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Tutela dell’ambiente e sicurezza: ecco i primi interventi lungo i fiumi piemontesi

Riqualificazione fluviale, terminati gli interventi lungo la Dora Baltea e il Sesia

Nove gli interventi, 7 nel Torinese e 2 nel Vercellese. I lavori, realizzati con i contributi dei due progetti europei Interreg “Eau Concert” e con fondi regionali, permettono sia il contenimento degli inquinanti che il consolidamento delle sponde fluviali.

L’assessore all’Ambiente Marnati: “Continua il nostro impegno per il miglioramento del territorio”

Terminati gli interventi di riqualificazione della vegetazione sulle sponde della Dora Baltea e del Sesia. Si tratta di lavori, sostenuti finanziariamente dai due progetti europei Interreg “Eau Concert” e da fondi regionali, che consentono sia il contenimento degli inquinanti provenienti dai terreni agricoli limitrofi ai corsi d’acqua, che il consolidamento delle sponde fluviali in modo da renderle, con infrastrutture verdi, più resilienti all’erosione e agli eventi alluvionali. E, non da ultimo, permetteranno di valorizzare le aree dal punto di vista della fruizione da parte dei cittadini, migliorare gli habitat favorendo la biodiversità e contribuire a mitigare i cambiamenti climatici attraverso il trattenimento della CO2.

Gli interventi si inseriscono nella strategia complessiva che l’Assessorato Ambiente della Regione Piemonte ha promosso negli anni più recenti per una buona gestione della vegetazione presente sulle sponde dei corsi d’acqua.

“Continua il nostro impegno per il miglioramento del territorio– commenta l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – Questi interventi aumentano la capacità di resistere alle precipitazioni eccessive che spesso sfociano nelle esondazioni e non rappresentano solo un beneficio in termini ambientali ma anche sotto il profilo dello sviluppo del territorio”.

I Comuni interessati dalle riqualificazioni, per quanto riguarda la Dora Baltea, sono Borgofranco d’Ivrea, Caravino, Crescentino, Ivrea, Montalto Dora, Quassolo, Quincinetto e Settimo Vittone. Sono state messe a dimora 4.500 piante autoctone su una superficie di 30 ettari complessivi di miglioramento forestale e oltre 5 Km di fasce tampone.

Lungo il fiume Dora Baltea i progetti sono stati effettuati nell’ambito del Contratto di Fiume in corso di attivazione, e quindi con il coinvolgimento e con il contributo dei Comuni nella programmazione degli interventi e nella scelta dei siti; sono stati coinvolti inoltre i conduttori dei terreni agricoli e alcune imprese locali per la realizzazione e la manutenzione degli interventi, oltre ad aziende specializzate presenti sul territorio regionale.

Lungo il fiume Sesia, nel solo comune di Caresana, sono stati messi a dimora 2680 tra alberi e arbusti, su una superficie complessiva di oltre 4 ettari.

Oltre a proseguire in altre aree vicine al Sesia, la Regione Piemonte intende attuare, sempre con il supporto tecnico di IPLA, interventi analoghi di valorizzazione della vegetazione e delle aree demaniali su altri importanti corsi d’acqua quali Dora Riparia, Stura di Lanzo, Cervo, Orba, Belbo.

Programma “Mangiaplastica”, il Piemonte sostiene il decreto interministeriale

 

Parere favorevole dalla Regione in sede di commissione Ambiente Energia e Sostenibilità della Conferenza delle Regioni. L’assessore all’Ambiente, Marnati: “Misure importanti per un’efficace intercettazione degli imballaggi in plastica, per la diffusione della cultura del recupero e per contrarre la produzione di rifiuti”

Ridurre l’incidenza di determinati prodotti in plastica sull’ambiente e promuovere la transizione verso un’economia circolare; raggiungere il 77% della raccolta differenziata di bottiglie in pet per bevande entro il 2025;  ridurre la produzione complessiva di rifiuti e contenere gli effetti climalteranti: per contribuire al raggiungimento di questi obiettivi specifici due decreti interministeriali – uno che prevede l’erogazione di fondi statali ai Comuni per l’acquisto di eco-compattatori per favorire la differenziazione e l’avvio dei rifiuti ad un riciclo di alta qualità, l’altro che prevede l’erogazione di contributi a negozianti di vicinato ma anche di media e grande struttura, per incentivare la vendita di detergenti o prodotti alimentari sfusi o alla spina – ai quali la Regione Piemonte, con l’assessore all’Ambiente, Matteo Marnati, ha dato parere favorevole in sede di Caes (Commissione Ambiente Energia Sostenibilità) della Conferenza delle Regioni.

