ARTE- Pagina 30

“Dialoghi d’arte”, collettiva promossa dal Museo MIIT in collaborazione con Eureka Eventi

Proseguono gli scambi artistico culturali tra il Museo MIIT e altre istituzioni museali e artistiche, tanto che fino al 30 giugno prossimo il MIIT ospiterà una selezione di artisti a cura di Eureka Eventi di Massimo Picchiami e una selezione di artisti del Museo MIIT a cura del direttore Guido Folco. A queste selezioni, in mostra collettiva, si affiancheranno le personali curate dal museo e dedicate alla montenegrina, ma newyorchese d’adozione Fadiljia Kajosevic, alla marocchina Laila Benhalima, agli italiani Giuseppe Oliva e Anna Rota Milani, oltre all’italo canadese, ma valdostano di origini, Adriano Savoye.

La montenegrina Kajosevic interpreta la pittura come sonno e speranza, attingendo dalla tradizione poetica, artistica e letteraria, e concentrando la sua ispirazione nella ricca iconografia della luna e del sole, degli opposti che si completano, dell’universo e dell’Essere, inteso come maschera e specchio di sensazioni, sentimenti e emozioni.

Laila Benhalima, originaria del Marocco, si rifà al genere antico della favola e della narrazione, così importante e radicata in oriente e nei paesi di cultura araba. Le sue Mille e una Notte si assemblano in tessere come un mosaico attraverso cui la narrazione procede per figure, colori, immagini e narrazioni. La realtà si trasforma in fantasia, le storie e i personaggi vagamente chagalliani, fluttuano nell’aria e nello spirito di una artista visionaria e fantastica. Il Maestro Savoje unisce colore, forma, geometrie con una capacità di creare visioni oniriche, oppure vitali rappresentazioni dal vero, osservato e interpretato con uno sguardo fortemente cromatico e vibrante. Dai paesaggi artici a quelli andini, dalla natura delle nostre Alpi ai messaggi tra il pop e il sociale, Savoje scandice il suo tempo, che diventa inevitabilmente anche il nostro, toccando tematiche profonde e attuali come l’ecologia e l’ambiente.

Un’altra artista in mostra, Anna Rosa Milani, sposa perfettamente l’idea pavesiana della contrapposizione tra città e campagna interpretando quest’ultima come mondo ancestrale e magico privo, però, dei risvolti drammatici dello scrittore.

L’infinito di Giuseppe Oliva si realizza nella sua visione originale e dinamica del mare e della luce, del riflesso e della trasparenza ottenuta con abbinamenti cromatici e di pennellate sovrapposte. L’arte, in Giuseppe Oliva, diventa strumento di confronto con l’altro, con l’osservatore che si lascia ammaliare e condurre nel suo mondo di spirito e natura. Ad affiancare queste personali anche la collettiva di Eureka Eventi, nella cui selezione fanno parte artisti del Movimento Pentastrattista italiano fondato nel 2015. Tra questi Paola ErmIni, Monica Steliana Certita e Daniela Walser.

Ad impreziosire l’evento è stata organizzata la presentazione del libro di poesie “Meditatio tempestatis- Poesie dagli abissi” di Gabriella Vai con letture interpretate dall’autrice.

19-30 giugno 2024

Museo MIIT corso Cairoli 4 Torino

Orari visite da martedì a sabato 15.30/19.30

 

Mara Martellotta

Il Duca d’Aosta: sei ore per trasportarlo

Alla scoperta dei monumenti di Torino / La statua in bronzo fu  trasportata, nel giugno del 1900, dalle fonderie Sperati (corso Regio Parco) al Parco del Valentino e per compiere quel tragitto di circa tre chilometri furono necessarie più di sei ore a causa appunto delle ingenti dimensioni del monumento

Il monumento è situato all’interno del Parco del Valentino, in asse con corso Raffaello e nel centro del piazzale nel quale confluiscono i viali Boiardo, Ceppi e Medaglie D’Oro. La statua che raffigura, sul cavallo ritto sulle zampe posteriori, il poco più che ventenne Amedeo di Savoia Duca d’Aosta durante la battaglia di Custoza, è posta su un dado di granito che poggia a sua volta su un basamento contornato da una fascia di coronamento in bronzo,rappresentante (in altorilievo) 17 figure tra cui numerosi personaggi celebri della dinastia sabauda. Ai gruppi di cavalieri si alternano vedute paesaggistiche come la Sacra di San Michele, il Monviso e Torino con il colle di Superga sullo sfondo.Sul fronte del basamento, poggiata sulla chioma di un albero al quale è appeso lo stemma reale di Spagna, un’aquila ad ali spiegate regge tra gli artigli lo scudo dei Savoia.Nato il 30 maggio 1845 da Vittorio Emanuele (il futuro re Vittorio Emanuele II) e da Maria Adelaide Arciduchessa d’Austria, Amedeo Ferdinando Maria Duca d’Aosta e principe ereditario di Sardegna, crebbe seguendo una rigida educazione militare.Nel 1866 gli venne affidato il comando della brigata Lombardia e partecipò alla battaglia di Custoza nella quale, nonostante fosse stato ferito da un proiettile di carabina, continuò a battersi distinguendosi così per il suo coraggio ed il suo valore.In seguito alla rivoluzione del 1868 e alla cacciata dei Borboni, in Spagna venne proclamata la monarchia costituzionale e nonostante la situazione risultasse molto difficile, Amedeo di Savoia accettò l’incarico così, il 16 novembre 1870, venne eletto Re di Spagna con il nome di Amedeo I di Spagna.Ma la situazione politica risultò ancora più instabile di come lui se la fosse prospettata e davanti a rivolte e congiure (nel 1872 sfuggì miracolosamente ad un attentato), nel 1873 abdicò rinunciando per sempre al trono.Tornato in Italia, venne nominato Tenente Generale e Ispettore Generale della Cavalleria; si spense il 18 gennaio 1890 a causa di una incurabile broncopolmonite.

