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Tempo di Vitamine Jazz al Sant’Anna

I concerti avranno inizio dalle ore 10.00 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3 aperta al pubblico, dedicata alle pazienti e ai loro cari

 

Gli appuntamenti della settimana all’Ospedale Sant’Anna per la rassegna“Vitamine Jazz” già arrivata al centocinquantaduesimo concerto e alla sua terza stagione, organizzata per la “Fondazione Medicina a Misura di Donna” e curata da Raimondo Cesa.

Martedì 14 gennaio “Duo Giachino Blasioli”

Fabio Giachino pianoforte
Simone Blasioli sax
Grande Jazz con grandi protagonisti

Fabio Giachino


Fabio Giachino, classe 86’, è considerato tra i maggiori talenti apparsi sulla scena musicale italiana.
Artista eclettico, si muove dentro i confini del linguaggio jazzistico e della musica improvvisata come pianista, ma è molto attivo nel campo della musica elettronica come producer (live e studio) e come organista classico. Nato ad Alba (CN), la sua formazione musicale avviene in conservatorio conseguendo laurea in Jazz, Organo e C.O. Ha inoltre approfondito gli studi in italia e all’estero (Zurigo, New York, Detroit) con: Fred Hersh, Dado Moroni, Antonio Faraò, Stefano Battaglia, Franco D’andrea, Joey Calderazzo, Jean Guillou. Si è aggiudicato numerosi riconoscimenti a livello internazionale tra cui il Premio M.Urbani 2011, Premio C.Bettinardi 2011, Barga jazz Contest 2012, premio come miglior gruppo (TRIO) al Bucharest international Competition 2014. Nel 2016 vince una Residenza artistica di tre mesi presso l’Ambasciata italiana in Danimarca indetta dall’Associazione nazionale musicisti di Jazz (MIDJ).Si esibisce regolarmente in italia e in numerosi paesi stranieri tra cui: U.S.A., Russia, Messico, Canada, Giappone, Nepal, Germania, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Polonia, Spagna, Inghilterra, Turchia, Libano, Romania, Francia, Belgio. Ha suonato e collabora con numerosi artisti tra cui: Randy Brecker, Dave Liebman, Fabrizio Bosso, Javier Girotto, Furio Di Castri, Flavio Boltro, Paolo Fresu, Rosario Giuliani, Maurizio Giammarco, Gavino Murgia, Marco Tamburini, Dino Piana, Luca Aquin, Miroslav Vitous, Emanuele Cisi, David Pastor, Benjamin Koppel. In ambito Pop e R&B, ha lavorato a produzioni originali ed inciso tra gli altri con: Roy Paci, Motel Connection, ENSI, Karima, Mariella Nava.

Simone Blasioli

Simone Blasioli inizia a studiare pianoforte e fisarmonica all’età di quattro anni sotto la guida del padre. All’età di 15 anni viene ammesso al Conservatorio L. D’Annunzio di Pescara dove si diploma brillantemente in Sassofono. Contemporaneamente studia Jazz presso l’Accademia Musicale Pescarese e presso la Fonderia delle Arti a Roma. Successivamente si laurea in Composizione per la musica applicata alle immagini con la votazione di 110/110 Lode e Menzione D’Onore e subito dopo in Direzione D’Orchestra presso il Conservatorio “A. Casella” dellʼAquila. Nel 2010 vince la Borsa di studio Erasmus in Composizione presso il Conservatorio di Castellón, in Spagna. Subito dopo vince una seconda borsa, (SMP), come Professore assistente di Composizione e Supervisore dell’Orchestra presso il RIAM di Dublino.
È primo sassofono alto della Big Band del Conservatorio dell’Aquila; suona in molte formazioni che spaziano dal duo al sestetto. Nel 2010/11 è stato quattro volte in tournée a Minsk con l’Italian Chansonnier.Vince numerosi concorsi nazionali e internazionali tra cui il 1° premio assoluto del 5° Concorso Stand Together: con la musica in Città Sant’Angelo e il 1° premio del Concorso Internazionale di Sassofono Città di Atri.  È stato segnalato al Concorso: Composizione musicale, Creazione e Critica, SUONOSONDA, Genova. Arriva in semifinale al concorso Premio Massimo Urbani  2019.

Giovedì 16 gennaio sarà la volta del gruppo “Aura Nebiolo Trio”

Aura Nebiolo, voce
Maurizio Vespa, vibrafono
Enrico Ciampini, contrabbasso

Il trio, formatosi nel 2016 dall’incontro della cantante Aura Nebiolo con Maurizio Vespa al vibrafono ed Enrico Ciampini al contrabbasso, propone musiche riarrangiate per “l’inusuale” formazione che vede il vibrafono protagonista come strumento armonico del gruppo.

Aura Nebiolo

Inizia il suo percorso musicale all’età di tre anni, avvicinandosi allo studio del pianoforte. Intorno ai 14 anni scopre l’amore per il canto ed in particolare per il jazz. Incomincia così, nel 2005, a frequentare l’Istituto G. Verdi di Asti, dove studia Canto Jazz con Paola Tomalino e Armonia Funzionale e musica d’insieme sotto la guida del pianista Jazz Daniele Tione. Prosegue gli studi al Istituto Verdi fino al 2009. Nel frattempo si esibisce in locali nell’astigiano e nell’alessandrino avendo l’opportunità di cantare con musicisti di fama nazionale ed internazionale.Ha studiato, inoltre, con la cantante jazz Sonia Schiavone, musica d’insieme con Matteo Ravizza e Gianni Virone e orchestra e utilizzo della voce in sezione, presso i corsi JAZZ.AT (2012/13/14). Prosegue gli studi presso l’Istituto di Alta Formazione Musicale “Conservatorio G.F. Ghedini” di Cuneo con Danila Satragno e Tiziana Ghiglioni, Luigi Martinale e Luigi Bonafede.
Ha collaborato con i pianisti Lino Mei, Franco Russo, Daniele Tione, Fabio Gorlier, Fabio Giachino, Sergio Di Gennaro, Luigi Martinale; i bassisti Matteo Ravizza, Dino Cerruti, Giorgio Allara, Enrico Ciampini, Mauro Battisti; i batteristi Luigi Bonafede, Paolo Franciscone; i sassofonisti Gianni Virone, Fulvio Albano, Tino Tracanna; i trombettisti  Felice Reggio, Ken Scharf, Alberto Mandarini, Flavio Boltro ed il trombonista  Dino Piana.
Nel Maggio 2016 incide con l’ensemble Vocale Vocal Visions, Tiziana Ghiglioni, Luigi Martinale, Mauro Battisti, Paolo Franciscone e Tino Tracanna, il cd Moods. Moods viene presentato in Giugno a Cuneo, con la partecipazione del trombettista Flavio Boltro.

