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Tutti gli appuntamenti del Festival della Tecnologia

Nel 160° anniversario della sua fondazione, dal 7 al 10 novembre 2019, il Politecnico di Torino organizza la prima edizione del Festival della Tecnologia, che avrà luogo a Torino da giovedì 7 a domenica 10 novembre 2019.

Il Politecnico, infatti, considerando il ruolo decisivo che la tecnologia ha assunto in tutti gli ambiti della vita umana – dalla salute all’ambiente, dai rapporti personali alla stessa democrazia – ha deciso di organizzare una rassegna di ampio respiro per offrire alla cittadinanza una riflessione articolata, inclusiva e accessibile sul sempre più importante tema del rapporto tra tecnologia e società. Durante il Festival, oltre a discutere delle più recenti innovazioni tecnologiche, si metteranno in luce le radici tecnologiche dell’Italia (con l’auspicio che i grandi risultati del passato, oltre che del presente, possano essere d’ispirazione per il futuro), si discuterà delle implicazioni  – ambientali, etiche, sociali, economiche e geopolitiche – di scelte riguardanti grandi temi tecnologici come l’intelligenza artificiale, l’energia, i trasporti e le telecomunicazioni, e più in generale ci si interrogherà su come governare la tecnologia nell’interesse della collettività.

Il Festival coinvolgerà oltre trecento relatori che parteciperanno a un ricchissimo calendario di incontri – lezioni, dibattiti, laboratori e mostre – caratterizzati da un approccio fortemente interdisciplinare a cui contribuiranno anche i linguaggi della narrativa, del cinema, della musica e delle arti figurative. Verranno inoltre offerti laboratori e momenti didattici, alcuni dei quali specificamente pensati per le scuole primarie e secondarie.

Il Festival si configura come iniziativa non solo dell’Ateneo e delle sue molteplici e consolidate relazioni nazionali e internazionali, ma anche di un’ampia rete di collaborazioni instaurate ad hoc, rete che comprende istituzioni pubbliche come il Comune di Torino e la Regione Piemonte, la Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Torino, l’Ufficio Scolastico Regionale, associazioni di categoria come l’Unione Industriale e molti enti culturali tra cui il Museo Egizio, il Museo dell’Automobile di Torino, il Museo Nazionale del Cinema, il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria, il Museo della Radio e della Televisione Rai, il Circolo dei Lettori e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Sono stati inoltre coinvolti – considerati i temi trattati dal Festival – il Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Ministero per lo Sviluppo Economico, ed è stato chiesto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

 

Il programma di venerdì 8 novembre 2019

 

Il Festival della Tecnologia 2019 entra nel vivo dopo la giornata inaugurale di ieri proponendo i primi 45 incontri, che si svolgeranno nella sede centrale dell’Ateneo (in C.so Duca degli Abruzzi 24), al Castello del Valentino (V.le Mattioli, 39, collegato per l’occasione da un servizio di navetta gratuito con la sede centrale), all’Energy Center del Politecnico (Via Paolo Borsellino 38/16) e al Circolo dei Lettori (via Bogino, 9). Anche i partner del Festival organizzano un ricco programma di eventi per il Festival OFF.

Tra gli eventi di maggior richiamo:

Politecnico di Torino (C.so Duca degli Abruzzi, 24)

Ore 10.00 – Aula Magna

Conoscenza, innovazione e intraprendenza per cambiare il mondo

L’ex allievo del Politecnico di Torino John Elkann dialoga con gli studenti e con la giornalista Barbara Carfagna sull’università e la rivoluzione tecnologica nell’industria automobilistica e non solo. Il fumettista Joshua Held animerà l’incontro con disegni dal vivo.

Ore 10.00 – Aula 2

Spazio e superpoteri

Ersilia Vaudo Scarpetta, astrofisica e Chief Diversity Officer dell’Agenzia Spaziale Europea parlerà del futuro della ricerca scientifica e di come rinnovare l’interesse verso questi temi soprattutto tra le studentesse, che sono ancora una minoranza.

Ore 11.30 – Aula 1

La rete e i suoi demoni

Geert Lovink indagherà il lato oscuro del web, dove la diversificazione e l’empowerment lasciano il posto all’iper-conformismo e al diffondersi di rabbia e sconforto. L’incontro approfondirà il fenomeno della “tecno-tristezza” che i social media dominanti producono spingendo i propri utenti a un utilizzo compulsivo delle app. Introduce Stefano Quintarelli.

Ore 14.00 – Spazio Prometeo

Crisi climatica e ambientale: dimensioni e soluzioni, tecnologia e filosofia

Luca Mercalli climatologo, direttore della rivista Nimbus e presidente della Società Meteorologica Italiana parlerà di come diventare più sostenibilie contrastare il riscaldamento globale.

