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Jurij Ferrini come Willy Loman, il disfacimento del sogno americano

Sino a domenica, alle Fonderie Limone, “Morte di un commesso viaggiatore”

Sta al centro della schiera dei vinti il Willy Loman che Arthur Miller “inventò” (ma dove stava poi l’invenzione, se il libro aperto di simili personaggi mostrava esempi a dismisura?) per il palcoscenico, debutto newyorkese nel febbraio del ’49, Elia Kazan regista e Lee j. Cobb interprete, la vittima designata dell’american dream, l’uomo che racchiude in sé gli aspetti più disperati del disfacimento di un sogno di felice prosperità che molti avevano accarezzato e inseguito, dell’annullamento di una personalità (rendersi conto alla fine che si è fatto “spremere per tutta la vita come un limone per poi essere buttato via”), dello sfaldamento di quel castello di carte che avevano preso a costruire, giorno dopo giorno. S’è fatto un altro giro in provincia Loman, ha toccato altre città dove già è conosciuto o altre del tutto nuove, pieno d’orgoglio ha persino stretto la mano al sindaco di una di esse, ha fatto nuove ordinazioni, l’ostentato successo reale o ingigantito è lì a portata di mano. Con l’abito stazzonato, le due vecchie valigie del campionario, la stanchezza che lo segue viaggio dopo viaggio, arriva a casa, la cucina e la camera da letto, quella dei ragazzi al piano di sopra, il piccolo giardino fuori, e lo attende la vita di sempre, i problemi di sempre, le incomprensioni, i bisticci e le urla, i tentativi da parte della moglie Linda d’affrontare nuove rappacificazioni, le mille aspirazioni riversate su Biff, il figlio maggiore che aspira all’indipendenza ma fugge o rovina ogni proposta di lavoro gli venga fatta, e su Happy mai cresciuto, le rate da pagare, il frigo sempre rotto e sempre in riparazione, i fantasmi che tornano tra quelle mura a ricordargli i solidi sogni accarezzati un tempo, il presente che si mescola in un attimo con il passato.

Jurij Ferrini sognava da tempo questo ruolo e superati da poco i cinquanta se lo può permettere. Portandosi a casa un risultato notevole. In veste di attento regista, l’ha messo in scena nella traduzione di Masolino D’Amico alle Fonderie Limone per la stagione dello Stabile torinese (repliche sino a domenica prossima). Dolente, irascibile, logorroico, sognatore, il suo Loman si pone al centro di “Morte di un commesso viaggiatore” con una forza che esprime dolorose verità, autentiche; annota e sviluppa, incide i caratteri, sbalza con amarezza le azioni dello sviluppo narrativo. Magari qualche scena non gli riesce a meraviglia (Biff scopre il padre nell’albergo con la ragazza) ma lo si perdona presto. Costruisce con Jacopo Valsania (di questi anche il bel gioco di luci) un eccellente impianto scenografico, una serie di pannelli pubblicitari a fare da quinte, che si aprono e si chiudono, che si abbassano e si alzano per mostrare o nascondere questo o quell’ambiente, carichi di immagini strappate e ricomposte – uno sguardo all’universo di Mimmo Rotella è d’obbligo – dove campeggiano assoluti quei messaggi dell’avere ad ogni costo che non sono la causa ultima della discesa di Loman e dei tanti come lui. A dirci ancora una volta della mancanza di tempo che circola in “Morte”. La scena si dilata, come sembra ingrandire di un respiro ben maggiore l’intera vicenda. Ha ragione Ferrini quando convintamente afferma che, senza steccati com’è, quella di Miller non è una “storia privata”, bensì il prologo che colpisce parecchie generazioni, dagli anni Cinquanta sino a noi, che tocca noi tutti, che Miller con il suo sguardo acido su quel “sogno” non soltanto a stelle e strisce riuscì a prevedere. Il passato e il futuro fatto di una morte che quasi appare “necessaria” stanno lì, in quel rettangolo di terra che in proscenio il protagonista prima accarezza e che poi diverrà la propria tomba, coperta dalla disperazione della moglie.

Accompagna Ferrini una compagnia che alterna alti e bassi, anche il Biff di Matteo Alì non convince del tutto, salvo poi spalancarsi felicemente nell’esplosione finale. L’eccezione si chiama Orietta Notari, un’attrice troppo spesso rincantucciata in un angolo, senza grossi riflettori a buttarle luce addosso, ma capace di vivere ad ogni occasione di grandiosità e di autorevolezza. Già Linda nell’edizione con Eros Pagni e Marco Sciaccaluga, dimostra ad ogni attimo, ad ogni battuta di aver assorbito il personaggio, gioca di semplicità, trepida e intrepida, dolce e protettiva, rabbiosa contro il vuoto che s’è impossessato dei suoi figli e allo stesso tempo una lupa nel proteggerli e nel difenderli, gioca con le parole e ancora con i silenzi, si muove con la dolcezza ma pure con la caparbietà della mater familiae che spende ogni suo sforzo per riunire insieme le schegge di quella sua casa impazzita, alzandosi sopra ogni altro di una bella spanna. Il finale, come molte altre parti del dramma, è suo, avvolta in quell’abituccio scuro e con quel misero cappellino in testa ci rende tutta la grandezza del personaggio. E la sua resa. Un meritatissimo successo personale.

