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Maria Stella: “Non ti ho mai salutato”, la storia di un grande amore

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Non ti ho mai salutato è la storia di Marco, un ragazzo dei giorni nostri che fin da piccolo vive intensamente.

Il tempo gli porta via presto alcuni affetti, lasciando il ragazzo con le prime domande senza risposte, con un’adolescenza di turbamenti e scoperte del proprio io in tutte le sue forme ed esigenze, di incomprensioni e pensieri inespressi.

Non mancano esperienze vissute con l’entusiasmo dei vent’anni, ma frenate da tristi realtà che si presentano inaspettate. È l’altalenare della vita che rende Marco, così bello grande e fisicamente forte, tanto debole interiormente. Prega perché arrivi un raggio di sole anche su di lui un giorno. Il raggio di sole arriva, ma a quel punto è a Marco che manca il coraggio di aprire le porte del proprio cuore.
La vita gli pone delle scelte da compiere e Marco non può esimersi. Si incammina in percorsi tortuosi, sofferenti, densi di vicissitudini, soffocando quel raggio di sole che non smette comunque di brillare e scaldare, tanto intenso da fare male. Non basta però a sciogliere l’inverno interiore del protagonista. Lui non lo permette.
Quando capisce quale scelta avrebbe dovuto fare da subito, è ormai troppo tardi.

In ogni famiglia può esserci un Marco. In ognuno di noi. In ogni storia d’amore non vissuta.
L’amore vero però ha una sua energia, non muore mai, sfida il tempo e gli spazi infiniti, fino ad arrivare alla sua metà, alla sua meta, continuando a illuminare chi lo ha sempre aspettato.
Accade anche tra due anime lontane in terra, ma vicine nell’immenso cielo.
Ho conosciuto Marco e gli ho promesso che avrei mantenuto in vita il suo ricordo, perché il vero Marco era la bellissima persona che tra le sue montagne si fermava ad ascoltare i sussurri dei suoi amici alberi.

Non ti ho mai salutato è la storia di un grande amore, di una vita, è una confessione, un monito e un’immensa speranza: ci sarà sempre un domani.

***

L’AUTRICE

Maria Stella nasce a Prato nel 1957. Diplomata nel settore estetico, diventa titolare di un centro tutto suo quando i suoi due figli, divenuti grandi, le lasciano tempo libero. Da sempre coltiva la passione per la scrittura. Ama lasciare ricordi di avvenimenti significativi della propria vita, ritenendo importante tutto il suo vissuto, dando ascolto sempre al cuore. Affascinata dalla lettura di molti romanzi storici, arricchisce la loro conoscenza con visite nei musei.

Vende la propria attività, diventa nonna e la sua occupazione più importante è il suo nipotino.
In questo periodo la penna diventa ancora più importante per lei :traduce in scrittura i messaggi che particolari amicizie le affidano. Un po’ come ispirata dalle stelle, pubblica il suo primo libro, mantenendo la sua promessa.

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Hector ‘Mono’ Carrasco, arte e militanza dal Cile al Monferrato

Hector ‘Mono’ Carrasco è un talento artistico di caratura internazionale grafico, muralista, scrittore – che ha scelto come propria residenza la frazione Cantavenna di Gabiano Monferrato in Valcerrina. Ma ha anche un passato di militanza politica che lo ha costretto nel lontano 1974 a fuggire dal natio Cile dopo il colpo di stato dei militari di Augusto Pinochet che scalzò Salvador Allende, il medico/presidente che era stato eletto in una regolare consultazione sostenuto da Unidad Popular. Carrasco, sempre molto attivo sul piano artistico, intellettuale e sociale, ha raccolto le sue esperienze in un libro, ‘Cile Italia, sola andata – Storia di un profugo cileno’ edito per i tipi di FuoriAsse’. Domenica, alle ore 18.30, l’autore lo presenterà nella rassegna ‘Aperitivo d’autore’ al circolo Il Cortiletto di Villadeati, dialogando con la presidente Nicoletta Piazzo. L’evento segue la ‘prima’ al Circolo dei Lettori di Torino davanti a un pubblico numeroso (“quando sono entrato nella sala e ho visto così tanta gente ho avuto un momento di emozione anche se sono abituato a non esternare i miei sentimenti, retaggio del periodo di clandestinità prima di uscire dal Cile, perché se trovavi per strada un compagno o una compagna dovevi fare finta di niente, avresti potuto mettere a repentaglio la sua o la tua vita” dice Carrasco), poi ad Alessandria al circolo Luigi Longo. Il libro, come spiega ‘Mono’ era già pronto da oltre un anno ma ha preferito l’uscita nel 2023 perché ricorrendo i 50 anni del Golpe con l’assalto alla Moneda, il palazzo presidenziale e l’inizio della dittatura militare, avrebbe potuto essere presentato in diverse manifestazioni di memoria dell’evento. Il testo è introdotto da un prologo di rilievo, quello del presidente del Cile, Gabriel Boric Font. “Non lo conosco di persone, l’avevo mandato alla presidenza se fosse stato interessante, mi è stato risposto di mandarlo anche se ancora in bozza e non importava se il testo fosse in italiano. Poi è arrivato il contributo del presidente che l’ha certamente letto, come ho potuto capire dai particolari che ha ripreso” dice Carrasco. E di Boric Font, capo dello Stato e 38 anni, ricorda un gesto altamente emblematico: “Il giorno del suo insediamento, prima di andare alla Moneda, rompendo il protocollo, si è diretto verso la statua di Allende e gli ha reso omaggio, momento toccante e significativo”.

