INCONTRO CON I CANDIDATI ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE PIEMONTE / 4

Chiamparino: “Credibilità per le sfide che il Piemonte ha davanti”

Il governatore uscente fa un bilancio di sintesi dei suoi cinque anni e risponde su lavoro, ambiente e sanità
 Di Romana Allegra Monti
La disoccupazione giovanile under 30 si attesta intorno al 36% in tutta la regione. Secondo lei come si è arrivati a questo dato e cosa propone per incidere positivamente su di esso?
 
La domanda posta così fa pensare che questa condizione sia una nostra creazione, ma il dato è in calo rispetto al passato. Quello che si può fare è far crescere l’economia con le infrastrutture strategiche per potenziare collegamenti come il Tav, per inserire il Piemonte all’interno dei grandi assi della logistica del nord Italia; accanto a questo turismo e cultura, settori che hanno tenuto di più e sono cresciuti. Investire nella manifattura, che è la forza storica del nostro territorio, con politiche che favoriscano l’innovazione, come si è fatto finanziando con 30 milioni il Manufacturing Technology Center. Insieme a questo va sicuramente rafforzata la formazione professionale, perché a fronte del dato da lei citato, tutti sanno che vi è una domanda di lavoro fortemente inevasa, non solo nei settori a minor professionalità, ma anche in settori ad alta professionalizzazione, come i tecnici specializzati: occorre orientare di più la formazione. In questo senso abbiamo preso provvedimenti per finanziare gli ITS (istituti tecnico scientifici) e, naturalmente, anche Università e ricerca vanno sostenute a questo proposito. In sintesi, per agire sulla disoccupazione si devono toccare due tasti: crescita in vari settori e formazione professionale, perché non è detto che la sola crescita risponda alla domanda lavorativa in modo adeguato.
 
Lei in quanto Presidente di Regione, è autorità sanitaria locale. In caso tornasse a ricoprire questo incarico, come affronterebbe le emergenze sanitarie e la questione Città della Salute, che vede incarnare due posizioni opposte nei due medici Salizzoni e Abbruzzese, entrambi candidati rispettivamente per il centro-sinistra e il centro-destra?
 
Sul Parco della Salute siamo in continuità, infatti è in corso una gara. Poi ribadisco che la cancellazione della specificità del Regina Margherita è una assoluta fake news, tant’è che come ha detto anche Salizzoni, all’interno del Parco ci saranno una torre generalista e una pediatrica, che è bene che stiano vicine perché molti interventi di elevata complessità si fanno insieme, come è stato per la bimba che dopo tre anni ha avuto ricostruito l’esofago ed è tornata a mangiare. Le attività saranno le stesse che svolge adesso il Regina Margherita, ma in un ambiente più adeguato e moderno: dotato ad esempio dei caratteri di antisitemicità che oggi mancano al Regina. Quanto al numero di posti letto, la cifra a cui si riferiscono i propagandisti risulta da uno studio di fattibilità che è alla base del progetto, ma è fatta apposta affinché con il progetto definitivo siano i competenti a definire i posti letto, che non saranno comunque più di quelli che esistono oggi. La sanità del futuro, perché per questo progetto ci andranno almeno 7-10 anni se va bene, avrà bisogno di meno posti letto di adesso, altrimenti commetteremmo gli errori fatti a suo tempo con ospedali come Biella e Verduno, dove non si è pensato all’evoluzione della sanità: quello di Biella è utilizzato al 50%.
 
Torino ha un punto debole, l’inquinamento. Secondo lei blocchi auto, ZTL e il TAV, rappresentano una soluzione al problema o servono altre vie?
 
Va privilegiata sicuramente la ferrovia, decisiva sul lungo periodo. Certamente non basta il Tav, non vanno tutti a Lione o a Milano e non sono nemmeno quelli che inquinano di più, bisogna essere onesti, parlo dei passeggeri. Le ragioni però non sono solo ambientali, ma anche economiche. La rete del trasporto locale è importante, noi abbiamo iniziato a riattivare a fini turistici, tre linee che le giunte precedenti avevano soppresso: la Alba-Torino, Pinerolo-Torre Pellice, Saluzzo-Savigliano e dovrebbe entro fine anno tornare anche la Casale-Mortara. La rete ferroviaria è importante per gli spostamenti quotidiani delle persone, ma è anche un primo passo per una riattivazione commerciale.
 
In questo senso anche la Metro sarebbe sicuramente una svolta per il territorio…
 
Certamente. Abbiamo dato una mano alla Sindaca contribuendo a recuperare il progetto che era andato perso, in quanto decorsi i giorni di validità del finanziamento dello Stato: adesso mi auguro che si realizzi il progetto e che parta la gara relativa alla linea 2. Della linea 1, che inaugurai nel 2007 e nel 2011 fino al Lingotto, stiamo ancora aspettando il completamento fino a piazza Bengasi e primo bando e gara per arrivare a Collegno e Rivoli. Aggiungo altre due cose: sull’ambiente non è solo la mobilità a incidere, ma anche il riscaldamento. Da questo punto di vista, Torino è messa meglio di altre perché il teleriscaldamento è sviluppato, però occorre ancora agire molto sul patrimonio pubblico e su quello privato per l’efficientamento energetico. Se si rende più efficiente l’apparanto energetico delle case c’è anche possibilità di creare lavoro per le imprese edili e per gli artigiani. Sulla mobilità ci vorrebbe un piano per incentivare la sostituzione dei veicoli, ma questo non può farlo da sola la Regione. Abbiamo messo a disposizione risorse per la sostituzione dei veicoli commerciali, ma mi rendo conto che se si vuole davvero che entro il 2024 il diesel non possa più circolare, bisognerebbe avere un piano nazionale che stanzi parecchie decine di milioni e consenta di portare tutti i veicoli a gamme di miglior prestazione dei motori. Altro punto sono le piste ciclabili: Torino è ferma a quelle fatte da noi in centro e quelle aggiunte dalla Sindaca in via Nizza/corso Matteotti.
 
 
Ultima domanda: se dovesse dare un giudizio al suo operato, quale sarebbe? C’è qualcosa che rifarebbe o cambierebbe?
 
Se uno potesse tornare indietro qualcosa di diverso probabilmente lo farebbe, però il mio giudizio di sintesi è che in questi cinque anni abbiamo svolto pienamente il nostro dovere, perché abbiamo trovato una situazione estremamente compromessa dal punto di vista finanziario e abbiamo rimesso in ordine il bilancio. Abbiamo lavorato due anni e mezzo per uscire dal piano di rientro,
abbiamo ricominciato ad assumere e far investimenti sulla sanità e su altre politiche: stiamo parlando di circa 700 milioni, tra infrastrutture locali, interventi di riassetto idro-geologico, manutenzione e risorse a scuola e comuni. Insomma credo che in questi cinque anni abbiamo acquisito la credibilità per affrontare le sfide che il Piemonte ha davanti e di cui siamo consapevoli.
 

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GIORGIO BERTOLA http://www.iltorinese.it/bertola-cosi-il-piemonte-cambia-passo/

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