“Riteniamo che siano due misure estremamente importanti – sottolinea Marnati – Il “Mangiaplastica”, per migliorare sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo la raccolta differenziata della plastica e delle bottiglie in pet, per queste ultime, per migliorare il recupero di materia, e il decreto “prodotti sfusi” per incentivare appunto la vendita di prodotti sfusi e quindi ridurre la produzione di rifiuti”.

In particolare, il contributo statale è destinato ad attrezzare spazi dedicati a questo tipo di vendita al consumatore finale oppure all’apertura di nuovi negozi che prevedano esclusivamente la vendita di prodotti sfusi. Il contenitore offerto dal negoziante dovrà essere riutilizzabile ed è prevista la possibilità di utilizzare contenitori di proprietà del cliente, purché siano riutilizzabili, puliti e idonei al contatto con gli alimenti.

“I decreti – conclude Marnati – sono pienamente in linea con gli obiettivi della pianificazione regionale. L’impegno regionale è quindi volto a diffondere e a promuovere queste iniziative per incoraggiare i cittadini ad assumere comportamenti virtuosi”.

La Green Economy e la responsabilità sociale dell’impresa

Ovvero come affrontare la transizione ecologica. Nel libro di Luca Servato

Una società nella quale un modello di sviluppo economico sostenibile dall’ambiente è una delle priorità non degli anni a venire.

Il libro di Luca Servato ‘Green Economy e Responsabilità sociale – Una strategia vincente’, edito per i tipi di Astragalo, concepito appena prima dell’emergenza sanitaria, coglie in pieno i comportamenti vincenti di quella che oggi viene chiamata transizione ecologia. L’autore, con un passato di amministratore comunale a Casale Monferrato, è laureato in Economia ed amministrazione delle imprese, con laurea magistrale in Gestione dei portafogli mobiliari e dei servizi innovativi di intermediazione finanziaria all’Università del Piemonte Orientale. Ha poi approfondito le tematiche del rapporto tra impresa ed ambiente con un Master di secondo livello in Economia E management delle risorse naturali e dell’ambiente all’Università Niccolò Cusano di Roma. La pubblicazione, nella prima parte, affronta le tematiche dell’attuale modello di produzione e delle sue carenze in termini di sostenibilità ed in relazione alla tutela dell’ambiente, si sofferma sugli stakeholder e incentra le conclusioni sull’impegno sociale dell’impresa assunto nei confronti della comunità anche attraverso il modello ‘green’. Nella seconda parte si sofferma su un caso di studio tipico della città dove vive, Casale Monferrato: la vicenda dello stabilimento Eternit, che ha caratterizzato la vita produttiva della capitale del Monferrato dal 1907 sino al 1986, anno del fallimento della multinazionale, ma che continua a fare sentire ancora oggi le conseguenze negative della sua presenza in termini sanitari e di bonifica del territorio. Particolarmente attenta è l’analisi del fallimento di mercato dell’azienda per le pesanti esternalità negative prodotte sotto vari aspetti. Servato passa così in rassegna, analiticamente, i costi sanitari, assicurativi, previdenziali, del Fondo per le vittime dell’amianto, sociali e di bonifica.  E il messaggio è chiaro: se fosse stato rispettato l’ambiente circostante in una prospettiva di responsabilità sociale tali costi sarebbero stati immensamente minori, con tutte le conseguenze del caso. Ovviamente si tratta di un’analisi economica che non tiene conto della contestualizzazione storica in cui si è sviluppato l’insediamento ma che è un monito per il presente ed il futuro. Il testo, introdotto dalla prefazione di Laura Castellucci, docente all’Università di Roma Tor Vergata, vede a chiusura la postfazione di Alessandro Bratti, direttore generale dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e le note critiche di Nicola Pondrano, presidente del Fondo Inail per le vittime dell’amianto, Massimo Frasson, autore di Alpha Marketing  20/80 e Bruno Pesce, coordinatore del Comitato Vertenza Amianto. Il testo è pure fornito di riferimenti normativi, bibliografia e sitografia che consentono una visione completa dell’argomento. E non è un caso che Servato abbia voluto presentarlo in prima assoluta, tramite una videoconferenza a maggio agli allievi di una scuola, la classe V Sia Sistemi informativa aziendali) dell’Istituto Tecnico Economico Calamandrei di Crescentino.