Il libro, però, non è incentrato interamente su Allende e sull’esperienza ma è, da un lato uno spaccato sulla società cilena dell’epoca, sulle innovazioni introdotte da Allende e da Unidad Popular, sulla vita di ‘Mono’ in Italia e sulle sue esperienze artistiche ed umane e gli incontri maturati nei cinquanta anni da quel tragico giorno. Così si va dall’ingresso nella Gioventù Comunista, alla storia della Brigada Ramona Parra, a Victor Jara che fu barbaramente trucidato nei giorni del Golpe, alla figura dell’artista italo-cileno di fama mondiale Roberto Sebastian Matta che stupì tutti volendo unirsi ai muralisti della Brigada Parra, ai murales fatti ed apprezzati in tutta Italia (ed anche in Monferrato, naturalmente), e nel Cile sua Patria di origine, ma non solo. La presentazione letteraria è in parallelo alla mostra di ‘Mono’ Carrasco, inaugurata la scorsa settimana nella chiesa di San Remiglio, sempre a Villadeati, che rimane aperta sabato e domenica 15 e 16 luglio, dalle 17 alle 22.

Massimo Iaretti

“L’armadio dimenticato”, Venezia protagonista nell’ultimo romanzo di Roberto Carraro

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C’è molto in questo romanzo, molte atmosfere e tre epoche storiche. Una mummia, un Ispettore, un ladro, un navigatore, la Quarta Crociata, l’Arcangelo Michele, Costantinopoli, uno zoppicante legionario romano, un passaggio veloce di Unni, la malavita degli anni ottanta, tutto questo con Venezia come scenario e come protagonista

L’autore: “Parlo di me”

Mi chiamo Roberto Carraro e mi è sempre piaciuto scrivere. Il mio “esordio” risale a quando frequentavo la quinta superiore; il quotidiano locale aveva indetto un concorso per le scuole superiori per un tema su Padova. Ho partecipato e sono stato uno dei vincitori. La premiazione si è poi svolta nell’aula consiliare del Comune. Gli anni sono passati e ho un ricordo vago del momento; non c’era internet, niente smartphone ed erano poche anche le macchine fotografiche con il rullino di pellicola. Quella premiazione però non è stata un trampolino. La vita poi è andata avanti tumultuosa, come per tutti. La scrittura, quella creativa, immaginifica e libera, ha ricominciato a fluire dopo qualche anno e ho quaderni pieni di idee e racconti, completi (pochi), a metà (parecchi), abbozzi (abbastanza) e poi scarabocchi.

Ho terminato il primo romanzo, “Salami”, proprio nei giorni in cui è apparso un concorso letterario legato ad un reality sulla scrittura indetto dalla Rai. Era il 2013 e il reality si chiamava Masterpiece. Non ci ho pensato molto e ho spedito il manoscritto. Non è passato molto tempo che, sul cellulare, mi è arrivata una chiamata dalla Rai. Avevo superato le prime selezioni e mi chiedevano di andare a Roma a fare un casting per il passaggio successivo. Dopo qualche giorno ero in fila a Cinecittà assieme a decine di altri scrittori esordienti. Questa fase non l’ho superata, ma intanto su circa cinquemila manoscritti inviati, eravamo stati scelti circa in cinquecento. Una bella selezione. Il mio libro aveva colpito i lettori che avevano fatto la prima scrematura.

A quel punto avevo un libro, che mi piaceva molto, e anche la certezza che piaceva anche ad altri. Che fare? L’ho mandato a qualche editore e, come tutti gli scrittori che si rispettino, non sono stato minimamente considerato e sono passato all’autopubblicazione. Dopo ho scritto ancora e ho dato un maggior corpo alla scrittura; non ho più smesso di scrivere. Scrittura a parte, ho molti altri interessi, fra cui i più intriganti, e letterari, sono, a mio giudizio, il fatto che ballo il tango argentino e pratico voga alla Veneta. La voga è quella tipica della Laguna di Venezia, quella delle gondole per capirci. Barche pesanti, in legno, con il fondo piatto per i bassi fondali, sudore e fatica, ma anche bellezza impareggiabile dei luoghi. La voga si ritrova anche nel mio ultimo romanzo: “L’armadio dimenticato”.

C’è molto in questo romanzo, molte atmosfere e tre epoche storiche. Una mummia, un Ispettore, un ladro, un navigatore, la Quarta Crociata, l’Arcangelo Michele, Costantinopoli, uno zoppicante legionario romano, un passaggio veloce di Unni, la malavita degli anni ottanta, tutto questo con Venezia come scenario e come protagonista. I suoi canali e le sue barche di legno, la spinta dei remi, per commercio e guerra, nel passato, per tradizione ai tempi nostri. Tante indagini in tanti anni per l’Ispettore Alvise Scarpa, veneziano nel nome, nel cognome e in tutto quello che fa. Stavolta sarà un’indagine davvero inconsueta che lo porterà a spasso nella storia e nei secoli, dopo che un corpo mummificato viene ritrovato in un armadio dimenticato.

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Link al libro:

https://www.youcanprint.it/larmadio-dimenticato/b/c30d84b0-66d7-5126-b7f0-dc85b01a9b3e

Sito:

https://www.robertochescrive.it/

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Layla Martínez “Il tarlo” -La Nuova Frontiera” euro 16,50

E’ il primo romanzo di Layla Martinez, nata a Madrid nel 1987, traduttrice, autrice di svariati racconti e a capo di una casa editrice indipendente. Un romanzo dalla scrittura serrata e tesa, affascinate ed inquietante allo stesso tempo, che ci introduce in una realtà oscura. In una casa infestata dagli spettri del passato e da angosce e rancori che, come i tarli, divorano le anime delle donne che la abitano.

Nonna e nipote sono legate da uno stesso destino, vivono serrate in una casa che è di fatto una maledizione, una trappola, una gabbia dalla quale non si sono mai allontanate. A voci alterne ci raccontano i segreti, gli spettri, il passato di quelle mura sperdute fuori da un paese fatto di poco nulla.

