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Bene Banca, uno sguardo rivolto ai giovani

Da oltre un secolo banca del territorio al servizio di famiglie e agricoltori, ora rivolge la sua attenzione anche ai giovani. Approvato il bilancio con un utile netto al termine del primo anno di mandato, dopo il periodo di amministrazione straordinaria

 

 

benebancaUna banca radicata sul territorio, che coniuga impresa e innovazione, ma anche capace di rivolgere un’attenzione primaria al mondo dei giovani. Questa è Bene Banca, che ha approvato domenica 10 maggio a Benevagienna l’esercizio 2014 nel corso dell’assemblea dei Soci. ” A quasi un anno dalla riconsegna dell’ente alla gestione ordinaria – spiega il presidente di Bene Banca, Pier Vittorio Vietti –  la banca ha ripreso il suo cammino verso traguardi importanti,  quali la sua affermazione come banca locale di  riferimento per le famiglie e gli operatori economici del territorio, la produzione di risultati aziendali positivi, capaci di consentire l’incremento della patrimonializzazione e il sostegno alle comunità locali, nella prospettiva della mutualità e della cooperazione. Sono proprio questi ultimi, infatti,  i principi fondamentali del movimento del Credito Cooperativo”.

 

“Bene Banca – aggiunge Pier Vittorio Vietti – nel suo DNA ha alcune specificità che la distinguono dalle altre banche, in quanto è un esempio digiovani banca credito cooperativo.  Proprio la comparsa in Italia del Credito Cooperativo, attraverso le prime Casse Rurali e artigiane a fine Ottocento,  ha rappresentato la prima reale opportunità per la gente comune di utilizzare i servizi finanziari. Milioni di piccoli agricoltori, artigiani, operai, imprenditori e professionisti, operatori del sociale e le loro famiglie hanno potuto ricevere fiducia, ottenere credito e migliorare la propria condizione di vita. Proprio i nostri soci cooperatori, che hanno superato i settemila, costituiscono la nostra ragion d’essere. La nostra missione è rispondere alle loro esigenze finanziarie, anche se la nostra attenzione è rivolta anche ai non soci”. “A distanza di un anno dalla fine del commissariamento abbiamo chiuso il bilancio in utile – precisa Vietti – Il bilancio di esercizio al 31/12/2014, che si riferisce a un periodo di soli sette mesi, dal primo giugno al 31 dicembre, evidenzia un utile netto di 305 mila euro e una raccolta complessiva di 946 milioni di euro, con un incremento di 33 milioni di euro nel comparto gestito. Bene Banca ha inoltre erogato impieghi per 50 milioni di euro destinati per la quasi totalità alla provincia di Torino e a quella di Cuneo”.

 

Ma Bene Banca è anche costantemente proiettata verso il futuro, con un’attenzione particolare rivolta ai giovani, per porli nella condizione primaria di acquistare il loro bene primario, la prima casa. Per questa ragione ha creato un mutuo rivolto ai soci con meno di 35 anni, che si può estendere anche ai lavoratori atipici, e che prevede la possibilità di sospensione delle rate per due volte per sei mesi, nel corso dell’ammortamento, e con una durata fino a 35 anni. “Infine – conclude il presidente Vietti –  Bene Banca è stata protagonista di un importante accordo siglato con Confartigianato Fidi Cuneo, con la possibilità di stanziamento per i soci di un plafond di  20 milioni di euro per acquisto scorte, assunzione di personale, finanziamenti, trattamento di fine rapporto e immobilizzazioni immateriali. I soci della Banca, del Sistema Confommercio della provincia di Cuneo e della Confidi hanno potuto inoltre beneficiare dello stanziamento di 10 milioni di euro per il 2015 e 2016”.

 

Anche i privati ricevono dalla banca un’attenzione particolare.  Bene Banca, e questa è una novità rilevante, ha creato dei nuovi finanziamenti che danno la possibilità ai soci di ottenere fino a 25 mila euro di spread a partire dal 3.5%. In questo nuovo anno di vita la banca si è concentrata,  infatti,  nel proporre prodotti che prevedano un lungo periodo di pre- ammortamento, dove si pagano solo interessi. Questi prodotti possono essere, infatti, molto congeniali agli agricoltori,  che, nel momento in cui effettuano un investimento,  attendono ritorni economici nel medio- lungo termine.