Ore 15.30 – Aula 1

Etica, politica, formazione, scienza e tecnologia nella lotta ai cambiamenti climatici

Il Rettore del Politecnico Guido Saracco parlerà della sfida posta dai cambiamenti climatici: servono cambiamenti paradigmatici e l’avvento di tecnologie che riutilizzano l’anidride carbonica come materia prima o l’idrogeno come vettore energetico.

Ore 16.00 – Aula Magna

Il grande gioco digitale

Lo scrittore Alessandro Baricco autore del saggio The game, dialogherà con Juan Carlos De Martin, docente di Ingegneria informatica al Politecnico e curatore scientifico del Festival.

Ore 18.00 – Aula Magna

Coffee Sapiens – comprendere per innovare

Lo Chef Ferran Adrià, insieme a Marcello Arcangeli – Direttore del Training Center Lavazza presenta Coffee Sapiens, un progetto multimediale creato da elBullifoundation e Lavazza con lo scopo di promuovere la sperimentazione e l’innovazione in campo gastronomico.

Castello del Valentino

Ore 14.30

“Di uomini e ferro”

Luigi Cantamessa propone un viaggio emozionante nel mondo delle Ferrovie Italiane, attraverso le immagini dell’Archivio della Fondazione FS.

Ore 16.00

Infrastrutture (im)materiali per il Paese

Il Presidente del Consiglio di Amministrazione del Gruppo FS Gianluigi Castelli descriverà come  la convergenza digitale abbatte la tradizionale distinzione tra infrastrutture materiali e immateriali.

Ore 18.00

Le vie tecnologiche della seta

A cura del China Center del Politecnico di Torino e del Comitato “La Nuova Via della Seta”

Jacques Gounon, Luigi Lusuriello, Michele Mezza, Paolo Emilio Signorini, Mario Virano, insieme all’ex ambasciatore Alberto Bradanini, parleranno della Nuova Via della Seta, o Belt and Road Initiative: il progetto strategico lanciato nel 2013 dalla Cina per il potenziamento dei collegamenti terrestri e marittimi tra i paesi dell’Eurasia.

 

Circolo dei Lettori

Ore 14.00

Come sarà il giornalismo del futuro?

Il giornalista e scrittore Mario Calabresi e la docente dell’Università degli Studi di Bologna Elena Lamberti dialogheranno sull’impatto delle nuove tecnologie sui media.

Energy Center

Ore 14.00

Transizione energetica: quali scenari?

Giuseppe Bergesio, Gian Piero Celata, Manlio Coviello, Camilla Palladino, Francesco Profumo, Paolo Quaini, Carlo Tamburi, Giuseppe Tannoia, Francesco Vetrò tratteranno delle visioni strategiche e prospettiche che importanti attori nel settore energetico hanno rispetto al tema della transizione energetica.

Gli appuntamenti di sabato 9 novembre 2019

 

Il programma del fine settimana di questa prima edizione del Festival della Tecnologia è sicuramente il più nutrito e variegato: proseguono le proposte per i ragazzi con i laboratori del Villaggio della Tecnologia di Piazza Duca d’Aosta, così come gli incontri e i dibattiti – che saranno ben 50 nell’arco della giornata – e che vedranno coinvolti tutti i luoghi del festival. Sabato a partire dalle ore 21 e per tutta la notte verrà proiettata la rassegna Notte da brivido al Museo del Cinema, con ingresso a tariffa ridotta di 5 euro, unico evento a pagamento del Festival.

Tra gli eventi di maggior richiamo segnaliamo:

Politecnico di Torino

Ore 10.00 – Aula 3

Onde elettromagnetiche, salute, 5G e competitività

Alessandro Polichetti, esperto di effetti dei campi elettromagnetici sulla salute dell’Istituto Superiore di Sanità e Stefano Da Empoli, economista e presidente di I-Com, Istituto per la Competitività, parleranno delle paure degli effetti delle onde radio per la salute umana.

Ore 11.00 – Aula 7

Le città intelligenti: viaggio Torino-Barcellona

Nel “primo secolo urbano della storia”, le città sono catalizzatori di sperimentazioni tecnologiche per migliorare problemi quali l’inquinamento, il traffico, lo smaltimento rifiuti. Questo ha indotto molti a parlare di “città intelligente”, espressione evocativa ma vaga. Cosa caratterizza le città “intelligenti”? In che modo la tecnologia le può rendere luoghi in cui la gente ami davvero vivere? Tra le altre riflessioni, Francesca Bria illustrerà il progetto Decode, pensato per rispondere a queste domande e dialogherà con Marco Pironti e Roberto Saracco.