Una casa intrisa di violenza, che cela verità orribili dietro i suoi muri, nella quale si muovono spiriti, fantasmi e pure dei santi. Dalla narrazione delle due inquiline si ricostruisce il passato tormentato di chi in quella casa è vissuto prima di loro.

A partire dalla bisnonna della giovane che sposata a un uomo impossibile e violento ne ha subito percosse e ingiurie. Poi allo scoppio della guerra civile, lui che non aveva problemi a malmenare vigliaccamente una donna, si rifiutava di andare a combattere contro uomini suoi pari. Così si era nascosto dietro un armadio ed era andato incontro ad un altro tipo di destino.

I misteri però sono anche più recenti, perché sulla nipote pesa l’onta di qualcosa di orrendo che avrebbe fatto. Preferisce essere considerata una pazza ai margini della vita, rintanata in quella casa dove non si ereditano ricchezze e gioielli di famiglia, ma solo i letti di chi ci è morto e una montagna di risentimenti.

Una storia a tratti struggente che mette a nudo le derive della povertà, delle differenze di classe, dei rancori che covano negli animi di donne che oltre alla povertà hanno subito angherie e violenze di genere. Tutto scritto magnificamente.

 

Carlo Lefebvre “Il caso Colbert” -Neri Pozza- euro 20,00

Lefebvre è professore di Geografia politico-economica e in questo romanzo dalla ricca trama thriller ci tiene col fiato sospeso e ci spinge a seguire sulla carta geografica i molti luoghi in cui ambienta la storia. Un vortice di svolte, affaristi, delinquenti, killer, industriali, donne affascinanti e misteriose doppie personalità che sguinzaglia su uno complesso scacchiere mondiale.

Tutto inizia con la morte del potente e ricchissimo imprenditore Léonard Colbert, presidente di un’importante società di trading di tecnologie dell’informazione. Apparentemente sarebbe una morte naturale per un collasso cardiocircolatorio che lo stronca improvvisamente nel garage della Défence all’uscita dall’ufficio.

Poco tempo prima aveva cambiato il suo testamento includendo anche il figlio Mathias che gli aveva tirato un brutto tiro mancino e col quale i rapporti si erano interrotti; coerede dell’impero era la figlia 30enne Martine che ha avviato una raffinata galleria d’arte ed è quella rimasta vicina al genitore.

Peccato che il testamento sia scomparso dalla cassetta di sicurezza della banca e l’unica altra copia sia stata rubata dalla casa di Martine. Senza le ultime volontà paterne cambiate da poco la maggiore erede risulterebbe Martine; a lei spetterebbe anche la società Geremia con grande scorno del fratello (avido, scorretto e insopportabile) e degli altri soci. Lei di affari di famiglia non si è mai occupata e questo non gioca a sua favore, almeno non secondo altri personaggi che sull’impero miliardario di Colbert vorrebbero tanto mettere le mani.

Le cose si complicano con l’altra morte sospetta della fedelissima segretaria di Leonard, Adeline, depositaria di tutti i segreti e gli affari del magnate. Ed è solo l’antipasto di una sequenza di colpi di scena mozzafiato, in cui scendono in campo soci misteriosi, squali della finanza e della malavita, ex amanti di Martine che amici non sono.

Preparatevi a una girandola incredibile di commercio di armi, smantellamento di arsenali militari russi dove giacciono ancora testate atomiche, trasporto illegale di rifiuti tossici e altre malefatte ad altissimi livelli, difficili da smascherare. Mentre i sospetti convergono su Martine che di primo acchito sembrerebbe benificiare della scomparsa del testamento paterno, una incredibile pletore di personaggi agiscono tra Serbia, Moldavia, Transnistria, Romani, Meditterano, Nigeria, Somalia, Parigi, Londra e Venezia.

Un giallo fulminate in cui scendono in campo un ispettore acuto e servizi segreti di mezza Europa; e corollario sono anche risvolti sentimentali, figli perduti, rapporti familiari controversi, amori che sbocciano e finiscono, misteri che alla fine vengono svelati.

 

Maylis de Kerangal “Fuga a est” -Feltrinelli- euro 12,00

E’ un testo brevissimo quello di una delle maggiori scrittrici francesi, intenso, che racconta di due solitudini in corsa tra i paesaggi attraversati dalla storica Transiberiana.

Mitico percorso su rotaie che collega Mosca a Vladivostok, che la De Kerangal ha effettivamente fatto e dal quale ha tratto ispirazione.

E’ la storia di un uomo e una donna in fuga, due sconosciuti che si incontrano per caso sulle carrozze del treno.

Lui è Alëša, russo di 20 anni che non è riuscito ad evitare la chiamata per la leva militare obbligatoria ed ora sta vivendo un viaggio da incubo verso una caserma in Siberia, che promette di essere un incubo.

Lei è Hélène, ricca francese arrivata in Russia per seguire l’uomo che ama e per cui ha perso la testa, Anton; però la realtà è stata più pesante e soffocante del sogno e ha deciso di lasciarlo, ora è da lui che sta scappando più lontano e velocemente possibile.

Mentre la Transiberiana macina paesaggi maestosi, sterminati e kilometri di steppa, il destino fa incontrare le due anime tormentate e scocca la scintilla della complicità; si intendono a gesti, ma in qualche modo si riconoscono nella solitudine che li attraversa.

Hélène istintivamente decide di aiutare Alëša nascondendolo nella sua cabina lussuosa. Neanche lei mette bene a fuoco le motivazioni di un gesto che potrebbe anche rivelarsi pericoloso.

Sullo sfondo si muove un chiassoso e variegato corollario di famiglie con bambini turbolenti, soldati grondanti vodka da ogni poro e altri viaggiatori variamente assortiti. Ognuno di loro potrebbe tradire Hélène e Alëša, denunciarli e troncare la loro rincorsa verso la libertà, spezzare la solidarietà umana che li ha inaspettatamente uniti.