Massimo Iaretti

 

 

 

Consumo di suolo: le proposte del Comune

Caro direttore, un articolo affronta il tema del consumo di suolo misurato su scala regionale e metropolitana in cui chiaramente è compresa anche Torino che, tra l’altro, mostra un’inversione in controtendenza se paragonata ad altre grandi città.

L’analisi del consumo di suolo e del suo recupero è molto complicata ma posso fornire un’indicazione sugli atti che abbiamo approvato in questa amministrazione, che ha dedicato grande attenzione alla riduzione del suolo impermeabilizzato.
Un dato che è importante sapere: molte operazioni immobiliari che in questo periodo si stanno sviluppando vengono eseguite in attuazione di un piano regolatore tuttora vigente ma che noi abbiamo cominciato a modificare. Sottolineo come queste operazioni prevedano un consumo di suolo prenotato da molti anni, da prima che noi ci insediassimo.

Il nuovo Piano Regolatore Generale pone massima attenzione su questo aspetto e punta al consumo di suolo zero (o a saldo invariato, o positivo) e inserisce delle premialità rispetto alle trasformazioni urbanistiche ambientalmente innovative.

La semplificazione dei problemi complessi non mi appartiene e le strade serie e concrete per invertire la tendenza sono state attuate oppure indicate con le nostre proposte politiche. Da molto tempo.

 

Antonino Iaria
Assessore Urbanistica Città di Torino

Sottoscritto il “Manifesto di Orta” per la comunità energetica di lago

L’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati: “Oggi con l’arrivo delle grandi risorse europee c’è la possibilità di finanziare queste comunità. Non c’è solo un beneficio ambientale ma anche economico e sociale”

Con la firma del “Manifesto di Orta”, nell’aula consiliare del Comune di Orta San Giulio, si è compiuto il primo passo per la definizione di un percorso condiviso per arrivare alla costituzione della prima comunità energetica di lago sul territorio italiano. Un progetto che vede coinvolti i comuni rivieraschi e dell’entroterra – “perché il lago – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati – aggrega naturalmente tante realtà” – e vari enti.

Presenti  i primi cittadini di Ameno, Bolzano Novarese, Briga Novarese, Gozzano, Invorio, Madonna del Sasso, Miasino, Omegna, Orta, Pogno e San Maurizio d’Opaglio. Per gli enti, presenti Università del Piemonte Orientale, Energy Center del Politecnico di Torino, Confindustria Novara Vercelli Valsesia, Arpa Piemonte, Ecomuseo del Cusio, Atl Novara, Environment Park e Fondazione Alberto Giacomini.

“Sul tema energia – ha detto Marnati – ci sono molte risorse ed è su questo capitolo che intendiamo iniziare il lavoro; partiamo da qui per poi spaziare in altri settori. Il fatto di fare squadra, e quindi lavorare insieme, rappresenta un vantaggio per la stesura di progetti che potrebbero essere presentati sul PNRR e ciò che non sarà finanziato dai fondi del piano nazionale sarà finanziato con altri fondi”.

La firma al termine di una mattina nel corso della quale si sono susseguiti vari interventi, da quello esplicativo sulle comunità energetiche, un modello innovativo per la produzione, l’autoconsumo, l’accumulo e la vendita di energia proveniente da fonti rinnovabili nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e della transizione energetica, a quello delle opportunità, per il loro sviluppo, offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, passando anche dall’ intervento del sindaco di Magliano Alpi che ha portato l’esperienza diretta del proprio comune dove è stata costituita una comunità energetica.

“Oggi con l’arrivo delle grandi risorse europee – ha aggiunto – c’è la possibilità di finanziare queste comunità dove i comuni diventano capofila, creando una fonte di energia rinnovabile, dal pannello fotovoltaico all’idroelettrico, con il coinvolgimento di cittadini e imprese. Non c’è solo un beneficio ambientale ma anche economico e sociale”.

“Il Piemonte – ha concluso – è un esempio virtuoso, è stata infatti la prima Regione a fare una legge sulle comunità energetiche”.

Al termine dei lavori l’assessore ha fatto un giro sul lago a bordo di imbarcazione elettrica.

