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Quando, a Torino, Philip Roth intervisto’ Primo Levi

Rileggendo in questi giorni ‘’ Lamento di Portnoy ’’ (traduzione italiana Einaudi, ed. or. 1969 ) di Philip Roth salutato all’epoca come il primo scandaloso romanzo introspettivo della letteratura moderna americana, dove la grammatica del lettino dello psicoanalista, descriveva in prima persona e in forma parzialmente autobiografica, le nevrosi dell’americano medio sradicato, nichilista e oggi si direbbe postideologico e sessualmente frustrato, mi sono ricordato della visita nella nostra città del grande scrittore americano, in occasione di un incontro con Primo Levi nel 1986, per intervistarlo per il ‘’New York Times Book Review ’’. 

Venne a Torino con la moglie Claire Bloom che Levi amava ricordare per essere stata interprete di ‘’Luci della ribalta’’ che fu con la Paulette Godard del ‘’Grande dittatore’’ la musa ispiratrice preferita di Charles Chaplin. Andarono subito a Settimo alla Siva, lo stabilimento chimico industriale nel quale lo scrittore torinese lavorò per molti anni fino alla pensione, che Roth voleva visitare, per conoscere il background di Levi, di cui lesse. La distanza letteraria e culturale tra Philip Roth e Primo Levi non poteva essere più grande. Roth fu eccelso narratore dell’epopea yiddish e suo traghettatore alla fase attuale e postmoderna di Nathan Englander, Levi testimone dell’Olocausto tra i più alti. Uno con Bernard Malamud e Isaac Singer  la migliore espressione del milieu intellettuale ebraico nordamericano, l’altro voce documentaria e realista degli orrori del Novecento e dell’ebraismo piemontese laico e assimilato. Eppure si trovarono e avvenne ‘’miracolosamente’’ l’alchimia tra le due personalità e i due mondi, così tanto distanti. Andarono a pranzare al Cambio, si recarono alla libreria Luxemburg di Angelo Pezzana, dove Philip Roth firmò alcune copie delle sue opere più significative, poi si trasferirono allo studio di Primo Levi in corso Re Umberto 75, dove proseguì la loro conversazione, che fu trascritta curiosamente solo a distanza mesi dopo, al di là dell’Atlantico, in forma di epistolario, quando Philip Roth tornò negli Stati Uniti e rimise piede nella sua abitazione. Primo Levi non parlò a Roth della sua grave depressione e fece amicizia con la Bloom che trovò bella, colta ed empatica, all’epoca ancora legata a Philip. Roth scrisse che in Levi ‘’ la scrittura emanava come da un chimico divenuto narratore suo malgrado, piuttosto che il contrario’’, come l’opera ‘’Il Sistema periodico’’ starebbe a sottolineare e le necessità esistenziali dello scrittore torinese a richiederlo. Tutto in Levi è intuito, folgorazione, analisi caratteriale, fiuto del modo di pensare dell’altro, secondo l’americano. Primo Levi non parlò a Philip Roth della sua letteratura pur avendo letto alcune opere, preferì l’atteggiamento schivo, che da sempre umanamente lo caratterizzò, conoscendo poco la critica letteraria, attività che l’americano per contro esercitò sempre in parallelo, a quella di romanziere. Tra Newark nel New Jersey e Torino avvenne una storica stretta di mano e due ambienti culturali agli antipodi videro per sempre il proprio volto riflesso.

Aldo Colonna

Libri da Regalare o Regalarti per Natale

Il Natale si avvicina e con esso l’entusiasmante ricerca del regalo perfetto per le persone care. Tra le numerose opzioni disponibili, i libri rappresentano sempre una scelta apprezzata, offrendo l’opportunità di viaggiare con la mente, scoprire storie avvincenti, imparare nuove cose o riflettere su temi importanti. Per agevolare la vostra selezione, ecco una lista di nove libri che potrebbero soddisfare i gusti di chi li riceverà, spaziando tra novità editoriali e classici intramontabili, romanzi e saggi, generi diversi e autori di spicco.

  • Donne che pensano troppo di Susan Nolen-Hoeksema

Un saggio illuminante e pratico che esplora il liberarsi dalla trappola del pensiero eccessivo, una tendenza tipicamente femminile associata a depressione, ansia e bassa autostima. Questo libro offre utili consigli su come gestire le emozioni per vivere con serenità e fiducia in sé stesse.

  • Succede sempre qualcosa di meraviglioso di Gianluca Gotto

Un romanzo coinvolgente che narra il viaggio in Vietnam di Davide, un uomo alla ricerca di significato nella vita, e di Guilly, un personaggio misterioso e saggio che gli insegna un approccio alternativo e luminoso all’esistenza. Una storia di rinascita, accettazione e amore per la vita.

  • Omicidio fuori stagione di Arwin J. Seaman

Un giallo classico e avvincente ambientato sull’isola di Liten, dove il commissario Erik Winter deve indagare sull’omicidio di una giovane donna, figlia di un noto politico. Tra segreti, bugie e colpi di scena, Winter dovrà scoprire la verità in un’atmosfera nordica di irresistibile fascino.

  • Quando eravamo giovani di Charles Bukowski

Una raccolta di poesie dedicate alla giovinezza, intesa come quell’età incerta e misteriosa compresa tra adolescenza e prima maturità. Bukowski, con il suo stile crudo e sincero, esplora temi come amicizia, amore, sesso, solitudine, ribellione, sogni e disillusioni, regalando un mix di nostalgia e ironia.

  • Doveva essere il nostro momento di Eleonora C. Caruso

Un romanzo irriverente e surreale che segue le avventure di Leo e Cloro, due personaggi agli antipodi che si ritrovano a viaggiare in auto dalla Sicilia alla Lombardia proprio mentre l’Italia sta per entrare in lockdown. Attraverso dialoghi esilaranti e riflessioni profonde, i due scopriranno di avere più cose in comune di quanto credano.

  • Il mondo secondo Karl di Jean-Christophe Napias, Sandrine Gulbenkian e Patrick Mauriès

Un libro che raccoglie le frasi più celebri e divertenti di Karl Lagerfeld, il geniale stilista che ha rivoluzionato il mondo della moda. Un concentrato di saggezza, ironia e provocazione che svela il pensiero e lo stile di un’icona indimenticabile.

  • Destino di Paulo Coelho

Un libro che invita a scoprire la vita da nuovi punti di vista, cercare se stessi e realizzare il proprio luminoso destino. Attraverso le storie di vari personaggi, Coelho offre una serie di “non-regole” che possono aiutare ad amare la vita e la sua intrinseca incertezza.

  • Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald

Un capolavoro della letteratura americana che trasporta il lettore negli Stati Uniti degli anni ’20, l’epoca del jazz e del proibizionismo. La storia si concentra su Jay Gatsby, un misterioso e ricco personaggio che cerca di riconquistare il suo antico amore, Daisy, in una trama di passione, ambizione e illusione che riflette sul sogno americano.

  • La scienza dei cosmetici di Beatrice Mautino

Un manuale informativo e divertente che fornisce conoscenze approfondite sui prodotti di bellezza quotidiani. Dalla skincare allo shampoo, dagli ingredienti alle etichette, dalle bufale alle istruzioni per l’uso, questo libro aiuta a orientarsi nel mondo dei cosmetici, consentendo di fare scelte consapevoli.

Con queste nove proposte, avrete un’ampia gamma di opzioni per accontentare gli amanti della lettura nella vostra lista regali natalizia o per regalarlo a te stesso.

Buona lettura e buon Natale!

CRISTINA TAVERNITI

“La mia notte”, un turbinio di misteri

Fresco di stampa il romanzo di Roberto Lanzo – “La mia notte” (Intrecci Edizioni). Un noir caratterizzato da profonda introspezione psicologica e un set ricco di personaggi e storie che si intrecciano, con ritmo incalzante e una narrazione che sa nascondere fino all’ultima pagina la soluzione di ognuno dei misteri che avvolgono il protagonista in un turbinio di vicende e stati d’animo, talvolta schizofrenici. Perché niente, o quasi, è come appare…

“Nell’arco di una sola notte, un quarantenne torinese racconta l’ultimo anno della sua vita a una donna misteriosa, cercando di recuperare il senso degli eventi.

Ricky è legato da profonda amicizia e complicità alla sua ex moglie, Emma;  frequenta Davide, equilibrato e puntiglioso, e nel mondo virtuale ha costruito un legame tenero e intenso con Katia.

L’incontro con Valentina, sposata con un violento malavitoso, lo travolge.

Sia lui che Emma subiscono una serie di aggressioni, fino a rischiare la vita. Decidono di indagare per scoprire il mandante e tutto riporta al marito di Valentina.

Tra le pieghe del racconto, si intuiscono le fragilità del giovane uomo, affetto da Parkinson da alcuni anni, che nei momenti di crisi più buia si è abbandonato a un “limbo” fatto di esperienze trasgressive. Vive, inoltre, un incubo ricorrente – che affonda le radici nella sua infanzia: uno spettacolo di pagliacci che si conclude in un lago di sangue!

Quando nella sua vita arriva Sonia, Ricky scopre che è l’unica donna capace di amarlo anche per le sue debolezze. Sembra che ogni cosa possa andare finalmente a posto, ma la vita gli riserva un nuovo dolore e una cocente delusione.”

INTRECCI EDIZIONI
ROBERTO LANZO, torinese, classe 1963, ha iniziato a scrivere romanzi per poter esprimere e condividere una parte di sé che aveva voglia di uscir fuori ed essere raccontata, come i diciotto tatuaggi incisi sulla sua pelle, ognuno simbolo di un preciso stato d’animo.

Carmelo Cossa: “Non mi dimentico mai di chiamarti AMORE”

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Noi non viviamo di parole propinate a caso negli intrecci della vita, noi viviamo di fatti, di versi e di parole non dette, ma dettate dal cuore e percepite con l’anima nuda. Le parole e le sensazioni che leggo dopo averti scritto, sono per te, poesia. Sono per noi e per la vita di chi leggendo si emoziona…

 

Carmelo Cossa: il rapporto profondo con la poesia nella silloge “Non mi dimentico mai di chiamarti AMORE”

 

DEDICA AL LETTORE

Questa silloge è dedicata a te che stai leggendo,

a te che ci credi più di me che scrivo,

più di me che sogno, più di me che amo

e più di me che volo.

Ma l’ho fatto sempre in sogno.

A te che leggi, invece, auguro di sognare,

di amare e di volare tutta la vita.

Io scrivo, sogno, amo e volo. E poi? Sogno ancora,

perché sognare si può e non è peccato!

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CARMELO COSSA

Ciao poesia, sei andata via lasciandomi solo il gusto dei tuoi versi.

Ma la lontananza non è niente, siamo soltanto da un’altra parte: tu in vacanza con un altro poeta ed io da solo con la speranza che una notte riuscirò a dormire e un giorno a guarire. Ti penso, e per me è come fossi nella stanza accanto. Abbiamo solo un giorno in più, ma siamo gli stessi che eravamo ieri, ci amiamo e ci scriviamo anche da lontano. Ma non chiamarmi amore. Chiamami con il mio nome; io ti chiamerò: Poesia. Ti si addice, è il tuo. Mi hai stregato, poesia. Mi hai forse fatto un sortilegio? So che saresti capace di tutto per realizzare il sogno di viverci e te ne sono grato, ma temo di sbagliare. Io ti amo e lo farò ogni giorno e in ogni verso. Come hai potuto appurare nel tempo che passiamo insieme ti ho sempre scritto con amore perché lo sei. Non ho potuto e non posso ancora prometterti che ti porterò all’eccelso, ma ti amerò scrivendo come non avrei mai pensato si potesse fare. Non preoccuparti se ti fai scrivere da altri, sei amata da chi ti legge e scritta da chi ti ama.

Io ti amerò come ho sempre fatto, e ti lascio libera nello stesso modo che ti scrivo. Vivo già il supplizio della paura di sbagliare e lo strazio di saperti in altre menti, in altri scritti e in altre mani.

Ma non importa perché tu sei nella mia anima e ti abbraccio per scaldarti e farti vivere come fa un cuore innamorato. Io t’amo come sei. Ma una domanda voglio fartela: Perché quando ti scrivono lo fanno in rima, e in mille altri modi che non voglio nominare?

Io, a volte, nei tuoi confronti mi sento colpevole. Colpevole di scriverti come non dovrei. Ma non è colpa mia se ti porto nel cuore e mi piace scriverti per farti sentire libera. Spesso scrivo ciò che sento per non dimenticarti e poi rileggo ciò che ho scritto per riuscire a ricordare. Ma quando non ricordo, scrivo ancora, poi rileggo e scopro che tu, in un verso o in un altro, sei e sarai sempre poesia.

Allora ti suggerisco un accordo: Io ti scrivo con emozione e come mi dice il cuore, ma ti prego di non sgridarmi. Non è colpa mia se sei nata bella, se mi emozioni e se la mia mente detta i versi senza avvisarmi e io li scrivo così, come li ricordo.

