastreda è invece un coriaceo ottantenne solo all’apparenza mite, in realtà sa perfettamente quando è il caso di parlare e quando invece conviene stare zitto, è un personaggio influente nella comunità alpina e ama il conflitto, scovare ed attaccare nemici da battere.

Non resta che gustarvi i passi della contesa fino all’epilogo…

Alessia Gazzola  “La costanza è un’eccezione”   -Longanesi-   euro  19,00

E’ il terzo appuntamento con la nuova eroina di Alessia Gazzola, Costanza Macallè, giovane anatomopatologa imprestata alla paleopatologia, precaria e dalla vita piuttosto incasinata.

La talentuosa scrittrice siciliana al momento ha accantonato le avventure di Alice Allevi, la sua protagonista di maggior successo; giovane anatomopatologa pasticciona, con talento investigativo, e diventata anche una seguitissima serie tv interpretata da Alessandra Mastronardi.

Costanza nel primo romanzo della saga ha 29 anni, una laurea in medicina che vorrebbe mettere a frutto, magari all’estero, e la sua esistenza è stata diretta più che altro dal caso. Accidentalmente è finita a lavorare all’Istituto di Paleopatologia di Verona (lontana dalla sua natia e calda Sicilia), casualmente è rimasta incinta ed ora è madre multitasking della piccola Flora, fulcro del suo mondo.

Ad aiutarla nella gestione della piccola è la sorella Antonietta che a Verona ci vive. Costanza è riuscita a parlare con il padre della piccola, l’affascinante Marco, e a farlo entrare nella vita della bambina. Il ragazzo era fidanzato con un’altra ragazza –praticamente perfetta-  che però lascia quasi all’altare; solo che non l’ha fatto per stare con Costanza, ed il loro rapporto resta come sospeso, mentre prioritaria è la serenità di Flora.

Sul versante professionale la nostra protagonista si scopre brava nella paleopatologia che non è la sua scelta primaria e, proprio quando pensa di poter svoltare pagina, i colleghi le propongono un nuovo interessante progetto.

L’erede di un’altolocata famiglia veneziana, gli Almazan di origine spagnola e con un’oscura fama tramandata nei secoli, vuole che siano riesumati i resti dei suoi antenati.

Si vociferava che gli Almazan fossero addirittura dei vampiri, forse perché malvisti in quanto stranieri mercanti diventati “nobili per soldo”.

L’incarico è affascinante: entrare nelle tombe di famiglia, e analizzare i resti chiusi nelle bare per scoprire se dietro le morti misteriose di alcuni di lorocompresi due bimbi deceduti entrambi a tre anni– ci siano malattie genetiche o altro.

Inizia così la nuova avventura; responsabile del cantiere dei lavori di ristrutturazione della cripta in cui sono sepolti gli Almazan sarà proprio Marco. Un viaggio –tra giallo-rosa e romanzo storico- che vi condurrà nella Repubblica Serenissima di Venezia  nel lontano 1679 e dintorni; tra veleni, tare ereditarie, spie, raggiri il giallo sulla morte di una fanciulla della casata, Lucrezia, figlia di Giacomo Almazan.

“Il Tempo sospeso”, ecco la seconda edizione

Il libro di Mara Martellotta e Andrea Granchi, edito dalla Gian Giacomo Della Porta Editore,  unisce la scrittura alla pittura, è  giunto alla sua seconda edizione 

Il libro dal titolo “Il tempo sospeso”, scritto dalla giornalista torinese Mara Martellotta (nella foto)  insieme all’artista fiorentino Andrea Granchi, a un anno dalla sua pubblicazione, ritorna in vendita sotto una nuova veste editoriale per la sua seconda edizione, in cui sono stati aggiunti altri articoli e opere pittoriche dell’artista Presidente della Classe di Pittura dell’Accademia del Disegno di Firenze.