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Signorilmente affabile con tutti, sempre pronto a prodigarsi per il bene della sua amata città, fu (anche durante il periodo della sua sovranità in Spagna) un personaggio molto popolare e ben voluto tanto che, neanche una settimana dopo la sua morte, la città di Torino costituì un comitato promotore per l’erezione di un monumento a lui dedicato, sotto la presidenza del conte Ernesto di Sambuy. Venne aperta una sottoscrizione internazionale alla quale, la stessa città di Torino, partecipò con la somma di L. 25.000 e in seguito, il 6 marzo 1891, venne bandito un concorso tra gliartisti italiani per stabilire chi sarebbe stato l’autore dell’imponente opera. Tra i ventinove bozzetti presentati ne furono scelti sei che vennero esposti nei locali della Società Promotrice di Belle Arti, in via della Zecca 25 ed in seguito, tra i sei artisti vincitori, venne bandito un nuovo e definitivo concorso che vide come vincitore (nel dicembre del 1892) Davide Calandra. La decisione, secondo le parole della Giuria, fu motivata “dal poetico fervore immaginoso della concezione, dall’eleganza decorativa dell’insieme, dalla plastica efficacia del gruppo equestre e dalla vivace risoluzione del difficile motivo della base“. Inizialmente l’ubicazione del monumento avrebbe dovuto essere, secondo la proposta del Comitato Esecutivo approvata dalla Città di Torino nella seduta del Consiglio Comunale dell’11 giugno 1894, il centro dell’incrocio dei corsi Duca di Genova e Vinzaglio, ma a causa delle dimensioni maestose del basamento si decise che fosse necessario uno spazio più ampio per ospitare l’opera. Dopo avere effettuato delle prove con un simulacro di grandezza naturale in tela e legname (costato alla Città la somma di L. 2480), si decise di collocarla nel Parco del Valentino sul prolungamento dell’asse di Corso Raffaello, presso l’ingresso principale dell’Esposizione Generale Italiana tenutasi del 1898: il 9 novembre 1899 il ConsiglioComunale approvò la scelta della Giunta di tale ubicazione.

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La statua in bronzo fu dunque trasportata, nel giugno del 1900, dalle fonderie Sperati (corso Regio Parco) al Parco del Valentino e per compiere quel tragitto di circa tre chilometri furono necessarie più di sei ore a causa appunto delle ingenti dimensioni del monumento. Il monumento venne inaugurato il 7 maggio 1902, in occasione della Prima Esposizione Internazionale di Arte Decorativa e Moderna di Torino, durante la quale lo scultore fu anche premiato per aver inserito nell’opera elementi di “Art Noveau”. Nel corso dell’inaugurazione il conte Ernesto di Sambuy, a nome del Comitato, consegnò l’opera al Sindaco di Torino. Originariamente il monumento venne circondato da una cancellata in ferro dell’altezza di circa 130 centimetri, disegnata dallo stesso Calandra, che venne rimossa probabilmente a causa delle requisizioni belliche durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 2004 il monumento è stato restaurato dalla Città di Torino. Per fare un piccolo accenno al Parco del Valentino, di cui certamente parleremo in modo più approfondito prossimamente, bisogna ricordare che ilmonumento ad Amedeo di Savoia è situato nell’area nella quale, fra Ottocento e Novecento, si tennero a Torino alcune tra le più importanti rassegne espositive internazionali. Nel 1949, proprio a fianco del monumento, sorse il complesso di Torino Esposizioni, un complesso fieristico progettato da Pier Luigi Nervi che, durante le Olimpiadi Invernali di Torino 2006, ha ospitato un impianto per l’hockey su ghiaccio dove sono state giocate circa la metà delle partite dei tornei maschili e femminili. Al termine delle Olimpiadi, la struttura è tornata all’originario uso abituale ripredisponendo un padiglione come palaghiaccio per i mesi invernali. Cari lettori anche questa ennesima passeggiata tra le “bellezze torinesi” termina qui. Mi auguro che il monumento equestre ad Amedeo di Savoia vi abbia incantato ed incuriosito proprio come ha fatto con me; nel frattempo io vi do appuntamento alla prossima settimana alla scoperta o meglio “riscoperta” della nostra città.

(Foto: www.museo.torino.it)

Simona Pili Stella

Tabusso inedito raccontato da chi lo ha conosciuto

Il ricordo dell’artista attraverso le parole di Emanuele Farina Sansone

 

Il ricordo che vorrei trasmettervi non è tanto quello del Tabusso accademico o quello del Tabusso ritratto attraverso le numerose tappe della sua carriera di Maestro, che vanno dalla partecipazione alla Biennale Internazionale di Venezia o ai suoi sodalizi con le più prestigiose Gallerie del Nord Italia, prima tra tutte la Gianferrari di Milano o le torinesi Carlina, la Bussola, Biasutti e Davico; ma è la testimonianza in parte diretta ed in parte tramandatami dai miei genitori: Francesco era di casa e quando non lo era lui fisicamente, lo erano le sue opere ben rappresentate: la ragazza di Camparnaldo, il merlo, Sant’antonio abate, un dipinto dedicato a Georges Latour ed uno a Caravaggio con tutti gli aneddoti a questi dipinti legati.

Di li a sei mesi sarebbe stato il compleanno di mio padre e mia madre pensò di chiedere a Francesco, tramite il gallerista Silvano Gherlone,  un dipinto che rappresentasse Sant’Antonio abate il protettore degli animali. Tabusso esaudì il desiderio ed in un fitto bosco di betulle rappresentò Sant’Antonio con a fianco un grosso grasso maiale, ma, come la storia ci insegna, i committenti sono molto capricciosi ed a opera terminata gli venne richiesto, come fece Piero Soderini con Michelangelo per il naso del David, di rimuovere il maiale che a mia madre sembrava irriverentemente allusivo nei confronti di mio padre. Con un po’ di pennellate, quasi per incanto, il maiale si trasformò in un tronco di castagno segato alla base.
Come di consueto grandezza ed umiltà vanno di pari passo.


