CULTURA- Pagina 78

Ezio Gribaudo, artista e uomo libero

Di Pier Franco Quaglieni 

La morte di Ezio Gribaudo rappresenta una grave perdita per Torino perché la sua figura, apprezzata a livello internazionale e dai più importanti e famosi  artisti, rappresenta nell’ambito della vita culturale italiana e torinese in particolare un unicum. Gribaudo e’ sempre stato un artista libero rispetto alle consorterie politiche, un esempio di indipendenza rispetto alla liturgia ideologica che è stata egemonica e soffocatrice.
Se Daverio e’ stato l’anti Argan, Gribaudo è stato l’anti Guttuso. Tanto impegnato,  schierato supinamente il secondo  nei confronti del partito comunista, tanto disorganicamente libero il primo.
Avevamo una profonda comunanza di ideali,  anche se Gribaudo è stato  spesso più intransigente di me. In una Torino dominata dalla feroce egemonia gramsciana fin dai tempi in cui un noto pittore si rifiuto’ di fare lezione perché voleva imporre all’Accademia Albertina una giornata di lutto per la morte di Stalin, Gribaudo ha saputo mantenere le distanze, resistendo alle lusinghe e alle minacce, forte dell’apprezzamenzo nazionale e internazionale della sua opera.  Ricordo perfettamente il conformismo plumbeo del mondo artistico torinese, malgrado lo storico Circolo  degli artisti, presieduto dall’avv. Forchino e poi dall’avv. Tartaglino, fosse una realtà aperta davvero unica. Gribaudo ha saputo steccare nel coro. Ricordo due episodi : la candidatura in Forza Italia nel 1994 non coronata dall’elezione in Parlamento che va a disdoro di un partito che a Torino non ebbe mai la più piccola attenzione per il mondo della cultura, se si eccettua l’assessore regionale Giampiero Leo. E ricordo che per aver concesso l’Aula Magna dell’Accademia Albertina per ricordare Oriana Fallaci fu di fatto rimosso dalla prepotenza sindacale della CGIL dalla carica e sostituito con il solito funzionario del vecchio PC. Gribaudo e’ stato davvero un chierico che non ha tradito.  Ed è di conforto che la figlia Paola, così vicina a suo padre intellettualmente e non solo affettivamente, sia oggi Presidente di quell’Accademia che la presidenza di Ezio aveva onorato facendola uscire dal tunnel di un eterno Sessantotto.

Lo stambecco prim’attore al Forte di Bard

Re salva Re. Arriva il “25° Gran Paradiso Film Festival”

Fino al 9 ottobre

Bard (Aosta)

Re salva Re. Pochi sanno, infatti, che a salvare dal pericolo di estinzione la specie dell’animale simbolo, ufficialmente riconosciuto come il Re del “Gran Paradiso”, sua maestà lo Stambecco, fu proprio un altro Re, nientemeno che Re Vittorio Emanuele II che, nel 1856, fece proteggere gli ultimi esemplari (quando ormai, per la caccia smodata e senza regole dell’uomo se ne contavano solo poche centinaia nelle Alpi italiane e francesi) in una riserva privata in Valsavaranche dove, per suo ordine, un gruppo speciale di guardacaccia li proteggeva da altri cacciatori.

Da allora la Capra ibex (suo nome scientifico), le cui origini ci portano indietro nel tempo fino al “Paleolitico”, a 100mila anni fa, quando lo stambecco viveva in tutte le regioni rocciose dell’Europa centrale (come testimoniano ancora oggi le pitture rupestri rinvenute nelle grotte di Lascaux in Francia), il magnifico animale ha ripreso nuova vita diventando veramente il Re incontrastato del “Parco Nazionale del Gran Paradiso”. A celebrarne la forza, l’agilità e l’eleganza è oggi (e fino al 9 ottobre) il valdostano “Forte di Bard” che, ospitando il progetto espositivo del “25° Gran Paradiso Film Festival”, “GPFF in mostra – Il Gran Paradiso e il suo Re” ( ideato da “Fondation Gran Paradis” e co-prodotto dall’“Associazione Forte di Bard” con la collaborazione del “Parco Nazionale Gran Paradiso”) ne traccia un sorprendente doppio ritratto attraverso gli scatti del fotografo romano Giorgio Marcoaldi – tratti dal volume “Il Re, lo stambecco del Parco Nazionale del Gran Paradiso” – e le immagini cinematografiche dei registi francesi Anne ed Erik Lapied, in cui “si racconta una storia di equilibrio fra uomo e natura e di reciproca salvezza, nel primo Parco Nazionale d’Italia”.