L’arte pittorica e la scrittura, un binomio che potrebbe sembrare apparentemente lontano, mostrano, invece, un sottile fil rouge nel potere salvifico che entrambe possiedono di fronte a eventi epocali quale è stata la pandemia da Covid 19. Alla luce di ciò, il volume intitolato “Il Tempo Sospeso”, edito da Gian Giacomo Della Porta Editore, accosta le riflessioni elaborate in questi due ultimi anni dalla giornalista Mara Martellotta alle opere pittoriche dell’artista fiorentino Andrea Granchi, nato a Firenze nel ’47, già docente presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, vincitore del premio Stibbert per la pittura nel ‘71 e proveniente da una famiglia di antica tradizione nel campo del restauro. L’amore per l’arte proviene ad Andrea Granchi da una solida tradizione familiare, essendo stato il padre un abile pittore e restauratore, chiamato nel 1934 dallo storico dell’arte Ugo Procacci a far parte del Gabinetto Restauri della Soprintendenza alle Gallerie Fiorentine.

La contemporaneità dei temi trattati, quali il cambiamento della società e dei rapporti interpersonali, la comparsa di nuove angosce e dubbi, hanno trovato un perfetto parallelismo sia nella scrittura dell’autrice, sia nella pittura di Andrea Granchi, indicando e tracciando una possibile via di ancoraggio e salvezza, in questo “tempo sospeso”, nell’arte.

“Agli scritti di Mara Martellotta – spiega il professor Pier Franco Quaglieni, che ha scritto la prefazione del libro – ci rivelano che nel grande naufragio c’è gente che ha salvato la propria anima attraverso la cultura, l’arte e la fiducia in una vita animata da valori che sembravano appannati. Questi scritti sono destinati a testimoniare il coraggio e l’intelligenza di chi ha saputo passare attraverso il fuoco senza bruciarsi, come diceva il mio amicoMario Soldati”.

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Livia Manera Sambuy “Il segreto di Amrit Kaur” -Feltrinelli- euro 20,00
La scrittrice e giornalista culturale del “Corriere della sera”, Livia Manera Sambuy, è profonda conoscitrice della letteratura americana ed abilissima nel ricostruire vite partendo da uno spunto iniziale, un’affascinazione che la spinge ad approfondite ricerche fino a ricomporre biografie di personaggi unici. Ed è l’autrice di due documentari su Philip Roth, pietre miliari per capire il complesso scrittore americano.
Il 2007 è stato il suo “annus horribilis”, quello in cui ha dovuto fare i conti con la morte del fratello, il capolinea del suo matrimonio e difficoltà pure sul lavoro, dal momento che la crisi economica aveva costretto il suo giornale a sfoltire i dipendenti. E’ in questa colata di lava che si imbatte, mentre è a Mumbay, in un’immagine che la folgora e dà l’avvio alle ricerche e ai contatti che le permetteranno di ricostruire le vicissitudini di una principessa indiana dalla vita rocambolesca.
Nelle sale della mostra che ospita temporaneamente i ritratti di vari maharaja (scattati dal fotografo irlandese Lafayette e provenienti dal Victoria & Albert Museum) la giornalista viene letteralmente ammaliata dagli occhi scuri di Amrit Kaur. Principessa indiana, unica figlia femmina del maharaja di Kapurthala, ritratta 20enne nel 1924 quando fu presentata a Buckingham Palace a re Giorgio e alla regina Mary. Era stata educata in Inghilterra e in Francia, aveva vissuto negli anni 30 a Parigi e la sua famiglia possedeva una collezione di gioielli particolarmente importanti.
A colpire la Manera ancor di più è la didascalia che accompagna l’immagine; nel 1940 Amrit era stata arrestata dalla Gestapo a Parigi, colpevole di aver venduto i suoi favolosi gioielli per aiutare alcuni ebrei a fuggire. Mandata in campo di concentramento era morta circa un anno dopo.
Livia Manera Sambuy diventa una specie di detective e per 12 anni rincorre i vari tasselli che le permettono di capire la vita della principessa indiana; vola più volte tra India, Parigi, Usa e Inghilterra. Una storia complicata che interseca i destini in qualche modo collegati di Amrit, la fine del Raj, dell’Impero Britannico in India, il declino della famiglia di Amrit, la Shoa e il ruolo dei famosi gioiellieri ebrei Rosenthal.
A Parigi, negli archivi di Stato, troverà molto materiale sulla sua famiglia che era decisamente glamour, conosciuta e fulcro di tutte le feste. Ma su Amrit non c’è nulla. Manera continua a cercare e a Londra mette insieme altri pezzi del puzzle.