 

Beatrice Mariani “Amiche di una vita” -Sperling & Kupfer- euro 17,90

E’ una storia di amicizia profonda e inossidabile, tra Valentina, Cristiana e Arianna, che si sono conosciute sui banchi del liceo ed ora hanno 30 anni, caratteri diversissimi tra loro e traiettorie di vita decisamente differenti.

Un romanzo di formazione che mette in campo le svolte che la vita impone, alle quali le tre donne reagiscono in base ai loro caratteri, e alla tempra che contraddistingue ognuna di loro.

Valentina sembra che abbia una vita perfetta, ha sposato l’uomo che sognava, ed è avviata in una carriera piena di successo.

Cristiana invece si dibatte in un’esistenza parecchio più perigliosa, alle prese con una famiglia e rapporti affettivi complicati, e con un amore ad alto tasso di infelicità.

Arianna è l’anima più libera e sognatrice della triade ed è appena diventata mamma.

Tre destini e tre modi di attraversare le difficoltà differenti, eppure a tenerle insieme è un’amicizia profonda che travalica ogni ostacolo.

Quando la vita sbarra loro la strada con un fatto drammatico che stravolgerà le loro esistenze, e malattia, dolore e tradimento irrompono con prepotenza nelle loro quotidianità, allora verranno a galla tutte le loro debolezze, fragilità e contraddizioni. Il percorso diventa sempre più difficile, ma un’ancora di salvataggio sarà proprio nel legame che le unisce.

Amicizia profonda, vicinanza, solidarietà femminile (di quelle rare) scendono in campo e faranno la differenza tra soccombere agli eventi e rialzare invece la testa. Il percorso non sarà facile, ma le tre amiche, supportandosi, riescono ad attraversare la tempesta ed uscirne vive, più forti e unite di prima.

 

 

“Hirpu”: nel romanzo di Pierangelo Colombo valori e conflitti dell’animo umano

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“Hirpu, il cacciatore” di Pierangelo Colombo, Porto Seguro editore, un romanzo etnografico a cui si aggiungono le forti emozioni, i conflitti d’animo e i valori spirituali che sono propri degli esseri umani.

 

Hirpu è un giovane cacciatore membro di una tribù celtica, abitante della Val di Susa.

Nel corso di una battuta di caccia, Hirpu, troppo magro per il clima rigido, lotta contro la sua debolezza fisica, l’inesperienza e un destino avverso. Le ambizioni di rivalsa agli occhi del rivale Brennu e dell’intero villaggio, scettici sulle capacità del giovane, e il desiderio di meritare in sposa l’amata Abala, la figlia del re della tribù, però lo spingono e lo incoraggiano. Disobbedendo agli ordini del capo spedizione, comincia una solitaria caccia a un magnifico esemplare di cervo, che lo porterà all’incontro inaspettato dell’esercito di Annibale, in discesa dal valico delle Alpi, e alla visione di strani animali molto grandi, gli elefanti, sconosciuti alle tribù alpine dell’epoca. Seguito e protetto a distanza da un vecchio lupo, in simbiosi con lui per il suo destino, Hirpu dovrà superare esperienze estreme per dimostrare che: “Il valore e la saggezza non sono misurabili dalle dimensioni del corpo, ma dalla grandezza dello spirito”.


Torna in libreria Pierangelo Colombo, che aveva già convinto il pubblico con
Come Un Temporale Estivo, (Porto Seguro editore 2022) vincitore de XXIII Premio Letterario IL LITORALE. Questa volta con una storia ambientata ai tempi delle Guerre Puniche, che vede protagonista un giovane celta, della tribù dei Graioceli, e il suo fatale incontro con Annibale.

Scorrendo le pagine di questo libro si è improvvisamente trasportati nella realtà storica di un antico popolo stanziato sulle Alpi, precisamente nelle valli di Lanzo e nel territorio del Moncenisio, che incuriosisce e affascina sin dalle prime battute. Stiamo parlando dei Graioceli, un piccolo popolo celtico originario dell’attuale Maurienne, che abitarono le valli a ridosso delle alpi Graie presumibilmente tra il III e il I secolo a.C. Considerando le scarne fonti tramandate sul tema, assume ancora più valore il lavoro di ricerca e stesura dell’opera svolto dall’autore, che con dovizia di particolari ci introduce alla scoperta di un idioma, di credenze e riti pressoché sconosciuti, le cui radici affondano nel nostro passato quasi a implorarne il risveglio e la preservazione.

Il suono delle parole celtiche inserite da Colombo nello scritto esercita una magia che si espande sulla linea del tempo. Tornano a vivere parole come pagu (clan), sagus(pesante mantello in spessa lana grezza e infeltrita), bug (lunga lancia), torque (collare mistico ritorto a ferro di cavallo), che permeate dagli odori, dai colori ed i rumori immortali delle Alpi, ricreano sapientemente l’atmosfera di questo popolo istruito a leggere nel volo degli uccelli o fra le viscere degli animali sacrificati i segni degli dèi. Gradatamente si palesa davanti agli occhi del lettore un nuovo capitolo del connubio tra Madre Natura, fonte dei sentimenti e delle passioni più autentiche, ed i suoi figli, in cui l’uomo trova conforto, in cui si specchia e si identifica alla ricerca della pace interiore. I bramiti ed i combattimenti che i cervi ingaggiano durante la stagione degli amori suscitano  perciò una vasta eco nella rivalità amorosa dei contendenti la figlia del re. Mentre il lupo, che improvvisamente appare durante l’esperienza solitaria del giovane cacciatore Hirpu, diviene la guida del suo viaggio iniziatico attraverso le foreste, i dirupi e le scoscese montagne. In perfetta sintonia con le credenze dei Celti, che consideravano il lupo portatore di una conoscenza che viene dal regno delle ombre.