Ricordano gli organizzatori: “Nel 2022 la Valle d’Aosta celebra la concomitanza di due ricorrenze dal forte valore simbolico: il 100° anniversario dell’istituzione del ‘Parco Nazionale Gran Paradiso’ e la 25^ edizione del ‘Gran Paradiso Film Festival’ (principale evento culturale dell’area del Gran Paradiso), che, iniziata l’11 luglio scorso, si terrà fino al 6 agosto nelle tre valli valdostane dell’area protetta e la cui sezione ‘GPFF in mostra’ sarà visitabile per tutta l’estate al ‘Forte di Bard’, con uno ‘spin off’ nel Gran Paradiso”. Il progetto espositivo (inaugurato il 16 luglio scorso, alla presenza degli stessi Giorgio Marcoaldi e Anne ed Erik Lapied, insigniti nell’occasione del titolo di “Grand Paradiso Ambassador”) “si snoda attraverso la storia, i luoghi, le caratteristiche ed il valore simbolico dello stambecco alpino, offrendo ai visitatori vari spunti e suggestioni per avvicinarsi alla realtà unica del Gran Paradiso”. Sempre sabato scorso, 16 luglio, è stato anche proiettato il film “Le Temps d’une Vie” di Anne, Erik e Véronique Lapied, la cui trama ruota intorno alla vita di uno stambecco, con straordinarie riprese girate all’interno dell’area protetta. La pellicola verrà ancora proiettata all’interno dell’Auditorium dell’“Opera Mortai” del Forte, in altre tre date: sabato 13 agosto, sabato 3 settembre e sabato 8 ottobre, alleore 16.

Lo “spin off” della mostra “Il Gran Paradiso e il suo Re” é invece allestito outdoor nelle stesse date presso il “Villaggio Minatori” di Cogne, sede di “Fondation Grand Paradis”, ed espone una diversa selezione di scatti di Giorgio Marcoaldi, sempre dedicati alla Capra ibex, che riportano il progetto nei luoghi che racconta. Lo “spin off” sarà visitabile gratuitamente ogni giorno a qualsiasi ora.

Maggiori informazioni sono disponibili sui siti: www.gpff.it  e www.fortedibard.it

g.m.

Nelle foto:

–       Giorgio Marcoaldi: “Stambecco”

–       Giorgio Marcoaldi

–       Anne ed Erik Lapied

Distretto Reale Stupinigi, 21 milioni di euro per la valorizzazione del complesso urbano e rurale

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Sette anni dopo il Protocollo d’Intesa stipulato nel 2015, i sei Comuni di Nichelino, Candiolo, Orbassano, Beinasco, None, Vinovo firmano lunedì 18 luglio l’accordo attuativo del protocollo di valorizzazione del complesso urbano e rurale di Stupinigi.

Una firma che mette in moto una serie di attività condivise e coordinate per lo sviluppo culturale, ambientale e socio-economico per complessivi 21 milioni di euro. All’accordo attuativo hanno aderito la Regione Piemonte, la Città Metropolitana, la Città di Torino, il Consorzio Residenze Reali, l’Ente di gestione delle Aree Protette dei Parchi Reali, la Fondazione Ordine Mauriziano.

La prima azione è la creazione del “Distretto Reale Stupinigi”, un logo che diventa un vero e proprio marchio di qualità per il riconoscimento dell’intero territorio e delle attività finalizzate al recupero urbanistico, architettonico, culturale, paesaggistico e naturalistico. L’istituzione della de.co (denominazione comunale) “Distretto Reale Stupinigi” permetterà di tutelare e valorizzare le tipicità tradizionali locali, agro-alimentari, artigianali, turistico-ricettive e culturali.

Per quanto riguarda le infrastrutture, sono ripresi i lavori della variante di Borgaretto che consentirà di collegare, entro la fine del 2022, la SP 174 a Borgaretto, dalla rotatoria Palmero, con la SP 143 a Tetti Valfrè nel comune di Orbassano. Saranno completati i percorsi ciclabili che partono da Vinovo, Orbassano e parco Sangone, fino al polmone verde di Stupinigi, grazie al bando Next Generation We – Competenze, strategie, sviluppo delle pubbliche amministrazioni, promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. In programma anche il progetto di prolungamento della linea 4 dal fondo di corso Unione Sovietica ai poderi settecenteschi che fanno da preludio alla Palazzina. La progettazione preliminare dell’opera sarà realizzata con i fondi del PUMS – Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, ottenuti dalla Città Metropolitana di Torino.

