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Al via il progetto europeo GigaGreen, guidato dal Politecnico di Torino

Per realizzare la futura gigafactory sostenibile

 

Il progetto è finanziato con quasi 4,7 milioni di euro dall’Unione Europea nell’ambito del programma quadro per la ricerca e l’innovazione Horizon Europe, finalizzato allo sviluppo di processi di produzione di celle sostenibili e sicure per le batterie agli ioni di litio.

 

L’iniziativa è sostenuta da un consorzio multidisciplinare di 16 partner che comprende centri di ricerca, università, società di consulenza, fornitori di materiali e produttori di celle di 8 paesi europei

 

Prende il via GIGAGREEN, un progetto guidato dal Politecnico di Torino e finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma quadro per la ricerca e l’innovazione Horizon Europe con l’obiettivo di sviluppare processi di produzione di celle per batterie sostenibili e sicure, facendo così dell’Europa un leader globale della produzione di batterie agli ioni di litio.

Per 48 mesi GIGAGREEN, formato da altri 16 partner provenienti da 8 diversi paesi europei – oltre al Politecnico anche Sustainable Innovations, ABEE, Solvionic, Leclanche, Nanomakers, Università di Parma, Università Politecnica di Valencia, Sintef, Inegi Porto, Cic Energigune, Arlanxeo, Alphanov, Manz Italy, CETIM e Johnson Matthey – lavorerà per realizzare la gigafactory sostenibile del futuro, posizionando l’Europa all’avanguardia del mercato globale nella catena del valore delle batterie agli ioni di litio, fondamentali per la prossima generazione di veicoli elettrici.

Il gruppo di Elettrochimica del Politecnico di Torino coordina il progetto e sfrutterà la sua linea pilota per realizzare alcuni piccoli prototipi oltre alla caratterizzazione e testing

Il Politecnico di Torino è la prima università italiana ad avere una piccola linea pilota utile allo sviluppo delle linee di produzione di celle a ioni di litio che sono utilizzate nelle gigafactory europee. Inoltre, tale linea supporterà anche la formazione di nuove figure professionali cosi richieste a livello europeo: infatti secondo le ultime stime

saranno necessari 800.000 nuovi lavoratori nel settore.

Per rispondere a questa necessità di formazione, il Politecnico di Torino ha ideato un percorso ad hoc sull’energy storage con corsi specifici di formazione. Progetti come GIGAGREEN daranno l’opportunità a molti studenti e studentesse di arrivare preparati/e all’appuntamento con la transizione elettrica dei prossimi anni.

Il progetto propone un piano di ricerca strutturato per sviluppare e scalare nuovi processi di produzione di elettrodi e componenti di celle che seguono un approccio Design to Manufacture (DtM) basato sui dati per raggiungere gli obiettivi prefissati di ottimizzazione della flessibilità delle fabbriche, scalabilità dei processi e sostenibilità complessiva delle linee di produzione.

In questo senso, il progetto si occuperà della ricerca di processi di produzione degli elettrodi che garantiscano le massime prestazioni, velocità di produzione, sicurezza ed efficienza dei costi con il minimo impatto ambientale e consumo energetico nella progettazione della cella, facilitando anche il riutilizzo e il disassemblaggio. L’approccio DtM, supportato da soluzioni digitali come i Digital Twins, consentirà lo sviluppo di concetti facilmente scalabili e automatizzati che risolvono le esigenze della prossima generazione di gigafactory di celle europee.

In sintesi, GIGAGREEN rappresenterà un punto di svolta per l’industria manifatturiera delle celle dell’UE, poiché si ritiene che i suoi risultati contribuiscano a una transizione graduale tra gli attuali metodi di lavorazione – ottimizzati da approcci per tentativi e non pronti per una produzione di massa flessibile – e la fabbrica di celle agli ioni di litio del futuro, basata su tecnologie più ecologiche, più economiche, più sicure, migliori, più pulite, digitalizzate e flessibili.

Grazie ai progressi apportati da GIGAGREEN, l’industria dell’UE sarà in grado di utilizzare rapidamente i risultati relativi alla lavorazione ad acqua dopo il 2026, in modo da migliorare immediatamente le prestazioni e la competitività dell’industria grazie a materiali progettati e migliorati per funzionare e per essere lavorati in tali condizioni, e aprire la strada verso le tecniche di lavorazione degli elettrodi a secco come prossima rivoluzione tecnologica nella produzione degli ioni di litio.