Tu poesia, non dovrai mai sentirti colpevole e io non ti chiederò mai niente. Lo so già! Me l’hanno insegnato le mie notti insonni e i miei giorni tristi. Ma tu, poesia, continua a vivere e a gioire di ciò che ci ha fatto riflettere da sempre e continua a godere del piacere e del tempo che riusciremo a stare insieme per capirci meglio. A volte sono le piccole cose a rendere grande un amore che nessuno potrà mai fermare. Ci piace stare insieme e lo faremo spesso. Voglio pregare, voglio sorridere, voglio pensarti scriverti e amarti come solo amando si riesce a fare.

Il mio nome è il tuo, i tuoi versi sono i miei, l’amore e le emozioni che ci legano sono farina dello stesso sacco. Ci siamo incontrati tardi, ma che importa! L’importante è averlo fatto. Il resto è solo fantasia inutile. Sappi che da adolescente ti studiavo a memoria e provavo a scriverti perché fu amore a prima vista. L’amore che proviamo e che viviamo dobbiamo viverlo a piene mani.

L’amore di questa storia conserverà il significato che ha sempre avuto: Vita! E lo sarà per sempre. Gli accadimenti grandi restano nel tempo e ad essi, specialmente quando si parla d’amore, c’è una continuità che non si spezza. Io sarò sempre nei tuoi versi e tu sarai nei miei pensieri. E chissà che un giorno io e te insieme, non saremo nel cuore di chi ci legge o nei cuori di chi volesse provare a scriverti. Ma io, poesia, continuerò ad amarti davanti al mondo che, anche se non ci appartiene, è nostro. È fatto di semplici cose e di profumi di stagione che nel loro insieme ci rendono liberi di volare nel nostro esistere. Ho sempre gioito quando il sole mi ha regalato luce, ma con la stessa enfasi, quando il fato si è accanito, ho pianto e forse lo farò ancora, ma ti amo e vorrei posare una lacrima nei tuoi versi per far capire a tutti quanto è dolce piangere. Mi auguro che tu sorrida in ogni istante, ma la dolcezza di una lacrima in un verso, è immensa. Noi non viviamo di parole propinate a caso negli intrecci della vita, noi viviamo di fatti, di versi e di parole non dette, ma dettate dal cuore e percepite con l’anima nuda. Le parole e le sensazioni che leggo dopo averti scritto, sono per te, poesia. Sono per noi e per la vita di chi leggendo si emoziona. Quella vita mai vissuta prima che c’incontrassimo e che ci mescolassimo nei versi. Ma quella stessa vita, oggi ci osserva e ci sprona a viverla così, come possiamo e come sogniamo, perché sognare si può e non è peccato.

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LA PRIMA POESIA

“Quella che segue è la mia prima poesia che scrissi quando arrivai a Torino a soli  quindici anni. Oggi, forse,  – commenta Cossa – la scriverei in modo diverso, ma non sarebbe vera allo stesso modo”.

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Il treno

Il treno correndo mi portava via

dalla terra amata e dalla mamma mia.

Poco più di un bimbo son partito,

promettendo a tutti che sarei tornato.

Amavo la campagna e quei luoghi

ma dovevo emigrare per sognare

e vivere una vita nuova, come i giorni

che sognavo.

Quel giorno il treno correva veloce

avrei voluto urlare, ma ero senza voce.

La paura mi attanagliava il cuore

mentre il treno correva da ore.

Qualcuno mi chiedeva dove vai,

ma io pensavo solo ai miei guai.

Un nodo mi serrava la gola

e non riuscivo a dire una parola.

Tentavo di dormire e non pensare

a cosa mi aspettasse al mio arrivare.

Che cosa farò in città io mi chiedevo,

mentre il treno ancora correva

troverò un lavoro dignitoso,

e vivrò una vita decorosa.

Il sonno infine venne e sognai cose belle

e quando dal treno scesi titubante

l’emozione mi soprese e piansi.

Oggi voglio aggiungere che quel viaggio cambiò la mia vita, ma le cose belle che sognai, nonostante tutto, le sogno ancora e lo farò fino alla fine dei miei giorni perché ogni giorno vivo, non ho più paura e sogno ancora.

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L’ULTIMA LIRICA DELLA SILLOGE

La raccolta si conclude con questa lirica che ha dato il titolo alla silloge.

Non mi dimentico mai di chiamarti amore

Non so più se sei donna, se sei amore,

se sei sogno, o se sei solo poesia,

ma ti amo come fossi amore,

ti sogno come fossi vita,

ti scrivo ogni notte una poesia

e mi manchi perché sei il mio respiro.

Ma ora dimmelo tu, donna mia,

che cosa sono i tuoi occhi, il tuo volto,

e il tuo sorriso se non poesia?

Sai donna, sei tu la poesia da scrivere,

da amare, da sognare e da vivere

volando e cantando il titolo e i versi

dell’unico motivo che un cuore folle

e innamorato può intonare:

Non mi dimentico mai di chiamarti amore…

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LINK UTILI

Il link che porta direttamente alla pagina di Amazon: https://amzn.eu/d/ani0F2s

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Canale Youtube dove ci sono alcuni video e tante video poesie: https://www.youtube.com/user/carmelocossa

Alla scoperta di HACCA EDIZIONI

Hacca è una piccola casa editrice marchigiana con una grande modernità, sia per quanto concerne i titoli che per le scelte editoriali. Stupisce da subito la grafica curatissima, lo stile e la selezione di autori e testi che ne sottolineano l’importanza del lavoro sottostante. Fondata e diretta da Francesca Chiappa, si occupa dal 2006 di pubblicare recuperi del Novecento e narrativa contemporanea. Propone titoli eterogenei ma accomunati da un’attività di ricerca che valorizza da un lato la tradizione della letteratura industriale italiana, dall’altro opere – di autori esordienti e non – nelle quali gli immaginari narrativi sono tracciati riservando un’attenzione particolare al linguaggio, spesso innovativo se non sperimentale. Vi presentiamo qui due romanzi del loro ampio catalogo 2023 che abbia letto e recensito per voi.

NOTTE- Elisabetta Pierini- di Valeria Rombolà

Dopo il successo de “La casa capovolta”, che nel 2021 è valso all’autrice il Premio “Calvino”, Elisabetta Pierini torna con un romanzo dalla scrittura fascinosa in grado di tenere il lettore incollato alla pagina. Ambientato in un paese dove non succede mai niente, sarà l’arrivo di un nuovo parroco (Don Filippo) a ribaltare pagina dopo pagina il senso della realtà e a svelare l’intima verità dei protagonisti che deboli e spaesati vivono la loro “notte”. La Pierini fa addentrare il lettore in una verità cruente e in grado di ribaltare l’ apparente calma. Insieme a Don Filippo, epicentro narrativo del romanzo, si intersecano le storie lontane ma in realtà vicinissime degli altri protagonisti, su uno scenario oscuro e inquietante. Un libro potente in grado di generare un un fortesenso di straniamento che “il lettore non sa fino a che punto assecondare” (Il Resto del Carlino). Nel titolo viene celato tanto del senso del romanzo: una lenta e progressiva rivelazione della “luce” di verità nascosta dietro una notte di menzogne e sospetti infondati.