 

Elio Rabbione

 

Le foto di scena sono di Andrea Macchia

Torino: aggredisce la titolare di un bar dopo aver tentato una rapina

Arrestato cittadino straniero senza fissa dimora, ha anche fatto resistenza agli agenti intervenuti

Ieri mattina, un cittadino extracomunitario centro africano senza fissa dimora, solito stazionare nei pressi di un bar di via Pio VII, i cui proprietari, saltuariamente, hanno offerto in passato del cibo o delle sigarette in considerazione della sua situazione di indigenza, è entrato all’interno del locale con fare aggressivo ed ha preteso di avere un pacco di sigarette senza pagare. Poiché negli ultimi giorni le richieste dell’uomo erano diventate sempre più insistenti ed incalzanti, la titolare del locale non ha acconsentito questa volta. Allora il soggetto l’ha dapprima minacciata verbalmente, poi è uscito fuori dal bar ed ha colpito con dei sassi e con dei calci le vetrine del negozio e la porta a vetri dello stesso. Alle rimostranze della proprietaria, che si trova in stato di gravidanza a lui ben nota, la colpiva con un calcio alla gamba. All’arrivo delle pattuglie di Polizia del Commissariato Mirafiori e Barriera Nizza, l’uomo si era “procurato” intanto un’arma impropria mettendo una grossa pietra all’interno di un cappellino di lana e utilizzando questa rudimentale “frombola” per tenere tutti lontani. Gli agenti lo hanno disarmato, nonostante la resistenza esercitata dallo stesso nei loro confronti. Per lui sono scattate le manette per tentata rapina aggravata, resistenza a P.U. e rifiuto di fornire indicazioni sulla proprio identità personale.

Torino: paga la corsa in taxi  con banconote rubate

Individuato dalla Polizia in corso Unione Sovietica

Durante la notte di lunedì si consumava un furto all’interno di un bar in corso Traiano e la Centrale Operativa diramava la nota via radio fornendo le descrizioni dell’uomo che aveva danneggiato la saracinesca della porta di servizio del locale ed aveva svuotato la cassa per poi allontanarsi.

Gli agenti delle volanti, già nei pressi della zona interessata, individuano un uomo corrispondente al ricercato: giubbotto da montagna, cappellino e occhiali. All’angolo con corso Unione Sovietica l’uomo in questione, notata la volante, si china cercando di nascondersi e raggiunge un taxi salendovi a bordo. I poliziotti seguono il veicolo e procedono al controllo del soggetto. Gli agenti non si sono sbagliati, l’autore del furto è proprio lui. Con ancora le mani sporche di grasso, probabilmente macchiate mentre danneggiava la serranda del locale, e con 15 euro in monete nelle tasche del giubbotto, l’uomo, un 33enne romeno con diversi precedenti per reati contro il patrimonio, è stato fermato per furto. Le banconote trafugate dal fondo cassa, 4 pezzi da 5 euro, le aveva invece utilizzate per pagare anticipatamente la corsa in taxi.

Poco prima il trentatreenne aveva tentato un altro furto ai danni di un bar sulla stessa via, solo pochi numeri civici prima. In questa circostanza, però, era riuscito a danneggiare il nottolino della finestrella dei gelati ma senza riuscire ad accedervi. L’uomo era stato notato da un cliente che aveva anche avvertito il gestore del locale, il quale riusciva a visionare le immagini dell’impianto di videosorveglianza mediante app da cellulare: ciò consentiva agli agenti di riconoscere il ladro da una patch applicata al giubbotto. Per questi motivi, è stato anche denunciato all’Autorità Giudiziaria per tentato furto aggravato.

“Ruote ferme, pedoni salvi”: al via il progetto di sicurezza stradale

A metà del mese di dicembre, la Giunta Comunale ha approvato il protocollo d’intesa tra Il Corpo di Polizia Municipale e la  Onlus  AFVS – Associazione Familiari e Vittime della Strada – per la realizzazione del progetto di sicurezza stradale “Ruote ferme, Pedoni salvi”.

 

Si tratta della prima applicazione in Italia sulla possibilità di impiego di persone sottoposte a condanna in attività di sicurezza stradale.

 

Grazie ad una Convenzione stipulata con il Ministero della Giustizia, AFVS collabora dal 2018 con il Tribunale di Torino e con l’UIEPE – Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna – di Torino, prendendo in carico gli indagati/imputati per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità ai fini della messa alla prova e/o condannati ai lavori di pubblica utilità quale pena sostitutiva.