Attualmente, la capacità produttiva globale di celle è di 60 GWh, principalmente nei paesi asiatici come Cina, Giappone e Corea. Con l’incremento della domanda di mercato di batterie per veicoli elettrici, che si prevede aumenterà significativamente nel tempo fino a 247 GWh nel 2054. Per questo motivo la capacità di produzione di celle deve tenere il passo e si stima che l’Europa potrebbe acquisire 250 miliardi di euro all’anno entro il 2025 se sviluppasse rapidamente ed efficacemente un’industria di produzione di celle di successo da zero. L’aumento della capacità di innovazione della catena di valore delle batterie a celle dell’UE, grazie all’adozione di elettrodi a base d’acqua e a secco, può posizionare le gigafactory europee all’avanguardia del mercato globale, grazie al valore aggiunto apportato dai principi della DtM, attirando così nuovi investimenti e generando posti di lavoro.

GIGAGREEN è uno dei tanti progetti del partenariato BATT4EU che lavorano per la creazione di un panorama di ricerca e sviluppo UE, in grado di generare sinergie efficaci tra gli attori del mercato delle batterie e di contribuire al trasferimento della produzione di celle dall’Asia all’Europa. Uno dei vantaggi iniziali dei Paesi dell’UE è la loro vicinanza agli impianti di assemblaggio dei veicoli e la solida catena di fornitura automobilistica costruita negli ultimi 20 anni.

Le innovazioni apportate dal progetto avranno un impatto diretto sul miglioramento degli ecosistemi di innovazione nei paesi dell’UE, riducendo al contempo i costi di produzione e migliorando di conseguenza il posizionamento di questi paesi nella competizione per la collocazione di nuovi impianti di produzione di celle avanzate.

“GIGAGREEN ci darà certamente la possibilità di sviluppare nuove competenze – spiega la professoressa Silvia Bodoardo, coordinatrice del progetto – uniche nel contesto nazionale, nella produzione di celle, di formare giovani leve pronte a lavorare nelle nascenti gigafactories che speriamo presto insediate nel nostro territorio.

 

Ambiente e sostenibilità per il futuro del territorio

La rigenerazione sostenibile, come e perché

Convegno a Terra Madre Salone del Gusto, allo stand della Regione Piemonte. L’assessore all’Ambiente Marnati: «La strategia regionale per lo sviluppo sostenibile traccia la strada che ci porterà ad un Piemonte virtuoso e attento alle tematiche ambientali ed energetiche»

“La rigenerazione sostenibile, come e perché”: questo il titolo del convegno conclusivo di Terra Madre Salone del Gusto, iniziativa, a cura di Regione Piemonte, Università di Scienze Gastronomiche e Ministero della Transizione Ecologica in collaborazione con Università di Torino e del Piemonte Orientale e Politecnico di Torino nell’ambito del Progetto Pass (Piemonte e Accademia per lo Sviluppo Sostenibile), per ragionare sulla necessità di uno sviluppo sostenibile e per condividere strategie, piani e programmi che Regione Piemonte sta mettendo in atto.

«Sul tema della sostenibilità – ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – i fari sono puntati da tempo; noi come Regione abbiamo presentato la nostra strategia di sviluppo sostenibile che traccia la strada che il Piemonte vuole intraprendere. E non si tratta di un “documento” calato dall’alto ma elaborato sull’ascolto di tutti, specialmente i più giovani. Una strada, quella tracciata dalla Strategia, già tuttavia imboccata con il nuovo piano di tutela delle acque, il piano energetico ambientale e quello dei rifiuti. L’ambiente e la sostenibilità sono ormai temi al centro dell’attenzione di tutti, balzati ancor di più all’attenzione collettiva con la recrudescenza degli effetti dei cambiamenti climatici che quest’anno hanno inciso pesantemente sull’agricoltura e quindi sull’economia della nostra regione. Una crisi climatica ma anche una crisi energetica e noi vogliamo portare ad una maggiore autonomia».

«In Piemonte abbiamo molte eccellenze – ha proseguito – Dobbiamo averne cura, migliorarle e puntare su di esse e, in parallelo, dobbiamo puntare sull’innovazione. Quel che occorre per cambiare passo è “lavorare” sul piano culturale ed economico, un lavoro che deve vederci tutti coinvolti, dalle istituzioni ai cittadini. Per parte nostra, il nostro compito è quello di scaricare a terra tutti i progetti, preservare e migliorare il nostro territorio».