Le vicende narrate registrano una impennata emotiva quando sul palcoscenico delle Alpi fanno la loro comparsa in assetto da guerra le truppe di Annibale, il più grande esercito mai visto dai Graioceli. E qui con bravura l’autore tratteggia e suscita lo stupore dei protagonisti e del lettore con questa efficace descrizione degli elefanti, capaci di rievocare con i loro barriti i racconti terrificanti degli anziani del villaggio, leggende di animali mitologici, spiriti mostruosi mandati dagli dèi degli inferi a dispensare morte e devastazione.

Improvvisamente ad essere minacciata non è solo la vita dei Graioceli, ma la sopravvivenza della loro identità culturale fondata sul culto degli dèi, i quali sembrano giocare con le loro vite: da abili cacciatori ora sono diventati fragili prede. Il giovane cacciatore Hirpu, Brennu suo rivale in amore, Artal e gli altri valorosi compagni di caccia, dopo avere affrontato innumerevoli pericoli, tradimenti e contrarietà di ogni genere, si troveranno costretti a compiere scelte difficili e alla fine dell’avventura si scopriranno intimamente cambiati.

La narrazione non presenta pause né voli pindarici, il lettore si ritrova a camminare con passo costante e armonico lungo sentieri che parlano delle difficoltà della vita, di ritmi antichi, di rapporti e sentimenti eterni. E scopre in queste pagine un immenso rifugio, in cui vorrà tornare più volte: per avere un contatto immediato e spontaneo con Madre Natura, per riflettere alla luce delle stelle e realizzare quella libertà che il mondo reale spesso nega, per avventurarsi in luoghi incontaminati che sollevano il velo su stesso.

LINK UTILI:

https://www.portoseguroeditore.com/prodotto/hirpu-il-cacciatore/

https://www.ibs.it/hirpu-cacciatore-libro-pierangelo-colombo/e/9791254928707

https://www.facebook.com/comeuntemporaleestivo

La neve di Mariupol

Paesi Edizioni è una casa editrice il cui nome ricorda posti di esotici e sperduti. E’ specializzata nelle pubblicazioni internazionali di qualità che “abbracciano idealmente tutti i paesi del mondo”, senza però tralasciare l’Italia. I testi di spaziano dalla saggistica ai romanzi e riviste, con una predilezione per il taglio giornalistico e le tematiche d’attualità. Le proposte di Paesi Edizioni comprendono un vasto settore che va dalla geopolitica alle relazioni internazionali, dallo spionaggio al terrorismo, dall’economia alla finanza, dalla sicurezza alla storia politica, dalla sociologia alle arti. Una vera ricercatezza italiana che abbiamo l’onore di scoprire e, di conseguenza, di valorizzare con una proposta degna di grande considerazione.

La neve di Mariupol- Monica Perosino a cura di Valeria Rombolà

«Alle 4:11 del 24 febbraio, ora italiana, faccio la telefonata più surreale della mia vita. Compongo il numero di Monica Perosino, sapendo di doverle dare una notizia devastante, assurda, impossibile. E poi riesco a pronunciare l’impronunciabile, l’incredibile, l’insopportabile: «Stanno bombardando. È iniziata la guerra». L’annuncio della guerra tra Russia e Ucrania ha segnato la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova era ed è stato uno spartiacque tra un prima e un dopo definitivo. A raccontare i retroscena dell’atrocità della guerra del nostro secolo è Monica Perosino, giornalista de La Stampa, che con sensibilità e coraggio è riuscita a trasmettere un racconto crudo e profondo di quanto ha vissuto come inviata sul campo. La Perosino è in grado di narrare gli strazi, le fughe, i bombardamenti ma anche la lotta per la vita di un popolo che non si arrende e resiste a costo di soffrire, a costo di morire. L’autrice vive la paura dell’attacco affianco ai più deboli e si interroga dell’insensatezza di una guerra che devasta e spazza via quello che c’è. La Persoino riesce nell’arduo compito di trasformare il giornalismo in letteratura, grazie alla capacità di non banalizzare avvenimenti e storie. Racconta come a fare più male “non sono le note più basse di mortaio”, ma i “poveri resti di quelli che un tempo erano persone o quel che resta di una vita sparpagliata sull’asfalto; è piuttosto l’incredibile dolore in cui un milione di persone sono precipitate per sempre. Queste sono le cose brutte, il supplizio e la disperazione dei sopravvissuti”. Capitolo per capitolo Perosino racconta l’Ucraina che ha conosciuto attraverso le storie di persone autentiche che le restituiscono una visione reale di un Paese: un esempio è la storia delle babushke. Le anziane di un remoto villaggio, attraverso i loro modi antichi e intrisi di tenerezza, le permettono di avere la sua “personale epifania, un momento in cui ho capito cos’è l’Ucraina, o meglio, ho sentito cos’è l’Ucraina”. Questo libro è un viaggio attraverso gli occhi e le sensazioni dell’autrice che ci mette di fronte una realtà imbarazzante ovvero il fallimento dell’Europa tentativo di mettere fine alle guerre per sempre.

LASCIATE CHE I GAY (non) VENGANO A ME  a cura di Francesca Bono

Lasciate che i Gay (non) vengano a me è un’indagine giornalistica fondata su una tematica, più che insolita, certamente complessa e di non semplice trattazione: l’omosessualità negli ambienti ecclesiastici. Se ne occupa, con uno stile preciso e che rispecchia a pieno il taglio giornalistico del pubblicatore Paesi Edizioni, Luciano Tirinnanzi, autore del volume nonché direttore della casa editrice. Se una persona è gay e cerca il signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Con questa citazione da Papa Bergoglio ha inizio la pubblicazione, lasciando intendere, in poche righe, sia il filo conduttore che lo stile con cui esso viene approcciato. Un tema delicato, quello dell’omosessualità interna alla Chiesa, che come tale viene trattata, pur non tralasciando un’esposizione fedele di fatti e informazioni. Coinvolgenti i riferimenti documentali ed epistolari, accompagnati da una lettura in una chiave volta a porre in luce l’effettiva diffusione, nel tempo e nello spazio, dell’omosessualità in ambito chiericale. Nessuna forma di giudizio trapela, né nei confronti di chi nel tempo e nello spazio, ha censurato, né dei diretti protagonisti dei fatti esposti, che al contrario ne escono, invece, umanizzati. Eppure, questa esposizione professionale e diretta, si chiude aprendo al lettore l’interrogativo: per quanto, ancora, gli ultimi resteranno ultimi?