 

Il progetto ha ricevuto anche il patrocinio dallo stesso Ministero della Giustizia “Ruote ferme, pedoni salvi” e si pone l’obiettivo di rafforzare, nelle persone accusate di condotte illecite, sentimenti di legalità e affermare la cultura del bene pubblico, nonché la diffusione di azioni volte alla sicurezza stradale atte a prevenire, educare e sensibilizzare la collettività con l’intento di ridurre l’incidentalità stradale. Attraverso l’affiancamento delle persone imputate/indagate/condannate al personale della  Polizia Municipale, si vuole inoltre valorizzare un contatto effettivo con la legalità rappresentata, stimolare il senso di responsabilità e favorire la comprensione della dimensione sociale e relazionale dei fatti illeciti.

 

Il protocollo d’intesa è dunque finalizzato all’istituzione di figure di riferimento, denominate “assistenti pedonali”, che possano collaborare con il Corpo di Polizia Municipale di Torino tramite servizi di vigilanza del territorio urbano, in particolar modo presidiando gli attraversamenti pedonali laddove risulti una scarsa illuminazione o un particolare volume di traffico, come ad esempio davanti alle scuole, agli Uffici Giudiziari, alle palestre, alle discoteche o a qualunque altro luogo di aggregazione sociale.

 

L’AFVS  effettuerà  una selezione preliminare tra gli indagati/imputati/condannati presi in carico e individuerà le persone in possesso dei requisiti d’idoneità per prendere parte al progetto “Ruote ferme, pedoni salvi”. L’attività (non retribuita) in favore della collettività sarà svolta secondo le modalità indicate nell’ordinanza di sospensione del procedimento con messa alla prova nella quale il Giudice indica il tipo e la durata del lavoro di pubblica utilità, così come nella sentenza relativa alla pena sostitutiva.

 

La  Polizia Municipale organizzerà un breve corso di formazione rivolto agli utenti presi in carico di volta in volta dall’AFVS, mentre i luoghi da presidiare saranno concordati in base   alle esigenze di entrambi i soggetti coinvolti, prediligendo gli attraversamenti pedonali posti davanti alle scuole, agli Uffici Giudiziari, alle palestre e alle discoteche. I turni, invece,  dovranno essere stabiliti in base alle ore assegnate dal Giudice sulla base del programma di trattamento stilato dall’UIEPE di Torino.

 

Alle persone selezionate per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità, AFVS fornirà gli elementi di riconoscibilità (abbigliamento catarifrangente riportante la dicitura “assistente pedonale” composto da pettorina e cappellino) e l’attrezzatura prevista (paletta con led luminoso) che garantirà la visibilità e la sicurezza degli addetti.

 

 

L’ Associazione Familiari e Vittime della Strada  provvederà anche all’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali, che sarà garantita tramite e con il sostegno dell’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro).

 

 

Le città – ricorda la Sindaca Chiara Appendinosono oggi il luogo dove è più alta la probabilità del verificarsi di incidenti e a farne le spese, spesso, sono i pedoni. Per evitare che ciò accada è necessario agire su più fronti: occorre sicuramente proseguire con la realizzazione di interventi sulle infrastrutture, ma serve anche continuare a spingere sull’educazione civica, sul rispetto delle regole e su una vera e propria diffusione più ampia possibile della cultura della sicurezza.

Da questo punto di vista il lavoro da fare è ancora molto – sottolinea la prima cittadina – e iniziative come  “Ruote ferme, pedoni salvi” rappresentano certo un contributo importante e concreto per cogliere l’obiettivo di rendere le nostre strade sempre più sicure per tutti”.

 

 

Il Comandante della Polizia Municipale, Emiliano Bezzon, ha accolto con entusiasmo il progetto promosso da AFVS, ritenendolo unico nel suo genere e in grado di consentire alla gente di capire il senso profondo della sicurezza stradale attraverso azioni visibili e tangibili: “Questo progetto ha una duplice valenza sociale: da un lato, consente a chi ha sbagliato di rendersi parte attiva per gli altri e, dall’altro, permette ad ogni cittadino di cogliere un importante valore di testimonianza oltre che di pubblica utilità. Alimentare il senso di responsabilità per creare una cultura del bene pubblico, del rispetto della legalità e del senso civico attraverso azioni di pubblica utilità che hanno come obiettivo il miglioramento della sicurezza stradale ”.

 

 

Il Presidente dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada, Giacinto Picozza: “Il Progetto “Ruote ferme, pedoni salvi”, elaborato dall’AFVS – Associazione Familiari e Vittime della Strada ONLUS, nasce con l’intento di salvaguardare gli utenti più deboli della strada, ossia i pedoni. Figura centrale del progetto è l’Assistente pedonale, ovvero colui che presidierà gli attraversamenti pedonali, agevolando il transito dei pedoni. L’Associazione, in collaborazione con il Corpo di Polizia Municipale di Torino, metterà a disposizione della città, già nel mese corrente, 10 utenti che dovranno svolgere lavori di pubblica utilità ai fini della messa alla prova e/o condannati ai lavori di pubblica utilità quale pena sostitutiva in carico all’UIEPE di Torino, alla luce della Convenzione con il Ministero della Giustizia sottoscritta nel novembre 2018. L’intento del progetto è quello, da un lato di assicurare una maggiore tutela per gli utenti deboli della strada, dall’altro rieducare gli utenti in messa alla prova che hanno commesso un reato in violazione al Codice della Strada. Tale attività consentirà loro di interiorizzare la gravità del reato commesso e rafforzare sentimenti di legalità, affermando la cultura del bene pubblico. Il progetto “Ruote ferme, pedoni salvi” è finanziato dal Fondo Vittime della Strada, istituito dall’Associazione, nel quale convergono le donazioni/versamenti nell’ambito della messa alla prova e giustizia riparativa”.