L’accordo attuativo del protocollo di valorizzazione riguarda anche il restyling dei poderi San Carlo e San Raffaele e la riqualificazione del giardino storico della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Il progetto di recupero dei poderi riguarda una porzione già parzialmente utilizzata dell’antico complesso agricolo denominato “concentrico” che costituiva il cuore pulsante del borgo di Stupinigi. Il piano, completamento autofinanziato dagli operatori economici presenti nei poderi per circa 1 milione 860mila euro, è stato curato e diretto da Coldiretti Torino e prevede il recupero delle strutture storiche e il loro rilancio in ambito commerciale e ricettivo con la creazione di nuovi servizi legati ai prodotti e alle tradizioni locali, tra cui anche il ripristino del servizio di noleggio bici.

Con il progetto di restauro del Parco Storico della Palazzina di Caccia di Stupinigi, invece, la Fondazione Ordine Mauriziano ottiene i fondi del PNRR tramite il bando del ministero della Cultura dedicato ai parchi e ai giardini storici, finanziato dall’Unione Europea attraverso i fondi NextGenerationEU. Il finanziamento di 1.983.083,33 euro (pari al 100% della somma richiesta) consentirà di coniugare il recupero del disegno caratteristico del giardino, unico nelle sue forme e configurazione ed espressione della genialità di Filippo Juvarra, e la sua componente botanica originale con le esigenze di tutela ambientale presenti.

A livello operativo, con la firma dell’accordo attuativo sono stati definiti i ruoli e quantificate le quote economiche di compartecipazione a carico di ciascun ente, è stato attivato un “fondo cassa” comune annuale di 30.500 euro per la realizzazione di alcune attività condivise di valorizzazione ed istituita una segreteria tecnico-amministrativa. Il Comune di Nichelino è stato individuato come Ente capofila, le quote di competenza sono state definite su base demografica: 40,22% Nichelino, 19,94% Orbassano, 15,16% Beinasco, 13,03% Vinovo, 6,79% None, 4,87% Candiolo.

Tutti i progetti sono raccolti nel Masterplan “Azioni per la valorizzazione e lo sviluppo del Distretto dei Comuni del Protocollo” condiviso con la Regione Piemonte e costantemente aggiornato. Il Masterplan quest’anno sarà digitalizzato, grazie al finanziamento di Fondazione CRT, così da rendere interattiva la conoscenza e la partecipazione di tutti i cittadini.

La “Torino che non ti aspetti”: in Contrada Guardinfanti 

Torino ha delle particolarità che perfino i torinesi spesso non conoscono.

Allora caliamoci per un attimo in Contrada Guardinfanti, pieno centro storico racchiusa tra le vie Barbaroux, Stampatori, Santa Maria e dei Mercanti, il cuore più antico dell’Augusta Taurinorum.

Ora ha conservato altre peculiarità, intanto è ricca di artigiani, alcuni di storica tradizione accanto ad altri di più recente costituzione ma capaci di offrire competenze tecniche e passioni come solo un artigiano sa fare. E poi succedono cose davvero strane. Vi accompagniamo in via dei Mercanti.

 

Al numero 3/d intanto la Tipolitografia dei Mercanti di Emanuela Zannetti, una donna piena di risorse e carica umana. Nel suo negozio e laboratorio (dove tiene corsi di calligrafia) tutto quanto è oggetto di legatoria ma soprattutto personalizzabile è creato. Dalle scatole per opere di artisti agli oggetti della memoria (album, percorsi….). Bisogna entrare, osservare e farsi prendere dai suoi racconti e dai propri desideri. Poco distante al 3 della stessa via ecco un cortile di quelli tipici delle case a ringhiera.

Qui su un balconcino la domenica alle ore 18 prende vita il Concertino del Balconcino, creato da due musicisti di punk lirico Daria Spada e Cristan Maxime che con queste performance che ormai hanno una serie di appassionati frequentatori, offrono l’opportunità ad attori, cantanti, attori di esibirsi e dare prova del proprio talento. Basta contattarli.

Ma non è tutto. Sempre al 3 di via del Mercanti, più precisamente ad un citofono a titolo di anticipazione del Concertino, alle ore 17,45 ecco che prende vita Radio Citofono, la radio senza obbligo di frequenza, animata da Gabriella Squilibra che intrattiene chi attende lo spettacolo con uno proprio dal titolo “Parole e magia” dove si analizza il significato di una parola prescelta dalla sua etimologia fino alla lettura delle carte sempre attraverso il collegamento del citofono.

Basta naturalmente appoggiare l’orecchio! Sempre in zona, poco distante da lì, in una bottega piccolissima che rischia di non essere vista, opera la Dottoressa delle Bambole, Greta Canalis, altra giovane artigiana in via Barbaroux 7 che grazie ad una profonda e mirata formazione. restaura bambole antiche e moderne. Perché nulla vada perso soprattutto quando legato a bei ricordi.