Per il dipinto rappresentante la ragazza di Camparnando, fu lo stesso Tabusso ad insistere con mio padre perché lo scegliesse per inserirlo nella sua collezione, quando lo dipinse si sentiva molto ispirato e lo stesso dipinto fu selezionato per rappresentare Tabusso nell’enciclopedia dell’arte. Tabusso dedicò la tela al sottoscritto con alcune parole di affetto sul retro.

Tra le opere pubbliche più prestigiose Tabusso realizzò a Milano una pala di 12 mt. X 8 mt. rappresentante San Francesco al Fopponino (Chiesa realizzata da Giò Ponti).
Quello che tutti sanno è che la pala è divisa in due parti e rappresenta San Francesco e Santa Chiara immersi in una natura che solo il Creatore può aver concepito. Otto trittici completano il percorso di San Francesco in preghiera, ma quello che non tutti sanno è quello che Francesco raccontò a mio padre andando a Milano per mostrargli la sua opera che, per dipingere una pala così alta, creò una imbragatura che gli consentisse di essere sospeso sopra la tela appoggiata al pavimento e che la macchinosità della vestizione lo obbligava a dipingere per diverse ore consecutive.

Mio padre spesso mi accompagnava nello studio di Tabusso in Corso Galileo Ferraris. L’odore dei colori era intensissimo e molto piacevole, ovunque c’erano tele appena iniziate e che mai avrebbe terminato, lavori terminati sui quali aveva iniziato a dipingere soggetti totalmente diversi, bozzetti, disegni, una modella si aggirava per lo studio ed era facile riconoscere gli occhi di molti dipinti di Tabusso negli occhi della modella stessa: occhi grandi ben delineati da una matita e riempiti con l’ombretto tanto da farli sembrare sgranati, quasi stupiti nell’osservare il mondo.

Allievo di Casorati, rappresentava un cesto di funghi in modo così evocativo da consentire alle papille olfattive dell’osservatore di restare coinvolte, dalle foglie, dal terreno umido e dai muschi sulla corteccia degli alberi. Ugualmente evocativi era il suo tomino di Rubiana, i salumi a pasta mista bovina e suina, la toma di lanzo, le mocette, le paste di meliga, il salame della rosa…..
La misticità dei suoi santi riportava ai loro sai intessuti a grossa grana che nulla concedevano di più che alla funzione di proteggerli dal freddo.
Le sue ragazze contadine lasciavano intendere che la loro bellezza o freschezza sarebbe appassita di lì a poco dal duro lavoro dei campi
Questo è un francobollo della grandezza di Francesco Tabusso che ha l’unico scopo di consegnarvi un’immagine assolutamente inedita.

 

Emanuele Farina Sansone

Foto Saroldi

Al via la “Call for Artists” indetta dalla storica “Eredi Borgnino”

Chiamata alle Arti … e agli Artisti in collaborazione con “Artàporter”

Anno di nascita, 1908. Oggi è “Cocktail Bistrò Boutique”. Due sedi, la prima incastonata in una location di grande fascino (ex fabbrica di pianoforti all’uopo riqualificata), in via della Rocca 10 H, a Torino; la seconda a Pinerolo, in via del Pino 6. Immagine simbolo, lo “scoiattolo” e la “mongolfiera” che vola alto. Al bancone, abile e creativo inventore di indimenticabili Cocktails, il “bar manager”torinese Andrea Dracos, vincitore della “Campari Bartender Competition 2015” con il suo “Torino Milano Via Novara”

 

Parliamo di “Eredi Borgnino”, canale di vendita al dettaglio di “Exica”, storica azienda torinese tra i leader nel settore ortofrutticolo in Italia e ne parliamo per una piacevole e lodevole iniziativa che coinvolge il mondo dell’arte, non solo subalpina, e la stessa futura immagine, il cosiddetto brand dell’azienda. Quale l’idea, quale l’iniziativa? Quella di lanciare una “Call for Artists” in collaborazione con“Artàporter”, piattaforma che crea connessioni fra artisti, spazi e brand per dare vita a “gallerie d’arte urbane” e a “progetti di comunicazione”. L’iniziativa, attiva fino al 30 giugno 2024, è rivolta a tutti gli artisti d’Italia: da pittori a graphic artists, da illustratori a fumettisti, senza limite d’età, genere o orientamento e con la possibilità di utilizzare anche l’“intelligenza artificiale”. A partire da subito, tutti gli artisti interessati potranno iscriversi attraverso la “piattaforma Artàporter” e il progetto creativo del vincitore si concretizzerà in un poster celebrativo che verrà poi declinato in “quattro diverse box” di “Eredi Borgnino”, in vendita nel periodo natalizio nei due punti vendita di Torino e Pinerolo.

Gli artisti partecipanti saranno liberi di esprimersi, integrando nelle loro opere o un dettaglio che ricordi, esaltandolo, il “logo aziendale” e i “due simboli” di “Eredi Borgnino” – lo “scoiattolo” e la “mongolfiera” – o che evochi il “tema del viaggio” nel mondo dei sapori della “frutta secca”. Sarà quindi il comitato di curatori di “Artàporter” e dell’“azienda Eredi Borgnino” a selezionare i tre finalisti che riceveranno rispettivamente un buono da 100 Euro, uno da 50 o un box regalo dell’azienda.