 

Rubano un’auto e rovinano la serata al proprietario

Fermati dai poliziotti discutono anche tra loro su come sono andate le cose

 

Mentre si trova in una birreria vede transitare in corso Monte Cucco la sua auto che aveva parcheggiato in corso Francia. Alla guida dell’auto c’è un uomo con un cappellino di una squadra di calcio e una felpa nera con strisce bianche, con lui un passeggero.

A questo punto, il proprietario, esce dal locale, e con l’amico con il quale era a cena, prendono il furgone di quest’ultimo e si mettono all’inseguimento dell’auto, riuscendo a raggiungerla in prossimità del Parco Ruffini, nonostante i topi d’auto tentino di seminarli. L’inseguimento si protrae fino in via Sagra di San Michele dove i ladri abbandonano l’auto. Durante questa fase, la vittima, dopo aver chiamato la Polizia, indica costantemente alla Centrale Operativa della Questura la direzione di fuga dei ladri.

Gli agenti della Squadra Volante rintracciano uno dei fuggitivi nei garage di uno stabile di via Sacra di San Michele, l’uomo è nascosto dietro alcuni cartoni. Nelle immediate vicinanze i poliziotti ritrovano anche il capellino e la felpa. Poco dopo, gli agenti fermano, poco distante, anche il secondo occupante dell’auto mentre si sta allontanando. L’uomo tenta di giustificare la sua presenza lì, nella notte, con il fatto di dover incontrare un amico, di cui fornisce anche il nome. Peccato, però, che la persona lì presente non si chiami cosi! Tuttavia, dagli accertamenti esperiti dai poliziotti emergono legami telefonici tra i due autori del furto e la terza persona lì presente. Una volta che i due rei si ricongiungono dopo essere stati fermati iniziano anche a discutere tra loro in relazione a quanto commesso poco prima per come sono andate le cose.

Entrambi i ladri, due italiani di 52 e 40 anni con precedenti di polizia, vengono arrestati per tentato furto, per lo stesso reato viene denunciata in stato di libertà la terza persona. Da ulteriori accertamenti, emerge anche che a carico del quarantenne ci sono un obbligo di soggiorno a Orta Nova, in provincia di Foggia, e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Dopo la rapina cambia maglia per camuffarsi

Sono quasi le 7 del mattino ed un uomo seduto sulle panchine in corso Palermo vede avvicinarsi due individui a lui sconosciuti. Uno dei due, cittadino marocchino di 25 anni, lo accusa di indossare il cappellino del suo amico.

L’uomo smentisce categoricamente ma il marocchino insiste, con fare aggressivo. Durante il reciproco scambio di battute, il venticinquenne si porta lentamente dietro la panchina e, approfittando di un momento di distrazione, ruba il cellulare alla vittima, lo consegna al complice ed entrambi fuggono via. L’uomo si pone al loro inseguimento ma riesce a bloccare solo il marocchino, il quale inizia a strattonarlo, strappandogli la maglietta e sferrando pugni all’indirizzo del volto. Nel frattempo un soggetto che passeggia all’altezza di via Baltea nota un individuo a torso nudo, cambiarsi rapidamente la maglietta e allontanarsi. Poco più avanti si trova improvvisamente spettatore della colluttazione in atto tra lo straniero e la vittima, quindi capisce che l’uomo visto poco prima era un complice che modificava il proprio abbigliamento per non rendersi riconoscibile. Si pone allora al suo inseguimento ma dopo alcuni metri lo perde di vista. Una pattuglia della Squadra Volante in transito interviene e divide i due. Il marocchino è lievemente ferito, un colpo ricevuto all’altezza dell’arcata sopraccigliare richiede l’intervento dei soccorsi mentre i poliziotti raccolgono la denuncia della vittima. L’uomo, scosso per l’accaduto, racconta agli operatori di essere fortemente scosso per l’accaduto in quanto il telefono era il suo unico avere, acquistato grazie ai soldi che gli erano stati consegnati dall’assistente sociale. Il venticinquenne è stato arrestato per rapina aggravata.

Lavava l’auto più volte al giorno lontano da casa, multato dalla GdF

Dal rivenditore di mascherine “fai da te”, all’azienda di costruzioni che continuava la sua attività nonostante i divieti, sino all’uomo sorpreso a lavare sempre la stessa auto più volte al giorno.

