L’immagine che sta trasmettendo il Pd all’opinione pubblica italiana e’ sotto gli occhi di tutti. Credo che non meriti molti commenti. Un partito dilaniato, diviso, rissoso e dominato da una conflittualita’ permanente a livello nazionale come a livello locale. Una miriade di correnti e di bande organizzate che attraversano l’intera penisola accomunate, prevalentemente, da un solo obiettivo: come delegittimare politicamente e personalmente il proprio vicino di casa. E l’ultima Direzione nazionale del partito ha, per l’ennesima volta, offerto questa triste immagine. Non c’e’ organo di informazione, da quelli vicini al Pd renziano a quelli piu’ critici, che non evidenzino questa situazione. Francamente sempre piu’ imbarazzante. E la risposta e’ pressoche’ sempre la stessa. Da un lato, la quasi totalita’ della minoranza che parte lancia in resta contro l’attuale leadership e, specularmente, il gruppo dirigente che parla tranquillamente di asfaltare, distruggere o addirittura di seppellire la minoranza del partito. Questo il quadro che tutti hanno ben presente, al di la’ delle favole che vengono raccontate dai cantori del nuovo corso o del rinnovamento perpetuo o della bella politica interpretata e raccontata dal Pd. Forse, e spiace dirlo, e’ arrivato il momento di dare un taglio – come si suol dire – definitivo a questa incredibile ed inguardabile situazione politica all’interno del Partito democratico. Certo, la ricerca dell’unita’ politica ed organizzativa e’, almeno per me, sempre la maestra per affrontare e risolvere i problemi di un partito. Soprattutto in un contesto politico dove l’offensiva della destra da un lato e la tenuta politica ed elettorale del movimento 5 stelle dall’altro richiedono la presenza di un partito di centro sinistra unito, forte e competitivo. Ma cosi’ oggi non e’ e forse e’ persin inutile continuare con questo stillicidio quotidiano ed infinito fatto di accuse, insulti, attacchi e delegittimazioni reciproche. Massimo Cacciari, tempo fa, invitava i dirigenti del Pd a prendere atto che la legge sul divorzio in Italia c’e’ dal lontano 1974 e che, forse, aggiungeva il filosofo veneziano, occorreva semplicemente prenderne atto alla luce della dialettica che caratterizza quel partito da ormai molto tempo. E, forse, la profezia e l’auspicio dell’ex sindaco di Venezia comincia a farsi largo sempre di piu’ tra le file del Pd. Se l’unita’ resta un semplice auspicio o un vago ed indistinto desiderio, e neanche tanto voluto da entrambe le parti in competizione, tanto vale prenderne atto senza continuare una liturgia che ormai rischia di incrinare, ed indebolire, sempre di piu’ lo stesso appeal politico ed elettorale del centro sinistra e della sinistra italiana.
Giorgio Merlo