Il livello di coinvolgimento della Sambuy aumenta ancora di più quando incontra la figlia di Amrit. E’ Bubbles, oggi 92enne elegantissima e quasi cieca, che dalla madre era stata abbandonata da piccola nel 1933 e della quale non aveva più saputo nulla (in famiglia non era mai più stata nominata). Sarà lei, che all’epoca aveva solo 4 anni e da sempre si interrogava su quell’abbandono, a chiedere alla giornalista di trovare risposte alle sue domande.
Ed ecco un altro sprint per la scrittrice che riprende le ricerche e finirà per trovare perigliosamente una valigetta di coccodrillo con le iniziali dorate di Amrit Kaur nientemeno che a San Diego in California. Lì dentro – tra foto, lettere e documenti- è racchiusa la vita di Amrit. Una messe che ha consentito la nascita di questo libro affascinante che ricostruisce la vita di una figura modernissima per i suoi tempi, coraggiosa, colta e sensibile, che attraversò la storia e momenti difficilissimi.

William Dalrymple “Anarchia” -Adelphi- euro 34,00
Come negli altri suoi libri, lo storico e scrittore inglese, ha scritto “Anarchia” basandosi sull’assoluto rigore della ricerca storica ammantandola poi di scorrevolezza narrativa. Ha ricostruito la monumentale e corposa storia della Compagnia delle Indie, fin dalla sua nascita e lungo la sua inarrestabile ascesa, in quasi 500 pagine corredate da immagini dell’epoca.
Un percorso affascinante che parte dal 1599 quando si sviluppa una piccola compagnia, la società anonima per il commercio con l’Oriente, in competizione con altre potenze europee (l’Olanda in testa).
Dapprima una compagine di temerari mercanti inglesi che individuano nell’India l’area in cui avviare lucrosi commerci, importando in Europa prodotti nuovi e fino ad allora sconosciuti. Sarà la regina Elisabetta I d’Inghilterra a fornire alla compagnia una patente reale “per muovere guerra” e ricorrere anche alla forza per realizzare gli obiettivi prefissi.Una partenza prevalentemente commerciale, in cui con determinazione fu progressivamente conquistato il mercato di spezie e tessuti di lusso provenienti dalle Indie orientali, con l’importazione ed esportazione di materie prime.
Lungo i due secoli successivi la Compagnia britannica delle Indie orientali si trasforma in violenta macchina di espropriazione e dominazione. La sua diventa una storia di conquista economica, azioni predatorie e colonizzazione di un paese e popolazioni di storia antichissima.Dalrymple ci conduce in un viaggio affascinante in cui ricostruisce anche le biografie di alcuni protagonisti che contribuirono in prima persona. Sottolinea quanto acquistassero potere personaggi come il barone Clive, contabile della Compagnia nel 700, che tornò dall’India ricchissimo, tanto che poteva comprarsi anche i membri del Parlamento. E di fatto la Compagnia delle Indie fu colei che costituì la prima lobby in grado di manovrare il governo britannico.Uomini ambiziosi e spesso spietati che operarono secondo interessi economici e fecero la loro parte nell’opera di dissoluzione del Regno e della dinastia Moghul. Dinastia potente, raffinata, e rispettata che dominò il territorio indiano dal 1500 al 1700; poi per incapacità governativa ed inferiorità tecnologica in campo militare finirà per cedere di fronte all’Impero Inglese.Lo storico ripercorre i passaggi che hanno fatto in modo che la Compagnia delle Indie Orientali nel 700 si trasformasse in una società extraterritoriale con un potere immenso e superiore a quello della stessa Inghilterra che le aveva dato i natali. Una della prime Società per Azioni partita con un manipolo di dipendenti, 200 anni dopo ha accumulato profitti esorbitanti dal commercio con le Indie, e dispone di uno dei più grandi eserciti che controllava territori sconfinati, dominandoli con pugno di ferro e lontano da ogni legittimazione democratica.