L’ORO E’ GIALLO-Benedetta Fallucchi-di Francesca Bono

Che questo romanzo, opera prima di Benedetta Fallucchi, abbia un che di originale, lo si intuisce già dal titolo. Immaginate quanto questa impressione si concretizzi nel momento in cui si palesa la protagonista indiscussa di questa narrazione: la pipì. È infatti attraverso il rapporto con la propria vescica che la protagonista esprime, scoprendoli talvolta nel corso della narrazione, vissuti, pensieri, descrive eventi e ricordi. Blocchi fisici e psicologici sono abilmente tracciati e resi tangibili da un’apparentemente scontata funzione corporea, in grado però, quando occorre, di “parlare” in maniera molto esplicita. “Elucubrare sulla propria vescica è un lusso”, scrive l’autrice. Ma lusso è anche riuscire a fare della pura e semplice minzione un filo conduttore, a volte un elemento di rivelazione, di un’intera storia di vita. È un linguaggio denso, carico di riferimenti e correlazioni temporali, che a un tempo confonde e costringe a tenere alta la tensione di pensiero, a fare da sfondo a questa irriverente modalità narrativa, perfettamente in linea con il taglio sperimentale adottato dalla casa editrice.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Marina Cicogna “Ancora spero” -Marsilio- euro 19,00

Marina Cicogna Mozzoni è stata la contessa del Cinema italiano, al quale ha dedicato la sua strepitosa vita. Prima produttrice cinematografica del nostro paese, è riuscita ad imporsi in un ambiente prevalentemente maschile. E’ morta nella sua casa romana stroncata dal cancro il 4 novembre, ad un soffio dall’89esimo compleanno, accudita dalla compagna- figlia adottiva Benedetta.

Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata era nata il 29 maggio 1934 a Roma, e la roulette della vita le aveva assegnato subito eccellenti carte in mano. Il padre era il conte Cesare Cicogna Mozzoni, della casata lombarda i cui quarti di nobiltà risalgono al Cinquecento e a Carlo V; la madre, la contessa Annamaria Volpi di Misurata, famiglia veneziana con radici che risalgono ai Dogi. Suo padre (nonno di Marina) Giuseppe Volpi era imprenditore, ministro dell’Economia e delle Finanze e colui che inventò la Biennale, la Mostra del Cinema nel 1932 e di conseguenza il Lido di Venezia. Mossa notevole, dettata non tanto dall’amore per il cinema, quanto dall’intento di riempire i suoi alberghi di un turismo “alto”, con le star come richiamo.

Questi i gloriosi natali, ma in seguito si è fatta strada soprattutto con la sua tempra. Il cinema in parte lo ha ereditato nel corredo genetico del Dna, poi è diventata la passione e il fulcro della sua vita. Praticamente è cresciuta nella culla della Mostra del Cinema, assistendo anche a 4 film quotidianamente e incontrando, a fianco del nonno, miti come Liz Taylor, Greta Garbo, Charlie Chaplin, e molti altri. Inoltre il padre aveva vinto l’Oscar per aver prodotto il film “Ladri di biciclette”.

Importante fu l’incontro con il produttore di “Via col vento” David O. Selznick che seriamente avrebbe voluto adottarla, e lei considerò sempre un secondo padre.

Dopo la maturità a New York intraprese studi universitari, sempre in America, in arte, letteratura e cinema. Ebbe come insegnante niente meno che Marguerite Yorcenaur, e come vicina di stanza al college Barbara Warner, figlia del famoso produttore. Fu lei a presentarle mezza Hollywood, tra cui pezzi da novanta come Marlon Brandon e Montgomery Clift.

Oltre alle star Marina Cicogna si divertì parecchio anche a frequentare il Jet Set, da Gianni Agnelli ad altri nomi del Gota internazionale. Conobbe la Monroe e fu amica di Jackie Kennedy….giusto per dare l’idea.

Dopo la laurea, tornata a Roma si occupò subito di cinema insieme al fratello Bino. Da allora dimostrò lungimiranza, acume e coraggio. Sua l’intuizione nel 64 di produrre “Belle de jour” di Buñuel con cui vinse il Leone d’Oro a Venezia. E via di successo in successo, fino all’Oscar nel 71 con “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e l’anno scorso il premio alla carriera.

Una vita ai massimi livelli, affrontata con coraggio anche nelle scelte di vita privata. Il cinema fu il colpo di fulmine per eccellenza, poi l’amore con l’attrice Florinda Bolkan durato quasi un ventennio. L’approdo degli ultimi 40 anni con Benedetta Gardona (più giovane di 25 anni) che adottò per garantirle un futuro e con la quale condivise case, viaggi, interessi.

Ma nella vita di questa donna amante della mondanità e dei nomi altisonanti ci sono state anche storie d’amore con Alain Delon quando era una ragazzina attratta dal mito, e con Lex Barker protagonista di “Tarzan”.

Questo e molto altro lo trovate in questa biografia senza veli che offre a tutto tondo una vita straordinaria. E se volete entrare ulteriormente nel mondo di questa produttrice rivoluzionaria, guardate il documentario di Andrea Bettinetti “Marina Cicogna-La vita e tutto il resto” del 2021.

 

 

Bret Easton Ellis “Schegge” -Einaudi- euro 23,00

E’ il primo romanzo in cui lo scrittore americano mette in scena se stesso adolescente nella Los Angeles degli anni 80: tra sesso in abbondanza, droghe, psicofarmaci, soldi, serial killer, e anche un po’ di nostalgia per un tempo ormai passato. Ed è un ritorno in libreria dopo 13 anni di assenza in cui si era concentrato su sceneggiature per cinema e serie televisive.

Bret Easton Ellis è nato a Los Angeles nel 1964, ricco rampollo di una famiglia abituata allo sfarzo: padre imprenditore immobiliare, madre “socialitè”, villa ultramilionaria in un quartiere extralusso. “Le schegge” è nato prima come serie di episodi nel suo podcast, ora diventato un libro di oltre 700 pagine che potrebbero scandalizzare parecchio.

Torna a raccontare la Città degli Angeli tra feste in piscina, strisce di coca, sesso promiscuo, musica new wave, in cui sono protagonisti i 17enni degli anni 80, che con Bret frequentavano la prestigiosissima Buckley School. Dunque anche un romanzo di formazione.

Oltre ai turbamenti per la scoperta della sua omosessualità, l’autore ricorda pure il caso di quegli anni in cui un serial killer seminava terrore e morte. Chiamato “Il Pescatore” si dilettava a sbudellare le sue vittime e i loro animali e, non si sa bene per quale motivo, aveva preso di mira il gruppo di Bret. Aspettatevi anche momenti horror e splatter.

