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Il Salone del Libro “Adotta uno scrittore”

40 le autrici e gli autori accolti in 40 scuole di 9 regioni italiane per la XXII edizione del progetto firmato “Salone del Libro di Torino”

Da febbraio a maggio

Scrittrici e scrittori di mestiere. Ma non solo. Con loro anche fumettisti, illustratrici ed illustratori, giornaliste e giornalisti, saggisti e studiosi, personalità del mondo dello spettacolo e divulgatori. Un gruppone non da poco. E particolarmente atteso.

Con 40 autrici e autoriche incontreranno studentesse e studenti di 40 scuole di 9 regioni italiane, dal nord al sud della penisola, è ripartito “Adotta uno scrittore”, il consueto progetto didattico e culturale portato nelle scuole piemontesi e italiane, dalle elementari all’università fino alle scuole di alcune Case Circondariali, ideato e organizzato dal “Salone Internazionale del Libro di Torino” e sostenuto dalla “Consulta delle Fondazioni di origine bancaria” del Piemonte e della Liguria, in collaborazione con la “Fondazione con il Sud”.

La XXII edizione coinvolgerà 848 studentesse e studenti delle scuole di Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia e, anche per il 2024, ognuna delle adozioni prevede tre appuntamenti in classe per ciascun autore e il quarto conclusivo lunedì 13 maggio, giorno di chiusura, al “Lingotto Fiere”, della XXXVI edizione del “Salone del Libro”.

Numerose ed eterogenee, come detto, le personalità che metteranno piede nelle scuole e nelle classi coinvolte: da Cristina Cassar Scalia (solo per citarne alcune) autrice di best seller come “La banda dei carusi” (“Einaudi”) a Benedetta Tobagi con il suo libro dedicato a “La Resistenza delle donne” (“Einaudi”), via via fino a Barbara Stefanelli, vicedirettrice del “Corriere della Sera” ed autrice di “Love Harder” (“Solferino”), ad Annalena Benini, nuova direttrice del “Salone” di Torino, con “Annalena” (“Einaudi”) e al comico-scrittore Dario Vergassola, che racconterà presso la “Casa Circondariale” di Marassi e il “CPIA Centro Levante” di Genova,  del suo “I malefici. Ovvero la casa delle storie strampalate” (“Baldini + Castoldi”).

Per 4 mesi, il progetto girerà le scuole d’Italia. Tutte le “adozioni” e le date si possono consultare sul sito www.salonelibro.it

I primi appuntamenti di febbraio, in Piemonte, vedono coinvolte/i: Lorenzo Gentile(“Feltrinelli”) lunedì 19 febbraio all’Istituto Superiore “Santorre di Santarosa” di Torino; Anna Benotto (“Lupoguido”), martedì 20 febbraio all’“Istituto Comprensivo Statale” di Strambino – Scarmagno Canavese;  Espérance Hakuzwimana (“Mondadori”), martedì 27 febbraio, all’“Istituto Comprensivo” di Costigliole d’Asti; Luigi Ballerini (“Il Castoro”), giovedì 22 febbraio all’“Istituto Comprensivo” di Diano d’Alba; Giuliana Facchini (“Sinnos”), venerdì 23 febbraioall’“Istituto Comprensivo “Manzoni” di Torino; Sofia Gallo (“Saliano”) mercoledì 28 febbraioall’Istituto Comprensivo “Fratelli Casetti” di Crevoladossola e Greta Olivo (“Einaudi”) mercoledì 21 febbraio all’Istituto Superiore “Gae Aulenti” di Biella.

Da record le cifre complessive dell’edizione 2024 che vede coinvolti  40 istituti scolastici italiani: 9 scuole primarie, 9 secondarie di primo grado; 12 secondarie di secondo grado; 1 scuola superiore in Ospedale (ovvero la Sezione Ospedaliera dell’Istituto “Gobetti Marchesini Casale Arduino” presso l’Ospedale Infantile Regina Margherita). Quest’anno sono 7 le classi attive presso “Case di Reclusione” e “Case circondariali” (nelle città di Torino, Ivrea, Alessandria, Saluzzo, Genova, Bologna, Reggio Calabria) e 1 classe presso l’Istituto Penale Minorile “Ferrante Aporti” di Torino. Per la prima volta partecipa, quest’anno, anche una classe di minori stranieri non accompagnati e studenti recentemente arrivati in Italia che ancora non parlano la lingua italiana o la parlano poco (presso il “Cpia 3”, sede Castello di Mirafiori). E, sempre per la prima volta, sarà attivata un’“adozione residenziale”: l’autrice Giusi Quarenghi sarà ospite per una settimana ad Atena Lucana, in provincia di Salerno, per tenere gli incontri all’Istituto comprensivo “Sala Consilina Viscigliete”.

Dice Annalena Benini, direttrice editoriale del “Salone Internazionale del Libro”: “Adotta uno scrittore è un progetto talmente importante che servirebbe un Salone apposta per raccontarlo. E’ un filo di seta che per tutto l’anno tiene insieme i ragazzi e gli autori, e fa crescere relazioni umane, illuminazioni, incontri fondamentali o semplicemente la possibilità di fare un tratto di strada insieme. Il senso è proprio questo: insieme … Questo filo di seta negli anni è diventato sempre più colorato e resistente, e ci fa sentire legati senza mai stringere, moltiplica le energie dei ragazzi e anche degli adottati. Rende la vocazione del ‘Salone del Libro’ di Torino ancora più salda e laboriosa”.

g.m.

Nelle foto:

–       Dario Vergassola

–       Anna Benotto

–       Espérance Hakuzwimana

–       Annalena Benini

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Ken Follet “Le armi della luce”

-Mondadori- euro 27,00

Ken Follet -mostro sacro della narrativa mondiale- con questo monumentale romanzo conclude il quinto e ultimo capitolo della saga iniziata con “I pilastri della terra”, ambientata a Kingsbridge, l’immaginaria città inglese di cui ha narrato l’evoluzione.

In “Le armi della luce” leggiamo le vicissitudini dei protagonisti nell’arco di tempo che va dal 1792 al 1824; epoca in cui il progresso si scontra con le tradizioni più radicate del vecchio mondo rurale, e il potere dispotico delle élite intende trasformare l’Inghilterra in un Impero commerciale.

Al centro c’è la strenua lotta dei lavoratori degli opifici tessili che vogliono riunirsi in un sindacato che li tuteli. Follet narra le

vicende di un gruppo di famiglie legate tra loro, alle prese con l’industrializzazione e i nuovi macchinari che consentono un nuovo tipo di produzione. Un cambiamento epocale con il quale si confrontano personaggi memorabili come la coraggiosa Sal e il geniale Spade.

A muoversi sono anche molte altre figure alle prese con le conseguenze della guerra: la rivolta delle donne per il pane, il diritto degli operai alla tutela sindacale, la legislazione repressiva esercitata da personaggi avidi e discutibili. Un magnifico romanzo tra storia e fantasia, quella suprema di Ken Follet….

 

 

Enrica Tesio “I sorrisi non fanno rumore”

-Bompiani- euro 17,00

Cosa può succedere se una scrittrice molto amata sale su un palco e smantella una delle bugie più grandi in cui si culla l’infanzia? Ovvero che Babbo Natale non esiste ed è solo un’invenzione degli adulti spacciata ai più piccoli. Apriti cielo e giù palate di disapprovazione a catinelle.