La collaborazione tra le due realtà torinesi proseguirà nel corso del 2024 con una “partnership” legata a “Diffusissima”, format di eventi che si svolge durante la “Settimana dell’Arte Torinese”, prevista quest’anno dal 19 ottobre al 3 novembre. In quest’ occasione, gli spazi del “Cocktail Bar e Bistrot” di via della Rocca, a Torino, verranno messi a disposizione degli artisti per esporre le loro opere.

“Fin da subito afferma Giuseppe Darrigo, direttore commerciale di ‘Eredi Borgnino’ –abbiamo accolto con grande entusiasmo la possibilità di collaborare con ‘Artàporter’. L’obiettivo è rendere la nostra azienda sempre più presente nell’ecosistema urbano, creando sinergie con altre realtà locali e sostenendo lo sviluppo della città di Torino in ambito turistico, artistico e culturale, che ha ancora moltissimo da offrire.

“Grazie ad imprenditori e manager illuminati – spiega, da parte sua, Massimo Gioscia, co-fondatore di ‘Artàporter’ – le aziende si trasformano in mecenati e danno agli artisti la possibilità di esprimere la propria creatività. La missione è riportare l’arte a dialogare con il mondo aziendale.

Per info: “Eredi Borgnino – Exica”, via della Rocca 10 H, Torino; tel.011/9617163 o www.erediborgnino.com

g.m.

Nelle foto: Il bar manager Andrea Dracos, esterni e interni “Cocktail Bar e Bistrot”

“Suggestioni letterarie” ad Agliè

Sarà  il gruppo di scrittura dell’ASD di Castellamonte ad avviare, il 15 giugno, alle 17, le attività della sede dell’Associazione culturale I.RI.D.E, in via Principe Amedeo 15 ad Agliè. La neonata sede è  stata inaugurata lo scorso primo maggio dalla presentazione dell’opera restaurata di Domenico Buratti “La madre” ( 1906- 1910?), alla presenza del Segretario Generale alla Cultura Mario Turetta. Il restauro dell’opera è  stato eseguito da Sara Stoisa, restauratrice e art collection manager specializzata nella conservazione, gestione e archiviazione delle collezioni d’arte, e Annalisa Savio, restauratrice di Beni Culturali, ora impegnata nel restauro dei soffitti lignei e dei  mosaici del Duomo di Monreale.

Il 15 giugno si esibirà  un gruppo formato da Concetta Palato, Walter Kiesl e Roberta Vota, che proporranno suggestioni letterarie, alcuni brani inediti scritti durante le lezioni tenute presso la sede di Castellamonte dalla giornalista e autrice Debora Bocchiardo. Il breve saggio dal titolo “Suggestioni letterarie” sarà introdotto e concluso da una esibizione degli allievi di danza dell’ASD Il Volo. Il pomeriggio di letture, realizzato grazie alla gentile ospitalità del critico d’arte e scrittore, prof. Giovanni Francesco Cordero, direttore della rivista Iride e consigliere per l’arte contemporanea del ministro della Cultura Urbani, è frutto di una ricerca sensoriale su se stessi per rendere le descrizioni più accattivanti e vivide con la tecnica “show don’t tell”.

L’evento a ingresso gratuito si svolgerà presso l’ottocentesco cortile interno, tra rose, panche antiche e il piccolo ninfeo, una cornice che rende omaggio allo scrittore Guido Gozzano e che si addice ad un momento di pausa dalla quotidianità per dedicarsi alla lettura, all’arte, alla scrittura e alla danza.

 

Mara   Martellotta

Sarà estate “su di giri” a “Camera”

Negli spazi di via delle Rosine, a Torino, due grandi mostre dedicate all’americana Bourke-White e al bresciano Paolo Novelli

14 giugno/6 ottobre e 14 giugno/21 luglio

Due mostre “da lode”. Entrambe prendono il via giovedì 14 giugno. La prima é una retrospettiva che raccoglie 150 immagini della prima fotografa di “Life”, l’americana Margaret Bourke-White che si protrarrà fino a domenica 6 ottobre; la seconda è invece una personale che riunisce una selezione di opere di Paolo Novelli, che si concluderà domenica 21 luglio prossimo.

A cura di Monica Poggi, la rassegna dedicata a Margaret Bourke-White arriva nelle sale di “Camera” dopo il successo delle mostre dedicate ad altre due grandissime “signore” e “pioniere” della fotografia del Novecento, Eve Arnold e Dorothea Lange, alla cui altissima qualità operativa, ben s’affiancano gli scatti di Bourke-White (New York, 1904 – Stamford, 1971), capaci di raccontare la “complessa esperienza umana” sulle pagine delle più importanti riviste dell’epoca, superando con convinta determinazione tutte le barriere ed i confini di genere. L’artista, newyorkese del Bronx, fu la prima fotografa straniera ad ottenere il permesso di scattare foto in URSS e la prima donna fotografa a lavorare per il settimanale “Life”. La sua carriera professionale inizia nel 1927, con scatti “a tema industriale: “l’industria– affermava – è il vero luogo dell’arte … i ponti, le navi, le officine hanno una bellezza inconscia e riflettono lo spirito del momento”. All’orizzonte, erano ormai palesi i nefasti segnali della “Grande Depressione” e anche Margaret con il futuro marito, lo scrittore Erskine Caldwell, intraprende un viaggio “letterario – fotografico”, di appassionata ricerca e documentazione sociale, nel Sud, che la portò alla pubblicazione del libro “You Have Seen Their Faces”. Anno fatale, il 1936. Il 23 novembre di quell’anno, il primo numero della rivista “Life” utilizzò una sua foto per la cover, uno scatto dei lavori finiti (grazie al New Deal) della diga di Fort Peck, Montana. Un’immagine che fece il giro del mondo di cui troviamo preziosa testimonianza a “Camera”.

