Il 28 settembre del 1967 ci svegliammo in Barriera di Milano con la consapevolezza che dei mostri abitavano nelle nostre vie
A 10 anni e vedendo il telegiornale conobbi l’esistenza di Pietro Cavallero. Si autodefiniva comunista.
Guardai mio padre che non ebbe dubbi nel rispondermi: un poco di buono, ed abbiamo fatto bene buttarlo fuori dal Partito. Molto conosciuto in Barriera. Soprattutto tra piazza Crispi e le case Snia a ridosso della ferrovia. Per tutto corso Vercelli. Via Desana , in particolare. Solo anni dopo ho capito fino in fondo. C’era chi diceva che era solo un semplice iscritto, chi segretario della sezione 32 o 9, e chi addirittura funzionario di Partito. Nessuno ne parlava volentieri. Tanta era la vergogna perché qualcuno sapeva o perlomeno sospettava. La banda Cavallero operò per almeno 5 o 6 anni. Romoletto ex partigiano, tanto fegato e cervello da gallina.
Alla sua prima rapina fu preso il minorenne Lopez. Sante Notarnicola che per tutta la vita cerco’ di darsi un alibi di rivoluzionario. Diventantando in qualche modo un’icona del terrorismo rosso. Dimostrazione che la stupidità umana non ha colore politico. Considerato un povero disgraziato raccontava di quanto rubo’ un camion di scarpe solo sinistre. Un’allegoria per significare la sua nullità. Capo indiscusso Pietro Cavallero. Cinico, indubbiamente intelligente, sicuramente un esaltato.
17 rapine con tanti, troppi morti, sono tante, sono troppe. Cosa faceva la polizia? Non capiva da dove arrivassero le armi. Già, proprio cosi , da dove arrivavano le armi per fare le rapine?
Raccontata oggi può sembrare l’uovo di Colombo, ma non lo era 60 anni fa. Pietro Cavallero raccoglieva soldi tra i compagni di Barriera. Compero’ armi per i patrioti algerini contro l’occupazione Francese. Effettivamente consegno’ le armi , tenendosene una minima parte per se’. Dunque? Qualcuno sapeva e tacendo ne è diventato in qualche modo complice. Sapeva tutto? Forse no, anzi quasi sicuramente no, ma era ed è altrettanto chiaro che qualcosa non tornava.
Orbene, non credo di aver letto o sentito tutto ciò che è stato raccontato sulla banda Cavallero. Nessuno, che io sappia ha raccontato, ad esempio, questo episodio sulle armi. Poi nessuno, sempre che io sappia, di Barriera, nato e/o vissuto in Barriera ha scritto della Banda. Niente da dire se non che , si tende a raccontare ciò che è bello. La Storia della Banda Cavallero non ha nulla di bello e Barriera solo la vergogna di aver dato i natali a queste persone. Ma anche questa è Storia. Ed anche ricordarcelo fa parte delle nostre Vite. Della nostra memoria, del nostro voler sapere per potere capire fino in fondo. Il più delle volte il male è limitrofo al bene. Saperlo non è cosa da poco per essere, ancora, dei genitori, che hanno ancora qualcosa da raccontare ai propri figli.
Anche le cose brutte, anche il male, per poter essere sempre dalla parte del giusto.
Patrizio Tosetto