Maurizio Vespa

Uno dei rari virtuosi del vibrafono. E’ musicista nella Big Band del M° Giampaolo Petrini. Ha partecipato
a manifestazioni e concerti di vari artisti fra cui Antonella Ruggiero.

Enrico Ciampini
Inizia all’età di 14 anni con il basso elettrico e dopo varie esperienze musicali la passione per il jazz lo conduce al contrabbasso. Dopo i primi studi autodidattici si perfeziona a Torino sotto la guida di Furio Di Castri e successivamente frequentando i seminari di Genova con Ray Brown. A partire dai primi anni ottanta è attivo sulla scena Torinese , accompagnando vari solisti come Andrea Pozza, Antonio Faraò, Gianni Basso, Flavio Boltro, Dave Pike, Larry Nocella. Esperienze successive lo portano a collaborare con Bob Mover, Franco Cerri, Sergio Fanni, Renato Sellani, Lars Moller, Massimo Faraò, Carlo Atti, Emanuele Cisi, Walter Bishop Jr., Jimmy Cobb, Bobby Durham, Pascal Michaux e a rappresentare l’Italia al festival di Lubjana con il pianista Gianni Negro. Nel 1994 partecipa all’EuroJazzFestival di Ivrea con la pianista Cinzia Gizzi e il batterista Giuliano Pescaglini. Nel 2004 con il saxofonista Fulvio Albano effettua un tour in Vietnam esibendosi al teatro dell’Opera di Hanoi e di Hue. Attualmente è impegnato in varie formazioni collaborando regolarmente con il trombettista Ken Sharf, con i saxofonisti Fulvio Albano e Claudio Chiara, con i pianisti Roberto Pedroli e Nando De Luca.

Anche nel tennis va in scena il derby ricordando Panivello per beneficenza

Una domenica di tennis per beneficenza, ricordando Franco Panivello, grande appassionato prematuramente scomparso nello scorso maggio.

Una domenica di tennis partendo da un’altra delle sue tante passioni, oltre al tennis: il calcio. E infatti le squadre che scenderanno in campo il 24 novembre, a partire dalle ore 15, presso il Tennis Club Tescaro, si chiameranno JuvexPani e ToroxPani, rinnovando così l’antica rivalità calcistica anche con racchetta e palline. I partecipanti sono tutti over 50, oltre che ottimi tennisti, e di provata fede juventina e granata. Carlo Goitre è il capitano non giocatore della compagine bianconera, mentre Andrea Tosin guiderà con le sue “fresche” stampelle la squadra del Toro. Il grande tennis, al di là del divertimento, è assicurato dalla presenza del meglio del tennis over piemontese: nella JuvexPani, Franco Radogna, fresco campione italiano assoluto Over 55, campione regionale Over 55 di singolo e Over 50 di doppio; Roberto D’Oria, Campione regionale a squadre Over 50, campione regionale doppio over 50; Agostino Chieppa, campione regionale a squadre Over 55. Nel ToroxPani, invece, ecco Massimo Reviglio, campione regionale a squadre Over 55 e vincitore delle ultime due edizioni del Master Subalpino; Paolo Piffaretti, campione regionale a squadre Over 55 e Fabrizio Broggini, lui pure campione regionale a squadre Over 55.

Proprio Fabrizio Broggini, granata e grande amico di Franco, è tra gli organizzatori della giornata: “Con alcuni ragazzi del Circuito Subalpino riservato a giocatori senior da tempo volevamo organizzare una sorta di Laver Cup. Quando, a maggio, portato via in pochissimo tempo da un male incurabile Franco Panivello, un mito degli anni Ottanta nei tornei di seconda e terza categoria, è stato automatico pensare a qualcosa che lo potesse ricordare nel nostro sport. E dopo avergli dedicato, grazie a Carlo Bucciero, una tappa del Subalpino e poi ancora il torneo Over 55 dei Campionati Regionali, ci siamo inventati questa Pani Cup, che ha subito avuto un successo travolgente”.

Nel corso della giornata verranno battute all’asta le maglie di Cristiano Ronaldo e di Armando Izzo. L’intero incasso sarà devoluto in beneficenza a favore della Associazione per la ricerca sui tumori dell’apparato neuroscheletrico e rari Onlus.

IV Novembre: pari dignità per eroi e disertori?