La distruttrice di mondi è la scrittrice per l’infanzia Antonia Baldi che in un momento di incauto sfinimento lancia questo meteorite. Subito una pletora di genitori la lapida sui social e in ogni dove, i bimbi ora la odiano, tutti intorno le fanno il vuoto.

E’ una commedia tragicomica in cui si ride parecchio, e mette in scena un caos familiare che Tesio racconta con penna acuta da anni. Sotto la trama serpeggia la difficoltà di essere adulti e genitori. Ne è un esempio Antonia che deve fare i conti con una figlia di 8 anni in rotta di collisione, un ex marito e la sua nuova famiglia. Ma anche con agenti letterari, avvocati e altri personaggi che popolano il suo quotidiano e le danno filo da torcere.

C’è la riflessione sull’epoca in cui tutto corre in rete e su Watshapp, con i figli che cliccano i regali direttamente sui siti di vendita online. E la malinconia diventa acuta quando Antonia si rintana nella casa della madre che non c’è più…e medita sulla sua vita e i suoi inciampi.

 

 

Kathleen Farrel “La malizia del vischio”

-Fazi Editore- euro 18,50

E’ la prima volta che viene pubblicata in italiano questa sferzante commedia intrisa di humor della scrittrice inglese (nata nel 1922, morta nel 1999) che diede alle stampe il libro nel 1951 riscuotendo successo immediato in patria.

E’ la cronaca a tratti esilarante, ma anche impietosa, di una rimpatriata natalizia che mette insieme i disparati membri di una famiglia nella casa della matriarca Rachel sulla costa del Sussex. Al caldo scoppiettante del rassicurante camino acceso si avvicendano vari personaggi, mentre sotto la cenere covano antichi rancori, segreti, drammi personali.

Il romanzo mette in scena l’anziana e tirannica Rachel che tenta di tenere uniti i parenti, ma rischia di fare esplodere conflitti sottesi da tempo. Con lei vive la nipote Bess che ne asseconda ogni minimo capriccio, ma sogna di scappare ed è segretamente innamorata del giovane Piers. Poi c’è Marion, donna in carriera e dispotica con il consorte. Il rampollo Adrian che arriva alla festa obnubilato dall’alcol e più immaturo che mai. Inviso al clan perché si è già preso una parte di eredità ed è stato allontanato all’estero.

Tutti sono sotto la lente di ingrandimento della cameriera Mrs Page, che si arrovella inutilmente sulle stranezze della famiglia riunita più per ferirsi che amarsi.

Tra tè, pasticcini e preparativi è un continuo scambio di frecciatine velenose, sottintesi malevoli, dialoghi serrati che svelano ambizioni mancate, frustrazioni varie, desideri e debolezze.

 

 

Zadie Smith “L’impostore” -Mondadori- euro 22,00

Zadie Smith, nata 48 anni fa a Londra da padre inglese e madre giamaicana (oggi docente di narrativa alla New York University), in queste pagine si avventura in un romanzo storico. E trae spunto da un fatto realmente accaduto.

Il celebre caso Tichborne che appassionò la società vittoriana londinese. Lo spunto è nato quando ha visitato alcune tombe in un cimitero londinese: quella dello scrittore del XIX secolo quasi dimenticato, William Harrison Ainsworth (1805- 1882) e della sua governante -forse anche amante- Eliza Touchet.

Invece in un altro camposanto riposano i resti del macellaio australiano Arthur Orton che aveva affermato di essere il baronetto Sir Roger Tichborne, erede di una colossale fortuna, dato per morto durante un naufragio.

Nel romanzo l’autrice intreccia le vite di più personaggi. Lo scrittore di luoghi comuni che ebbe successo ma era privo di talento. Sua cugina Eliza, governante di origini scozzesi, libera e particolarmente arguta. Il falso baronetto e l’avvocato al processo, Kenealy amico di Ainsworth. Una trama in cui si parla di schiavismo, Giamaica, temi politici e razziali, bisogno di appartenenza. E nelle pagine compaiono anche Dickens e Tackeray.

 

Rosanna Mutinelli, “La memoria del corvo”: un giallo – thriller avvincente

Informazione promozionale 


Un passato doloroso di abbandono e morte, di crimine e illegalità; un passato che torna all’improvviso per presentarle un conto da saldare con il sangue

 

Intervista alla scrittrice ROSANNA MUTINELLI

1. Due note biografiche su di lei…

Vivo in provincia di Verona, ma lavoro presso un Liceo in città. Negli anni ho pubblicato alcuni romanzi: Il Volto Barbaro (2007, DiSalvo editore); TRE (2015, VJ Edizioni); All’ombra di Mastino (2016, Delmiglio Editore); Rosa del Tempo (2022, Solfanelli Editore). Come illustratrice ho creato il graphic novel Caterina, benedetta di grazie una fanciulla (Elmea Edizioni, testi di N. Ruffo). Dal 2011 ad oggi ho pubblicato molti racconti in antologie collettive e illustrato diverse copertine di romanzi e altre pubblicazioni. Come pittrice negli anni ho esposto in Italia e all’estero. Amando la buona cucina, ho raccolto le mie ricette composte da ingredienti esclusivamente di origine vegetale nel libro Idee verdi in cucina (Amazon, 2023).

2. Ci parli in breve del suo ultimo libro

“LA MEMORIA DEL CORVO” (2024, CTL Editore) è un romanzo d’azione, la mia prima esperienza nel campo del genere giallo/thriller. È stato un viaggio emozionante, a tratti divertente che ha esaudito un desiderio che coltivavo da tempo.

Trama: Kansas, 1993. Gwyneth Foley lavora come cameriera al Jodie’s Diner di Dodge City da otto anni, esattamente da quando è arrivata in città per vivere finalmente un’esistenza tranquilla. Madre single di Jemy, un ragazzino sveglio di sette anni, cerca di costruirsi un futuro tra le mura della vecchia casa dei nonni, avuta in eredità, in una comunità che ha imparato ad amare. Ma Gwyneth ha un passato oscuro che pochi conoscono, un passato doloroso di abbandono e morte, di crimine e illegalità; un passato che torna all’improvviso per presentarle un conto da saldare con il sangue.

3. E quello precedente?

Il romanzo “ROSA DEL TEMPO” (2022, Solfanelli Editore) è un mistery ambientato nella città di Verona. La protagonista è una restauratrice che, per una serie di eventi, si trova a indagare sull’esistenza di una setta segreta per secoli incaricata di proteggere un prezioso segreto.

Trama: Palazzo Flamel è una nobile residenza di fine Ottocento al centro della città di Verona.
Il suo portone, rimasto chiuso al mondo per decenni, si apre a Rosa Di Maggio, una restauratrice di professione, casualmente invitata per un tè da una delle proprietarie. Chiamata a occuparsi del ripristino degli spazi originali, Rosa si rende subito conto che una strana atmosfera aleggia nella casa, la cui quiete risulta quasi irreale. Cosa nasconde il palazzo? Quali sono le origini della famiglia che ci abita? Per quale motivo le è stato dato questo incarico? Rosa inizia un viaggio a ritroso nella Storia, indagando su una setta segreta, su enigmi e misteri, alla ricerca di qualcosa andato perduto. Le sarà accanto Giovanni, fedele amico e collega, che con lei affronterà situazioni pericolose e inaspettate, nate forse nel lontano 1614, quando tra le vie di Parigi era comparso un opuscolo anonimo dal titolo Fama fraternitatis Rosae Crucis… Il Segreto dei Segreti, nascosto nelle radici della famiglia Flamel, non dovrà morire con loro.