Oltre 1000 persone identificate, una sessantina quelle sanzionate per assembramento, circa 6.000 gli esercizi commerciali controllati.  È un primo bilancio dell’attività di controllo del territorio effettuata dalla Guardia di Finanza di Torino in tutta la Val di Susa da quando sono iniziate le restrizioni per fronteggiare l’emergenza “coronavirus”.

Oltre 50 i Finanzieri della Compagnia di Susa e della Tenenza di Bardonecchia impegnati giornalmente sulle principali arterie stradali, all’interno dei parchi cittadini e nei maggiori luoghi di aggregazione.

Come detto, c’è chi è stato sorpreso a lavare la stessa auto più volte al giorno ed in un autolavaggio distante chilometri dal comune di residenza, oppure l’azienda di costruzioni e forniture edili che, non curante della situazione emergenziale, continuava la propria attività a pieno regime.

C’è stato lo spazio anche per un’operazione della Tenenza di Bardonecchia che dopo una breve indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino, ha scoperto come un commerciante torinese aveva allestito nella sua abitazione una mini-fabbrica, con tanto di macchina plastificatrice, dove confezionava e vendeva mascherine chirurgiche, cappellini in carta ad uso ospedaliero ed altro materiale utilizzato per il confezionamento dei dispositivi medici; il tutto in condizioni igienico sanitarie precarie visto come sono stati trovati gli ambienti e gli articoli sequestrati.

Il cinquantenne, acquistava grandi quantità di mascherine e altri dispositivi medici, su importanti piattaforme on line, curando personalmente il singolo confezionamento e la successiva vendita al dettaglio presso alcuni punti vendita di Bardonecchia, tra l’altro a prezzi offerti al consumatore finale decisamente superiori al mercato.

Peccato che il tutto avvenisse in pessime condizioni igienico sanitarie e che tutti gli articoli rinvenuti fossero privi di ogni forma di garanzia a tutela del cliente, vista l’assenza di qualsivoglia indicazione circa la loro natura e provenienza e con caratteristiche difformi da quelle previste dalla normativa.

Nel corso delle perquisizioni sono stati anche rinvenuti numerosi farmaci, parafarmaci e integratori alimentari di dubbia provenienza e dalla composizione sconosciuta per i quali sono in corso ulteriori approfondimenti da parte dei Finanzieri di Bardonecchia presso le competenti autorità del farmaco.

Due le persone denunciate alla Procura della Repubblica torinese e oltre un migliaio le mascherine sequestrate.

Chi è Laura Cosa, co-founder e CEO di Impact Hub Torino

Rubrica a cura di ScattoTorino

Non è un coworking nel senso tradizionale, ma un laboratorio per l’imprenditoria che punta su un ecosistema di risorse, opportunità di collaborazione e stimoli per aumentare l’impatto positivo generato sulla società. Fondato da 8 “pionieri” che credono nelle potenzialità di Torino e hanno voluto riportare il modello internazionale già esistente anche all’ombra della Mole, Impact Hub Torino sorge in piazza Teresa Noce 17d negli spazi della ex fabbrica di cavi elettrici Incet. Un quartiere che si sta appropriando di una nuova identità anche grazie a questo luogo in cui hanno sede alcuni dei principali attori dell’open innovation locale. ScattoTorino ha incontrato Laura Cosa, Co-founder e CEO di Impact Hub, che ci ha raccontato qual è il format di questa community che conta 102 sedi tra Europa, Nord e Sud America e oltre 16.000 iscritti. Dopo la laurea cum laude in Finanza conseguita presso l’Università degli Studi di Torino e due esperienze di studio all’estero, in India e in Cina, Laura ha lavorato nel settore della microfinanza, è stata responsabile dello sviluppo di progetti in Italia, Europa e Africa della ONG francese PlaNet Finance (oggi Positive PlaNet) guidata dall’economista Jacques Attali e nel 2013 ha conseguito il diploma di Certified Expert in Microfinance presso la Frankfurt School of Finance & Management.

Impact Hub TorinoCos’è Impact Hub?

“È una rete internazionale, una community di innovatori sociali. Ovvero di spazi che ospitano imprese, investitori, startup, organizzazioni, enti, associazioni e liberi professionisti accomunati dalla volontà di generare un impatto positivo sull’ambiente, sulla società e sul territorio. Ogni sede è interconnessa a livello locale e mondiale per cui possono nascere relazioni professionali sia legate al contesto in cui si opera sia di più ampio respiro”.

Impact Angels invece?

“Si tratta di una membership esclusiva per i Business Angels “ad impatto” cioè quegli investitori che sono interessati ad un target che sviluppa progetti imprenditoriali volti alla sostenibilità e che hanno la possibilità di incontrare delle startup ad alto impatto sociale che vengono selezionate dal nostro network. L’obiettivo è facilitare le relazioni tra questi due protagonisti del mercato che sono connessi tra loro”.

Ci presenti Angels for Women?