Un romanzo denso di contenuti: turbamenti, difficoltà ad accettare la propria diversità, escamotage per nascondere la sua vera natura, fidanzate di facciata e attrazione per i compagni dai corpi prestanti, sesso estremo, comportamenti sopra le righe, dinamiche spinose dei rapporti in una fase complicata come quella adolescenziale…e una buona dose di cronaca cruenta e reale. E “Le schegge” diventerà quasi sicuramente una serie tv.

 

 

R.C. Sheriff “Nuove abitudini” -Fazi Editore- euro 18,50

Lo scrittore, drammaturgo e sceneggiatore inglese Robert Cedric Sheriff, nato nel 1896 e morto nel 1975, è stato un grande cantore della vita quotidiana, quella fatta di piccole cose e abitudini ripetute e rassicuranti.

In questo romanzo protagonista è il 58enne Mr Baldwin che sta per andare in pensione dopo 40 anni di onorato impiego presso una compagnia di assicurazioni della City (stesso lavoro svolto dall’autore prima di arruolarsi nel reggimento dell’East Surrey all’inizio della Prima Guerra Mondiale).

Lo spettro dell’età pensionabile serpeggia foriero di vita svuotata e sul precipizio del suicidio, fase in cui ci si sente improduttivi e quasi inutili. Mr Baldwin è un abitudinario che durante la pausa pranzo amava osservare dal London Bridge il carico /scarico delle chiatte, e l’ultimo giorno riceve il classico regalo dai colleghi, un orologio che dovrebbe scandire tempi nuovi….ma tutti da reinventare.

Vive con la moglie (placida casalinga) da sempre in una vecchia casa nei sobborghi di Londra. La coppia ha i suoi ritmi consolidati che ora vanno rivisti alla luce del tempo a disposizione che si dilata a dismisura. Il protagonista se le inventa tutte per combattere noia e momenti morti; da letture corpose a maldestri tentativi di giardinaggio, pisolini in poltrona e piccoli battibecchi senza peso, di quelli che animano le coppie collaudate da una vita insieme.

Poi qualcosa cambia e la vita riprende sprint. Durante la passeggiata abituale nella campagna del Surrey si imbattono nei frenetici lavori di nuove case in costruzione, moderne e dotate di ogni comfort. Una vita fuori dal caos che ha il prezzo di oltre 1.000 sterline. Ecco cosa catapulta i Baldwin in una nuova euforia. Contano i risparmi e mettono in vendita la loro vecchia abitazione con mobili annessi, pregustando -ma anche un po’ temendo- l’apertura di una fase inedita delle loro esistenze. Non resta che gustarvi il clima di questo piacevole romanzo.

 

 

Amira Ghenim “La casa dei notabili” -edizioni e/o- euro 19,00

Questo è un dramma familiare narrato da più voci e ricostruito anche attraverso lettere e testimonianze dei vari personaggi. A scriverlo è stata l’autrice tunisina Amira Ghenim, docente di linguistica, che con questo suo secondo romanzo rende omaggio alla figura di intellettuale e riformatore Taher-al-Haddad. Personaggio che nel 1930 scrisse il testo “La nostra donna nella sharia e nella società” facendo scalpore tanto da renderlo un reietto condannato a finire i suoi giorni in miseria. Lui è il protagonista silenzioso di questa saga familiare.

La vicenda è ambientata nella Tunisia degli anni 30 del Novecento ed è un potente affresco sociale, politico e culturale del paese in quel periodo. Al centro le vicende di due famiglie dell’alta borghesia tunisina: gli en-Neifer decisamente tradizionalisti e conservatori convinti, e gli ar-Rassa, invece, progressisti e liberali

La famiglia altolocata degli en-Neifer è formata dalla madre Jnaina, il padre Othman, i figli Moshen e Mhammed e dalla nuora Zubaida, moglie di Moshen.

La loro pace domestica viene totalmente stravolta dall’arrivo di una lettera per Zubaida che sarà l’inizio di una serie di eventi drammatici che, oltre alla famiglia en-Neifer, coinvolgerà anche quella della donna, gli ar-Rassà, e un’altra nutrita pletora di altri personaggi.

La missiva scatena il putiferio perché sembra accusare Zubaida ar- Rassà di avere avuto una tresca con il suo precettore ai tempi in cui era nubile, Taher al-Haddad.

Sarà l’inizio di una vicenda che travolgerà le due famiglie; di fatto non si capirà se davvero la giovane sia colpevole di adulterio, oppure vittima di una montatura per distruggere la sua felicità. Ogni personaggio darà la sua versione dei fatti; ma quello che più conta è l’affresco di quella società in bilico tra vecchio e nuovo, e sulla strada del cambiamento.

 

Paola Totis: scrivo per condividere esperienze e stimolare riflessioni

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Fin da bambina il mezzo espressivo che preferisco è la scrittura, ma il primo romanzo l’ho scritto come terapia: avevo bisogno di rielaborare un trauma infantile che avevo rimosso, cercando di trovare un senso a quanto mi era accaduto e alle conseguenze che ha portato nella mia vita.

 

L’autrice

Paola Totis è nata a Udine nel 1976, dove ha conseguito il Diploma all’Istituto Magistrale “C. Percoto” e il Diploma presso la Scuola di Teologia. Ha insegnato alcuni anni in varie Scuole dell’Infanzia e Primarie del Friuli. Nel 2000 ha abbandonato l’insegnamento e si è trasferita a Noventa Vicentina, dove vive attualmente. Ha esordito nel 2016 con il romanzo “Chi è senza peccato?”, pubblicato da Edizioni Giorgione. Nel 2020 ha pubblicato il secondo romanzo, “La Compagnia del Silenzio”, con LogiKal Edizioni. È dell’agosto 2023 la pubblicazione dell’ultimo romanzo “Novanta” in self-publishing. L’autrice lavora come collaboratrice nella redazione di articoli per il mensile “AREA 3 news”.

 

L’intervista

Innanzitutto cosa ti ha spinto a scrivere il primo romanzo “Chi è senza peccato?” e quale tematica affronta?
«Fin da bambina il mezzo espressivo che preferisco è la scrittura, ma il primo romanzo l’ho scritto come terapia: avevo bisogno di rielaborare un trauma infantile che avevo rimosso, cercando di trovare un senso a quanto mi era accaduto e alle conseguenze che ha portato nella mia vita. Nasce così “Chi è senza peccato?”, che parla di tre donne che sono state molestate da un prete durante l’infanzia e insieme, grazie alla ritrovata amicizia che le legava, cercano di affrontare e superare le conseguenze che la traumatica esperienza ha lasciato nelle loro esistenze. Quando ho capito quante persone sono state toccate da questo vissuto durante l’infanzia, ho deciso di pubblicare il libro per condividere con esse timori e speranze, ma anche per denunciare questa realtà spesso sottaciuta».