4. “La Memoria del Corvo” ha un’attinenza con il romanzo “Rosa del Tempo”?

La Memoria del Corvo non è il sequel di Rosa del Tempo. Mentre “Rosa del Tempoè un romanzo mistery che esplora sette segrete e antiche ricette alchemiche per elisir misteriosi, La Memoria del Corvo offre una trama completamente diversa. Sebbene entrambi possano condividere l’elemento del mistero, sono storie indipendenti con ambientazioni, personaggi e trame distinti.

La Memoria del Corvo si sviluppa in Kansas, nella tranquilla Dodge City del 1993, con una protagonista alle prese con un oscuro passato che torna a minacciare la sua vita e quella di suo figlio.

Comunque, una sorta di connessione tra i due romanzi c’è, e può essere sottolineata dalla presenza di protagoniste femminili guidate da coraggio e forza d’animo. Pur essendo storie indipendenti, entrambe le narrazioni mettono in risalto il potere e la resilienza delle donne di fronte alle sfide. Quindi, sebbene siano storie separate, la forza e la determinazione delle protagoniste possono creare un filo tematico comune tra i due romanzi.

5. Come possiamo fare per conoscerla meglio?
Ho un sito web che racconta di me, delle mie opere e dei miei scritti. Tutti sono invitati a visitarlo e a contattarmi sulla mail nella pagina dedicata (contatti), sarà un piacere per me rispondere, anche per presentazioni ed eventi.

https://rosannamutinelli.wixsite.com/rosannamutinelli

I miei libri si possono acquistare, oltre che sul sito delle CE

ROSA DEL TEMPO  https://www.edizionisolfanelli.it/rosadeltempo.htm

LA MEMORIA DEL CORVO https://www.ctleditorelivorno.it/product-page/la-memoria-del-corvo

anche in tutte le librerie on line (Feltrinelli, Hoepli, IBS, Amazon, Unilibro ecc…) oppure ordinabili in tutte le librerie fisiche.

Vi aspetto.

Il manifesto di “Librolandia” è di Sara Colaone

La XXXVI edizione del Salone del libro sarà ispirata alla raccolta di scritti intitolati “Vita immaginaria” di Natalia Ginzburg, uscita esattamente cinquanta anni fa.

“Questo salone – spiega Annalena Benini, la direttrice editoriale – rappresenta un omaggio alla vita immaginaria, in tutte le sue forme, al suo modo creativo, malinconico, fiducioso e sempre nuovo di creare altri mondi e di farli incontrare, sperando che qualcuno di essi possa diventare reale”.

“Il manifesto di quest’anno – aggiunge Annalena Benini – è stato creato dall’illustratrice Sara Colaone ed è il racconto di un territorio dove lo sguardo si fa libero di immaginare e di contemplare vite e pensieri che crescono in modo autonomo. Un inno alla immaginazione e alla comunità, un invito a inventare insieme mondi nuovi e spazi nuovi, che appartengono alla collettività. Sogniamo insieme pagine, parole, vite che già esistono e si nutrono”.

MARA MARTELLOTTA

“Vita immaginaria”, torna il Salone Internazionale del Libro di Torino

La XXXVI edizione dal 9 al 13 maggio 2024, Lingotto Fiere

Il Salone Internazionale del Libro di Torino torna tra i padiglioni del Lingotto Fiere da giovedì 9 a lunedì 13 maggio 2024, sotto la nuova direzione di Annalena Benini.

Vita immaginaria è il tema della XXXVI edizione. Un omaggio alla vita immaginaria in tutte le sue forme, al suo modo creativo e sempre nuovo di creare altri mondi e di farli incontrare. Come diceva Natalia Ginzburg, la vita immaginaria muove la vita creativa e a volte anticipa la vita reale. L’illustrazione è stata realizzata da Sara Colaone, illustratrice, autrice di fumetti e insegnante di Fumetto e Illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

La XXXVI edizione è stata presentata oggi – mercoledì 14 febbraio– presso il Teatro Regio da Silvio Viale, Presidente dell’Associazione Torino, La Città del Libro; Vittoria Poggio, assessore alla Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte; Stefano Lo Russo, Sindaco della Città di Torino; Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria; Giulio Biino, Presidente della Fondazione Circolo dei lettori; Alessandro Isaia, Segretario Generale della Fondazione per la Cultura Torino; Alberto Anfossi, Segretario Generale della Fondazione Compagnia di San Paolo; Andrea Varese, Segretario Generale di Fondazione CRT; Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino; Tiziana D’Amico, Head Of Partnership Artistico Culturali di Intesa Sanpaolo e Annalena Benini, Direttrice editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino. Presenti in sala anche Rosanna Purchia, assessore alla Cultura della Città di Torino e Domenico Carretta, assessore allo Sport, ai Grandi Eventi e al Turismo della Città di Torino.

La conferenza stampa di presentazione è stata tradotta in LIS, Lingua dei Segni Italiana, da Alessia Iafrate.

Anticipazioni sul programma

Il programma completo sarà diffuso ad aprile, ma oggi sono stati anticipati alcuni ospiti. Elizabeth Strout, una delle autrici più incisive della letteratura contemporanea americana, inaugurerà la manifestazione con una riflessione sulle donne e il loro spazio nel mondo. 

Come già annunciato, una delle novità della XXXVI edizione è la creazione di sette sezioni parallele al programma generale. Per ogni sezione i curatori hanno ideato tre o quattro incontri-eventoche condurranno durante il Salone. Tra i primi nomi annunciati: per la sezione arte, curata da Melania G. Mazzucco, ci sarà la scrittrice Alexandra Lapierre; sarà presente il regista Paolo Sorrentino, in dialogo con Francesco Piccolo, curatore della sezione cinema; per la sezione editoria, curata da Teresa Cremisi, ci sarà l’editore Antoine Gallimard; parleranno di informazione il curatore Francesco Costa con la giornalista Jill Abramson; Luciana Littizzetto, curatrice della sezione leggerezza, dialogherà con il cantante Gianni Morandi sulla figura di Marcello Marchesi; per la sezione romance, la curatrice Erin Doom parlerà con l’autrice Mercedes Ron; infine, Alessandro Piperno, curatore della sezione romanzo, dialogherà con lo scrittore Domenico Starnone.

Nel programma generale, tra gli ospiti internazionali saranno presenti al Salone: il premio Nobel Abdulrazak Gurnah, l’autore di bestseller David Nicholls, due voci della letteratura latinoamericana contemporanea, Guadalupe Nettel e Camila Sosa Villada, e per i piccoli lettori lo scrittore bestseller Jeff Kinney

Il Salone del Libro in Italia e nel mondo

Si confermano le storiche collaborazioni del Salone in Italia e nel mondo, e si aggiungono nuove e rinnovate sinergie con – tra i tanti – associazioni di categoria della filiera editoriali, enti culturali e istituzionali, manifestazioni, fondazioni e musei per la realizzazione e la prosecuzione di progetti di respiro nazionale e internazionale. Rai si conferma Main Media Partner.