Adelaide Valle

Il té e le erbe medicinali cinesi: incontro alla Gam

INCROCI =||= CROSSROADS

PUBLIC PROGRAM per la mostra Una collezione senza confini

Sabato 9 luglio ore 15:30 durata 2 ore

I TÈ E LE ERBE MEDICINALI CINESI: TRADIZIONE E CURA DEL CORPO

INCONTRO CON ZHEN ZHEN ZHU, ESPERTA DI MISCELE DI ERBE E TÈ PREGIATI

 

Diagnostic Room di Chen Zhen, 2000, 6 disegni: inchiostro di china su carta, legno, vasi da notte, metallo, vetro, paglia, cenere di giornali, 378 erbe medicinali cinesi, zucche. Acquisto da privato, 2000

 

 

 

La GAM di Torino organizza un ciclo di incontri legato alla mostra Una collezione senza confini. Arte Contemporanea Internazionale dal 1990 dedicato all’inclusione sociale e al coinvolgimento di nuovi pubblici. INCROCI nasce nell’ambito del programma “La democratizzazione della cultura” ideato e promosso dalla Phillips Collection di Washington DC e dalla Missione Diplomatica degli Stati Uniti in Italia, iniziato lo scorso maggio con due giornate che hanno visto protagonista l’artista Marcos Lutyens.

Il progetto prevede un focus sulle opere di quattro artisti: William Kentridge, Marina Abramović, Antony GormleyChen Zhen scelte tra le 57 esposte in mostra.

Questo ciclo di appuntamenti permette a culture e idee differenti di incontrarsi. L’arte è una pratica terapeutica, ha effetti sulla salute e sul benessere della psiche, dello spirito e del corpo. Le opere scelte per il Public Program contengono il racconto di un’esperienza personale dell’artista che rimanda ad altri insegnamenti per un confronto intellettuale, emotivo e fisico. Tutti gli appuntamenti prevedono una presentazione dell’opera da parte del curatore della mostra, un approfondimento a cura dello specialista di altra disciplina e una attività pratica. I temi includono il disegno e l’intessitura, la cristalloterapia, la meditazione e la pratica yoga e l’uso delle erbe per la cura del corpo.

Il programma nasce da un’idea di Antonella Angeloro, Arianna Bona con Roberta Lo Grasso, il Dipartimento Educazione GAM e Angela Benotto – Ufficio Relazioni Internazionali di Fondazione Torino Musei.

 

 

Sabato 9 luglio ore 15:30

I TÈ E LE ERBE MEDICINALI CINESI: TRADIZIONE E CURA DEL CORPO

INCONTRO CON ZHEN ZHEN ZHU, ESPERTA DI MISCELE DI ERBE E TÈ PREGIATI

Dialogo con l’opera di Chen Zhen, Diagnostic Room, 2000

 

Zhen Zhen Zhu è un’esperta in miscele di erbe e tè pregiati che, per curiosità e interesse personale, ha iniziato un percorso di studio approfondito sulle proprietà benefiche di queste foglie. Tale passione ha radici nelle sue origini cinesi, che l’hanno stimolata a ricercare e combinare gusti e sapori con conoscenze sulla medicina tradizionale del suo paese. Per far conoscere meglio la sua cultura e i suoi tè, nel 2019 ha fondato il marchio Zhencha, seguito da uno shop online personale che, non solo è aperto alla vendita di svariati prodotti riguardanti il mondo del tè e delle tisane, ma è anche un luogo di condivisione in cui pubblica articoli divulgativi e informativi.

Nelle famiglie cinesi la conoscenza delle proprietà benefiche delle erbe medicinali e del loro uso si tramanda di generazione in generazione. Così Zhen Zhen Zhu ha ereditato, ampliato e approfondito con studi personali, nozioni sulle pratiche per la cura del corpo.

Durante l’incontro, consegnandoci usanze ed esperienze della tradizione cinese, condividerà informazioni peculiari illustrando le proprietà benefiche di alcune erbe contenute nei 378 cassetti che fanno parte dell’installazione di Chen Zhen. A seguire, una degustazione di tè e tisane dalle proprietà curative con spiegazione di come depurare e curare il fisico anche attraverso miscele di erbe da bere.