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Nel 2020 pubblichi “La Compagnia del Silenzio”. Questo secondo romanzo di cosa parla?
«Anche questo romanzo nasce dalla riflessione riguardo un’esperienza personale, che è un vissuto di molte persone: la malattia e la perdita di un famigliare. Il romanzo scorre su due binari paralleli, che si alternano nei vari capitoli: la vicenda di Frans Van Raey, nella città di Amsterdam del Seicento e quella di Rosalba Trevisan, nella Vicenza contemporanea. Entrambi, pur in epoche e circostanze diverse, indagano sulla morte di un genitore, che appare loro prematura e inaccettabile, giungendo a una verità inaspettata che li aiuterà ad affrontare la dolorosa perdita. Il lettore scoprirà solo alla fine il filo invisibile che unisce i due protagonisti. Questo romanzo parla dell’accettazione del limite umano e della sofferenza. Ancora oggi sono tante le malattie di cui la scienza medica non conosce le cause e le cure, molte delle quali degenerative, pur essendosi notevolmente allungata l’aspettativa di vita, che però non va di pari passo con la qualità della vita. Pertanto il romanzo affronta anche un argomento molto dibattuto: l’eutanasia».

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Di recente hai pubblicato l’ultimo romanzo “Novanta”. Titolo piuttosto curioso: a cosa allude?
«Novanta non è altro che il nuovo nome che Noventa Vicentina, cittadina in cui vivo, prende nel momento in cui nasce la Seconda Repubblica di Venezia, nel giugno 2035, dal momento che si trova a novanta chilometri dalla capitale Venezia. È un romanzo distopico, in cui immagino uno scenario politico nazionale ed europeo diverso da quello attuale, causato dai tanti moti indipendentisti e dalla volontà di uscire da una situazione economica e sociale disastrosa. A narrare la storia in prima persona si alternano i due protagonisti Carlo Zafon e Giulia Petris. Il primo è un esponente idealista e ambizioso del Partito Indipendentista, divenuto Podestà di Novanta, che desidera candidarsi al Maggior Consiglio, il Parlamento veneto, per meglio conseguire i propri obiettivi politici. Giulia Petris è una vecchia fiamma del Podestà Zafon che fa parte del gruppo di opposizione di Novanta, nato in clandestinità per contrastare le riforme attuate dalla Seconda Repubblica di Venezia. Giulia si fa assumere come segretaria del Podestà Zafon per spiarne le mosse politiche, al fine di sabotarle. La vicenda condurrà il lettore fino ai risultati delle elezioni parlamentari, attraverso due anni in cui alleanze, mosse avversarie, compromessi e tradimenti coinvolgeranno i protagonisti in una girandola di emozioni e avvenimenti che porterà a un finale inaspettato. Il romanzo vuol essere una riflessione sul potere, non solo quello politico, ma anche quello dell’uomo sulla natura e dell’uomo sulla donna».

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Quali scelte hai fatto per le ambientazioni dei tuoi romanzi?
«Ho ambientato i tre romanzi tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, territori che conosco bene perché vi ho vissuto e di cui ho voluto descrivere le atmosfere, le bellezze storiche, artistiche e naturalistiche, oltre che gli aspetti culturali. Ho fatto un’eccezione per la città di Amsterdam, conosciuta durante un viaggio, che mi ha affascinato per la sua storia e per l’apertura mentale dei suoi cittadini».

Dove si possono trovare i libri?

Essendo autopubblicazioni o libri ormai fuori catalogo della casa editrice, li distribuisco personalmente. Chi fosse interessato, può richiederli scrivendomi in privato e lasciando il proprio indirizzo per la spedizione a:
https://www.facebook.com/paola.totis.7

https://instagram.com/paolatotis?igshid=NzZlODBkYWE4Ng==

indirizzo mail paolatotis76@gmail.com

 

Rinviato incontro con Carlo Lucarelli allo IAAD

A causa di una sopraggiunta indisponibilità dello scrittore Carlo Lucarelli, l’incontro previsto per giovedì 14 dicembre allo IAAD. nell’ambito di “Add dialogue to your design” sarà rinviato nel 2024, a data da destinarsi. 

 

 

ADD DIALOGUE TO YOUR DESIGN

 

Il male fa parte del mondo, ci affascina e ci respinge. Ma come si racconta? L’incontro con lo scrittore, sceneggiatore e conduttore televisivo Carlo Lucarelli di giovedì 14 dicembre allo IAAD. per “Add dialogue to your design”, in dialogo con Andrea Bozzo, avrà come tema l’evoluzione della rappresentazione del male a partire dai grandi casi di cronaca, tra parole, immagini e canali di comunicazione, cercando il punto di incontro tra l’aspetto emotivo e l’oggettività dei fatti.

 

“Add dialogue to your design” è un originale ciclo di incontri in presenza, ideato e promosso da IAAD., con alcuni protagonisti del nostro tempo, talenti di spicco in differenti campi di ricerca e di esercizio professionale: per loro, coniugare l’esperienza creativa al valore del dialogo è, allo stesso tempo, un esercizio necessario e un dovere imprescindibile.

Il dialogo è uno dei cinque valori fondanti dell’identità IAAD., uno dei concetti chiave che l’Istituto d’Arte Applicata e Design adotta per rappresentare, definire e comunicare il proprio ruolo e le traiettorie del suo impegno culturale e formativo. Nel campo del design, il dialogo diventa l’orchestratore silenzioso che tesse lo sviluppo del processo creativo e ne guida il risultato finale. “Essere IAAD.” significa credere, oltre che nel dialogo, nei valori dell’immaginazione, del coraggio, della cultura e del rispetto.

 

BIO

Carlo Lucarelli (Parma 1960) è uno scrittore, autore televisivo e sceneggiatore. Dal 1990 ad oggi ha pubblicato oltre 20 romanzi, diversi saggi e raccolte di racconti. Per Einaudi ha pubblicato la serie di romanzi con protagonista l’Ispettrice Grazia Negro, la serie con l’Ispettore Coliandro, quella con il Commissario De Luca e la serie di romanzi storici ambientati durante il periodo coloniale L’ottava vibrazione, Albergo Italia, Il tempo delle Iene. Per la RAI è stato autore e conduttore del programma Blu Notte. Su Sky Arte HD ha scritto e condotto Muse Inquietanti ,“Inseparabili – vite all’ombra del genio” e “In compagnia del lupo – il cuore nero delle fiabe”. Dal 2017 è presidente delle Fondazione Emiliano-Romagnola per le Vittime dei Reati.