Ore 12.30 – Aula 1

Gli occhi della città

Grazie ai più recenti progressi della tecnologia, lo spazio urbano sta acquisendo la piena capacità di “vedere”. Immaginiamo che qualsiasi stanza, strada o negozio della città possa riconoscerci e rispondere autonomamente alla nostra presenza: non solo le persone, ma anche gli edifici stanno acquisendo la capacità di osservare e reagire, mentre la vita urbana si svolge di fronte a loro. Carlo Ratti, architetto, ingegnere e docente del MIT di Boston, Antoine Picon, docente e direttore dei programmi di dottorato presso la Harvard Graduate School of Design e Zhang Li, docente di architettura alla Tsinghua University in Cina parleranno dei temi della mostra della Shenzhen Bi-City Biennale of Architecture\Urbanism 2019 curata dal Politecnico di Torino (South China-Torino Lab, con l’università cinese SCUT) e dallo studio Carlo Ratti Associati.

Ore 14.30 – Aula 1

Se le macchine sanno chi sei

Qualunque dispositivo dotato di una telecamera e di un software specializzato ci può riconoscere. Lo stesso può fare un algoritmo, a partire da una nostra foto. Le applicazioni sono molte, dalla sicurezza al marketing, dalla domotica ai servizi. Ma il prezzo può essere alto, in termini di privacy, invasività e controllo delle nostre azioni. Cosa può fare chi detiene il potere di riconoscerci, sempre e in ogni luogo? Come ci possiamo difendere? Perché sviluppiamo e utilizziamo queste tecnologie?

Con Simone Arcagni, Ugo Pagallo, Niculae Sebe (uno dei massimi esperti di riconoscimento facciale al mondo).

Ore 14.30 – Aula 3

Donne, tecnologia e innovazione

Agnese Chiattidottoranda al Knowledge Media Institute, Roberta Fulci, redattrice e conduttrice di Radio3Scienza e l’ingegnera Elisa Martinotti parleranno di stereotipi di genere all’interno delle cosiddette discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).

Ore 15.00 – Aula Magna

Laurea ad honorem in Ingegneria Aerospaziale a Samantha Cristoforetti

L’astronauta terrà una lectio magistralis sulle sfide tecnologiche per l’esplorazione dello spazio.

Ore 16.00 – Aula 2

Giganti digitali e competizione

Tommaso Valletti, professore di economia all’Imperial College Business School di Londra e all’Università di Roma Tor Vergata, parlerà dell’abuso di mercato da parte dei colossi multinazionali di internet e di come ripensare la crescita in modo responsabile.

Ore 16.30 – Aula 3

Veicoli a guida autonoma: a che punto siamo e cosa ci aspetta?

Marco Pavone, docente di Aeronautica ed Astronautica alla Stanford University, parlerà di nuovi modelli di mobilità urbana e di macchine che si guidano da sole.

Ore 17.00 – Aula Magna

Uno e uno fa tre

L’artista Michelangelo Pistoletto parlerà di come conciliare lo sviluppo tecnologico col rispetto della natura.

Ore 17.30 – Aula 7

Le sfide della cybersecurity

Carlo Blengino, avvocato specializzato in proprietà intellettualee blogger del Post, e Fabiola Silvestri, primo dirigente della Polizia di Stato, affronteranno i temi della sicurezza informatica e della privacy.

Ore 18.30 – Aula 1

Tour tecnologico di Torino tra arte e innovazione

Bruce Sterling, scrittore noto soprattutto per Mirrorshades, un’antologia di racconti di fantascienza che ha contribuito a definire il filone cyberpunk, racconterà la storia tecnologica della città di Torino.

 

Circolo dei Lettori

Ore 14.00 – Sala Gioco

I Big Data e la lotta al crimine organizzato

Conversazione tra il fisico e informatico Jaean-Marie Le Goff, l’esperto di tecnologia e sicurezza Francesco Marelli e Giovanni Russo, procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia.

Il programma completo è disponibile online al sito www.festivaltecnologia.it

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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Andare a votare, malgrado neve e freddo – Un’operazione poco felice e assai poco Gentile – Un libro molto discutibile sul ‘68 – Carlo Ripa di Meana intellettuale controcorrente

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Andare a votare, malgrado neve e freddo
E’ stato un grave errore indire elezioni politiche in inverno. Non c’era ,tra il resto, nessuna ragione per farlo perché, bene o male, c’è il governo Gentiloni che governa il Paese senza infamia con un ministro dell’interno degno di questo nome. Sarebbe bastato scaricare il ministro degli esteri fantasma Alfano che neppure di fronte alla prepotenza di Erdogan nei confronti dell’ENI a Cipro è stato capace di proferire parola. Ma non c’era ragione di votare il 4 marzo. La neve ha impedito una degna chiusura della campagna elettorale,il freddo può ostacolare la partecipazione al voto,già in pericolo per altri motivi di disaffezione,per non dire di chi vuole astenersi o annullare la scheda.  Un invito soltanto:Andiamo a votare, qualunque sia il tempo. Votiamo per chi riteniamo il meno peggio, perché il meglio non c’è. Forse il meglio non c’è mai stato.Votiamo i simboli perché gli uomini e le donne candidate sono spesso deludenti.Le candidature blindate sono troppe e di basso profilo. Ma non dobbiamo privarci di un diritto costituzionale. Il voto sarebbe anche un dovere civico,ma oggi è soprattutto un diritto. Per far sentire,malgrado tutto,la nostra voce di cittadini delusi,tartassati,amareggiati,ma pur sempre cittadini.  Nei collegi uninominali un voto, un solo voto in più o in meno, può decidere l’eletto. In questo senso anche la nostra scheda e la nostra croce è importante.