Al convegno, moderato dal direttore della testata Il Gusto, sono intervenuti il presidente del Consiglio di amministrazione dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Fondatore di Slow Food, Carlo Petrini e la presidente del Comitato di Coordinamento della Rete nazionale delle Università per lo Sviluppo sostenibile, Patrizia Lombardi.

Agriturist Piemonte: buona affluenza, costi triplicati  

Complessivamente abbiamo registrato un buon andamento per quanta riguarda le presenze nelle aziende agrituristiche della nostra Regione” dice Lorenzo Morandi presidente di Agriturist Piemonte “con un ritorno di turisti stranieri abbastanza soddisfacente”.

In Piemonte prosegue Morandi “si è riscontrato, in generale, un incremento degli ospiti suddivisi più o meno equamente tra italiani ed europei. Cominciano a ritornare in numeri abbastanza significativi anche turisti americani, canadesi e altri extra europei”.

Recuperate e, in alcuni casi superate, le presenze degli anni pre pandemici, con una durata dei soggiorni di circa tre giorni fino a una settimana. A frenare gli entusiasmi è l’aumento esponenziale dei costi: le bollette in un anno sono praticamente triplicate, i costi di Gpl per le cucine sono cresciuti dal 200 al 300% e anche quelli delle altre materie prime hanno subito incrementi quasi insostenibili.

Come tutte le attività imprenditoriali, quella dell’ospitalità nelle aziende agricole si confronta costantemente con il mercato e subisce le ripercussioni dell’aumento esponenziale dei costi delle merci dovuti alla guerra in Ucraina, ma anche alla grave, prolungata carenza idrica. Gli agriturismi sono principalmente aziende agricole dove l’ospitalità è un’attività accessoria a quella di coltivazione o allevamento e pertanto si vedono doppiamente penalizzati dall’impennata dei costi.

 

Agriturist, Associazione Nazionale per l’Agriturismo, l’Ambiente e il Territorio, prima associazione di agriturismo in Italia, è stata costituita dalla Confagricoltura nel 1965, per promuovere e tutelare l’agriturismo, i prodotti nazionali dell’enogastronomia regionale, l’ambiente (ha ottenuto per questo, nel 1987, il riconoscimento ministeriale di Associazione ambientalista), il paesaggio e la cultura rurale.

 

Agricoltura nel parco della Vauda

La  posizione di Coldiretti Torino in seguito all’annuncio che il Demanio potrebbe cedere i terreni della Vauda alla Regione che, a sua volta, vorrebbe cederli ai Comuni.

Coldiretti Torino chiede che nel parco, accanto alla fruizione naturalistica, si possa tornare a coltivare e pascolare, in armonia con le esigenze di preservazione ambientale.

“Per il futuro della Riserva della Vauda vogliamo un progetto per il turismo naturalistico che non escluda l’agricoltura”

Un’area naturale ritrovata ma gestita in modo attivo dagli agricoltori. Coldiretti Torino accoglie con soddisfazione la notizia che presto sarà avviata la bonifica delle zone della Riserva naturale della Vauda che un tempo ospitavano il poligono militare. Importante anche l’annuncio che il Demanio intenderebbe cedere la proprietà alla Regione che, a sua volta, la potrebbe cederla ai Comuni.

I Comuni potrebbero, così, insieme all’ente parco, avviare un grande progetto di fruizione naturalistica per un territorio che potrebbe rivelarsi di forte interesse per il turismo di benessere praticato a piedi, in bicicletta o a cavallo.

«Siamo assolutamente favorevoli a un passaggio dei terreni della Riserva della Vauda dal Demanio ai Comuni – afferma Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino – Siamo anche favorevoli a un rilancio di questa area protetta che potrebbe portare uno sviluppo turistico dolce con un pieno coinvolgimento degli agriturismi e della fattorie didattiche. Ma è fondamentale che la Vauda non rimanga la boscaglia rinselvatichita che osserviamo oggi. La Vauda è sempre stata utilizzata per l’agricoltura prima che fosse interdetta dal Demanio. Vogliamo che, accanto alle aree a bosco, siano ripristinati i campi e i prati dove gli agricoltori possano tornare a coltivare e pascolare gli animali. Pensiamo che la Vauda possa essere oggetto di un progetto di salvaguardia ambientale, fruizione naturalistica e ricreativa in armonia con l’agricoltura, la forestazione e la produzione di prodotti tipici. Gli agricoltori e gli agriturismi del territorio sono disposti a offrire il meglio dell’ospitalità e della ristorazione piemontese, la manutenzione della Riserva accanto alla conduzione dei terreni per un’agricoltura sostenibile e integrata nel parco».