 

L’evento è gratuito e libero fino ad esaurimento posti, con registrazione obbligatoria al link:

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-iaad-add-dialogue-to-your-design-carlo-lucarelli-770163248007?aff=oddtdtcreator

 

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Marco Meier “Ingemaus” -Feltrinelli- euro 22,00

Marco Meier ci racconta i primi 29 anni di questa donna straordinaria, morta a 87 anni, il 20 settembre 2018, della quale molto sappiamo nelle sue vesti di editrice lungimirante. Ma in queste pagine conosciamo la sua vita antecedente l’incontro con Giangiacomo Feltrinelli.

Era nata con il cognome Schöntal in Germania, a Essen, il 24 novembre 1930, da padre ebreo e madre luterana. In famiglia la chiamavano Ingemaus (topolina), e di fatto risultava una mezzosangue perseguitata dai nazisti; istruzione scolastica negata e rischio di essere deportata. Il padre Siegfried riuscì a mettersi in salvo perigliosamente e grazie al coraggio della moglie; ma oltreoceano si rifece una vita senza tornare più indietro.

Inge cresce con la madre Trudel, donna dalla tempra d’acciaio, che unisce il suo destino a quello di un ufficiale delle cavalleria tedesca, Otto. Uomo per bene che diventa un patrigno amorevole e riesce a proteggere la sua nuova famiglia per un certo tempo tra le mura della caserma di Gottinga. Ma con la fine della guerra perde tutto e la famiglia precipita verso la fame, tanto più che sono nati i fratellastri di Ingemaus, Maren e Olaf.

Nel libro scorrono l’infanzia di Inge, le amicizie, gli studi; poi finita la guerra, nel 1950, carica la sua bici gialla su un furgone, e parte in direzione Amburgo verso un futuro tutto da costruire.

Ci riuscirà benissimo. Gli inizi sono come assistente della fotografa Rosemarie Pierer. Inge dorme in uno stanzino, ma impara tutto il possibile sull’arte della fotografia. E’ minuta, bellissima, intrepida, impertinente, intuitiva, spavalda e anche fortunata; temeraria e capace di affrontare mille difficoltà, superandole, finisce quasi sempre per trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

Decide di voler diventare una fotoreporter e nulla più la fermerà. Inizia a lavorare per la popolare rivista femminile “Constanze” e ben presto si distingue come una delle fotoreporter tedesche più ricercate. Inizia a girare il mondo e inanella un reportage di successo dopo l’altro.

Decisivi per il salto di carriera lo scoop della foto che coglie la diva Greta Garbo per strada, e le apre la porta di “Life” ovvero l’Olimpo dei fotografi; quando arrivi su quelle pagine sei in vetta. Poi varca le porte dei maggiori fotografi, spesso senza neanche un appuntamento. Semplicemente e arditamente si presenta e conquista con la sua personalità pezzi da novanta come Avedon, Rawlings, Blumenfeld.

Tra gli incontri e gli scatti più importanti Anna Magnani, Billy Wilder, Haudrey Hepburn, ma anche Churchill e Kenndey. I colpi maestri sono Picasso ed Hemingway che la ospita a Cuba per tre settimane e lei ritrae con il famoso Marlin appena pescato.

E’ una fotoreporter di conclamato successo quando incontra a una festa il giovane editore italiano Giangiacomo Feltrinelli, i due si innamorano e si sposano. Inizia così la seconda vita di Inge, il cui ingresso in casa editrice si rivelerà strategico, soprattutto per la sua abilità nel tenere i contatti con gli scrittori internazionali.

E sarà lei a salvare la Feltrinelli dal disastro dopo che il marito si lega ai gruppi armati di estrema sinistra, e muore il 15 marzo 1972, ufficialmente dilaniato dalla bomba che stava per far detonare ai piedi di un traliccio dell’alta tensione a Segrate.

 

 

Cathleeen Shine “Qui tutto è possibile” -Mondadori-

Euro 20,00

La Shine, nata a Westport in Connecticut nel 1953, diventata famosa con “La lettera d’amore” nel 1996, questa volta ci avvolge con una storia che ne racchiude tante altre – dal nazismo a Hollywood- e ruota intorno a una protagonista strepitosa.

Solomea (Mamie) Künstler è un’arzilla splendida signora di 93 anni -capelli rossi, orgoglio di razza e tempra di acciaio- che vive in una villa di Venice con un cane San Bernardo e l’amica-domestica-braccio destro Agatha, che è pure mezza sorda.

Durante il lockdown ospita il nipote Julian, 24enne intelligente che non sa ancora bene cosa fare da grande; forse lo sceneggiatore, e per il momento è ben felice di fare da chaperon alla nonna che si è rotta il polso e vive vicino a Hollywood.

Julian è alla ricerca di ispirazione e non potrebbe trovare di meglio della storia di quella nonna incredibile che gli racconta la sua lunga vita, degna di un romanzo.

Mamie, di famiglia ebrea, aveva 11 anni nel 1939, quando insieme ai genitori artisti e al nonno, era fuggita da Vienna invasa dai nazisti e, a bordo del transatlantico Ȋles de France, aveva raggiunto l’America, terra di nuove opportunità.

La famiglia si era poi stabilita in una villetta sul litorale di Santa Monica, a due passi da Hollywood, che in quegli anni divenne avamposto della Mitteleuropa dando lavoro a rifugiati di ingegno e talento.

I Künstler si trovarono così a gravitare proprio nel glamour hollywoodiano: tra lavoro, party, émigré esponenti del mondo del teatro (noti alla madre) e della musica (che conoscevano il padre). Una sorta di colonia europea che annoverava personaggi del calibro di Thomas Mann, Bertolt Brecht, il regista, attore, sceneggiatore e produttore cinematografico Ernst Lubitsch, tedesco naturalizzato statunitense. E ancora, Scönberg e Stravinsky, ma soprattutto la divina Greta Garbo.

Ed è intorno all’attrice che il racconto della nonna si fa ancora più intrigante. Perché tra i tanti capitoli del passato c’è anche la relazione romantica….e forse non solo…tra la giovanissima Mami e la diva che insieme scompaiono per un periodo. Ma tra gli aneddoti e i ricordi di una vita lunga quasi un secolo ci sarà molto di più …

 

 

Pierre Adrian “I giorni del mare” -Atlantide- euro 22,00

Non per caso si tende a tornare spesso in uno stesso luogo per le vacanze; e non per caso il giovane protagonista 30enne Andrea fa ritorno nella casa di famiglia in Bretagna, a Brest. Luogo avito e magico in cui ha trascorso innumerevoli estati che l’hanno formato.

Nella casa bretone dell’infanzia si ritrovavano ad agosto nonni, zii e cugini, anno dopo anno tutti amorevolmente insieme, secondo i soliti ritmi consolidati e diventati certezze.