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Carlo Ripa di Meana intellettuale controcorrente

E’ mancato a Roma Carlo Ripa di Meana, politico e intellettuale controcorrente. Molti giornali lo hanno ricordato come marito di Marina, lo stravagante personaggio mancato due mesi fa  ,di cui Carlo fu profondamente innamorato per tutta la vita. Aveva avuto esperienze politiche diverse. Fu  ministro e deputato al Parlamento europeo. Fu socialista a fianco di Craxi, salvo poi abbandonarlo e riconoscerne, dopo la morte, il rilievo storico. Di lui si potrebbe dire e scrivere  molto, ma va ricordato soprattutto come presidente della Biennale veneziana  del dissenso che squarciò il velo dell’ipocrisia sul mondo comunista che calpestava i diritti umani più elementari. Gli intellettuali italiani allora erano quasi tutti comunisti o compagni di strada del Pci e fingevano di non sapere e di non vedere cosa fosse l’URSS .In quegli anni la tessera del Pci era il passaporto per il successo nei giornali, nell’università , nel mondo editoriale. Ripa di Meana steccò nel coro ed aiuto ‘ altri a farlo. Per questo suo coraggio va ricordato con gratitudine.

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Un’operazione poco felice e assai poco Gentile
Ho comprato il primo libro dedicato ai protagonisti della Grande Guerra messo in edicola dal Corriere della Sera. La collana veniva presentata come una nuova iniziativa editoriale, invece è la ristampa di libri già pubblicati nel 2015 per il centenario dell’ingresso in guerra. Un inganno. Ho sfogliato il volumetto dedicato a Vittorio Emanuele III ed ho subito notato che si tratta della mera riproposizione dell’infelicissimo libretto di Pierangelo Gentile, un giovane che non va confuso con il famoso storico Emilio Gentile.E’ un giovane di belle speranze,ma soprattutto con molti appoggi autorevoli che gli hanno consentito di emergere. Scrive anche bene,ma la ricerca storica è ben altra cosa.Sporcarsi le mani negli archivi è il duro mestiere che il divulgatore Gentile non conosce abbastanza.  Ha ripubblicato il medesimo libretto del 2015,senza neppure una variazione. Un’operazione da piccola casa editrice che cambia la copertina e ricicla libri vecchi ,facendoli passare per nuovi.  Gentile non ha neppure avuto il buon gusto di eliminare la pagina 79 nella quale cita una diceria infame e falsa :la regina Elena,donna di elette virtù,riconosciute da tutti,avrebbe avuto tradito il marito con il precettore del principe Umberto,l’ammiraglio Bonaldi. Una cosa del genere ad altri che non si chiamino Gentile non sarebbe stata permessa senza la sanzione della comunità scientifica.  Con i pettegolezzi e con le falsità non si fa la storia. Si può,al massimo, scrivere un articolo per “Novella 2000”.Ma il “Corriere della Sera” è il maggior quotidiano italiano!

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Un libro molto discutibile sul ‘68

Gian Vittorio Avondo ha pubblicato un libro per le edizioni del Capricorno dedicato al ’68 a Torino. Dopo cinquant’anni, ci sarebbero le distanze per tentare un discorso storico,ma il libro è di fatto un’apologia delle ragioni dei sessantottini. Un libro mal congegnato che parte da troppo lontano (i tafferugli di piazza Statuto del 1962) e non giunge ad analizzare il nesso che lega il ’68 al terrorismo attraverso i movimenti estremisti che nacquero dalla contestazione ,a partire da Lotta Continua. Che ci sia un rapporto tra le lotte operaie novecentesche con gli estremismi sessantottini e post sessantottini lo afferma Avondo ,ma è tutto da dimostrare. I ragazzi di buona famiglia che decisero di diventare contestatori non avevano nessun rapporto con la classe operaia torinese della prima metà del secolo scorso. Quelle che Avondo chiama le <<avvisaglie degli anni anni di piombo>> sono un qualcosa di molto più pesante ed evidente. Le grandi battaglia civili sono state certo anche il frutto del ’68,ma soprattutto dell’impegno di uomini come Marco Pannella che costrinse la sinistra ad impegnarsi,ad esempio, sul terreno del divorzio,mentre il Pci era molto tiepido per non turbare i rapporti con i cattolici. C’è un’osservazione nel libro di Avondo che merita di essere evidenziata:egli riconosce onestamente che i contestatori di cinquant’anni fa ebbero una certa cultura perché <<ultimi figli della scuola gentiliana>>. Di lì in poi la cultura e la scuola di massa,voluta dal ’68, provocarono il degrado. Infatti i ragazzi del ‘68 avevano una buona cultura perché formati nella scuola che vollero combattere e contribuire a distruggere. Quella generazione fu l’ultima a frequentare una scuola piena zeppa di esami e superò un esame di maturità che restava un incubo per molti anni. Se lo si superava, si era davvero maturi.

