La tela di grandi dimensioni esposta al MIIT di corso Cairoli

“Maelbeek” di Federica Bertino, un grido contro la violenza di oggi

Non le emozioni del momento, non la rabbia e lo sconforto che salgono con forza dinanzi ad una tragedia e che sono lì a premere, non i consueti sentimenti tante volte disposti tra il disordine personale dell’immediatezza. Ha dovuto far passare alcuni mesi Federica Bertino, almeno cinque, buttarseli alle spalle, non per cancellare ma almeno per rendere meno incisivo quel pugno nello stomaco.

bertino

La data è quella del 22 marzo di quest’anno, che adesso è lì, nera, nel basso della tela dell’artista, sono le 9 e 11 del mattino, l’occasione odiosa è l’attentato alla metropolitana di Bruxelles, al secondo vagone che sta viaggiando tra le stazioni di Maelbeek e Schuman. Contro chi, come ogni mattina, sta andando a scuola o in ufficio, sta andando a bersi un caffè in centro con gli amici, a iniziare una giornata che sarà l’ultima. Contro i trentadue morti, di tredici nazionalità diverse, belgi innanzitutto e poi svedesi polacchi inglesi francesi cinesi indiani, che sono rimasti intrappolati tra le lamiere contorte. Senza domani. Quei cinque mesi hanno voluto dire, “semplicemente”, per Federica, uscire del tutto da uno choc, far completamente sua la notizia, tra messaggi e telefonate e rassicurazioni, che sua nipote, quella mattina come ogni altra mattina salita poco dopo le 8 su quella stessa metropolitana, per recarsi a scuola, stava bene, ancora spaventata ma stava bene. Oggi, a chi guarda questa tela dalle grandi dimensioni (370 x 210 cm.), posta a occupare quasi completamente una parete di una delle sale che compongono il MIIT di corso Cairoli 4 (la collettiva, curata da Guido Folco, è dedicata a vari artisti e rimarrà aperta sino al 10 dicembre), si pone inevitabile il ricordo della “Guernica” picassiana, violenza di oggi che si specchia dolorosamente nella violenza di ieri, un ponte lungo 80 anni ma senza distinzione. Con l’uso di pastelli neri e di acrilici posti su una tela bianchissima (avevamo conosciuta pochi anni fa Federica – “grandi tele, nate da forti emozioni, frammenti di ricordi, contenuti per me importanti, che riempiono di colore e caratterizzano gli ambienti”, aveva scritto lei un giorno, lei che ha visto i suoi disegni pubblicati nelle pagine di importanti testate, “The New York Review of Books” “Tuttolibri” “Noi donne”, ed ha esposto a Stoccolma e a Bologna, a New York e in Olanda, che come fotografa è stata presente a Montpellier come a Parigi e Heidelberg, che l’estate scorsa nel corso del Festival del Mediterraneo dell’Arte a Cagliari ha visto selezionata una sua opera tra le vincitrici del Primo Premio per l’esposizione di un’opera presso il Museo Oud Sint Jan di Brugge in concomitanza con la mostra dedicata a Picasso – e le sue opere piene di colori vivaci, invadenti, pronti a trasmettere sentimenti di allegria), l’artista dispone nell’angolo a sinistra un cumulo di corpi, immobile, bloccato coralmente in quell’unico braccio levato a chiedere aiuto mentre tutto all’intorno è già sconvolto, definito, azzerato. Nel resto dello spazio, tre corpi scomposti, mutilati, iscuriti o con brevi cenni di colore, sembrano volteggiare in senso antiorario nell’aria, come in un girone dantesco, alla ricerca di un soccorso, di un senso, di un angolo di pace. Nella grande libertà del tratto, nella tragicità raccontata con la frantumazione dei corpi, l’artista richiama le coscienze all’atto che si è appena compiuto, le rende partecipi, si pone essa stessa personaggio della tragedia. L’artista non è soltanto più il fedele trascrittore di un’azione, ma ne è l’interprete, la vive, cerca la più intima immedesimazione con le vittime: arriva a farsi storico, a uscire dal proprio studio per diventare parte di primo piano della società. Ne nasce un’opera a lungo maturata e matura, vigile, strettamente legata al momento in cui viviamo, significativa nel renderci la tragica fragilità del nostro vivere quotidiano.

 

Elio Rabbione

 

Nell’immagine:  

Federica Bertino, “Maelbeek”, 2016, pastelli ad olio e acrilici su tela, cm. 370 x 210