La Vauda, in passato, è stata interessata da un progetto di grande campo fotovoltaico. «Oggi come allora – conclude Mecca Cici – siamo contrari allo spreco di suolo della Vauda per installare pannelli fotovoltaici. Al contrario pensiamo che la convivenza tra spazi naturali e spazi agricoli sia il migliore modo per conservare quest’angolo così peculiare della fascia pedemontana piemontese dove animali, campi, bosco e brughiera hanno sempre costituito un mosaico agronaturale armonioso e dove i contadini e i pastori hanno sempre rappresentato un presidio di rispetto e manutenzione».

Clima, migliaia di giovani in corteo anche a Torino

Da piazza Statuto a piazza Vittorio Veneto migliaia di giovani partecipano a Torino al corteo in occasione dello sciopero globale per il clima. Con Fridays for future anche Cgil, Cisl e Uil, collettivi studenteschi e centri sociali. In corteo Angelo d’Orsi capolista alla Camera per Unione Popolare e Marco Grimaldi in di Alleanza Verdi Sinistra. “Non abbiamo un pianeta B”, “Le vostre azioni cancellano il nostro futuro”, “Ci stiamo rompendo i polmoni”, queste le scritte su  alcuni cartelli in piazza.

In una nota Fridays For Future comunica:

Questa mattina in moltissime città d’Italia Fridays for future è tornato in piazza per la prima manifestazione dopo l’estate. A due giorni dalle elezioni politiche, la mobilitazione di oggi lancia un segnale chiaro: la politica non può permettersi di ignorare la crisi climatica. In tutta Italia hanno manifestato oltre 80mila persone. I numeri di alcune città italiane:

Roma: 30mila

Milano: 10mila

Napoli: 5mila

Padova: 3mila

Torino: 10mila

Brescia: 4-5mila

Firenze: 3mila

Bolzano: 1000

Catania: 1000

Piacenza: 300

Pavia: 400

Lucca: 400

Gorizia: 1.000

Cagliari: 300

Pistoia: 300

Teramo: 300

Perugia: 200

Forlì:350

Udine: 150

Voghera: 70

Pesaro: 350

Bari: 350

Mantova: 300

“Non sosterremo nessun partito, perché nonostante le differenze tra i diversi programmi nessuno difende le rivendicazioni che abbiamo portato oggi in piazza.” dice Filippo Sotgiu

La manifestazione sta proseguendo nel pomeriggio con varie altre città, tra cui Bologna

Terra Madre Salone del Gusto, Petrini: «Il cibo è causa della crisi ambientale, ma può essere anche la soluzione»

 

Il fondatore di Slow Food punta il dito contro lo spreco alimentare ed esorta a cambiare abitudini: meno carne e più proteine vegetali

 

«La crisi  climatica è una vera e propria iattura che sta sconvolgendo la vita a milioni di persone, ma il principale responsabile di questo sconquasso è il sistema alimentare globale». Lo ha detto il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, all’inaugurazione della 14esima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, l’evento globale organizzato da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino dedicato al cibo buono, pulito e giusto e alle politiche alimentari, a Parco Dora a Torino fino a lunedì 26 settembre. Petrini ha puntato il dito contro le storture di un sistema che consuma risorse, impoverisce il suolo e non è in grado di soddisfare il bisogno nutritivo di tutti: «Già oggi che la popolazione mondiale non supera gli otto miliardi di persone, si produce cibo in grado di sfamarne dodici – ha aggiunto Petrini –. Significa che il 32% di alimenti perfettamente commestibili viene buttato via: è un fallimento epocale, perché nel frattempo circa 900 milioni di persone nel mondo soffrono la fame. Oltretutto, per produrre quel cibo abbiamo sprecato miliardi di litri d’acqua e utilizzato milioni di ettari di suolo. Occorre ridurre lo spreco nelle nostre case, non aumentare la produzione, come sento ripetere ciclicamente».