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LETTERE   scrivere a quaglieni@gmail.com

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Il castello di Moncalieri

Finalmente il castello di Moncalieri e’ di nuovo visitabile dopo troppi anni di chiusura.Perche ‘ abbia subito l’incendio ancora oggi resta un mistero. Sarebbe importante sapere il perché di tanti ritardi. Ma dobbiamo essere contenti della buona notizia .      Barbara Giuliani                                                                                                                                       
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E’ uno dei tanti misteri italiani e piemontesi. Ricordo che accusarono anche i Carabinieri di stanza nel castello in modo davvero fantasioso per l’incendio .Andrebbero anche ricordati i ritardi paurosi nei lavori di restauro. Anche in questo campo poco impegno e insufficienti risorse. L’importante è che oggi sia visitabile .Voglio evidenziare il ruolo positivo del Comune di Moncalieri e del suo assessore alla Cultura Laura Pompeo che adesso sta anche cercando di recuperare l’arredo disperso un po’ al Quirinale,un po’ a Stupinigi ,un po’ in altre sedi. E’ una reggia sabauda importante, per troppi anni trascurata .Laura Pompeo e’ persona colta e sensibile. Simile a lei vedo l’assessore alla cultura di Venaria Reale Antonella Bentivoglio d’Aflitto .Settimo torinese che rappresentava un ‘eccellenza e’ invece decaduta . Troppa politica ideologica uccide .

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Democrazia e rigurgiti di violenza

Cosa pensa del militante di CasaPound massacrato a Livorno mentre attacca un manifesto? E’ un fatto gravissimo.                                                                                     Tiziana Faci
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Si’ , e ‘ un fatto gravissimo e su questi fatti ho scritto durante la campagna elettorale. La Legge Scelba che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista ,va applicata dalla Magistratura e non è pensabile che per vie brevi si voglia lo scioglimento di Casa Pound ricorrendo alla violenza e alla intimidazione . La democrazia ha regole ferree soprattutto in campagna elettorale. Se poi CasaPound avesse anche un solo eletto al Parlamento , il discorso si complicherebbe. La nostalgia del fascismo e’ causata anche dal malgoverno,dalla corruzione,dalla crisi economica e dal non governo in materia di immigrazione incontrollata . Affidare l’antifascismo ai teppisti incappucciati livornesi appare davvero una follia, come una follia e’ non equiparare ad ogni effetto l’estremismo dei centri sociali con l’estremismo opposto .La democrazia si difende con la legalità repubblicana e la fermezza dello Stato. Carlo Casalegno docet.

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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“Nell’intera  faccenda MOI  il grande assente appare lo Stato.  Se io parcheggio in sosta vietata vengo subito multato… mille clandestini occupano da anni una struttura pubblica ,senza che gli organi comunali e statali abbiano il coraggio di intervenire”

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Emanuele Artom

La Comunità israelitica torinese ha ricordato il giovane partigiano Emanuele Artom, fatto prigioniero e ucciso dopo atroci sofferenze il 7 aprile 1944.Anche lui, appartenente ad una nota famiglia ebraica torinese, si era formato in quella fucina di libere intelligenze che fu il liceo d’Azeglio. Sul sito del liceo si tende a ricordare soprattutto quel periodo eroico con Augusto Monti. Ci furono allora anche altri bravissimi professori ,come ci sono stati anche dopo il 1945.Artom fu catturato dai fascisti in val Pellice . Era insieme al suo amico Ugo Sacerdote, futuro alto dirigente industriale. Ugo si salvo’ , Emanuele venne fatto prigioniero. Sacerdote, uomo difficile, ma anche sincero amico che venne a rendere omaggio a Martini Mauri a cui nulla lo accomunava, se non il partigianato , pur con fazzoletti diversi, sentiva forte il legame con l’amico .Fu lui a indurmi a scriverne anni fa. Emanuele era soprattutto un intellettuale libero che avrebbe occupato sicuramente un posto di rilievo nella cultura italiana e nell’Universita’ nel dopoguerra. Una grande intelligenza perduta, una figura eroica che ha ancora molto da insegnare ai giovani d’oggi.