Di Pier Franco Quaglieni
Le iniziative  rievocative per  il 4 novembre a Pino Torinese sono davvero sorprendenti. Dopo una mattinata di onori ai Caduti della Grande Guerra, alle 21 verrà proiettato il film “Non parliamo più di questa guerra”, dedicato ai disertori e agli ammutinati che , dice il manifesto, fa emergere una visione altra del primo conflitto mondiale. Noi siamo per le ricostruzioni storiche complete, non per le celebrazioni in cui c’ è spazio per la retorica e non per un ricordo storiografico adeguato, in cui emergano le riflessioni anche opposte . Le vulgate non sono mai storia, ma  semplici semplificazioni manichee . Tuttavia ci sembra incredibile che soprattutto l’Associazione Alpini accetti, nel giorno in cui si ricorda la Vittoria del 4 novembre, di patrocinare la proiezione di un film che non corrisponde affatto con le finalità dell’Ana. Nel corso di tutto il centenario della Grande Guerra si è tentato di riabilitare , se non di esaltare, i  disertori, proseguendo la strada  del libro di Emilio Lussu “Un anno sull’altipiano”, scritto durante il fascismo con il dichiarato intento di diffamare il nostro Esercito . Volevano perfino apporre una lapide in loro onore al Vittoriano, all’Altare della Patria . In pochi, ma con argomenti decisi, ci opponemmo con fermezza ad una  mistificazione storica. Certo si commisero anche degli eccessi ed a volte ci fu una giustizia sommaria.
La gestione della guerra del Generale Cadorna non fu priva di errori e di limiti vistosi. Nessuno nega le ombre. Ma abbinare insieme nella stessa giornata eroi di guerra e disertori ci sembra troppo. L’Associazione Alpini della Provincia di Torino deve chiarire e dire il suo pensiero. Altrettanto dovrebbe esprimersi il Sindaco di Pino Torinese, assumendosi la responsabilità politica di questa scelta quanto meno intempestiva. E’ vero che son passati più di cento anni, ma io non accetto ancora facilmente di sentire assimilati ai disertori due miei zii partiti volontari e caduti già nel 1915 . E non lo accetterò mai .

“Primo Levi. Figure” Le fantasiose, bizzarre “creazioni metalliche” dello scrittore torinese

In mostra alla GAM di Torino
Fino al 26 gennaio 2020
In mostra troviamo il volto, o meglio uno dei volti meno noti al grande pubblico, di Primo Levi. Non solo accorato testimone con la parola scritta (fra le più alte e toccanti nel panorama letterario internazionale) degli orrori di Auschwitz e della Shoah, ma anche personaggio complesso, ricco di molteplici interessi e infinite bizzarre fanciullesche curiosità che si traducevano in svariate elaborazioni della mano e della mente, accompagnandosi ai quotidiani impegni professionali di chimico delle vernici, nonché direttore della “Siva” di Settimo Torinese.

Fra queste, l’originale creazione di lavori tridimensionali in filo di rame smaltato (metallo“sangue del mio sangue”, poiché già nell’infanzia suo compagno di giochi nel laboratorio del padre Cesare, ingegnere dirigente dell’ungherese Ganz, e anni dopo suo primo materiale di lavoro alla “Siva”) attraverso cui si divertiva a creare figure stupefacenti per la certosina pazienza della composizione e per l’esaltante carica di fantasia che a ruota libera Levi lasciava correre nella definizione di sagome di animali – dai più comuni agli improbabili vilmy o agli atoula con le loro femmine nacunu – ma anche di creature fantastiche e di soggetti umani. O umanoidi. Si tratta di lavori risalenti probabilmente al periodo 1955/’75, con un forte carattere intimo e domestico, destinati agli scaffali dello studio nell’alloggio dello scrittore in corso Re Umberto a Torino, oppure ad essere regalati agli amici più cari: mai considerati (ci mancherebbe! E men che meno dallo stesso Levi) come opere d’arte, ma come “gioco” esaltante, allegro, ironico, istrionico e visionario, senza nulla togliere alla grazia e alla squisita armonia di manufatti che rivelano la grande abilità manuale dello scrittore (“imparare a fare una cosa – diceva – è ben diverso dall’imparare una cosa”) tradotta nella precisione scientifica di particolari in cui mai è negato l’estro “impressionista”, a volte casuale, dell’esecuzione.

 

Orbene, un piccolo suggestivo nucleo di queste “figure metalliche” le troviamo esposte, per la prima volta in Italia, fino al 26 gennaio del 2020, negli spazi della Wunderkammer della GAM di Torino, in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Primo Levi e in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita dello scrittore, nato a Torino il 31 luglio del 1919 e a Torino tragicamente scomparso l’11 aprile dell’ ‘87. Curata da Fabio Levi e Guido Vaglio, con il progetto di allestimento di Gianfranco Cavaglià in collaborazione con Anna Rita Bertorello, la rassegna accosta 17 opere, che sono esaltazione del lavoro libero e del confronto ludico “alla Bruno Munari” (autore, fra l’altro, nel ’58 della sovracoperta di “Se questo è un uomo”, in edizione Einaudi) con la materia, che, se compresa, rivela per davvero i segreti più profondi atti a interpretare il mondo. A commento delle “figure”, sono state scelte dai curatori citazioni letterarie – tratte per lo più dall’opera di Levi e, in alcuni casi, da alcuni dei suoi autori prediletti – anziché puntuali didascalie. Scelta che lo stesso scrittore avrebbe condiviso.

 

Lui che affermava: “Non conosco noia maggiore di un curriculum di letture ordinato e credo invece negli accostamenti impossibili”. Così accanto alla figura del “ragno”, leggiamo “meraviglia, meditazioni, stimoli e brividi”; a quella del “gufo”, “ho sentito il gufo ripetere la sua concava nota presaga” e a quella del “guerriero”, “Noi propaggine ribelle Di molto ingegno e poco senno”. Citazioni che pure aiutano a scoprire tratti inediti di una personalità così sfaccettata e complessa come quella di Levi, aprendoci un piccolo varco in quell’“ecosistema – asseriva arguto lo stesso scrittore – che alberga insospettato nelle mie viscere, saprofiti, uccelli diurni e notturni, rampicanti, farfalle, grilli e muffe”.