Gli spazi, le novità e i ritorni

Torna anche per questa edizione la Pista 500,  progetto artistico di Pinacoteca Agnelli sull’iconica pista di collaudo delle automobili FIAT sul tetto del Lingotto. Torna uno degli spazi più giovani, animati e frequentati delle ultime edizioni, il Palco Live e il camper di Margherita Schirmacher, che si trasformerà in uno spazio eventi. 

La lingua ospite dell’edizione 2024 è il tedesco, mentre la regione ospite è la Liguria

Il Salone del Libro per ragazze e ragazzi

Da sempre il Salone considera il lavoro con i ragazzi e i docenti uno dei suoi obiettivi fondanti e il ruolo attivo dei giovani cresce ogni anno di più. Da 17 anni, grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, il Salone del Libro dedica loro un intero spazio, il Bookstock, pensato per tutti.

Anche quest’anno tornano i Gruppi di Lettura, a cui saranno affidate presentazioni di alcuni incontri. Novità di questa edizione è il nuovo Gruppo di Lettura Mi prendo il mondo, nato dalla manifestazione promossa dal Salone del Libro a Parma lo scorso gennaio. Si rinnova la Biblioteca delle Passioni, realizzata a partire dalle letture di diversi gruppi giovanili coinvolti, come, tra gli altri, Fridays For Future, TuttoAnnodato, il Tavolo delle Ragazze e Torino Rete Libri. Grazie al sostegno della Regione Piemonte torna il Buono da leggere per le classi residenti in regione. Inoltre, grazie allo strumento dei Patti educativi e alla collaborazione con l’Ufficio V – ambito territoriale Torino – dell’U.S.R. Piemonte ci saranno 1.500 biglietti omaggio per gli studenti delle scuole della città metropolitana di Torino, individuati secondo i principi di lotta alla povertà educativa e di inclusione sociale. Sono aperte le iscrizioni per le classi: i docenti e gli intermediari per la scuola possono già prenotare la visita al Salone del Libro per le loro classi registrandosi sulla piattaforma SalTo+.

Come sempre, sono molte le iniziative per gli studenti delle scuole di vario grado e ordine: per il secondo anno, Oltre la notizia, progetto in collaborazione con il Corriere della Sera che prevede tre incontri tra ragazzi delle scuole secondarie e i grandi giornalisti del giornale; torna poi Adotta uno scrittore, il progetto che mette al centro la lettura; Un libro, tante scuole, la cui lettura sarà Cime tempestose di Emily Brontë; Lavorare con i libri, corso di formazione per scoprire la filiera del libro; i Comix Games, contest di ludolinguistica per gli studenti delle scuole medie e superiori organizzato da Comix e Repubblica@scuola. 

I progetti speciali e il Salone Off

Tornano anche tutti i progetti speciali: dal Concorso Lingua Madre, che compie 19 anni, al Premio Mondello e al Premio Nati per Leggere. Torna inoltre il Rights Centre, dedicato al confronto professionale e al mercato.

Torna anche con le sue numerose iniziative il Salone Off, progetto che coinvolge tutta la città di Torino, l’area metropolitana e il territorio regionale. Anche per l’edizione 2024, il Salone Off propone un’ampia gamma di progetti, eventi, iniziative, spettacoli e letture, tra cui: Voltapagina, giunto alla XVII edizione, progetto che fa entrare autrici e autori nelle carceri piemontesi; torna anche Ballatoio – storie a domicilio, iniziativa che riunisce gli abitanti di un condominio di periferia attorno alla lettura di un classico. 

Biglietteria e accrediti
Da oggi 14 febbraio sarà possibile acquistare i biglietti per la nuova edizione del Salone del Libro 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Nguyên Phan Quê’ Mai “Dove vola la polvere” -Editrice Nord- euro 19,00

Nuova splendida saga dell’autrice del precedente “Quando le montagne cantano”. Questa volta al centro c’è un tragico capitolo della guerra in Vietnam, quello dei figli dei soldati americani e delle giovani vietnamite. Bambini amerasiatici che spesso venivano abbandonati in istituti di accoglienza quando i padri tornavano negli States.

E’ forse una delle eredità meno note del conflitto: i “figli della polvere”, termine dispregiativo nella lingua vietnamita che sottolineava la consanguineità col nemico. Erano piccoli allo sbando, che il più delle volte le madri-bambine non potevano crescere e sfamare. Diventavano una minoranza etnica segnata dal disonore e sospesa tra due mondi opposti, sempre in bilico su un precipizio fatto di miseria e abbandono.

Questo splendido romanzo è frutto di 7 anni di approfondite ricerche svolte dall’autrice durante il suo dottorato alla Lancaster University. Un capolavoro che affonda le radici nella storia cruda e disperata del paese indocinese.

Le vicende narrate sono fondamentalmente tre.

L’amerasiatico Phong, meticcio nero e vietnamita, abbandonato nel 1972 in un orfanotrofio nel delta del Mekong. Nel 2016 è un adulto che, approfittando dell’American Homecoming act (che permetteva ai cittadini amerasiatici di andare in America), va alla ricerca del padre, un soldato afroamericano che aveva combattuto in Vietnam.

Il veterano Dan invece è un ex pilota di elicotteri, dopo 20 anni torna a Ho Chi Min con la moglie e le confessa di aver avuto una relazione con una giovane vietnamita, alla quale non aveva detto di essere già sposato. Sa di aver avuto un figlio ed ora tenta di rintracciare lui e la madre per rimediare al danno fatto.

Lei era la giovanissima contadina Trang che –insieme alla sorella- per pagare i debiti della famiglia si era vista costretta a intrattenere i soldati americani in uno dei tanti locali per militari. E’ lì che aveva incontrato Dan e se ne era perdutamente innamorata, convinta di poter avere un futuro con lui in America.

Rimasta incinta l’aveva cercato, ma inutilmente, perché lui era tornato in patria senza più voltarsi indietro.

Queste tre traiettorie di vita finiranno per intersecarsi, componendo un toccante e meraviglioso affresco tra lo storico e il romanzo. Indimenticabile e assolutamente consigliato…..

 

Yann Andréa “Questo amore” -FVEeditori- euro 18,00

E’ semplicemente struggente il breve e intensissimo libro che il compagno di Marguerite Duras dedica al suo amore per la grande scrittrice.

La loro storia durata 16 anni (dal 1980 al 1996 quando lei muore) è anche quella di una “folies à deux” in cui si cercano, si amano, si respingono, si attraggono, si avvinghiano in un rapporto fuori da ogni schema, si feriscono, insultano e picchiano. Ma di fatto non possono rinunciare l’uno all’altro, in una continua spirale di intesa e ferocia.

Lei è la famosissima autrice francese dell’autobiografico “L’amante”, capolavoro pubblicato nel 1984, che le valse il premio Goncourt. Nata a Saigon (Indocina francese) nel 1914 è stata anche sceneggiatrice e regista.

Lui è Yann Lemèe, nato nel 1952, giovane studente di filosofia dalla sessualità incerta e tendenzialmente omosessuale, che ha appena 23 anni quando incontra la matura Duras e stravolge totalmente la sua vita per lei.