 

 

Chen Zhen, nato a Shangai nel 1955 da una famiglia di medici, è stato uno dei primi artisti cinesi a mettere in relazione cultura orientale e occidentale. Nel 2000, Chen ha portato in GAM il suo progetto Eloge de la Magie Noire, in cui interpreta la magia quale forza non-razionale capace di risanare: l’artista, seguace sia della medicina occidentale sia di quella cinese, affetto da una rara forma di anemia che lo avrebbe portato a una morte prematura, dichiarava: “come artista, il mio sogno è di diventare un medico. Fare arte ha a che fare con il guardare sé stessi, esaminare sé stessi e come si vede il mondo”. Ancora, riflettendo sulle possibilità di cura, Chen Zhen asseriva: “sto studiando la medicina cinese, progetto legato direttamente al mio stato di salute ma anche alla mia percezione del mondo dell’arte. Da millenni i cinesi adoperano le erbe. Secondo la medicina cinese la salute non significa assenza di malattia, ma un modo di vivere equilibrato. Credo nella scienza, ma questo non mi impedisce di credere anche in altri mezzi. Voglio adoperare il mio corpo come un laboratorio di riflessione che mi permetta di allargare la mia visione del mondo e dell’arte.”

 

Costo: 15 € compresa visita al museo

Posti limitati prenotazione obbligatoria infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

 

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“Carte da decifrare”: letteratura e musica dal vivo. Fra arte e natura

In una nuova veste e in luoghi inediti, la quinta edizione della rassegna promossa a Busca da “Fondazione Artea” e “Salone del Libro di Torino”

Sabato 9 e domenica 10 luglio

Busca (Cuneo)

Letteratura e musica dal vivo. Fra arte e natura, dalle “ex-Cave di alabastro rosa” al “Castello del Roccolo”, passando per la “Collezione La Gaia”, va in scena a Busca nel Cuneese, nel weekend del 9 e 10 luglio, la quinta edizione di “Carte da decifrare”, promossa, come sempre, da “Fondazione Artea” e Comune di Busca, in collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro di Torino”. Sotto la regia di Marco Pautasso, segretario generale del “Salone” e del musicista e produttore Claudio Carboni, i giochi si aprono con due imperdibili appuntamenti, non foss’altro per la location ospitante: le antiche “Cave di alabastro rosa” ( l’“onice di Busca” o “Onice Piemonte”), cinque canyon artificiali sulla collina dell’eremo di Belmonte, attivi dal Settecento e dismessi intorno alla metà del ‘900, luogo di grande immaginifica suggestione. Qui, sabato 9 luglio, la scrittrice e conduttrice radiofonica Loredana Lipperini e il clarinettista Gabriele Mirabassi si esibiranno in un reading dal titolo “I luoghi dell’incanto”, un omaggio a tre grandi autori del secolo scorso, Shirley Jackson (“L’incubo di Hill House”), Daphne Du Maurier ( “La prima moglie“) e Stephen King (“It”), perché “la letteratura fantastica si lega profondamente ai luoghi, anche a quelli in apparenza innocui, ma che possono nascondere l’incanto, o la paura”. Dopo lo spettacolo, le guide naturalistiche illustreranno le origini e la storia delle “ex Cave di alabastro rosa” e condurranno i partecipanti attraverso una breve passeggiata in collina fino alla seconda tappa dell’evento che si terrà presso la “Collezione La Gaia” (via Monte Gaudio, 13), una delle più prestigiose collezioni private (forte di oltre 2mila opere), frutto della passione per l’arte dei coniugi Matteo Viglietta e Bruna Girodengo. Qui, lo scrittore e saggista Antonio Pascale, finalista al “Premio Campiello 2022” con il suo ultimo libro “La foglia di fico” (Einaudi 2021), darà vita al talk “Breve storia del mondo e dei sentimenti attraverso le piante”, accompagnato dal jazz contemporaneo fatto di suono puro ed elettronica dell’arpista e compositrice Marcella Carboni. Uno spettacolo divertente, suggestivo ed esaustivo che aiuta a capire meglio le piante e gli umani, come siamo arrivati fin qui e cosa ci aspetta. A seguire è prevista una visita guidata ad alcune opere della “Collezione” legate al tema della letteratura e della musica. Per la partecipazione all’evento è obbligatoria l’iscrizione: saranno organizzati due gruppi con partenza da piazza F.lli Mariano, rispettivamente alle ore 17 18. Per maggiori dettagli sulle modalità di partecipazione si invita a consultare il sito www.fondazioneartea.org. Biglietto unico a € 18 su www.ticket.it.

Domenica 10 luglio, invece, nella splendida cornice del Parco del “Castello del Roccolo” (strada Romantica 17), prestigioso “revival neo- medievale”, edificato a partire dal 1831 per volere della famiglia D’Azeglio, il trombettista di fama internazionale Paolo Fresu presenta, alle 18,30“Poesia dentro”, un assolo concertato in dialogo con la natura e con le voci interiori. “Quelle di chi non c’è più e di chi tesse il presente con il suono delle parole”. Il musicista interpreterà musicalmente gli interventi di alcune importanti voci della cultura e del mondo dello spettacolo del nostro paese, tra cui Mariangela Gualtieri, Lella Costa, Gianmaria Testa, Ornella Vanoni e molti altri. “Questa edizione di ‘Carte da decifrare’ si preannuncia – dichiarano Marco Pautasso e Claudio Carboni, direttori artistici della rassegna – davvero speciale. Le trame musicali e letterarie s’intrecceranno alla suggestione di luoghi davvero straordinari. Ci piace l’idea di poter offrire al pubblico la possibilità di un’esperienza non solo artistica ma anche percettiva unica e irripetibile, che si consumerà ‘uno actu’, e in cui la bellezza e la meraviglia saranno declinate in tante forme”.