“Tecnosofia” il farmaco più potente

Maurizio Ferraris e Guido Saracco

presentano “Tecnosofia”

il farmaco più potente

Mercoledì 5 luglio, ore 17.30

Polo del ‘900, Piazzetta Antonicelli, Palazzo San Daniele

Tre grandi personaggi al Polo del ‘900 per esplorare l’alleanza tra tecnologia e scienze umane: sono Maurizio Ferraris, professore di filosofia teoretica e Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino con il loro nuovo libro Tecnosofia: tecnologia e umanesimo per una scienza nuova (Laterza, 2023, 185 pagine, 20 euro) in collaborazione con Laterza. In dialogo con gli autori Piero Bianucci, scrittore e divulgatore scientifico. Ingresso libero, mercoledì 5 luglio, ore 17.30 Piazzetta Antonicelli (ingresso Via del Carmine,14).

VIDEO PRESENTAZIONE FERRARIS-SARACCO AL LINK https://drive.google.com/file/d/1oEE51L-GUlWli1jIlczxU1u4N90BWIhW/view?usp=sharing

SCHEDA DEL LIBRO

Il farmaco più potente a disposizione della scimmia nuda è la tecnica, e la tecnica più potente è il capitale. L’alleanza tra tecnologia e umanesimo può potenziare questo capitale a beneficio di tutti, trasformandolo in un patrimonio dell’umanità. Quanto più la tecnologia e l’umanesimo sapranno interagire, tanto più l’umanità solcherà positivamente la strada del progresso. È questa l’idea che ispira questo libro, frutto della collaborazione tra un filosofo e un tecnologo. Entrambi, infatti, promuovono un giudizio positivo sulla tecnologia perché se è vero – seguendo l’etimo greco – che è insieme un veleno e un rimedio, è innegabile che la capacità tecnologica appartiene all’umanità sin dalle sue origini. E risiede in essa la capacità di conservare e moltiplicare il valore dei suoi beni materiali e culturali a beneficio delle generazioni future.

Il cieco di Gianluigi De Marchi, come un quadro di Chagall

Gianluigi De Marchi, noto scrittore di finanza, ha dato alle stampe alcuni volumi di carattere economico dal titolo “Sopra il Banca il bancario campa”, “Tanto va il cliente in banca che ci lascia il capitale” e “Cattive compagnie”, editi da Stampe Alternative, che hanno avuto un buon successo con 25 mila copie vendute in soli tre anni.

Negli ultimi tempi si è dedicato alla stesura di testi umoristici e di un romanzo in chiave in parte autobiografica, dal titolo “Il cieco”, in cui ha ripercorso la storia della famiglia De Marchi giunta a Camogli, splendida cittadina del litorale ligure di Levante.

“Gianluigi De Marchi – spiega Riccardo Baracco – mi ha offerto di leggere le bozze del suo ultimo romanzo. Mi sono coinvolto nella lettura una sera, senza interruzione, fino alla fine. La storia ambientata in quel lembo di Liguria in cui l’autore ha le sue radici familiari è interessante anche per chi non conosce Camogli”.

“Se fosse stato possibile trasporre l’opera in pittura paragonerei – prosegue Riccardo Baracco – il nostro testo a un quadro di Marc Chagall”.

In realtà il romanzo, incentrato nella storia di Francesco il protagonista che, improvvisamente, perde la vista e poi ritrova gli occhi della fede più che la vista stessa, della moglie Teresa, della loro famiglia molto unita e del sacerdote amico d’infanzia Gio Batta, ha una sua dimensione onirica. Si potrebbe definire un romanzo corale, in cui certo è presente la matrice religiosa, la conversione di Francesco, ma non questo non rappresenta l’unico fattore. Ne emerge un ritratto di Camogli del passato molto suggestiva, che invita il lettore a scoprire la Camogli di oggi, che non è stata invasa dal turismo di massa, a differenza di altre località della Liguria.

MARA MARTELLOTTA

 

Il Cieco di Gianluigi DE Marchi Raineri

Vivaldelli Editore Torino

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

 

Rachel Cusk “La seconda casa” -Einaudi- euro 16,50

La scrittrice 56enne anglo-canadese Rachel Cusk (autrice della fortunata trilogia “Outline”) torna con un nuovo romanzo nel quale indaga l’ambigua relazione tra arte ed ego. Declina i suoi temi prediletti: relazioni di coppia, maternità, e dinamiche di potere. Pagine intriganti in cui miscela creatività, cattiveria, amore.

Al centro della storia c’è M., scrittrice 50enne che scrive all’amico Jeffers raccontandogli una pagina della sua vita.

M. ha in parte accantonato le sue ambizioni di scrittrice. Tra un libro e l’altro, che le hanno fruttato scarsi guadagni e ancor meno fama, ha svolto diversi lavori, inanellato due mariti e messo al mondo una figlia ora 21enne.

Insieme al secondo marito Tony si è ritirata a vivere in una sorta di paradiso terrestre sulla costa oceanica, vicino ad una palude che regala anche lo spettacolare fenomeno della luminescenza. Una proprietà in cui, oltre alla casa in cui abita, ha sistemato un cottage adibito a residenza per ospitare artisti alla ricerca di pace e ispirazione. Ad occuparsi di tutto (dai lavori manuale alla pesca) è Tony, uomo silenzioso, forte e affidabile.