Da quel momento per Yan niente conta più di quell’amore pazzo, impetuoso e assoluto per la gran dama della cultura francese. Lei lo ribattezza Yan Andrèa e lo seduce totalmente con il suo ingegno, il culto delle parole, dando fuoco a un’alchimia misteriosa in cui lui diventa “un figlio, un compagno, ma anche schiavo e al contempo carceriere”. Si prendono e si lasciano, lei lo caccia e lui ritorna, accudendola fino all’ultimo respiro.

Questo libro racconta la passione e lo strazio che restano

nell’ “amante impossibile” (come lo definiva Marguerite) dopo che l’ha accompagnata nella malattia e nell’agonia, fino alle 8 del mattino del 3 marzo 1996. Una morte annunciata dalla battaglia contro il cancro: esalando l’ultimo respiro, Marguerite, di fatto mette una pietra tombale anche sulla vita dell’amante.

L’anima di Yan si schianta definitivamente. Dopo averla sepolta al cimitero di Montparnasse si chiude nella casa che ha condiviso con lei, autodistruggendosi con l’alcol e pensando ripetutamente al suicidio.

Scorrono pagine in cui si intuisce come l’ingegno della Duras abbia stregato il giovane per sempre, diventando il centro della sua vita. Quando lei -che è il baricentro di Yan- lascia questo mondo, lui perde irrimediabilmente la sua bussola. Verrà trovato morto in totale solitudine a soli 61 anni, dopo aver inseguito da sempre il sonno eterno.

 

A.K. Blakemore “Le streghe di Manningtree” -Fazi Editore- euro 18,50

Amy Katrina Blakemore è una poetessa e traduttrice inglese che esordisce nella narrativa con questo romanzo vincitore del Desmond Elliot Prize nel Regno Unito.

E’ ambientato in Inghilterra tra 1643 e 1647, nel paesino di Manningtree. Un’epoca buia di caccia alle streghe in cui il popolo stenta a sopravvivere tra lotte intestine, miseria, abbandono, tonnellate di ignoranza e superstizione.

E’ la storia corale di un processo per stregoneria con al centro la giovane Rebecca West, figlia di una delle donne più bellicose della contea dell’Essex. Nucleo della vicenda è il serpeggiante sospetto e la ricerca del maligno da stanare. Il potere maschile prevarica sulle donne sempre più sottomesse. A Manningtree gli uomini sono partiti per combattere, le donne restano sole, senza protezione, additate come fattucchiere al minimo atteggiamento che si discosti dalla norma.

Il clima di caccia alle streghe si fa incandescente quando arriva un giovane ammantato di nero, Matthew Hopkins, per gestire la locanda del paese. In realtà raccoglie soprattutto informazioni su ogni apparente stranezza e presunta magia nera. Ogni minimo avvenimento finisce per prestarsi alla persecuzione delle donne.

Rebecca finisce accusata di stregoneria insieme ad altre 6 donne, compresa sua madre, ed imprigionata per un anno. Tra gelo, fame, sete e sevizie per estorcere confessioni alle poverette.

Un avvincente quadro storico che trasmette al lettore tutto l’orrore di quell’epoca.

 

 

Julia Margaret Cameron “Capturer la beauté” -Silvana Editoriale- euro 35,00

Questo prezioso volume è anche il catalogo della mostra “Julia Margaret Cameron. Capturer la beauté” allestita al Jeu De Paume (1 Place de la Concorde) a Parigi fino al 28 gennaio 2024.

Julia Margaret Cameron, aristocratica britannica, prozia di Virginia Woolf, è stata un’esponente di spicco del pittorialismo inglese. Fotografa vittoriana che, agli albori della fotografia, era stata tanto grande da riuscire a produrre un corpus fotografico oggi tra i più osannati.

Nata Julia Pattle, in India a Calcutta l’11 giugno 1815, è la figlia di un potente funzionario della Compagnia delle Indie (che Virginia Woolf definì “il più grande bugiardo dell’India”).

Sposa Charles Hay Cameron, ricchissimo proprietario di piantagioni di caffè e caucciù a Ceylon, nonché potente funzionario dell’impero Coloniale britannico. Dopo aver vissuto in India insieme al marito e ai 6 figli rientra in Gran Bretagna nel 1845.

Sull’isola di Wight, in mezzo alla Manica, riadatta un cottage e si annoia, almeno fino a quando per il suo 48esimo compleanno riceve in regalo la magica scatola che permetteva di fissare le immagini. Nella sua Glass House trasforma la serra dei polli in studio fotografico, poi converte la carbonaia adiacente in camera oscura.

E’ la svolta della sua vita, tra 1864 e 1875 per lei fotografare si tramuta da passatempo in una sorta di ossessione. Magnifico assillo grazie al quale ci ha lasciato oltre 1200 immagini, mentre molte altre purtroppo le ha distrutte perché non la soddisfacevano.

Da autodidatta dotatissima si è trasformata in una pioniera della fotografia: solo ritratti, nessun paesaggio, unicamente la bellezza che coglieva nei volti delle persone. E che persone! Davanti al suo obiettivo sfilano illustri personaggi; da Darwin a Tennyson, Browning e Carlyle, ed altri eminenti vittoriani come Dickens.

 

Album “Julia Margaret Cameron, Lewis Carrol e la fotografia vittoriana” -Abscondita- euro 23,00

Questo libro aggiunge ulteriori notizie sul carattere e l’epoca della fotografa. Ed è corredato da altre splendide immagini. Una carrellata di foto e aneddoti che ci trasmettono in modo più esaustivo e approfondito alcuni aspetti dell’Inghilterra degli anni 60 e 70 dell’Ottocento; una fase improntata ad un forte individualismo che le foto della Cameron esprimono molto bene.

Il prerafaellitismo aveva alimentato nella società colta una straordinaria passione per la bellezza e un fortissimo senso di sé. Per Julia Margaret Cameron e le sue incantevoli modelle la bellezza era una questione molto seria e prioritaria.

Nel mondo protetto del giardino della fotografa le figure femminili che immortala sono di rara bellezza; mentre gli uomini sembrano affermare e rafforzare le loro personalità… da notare quanti scrittori e artisti si prestavano volentieri all’obiettivo.

Salvatore Seguenzia: “Le parole devono vivere”

Informazione promozionale

LE PAROLE OFFRONO SEMPRE UNA SECONDA OPPORTUNITÀ’; VIVERE E’ LA COSA PIU’ RARA CHE ESISTA AL MONDO

Nuova opera letteraria dello scrittore siciliano Salvatore Seguenzia natio di Augusta, città che lui stesso definisce “l’isola nell’Isola”. Sposato, padre di due figli, ha conseguito due lauree e da oltre trent’anni è un Ispettore della Guardia di Finanza. Da un paio d’anni la sua terra natia, posta al centro del meraviglioso ed affascinante Mediterraneo, inebriata dal calore dell’Etna, è diventata la fonte ispiratrice della sua lirica nonché della sua narrativa. Questa qualità, da qualche anno, è apprezzata dalla Casa Editrice Aletti Editore la quale gli ha permesso di pubblicare la sua terza opera letteraria. Salvatore Seguenzia da quasi dieci anni ha sposato la poesia e la scrittura attraverso le quali vuol trasmettere nuovi stimoli che inevitabilmente cambiano, si evolvono e – a volte – tornano indietro per poi scattare nuovamente avanti. Per lui le fondamenta del narrare sono la custodia delle radici, il senso di appartenenza a un territorio, la memoria storica dialettale. Una cornice dentro la quale dipingere tutti questi elementi identitari e costitutivi a tal punto da esternare quelle parole che fotografano prima l’uomo Seguenzia e poi lo scrittore Salvatore. Lo stesso autore afferma che ogni mattina, prima di recarsi al lavoro, fa un tragitto che lo porta a contatto con il suo amato mare e, come si conviene con un amico, lo accoglie sempre con la frase: “Buongiorno mare”. Una piccola sciccheria attraverso la quale avverte, contraddistingue e custodisce il vero senso della vita; il fulcro dell’umano villaggio dove lo sguardo è propenso verso i meno fortunati che spesso chiedono solo di essere considerati per ciò che sono.