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Il MOI e i torinesi 

La  situazione del MOI ( ex Mercati Ortofrutticoli all’Ingrosso)  è  da tempo  insostenibile e grottesca: oltre mille clandestini occupano  una struttura pubblica , devastandola e commettendo svariati reati. Appare di tutta  evidenza l’ incapacità dello Stato e del Comune di Torino di risolvere la vergognosa questione, malgrado l’impegno del nuovo Prefetto di Torino Renato Saccone. Il sindaco/a  forse appare non rendersi pienamente  conto del degrado di un’intera zona della città. La nuova giunta 5S cerca di affrontare il problema a parole …, affidandosi a Cooperative, non ben precisati mediatori ed addirittura ai centri sociali (in qualità di consulenti???) . Da ultimo, si è fatto vivo come mediatore anche l’arcivescovo Cesare Nosiglia che apparirebbe  come una sorta di deus ex machina. Nell’intera  faccenda il grande assente appare lo Stato.  Se io parcheggio in sosta vietata vengo subito multato…mille clandestini occupano da anni una struttura pubblica ,senza che gli organi comunali e statali abbiano il coraggio di intervenire.  Il cittadino, per non dire chi abita nella zona del MOI non è più in grado di capire.

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Biennale, costi e tagli

In tre giorni di incontri quanto costa, anche solo di pubblicità, la Biennale della democrazia? Una pubblicita’ invadente che neppure una grossa attività commerciale si può permettere, si sarebbe detto un tempo, di stile berlusconiano. È lecito in democrazia pretendere un bilancio pubblico di una serie enorme di eventi, una vera e propria indigestione di parole, quasi tutte a senso unico? C’e’ la necessità di questa kermesse torinese ? Io ho dei forti dubbi. Persino un liceo di periferia ,l’Einstein, ha inserito nel suo orario di lezione una scuola di democrazia, per non parlare della scuola di buona politica del prof. Bovero , pupillo di Bobbio. La democrazia, direi ,si impara praticandola, votando, partecipando alla vita politica, più che ascoltando i soliti maestri, non sempre ottimi, a voler essere gentili. Nel contempo, dal Comune giunge la notizia di un taglio del 30% alla cultura, di fronte a cui i grandi enti, Regio, Stabile, Egizio ,quasi non hanno fatto una piega. La giustificazione è quella già tirata fuori da Chiamparino quand’era sindaco: gli asili hanno la priorità. Gabriele Ferraris su “Torino7” denuncia la mistificazione pubblicitaria che si rivela piuttosto vecchia. La mia esperienza mi induce a pensare che i tagli avvengano soprattutto sui piccoli ad alcuni dei quali, dai tempi di Chiamparino, è negato qualsiasi contributo. Una delle prime cose da tagliare ,o almeno da ridurre, sarebbe proprio la Biennale dell’ovvietà ideologica che anche quest’anno si è rivelata assai poco democratica ed assolutamente illiberale.

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Valdo Fusi e i morti di Salo’

Il 6 novembre 1956 Valdo Fusi, eroico combattente scampato alla fucilazione al Martinetto dei primi di aprile 1944, scriveva in una lettera pubblica : ” Dove sono sepolti i combattenti di Salo’ ? Se non hanno sepoltura ,dovremmo essere noi resistenti a provvedervi. Se sul piano delle idee nessuna conciliazione sara’ mai possibile (…) tra uomo e uomo è necessaria la più illuminata apertura dell’animo (…) . Dobbiamo cancellare ogni traccia della guerra civile ,sul piano umano . ” Che lezione umana, cristiana e civile ! Grande Valdo! Dalla Liberazione erano passati solo 11 anni. Ci sono idioti che hanno persino negato l’esistenza di una guerra civile in Italia. C’e’ voluto il libro di un partigiano e funzionario dell’Archivio di Stato ,Claudio Pavone, per incominciare a farlo capire.

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LETTERE (inviare a quaglieni@gmail.com)

Ho letto della morte del filosofo Armando Plebe ,alessandrino che studio’ a Torino.Fu eletto anche senatore a Torino. Perché nessuno ne ha scritto? Anche lei nel coro?

Ettore Filippi

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Non ne ho scritto perché Plebe si rivelò uno studioso non particolarmente degno di attenzione, se non per certi suoi scritti su Aristotele e prima su Marx. In Sicilia, dove ha insegnato, i giornali lo hanno ricordato, ma obiettivamente le sue giravolte politiche sono state troppe e poco credibili. Da marxista divenne saragatiano e poi missino. Poi voleva entrare nei radicali e poi ancora tornò a sinistra. Il diritto a cambiare idea è sacrosanto , per un filosofo è poi quasi un dovere d’ufficio perché la ricerca non ha mai fine. Ma le scelte politiche, specie se eletti in Parlamento, sono altra cosa. E un briciolo di coerenza ci vuole. I torinesi che incautamente lo votarono come missino, si sentirono traditi. E fece bene Pannella a non accoglierlo nel Partito Radicale. Forse qualcosa di lui resterà. Il convegno promosso a Torino nei primi anni Settanta contro una certa egemonia culturale fu un atto di coraggio e io mi rammarico di averlo attaccato in quell’occasione in modo troppo aspro. Ma il resto delle sue scelte non hanno dato seguito ad una buona intenzione perché l’idea di Plebe non era animata dalla libertà , ma dal gusto di stupire, dopo essere stato per tanti anni un marxista assolutamente acritico.