“Il club è composto da donne che sostengono l’imprenditoria femminile. In questo caso, così come con gli Impact Angels, siamo guidati dall’obiettivo di portare un cambiamento anche culturale nelle modalità di fare impresa. Oggi purtroppo si tratta di nicchie di mercato, ma l’idea è che in futuro diventino lo standard”.

 

Da chi è composto il team torinese?

Quando abbiamo iniziato eravamo otto giovani che avevano studiato economia, ciascuno con declinazioni professionali diverse e complementari: Marilù Sansone, Davide Moletti, Alessandro Amelotti, Alessandro Straffolino, Alessandro Cappellini, Laura Casale, io e Paolo Russo, che è anche il Presidente. Ci conoscevamo già dai tempi dell’università e dell’AIESEC, l’associazione studentesca internazionale che ha valori affini ai nostri. Oggi Marilù ed io siamo operative full time, mentre altri tre co-founder ci supportano in base alle loro competenze. Abbiamo inoltre dei collaboratori e dei tirocinanti dell’Università di Torino. Per loro è una bella opportunità perché il nostro è un mondo lavorativo diverso da quello tradizionale e infatti abbiamo avuto dei feedback positivi da parte di molti, che hanno definito quella con noi un’esperienza illuminante. Oltre ai fondatori abbiamo una compagine societaria aperta ad altri investitori del territorio che hanno deciso di far parte del progetto e che si occupano di innovazione con un ruolo attivo”.

Quali sono i plus di una struttura fluida come la vostra?

“Questo è un contesto professionale aggregativo perché grazie al coworking è possibile fare networking, trovare delle opportunità di business e confrontarsi quando si lancia un prodotto o un servizio nuovo avendo dei riscontri diretti e immediati. Anche noi di Impact Hub creiamo momenti di incontro e confronto grazie a degli eventi mirati. Di recente, ad esempio, il Relationship Manager di LinkedIn ha tenuto un corso di formazione sul personal branding. Inoltre organizziamo workshop gratuiti con esperti e trattiamo temi come l’innovazione e l’importanza di fare impresa e abbiamo degli strumenti che mettiamo a disposizione dei membri come i programmi di accelerazione e una serie di opportunità agevolate tramite i partner del territorio”.

Impact Hub TorinoChe cos’è la Global Community App?

“Si tratta di una piattaforma virtuale che connette gli oltre 16.000 Hubbers del mondo in cui gli iscritti possono chattare, far parte di gruppi tematici e creare connessioni professionali”.

E l’Impact Hub Passport?

“Chi fa parte della nostra rete può utilizzare gratuitamente, fino a 3 giorni all’anno, una postazione in una delle 102 sedi. Gli iscritti hanno gli stessi valori di condivisione, apertura mentale e professionale e spesso succede che si creino delle sinergie tra loro. In ottica di condivisione, ogni anno il network organizza due gathering: un incontro con i fondatori di Impact Hub di tutto il mondo che si tiene ogni volta in una città diversa; c’è poi un secondo meeting a livello europeo”.

Avete stretto una partnership con l’aeroporto di Torino. Di cosa si tratta?

“Da diverso tempo l’aeroporto ragiona su come trasformare il proprio spazio per essere più funzionale per i viaggiatori e tra i progetti aveva la creazione di location per riunioni o per il business. In questo periodo stiamo esplorando se la partnership funziona perché, dopo la prima fase di indagine sul campo, abbiamo attivato una sala riunioni che era già presente in aeroporto e ne stiamo monitorando l’utilizzo. I risultati sono interessanti e le grandi aziende che hanno manager che si spostano in Europa organizzano qui i meeting. Tra i plus ci sono il parcheggio gratuito e il fast track per accedere più velocemente all’area imbarchi”.

Impact Hub TorinoQuali eventi avete in calendario?

“C’è un palinsesto fisso con dei format che organizziamo con regolarità. Si tratta di incontri per la community: dai workbench mensili gratuiti per gli Hubbers e per gli esterni ai momenti di networking come la Sexy salad: un pranzo dove ognuno porta del cibo e vengono invitati ospiti speciali che presentano il loro progetto, se di valore per il gruppo. A marzo terremo un secondo corso per Business Angels che si svolgerà in 5 serate e interverranno esperti che affronteranno ognuno un tema specifico: da quello giuridico-fiscale alla scelta dell’investimento giusto”.

Fuckup Nights significa?

“È un format innovativo e internazionale nato in Messico ed esportato in più di 300 città. Si tratta di serate informali dove si raccontano storie di fallimento professionale perché tutti ci siamo passati e spesso i migliori successi sono figli di errori. Le storie possono essere di ispirazione, motivazione e condivisione e servono per aiutare gli altri. Tra gli ospiti abbiamo avuto Paola Gianotti, che nel 2012 ha dovuto chiudere l’azienda e si è reinventata decidendo di fare il giro del mondo in bici per battere il Guinness World Record come donna più veloce ad aver circumnavigato il globo. Altri protagonisti sono stati Fabio Zaffagnini geologo e imprenditore che ha fondato Rockin’1000 e Trail Me Up, Augusto Coppola managing director del programma di accelerazione per startup Luiss EnLabs, Francesca Corrado fondatrice della Scuola del fallimento, Alfredo Carlo founder di Housatonic e Gregorio Caporale imprenditore e socio della digital factory torinese Synesthesia. Il prossimo appuntamento è entro giugno e troverete le informazioni su torino.impacthub.net”.