 

Per non smentirsi, la nuova opera letteraria – Le parole devono vivere – altro non è che una “fantasia nella fantasia” dove l’attenzione è rivolta nel ricordare tutti coloro in cui, in quel frangente della loro vita, il ricordo rimarrà – per sempre – indelebile, purtroppo, nei loro cuori: la Shoah. Termine oramai coniato all’interno di una storia di antisemitismo di lungo corso. Pregiudizi ed ostilità coltivate in un terreno antico e verosimilmente fertile da cui lo stereotipo uomo sassone ha voluto aggiungere una impostazione razzista. Fu un genocidio che eliminò un elevato valore umano, morale, sociale e culturale: per non dimenticare ci furono quattordici milioni di vittime. Il loro valore umano, considerato indesiderabile, fu misurato all’interno del loro ultimo domicilio ossia nei cosiddetti campi di concentramento, dove fu annientata la loro indole civile e morale e furono etichettati, numericamente, come i “nessuno”. A distanza di tanti anni, ancora oggi, la domanda che si diffonde sempre nella mente di tante persone è sempre composta da una singola e semplice parola: perché? Perché tutto questo astio nei confronti di Persone che nelle loro vene circolava lo stesso sangue di ognuno di noi? Perché per la difesa territoriale fu attuata una tale ferocia? Perché eliminarli e non allontanarli? Perché una follia così forte? Perché si arrivò tardi a capire che il fautore di questo messaggio era un delirante dell’eterno? Perché alcuni Paesi si vollero considerare estranei nelle vicende di quella sovranità e, invece, altri si considerarono fautori e seguaci di quella pseudo-politica? Perché ad un despota fu concesso il libero arbitrio di cancellare la storia di un Popolo?

Perché fu concesso il potere di cancellare un valore culturale arcano? Ancora, dopo tanti anni, si sente origliare…perché? Con questa “fantasia” lo scrittore Seguenzia ha cercato di provare ad immaginare che, in quel periodo tragicamente storico, anche chi faceva parte di quelle squadre della morte, all’interno di quelle aree maledette, avesse un’anima nonché una coscienza e che il suo compito, purtroppo, fosse solo quello di eseguire gli ordini. Ha provato ad immaginare, infatti, che taluni di essi riuscissero a capire il significato dei termini vita, amore, uguaglianza, aiuto e sacrificio tanto da servire, chi sovra ordinava i loro compiti, con una doppia personalità ossia da un lato soldato e dall’altro essere umano. Con questa “fantasia” ha voluto semplicemente fotografare una delle più piccole e nascoste azioni quotidiane che saranno, probabilmente, accadute all’interno di quei campi ma, per la maestosa ed incommensurabile disgrazia umana esistita, non è stato mai facile esternare in quanto la straziante vita giornaliera non permetteva di porle in essere. È fiducioso nel credere che alcuni soldati svolgessero le loro azioni solo perché comandati ma, nei loro animi, se ci fosse stata l’occasione, avrebbero potuto aiutare i loro simili che, per un fanatico convinto dell’essere unico, sono stati considerati i “nessuno”. Lo stesso scrittore ribadisce fermamente che non deve esistere nessuna differenza tra gli esseri umani e, per tale motivo, ha immaginato che dentro quei campi chi ha dovuto servire il suo status da “milite”, senza farlo trasparire, fosse stato prima un uomo e poi un soldato. Un popolo dev’essere sovrano nel suo territorio e chi lo rappresenta deve avere un animo democratico tale da comunicarlo ed applicarlo. Indi, precisa, che il 27 gennaio, il 10 febbraio e il 24 marzo non devono essere ricordati – da tutti – come la commemorazione del Giorno della Memoria o del Ricordo, ma ogni giorno dell’anno deve avere come riferimento quelle date, affinché ogni momento della vita sia il punto di partenza con cui ognuno di noi ha la forza di reagire e porre in essere comportamenti ed azioni tali da sconfiggere queste supreme menti per dimostrare che l’essere umano è unico e, nella sua unicità, deve apprezzare e godere del fatto che l’esistere è un dato di fatto; mentre, il vivere è un dato di diritto se non un’arte. Oggi, quei “nessuno”, a distanza di oltre mezzo secolo, sono Eroi morali che hanno portato avanti la dignità di essere umani come tali e difeso la vita solo con le armi della pazienza, della preghiera e, soprattutto, della voglia di vivere.

Per questo motivo il numero che hanno impresso nell’avambraccio sinistro non è un simbolo di vergogna anzi, senza alcuna remora di nasconderlo, un simbolo eroico e glorioso di vita, che devono esibire perché non sono in molti a far vivere questa testimonianza ai giovani di oggi. L’anima di questa “fantasia” è frutto dell’interpretazione di un diario ritrovato (sempre nella fantasia) ed appartenente ad un Eroe. Dalla lettura dello stesso, lo scrittore siculo ha cercato di interpretare, quindi di far “vivere” in modo diretto e soggettivo, le “parole” di tutti i personaggi che sono stati artefici e partecipi nelle memorie inscritte nel medesimo diario i quali hanno vissuto – in quei posti – ogni attimo di quei giorni. Purtroppo per costoro saranno ricordi indelebili – per sempre – nel profondo della loro anima, in quanto testimoni di queste tristi pagine di storia ma saranno, sicuramente, testimoni della dignità volutamente e fortemente difesa per il fondamentale principio di essere umano; quindi, per il diritto di vivere. Proprio per questo motivo, alla stregua dell’orribile momento storico vissuto da parte di milioni di anime innocenti, lo stesso Seguenzia  ha voluto, nuovamente, enfatizzare che nessuno deve porre ostacoli a qualcuno e che neanche quel qualcuno li ponga verso noi stessi; e non importa quale sia la nostra territorialità, la nostra razza, il nostro colore della pelle ma soprattutto la nostra religione, perché ognuno di noi dev’essere prodigato a offrire a qualcuno, se non a chiunque, quanto di se stesso può donare; il donare da non misurare con un livello “a scala”, bensì con un livello “a valore”: un valore umano semplice, sano e sincero.