Gianni Milani

“Primo Levi. Figure”
GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it
Fino al 26 gennaio 2020
Orari: dal mart. alla dom. 10/18; lunedì chiuso

– Foto: Pino Dell’Aquila

– La foto di Primo Levi con la scultura del gufo é di Mario Monge

Giochi Mondiali Militari, i piazzamenti degli atleti piemontesi

Si sono svolte nel giorni scorsi le gare di nuoto in vasca e di nuoto per salvamento dei Giochi Mondiali Militari, evento organizzato con cadenza quadriennale dal CISM – Conseil International du Sport Militaire (Comitato Internazionale Sport Militari) e quest’anno di scena a Wuhan, in Cina. Tanti gli atleti italiani impegnati e tra loro anche alcuni piemontesi. Aurora Petronio (Fiamme Gialle/Rari Nantes Torino) si è piazzata quinta nella finale dei 200 farfalla con il tempo di 2’14’’85, mentre nella mezza distanza si è fermata in qualifica, 12esima in 1’03’’19. Ha poi nuotato anche nelle batterie della 4×100 mista femminile – nella frazione a delfino – contribuendo al passaggio in finale della formazione azzurra, poi sesta. Due gare individuali anche per Alessandro Bori (Fiamme Gialle/In Sport Rane Rosse), fermatosi in qualifica a ridosso dei primi 10 sia nei 50 sia nei 100 stile libero, con i tempi di 23’’40 e 51’’10 rispettivamente. L’atleta lombardo che dalla scorsa primavera si allena al Centro Nuoto Torino ha gareggiato in ben quattro staffette, settimo con la 4×100 stile libero mixed, con la 4×100 e la 4×200 stile libero maschile, e quinto con la 4×100 mista mixed, nella quale ha nuotato l’ultima frazione a stile libero in 49’’99.

 

Nel nuoto per salvamento è arrivata a un passo dal podio Giorgia Romei (Marina Militare), nuotatrice ligure di casa all’Aquatica Torino, quarta nei 200 ostacoli in 2’10’’33 e quarta anche con la 4×50 mista azzurra. Giorgia ha ottenuto anche un sesto e un settimo posto con le staffette 4×50 ostacoli e 4×25 manichino rispettivamente. Con lei si è tuffato Diego Giuglar (Marina Militare/Rari Nantes Torino), sesto in tutte le staffette e 11esimo nelle qualifiche di tutte le gare individuali cui ha preso parte: i 50 manichino (32’’50), i 100 manichino pinne (50’’98) e i 100 manichino pinne e torpedo (57’’78).

 

Ai Giochi Mondiali Militari di Wuhan è in gara anche Alice Franco (Esercito/Asti Nuoto), che ieri ha concluso la 10 km in acque libere in 2h15’30’’ e domani sarà impegnata nella 5 km. Tutti i risultati a questo link.

Occidente, Provincia, Animali. Nella poesia di Giampiero Neri

Mercoledì 25 settembre Ore 18 Libreria Il Ponte sulla Dora (Via Pisa 46, Torino) Ingresso libero

 

Ritorna “Sul Ponte diVersi. I poeti d’oggi”, la rassegna di incontri di poesia organizzata dal gruppo di lettura “Sul Ponte diVersi”. Giunta alla terza edizione, porta a Torino poeti e maestri, invitati a confrontarsi sulla poesia e sul suo valore.

Torino, 19 settembre 2019 – Riparte con Giampiero Neri, mercoledì 25 settembre alle ore 18, la stagione di incontri con i poeti contemporanei italiani “Sul Ponte diVersi. I poeti d’oggi”. L’autore lombardo sarà ospite della Libreria Il Ponte sulla Dora (Via Pisa, 46) e del gruppo di lettura “Sul Ponte diVersi”, che unisce studenti e dottorandi delle Università di Torino e Roma Tre.
«Il più in ombra dei grandi maestri», come lo definisce Andrea Cortellessa, Giampiero Neri è in realtà una delle più autorevoli voci del panorama letterario del secondo Novecento: esperto di poesia italiana ed europea, da Dante a Ungaretti, da Rimbaud a Campana, i suoi studi, intrisi di storia e filosofia orientale, intercettano anche la prosa, in particolare l’opera di Beppe Fenoglio, l’epicità del suo stile essenziale. Poeta eclettico e anticonvenzionale, Giampiero Neri si racconta a lettori e appassionati, ripercorrendo la strada che lo ha condotto dagli esordi alla recente autoantologia, Non ci saremmo più rivisti (Interlinea, 2018).  A partire dalle domande dei quattro organizzatori e dalle suggestioni del pubblico, il poeta lombardo potrà esprimere la sua visione del mondo e della poesia; al centro, la lettura condivisa dei testi, con la possibilità – unica – di un commento a voce d’autore.
La rassegna “Sul Ponte diVersi. I poeti d’oggi” promette una stagione di grandi ospiti: sulla scia del successo delle due edizioni passate, che hanno accolto poeti e critici di fama (Umberto Fiori, Riccardo Olivieri, Franco Buffoni, Francesco Iannone, per quanto riguarda la prima; Mario Baudino, Giulia Rusconi, Matteo Marchesini, Marco Corsi, Fabio Pusterla, Guido Mazzoni e Franca Mancinelli la seconda), l’edizione 2019-2020 ha in calendario, oltre all’incontro settembrino con Giampiero Neri, un confronto d’ottobre con Carlo Bordini e a novembre uno spin off dedicato al «Quaderno di poesia contemporanea» dell’editore Marcos y Marcos.