Nella dependance arriva un pittore non meglio definito che con l’iniziale L. Era cresciuto con i genitori proprietari di un mattatoio, non esattamente un luogo idilliaco in cui crescere. Aveva dato sfogo alla sua arte e raggiunto velocemente la fama, poco più che 20enne, con misteriosi quadri capovolti. Poi la fortuna era andata via via scemando quando la critica aveva puntato il dito contro la violenza delle sue opere. In seguito aveva arrancato tra alterne fortune e una delusione rancorosa tenuta a freno a stento.

M. in passato aveva visitato una sua mostra retrospettiva ed era rimasta ammaliata dalla passione che traspariva dai suoi ritratti femminili, ed è da allora che ha sempre desiderato conoscerlo.

Si sente particolarmente legata all’artista e gli scrive offrendogli ospitalità. Lui dapprima declina l’invito, poi accetta.

M. lo attende carica di aspettative, ma quando lui si presenta insieme alla giovane Brett -di sfolgorante bellezza e qualche prima difficoltà di adattamento nello spartano cottage- le cose andranno diversamente dalle aspettative. Scatta immediata la competizione tra M. e Brett. Preparatevi al confronto tra la sensibilità e le illusioni di M. e l’ego smisurato di L. che, arrogante e umorale, non risparmia colpi bassi e durezza.

 

Kiran Millwood Hargrave “L’albero della danza” -Neri Pozza- euro 19,00

Dopo il successo di “Vardø. Dopo la tempesta” (nel 2020) ora la scrittrice e poetessa 30enne inglese Kiran Millwood Hargrave ci immerge nell’incanto del romanzo storico ambientato nel lontano 1518 a Strasburgo.

L’albero della danza” riporta alla luce una vicenda realmente accaduta, ai tempi del sacro Romano Impero, durante un’estate caldissima che toglie il respiro, aggravata da carestia e siccità che già pesano sulla popolazione in lotta perenne per la sopravvivenza.

Sullo sfondo storico del medioevo, si staglia una storia antica e moderna al tempo stesso, che amalgama temi portanti.

La maternità, il predominio maschile sulle donne (declinato spesso in soprusi e maltrattamenti), la paura del diverso, l’amore proibito, tutto condito da superstizione ed ignoranza. Se eri uomo, bianco, cristiano e ricco, le cose andavano ancora bene; per gli altri, per lo più, invece la vita era grama.

Protagonista è la giovane Lisbet: vive nella fattoria dei Wiler con il marito Henne che dopo 12 dolorosi aborti spontanei sembra non desiderarla più e con la suocera Sophey. Lisbet è nata il giorno in cui una cometa era caduta sulla terra e a 12 anni era rimasta orfana della madre che aveva perso la ragione e si era suicidata.

Nella famiglia del marito -dove è poco considerata e niente amata- ha il compito di occuparsi delle api e degli alveari, fondamentali per il sostentamento. E’ diventata un’abilissima apicultrice che difende le sue arnie dalle mire del monastero che vorrebbe sequestrarle.

Ora Lisbet è incinta per la tredicesima volta e vuole questo bambino con tutte le sue forze.

Nel corso dell’estate torrida, nella piazza del paese, una donna inizia a danzare in modo scomposto e inusuale, agitando testa e corpo forsennatamente. A lei si uniscono via via altre figure femminili di varie età, che continuano a crescere di numero. Le autorità non sanno spiegarsi il fenomeno di centinaia di femmine che battono freneticamente i piedi feriti su un apposito palco. E’ il fenomeno della coreomania, in un primo tempo tollerato dalle autorità che lo interpretano come rito di espiazione e purificazione.

Ma le spiegazioni di cosa possieda quelle donne che danzano per giorni, fino allo stremo e alla morte, si sprecano. Deriva psicopatologica legata ai tempi in cui i fenomeni erano interpretati come azioni del divino o del diabolico, follia scatenata dall’ingerimento di funghi allucinogeni, o ancora, misticismo, espiazione, fenomeni di un periodo maledetto e disperato. Una follia del dolore.

E’ in questo contesto che, dopo 7 anni di forzato allontanamento dalla comunità, torna la sorella di Henne. E’ Nethe, cognata di cui Lisbet sapeva solo che era stata cacciata in una sorta di esilio per espiare una colpa di cui nessuno vuole parlare.

Ed ecco che il romanzo prende quota conducendoci in una storia intrisa di amore, amicizia; ma anche relazioni proibite, condanne a morte e soprusi di ogni tipo. Una lettura appassionante che ci riporta in un passato perfettamente ricostruito con i suoi chiaroscuri e ombre.

 

Antonio Monda “Il numero è nulla” -Mondadori- euro 19,00

E’ il numero 9 dei romanzi che Antonio Monda dedica alla sua amata New York del XX secolo; un progetto titanico per descrivere la città capitale del mondo nell’arco del Novecento, ogni libro dedicato a un decennio diverso. Il risultato è un lavoro imponente che ci offre una magnifica mappatura dei cambiamenti declinati nell’arco di 100 importantissimi anni.

Monda è esperto di cinema, docente alla New York University, profondo conoscitore della città dove vive ormai da quasi 30 anni, amico di registi e scrittori, collettore del mondo culturale americano e ci avvolge in romanzi che scorrono come film accattivanti.

La storia è ambientata negli anni Trenta: terribili, segnati dalla fine del proibizionismo, violenza e criminalità. Protagonista è un personaggio immaginario di cui non viene mai svelato il nome, solo quello dei suoi genitori. Alfonso e Luciana, originari di Lercara Friddi, piccola cittadina siciliana dove nacquero anche Lucky Luciano e il padre di Frank Sinatra.