Alla conferenza inaugurale sono intervenuti anche il Commissario europeo per gli affari economici e monetariil presidente della Regione Piemonte e il sindaco di Torino. Il primo ha sottolineato che, dopo quindici anni di progressi verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, nell’ultimo triennio abbiamo assistito a dei passi indietro, aggiungendo che tornare sui propri passi non può essere una soluzione e che il futuro va costruito non soltanto con l’obiettivo di salvare il pianeta, ma anche di vivere meglio. Il presidente della Regione Piemonte ha ribadito che Terra Madre è un fenomeno culturale che celebra il cibo e il legame inscindibile tra prodotti e territorio e che l’uomo ha il dovere di valorizzarlo e di difenderlo. Per il sindaco di Torino, Terra Madre è l’occasione per comprendere che siamo ospiti, e non padroni, di questo pianeta, e che la risposta alla sfida ambientale passa attraverso il cambiamento dei comportamenti quotidiani di ciascuno.

 

Il cibo come causa del problema, il cibo come soluzione

 

«Siamo nel mezzo di una crisi nella quale se ne intersecano molte altre: geopolitica, economica, energetica, alimentare, oltre che quella sanitaria dalla quale stiamo uscendo dopo un biennio di pandemia» ha dichiarato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. «In questi cinque giorni di Terra Madre il cibo è protagonista, inteso come vettore attraverso cui concretizzare la transizione e la rigenerazione di cui abbiamo bisogno. Il cambiamento è già in atto: ognuno di noi può scegliere di esserne parte come protagonista, oppure di subirne solamente le conseguenze. Terra Madre esiste proprio per comprendere le storture dei sistemi alimentari e per capire come agire in prima persona». La dimostrazione è data anche dall’afflusso di pubblico di questa prima giornata, a partire dalle scolaresche che hanno partecipato ai laboratori, sold out da settimane, e ai percorsi liberi allestiti a Parco Dora.

 

Più di 550 eventi, oltre 700 espositori da tutte le regioni d’Italia e dal mondo, quasi 200 Presìdi Slow Food, decine di ospiti italiani e internazionali che parleranno di gastronomia, di alimentazione e del significato economico, ambientale e sociale di ciò che ogni giorno mettiamo sotto i denti: Terra Madre è tutto questo e molto di più. È allegria, cene e degustazioni, buon cibo, vini, birre, caffè d’eccellenza. È una festa in cui l’alimentazione viene raccontata attraverso le persone: più di tremila delegati arrivati da più di 150 Paesi, ognuno con un bagaglio fatto di conoscenze, esperienze, tradizioni. Terra Madre è il luogo in cui avviene uno scambio di tutto questo sapere, un momento di arricchimento collettivo.

 

Le testimonianze dalle reti di Slow Food e Terra Madre

 

Dai rincari energetici alla siccità, dalla perdita di sovranità alimentare alle abitudini sconsiderate di consumo, la conferenza di inaugurazione di Terra Madre è stata l’occasione per mettere sul tavolo alcuni dei temi che verranno approfonditi nei prossimi giorni. «I mesi interi trascorsi senza pioggia hanno fatto scomparire gran parte dei pascoli in cui le nostre pecore e le nostre capre sono abituate a muoversi liberamente» ha raccontato Angela Saba, allevatrice e casara, produttrice del Presidio Slow Food del pecorino a latte crudo della Maremma. «La produzione di formaggio è quasi dimezzata, e per questo motivo abbiamo dovuto rinunciare a portare il pecorino a Terra Madre» ha aggiunto: gli effetti della crisi climatica esistono e si fanno sentire già oggi.

 

Giuseppe Di Martino, produttore di pasta a Gragnano, ha fatto invece riferimento all’aumento di costi dell’energia elettrica e del gas, rincari che rischiano di costringere tante realtà a chiudere: «Le bollette sono cresciute di 12 volte rispetto ai mesi scorsi, se negli scorsi anni la politica si fosse concentrata sulle energie rinnovabili probabilmente oggi avremmo meno problemi».

 

Sul palco anche Altin Prenga, cuoco albanese dell’Alleanza Slow Food dei cuochi: «Per anni abbiamo trattato troppo male il cibo, facendolo viaggiare da una parte all’altra del mondo, consumandolo fuori stagione e sprecandolo: è triste da dire, ma forse questa batosta era necessaria per capire che cosa serve, cioè mani che lavorano la terra, mani che producono lavorando il cibo nei luoghi in cui viene consumato».