Per ulteriori info“Fondazione Artea”, via Matteotti 40, Caraglio (Cuneo); tel. 392/9890490 o www.fondazionearte.org o info@fondazioneartea.org

g.m.

Nelle foto

–       Le “Ex-Cave di Alabastro rosa”, Busca (Cuneo), Ph. Marco Rostagno

–       Il “Castello del Roccolo”, Busca (Cuneo), Ph. Daniela Molineris

–       Loredana Lipperini

–       Paolo Fresu, Ph. Roberto Cifarelli

Maulini, il sindaco-maestro della città di Gianni Rodari

L’8 marzo del 1991 a Omegna si spegneva Pasquale Maulini, uno dei protagonisti più importanti delle vicende politiche e culturali del capoluogo cusiano nel secondo dopoguerra.

Era nato il 1° dicembre del 1925 e la sua biografia, nonostante la morte prematura a soli sessantacinque anni, rappresenta l’immagine riflessa di una vita pubblica molto intensa. Dall’età di 14 anni e per vent’anni operaio al laminatoio della Cobianchi, la ferriera nel cuore della città; antifascista, staffetta e partigiano combattente nelle Brigate Garibaldi; protagonista nell’immediato dopoguerra della costruzione dei Convitti Scuola della “Rinascita” (prima a Milano e poi a Torino); a 35 anni diventò insegnante elementare, sindaco di Omegna per cinque mandati, deputato al Parlamento per due legislature (la IV° e la V°), a lungo capogruppo del Pci in Consiglio provinciale a Novara. Negli annali dei resoconti parlamentari della Camera dei Deputati si possono leggere gli appassionati interventi a sostegno delle lotte dei lavoratori della Cobianchi e della Rhodiatoce di Pallanza. Memorabile fu il suo intervento in occasione del 25° anniversario della Repubblica dell’Ossola durante la seduta antimeridiana del 28 ottobre 1969 a Montecitorio quando, a nome del gruppo comunista, prese la parola per quella celebrazione che gli ricordava i suoi “diciotto anni, vissuti nelle Brigate garibaldine di Moscatelli e Gastone, operanti in Valsesia e nell’Ossola, insieme con molti altri giovani, in mezzo a fatti più grandi di noi. E la Repubblica dell’Ossola, le battaglie che la precedettero e la seguirono furono veramente cose grandi”. Come molti che lo conobbero e frequentarono conservo del “Pasqualino”, com’è ancora oggi chiamato con affetto dagli omegnesi, molti ricordi personali per aver condiviso impegno e passione politica negli anni ‘70 e ‘80. Autodidatta tenace e intelligente, uomo colto che amava citare i classici da Victor Hugo a Émile Zola, profondamente legato alla sua formazione umanistica tanto che nei passaggi più difficili della lotta politica teorizzava con concretezza come fossero “gli uomini a fare le bandiere e non le bandiere a fare gli uomini”, Pasquale Maulini ha intrecciato gran parte della sua vita con quella della città attraversata dalla Nigoglia. Un corso d’acqua “ribelle”, l’unico emissario dei grandi laghi prealpini che scorre verso Nord, orgoglio degli omegnesi che le hanno dedicato persino un motto: “la Nigoeuja la va in su; e la legg la fèm nu!”, ovvero: “La Nigoglia scorre in su; e la legge la facciamo noi!”. Accanto all’impegno e alla passione per la politica, Maulini ha sempre coltivato l’ amore per il sapere, la conoscenza, l’istruzione. Animatore e fondatore con Mario Bonfantini, Mario Soldati e Cino Moscatelli del “Premio letterario della resistenza Città di Omegna” fece di questo appuntamento sulle rive del lago d’Orta un momento alto della cultura italiana e internazionale con la presenza di Jean Paul Sartre, Oriana Fallaci, Panagulis, Camilla Cederna e tanti altri. “Pasqualino” scrisse anche dei libri importanti come Omegna Cara, La ferriera e Memoria. Gianni Rodari (nella foto accanto al titolo), suo grande amico e concittadino (nacque nel capoluogo cusiano il 23 ottobre del 1920), curò la presentazione di Omegna Cara. Le parole del più grande scrittore italiano per l’infanzia del ‘900 offrono un’immagine nitida del legame tra Maulini e la sua città. Scrisse, Rodari: “Maulini ama Omegna. Ama il paesaggio in cui è immersa, il sipario di montagne in cui splende, unico spazio aperto, uno dei più bei laghi italiani. Di gran lunga il più bello, per chi è nato sulle sue rive. Ama la gente di Omegna, la sua schiettezza, la sua concretezza, la sua fantasia. Ama i muri di Omegna, compresi quelli delle fabbriche, che non vede come monumenti del profitto ma come monumenti del lavoro: ciò che resta e dura è sempre ciò che ha fatto il lavoro dell’uomo. Ama la città di ieri e quella di oggi, ha fiducia nella città di domani”. Gianni Rodari era ben consapevole che quest’amore era nutrito da una grande passione civile. Di quella passione che “Pasqualino” aveva nel sangue oggi vi sarebbe un gran bisogno ma purtroppo è diventata più che mai una merce rara.