Maud Ventura “Mio marito” -Sem- euro 19,00
Maud Ventura ha 29 anni, è parigina con lontane origini italiane, ha un podcast molto seguito, “Lalala”, con questo romanzo di esordio ha vinto il “Prix Du Premier Roman” e innescato un vero e proprio caso letterario. Il racconto si basa in parte sulla sua esperienza personale, ma ha chiarito che la protagonista è molto diversa da lei, anche se la storia nasce comunque nelle paure e nelle ansie dell’autrice.Il tema è fondamentalmente: è possibile amare troppo e vivere nel terrore di non essere amate come si vorrebbe? E’ vero amore? Oppure un desiderio incolmabile di essere viste, considerate, amate?
Dove affonda le radici un’ossessione del genere?Voce narrante è quella di una quarantenne sposata da 15 anni che sembra avere tutto dalla vita, eppure è divorata dall’ansia di venire abbandonata dal marito. La loro sembr una coppia perfetta: lei è insegnante di inglese part time e traduttrice, sempre impeccabile ma con il tarlo irrisolto di provenire da una famiglia più modesta di quella del consorte che per molti è il suo “principe azzurro”.
Di lui non sappiamo neanche il nome, ma è solo e sempre “mio marito”: benestante, colto, con una prestigiosa professione che garantisce alla famiglia un alto e invidiabile tenore di vita, in una bella casa in un quartiere di quelli giusti e due figli che non danno problemi.Eppure nell’arco di 7 giorni, scanditi da una sorta di diario intimo, la protagonista si mette a nudo e racconta con dovizia di particolari minuziosi la sua strisciante angoscia di non essere più amata come vorrebbe.
Sotto l’apparenza controllata si nasconde una donna passionale, per niente appagata dal tranquillo tran tran di una collaudata relazione serena, come se il marito non fosse più attratto da lei.
La questione via via si fa più complessa e vengono descritti stati d’animo altalenanti, una passione dai toni adolescenziali, una costante e minuziosa osservazione di ogni gesto, sguardo o respiro del marito alla ricerca di indizi, una deriva patologica che esprime l’infelicità di questa donna.Mania di controllo, insicurezza profonda, costante ricerca di perfezione in ossequio dei dictat dei social, e altre mille sfaccettature che vengono sviscerate con una scrittura veloce, magnetica e coinvolgente. Emerge il quadro di un matrimonio intriso di malcontento, mistificazioni e sotterfugi, con colpo di scena finale.

 