Burocrazia zero e immediata operatività per la pulizia dei corsi d’acqua

Burocrazia zero e operatività rapida. Queste le direttrici lungo cui si è mossa la Regione Piemonte per lo snellimento delle operazioni di manutenzione dei corsi d’acqua del territorio.

«Un tempo per pulire l’alveo di un fiume erano necessarie una o più gare e lunghi passaggi burocratici tra Regione e Comuni – spiega l’assessore alla Difesa del Suolo della Regione Piemonte Marco Gabusi -. Da oggi cambia tutto: abbiamo individuato un sistema semplice ed efficace per tagliare i passaggi e favorire gli interventi più urgenti. Attraverso i propri tecnici territoriali la Regione Piemonte e l’Agenzia Interregionale del fiume Po AIPo hanno infatti definito quali sono i tratti di corsi d’acqua per i quali si riscontra un’urgente necessità di asportazione di materiale litoide per la salvaguardia della pubblica incolumità. Una volta definiti gli interventi prioritari, indicando anche la stima del quantitativo di materiale da asportare, la Regione ha dato la possibilità di aprire direttamente le manifestazioni di interesse da parte dei soggetti privati per la redazione e la realizzazione dei progetti di intervento a seguito delle quali saranno rilasciate direttamente le concessioni necessarie per l’esecuzione dei progetti». Le imprese interessate all’asportazione del materiale dovranno semplicemente compilare un modulo di manifestazione di interesse e inoltrarlo alle autorità idrauliche di riferimento, ovvero ai Settori Tecnici Regionali delle diverse province o agli Uffici Operativi di AIPo.

In tutto il Piemonte sono stati individuati 125 tratti di fiume in cui intervenire per un totale di circa 900 mila metri cubi di materiale da asportare: 33 aree di intervento si trovano nell’Alessandrino, 16 nell’Astigiano, 31 nel Cuneese, 5 nel Novarese, 15 nel Torinese, 14 nel Verbano Cusio Ossola e 11 nel Vercellese. «Dopo decenni in cui i Comuni lamentano, giustamente, difficoltà di carattere soprattutto burocratico nella manutenzione dei fiumi – sottolinea l’assessore Gabusi – siamo finalmente riusciti a innescare un meccanismo che snellisce l’iter in maniera decisa. Ringrazio i tecnici regionali e di AIPo per la puntualità e la rapidità con cui hanno eseguito la ricognizione insieme ai colleghi dei Comuni su un territorio ampissimo. Un ringraziamento va anche ad ANCE, che ha condiviso con noi le necessità delle imprese, che da tempo invocano modalità più semplici e rapide. Ora è davvero molto più veloce dare il via alle operazioni vitali per il buon mantenimento dei corsi d’acqua, necessario ora quanto mai alla luce dell’emergenza climatica che provoca ingrossamenti repentini di fiumi e torrenti moltiplicando i danni quando questi sono privi di manutenzione».

Nelle zone individuate i lavori dovranno essere eseguiti entro 12 mesi dalla pubblicazione dell’apposita delibera sul Bollettino Ufficiale Regionale. Il bando per le manifestazioni di interesse è aperto a partire da oggi. Le informazioni sono reperibili sul sito della Regione Piemonte
https://bandi.regione.piemonte.it/avvisi-beni-regionali/programma-interventi-manutenzione-idraulica-asportazione-materiale-litoide

 

Una città sempre più contaminata

È recente la notizia di un pacco contenente amianto gettato presso il parco della Pellerina, dove evidentemente il trasgressore, ha scambiato uno dei polmoni verdi della nostra città per una discarica qualsiasi…

Tralasciando la pericolosità dell’accaduto, a causa della nocività del materiale, possiamo forse sostenere di vivere in una città sempre più contaminata, ma non sto parlando di amianto, ma di maleducazione e inciviltà.
Torino non è una città sporca, bensì sporcata da alcuni individui, irrispettosi, che affidano alla pulizia pubblica i loro scarti privati, privi di un amore verso il prossimo e verso la meravigliosa città che li ospita.
E se il servizio di pulizia cittadino fornito dall’Amiat non riesce a stare dietro alle spese per un incremento della produttività, dovremmo essere noi cittadini a rimboccarci le maniche, trovando metodi alternativi per far si che questi rifiuti non vengano abbandonati agli occhi dei turisti, seppur scarsi in questo triste momento.
Bisogna cominciare a pensare a delle nuove tecniche, dei nuovi metodi di raccolta e dei nuovi contributi che ogni cittadino potrebbe mettere a disposizione, e non parlo di contributi economici.
Tutto ciò sarebbe opportuno per pulire una città meravigliosa, che al momento necessita però in primis di una sensibilizzazione affinché non si verifichino piú episodi come alla Pellerina.
Pietro Ruspa