Torino per te è?

“Durante l’università ho fatto delle esperienze all’estero e successivamente ho lavorato a Milano, ma sono tornata a casa perché Torino è l’ideale per creare una realtà di questo tipo. Prima di aprire Impact Hub ci siamo chiesti se avesse senso farlo e la risposta è stata sì perché questa è una città dalle dimensioni perfette per il proliferare delle iniziative dal basso. Abbiamo scelto un quartiere in via di riqualificazione perché ci piace far parte della trasformazione torinese che da città industriale diventa un luogo che punta sull’innovazione”.

Un ricordo legato alla città?

“Nel 2014 siamo partititi con l’idea di portare Impact Hub a Torino e abbiamo cercato una location. All’inizio non è stato facile, ma poi siamo approdati al progetto di riqualificazione della fabbrica di cavi elettrici Incet, che era in disuso, completamente degradata e la piazza di fronte al nostro spazio addirittura non esisteva. Abbiamo seguito tutte le fasi evolutive e oggi, quando entro nella nostra sede, ricordo lo stato di desolazione in cui versavano gli oltre 10.000 metri quadri e sono contenta che, anche grazie a noi, ci sia stato un rinnovamento. Abbiamo compiuto da poco il secondo compleanno e abbiamo voluto festeggiare per restituire ciò che abbiamo fatto in questo periodo, sottolineare cosa siamo e cosa vogliamo fare per il prossimo anno”.

 

Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto

 

 

Alla ricerca del primo uomo sulla Terra

Appunti di viaggio Lions. Da North Kinangop, Marsabit e Turkana (ex lago Rodolfo)

È terminata con una breve, ma intensa escursione, la missione umanitaria guidata dall’urologo Bruno Frea che si è svolta dall’11 al 30 gennaio e di cui facevano parte, oltre all’Urologo, Simone Agosti, specializzando a Torino, Giulia Garelli, specializzanda a Milano, Erika Palagonìa, specializzanda ad Ancona, Stefano Pagliarini di Ancona Today e il presidente del Club Lions Alba Langhe, Tommaso Lo Russo.

Fra i 51 interventi, sotto la direzione di Bruno Frea, anche quello che ha richiesto una sorta di insediamento di una Commissione Etica per risolvere la problematica di un ermafrodita. Vale a dire, quello di un bambino che presentava, fin dalla nascita, caratteri sessuali sia maschili che femminili.

Questo fenomeno di coesistenza nello stesso soggetto è causato da un’alterazione, rara, che interviene nei processi di differenziazione dei genitali; da tale anomalia consegue lo sviluppo simultaneo di tessuto ovarico e testicolare che, dal punto di vista genetico, definiscono maschi o femmine.

A parte la letteratura che ci riporta casi di ermafroditismo, all’Ospedale di North Kinangop se ne è ripresentato uno (il secondo in dieci anni) e bisognava decidere quale sesso far prevalere, ovviamente, ascoltando la volontà dei genitori, ma calandosi nel contesto locale e indirizzandoli nella scelta. Un complesso problema medico in quanto era abbinato un grave problema di ipospadia ed altre anomalie funzionali. La commissione etica era composta dai genitori dell’ermafrodita, don Sandro, suor Fidelia, Bruno Frea con la sua equipe medica costituita da Simone Agosti, Giulia Garelli, Erika Palagonìa, il giornalista Stefano Pagliarini e il presidente del Club Lions Alba Langhe, Tommaso Lo Russo.

Proprio di quest’ultimo, dato il tessuto sociale ed ambientale, il suggerimento di far prevalere i caratteri maschili. Proposta subito avallata da don Borsa che ampliava le argomentazioni e demandava al professor Frea di illustrarne le soluzioni possibili ai genitori che sarebbero stati i soggetti destinatari dell’ opzione definitiva. Un altro caso emblematico che stupisce è quello che riguardava una donna con un tumore al rene e, a causa di esso, aveva anche sbalzi di pressione altissimi. Nell’immaginario collettivo si pensa che l’urologia sia strettamente ed esclusivamente connessa a problematiche maschili, ma evidentemente non è così!

La mattina di sabato, prestissimo, si partiva alla volta della missione di Laisamis per puntare poi verso Marsabit, località radicata negli albesi in quanto don Tablino, ormai scomparso da tempo, ci aveva intenerito con le sue vicende. Ma nemmeno il suo successore don Mario è più là, a Marsabit, bensì in un’altra missione.