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Giampiero Neri – pseudonimo per Giampietro Pontiggia, è un bancario reinventatosi poeta. Nato ad Erba nel 1927, intraprende studi scientifici a Milano, dove inizia presto a lavorare in banca. Il suo esordio letterario è tardivo e avviene grazie all’interlocuzione e al confronto con il fratello Giuseppe Pontiggia, già narratore affermato: i versi di Neri iniziano a vedere la luce a metà degli anni ’60 su alcune riviste letterarie, «Il Corpo», «Almanacco dello Specchio» e «Paragone». Nel 1976 esce a Milano la prima raccolta edita da Guanda, L’aspetto occidentale del vestito, che tradisce uno stile asciutto, prosastico, lontano sia dallo sperimentalismo neoavanguardista sia dalla più classica tradizione lirica del secolo scorso. Seguono, tra gli altri, Liceo (1986), Dallo stesso luogo (1992), Teatro naturale (1998), Armi e mestieri (2004), l’Oscar Mondadori Poesie 1960-2005 (2007), Paesaggi inospiti (2009), Il professor Fumagalli e altre figure (2012), Via provinciale (2017), fino alla recente autoantologia Non ci saremmo più rivisti (2018).  Il gruppo di lettura Sul Ponte diVersi nasce alla fine del 2017 su iniziativa di Riccardo Deiana, Federico Masci, Jacopo Mecca e Francesco Perardi con lo scopo di rendere pubblici i privatissimi confronti che da tempo si consumavano al chiuso di caffetterie e appartamenti per fuori sede. Il primo incontro risale al 21 marzo del 2018 (giornata mondiale della poesia) e riscuote un enorme successo, grazie soprattutto alla caratura dell’ospite: Umberto Fiori. Tale esordio permette al gruppo di procedere con il suo programma raccogliendo grandi adesioni. Gli obiettivi? Dialogare direttamente con i poeti, rimanendo “fedeli, domestici e rigorosi” ad una politica indipendente dalla promozione editoriale; indagare l’intera produzione del poeta ospite, ricostruendone la genealogia e svelandone segreti e idiosincrasie.  “Rendersi conto che una comunità di lettori forti di poesia esiste, ma le manca un luogo in cui trovarsi, condividere, esprimersi liberamente. Questa presa d’atto è il nostro punto di partenza: vogliamo dare la possibilità ai lettori di conoscere i loro autori, di sedersi al loro fianco e guardarli negli occhi; favorire l’incontro tra avventori, giovani critici e aspiranti tali, librai, professori, studenti, studiosi, poeti e poeti…”. Queste le parole con cui il gruppo descrive un’iniziativa coraggiosa che, sin dall’inizio, ha incontrato ampia approvazione e consensi diffusi.

Fiori d’arancio nell’ Orchestra de “I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni”

 Trionfano la musica e l’amore: sposi due suoi musicisti

 

Fiori d’arancio sabato 21 settembre prossimo per due componenti de “ I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni”, orchestra residente del Duomo di Torino, e reduci dal successo della partecipazione al Piano Trail di Macugnaga, festival pianistico giunto alla sua seconda edizione, svoltosi lo scorso agosto ai piedi del monte Rosa.

A convolare a nozze a Caselette, dove vivono, saranno Ugo Favaro, cornista dalla chiara fama che ormai travalica i confini nazionali, e la violinista Valentina Rauseo. Favaro, che si è accostato allo studio della musica già in tenera età e diplomatosi al Conservatorio di Alessandria con il massimo dei voti nel 1987, ha poi collaborato con formazioni orchestrali di indiscusso pregio quali la Sinfonica Nazionale della Rai ed il Teatro Regio di Torino, l’Orchestra di Santa Cecilia, l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto e quella “Arturo Toscanini” di Parma, ricoprendo sempre il ruolo di primo corno e di corno solista. È anche stato vincitore del primo premio al Concorso di musica da camera “Città di Genova” nel 1994 e del primo premio, l’anno successivo, al “Concorso Zoppi” per corno della città di Asti.

La violinista Valentina Rauseo, diplomatasi nel 2001 presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, sotto la guida di Christine Anderson, ha poi ottenuto due borse di studio per i migliori esami di compimento inferiore e medio, ed il premio “Berrino” per il miglior diploma. Attualmente svolge attività concertistica sia come solista sia in formazioni cameristiche, in cui cura con attenzione il repertorio romantico per violino e pianoforte. Ottenuto il diploma di perfezionamento musicale a indirizzo virtuosistico presso l’Accademia superiore di Musica “Lorenzo Perosi” di Biella, collabora con varie orchestre tra le quali dal 2005 l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, dal 2009 il Teatro Regio di Torino, dal 2007 la Filarmonica ‘900 del Teatro Regio e, attualmente, con I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni. Quest’ultima orchestra ha visto confluire il talento artistico di questi due musicisti in un percorso comune professionale, che è diventato anche di vita. I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni sono l’espressione musicale di un’associazione culturale che ha sede presso la Cattedrale Metropolitana di Torino, vantando come presidente il parroco don Carlo Franco, e che ha come obiettivo l’interesse di promuovere lo Spirituale nell’Arte.

 

Mara Martellotta

 

 