Marco Travaglini

Lodovico Passerin d’Entrèves è il nuovo Presidente del Centro Studi Piemontesi

Il Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, fondato a Torino nel 1969, è una istituzione pluridisciplinare dedicata allo studio della vita e della cultura piemontese in ogni loro manifestazione, con lo sguardo costantemente rivolto alla tutela del patrimonio culturale e ambientale. La cifra che in qualche modo rende quasi unico nel panorama piemontese (e nazionale) il profilo del Centro Studi Piemontesi è la costante ricerca di equilibrio tra territorio, tradizione, radici, e sguardo internazionale. Accanto alle attività di ricerca e di studio, sono via via state intensificate le iniziative di «socializzazione» dei saperi, di contatto con sempre più ampi pubblici, di coinvolgimento di giovani e qualificati studiosi su tutto il territorio regionale (e non solo) nell’ottica dell’apertura, della condivisione e della conoscenza come unici fattori di conservazione e di tutela del patrimonio materiale e immateriale di una comunità. L’attività istituzionale si caratterizzata per l’impegno scientifico volto a promuovere lo studio della vita e della cultura piemontese in ogni loro manifestazione, nella convinzione che un’identità affondi le sue radici più vere e profonde nel proprio patrimonio storico e culturale. Nelle stanze del Centro sono nate opere storiografiche di grande rilievo (basti pensare al monumentale Epistolario di Massimo d’Azeglio), illustri studiosi hanno contribuito alla crescita delle diverse Collane editoriali che sono andate delineandosi all’interno dei molteplici interessi emersi: oltre 600 i titoli in catalogo che rappresentano nel loro variegato specchio di interessi (arte, letteratura, musica, storia, linguistica, dialettologia, poesia) una miniera alla quale può attingere qualsiasi studioso che voglia avvicinarsi a qualche argomento piemontese.

L’Assemblea dei Soci del Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis ha provveduto all’elezione del nuovo Consiglio Direttivo per il triennio 2022-2024. Il Consiglio nella sua prima riunione ha eletto Presidente dell’Istituto Lodovico Passerin d’Entrèves.

Il Consiglio è così composto:

Presidente Lodovico Passerin d’Entrèves; Vice Presidente Gustavo Mola di Nomaglio; Consigliere con delega di Direttore Albina Malerba; Segretario Tesoriere Federico Della Chiesa; Consiglieri: Adriana Acutis, Massimo De Andreis, Giuseppe Ferrero, Cristina Giovando, Giacomo Lorenzato,  Rosanna Roccia,  Camillo Venesio. Presidente onorario Giuseppe Pichetto.

Revisori dei conti: Gianluca Ferrero, Giovanni Chieli, Giancarlo Melano (eff.), Carlo Borlandelli, Maria Cristina Gaja (suppl.).

Probiviri: Maria Piera Gandolfo Peyron, Attilio Offman, Alessandro Rosboch.

L’attività istituzionale del Centro Studi Pimontesi prosegue a pieno ritmo nel campo della tutela e promozione della civiltà e del patrimonio culturale del Piemonte, una tra le più significative “regioni” storiche, statuali, politiche d’Europa.

È appena uscito il primo numero della cinquantunesima annata di «Studi Piemontesi», la rivista di storia, arti, lettere e varia umanità pubblicata dal Centro Studi Piemontesi.