 

Come ha sottolineato Dali Nolasco Cruz, referente dei produttori del Presidio Slow Food del peperoncino serrano di Tlaola, in Messico, e recentemente eletta nel Consiglio di amministrazione di Slow Food, l’alimentazione va di pari passo con i diritti umani: «In diverse aree del mondo, le persone e in particolare le donne non hanno accesso alla terra e ai semi, che sono nelle mani di multinazionali che determinano dove, quando e come fare agricoltura. Slow Food e Terra Madre lottano per far sì che le persone siano libere e che i loro diritti non vengano calpestati».

Uncem: “Festival dell’acqua senza montagna”

È sorprendente come gli Organizzatori del Festival dell’Acqua, iniziato ieri a Torino, non abbiano previsto di avere sul palco del Lingotto uno o più Sindaci dei Comuni montani

 

Le multiutilities, anche le migliori e più solide in Italia, quelle pubbliche che sono preziose e decisive per il futuro del Paese, forse non sanno ancora tutte bene che senza forza di gravità si farebbe niente. Né per scopi idropotabili, né per l’idroelettrico. E purtroppo, anche nelle emergenze, la forza di gravità è dissesto e danni. La forza di gravità è della montagna. L’acqua è di tutti, ma la forza di gravità è dei territori montani. E così, un Sindaco di un Comune montano, o due, avrebbero potuto rilanciare dal palco del Festival sul tema degli invasi idrici da fare insieme, con le multiutilities, e avremmo dato sponda a iniziative per stare nelle transizioni energetica, ecologica, digitale partendo dal bene pubblico acqua. Ci auguriamo che la dimenticanza nel programma del Festival sia occasionale e frutto di una distrazione. Perché i Sindaci in platea al Lingotto  c’erano, ma averne uno o più sul palco a intervenire, accanto al Sindaco Lo Russo, sarebbe stato molto importante anche nel riconoscere il ruolo metromontano della città che ospita il Festival, che sull’essere ‘Capitale alpina’ deve ancora svegliarsi, senza perdere ulteriore tempo, e attivare processi politici, istituzionali, economici di interazione e di scambio con le valli”.

Lo affermano Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte, e Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Marazzato, in un libro 70 anni di storia

Un volume che ripercorre le tappe principali dell’evoluzionedell’impresa ambientale vercellese dalle origini sino ai giorni nostri.

Un libro per celebrare i settant’anni del ‘Gruppo Marazzato’. Un’iniziativa tesa a coniugare passato, presente e futuro attraverso la scansione cronologica dei principali avvenimenti che hanno accompagnato la storia dell’azienda vercellese leader nelle soluzioni ambientali dal 1952 sino a oggi.

È questo, in sintesi, il contenuto di “Dal Trasporto all’Ambiente: il senso è nel viaggio”, opera che già nel titolo annovera l’aforisma coniato anni fa da Lucillo Marazzato, l’indimenticato Fondatore che pose la prima pietra. Inaugurando così per sé, per i figli Carlo e Giorgio e per i nipoti Alberto, Luca e Davide, oggi terza generazione alla guida dell’impresa di famiglia, un futuro roseo denso di opportunità di crescita, consolidamento e sviluppo.

Raccontare sé stessi è sempre un’arte difficile che richiede equilibrio e altrettanta umiltà”, esordisce Alberto Marazzato, Direttore Generale del Gruppo che porta il suo cognome. “Abbiamo cercato di farlo al meglio lasciando spazio ai fatti, agli episodi, agli aneddoti preziosi condivisi con chi fa parte della nostra vita quotidiana. Offrendo anche ampio spazio alla memoria di chi ci ha permesso, con impegno indefesso e altrettanto entusiasmo, di arrivare sino a qui. Valorizzando le nostre risorse umane, celebrandone il valore con uninedita sperimentazione che passa attraverso specifiche a tema sparse nei vari capitoli del libro. Dando così, con l’ausilio della tecnologia, testimonianza visibile di quanto, in ‘Marazzato’, la forza del gioco di squadra sia uno degli elementi chiave nella vitadell’azienda sia sotto il profilo umano che professionale”.