Il breve romanzo del francese Pierre Adrian, giovane talentuoso, nato nel 1991, è un tenerissimo tuffo all’indietro nel passato che si trasforma ora in dolce malinconia. Andrea scandisce capitoli che riproducono quei ritmi lenti, vacanzieri, di giochi, scorribande e nuotate insieme alla pletora di cugini.

Un ritmo pacato in cui si affacciano personaggi memorabili, a partire dalla nonna quasi centenaria, scenari meravigliosi come le spiagge bretoni con alte e basse maree a rendere indimenticabile l’aurea del luogo. Ritornano alla mente di Andrea le estati fatte di momenti infiniti, le colazioni tutti insieme sotto il portico, i bagni di mare e le pigre serate nei letti pieni di sabbia. Poi gli incontri con nuovi amici, come Anna, conosciuta quando era bambino e di cui aveva perso i contatti; e uno su tutti il cuginetto Jean che rimane nel cuore.

 

 

Francesca Sgorbati Bosi “Nobili contraddizioni” -Sellerio- euro 20,00

In questo accurato saggio, la studiosa del Diciottesimo secolo in Francia e Gran Bretagna, racconta come in quel tempo in Inghilterra fu messo a punto un nuovo codice di comportamento con lo scopo di differenziarsi dai detestati francesi.

Con l’ambizione di creare una nazione di eroi in grado di conquistare il mondo, elaborarono un modello preciso di donne e uomini inglesi al quale bene o male il paese si adattò.

Alcune contraddizioni però non vennero sanate da questo galateo. Per esempio, il gentiluomo inglese doveva avere il massimo self control, ma nella realtà la violenza serpeggiava anche nelle scuole. Tra gli altri ideali c’erano: onestà e lealtà (ma adulteri e scandali imperavano); razionalità (ma si perdevano fortune al gioco d’azzardo); buon gusto e sobrietà (ma andavano pazzi per le feroci lotte tra animali che invece scandalizzavano gli stranieri). E tra i numerosi dictat anche l’essere cosmopoliti (eppure giravano per il mondo pieni di pregiudizi inscalfibili) e andare fieri della libertà inglese (ma le donne non ne usufruivano).

Molte contraddizioni non si risolsero, ma insieme al galateo elaborato nel Settecento, crearono il British Style che, nel bene e nel male, tutt’ora conosciamo.

L’autrice riesce a raccontare tutto questo in modo documentato, ma anche divertente e facilmente accessibile. Sottolinea come gli inglesi, a differenza di francesi e italiani, impressero al loro galateo un forte significato nazionalistico che li identificava.

Mettendo a punto una sorta di politeness dettagliata ci si ispirò al comportamento degli aristocratici, e si sostenne che per essere considerati dei veri gentleman occorreva comportarsi esattamente come loro.

 

Libri che parlano di libri

Una bacheca che dedicata ai libri che raccontano se stessi.

Durante una bella passeggiata nella nostra citta’ sono entrata in una delle mie librerie preferite alla ricerca di un libro che mi ispirasse. Oltre ad alcuni titoli che mi hanno convinto per i loro argomenti interessanti, ho trovato una intera bacheca che mi ha colpito molto: “i libri che parlano di libri”, un’ intera collezione di pubblicazioni meravigliose che sottolineano l’importanza della lettura e raccontano di storie ambientate in biblioteche e altri luoghi magici colmi di copertine e carta stampata.

Sorpresa dall’idea e ammirata dalle copertine colorate e iconiche, ho notato alcuni titoli che mi hanno incuriosito particolarmente.

Il primo e’  Curarsi con i libri, di Ella Berthhoud e Susan Elderkin,  che racconta di rimedi letterari per ogni malanno. Il volume propone una sorta di ricettario letterario, dedicato al corpo e allo spirito, e il suo potere curativo in base alla problematica da affrontare, dal raffreddore al mal d’amore. Il libro, edito da Sellerio, e’ scritto con un approccio umoristico e narra aneddoti e storie di vita di protagonisti piu’ o meno illustri coinvolti da disturbi e acciacchi di varia natura.

Un altro libro che ha attirato la mia attenzione e’ la Biblioteca dei sussurri, di Desy Icardi, ambientato a Torino e pubblicato da Fazi.

Dora e’ una bambina speciale che abita in una casa che si affaccia sull’omonimo fiume torinese. La piccola protagonista ha un dono particolare, riesce ad ascoltare i sussurri della casa, gli “spifferi” di chi non c’e’ piu’. Tutto procede normalmente finche’ la morte non si porta via suo zio e per consolarsi passa le sue giornate nella Biblioteca Civica di Torino dove incontra il Lettore Centenario che le insegnera’ ad essere una vera lettrice.

Il libraio di Venezia, edito da Feltrinelli, invece, con la sua copertina che raffigura la calma dopo la tempesta, narra della famosa libreria Moby Dick che Il 12 novembre 2019 viene inondata da 187 centimetri di acqua che sommerge gli scaffali di Vittorio, il proprietario. Tutto sembra perduto, ma quei libri anche se oramai sono rovinati dall’acqua e non piu’ perfetti, sono ancora vivi, proprio da questa visione parte la rinascita, simbolo di speranza. Personaggi, colpi di scena, l’amore che nasce grazie ai libri, un bel romanzo di Giovanni Montanaro.

Un altro libro che mi ha attirato a se’ per la copertina, una libreria con una scritta in giapponese in una bella illustrazione e’ I miei giorni nella libreria Morisaki, di Satoshi Yagisawa, edito da Feltrinelli.

Ambientato a Jinbōchō, Tōkyō, il tranquillo quartiere delle librerie in mezzo ai grattacieli della capitale giapponese, narra di Tatakouna giovane ragazza reduce da una delusione amorosa. Lo zio, Satoru, decide di tenderle la mano proponendole di lavorare qualche ora nell’antica libreria e di abitare al piano di sopra di questa, la ragazza accetta la proposta nonostante non sia, ancora, una amante dei libri. Le giornate saranno scandite da discussioni sulla letteratura giapponese e dagli incontri con un ragazzo coinvolto da un misterioso romanzo. Tatako scoprira’ un modo di relazionarsi e di comunicare che parte dai libri.

Molti altri sono i libri esposti in questa bella vetrina dedicata alla lettura: il noto L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafon, Una vita da libraio di Shaun Bythell, La piccola libreria sul Tamigi di Frida Skyback, Il club delle fate dei libri di Thomas Montasser e moltissimi altri.

La lettura e’ una passione, ma puo’ essere una terapia molto efficace, i libri sono quei rimedi di cui non si dovrebbe mai fare a meno.

MARIA LA BARBERA