Grimaldi (LUV): La Giunta non sa essere regista di una vera lotta alla crisi climatica

“Se la Regione intende investire in ricerca e dotarsi di una Strategia Regionale sui Cambiamenti Climatici (SRCC) – come dichiara l’Assessore Marnati – certo non ci opporremo, ma ridurre le emissioni di inquinanti e gas climalteranti è possibile già ora, in base ai tanti studi esistenti, che indicano chiaramente la direzione in cui muoversi e danno la misura della lentezza della politica nazionale e locale: per mantenere l’aumento della temperatura sotto i livelli previsti dagli accordi internazionali dovremmo decarbonizzare a un ritmo cinque volte più veloce di quello attuale” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, alla luce degli eventi atmosferici estremi che in queste settimane hanno travolto il Piemonte, costringendolo a chiedere per due volte lo stato di emergenza.

 

“Laddove l’UE indica l’obiettivo minimo del 37% di spesa per il clima per ciascun Paese – per limitare le emissioni di gas climalteranti del 55% entro il 2030 e azzerarle entro il 2050 –, la Regione Piemonte non ha ancora stimato quanto i progetti del caotico Recovery Plan regionale ridurranno le emissioni” – prosegue Grimaldi. – “Il PNRR destina solo il 13% alla decarbonizzazione e il Piemonte – anche in questo caso – non ha elaborato alcuna stima degli effetti del suo Piano in tal senso. Infine, c’è una decisione che si potrebbe prendere immediatamente e che non è stata assunta: ridurre la velocità delle auto, un’azione che manderebbe subito un segnale a tutti e tutte, non avrebbe costi e ridurrebbe le emissioni dei trasporti del 10-15% con effetti immediati. Questa Giunta non ha ancora dimostrato di sapersi porre alla regia di una lotta vera e coraggiosa alla crisi climatica, mentre tutto il territorio sanguina”.

 

Energia, il “modello Pinerolo” al G20

La prima comunità energetica rinnovabile condominiale d’Italia  realizzata a Pinerolo dalla società pubblica Pinerolese, ACEA ENERGIE NUOVE, nell’ambito del PROGETTO  ENERGHEIA in joint venture con Tecnozenith e in collaborazione con l’Energy Center del POLITECNICO DI TORINO è stata inclusa dall’International Energy Agency fra le best practice mondiali nel report per il G20 di Napoli (https://bit.ly/3i49yt5  a pag. 54 del report integrale in PDF) come modello di transizione energetica.

 

Il modello Pinerolo è stato descritto come buona pratica internazionale all’interno del report e citata al pari di altre best practice internazionali quali la Smart City di Jakarta con la gestione intelligente del traffico pubblico o dei parcheggi o Vancouver con la dotazione obbligatoria in tutti gli edifici di colonnine per la ricarica delle auto elettriche.

 

La case history viene citata come modello a livello mondiale da replicare per creare smart cities partendo dalle comunità energetiche realizzate all’interno degli edifici residenziali: il cittadino- condòmino diventa protagonista attivo della transizione energetica.

 

Una importante rivoluzione in termini di inclusione sociale, se si considera il risparmio in bolletta energetica generato per i cittadini. Solo in Italia ci sono 1.200.000 condomìni, all’interno dei quali vivono 20 milioni di persone: partire dai condomìni significa creare le condizioni per la rigenerazione urbana sostenibile in Italia.

I condomìni efficientati tramite ENERGHEIA sono praticamente autonomi in termini di fabbisogno di energia elettrica e riscaldamento/raffrescamento in quanto autoconsumano per il 90% quanto prodotto dall’impianto fotovoltaico e dal solare termico sul tetto.