Immagine emblematica della modernità di una resa fotografica in bianco e nero dove appare forte l’attrazione per una certa “pittura cubista” – la sovrapposizione dei piani, le ben definite geometrie astratte, così come la “riduzione dell’immagine compositiva da tridimensionale a bidimensionale” – non meno che per narrati di forte suggestione “onirico-metafisica” trainati nel tempo, fino agli anni Cinquanta, da basilari cifre astratte che la porteranno anche a tentare, con notevole successo, interessanti esperimenti di “fotografia aerea” sempre composti nel matematico rigore delle forme. Tanti i reportages per “Life”: dalla seconda Guerra Mondiale all’assedio di Mosca, dalla guerra in Corea alle rivolte sudafricane. Fu in Russia nel ’41, quando venne invasa dai nazisti e, grazie (pare) all’intervento di Roosevelt, scattò il primo ritratto (non ufficiale, ma l’unico per molti anni) di Stalin, con circolazione autorizzata al di fuori dell’URSS. Fotoreporter, a seguito dell’esercito americano, documentò anche l’entrata delle truppe statunitensi a Berlino e gli orrori di Buchenwald. Il tragico stop nel ’53, quando, all’età di soli 49 anni, venne colpita dal “morbo di Parkinson”. Anni di fatica, di coraggio e dolore, in cui prevalentemente si dedicò a scrivere la sua autobiografia “Portrait of Myself”, pubblicata nel 1963. Fino alla morte, dopo una caduta nella sua casa di Darien (Connecticut), all’età di soli 67 anni.

Fino a domenica 21 luglio, la “Project Room” di “Camera” ospiterà invece, sotto la curatela del direttore artistico del Centro, Walter Guadagnini“Il giorno dopo la notte”, personale di Paolo Novelli (classe ’76), fra i più noti esponenti della fotografia contemporanea di ricerca, “filosoficamente” legato al tema assai praticato dell’“incomunicabilità”. La mostra riunisce due cicli di lavori del fotografo bresciano (“La notte non basta” e “Il giorno non basta”) realizzati fra il 2011 ed il 2018, in “analogico” in un rigoroso bianco e nero. Unico il soggetto: le “finestre”, fissate al chiarore del giorno o al chiaro di luna, “attrici” di per sé assai poco seducenti sulle facciate di edifici, a far da “quinta”, ancor meno seducenti. Il primo ciclo presenta uno scorrere di “notturni”, dove le finestre (coperte da persiane chiuse) fanno capolino dal buio “dialogando con la luce dei lampioni”; il secondo si concentra sulla luce diurna che tocca le sagome geometriche delle finestre “murate”, forme astratte, minimali, sulla superficie dell’edificio. A dominare è proprio il senso dell’“incomunicabilità”, dell’assenza di afflati umani e dell’inefficienza del giorno e della notte. Entrambi fuori gioco, “in un morandiano affondo misterico”, nell’imprimere una svolta alle “magagne” quotidiane.

Gianni Milani

Margaret Bourke-White e Paolo Novelli

“CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Dal 14 giugno al 6 ottobre

Orari: lun. – dom. 11/19; giov. 11/21

Nelle foto: Margaret Bourke-White “Fort Peck Dam”, 1936 e “Douglas Four Over Manhattan”, 1939; Paolo Novelli “Days n. 3”, 2018 e “Study n. 2”, 2011

Gli appuntamenti culturali della Fondazione Torino Musei

SABATO 15 GIUGNO

 

Sabato 15 giugno ore 10

MISTERI AL MUSEO

Palazzo Madama – attività per famiglie a cura di Cultural Way e Misteri in villa

Hai mai risolto un giallo tra dipinti, sculture e opere d’arte?

Arriva Misteri al Museo! Un nuovo format interattivo in cui insieme alla tua squadra ti troverai all’interno di una vera e propria indagine comedy da risolvere. I partecipanti divisi in team completeranno un percorso accompagnati dai personaggi della storia alla scoperta dell’incredibile bellezza di Palazzo Madama! Un’esperienza avvincente adatta ad ogni tipo di pubblico.

Le visite spettacolo sono a cura di Misteri in villa e CulturalWay.

Costo visita spettacolo: € 15 (biglietto di ingresso al museo non incluso)

Prenotazione obbligatoriainfo@culturalway.it / www.culturalway.it / 339 3885984 (anche su WhatsApp)

DOMENICA 16 GIUGNO

 

Domenica 16 giugno ore 16:30

BUDDHISMO: aspetti storici, culturali e iconografici nelle collezioni del MAO

MAO – Visita guidata speciale a cura di Theatrum Sabaudiae

Il percorso di visita trasversale si concentrerà sui nuclei di opere afferenti al Buddhismo trattandone origini e ramificazioni in riferimento alle diverse tradizioni dei paesi asiatici che trovano rappresentazione nelle collezioni del MAO e relative interazioni, specificità ed elaborazioni figurative a livello stilistico e simbolico. L’itinerario inizia nelle sale dedicate alla produzione artistica dell’Asia meridionale dalle più antiche espressioni dell’arte buddhista al successivo sviluppo della raffigurazione antropomorfa del Buddha, per proseguire con l’arte di Sud Est asiatico, Cina e Giappone, soffermandosi sulle interpretazioni artistiche esito dell’incontro della diffusione del Buddhismo con creatività e sensibilità locali, e concludere con il peculiare linguaggio della Regione Himalayana, manifestazione materiale della complessa ritualità e iconografia della tradizione Vajrayana. L’esperienza si propone anche come riflessione sulla funzione originaria di soggetti e manufatti in esposizione per riscoprirne valenza religiosa e utilizzo cultuale.

Info e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)

Costi: 6 € a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; gratuito per possessori di Abbonamento Musei.

 

MERCOLEDI 19 GIUGNO

Mercoledì 19 giugno dalle 10 alle 15:30

TRADURRE L’IMMAGINARIO DA SHIRAZ A FIRENZE: L’ARTE VISIVA DEL LIBRO DEI RE AL MAO

MAO – giornata di studi a cura di Veronica Prestini nell’ambito del public program della mostra Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded

Intervengono Veronica Prestini, Francesca Gallori, Michele Bernardini, Nicoletta Fazio, Francis Richard, Giancarlo Porciatti.