Del protagonista sappiamo solo che viene soprannominato il “Vescovo”, perché il padre, che era un uomo devoto, per il figlio sognava una carriera ecclesiastica convinto che «….ai Vescovi si deve grande rispetto». Niente di più lontano dalla vita che invece il “Vescovo” si è scelto, nella quale il rispetto se lo è conquistato come killer spietato ed efficientissimo.

E’ un sicario al soldo del gangster realmente esistito, Bugsy Siegel, il criminale che inventò Las Vegas e uno dei più famosi mafiosi sulla torbida scena criminale degli anni Trenta. Da lui il “Vescovo” prende ordini su chi deve uccidere, poi si muove silenzioso e mortale portando a termine ogni incarico senza il minimo tentennamento. Compiti eseguiti alla perfezione, perché lui nel suo lavoro è davvero bravo.

Nel romanzo racconta le sue azioni criminali come se fossero un normalissimo mestiere, è privo di morale ed empatia, ed è un uomo perdutamente solo. Declina i suoi omicidi con precisione e freddezza.

Così come narra l’entusiasmo con cui Bugsy Siegel si vantava dei moltissimi cadaveri fatti seppellire sotto il Rockefeller Center nel cuore di Manhattan; un cimitero privato della mafia che mieteva le vite di chi osava contrastarla. Cadaveri che non verranno mai più ritrovati, occultati anche sotto la pista di pattinaggio sulla quale la gente volteggia inconsapevole di stare pestando la morte.

Eppure il “Vescovo” ad un certo punta incontra una donna, Eimear: onesta, fragile, enigmatica. Lei crede nella vita e porta una ventata nuova nell’anima del sicario. In fondo uccidere era facile, questione risolvibile in un secondo con un proiettile, nulla che implicasse lo sforzo interiore necessario invece ad agire secondo il bene.

L’incontro con Eimear e l’amore che nasce tra i due sono la svolta. Il “Vescovo” inizia a capire che la vita non è solo una sfida inutile; scatta la molla che porta alla redenzione e regala nuovi sbocchi all’eterna lotta degli uomini tra male e bene.

 

Marco Drago “Innamorato” -Bollati Boringhieri- euro 16,00

Questo libro potrebbe essere definito un lungo monologo interiore che rimanda anche all’autobiografia, in cui l’autore racconta il travaglio adolescenziale del protagonista per un amore a lungo covato in silenzio e mai dichiarato, almeno fino a un certo punto in cui la storia svolta decisamente.

L’ossessione per quel primo prorompente innamoramento è di quelle che segnano gli anni giovanili di molti di noi; anni in cui si idealizzava, si sognava e si era timidi quel tanto da esplodere solo dentro se stessi per desideri casti e importantissimi.

L’ossessione per la ragazza dura 40 anni, e Drago inizia a pensare di scriverne dal 6 agosto 1988 quando la storia finisce.

Un libro veloce, a scatti, tanti sipari agili che si aprono su un sentire che lo scrittore mette a nudo. La memoria ripercorre i travagli amorosi di un quindicenne nella provincia degli anni Ottanta. E’ a scuola che vede quella che diventa il suo primo grandissimo amore. Più sognato e vagheggiato che realmente consumato, almeno non durante i 4 anni di liceo in cui il suo cuore batte per lei, ma in segreto, senza neanche conoscerla.

Una somiglianza con Diane Keaton che lui trova irresistibile… e poi la svolta, in quinta liceo quando finalmente si mettono insieme.

Di lei ama tutto –voce, dolcezza, colori, odore, movenze, espressioni e modi di dire- e tanto altro che nel libro viene raccontato con dovizia di particolari. I contorni sono quelli di una straripante passione.

La loro storia dura 2 anni e mezzo e in queste pagine viene narrata fin nei minimi dettagli con un’onestà e un’introspezione a cui sono più avvezze le scrittrici che non i colleghi uomini.

Dopo la fine del loro rapporto non si sono mai più rivisti né sentiti, eppure lei è rimasta ancorata nei suoi pensieri molto a lungo.

E questa sorta di memoir -lungo monologo privo di dialoghi, in cui rimugina su quel sentimento intriso di emozioni, ricordi e pensieri- sembra essere stato anche terapeutico per chiudere un sipario definitivamente.

 

I libri più letti e commentati del mese

Eccoci al consueto appuntamento con i libri più letti e commentati dalla  community del  gruppo FB della più grande community di lettori in lingua italiana nel mese di giugno, dominato dalle discussioni su Oro Puro, recentissimo e commentatissimo romanzo di Fabio Veronesi, ci offre un avvincente romanzo d’avventura, di quelli al sapore salato dell’oceano, e al contempo un affascinante racconto storico e di formazione, secondo posto per Dennis Lehane, il grande scrittore americano di recente tornato in libreria con Piccoli Atti di Misericordia, una storia travolgente e ricca di spunti di riflessione; molto interesse ha destato anche Oppenheimer di Kal Bird e Martin Sherwin, romanzo premiato con il Pulitzer e alla base del nuovo film di Christopher Nolan: un libro che farà ancora parlare di sé, siamo sicuri.

Incontri con gli autori

 

In giugno facciamo due chiacchiere con  Fabio Piuzzi che torna in libreria con un nuovo thriller nel 2023, Le Torbide Ali Della Mosca (Morganti); con Pierangelo Colombo, che in Hirpu Il Cacciatore (Porto Seguro, 2023) racconta una storia ambientata ai tempi delle Guerre Puniche, che vede protagonista un giovane celta e il suo fatale incontro con Annibale; con Irene Melloni, esordiente autrice di Fontanhaus (Albatros, 2023), un delicato romanzo dal sapore elegiaco ambientato sui monti dell’Appennino.

 

Per questo mese è tutto. Vi invitiamo a seguire Il Passaparola dei libri sui nostri canali sociali e a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it