Scartata l’idea di puntare su Marsabit, distante solo 50 km, per via di una mancata presenza albese, la nostra guida delle Piccole Figlie di San Giuseppe, Sorella Anna (foto con cappellino) ci conduceva dalla missione di Laisamis a Turkana, dove, secondo alcune teorie, ci sarebbero stati gli insediamenti dei primi ominidi, ma c’è pure una missione della Congregazione della Consolata e relativo dispensario.

Turkana (ex lago Rodolfo) è un grande lago salato con rispettivo parco e una attrazione da resort che ospita anche un museo del deserto e tramonti particolarmente suggestivi.

Turkana, grande lago salato dell’Africa orientale (8500 km2), è quasi interamente   nel Kenya, ad eccezione di una estrema sezione settentrionale appartenente all’Etiopia. Lungo 250 km circa e largo 50, è situato nella Rift Valley, a 375 m s.l.m., con una profondità massima di 73 m. È occupato da numerose isole vulcaniche disposte lungo l’asse N-S e ci sono i coccodrilli. Riceve grandi immissari a nord, fra cui il maggiore è l’Omo, e altri notevoli a ovest. Il lago non ha emissario, ma, per l’intensa evaporazione la sua superficie, tende a contrarsi. Fu scoperto nel 1888 da Samuel Teleki (origini ungheresi) di Târgu Mures che lo chiamò Rodolfo, in onore del principe ereditario d’Austria.

 

Nella zona nord-orientale del lago, a Koobi Fora, in territorio kenyota, sono state trovate tracce di attività umane risalenti a circa 2,5 milioni di anni fa: si tratta di manufatti (schegge e strumenti su ciottolo di lava), frammenti di ossa di animali e manuporti (pietre di un tipo presente in zone distanti, portate in loco dall’uomo).

 

In base ai fossili attribuiti a questi Ominidi (scheletri completi, crani interi o frammentari, ossa e pezzi di ossa, impronte) i paleoantropologi sono riusciti a ricostruire, sia pure approssimativamente, l’aspetto fisico e il comportamento.

 

Il più antico fra questi reperti è “Millennium Man“, forse l’anello di congiunzione fra gli ominidi e le scimmie antropomorfe e vi spicca il “bambino di Taung nonché la celebre “Lucy“, una femmina bassa e grassottella.

Il tour alla scoperta del primo uomo sulla Terra finisce e si torna a North Kinangop per l’ultimo controllo dei pazienti e poi fare una sosta alla bidonville di Nairobi, visitare un piccolo ospedale condotto dalle Piccole Figlie di San Giuseppe e tornare a casa. Il ritorno a maggio.

Durante   la festa dell’arrivederci, il Lions Club Alba Langhe ha donato, a don Sandro e Suor Fidelia, due orologi che non solo segnassero il tempo che passa, ma scandissero la sintonia che c’è fra Lions e Kinangop e siano espressione di unione e condivisone di intenti.

Ghiaccio Spettacolo festeggia 10 anni di magia

Sono trascorsi dieci anni dall’esordio della Compagnia di Ghiaccio Spettacolo sulla pista del Palasesto di Sesto San Giovanni e, anno dopo anno, il gruppo di ex pattinatori guidati da Andrea Vaturi ha emozionato l’Italia con le sue esibizioni, raccogliendo l’importante eredità di Alessandro De Leonardis, tragicamente scomparso nel 2011, che era stato l’ideatore di “Stars on Ice”, spettacolo estivo di pattinaggio itinerante

Ghiaccio spettacolo celebrerà il decimo compleanno proprio dove tutto è iniziato, sul ghiaccio del Palasesto sabato 1° febbraio con uno show che porterà in scena il meglio di dieci anni di spettacoli.

In “10 Years Celebration Show” si esibiranno le coppie di campioni di danza sul ghiaccio formate da Federica Faiella e Massimo Scali e da Charléne Guignard e Marco Fabbri, la coppia di artistico Nicole Della Monica e Matteo Guarise, i pattinatori Daniel Grassl e Matteo Rizzo, la coppia di pattinaggio acrobatico Alice Velati e Davide Pastore, l’inedita coppia formata dalla campionessa del mondo di danza sul ghiaccio Anna Cappellini e da Ondrej Hotarek, campione di pattinaggio artistico. Scenderà sul ghiaccio del Palasesto la torinese due volte campionessa italiana Giada Russo. Gli atleti saranno accompagnati dalla Band On The Rocks e dalla straordinaria voce Rhythm&Blues di Eric Turner e da tutti i pattinatori che, nel corso degli anni, hanno fatto parte della compagnia.

Una parte del ricavato dello spettacolo sarà devoluta all’Associazione “Il Sogno di Iaia” e destinata al reparto di Oncologia Infantile dell’Ospedale Buzzi di Milano.

“10 Years Celebration Show”, Sabato 1° Febbraio 2020, ore 21 – Palasesto – Piazza 1 Maggio – Sesto San Giovanni (MI) – Biglietti acquistabili su VIVATICKET – www.vivaticket.it.

 

Barbara Castellaro