Il volume porta la firma del giornalista radiotelevisivo e saggista Maurizio Scandurra. “Ringrazio la Governance del Gruppo per avermi offerto l’onore di fare anche un po’ mio il loro lungo ed eclettico percorso, che dimostra come lungimiranza, passione, impegno e talento costituiscano l’ossatura portante di un’equazione sempre producente. Tanto nella vita, quanto nel lavoro: che, per la Famiglia Marazzato, fa altresì rima con coraggio e successo”, afferma l’autore. Dedico di vero cuore quest’opera al Fondatore Lucillo e altresì al ricordo vivo di Carlo Marazzato, straordinario imprenditore, amico e maestro che conobbi per via della condivisa passione per i mezzi storici: i cui medesimi, preziosi valori ritrovo eguali nella moglie Mara e nei Fratelli Alberto, Luca e Davide, cui vanno i miei migliori e sinceriauguri per questo meraviglioso compleanno, con una menzione speciale per tutti i professionisti interni ed esterni al Gruppo che hanno contribuito alla realizzazione di questa avvincente opera editoriale”.

Caselle, il Turnaround Green azzera le emissioni

PER UN TRASPORTO AEREO SEMPRE PIÙ SOSTENIBILE

Lo scalo dispone di mezzi elettrici e procedure per svolgere le operazioni

di assistenza a terra degli aeromobili a ridotto impatto ambientale

Caselle Torinese, 20 settembre 2022 – Il turnaround degli aeromobili all’aeroporto di Torino diventa 100% green. Grazie a una flotta di mezzi ad alimentazione elettrica e a procedure aeroportuali definite in ottica sostenibile, l’aeroporto di Torino riduce l’impatto ambientale delle operazioni di assistenza a terra degli aerei, con il positivo effetto di azzerare le emissioni di CO2 nell’aria per una migliore esperienza aeroportuale.

L’aeroporto di Torino aggiunge così un tassello alle iniziative sostenibili messe in campo nell’ambito del progetto ‘Torino Green Airport’ e cerca di anticipare i tempi rispetto all’obiettivo NetZero 2050, che prevede l’azzeramento delle emissioni inquinanti sotto il proprio controllo entro il 2050, oltre che rispettare l’impegno assunto con la sottoscrizione della ‘Dichiarazione di Tolosa’ per un’industria del trasporto aereo sempre più sostenibile.

Il turnaround, ovvero l’insieme di operazioni per l’assistenza a terra di un aeromobile necessarie tra un volo e l’altro, prevede diverse fasi di attività e ciascuna di esse viene gestita con una procedura e un mezzo differente.

La flotta con motori elettrici disponibile all’aeroporto di Torino e in dotazione a SAGAT Handling, società che si occupa dei servizi a terra forniti alle compagnie aeree, comprende diversi mezzi:

–              trattore trasporto bagagli: utile all’avvicinamento sottobordo dei mezzi che necessitano di traino;

–              GPU-Ground Power Unit: generatore mobile per l’alimentazione dell’aereo e delle sue apparecchiature a motori spenti;

–              scala passeggeri: scala per la discesa/salita dei passeggeri da/su l’aeromobile;

–              nastro trasporto bagagli: tapis roulant per le operazioni di carico/scarico dei bagagli imbarcati in stiva;

–              ambulift: pedana sollevatrice per la salita/discesa dei passeggeri a ridotta mobilità;

–              trattore per aeromobili o pushback: utile a spingere l’aeromobile in retromarcia per l’uscita dalla sua posizione di parcheggio.

Effettuare un turnaround con mezzi elettrici porta con sé numerosi vantaggi, anzitutto sul fronte ambientale, poiché si azzerano le emissioni inquinanti di circa 1 quintale di CO2 derivanti dall’utilizzo di veicoli tradizionali alimentati a carburante diesel per l’intero processo. Con questa attuale disponibilità di mezzi green, il minor impatto di CO2 emessa al giorno equivale a oltre 1 tonnellata.

A titolo esemplificativo, si riportano qui di seguito i consumi medi di carburante per l’impiego di mezzi tradizionali e la rispettiva quantità di CO2 emessa:

–              un tradizionale trattore trasporto bagagli ad alimentazione diesel comporta l’impiego di 1,70 kg di carburante, pari a 5,4 kg di CO2 emessa;

–              una GPU tradizionale alimentata a diesel comporta l’utilizzo di 14,5 kg di carburante, pari a 46 kg di CO2 emessa;

–              un nastro bagagli tradizionale ad alimentazione diesel comporta l’impiego di 10,5 kg di carburante, pari a 33,3 kg di CO2 emessa.

Questa quantità di CO2 emessa viene totalmente azzerata dall’utilizzo di mezzi elettrici che all’aeroporto di Torino sono alimentati al 100% da fonte di energia di origine rinnovabile certificata.