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Padiglione Tibet: Spiritualità e Arte come cibo per la mente e per l’anima

L’evento a Santa Marta Congressi – SpazioPorto – Venezia. Dedicato alle vittime del recente terremoto che ha devastato il Nepal, il Tibet, il Bangladesh e l’India. Partecipa il torinese Dino Aloi

 

 

aloi tibet 2Si rinnova l’appuntamento veneziano con Padiglione Tibet. La rassegna, con il patrocinio del Comune di Venezia, parallela alla 56. Biennale di Venezia e quest’anno in concomitanza anche con EXPO Milano 2015, è stata inaugurata il 9 maggio 2015 e proseguirà fino al 2 agosto 2015 presso la suggestiva Chiesa di Santa Marta.

 

  • Tibet: una nazione che evoca da sempre un sentimento religioso, mistico, di pace, una vitale “centralina” spirituale per tutti gli esseri umani.
  • Padiglione Tibet, un’idea che nella propria semplicità racchiude una forte carica emozionale, è un sogno che ha lasciato il segno ponendosi l’obiettivo di far incontrare la sensibilità della cultura contemporanea occidentale con quella tibetana.
  • Ambasciata Tibetana con rilascio del relativo Passaporto
  • Anno del Dalai Lama. Sua Santità Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama del Tibet, il 6 luglio 2015 (20° giorno, del 5° mese dell’anno tibetano 2142) compirà 80 anni. Oggi il Dalai Lama non è soltanto la massima autorità del popolo tibetano, ma anche un punto di riferimento fondamentale per decine di milioni di persone in tutto il mondo. Il Comitato Padiglione Tibet, la Fondazione  per  la Preservazione  della  Tradizione Mahayana (FPMT) e il Progetto L’Eredità del Tibet, come atto di affettuoso e sentito omaggio all’opera di questo altissimo testimone del nostro tempo, tra l’altro insignito nel 1989 del Premio Nobel per la Pace, hanno deciso di dedicare al Dalai Lama il prossimo anno tibetano (2142,  “Anno della Pecora di Legno” che è iniziato il 19 febbraio 2015 e terminerà l’8 febbraio 2016), organizzando all’interno dell’Anno del Dalai Lama eventi artistici, insegnamenti spirituali e conferenze.

aloi 1Padiglione Tibet vuole evidenziare il connubio tra Arte Sacra Tibetana ed Arte Contemporanea Occidentale e recentemente è stato invitato come progetto speciale alla Biennale del Fin del Mundo, a cura di Massimo Scaringella, in Argentina. Le numerose esperienze degli anni scorsi hanno visto coinvolti importanti artisti contemporanei, che si sono espressi attraverso le Khata, le tipiche sciarpe bianche che i monaci offrono in segno di solidarietà e amicizia o si sono misurati con l’arte della composizione dei Mandala dei monaci tibetani e le Ruote della preghiera che accompagnano nella preghiera i buddisti tibetani. Questa edizione (la terza a Venezia) è all’insegna dell’ombrello, proprio del nostro fedele protettore dalla pioggia che, suo malgrado, è stato protagonista della rivolta degli studenti di Hong Kong verso il governo centrale di Pechino. L’ombrello emblema di protezione e di protesta – due lati della stessa medaglia – è divenuto contenitore e supporto degli interventi artistici e di video arte che hanno reso possibile una grande installazione corale con opere dedicate al Tibet, alla sua spiritualità, ai suoi simboli ed alla sua marcia verso la libertà.

 

La libertà è come un’opera d’arte… va creata, plasmata, modellata.

 

Gli artisti invitati hanno creato i loro interventi su una stessa base costituita appunto dall’ombrello, dalla sua stoffa, dalla sua stessa struttura, realizzando ombrellipoemi, ombrelliopere che, come un grande ed unico ombrello cerimoniale, uno degli otto simboli di buon auspicio presenti nello stupa (simbolo della natura della mente), secondo il grande veicolo (Mahayana) della compassione e della saggezza illimitati, rappresenterà il superamento di ogni sofferenza. Purtroppo il governo cinese considera il Tibet una nazione di morti… morta deve essere la sua lingua, morta deve essere la sua cultura, morta deve essere la sua arte. I Tibetani devono essere annichiliti dalla violenza. Padiglione Tibet è sempre stato e sempre sarà un progetto puramente artistico, nato per dare dignità a questo popolo martoriato; ma non può esimersi dal dimostrare, ancora una volta in modo fermo e deciso, il proprio sdegno davanti al disinteresse di tutti verso questo grave problema.