È attivo il sito rinnovato del Centro Studi Piemontesi (sempre all’indirizzo www.studipiemontesi.it. Dal sito è possibile associarsi al Centro Studi Piemontesi, rinnovare la quota per l’anno in corso e anche, cliccando su “Dona ora”, fare una donazione. Le pubblicazioni sono elencate nella sezione “Catalogo – Shop”, da cui è possibile acquistare direttamente i libri (i Soci riceveranno via mail o potranno richiedere in Segreteria il Codice Sconto del 30% a loro riservato). Dalla sezione Studi Piemontesi/Numeri scaricabili, è possibile scaricare liberamente i numeri della rivista dal 1972 al 1989, e vedere tutte le notizie che riguardano “Studi Piemontesi”. Nella sezione Archivio si trovano tutte le notizie che riguardano l’Archivio istituzionale, ed è possibile consultare e scaricare schede e indici dei diversi Fondi custoditi. Man mano che procede il lavoro saranno inseriti altri materiali.  Nella sezione Biblioteca si trovano le informazioni per l’accesso in biblioteca e i link al catalogo on line con tutti i volumi via via catalogati in SBN. Sono poi affidate al sito tutte le notizie che riguardano pubblicazioni, attività e iniziative del Centro Studi Piemontesi, e i video pubblicati su YouTube.

La vita del più celebre liutaio piemontese, Giuseppe Rocca 

La liuteria non è soltanto Antonio Stradivari. Torino e la Regione Piemonte vantano infatti una secolare tradizione collegata alla costruzione degli strumenti musicali, legata a doppio filo con la vita di celebri autori, le cui opere (violini, viole, violoncelli) sono oggi ricercatissime in Italia e all’estero. Il più celebre Maestro dell’ottocento fu certamente Giuseppe Rocca. 

“Morte di un liutaio. Le vicende di Giuseppe Rocca.” (2022, Edizioni Bookabook) è un giallo storico che racconta l’esistenza intricata e la morte oscura di questo autore. Adottando uno stile narrativo tipico del romanzo storico, il libro intreccia la “storia piccola” di Giuseppe Rocca e dei personaggi che lo circondano agli eventi culturali e sociopolitici della “storia grande” a cavallo dell’Unità d’Italia.

La sua storia inizia a seguito di un tragico evento che lo porta ad abbandonare tutto e a spostarsi da Alba a Torino. Qui, aiutato dal grande liutaio Giovanni Pressenda, scopre il proprio talento nell’arte della liuteria e apre una bottega. Eppure, il talento non basta per emergere in un’Italia dilaniata dal colera e dalle proteste del popolo. Sottovalutato, Giuseppe farà una serie di scelte sbagliate che lo condurranno a un epilogo tanto misterioso quanto avvincente.

“Morte di un liutaio” è il romanzo d’esordio di Flavia Vighini. L’autrice vive a Cremona, città della musica e capitale mondiale del violino. La vicinanza al mondo dei liutai le permette di conoscere tecnicismi e curiosità di un settore che trova amatori in tutto il mondo e di scoprire la storia di Giuseppe Rocca. Da qui la decisione di scrivere un romanzo.  “Questo libro nasce dal desiderio di mettermi alla prova nel genere letterario del romanzo storico, il cui studio mi ha molto affascinata durante il mio percorso universitario.”, racconta l’autrice. “Giuseppe Rocca mi è sembrato perfetto: eccezionale e allo stesso tempo fragile e inquieto. La sua vita familiare fu così ricca di avvenimenti – matrimoni, lutti, figli – che ho dovuto operare delle scelte, per semplificare l’intreccio. La sua morte, poi, così oscura e mai del tutto chiarita, si prestava perfettamente ai miei scopi. Il periodo storico in cui visse, infine, resta uno dei più affascinanti d’Italia.”

Nel romanzo, completato durante la pandemia da Covid-19, vi è una descrizione dettagliata dell’esperienza dell’epidemia e delle credenze e reazioni che scatenò la diffusione del colera. Seppur ambientato nell’Ottocento, infatti, “la storia si ripete uguale a sé stessa” e, allora come oggi, tra la popolazione vi era chi credeva che la malattia fosse un maleficio, un espediente di governo per sfollare le popolazioni e incutere un salutare timore nei superstiti e le quarantene e le altre procedure di contenimento erano derise. “Mi sono recata a Torino e, come un’investigatrice, sono andata a cercare i luoghi in cui i miei personaggi avevano mosso i loro passi: il Teatro d’Angennes, il caffè Fiorio, l’Antica Osteria della Dogana Nova (ora Albergo della Dogana Vecchia), a caccia di particolari e informazioni. Mi sono divertita moltissimo a far vivere ai miei personaggi gli avvenimenti storici di quei tempi.”, confessa l’autrice.

Flavia Vighini presenterà il suo romanzo il giorno 7 luglio alle ore 18.30 presso la sede dell’Accademia Liuteria Piemontese San Filippo, nel centro storico di Torino, in via Principe Amedeo 8/a.