 

Questo modello Pinerolese di Comunità Energetica rinnovabile condominiale rientra pienamente fra gli obiettivi citati nella Call for action allo sviluppo di modelli di business inclusivi, espressa nel Comunicato congiunto finale dei Ministri dell’Ambiente del G20 nella quale si richiama all’uso di risorse circolari e sostenibili. Come citato nel comunicato finale, per raggiungere questa visione bisogna incoraggiare unuso sostenibile delle risorse naturali, minimizzare rifiuti ed emissioni, rigenerare ecosistemi, dotarsi di supply chain sostenibili, e creare modelli di business sostenibili e socialmente inclusivi. Incoraggiamo gli sforzi per dotarsi di strumenti e incentivi significativi per  sostenere le città nel procedure e avanzare verso questi obiettivi, in un modo socialmente inclusivo coerente con gli Qbiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (ndr Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite) in particolare l’obiettivo 11 e 12 così come la New Urban Agenda per migliorare l’efficienza nell’uso di risorse e approcci circolari”.

 

 

Proprio in questa direzione va la Associazione ATENES AUC, Associazione per la Transizione
Energetica Equa e Sostenibile attraverso l’Autoconsumo Collettivo
www.atenesauc.eu nata per diffondere, fare conoscere e stimolare la replicazione in Italia di questo nuovo modello delle Comunità Energetiche Condominiali come via maestra per contrastare la povertà e facilitare l’inclusione sociale e attuare la transizione energetica.

 

 

 

Venaria, in arrivo più di 2000 nuovi alberi

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2676 PIANTE PER COMBATTERE LA CO2

La Città metropolitana di Torino ha ottenuto il finanziamento per il bando di progettazione per gli interventi di riforestazione previsti dal Decreto del Ministero per l’Ambiente.
Uno dei 5 progetti interessa l’ambito Corona Verde – Tangenziale Verde e interessa tre comuni Settimo, Mappano e Venaria Reale, in cui sono presenti grandi aree di proprietà pubblica per le quali già in passato, grazie ai finanziamenti del programma Corona Verde, sono state avviate azioni di riforestazione urbana e periurbana.

La Città di Venaria Reale ha individuato, a seguito di analisi di compatibilità con le linee guida del bando, le aree incluse nel corridoio verde che costeggia la collina anti rumore lungo la Tangenziale, nei quartieri Rigola, Altessano e Salvo D’Acquisto, al fine di riqualificare la collina stessa e creare una fascia verde per compensare gli effetti negativi e gli impatti della grande infrastrutture.

Commenta il sindaco Fabio Giulivi «Una bella notizia la vittoria di questo finanziamento, perché ci consentirà di avere una città sempre più verde, manutenzione compresa!».

I progetti definitivi sono stati redatti sulla base delle normative vigenti, con la descrizione delle aree destinate ad ospitare le piantagioni arboree e arbustive in termini fisici (clima, litomorfologia), biologici (flora, fauna, vegetazione reale e potenziale), ecologici (situazione contestualizzata dal punto di vista dello stoccaggio di CO2 e della qualità dell’aria e di rimozione degli inquinanti atmosferici), pedologici e paesaggistici, anche in relazione alla cronologia degli interventi.

La stima dei benefici ambientali attesi in termini di cattura e stoccaggio della CO2 e rimozione degli inquinanti atmosferici, è stata effettuata facendo riferimento alle linee guida dell’International Panel on Climate Change e alle più aggiornate metodologie e procedure di computo, sviluppate da Enti e istituti di ricerca pubblici italiani o di altri paesi dell’Unione Europea.

Il progetto comprende il piano di gestione e di manutenzione delle nuove aree verdi realizzate per almeno i 7 anni successivi che sarà garantito dal soggetto affidatario dei lavori a propria cura e spesa.

Complessivamente il progetto per Venaria Reale coinvolge una superficie di 71.013 mq, di cui circa 4.460 mq netti oggetto del rimboschimento (al netto delle superfici con copertura arboreo-arbustiva già esistente) e prevede i seguenti interventi:

– messa a dimora di 2.676 alberi, di cui 268 pioppelle, e 892 arbusti;
– intervento di miglioramento forestale e riqualificazione paesaggistica di una scarpata, con intervento su una porzione pari a 700 m di lunghezza (su un totale di 1500 m) e larghezza media di 11 m.

Si prevedono, inoltre, i seguenti interventi di tipo accessorio per il Sub-Ambito 2:

– realizzazione di 130 m di chiudenda di delimitazione e protezione degli impianti;
– dotazione di 3 tavoli da picnic;
– realizzazione di 260 m di percorso su ghiaia con larghezza di 1,5 m.

Si prevedono anche, per il Sub-Ambito 4, l’interramento di una linea telefonica per la lunghezza di 220 m e la dotazione di 3 bacheche informative distribuite nei diversi ambiti di intervento.