 

Problema affrontato anche dalla mostra “Tibet… c’è poco da ridere” un’idea che ho proposto anni fa a Dino Aloi, grande frequentatore di… artistici Buduar (almanacco dell’arte leggera, mensile satirico online da lui diretto) e dalla dirompente ironia che, coinvolgendo con cura ed intelligenza artisti italiani e francesi, nella sua presentazione si chiede: Ma come è possibile scherzare sul Tibet, la nazione che non c’è ma che dovrebbe esserci in quanto esiste? E poi con tutto quello che succede? Già, perchè è proprio tutto quello che succede di cui spesso non siamo informati, o perlomeno malamente informati, che vorremmo portare alla luce con questa esposizione, partendo, per l’appunto, dal disegno umoristico, dalla satira e dalla caricatura, che sono elementi fondanti della democrazia […]

 

Padiglione Tibet come progetto artistico accomuna molteplici “anime”: artistica, spirituale, culturale e durante il periodo espositivo altre due iniziative ne accompagnano il percorso: la mostra fotografica di Giampietro Mattolin “Amdo – il paese del XIV Dalai Lama” presentata da Piero Verni che così la descrive: “Situata nella parte nord orientale del Paese delle Nevi, la regione dell’Amdo è uno dei luoghi più affascinanti, superbi e significativi dell’intero Tibet. Alcune delle principali figure religiose della civiltà tibetana sono nate lungo questi sconfinati orizzonti: Lama aloi tibet 3Tzongkhapa il grande riformatore del 14° secolo padre della scuola Gelug, il 10° Panchen Lama e l’attuale XIV Dalai Lama, originario del villaggio di Takster.” e l’esposizione costituita da un approfondimento grafico del grande disegnatore Giuseppe Coco sulla figura di Milarepa (1040 – 1123) il più famoso ed amato degli yogin tibetani ed uno dei più grandi maestri spirituali di tutti i tempi. Scrive Chiara Gatti che presenta la mostra Coco & Milarepa – I colori dello spirito: “In questa occasione […] si propone un ciclo di opere concentrate su un tema più intimo, caro al lato spirituale della sua personalità riservata. Si tratta delle tavole dedicate alla figura di Milarepa, icona della scuola Kagyu del Buddhismo tibetano. Una figura intensa e magica che Coco indagò, fra la fine degli anni Ottanta e il Duemila, sperimentando colori lisergici e forme potenti, specchio di una riflessione esistenziale segnata da grande energia e, insieme, grande sofferenza.[…] Un viaggio catartico ed escatologico che scuote la coscienza.”

 

Quest’anno il programma di Padiglione Tibet si arricchisce anche, il giorno dell’inaugurazione sabato 9 maggio, della presenza di Ghese Lobsang Tenkyong (nato nel Tibet orientale. Ha studiato nel monastero di Sera, ottenendo il grado di Geshe Lharampa, il più alto titolo di studi conseguibile all’interno della tradizione gelug-pa) e di Stefano Antichi, direttore del Foundation for the Preservation of the Mahayana Tradition (FPMT) di Genova.

 

 

 

Artisti PADIGLIONE TIBET

Piergiorgio Baroldi, BAU, Carla Bertola – Alberto Vitacchio, Giorgio Biffi, Rosaspina B. Canosburi, Silvia Capiluppi, Pino Chimenti, Marcello Diotallevi, Giovanna Donnarumma – Gennaro Ippolito, Giglio Frigerio – Fabrizio Martinelli, Ivana Geviti, Isa Gorini, Gruppo Il Gabbiano, Oronzo Liuzzi – Rossana Bucci, Silvia Mariani – Christine Davis, Gianni Marussi – Alessandra Finzi, Fernando Montà, Lorenza Morandotti – Francesco Maglia snc, Clara Paci, Lucia Paese, Claudio Pantana, Marisa Pezzoli, Benedetto Predazzi, Tiziana Priori – Simonetta Chierici, Roberto Scala – Bruno Cassaglia, Anna Seccia, Lucia Spagnuolo, Roberto Testori, Micaela Tornaghi.

 

Video arte

Francesca Lolli, Marco Rizzo.

Testi di

Giosuè Allegrini, Dino Aloi, Stefano Antichi, Elisabetta Bacci, Lara Caccia, Claudio Cardelli, Mauro Carrera, Giulia Fresca, Chiara Gatti, Alexander Larrarte, Ruggero Maggi, Cristina Romieri, Giuliana Schiavone, Claudio Tecchio, Trini Castelli, Piero Verni, Roberto Vidali.

 

Artisti della mostra Tibet… c’è poco da ridere a cura di Dino Aloi

Dino Aloi, Gianni Audisio, Pierre Ballouhey, Gianni Chiostri, Lido Chiostri, Milko Dalla Battista, Marco De Angelis, Guido Giordano, Ruggero Maggi, Claudio Mellana, Danilo Paparelli, Alessandro Prevosto, Robert Rousso, Fabio Sironi, Carlo Squillante.

 

 

entrata libera – orari: martedì – domenica 11.00/19.00 – chiusura: lunedì

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