Una continuità illiberale e populista che preoccupa

Di Pier Franco Quaglieni
Il governo giallo-  rosso, secondo Luca Ricolfi, sarebbe un governo di estrema sinistra, sicuramente il più a sinistra della storia repubblicana.
Sarebbe questo il risultato della crisi aperta da Salvini che non ha sbagliato solo i tempi della crisi,ma ha sbagliato  soprattutto nel considerarsi invincibile, manifestando un titanismo inquietante che lo ha portato incredibilmente  a sollecitare persino  i pieni poteri. L’estremismo leghista  potrebbe favorire le diverse anime della sinistra presenti nel Pd e nei 5 Stelle,per non parlare di Leu.
Il fatto che Zingaretti abbia proposto Fico come presidente del Consiglio indica in modo non equivocabile quali siano gli intenti del segretario del Pd che individua nell’esponente della sinistra grillina e ex esponente dei centri sociali  il suo premier. Renzi che ha  incredibilmente favorito l’ipotesi di questo governo rischia di esserne escluso, come i moderati del Pd che usciranno malconci dalla formazione di un governo di questo tipo. Nella storia italiana esso  sarebbe un unicum perché i governi di centro – sinistra con PDS -DS e Margherita avevano un equilibrio politico che il governo  giallo- rosso non avrebbe assolutamente perché la componente della Margherita del Pd verrebbe di fatto ignorata . Se poi pensiamo che c’è chi lavora per creare un governo che completi la legislatura e consenta di eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica  ,avvalendosi di una maggioranza di questo tipo, abbiamo chiari i pericoli a cui siamo di fronte. Salvini si accrediterebbe così  come il politico più stolto e megalomane ,la vera “rana rupta” di cui parlava Fedro ,mente il bue ,anzi il toro ,rischia di diventare l’insieme delle forze che compongono  una maggioranza in cui il rosso sarà il colore prevalente. Ricolfi prevede una politica fiscale fatta di nuove tasse e forse di una patrimoniale e nuovi sbarchi. La demagogia potrebbe essere il collante tra i due o tre contraenti della coalizione a cui guardava Bersani in passato e che si realizzerebbe nei prossimi giorni.
Io mi auguro che Ricolfi sbagli perché queste sono le previsioni propagandistiche della Lega che pure cerca disperatamente un nuovo approccio con i 5 Stelle, consapevole del macroscopico errore politico che ha commesso ,aprendo la prospettiva di un governo fatto da un Pd sconfitto alle elezioni politiche e di un movimento 5 stelle che ha dimezzato i voti alle Europee. L’ingordigia di  Salvini, rivelatosi incapace di qualsivoglia strategia politica, rischia di provocare uno sbandamento a sinistra molto pericoloso anche per gli stessi equilibri europei. Infatti se il governo giallo- verde ci ha isolati  in Europa , quello giallo- rosso finirebbe per marginalizzarci da un’ Europa che non guarda, in larga maggioranza,  a sinistra. Salvini che ha  cercato  di cannibalizzare Forza Italia facendo il pieno di voti,sta incominciando anche a perdere consensi perché i discorsi a torso nudo in spiaggia non possono rappresentare una politica, ma solo propaganda. Se il governo giallo – verde era profondamente illiberale, il nuovo possibile governo, così  come appare dalle trattative e dalle dichiarazioni, neppure considera qualsivoglia politica liberale. Le democrazie illiberali non sono solo quelle a cui guarda con simpatia Salvini, ma anche quelle in cui il populismo di sinistra prevale.La storia ci indica in modo chiaro cosa e’ stato il populismo di destra e quello di sinistra.L’autunno caldo di cinquant’anni fa fu  in Italia una manifestazione di puro populismo di sinistra.
Magari sarà anche un governo discontinuo rispetto  al precedente, ma sicuramente avrà una precisa  continuità illiberale. Bisogna avere il coraggio di denunciare il pericolo che incombe.

L'isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria
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Piersandro Pallavicini “Nel giardino delle scrittrici nude” -Feltrinelli- euro   16,00
 
Cosa fareste se a 60 anni, improvvisamente, ereditaste inaspettatamente una vagonata di miliardi, tanto per capirci, una rendita sicura di due milioni di euro al mese? Se, come la protagonista Sara Brivio, aveste velleità letterarie e qualche sassolino da togliere dalla scarpa, magari fareste come lei. Ed ecco che in questo divertente romanzo di Pallavicini gronda l’ironia sul mondo letterario. La protagonista, infatti, come eredita la montagna di soldi che l’odiato padre si era fatto a sua insaputa inventando il Viagra e il Cialis, si toglie subito un paio di sfizi. Compra una rombante jaguar color “verdone”; ma soprattutto una magnifica casa nel centro di Milano, dove va a vivere con le sue due amiche più care, Elena e Fanny, scrittrici di nicchia e scarso successo. La villa vanta un magnifico giardino in cui le tre si godono il sole nude, leggendo, al riparo dagli sguardi del mondo esterno. Però la soddisfazione più grande per Sara è aver creato un premio letterario col suo nome che mette in palio la bellezza di 500.000 euro; concepito anche per ridicolizzare i soliti noti del jet set editoriale e far vincere, invece, gli eterni esclusi che, come lei e le sue amiche, hanno ottenuto scarsa fama e niente pecunia. Le vicende del premio si intersecano con il lussuoso stile di vita di Sara, che ora può permettersi qualsiasi capriccio. Per esempio, prenotare 3 posti in business (così sta più comoda e tranquilla) per Vienna, alloggiare nella suite deluxe (da 2100 euro a notte) dell’hotel più lussuoso, tutto per gustarsi la migliore Sacher al cioccolato della città. Dietro a questo ci sono però anche le ferite che la vita le ha inferto. Il padre scappato tanti anni prima, mentre lei era incinta e accudiva da sola la madre devastata dal cancro. Poi il disastroso matrimonio con Giorgio -velleità da scrittore ed omosessualità latente- finito con un divorzio, e il sommo dispiacere dell’unica figlia che non la vuole più vedere. Hai voglia a trovare consolazione nei soldi…. Ma nel romanzo scoppiettante, intriso di continui rimandi e citazioni c’è molto di più: personaggi curiosi, a volte estremi, meschinità e pochezza di un certo milieu letterario, e vedrete anche come andrà a finire la seconda edizione del Premio Brivio che fa concorrenza nientemeno che allo Strega. Preparatevi a divertirvi e sorridere.
 