L’essenza del creato è esistente dentro ognuno di noi e va vissuta a secondo il modo in cui ci poniamo verso gli altri e viceversa. Sotterfugi, misteri, inganni, stratagemmi sono dei princìpi umani dall’alto tasso di acidità perché, così facendo, ogni individuo dona falsità ad ogni altro individuo. Invero, saggezza, trasparenza, lealtà, sincerità ed onestà sono valori dall’alto tasso di fertilità che aiutano ad interagire e, così facendo, ogni persona dona se stessa ad ogni altra persona. Per scrivere questa “fantasia”, a difesa del vissuto umano del Popolo Ebreo, ha utilizzato delle peculiarità che, secondo lui stesso, hanno impreziosito il valore letterario. Non si permette di condannare ma, alla stregua, neanche vuole riconoscere il comportamento di quei soldati posti alle dipendenze perché ha pensato che loro fossero obbligati a rispettare i cosiddetti ordini militari e, quindi, non avessero altra scelta se non obbedire: il giudizio del loro comportamento non spetta a noi ma è spettato e continuerà a spettare a Dio. Proprio per questo suo punto di vista la sua “fantasia” è nata solo perché ha immaginato che taluni di essi, nel loro piccolo animo coraggioso, avessero avuto la forza e la volontà di avere due personalità e, alla fine, fosse prevalsa quella con cui infondevano speranza di vita. Inoltre ha cercato di dare anche un senso ai vari cognomi che appartengono ai personaggi di questa “fantasia” e, se provate a tradurli, capirete il motivo. Infine, considera questa fantasia un segnale sociale, affinché tutti possiamo cambiare il nostro modo di essere o meglio di dare; per questo principio, ha desiderato ribadire un pensiero già richiamato nella stessa fantasia: …colui che vuol deridere e disprezzare le azioni umane altrui è un individuo già, di per sé, inferiore ma crede, nello stesso momento, di essere superiore alle persone…

In conclusione ad oggi l’autore siciliano ha scritto altri libri di poesia quali “Megar…imando Hyblaea” (2020) in onore della sua città nativa Augusta; “Stille del mio silere” (2022) e “Granuli Poetici” (2023), opera riprodotta in lingua georgiana (che ha avuto  apprezzamenti dal Poeta georgiano Dato Magradze, autore dell’attuale inno nazionale della Georgia e anni addietro ha rivestito la carica di Ministro della Cultura ed è stato candidato al premio Nobel per la Letteratura), nonché di narrativa quali “Io rivivo dal buio” (2021) e “Il calendario storico” (2022). Inoltre, talune poesie sono state inserite in varie opere letterarie internazionali come “Il Federiciano”, “Luci Sparse”, “La Panchina dei Versi”, “Il Paese della Poesia”, “L’Enciclopedia dei Poeti Contemporanei”, “Habere Artem”, “Poeti del nuovo Millennio”, “Salvatore Quasimodo”, “Attimi in Versi” e “Penne d’Autore”. Tutte opere che hanno avuto riconoscimenti e attestazioni di merito. Inoltre da alcuni anni, grazie alla Casa Editrice Aletti, pubblica le sue poesie anche attraverso “Il Calendario Letterario” dove, in ogni mese dell’anno, è rappresentata una sua lirica. Molte sue poesie sono state lette dal Maestro Alessandro Quasimodo, figlio del grande poeta e suo conterraneo Salvatore, premio Nobel nel 1959 per la letteratura; nonché dal Prof. Hafez Haidar scrittore e traduttore libanese naturalizzato italiano e due volte candidato al Premio Nobel per la Pace e per la letteratura, riprodotte sui canali virtuali. Infine lo scrittore è stato già ospite televisivo nelle trasmissioni “Vox libri” e “Eccellenze Italiane” ed è tra i vincitori in alcuni concorsi letterari nazionali quali “Terre dei Padri” e “Antonino Veneziano”.

Alessandro Baricco: “Abel”, come un western metafisico

Ti prende dall’incipit e ti porta rapidamente al fuoco della narrazione. L’ ultimo romanzo di Alessandro Baricco è in qualche modo una novella zen, in salsa western ( Abel, Feltrinelli, i narratori 2023 €.17, pagg. 146). L’ “autobiografia morale” dello scrittore torinese. Un ‘western metafisico’ si dichiara nel sottotitolo. La ricerca del significato dell’ esperienza del dolore e, leggi malattia, è palese nel testo. Delle molte facce che può assumere ai nostri occhi, solitudine, catarsi addirittura epica e intreccio avventuroso. Ma sempre alla ricerca del senso, di un senso che fa appello al lettore come in Calvino. Senso  attribuito, interpretazione. Baricco ci insegna che il romanzo può dire tantissimo, in poche pagine, se vuole ottenere la profondità. Nel tempo filmico il re è Woody Allen, che manda mai oltre i 90′ le sue pellicole. Già il genere western fu rivisitato da Baricco, con il magnifico “Smith & Wesson” un testo prevalentemente dialogico. Quest’ultimo chiaramente intimista, freudiano, a suo modo buddista. Il romanzo descrive un West crepuscolare e post moderno. Perché il western è il più moderno dei generi. Classico perché ci parla di un passato lontano e in qualche modo epico, moderno perché raccontato in un presente assoluto. Tanto da essere stato esautorato, dal cinema americano stesso. Scomparso. Troppo storico, troppo ‘lo ieri americano’. E’riemerso in Tarantino, fuori dai suoi stilemi.

“Prendete un fatto “isolatelo” tutto ciò che rimane della realtà è narrazione”, ha detto recentemente lo scrittore torinese intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Così è Abel. Un testo che ha preso all’autore anni, nella stesura. Ricca la ricerca bibliografica, cui ha attinto. Testimoniata dalle note in calce. Scrivere il western basato in prevalenza sull’immaginario visivo, è un pó “narrare un quadro” come l’autore ha anche fatto alcuni fa in un suo saggio-racconto ( Mr. Gwin, Feltrinelli,  2011). Ma è anche sempre il West del bonelliano Tex e dei suoi pards, di Lilith.

Il West di Wim Wenders in “Paris Texas” dei grandi spazi, delle cavalcate, dei silenzi, dei canyons, dei saloon, del fango, del sudore, del destino, delle chitarre di Ry Cooder, della sensualità di Nastassja Kinsky. Allora il West commuove. Ci vedi dentro Torino e i ricordi di quando eri bambino e poi giovane adulto, che aspettavi all’edicola l’uscita dell’ultimo albo di Tex, allora disegnato da Aurelio Galeppini (Galep). Che concludeva la storia, iniziata nel numero precedente, come in un fuilleton. Lo si aspettava come la partita del Toro la domenica, perché il Western è granata, è sempre “tutto una storia in salita”. Sanguigno, popolare, passionale. Marlon Brando riaprì il genere ‘scomparso’ dalle sale nei settanta con “Missouri”, poi il West sociale del “Piccolo grande uomo”. Oggi Alessandro Baricco, dal calamo. Formidabile.

Aldo Colonna

Libri per San Valentino: “Quello che il cuore non vuole sentire”

La storia di un amore vero, puro, commovente nel primo romanzo di Alberto Mossotto

Tutti abbiamo desideri nascosti, tutti abbiamo avuto paura o sofferto per qualcosa, tutti desideriamo essere felici. Max era presuntuoso, orgoglioso, a volte anche arrogante. Voleva e pensava di avere sempre tutto sotto controllo, almeno sino al momento in cui la vita si mise di traverso. L’universo disse basta, il cuore uscì prorompente a dire la sua, spazzò via la ragione, il controllo, tutto”.

Quello che il cuore non vuole sentire, romanzo di esordio di Alberto Mossotto, è la storia di un cuore in viaggio, la storia di come Max – il protagonista – ha imparato, inconsapevolmente, ad ascoltare il suo cuore, a trasformare le energie, le occasioni, le emozioni in opportunità, in scelte, in tasselli invisibili, creando un filo conduttore che lo ha portato a essere quello che è ora e a intraprendere questo viaggio di rinascita fuori e dentro di lui….