L’aeroporto di Torino ha inoltre ampliato il numero di piazzole di parcheggio in cui è possibile effettuare l’imbarco e lo sbarco dei passeggeri a piedi, evitando così l’impiego di autobus alimentati a diesel (1,66 kg di carburante, pari a 5,3 kg di CO2 emessa).

Il rinnovo della flotta aeroportuale è un processo avviato da alcuni anni e l’obiettivo dell’aeroporto di Torino è quello di arrivare a disporre di almeno il 40% di mezzi ad alimentazione ibrida o full electric entro il 2023.

All’attuale flotta si aggiunge inoltre un minivan elettrico dedicato ai servizi executive in Aviazione Generale e, a breve, anche un’ambulanza elettrica per l’effettuazione del servizio di assistenza medica sottobordo.

Andrea Andorno, Amministratore Delegato dell’aeroporto di Torino ha commentato: “Consapevoli del fatto che la sostenibilità delle nostre attività deve guidare lo sviluppo dell’aeroporto, siamo orgogliosi di poter offrire alle compagnie aeree che scelgono di investire sul nostro scalo un turnaround ad impatto zero grazie agli investimenti fatti sul continuo rinnovamento dei mezzi della nostra flotta con veicoli elettrici e all’acquisto del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili certificate”.

 

A Torino il Festival dell’Acqua

DAL 21 AL 23 SETTEMBRE
TORINO OSPITA LA 7ᵃ EDIZIONE

Un’occasione di importante riflessione sui problemi della siccità e dell’approvvigionamento idrico con un variegato programma di coinvolgimento della città

Dal 21 al 23 settembre Torino ospita per la prima volta il Festival dell’Acqua, il principale appuntamento nazionale incentrato sui temi del servizio idrico. Giunto quest’anno alla sua settima edizione, il Festival dell’Acqua, ospitato nelle sale del Centro Congressi del Lingotto, è ideato e promosso da Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, che chiama a raccolta le oltre 450 aziende associate e tutti i soggetti che, a diverso titolo, si occupano dei servizi idrici e di pubblica utilità. L’edizione 2022 di Torino è organizzata in collaborazione con SMAT – Società Metropolitana Acque Torino.


Il Festival dell’Acqua non sarà solamente un’occasione importante per addetti ai lavori, ma coinvolgerà anche la cittadinanza torinese con intrattenimenti, eventi artistici, culturali e sportivi, per approfondire il tema dell’acqua sotto varie angolature.

 

Sono 160 i relatori, per una tre giorni di riflessioni e approfondimenti – 14 convegni tra sessioni plenarie ed eventi paralleli – con ospiti nazionali e internazionali per parlare di acqua, intesa come risorsa essenziale per la vita. La manifestazione, a cadenza biennale, arriva a Torino dopo le edizioni di Genova nel 2011, L’Aquila nel 2013, Milano nel 2015, Bari nel 2017, Bressanone/Venezia nel 2019 e una versione digitale nel 2021.

Il Festival dell’Acqua intende affrontare, proprio in questo 2022, temi diventati particolarmente attuali. Il capoluogo piemontese, infatti, è al centro di un territorio che negli ultimi mesi ha sofferto fortemente il problema della siccità e dell’approvvigionamento idrico: tematiche che verranno approfondite presso il Centro Congressi del Lingotto. Esponenti della politica, tecnici ed esperti del settore si confronteranno con i principali attori europei del servizio idrico anche sugli impatti del Pnrr, sulla digitalizzazione e sugli investimenti tesi a contenere le dispersioni di rete.

Tutti i convegni saranno aperti al pubblico, previo accredito sul sito dell’evento, e gratuiti.

Il Festival dell’Acqua vedrà la partecipazione del Sindaco della città di Torino, Stefano Lo Russo, del Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e di oltre cento Sindaci in rappresentanza della Città Metropolitana Torinese.

Ad aprire il Festival sarà la Fanfara della Brigata Alpina Taurinense, che si esibirà con l’inno europeo, l’inno nazionale e l’inno degli Alpini.

 

Agli incontri e alle tavole rotonde si affianca anche un palinsesto ricco di eventi destinati alla città, che partono già dalla settimana precedente. Spettacoli, installazioni e mostre dedicate consentono di approfondire il tema dell’acqua nei suoi molteplici aspetti.