 
Ulrich Alexander Boschwitz “Il viaggiatore” -Rizzoli-   euro 19,00
 
Questo è un romanzo sull’Olocausto, diverso da tutti gli altri, e arriva da molto lontano. Racconta, passo per passo il tentativo di fuga di Otto Silberman, un ricco ebreo che non ha saputo prevedere la catastrofe. Un po’ per ingenuità, un po’ perché non è sempre facile accorgersi delle atrocità intorno a noi, mascherate dapprima da tenui segnali, e poi deflagranti in tragedia di portata storica. La vicenda inizia dopo la drammatica Notte dei cristalli tra 9-10 novembre del 1938, in cui nel pogrom condotto dagli ufficiali del Partito Nazista e dalla Gioventù hitleriana, su ordine di Goebbels, bruciarono e vennero distrutte circa 1500 sinagoghe e case di preghiera ebraiche, migliaia di negozi, case private e cimiteri. Otto Silberman in una notte perde tutto. In casa irrompono teppisti fanatici che distruggono più possibile; la sua azienda gli viene praticamente espropriata in un attimo dall’avido socio ariano; la moglie fugge dal fratello, altro ariano che vigliaccamente negherà ospitalità a Otto. Il romanzo accenna a lager, treni della morte, filo spinato e sterminio; ma lo fa da lontano, inquadrandoli come eventualità remote a cui il protagonista un po’ crede e un po’ non ritiene umanamente possibile. Silberman ha messo in salvo e porta con sé solo una ventiquattrore con ciò che resta del suo patrimonio: 41.000 marchi che potrebbero tornargli utili se riuscisse a passare il confine. Dalla sua ha l’unica fortuna di avere i tratti somatici di un ariano, ma il passaporto denuncia la sua appartenenza alla razza ebraica, da sterminare. Non vi dico di più della sua odissea da un treno all’altro….fino all’epilogo. Ma chi era e che destino ha avuto l’autore? Ulrich Alexander Boschwitz aveva appena 23 anni quando scrisse in poche settimane “Il viaggiatore”. Ne aveva 27 quando morì in una traversata dell’Atlantico su una nave inglese che fu silurata dai tedeschi al largo delle Azzorre. Era nato a Berlino nel 1915, figlio di un commerciante ebreo convertitosi al cristianesimo e morto durante la 1° Guerra Mondiale; mentre la madre apparteneva ad una ricca famiglia di Lubecca. Scappato dalla Germania in seguito alla promulgazione delle leggi razziali nel 1935, ebbe vita breve e difficile. Fu esule in Svezia, Norvegia, Francia e Inghilterra, da dove fu espulso in quanto tedesco e nonostante le radici ebraiche, infine venne deportato in Australia. Nel 1942 si imbarcò su una nave di profughi che rientravano in Europa e lì la sua giovane vita finì negli abissi. Il suo libro rimase chiuso per 80 anni negli Archivi della Biblioteca Nazionale di Francoforte e dobbiamo la sua riesumazione alla lungimiranza di un editore tedesco. Durante il rientro in nave Boschwitz aveva con sé una versione perfezionata del manoscritto, quasi un amuleto, proprio come la valigia del protagonista del romanzo anch’esso in fuga dall’odio razziale.
 
 
Kevin Powers “Un grido nelle rovine” – La nave di Teseo-   euro 19,00
 
E’ un magnifico affresco della guerra civile americana ed uno spaccato di sapore Faulkneriano dello schiavismo di metà 800 quello che Powers ci regala in “Un grido nelle rovine”.
L’autore è nato e cresciuto a Richmond in Virginia nel 1980, si è arruolato nell’esercito a 17 anni ed è stato uno dei giovani soldati inviati in Iraq tra 2004/5. Quell’esperienza gli ispirò nel 2012 il suo romanzo di esordio “Yellow birds”: un caso editoriale internazionale che si è portato a casa premi prestigiosi ed è stato finalista al “National Book Award”. Dopo l’Iraq è tornato a casa nel sud degli Stati Uniti e si è Laureato in Letteratura inglese alla Virginia Commonwealth University.
In “Un grido nelle rovine” dimostra ancora una volta di saper maneggiare la scrittura in modo sublime.   E lo fa raccontando un’altra storia di guerra e violenza, ambientata nel posto in cui è cresciuto, la Contea di Chesterfield in Virginia, all’epoca della sanguinosa guerra civile e dello schiavismo più crudele. La vicenda inizia con le voci che nel 1870 darebbero ancora per viva Emily Reid Levallois, per’altro dichiarata morta dal cancelliere della contea. E chi sarebbe? La figlia del proprietario terriero Bob Reid, cresciuta in un’epoca in cui era dato per scontato che sfruttare, punire, picchiare ed ammazzare gli schiavi fosse cosa del tutto normale. Ed ecco uno spaccato della vita nelle piantagioni dov’era lecito mozzare le dita dei piedi agli schiavi che tentavano la fuga, come accade al giovane Rawls. O si poteva essere spediti, per qualunque inezia, nella terribile Lumpkin’s Jail, la prigione di Richmond in cui erano rinchiusi gli schiavi, ed è proprio lì che finisce anche la giovane Balia, di cui Rawls era innamorato. Bob Reid è tutto sommato un padrone che non vessa più di tanto i suoi subalterni. Di tutt’altra tempra è invece il suo vicino Antony Levallois, uomo spietato, senza scrupoli, pronto a torturare e uccidere per un nonnulla. Quando Reid parte per la guerra, Levallois approfitta della sua lontananza per portargli via tutto. E’ lungimirante e sa bene che le future ricchezze arriveranno, non tanto dalla coltivazione di tabacco e cotone, ma dal progresso, per esempio, dei mezzi di trasporto, supportato da grandi capitali e industria. Il suo disegno è chiaro: usurpa la proprietà di Reid e la rade al suolo per farci passare la futura ferrovia di cui è padrone, gli porta via gli schiavi, seduce e sposa la giovane Emily che appena 12enne si lascia incantare dal suo tono protettivo e paternalistico. E’ decisamente amaro il ritorno di Reid, mutilato di un braccio e zoppo, malato più ancora nell’anima per le brutture a cui ha assistito sui campi di battaglia. Arriva e la sua vita precedente è tabula rasa: Levallois gli ha portato via tutto, figlia compresa….e cosa rimane al reduce sfigurato? La vendetta…

 
 
 