Nella cornice del public program di Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded, il MAO propone per mercoledì 19 giugno dalle 10 alle 15:30 una giornata di studi aperta al pubblico sullo Shahnameh, Il libro dei re, prezioso manoscritto illustrato del XVI secolo opera del poeta persiano Ferdowsi, giunto in prestito in occasione dell’esposizione dalla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.

Il manoscritto è presentato all’interno del percorso di mostra in dialogo con alcuni tessuti e ceramiche ottomane decorate con il motivo del cintamani, caratterizzato dalla presenza di tre sfere disposte a triangolo spesso accompagnate da due o più strisce ondulate, che a loro volta rimandano alla pelle di tigre e di leopardo, le vesti che indossa Rostam, l’eroe protagonista dell’epica raffigurato nelle finissime miniature dello Shahnameh. Un’intricata sovrapposizione di simbologie e tradizioni transitate dall’antico mondo iranico a quello turco.

L’esposizione del codice al MAO è stata resa possibile grazie a un delicato e complesso processo di restauro e digitalizzazione eseguito con il contributo del MAO e dell’Istituto per l’Oriente C. A. Nallino di Roma, operazione che ne consentirà anche una più semplice fruizione da parte della comunità di studiosi.

Ingresso libero.

(comunicato stampa in allegato)

 

Mercoledì 19 giugno ore 16.30

PIANTE OFFICINALI E D’ORNAMENTO

Palazzo Madama – Lezioni botaniche “Primavera nel Giardino Botanico Medievale”

La grande varietà di piante utili coltivate nel Giardino Botanico Medievale ci consente di osservare portamenti, fogliami e fioriture di ogni tipo e di grande aiuto per rendere più ornamentali i nostri giardini e balconi: liquirizia e enula campana, altea e malva, saponaria e artemisia sono ingredienti di molte ricette in erboristeria e cosmetica ma occupano anche prati e aree selvatiche in molti ambienti del nostro territorio e per questo è utile prendere ispirazione sulle loro strategie di sopravvivenza e colonizzazione degli spazi.

Costo per ogni incontro: 5€ ingresso in giardino (gratuito Abbonati Musei) + 5€ ogni incontro

Durata: 1 ora

Info e prenotazioni: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it
Prenotazione consigliata.

 

GIOVEDI 20 GIUGNO

 

Da giovedì 20 giugno al 9 settembre 2024

TEATRI E TEATRINI. Le arti della scena tra Sette e Ottocento nelle collezioni di Palazzo Madama

Palazzo Madama – apre la nuova mostra a cura di Clelia Arnaldi di Balme

La mostra presenta una selezione di materiali relativi alla storia del teatro, fra cui diversi nuclei di disegni scenografici: dalle opere di Filippo Juvarra per il teatro del cardinale Ottoboni contenute nei primi due volumi di disegni dell’architetto messinese, ai bozzetti scenografici dei Galli da Bibiena, dei fratelli Bernardino, Fabrizio e Giuseppe Galliari, di Pietro Gonzaga e di Romolo Liverani, realizzati per opere in musica messe in scena nei teatri di Torino, Milano e Parma dal 1750 a tutto il secolo successivo.

Accanto a questi capolavori grafici sono collocati il dipinto di Giovanni Michele Graneri che ritrae l’interno del Teatro Regio di Torino con la rappresentazione del Lucio Papirio del 1752, e il ventaglio raffigurante il Teatro Regio e il Teatro Carignano con i palchi e i nomi degli occupanti nella stagione teatrale del 1780 – 1781. La mostra è anche l’occasione per esporre una selezione di scenari per teatrini di marionette del XIX secolo, giunti a Palazzo Madama grazie al legato di Mario Moretti (1984). Si tratta di una serie di quindici fondali, ancora montati sulle bacchette originali, provenienti dal teatro detto di San Martiniano in Via San Francesco d’Assisi a Torino (sito presso la chiesa dei Santi Processo e Martiniano, oggi non più esistente), dove operava la compagnia Lupi – Franco. I soggetti raffigurati erano di attualità storico-politica e patriottici, in stretta relazione con gli ideali risorgimentali, e spesso questi oggetti riproducevano opere e balli rappresentati nei teatri veri e propri, talvolta con modifiche e revisioni critiche. Le scene erano realizzate dagli stessi pittori che operavano al Teatro Regio e al Carignano: tra gli altri, Giuseppe Bertoja, Giovanni Venere, Giuseppe Maria Morgari.  In mostra saranno inoltre presentati sei fondali e un teatrino, ovvero la struttura entro cui venivano montati e conservati i teli, provvisto di aste e pennacchi lignei.

Info: https://www.palazzomadamatorino.it/it/evento/teatri-e-teatrini-le-arti-della-scena-tra-sette-e-ottocento-nelle-collezioni-di-palazzo-madama


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

“Momenti d’arte”, momento di confronto per oltre cinquanta artisti

Il “Piemonte Artistico Culturale” nelle sale della Fondazione Giorgio Amendola, fino al 30 giugno

Si è inaugurata nei giorni scorsi (chiusura il 30 giugno prossimo), negli ampi locali della Fondazione Giorgio Amendola di via Tollegno 52, la nuova mostra del Piemonte Artistico Culturale “Momenti d’arte”, 55 pittori a illustrare – purtroppo ciascuno con una sola opera -, nelle diverse tecniche, acquerelli oli tecniche miste pittosculture, la propria attività, con produzioni nuove e no, con risultati generalmente soddisfacenti, dalla classicità alla sperimentazione, dai paesaggi ai momenti floreali a quell’area informale in cui molti amano avventurarsi. Ancora una volta, comunque, un’occasione per confrontarsi e per dare nuovi impulsi, con caparbietà e passione, ad una associazione che per anni è stata un fiore all’occhiello del panorama dell’arte torinese e che da pochi un gruppo di volenterosi, che amano felicemente rimettersi in gioco, sotto la nuova presidenza di Claudio Fassio, ha voluto reinserire in quel panorama: con un arricchirsi continuo di nomi, e pur con la ricerca che credo incessante della godibilità di una sede stabile – com’è nel ricordo di molti, via Roma prima e piazza Solferino poi – e di mezzi che le permettano uno sviluppo sempre più sicuro e affermativo.