Il romanzo di esordio di Alberto Mossotto, in parte autobiografico è, come rivela l’autore, un viaggio. La scrittura una medicina, una via terapeutica alla ricerca di sé, dei valori autentici della vita oltre che del giusto rapporto con le persone che ci circondano.

Mi sono sempre dedicato anima e corpo al lavoro – racconta Mossotto -, per 25 anni non ho mai mollato un attimo. Passione ed emozioni, queste le due parole che mi hanno sempre contraddistinto. La curiosità, la creatività e ovviamente anche l’ambizione mi hanno sempre guidato. Un percorso lavorativo incredibilmente bello che mi ha dato l’opportunità di crescere ed imparare. Ero felice. Poi tutto è cambiato, sono approdato a situazioni diverse, ove le persone e le passioni non erano più importanti, contava solo ed esclusivamente il fatturato a tutti i costi e con ogni mezzo”.

Questo cambio di prospettiva accende in Alberto Mossotto, alias Max, domande che trovano una chiara risposta, la strada della scrittura. “Mi sono chiesto – prosegue l’autore – cosa mi avrebbe restituito la felicità. Scrivere è stata la risposta. Nella mia vita ho scritto migliaia di post, di articoli, di interviste, blog…ma non avevo mai pensato a scrivere un libro. Ad agosto mi sono immerso anima e cuore nella stesura di un libro, e sottolineo stesura, non scrittura, o forse anche meglio ‘emozioni su carta’. È stata la cosa più bella ed emozionante che abbia mai fatto. Una bolla, un mondo mio, un magico e strepitoso esperimento. Scrivevo tutto il giorno, spesso anche la sera, ed ero felice, spesso mi scendevano le lacrime…”.

Nel leggere questo libro, molti lettori troveranno similitudini con l’esperienza di Alberto, perché come conclude l’autore: “Questa esperienza mi ha fatto riflettere molto su quanto non pensiamo a ciò che ci rende davvero felici, presi come siamo dal lavoro, lasciamo da parte noi stessi, i nostri desideri, le nostre passioni, la nostra felicità che difficilmente troveremo se non ci chiediamo cosa davvero ci rende felici!”.

Alberto Mossotto nasce a Torino nel 1971. Papà di Bianca, il suo grande amore, la sua amica, la sua confidente. Studia Psicologia ma abbandona poco prima del traguardo. Una brillante carriera nel settore Commerciale e Marketing, ma da sempre alla ricerca di ciò che lo rende felice.

Quello che il cuore non vuole sentire Casa editrice Youcanprint

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di Alessandro Sartore

“Incipit Offresi” a Moncalieri

 

Sarà alla “Biblioteca Civica” di Moncalieri, la nuova tappa del primo “talent letterario” per aspiranti scrittori

 Giovedì 8 febbraio, ore 18

Moncalieri (Torino)

Ideato e promosso dalla “Fondazione ECM – Biblioteca Archimede” di Settimo Torinese, in sinergia con Regione Piemonte, “Incipit Offresi” – in tempi di “talent”, il primo a carattere “letterario” dedicato agli aspiranti scrittori – farà tappa, il prossimo giovedì 8 febbraio (ore 18), nell’ambito della sua nona edizione, presso la “Biblioteca Civica” di piazza Vittorio Emanuele II, a Moncalieri (Torino). A presentare l’appuntamento sarà l’attrice, autrice e comica Giorgia Goldini del “Teatro della Caduta” di Torino.

Novità di questa edizione: la vincitrice o il vincitore di tappa si aggiudicherà un buono libri del valore di 50 euro.

Format a tappe, la sfida si gioca, da programma, “a colpi di incipit” all’interno di biblioteche e luoghi di cultura, ma anche attraverso gare di scrittura e letture animate nei mercati.

L’obiettivo non è premiare il romanzo inedito migliore, ma “scovare nuovi talenti”. In otto anni “Incipit Offresi” ha scoperto più di 60 nuovi autori, pubblicato 70 libri e coinvolto più di 10mila persone, 30 case editrici e più di 50 biblioteche e centri culturali.

I partecipanti, in una sfida “uno contro uno”, avranno 60 secondi di tempo per leggere il proprio “incipit” o “raccontare il proprio libro”. Il/la concorrente che, secondo il giudizio del pubblico in sala, avrà ottenuto più voti, passerà alla fase successiva, dove avrà ancora 30 secondi di tempo per la lettura del proprio “incipit” prima del giudizio della giuria tecnica che assegnerà un voto da 0 a 10.

Una volta designato il/la vincitore/trice di tappa, si aprirà il voto del pubblico per il secondo classificato. Chi otterrà più voti potrà partecipare alla “gara di ballottaggio”. I primi classificati di ogni tappa e gli eventuali ripescaggi potranno accedere alle semifinaliper giocarsi la possibilità di approdare alla finale, in programma a giugno 2024.

I concorrenti primo e secondo classificatoriceveranno rispettivamente un premio in denaro di 1.500 e 750 euro; saranno inoltre messi in palio, fra tutti i partecipanti alla finale, il “Premio Italo Calvino”, “Indice dei Libri del Mese”, “Golem”, “Leone Verde”, “Circolo dei Lettori” ed eventuali altri premi assegnati dagli editori.

La partecipazione a “Incipit Offresi” ègratuita e aperta agli scrittori, esordienti e non, maggiorenni e di tutte le nazionalità.

I candidati dovranno presentare le prime righedella propria opera: l’“incipit”, appunto, per un massimo di mille battute con le quali catturare l’attenzione dei lettori e una descrizione dei contenuti dell’opera (max 1.800 battute).

L’“incipit” deve essere inedito (le opere autopubblicate sono parificate alle inedite poiché prive di regolare distribuzione). La gara si svolgerà in lingua italiana. La possibilità di partecipare alle tappe è garantita fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Il “Premio Incipit” e il “campionato” sono dedicati alla memoria di Eugenio Pintore (Bonorva- Ss, 1956 – Gassino-To, 2019), uno dei massimi bibliofili e cultori dell’“arte bibliotecaria”, già direttore della Biblioteca di Settimo Torinese, dal 2003 dirigente della “Regione Piemonte” con l’incarico di riorganizzare tutta la rete dei sistemi bibliotecari e di dare avvio al “Sistema Bibliotecario Area Metropolitana” di Torino (con la partecipazione di circa settanta Comuni della prima e della seconda cintura torinese), fino al 2008 quando assunse l’incarico di Dirigente del “Settore Regionale Biblioteche, Archivi e Istituti Culturali”, con la responsabilità sul patrimonio archivistico, gli istituti della cultura e l’editoria. A lui si devono anche i progetti “Nati per leggere” e “Lingua Madre” ( introdotto al “Salone Internazionale del Libro” di Torino), nonché l’attuazione della “Legge per la Piccola Editoria piemontese”, tesa a favorire la promozione e la diffusione delle opere degli editori locali, anche attraverso il sostegno alle traduzioni e la loro partecipazione alle principali “Fiere nazionali” ed internazionali.

Per info: “Incipit Offresi”, tel. 339/5214819 o www.incipitoffresi

g.m.

Nelle foto: immagini di “tappe” precedenti e di Eugenio Pintore