“Cara madamina, la politica non è mai una scelta superficiale”

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di Pier Franco Quaglieni

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Gentile signora Ghiazza,
Lei non è certo l’unica che forse approfitterà di un’effimera ed improvvisa notorietà per entrare in politica.
Io ricordo, giusto 50 anni fa, dei giovani che si opponevano alla contestazione studentesca che tentarono di sfruttare la situazione per mettersi in politica. Fu un esito deludente, anche se approfittarono persino del cadavere di Jan Palach, il giovane di Praga datosi fuoco come martire della libertà. Il loro esordio fu proprio un corteo al quale partecipai anch’io, in ricordo dello studente cecoslovacco. Poi, in anni successivi, fu il turno di chi cavalcò la protesta  contro l’eccessiva pressione fiscale, ma non riuscì ad approdare al successo elettorale a cui mirava. L’unico che divenne deputato fu Luigi  Arisio, promotore della marcia dei quarantamila alla Fiat, che ebbe dal partito repubblicano il seggio per intercessione dell’avvocato Agnelli. Fu un deputato piuttosto insignificante perché privo di qualsiasi esperienza e cultura politica. Fu eletto per una legislatura, poi Arisio scomparve nel nulla , così come era venuto. Tra il resto a far riuscire la famosa marcia non fu Arisio, ma la stessa Fiat, mobilitatasi nei suoi vertici più importanti, e i quadri che scesero in piazza  contro le intolleranze e le prepotenze  sindacali di quegli anni che stavano uccidendo l’azienda . Non credo che Lei, signora Ghiazza, conosca queste cose perché Lei appare una persona venuta dal nulla, vissuta nel tinello, come Lei stessa dichiara e non più disponibile a tornarvi, dopo un po’ di interviste e di fotografie sui giornali che hanno sollecitato le sue ambizioni. Ho letto le Sue  dichiarazioni, invero un po’superficiali, ai giornali in cui parla di Suo marito e del fine settimana sentimentale appena passato con lui. Lei dev’essere un’ottima “madamina”, forse è  anche piacevolmente  simpatica per le battute che caratterizzano il suo eloquio leggero come una piuma, ma è certo che non  Lei ha esperienza politica di sorta come, ad esempio, gran parte dei detestati grillini no Tav. Lei e’ potenzialmente, mi scusi la battuta paradossale, quasi  una grillina Si’ Tav. La politica richiede impegno e preparazione e non si improvvisa. Questo dovrebbe essere ancora più chiaro oggi che siamo governati da incompetenti. Giuseppe Saragat addirittura imputava a Giovanni Spadolini nato nel 1925,una certa superficialità perché non aveva “sofferto” durante il regime fascista. Eppure Spadolini di politica era esperto, essendo professore di storia contemporanea. Senza andare a quegli estremi, almeno un’aurea via di mezzo sarebbe necessaria .Anche qualche buon libro sarebbe molto utile insieme a qualche studio giuridico di cui molti consiglieri regionali sono del tutto digiuni.  Una scelta antigrillina  consapevole e credibile implica una adeguata preparazione che non si limiti alla  semplice ripetizione di slogan durante una manifestazione di piazza. Lei, registrando il logo senza l’adesione delle altre sei sue amiche, magari forse inconsapevolmente, ha mancato di correttezza verso le sue amiche, ma soprattutto verso i 30 mila torinesi che hanno riempito piazza Castello. Senza di loro, Cara Signora, Lei sarebbe rimasta una signora del tutto sconosciuta. E i torinesi hanno motivo di chiederle il perché del suo gesto che offende la buona fede riposta in Lei e nelle sue amiche.  Non si illuda  semplicisticamente del suo futuro politico. Chi le scrive ha passato la vita a studiare la storia e la politica. Magari creerà una listarella a sostegno di Chiamparino o di qualche altro, magari verrà anche eletta al Consiglio regionale, ma il modo che Lei ha seguito e seguirà,  resterà profondamente scorretto e non porterà nulla di utile alla causa del Tav. Noi ,semplici cittadini, abbiamo avuto fiducia in Lei senza conoscerla, oggi, conoscendola  dobbiamo purtroppo ricrederci. E ci auguriamo di non doverci ricredere anche delle altre sei promotrici. Il successo improvviso, a volte, dà alla testa quasi come l’insuccesso, come una volta mi disse Ennio Flaiano. Lei seguirà la sua strada e riterrà queste parole come lo sfogo di un moralista incapace di realismo. Invece la mia obiezione parte proprio da una cultura machiavelliana carica di realismo che vede nella politica un impegno non improvvisato. Se Lei avesse letto il “Principe”, capirebbe cosa e’  la politica che, a volte, gronda lacrime e sangue e non è mai una scelta superficiale, come oggi sembrerebbe che sia diventata. Essere pro o contro il Tav non giustifica comunque una opzione politica che necessita di scelte di più ampio respiro per riuscire a catalizzare un consenso. Solo Marco Pannella riusciva a raccogliere un consenso su temi specifici, ma Lei, cara Signora, non è neppure lontanamente paragonabile al leader radicale. Dopo la Sua scelta, gentile signora, l’entusiasmo  dei due incontri in piazza Castello e’ evaporato in modo irrimediabile e, nel caso ci fosse un terzo incontro, esso si rivelerebbe a priori un insuccesso. Certi passi falsi si pagano a carissimo prezzo, quando i cittadini si sentono strumentalizzati  e beffati . Spero che il Suo gesto – mi scusi se Le sembro scortese – non si traduca in un successo elettorale. Da quel poco che vedo, di consiglieri non proprio avveduti politicamente l’emicicIo di Palazzo Lascaris e’ già abbastanza ricco, direi persino sovrabbondante. Non c’è bisogno di aggiungere altre voci a quelle che già ci sono. Mi scusi per la franchezza, forse un po’ troppo rude , e gradisca i miei più cordiali saluti .