Fra le tante opere da sottolineare, “Profumo di vigna” di Michela Fischetti, un ragguardevole angolo di natura, una cascata di grappoli e foglie, raffinato nelle forme e nei colori, opera non soltanto di piacevolezza allo sguardo ma anche di grande maturità, “Nel traffico di Torino” di Antonio Russi, dove la chiesa della Gran Madre fa assai espressivamente da sfondo al caos delle auto e delle luci, in una serata autunnale e piovosa, un eccellente quanto intenso impianto scenografico proposto con ricchezza di particolari e di suggestioni, “Il gatto si affaccia” di Anna Maria Palumbo, un gruppo compatto di vasi fioriti e un felino che si mostra curioso al di là di una finestra, un angolo di casa sorpreso nella vita di tutti i giorni, un’opera che sa di tempo antico e di immediata freschezza allo stesso tempo, ancora un esempio dell’eccellenza della pittrice.

Un acquerello di pieno realismo è “Un attimo” di Adelma Mapelli, fatto di favola e di oggettività e di accattivante semplicità, una farfalla scura chiazzata di bianco posata su una larga foglia, un perfetto inserirsi di ombre e di luci, nelle diversità coloristiche del verde e del violaceo, lo sfrangiarsi improvviso e secco di certe estremità del fogliame, che aggiunge un pregevole tocco di verità. Opera che già conoscevamo ma che è sempre rivista con vero piacere.

Graziella Alessiato interpreta con sicurezza un angolo di campagna, un rivo che procede zigzagante attraverso la superficie di un terreno ricoperto di neve e rami e arbusti spogli: ma è forse nell’esprimere il cielo a tratti rossastro che convince ancora di più.

In bella mostra si pone “Specchio della psiche” di Ezio Curletto, recentissima “tecnica sperimentale monotipica di incisione su foglia d’oro”, una tappa rappresentativa e interamente convincente dell’artista. Sommessamente espressivo il viso della donna che Alessandro Fioraso offre in “M’inebrio di luce”, uno stato di beatitudine in cui anche non passa inosservato l’apporto dei veli leggeri e dei lunghi capelli in cui s’insinuano grandi fiori, eccellente tecnica ed eccellente ritratto; come eccellente, su un altro versante di grande realismo introspettivo, il “Ritratto di pittore”, campione di psicologie, che Giacomo Sampieri offre di un illustre collega. Ancora in primo piano i nomi di Anna Cervellera, Roberto Davico, Lidia Delloste (che nella continuità di un percorso attento al colore, cresce nell’attenzione all’emozione e al segno, non rinunciando a spingersi per la sua cascata sul terreno di una valenza simbolica), Pierangelo Devecchi, Franco Fasano e Claudio Fassio, Giancarlo Gasparin, Roberto Maestri, Marisa Manis, Paola Rossi, Rita Scotellaro e Magda Tardon nell’ampia mostra che non mancherà di interessare ogni visitatore.

e. rb.

Nelle immagini, le opere di Anna Maria Palumbo, Adelma Mapelli, Graziella Alessiato, Ezio Curletto e Lidia Delloste.

“Il Giardino magico” di Anja a Bardonecchia

Informazione promozionale

Quadri allegri con tanti o-minuscoli

Anja Langst, illustratrice e pittrice originaria di Monaco di Baviera, sviluppa la sua passione verso la pittura fin da bambina grazie al padre arredatore. Dopo aver frequentato il liceo scientifico e aver intrapreso gli studi di Pedagogia e Psicologia in Germania frequenta l’Accademia Albertina di Torino al seguito del professore artista Enrico Paolucci.

A Venezia, città in cui avviene l’incontro con il suo primo marito, diventa assistente del pittore Emilio Vedova presso la Giudecca. Dopo un periodo lavorativo trascorso tra Torino e Ginevra come illustratrice del Bureau International du Travail delle Nazioni Unite (1974 – 1983) e come illustratrice di libri e vignettista per Les Editions Soleil, la Suisse e Co-evolution, dal 1967 organizza  mostre in Germania, poi in Italia, in Svizzera e in Francia, sfoggiando uno stile originale di matrice sottilmente umoristica, oltre a temi e personaggi che scaturiscono dalla sua infanzia trascorsa ai margini dei boschi della Baviera: omini, elfi, fate, streghe e una natura animata.

 

Nel 1984 si trasferisce a Bardonecchia per supportare la figlia sciatrice, cittadina in cui nel ’93 apre il suo Anja’s Atelier, laboratorio di pittura e decorazione in cui tiene corsi di pittura e decorazione per adulti e bambini.

Tra gli anni Novanta e Duemila partecipa a diverse mostre umoristiche da Toronto a Taiwan vincendo anche prestigiosi premi nelle città di Bordighera, Tolentino, Ancona e Marostica.

Con il marito Benny Naselli, caricaturista, fumettista e ritrattista molto noto nella cittadina montana, scomparso nel 2023, Anja Langst ha condiviso percorsi di vita ed arte.