Louisa May Alcott “L’amuleto d’ambra” -elliot- euro 15,00

Questo racconto dell’India coloniale è un testo inedito della scrittrice americana (nata nel 1832 e morta nel 1888) la cui fama è legata soprattutto alla tetralogia di “Piccole donne”, ma che spaziò anche nel thriller e nel gotico in scritti meno conosciuti.
Il testo è un’opera inedita: manoscritto di 4 capitoli trovato per caso da Daniela Daniele che è anglista e ricercatrice all’Università di Udine, e l’ha scovato durante le sue ricerche alla Houghton Library di Harvard.
E’ una storia scritta dalla Alcott in due epoche diverse, così che risulta difficile stabilire con esattezza la data, si ritiene che la seconda parte del racconto sia stata scritta nel 1887.
E’ ambientata a Delhi nel 1857 e l’amuleto d’ambra del titolo sarebbe il pegno d’amore che l’ufficiale inglese Duke Gordon ricevette da una misteriosa e bellissima fanciulla indiana. Il militare era rimasto ferito durante la ribellione dei Sepoy (i soldati locali ribelli ai colonizzatori); era riuscito a sopravvivere, ma della ragazza che gli aveva salvato la vita non trovò più traccia.Seconda parte del racconto, altro scenario, anni dopo, Duke è a Parigi. Una sera assiste ad un spettacolo esotico la cui protagonista è una ballerina misteriosa. Sullo sfondo di scenografie maestose, domatori di belve, si muove una vedette che manda il pubblico in visibilio. Sulla sua identità si vocifera che sia di origini indiane o spagnole; ma Duke è convinto di aver ritrovato la sua salvatrice. Sarà l’amuleto del titolo ad aiutarlo a scoprire la verità.

 

Scott Spencer “Un oceano senza sponde” -Sellerio- euro 17,00
E’ una storia di ossessione, dolore e scoperta della propria natura più profonda, quella che si sviluppa in questo romanzo dello scrittore americano nato nel 1945 a Washington, autore di 11 romanzi e docente di scrittura alla Columbia University.
Il suo libro di grande successo “Un amore senza fine” del 2015, classificato come testo con alto tasso di erotismo, ha ispirato due film; nel 1981 uno per la regia di Zeffirelli, e il successivo nel 2014, entrambi al centro di polemiche e critiche.“Un oceano senza sponde” inizia con il protagonista, Kip, in attesa della sentenza di un giudice per qualcosa che il lettore non sa ancora… ed è già curiosità assicurata.
Capiamo subito che Kip sta già vivendo una prigionia interiore, di gran lunga peggiore di qualsiasi verdetto di tribunale.
Fa risalire l’inizio del disastro a una data ben precisa, 12 marzo 1997, quando ha ricevuto la telefonata del tutto inaspettata di una conoscenza dei tempi del college, Thaddeus.
Non un compagno qualunque; perché Kip era stato attratto, affascinato ed infine si era innamorato di Thaddeus. Una devozione che l’amico non aveva minimamente colto, tantomeno corrisposto.
Poi le loro esistenze erano andate avanti e loro si erano persi.Ora Kip conduce una vita tranquilla e benestante lavorando in una società di investimenti; non è esattamente ricco, ma se la passa parecchio bene.
Thaddeus invece è inguaiato in pesanti problemi economici e chiede aiuto.Sposato con un’artista che non riesce ad emergere, hanno due figli adolescenti e vivono nell’enorme proprietà di Orkney, 18 stanze sontuose sull’Hudson. L’avevano acquistata con i guadagni dell’unico successo di Taddheus come sceneggiatore di un film campione di incassi al botteghino. Convinta di essere ormai saldamente sulla cresta dell’onda la coppia aveva vissuto alla grande e sperperando a piene mani.
Poi in un attimo Thaddeus si era bruciato carriera e futuro gettando un drink in faccia al figlio di un importante produttore. Da allora l’ostracismo aveva bloccato ogni suo progetto, i soldi erano finiti, la proprietà e la vita della famiglia ormai prossime al tracollo.Alla richiesta di aiuto economico dell’amico, Kip non sa resistere, lui che lavora per i ricchi ma di suo ricco non è, semmai un professionista di successo. Il lavoro è l’unico punto fermo della sua vita che sul versante affettivo è tutt’altro che pienamente realizzata. Quanto riuscirà a tenere a freno la sua non dichiarata omosessualità e l’amore per l’amico che non ha mai svelato?
Cosa succederà in questa dinamica tra i due uomini in cui si mischiano elementi a doppio taglio come sesso e soldi?
Scoprirete tutto leggendo le pagine in cui Scott Spencer è maestro nel dipanare temi scottanti.