Dal 2003 al 2023 Anja ha organizzato mostre per Benny e per entrambi in Italia, in Francia e in Germania. Proprio con il marito Benny sposato nel 2013 a Torino ha organizzato due importanti mostre sull’isola di Ischia presso le antiche Terme comunali e il Vecchio Carcere. Benny è ancora presente. Spuntano spesso le sue opere, le sue piccole sculture, le fotografie, Benny sulla punta di una matita e sul simpatico coperchio di un portacappelli, chiaramente oltre ai divertenti libri da lui pubblicati.

Nella sua pittura l’ironia diventa la chiave per aprire le porte della serenità e dell’allegria, tipiche della sua terra nel Sud della Baviera.

Nelle sue opere spiccano pianeti lontani abitati da personaggi come elfi, cani, gatti e piccoli uccellini che contribuiscono con la loro purezza a creare una sorta di “carosello festoso” e una magica apoteosi dell’immaginazione. Anja apre le ali della sua fantasia al mondo dipingendo le sue belle e snelle sirenette incantatrici, a volte un po’ perse nell’altrove o nascoste dietro una foglia di verderame. A volte dietro delicati petali si nasconde un bimbetto, in altri dipinti candide corolle si aprono verso la luce del sole o quella pallida della luna, simpatiche macchie di colore possono trasformarsi in un leoncino, un elfo, in omini piccoli piccoli o piccole donne rotondette e sorridenti. Questa è la cifra di Anja Langst, i cui personaggi si lanciano sulle sue tele, si sparpagliano, si avvicinano gioiosi, ognuno con il suo carattere, l’allegro saper fare, il proprio essere. Proprio l’umorismo è il tema di una esposizione (“Sorrisi in rosa”)  organizzata nel 2005 presso il castello di Acaja a Fossano, patrocinata dalla Regione Piemonte, insieme ad altre due artiste. “Il Giardino magico” è il titolo di una tra le sue più importanti mostre che ha visto la luce nel 1999, per la durata di un mese, presso palazzo Scaglia di Verrua, in via Stampatori 4 a Torino, degna di citazione in virtù della sua riproposizione, a distanza di venticinque anni, in una mostra aperta al pubblico dal 3 al 31 agosto prossimi presso l’Atelier di Anja in piazza Europa 18 a Bardonecchia, dal titolo “Il Giardino magico”.

Anja Langst è molto legata alla città di Bardonecchia e il suo lavoro è ormai molto radicato sul territorio. Da Borgo Vecchio ha spostato in anni recenti il suo Atelier proprio in piazza Europa 18, luogo in cui, oltre all’organizzazione di mostre, tiene lezioni di pittura e decorazioni per tutte le fasce d’età dal venerdì alla domenica dalle 15 alle 19.

Per maggiori informazioni è possibile contattare l’artista al numero 3491256344 oppure all’indirizzo mail annamaria.charlottelangst@gmail.com

MARA MARTELLOTTA

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Qui regna il Colore, la Pazienza il Sorriso!

Mostra “ Il Giardino magico” Mostra di quadri di Anja

Con il ricordo di Benny

presso “Anja’s Atelier” piazza Europa 18, interno cortile Bardonecchia

apertura 1 – 31 agosto 2024

10.00 – 12.00 e dalle 15.00 -19.00 chiuso il lunedì

Inaugurazione sabato 3 agosto 2024 ore 17.00

Patrocinio Comune di Bardonecchia

Al Museo MIIT la mostra Internazionale Italia Arte 2024

Fino al 15 giugno prossimo, promossa dalla galleria Folco e dalla rivista internazionale Italia Arte

 

Il Museo MIIT di Torino, la rivista internazionale Italia Arte, la Galleria Folco presentano la  mostra “Internazionale Italia Arte 2024” che sarà ospitata al Museo MIIT da domenica 9 giugno al 15 giugno prossimo.

La mostra Internazionale Italia Arte è ormai una tradizione consolidata giunta alla sua undicesima edizione dopo i successidegli scorsi anni, che hanno visto la partecipazione di circa mille artisti provenienti da oltre cinquanta Paesi del mondo e la presenza di migliaia di visitatori.

Sono in mostra opere selezionate di maestri contemporanei di fama internazionale italiani e stranieri. Tra gli artisti in mostra opere selezionate di maestri contemporanei di notorietà internazionale italiani e stranieri, tra i quali, oltre a pittori italiani, artisti provenienti da Stati Uniti, Messico, Svizzera, Cina, Germania, Ungheria, Arabia Saudita, Spagna e numerosi altri Paesi.

In esposizione opere di pittura, fotografia, arte digitale, scultura, video, installazioni. Si tratta di un panorama internazionale di arte che si sviluppa tra arte figurativa tradizionale e arte astratta e informale, tra sculture in materiali di recupero e altri materiali quali legno, carta, ferro. Molte le suggestioni che provengono dai lavori selezionati, che portano lo spettatore a meditare sulle nuove tendenze e sull’originalità dell’espressione artistica contemporanea.

Tra gli artisti presenti in mostra si segnalano Le personali  di Fadilja Kajosevoc, Layla Behalima, Nora Komoroczi, Claudio Detto, Anna Rota Milani e Giuseppe Oliva, cui si aggiungono, tra gli altri,  gli artisti Vito Garofalo, Paolo Avanzi, Patrizia Caffaratti, Gianfranco Coccia, Mario Cossu, Enrico De Santis, Fernando Delìa,  Sergio Gomez, Leo Giampaolo, Carlo Massobrio, Anna Montanaro, Santina Portelli, Barbara Pratesi, Sergio Rapetti, Mar8a Elena Ritorto, Paola Riva, Christel Sobke, Antonio Saporito, Leo Giampaolo e Wilhelm Senoner.

Date 9-15 giugno 2024.

Orari di visita, da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30, su appuntamento domenica, lunedì e festivi.

Museo MIIT

Corso Cairoli 4

Tel 0118129776

Info@italiaarte.it

Info@museo miit.

 

Mara  Martellotta