 

Mara Martellotta

Granero, le donne e i brillanti

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granero2La storia di questo piemontese lanciato nel mondo è un bell’esempio di genialità e successo; vale la pena raccontarla a partire dagli esordi

 

Se è vero – come sosteneva Marilyn Monroe – che i brillanti (e per estensione i gioielli) sono i migliori amici di una donna, allora per una sorta di magica proprietà transitiva Fabrizio Granero è l’alleato che tutte vorremmo avere. Perché -partito da Pinerolo, tappa a Montecarlo, arrivato alle vette di Gstaad- oggi è il gioielliere più amato dal jet set internazionale ed i nomi più altisonanti di aristocrazia, industria, finanza e spettacolo, è a lui che si rivolgono se vogliono un gioiello unico, creato a misura della loro personalità. Dai principi di Monaco alla famiglia Douglas, da Liz Taylor a Joan Collins, passando per i Rossellini, i Sinatra, Sammy Davis Jr. e tanti altri. L’attenzione al dettaglio, la ricerca continua e il feeling con le clienti, sono gemme preziose del suo lavoro e dall’atelier (dove riceve solo su appuntamento) escono solo pezzi di alta manifattura e notevole raffinatezza. Come la sua ultima creazione -i cuori di Gstaad- gioiello personalissimo (e must have)  riservato esclusivamente ai proprietari di uno chalet nell’Olimpo delle Alpi Bernesi.

 

La storia di questo piemontese lanciato nel mondo è un bell’esempio di genialità e successo; vale la pena raccontarla a partire dagli esordi: «Dato che a scuola andavo maluccio, mia madre mi impose di fare qualcosa nella vita e di scegliere tra alcune opzioni: la gioielleria è quella su cui puntai, partendo subito per Valenza Po. Dopo 6 mesi vendevo già diamanti  molto importanti».

 

-Quando il primo scatto?

«La mia fortuna è stata quando amici di famiglia torinesi divorziarono e la signora volle disfarsi di tutti i gioielli che le aveva regalato il marito. Così, a 19 anni, mi sono trovato a trattare pezzi importantissimi, compresi diamanti da 20 carati».

 

-Perché all’inizio proprio Montecarlo?

«La mia famiglia andava a Cap d’Ail ed è li che ho trascorso le estati della mia infanzia. Ho sempre detto che poi sarei andato a vivere a Montecarlo, dove tra l’altro il clima non è niente male».

 

-La fama com’è arrivata?

«Ho fatto dei gioielli per clienti casuali; alcuni personaggi famosi li hanno visti e a loro volta mi hanno commissionato creazioni che abbiamo disegnato insieme. La mia musa-cliente è stata la principessa Caroline di Monaco che mi ha portato fortuna e presentato al mondo. Ancora oggi, in occasioni particolari, i Grimaldi mi chiedono di creare i gioielli adatti».

 

-Quanto è stato difficile diventare il gioielliere dell’elite internazionale?

«Direi che è stato casuale e non complicato. Fondamentale il passa parola. Uno dei primi è stato Roger Moore che mi ordinò dei gioielli per la moglie Luisa; poi lei mi presentò agli amici e così  ho iniziato a vendere dall’uno all’altro, a catena. Non ho mai dovuto fare pubblicità per promuovere il mio lavoro. E sono clienti come gli altri, forse perfino meno capricciosi».

 

– C’è qualche aneddoto che può raccontarci?

«Barbara, la moglie di Frank Sinatra, voleva un anello con diamante molto importante e chiesero consiglio anche a me, che allora avevo 24-25 anni. Ebbi l’idea di chiamare New York e fare tagliare un solitario con le misure corrispondenti alla sua data di nascita. Quando gli altri gioiellieri del mondo presentarono le loro creazioni, dissi che erano tutte molto belle, ma che nessuna avrebbe avuto le date che la rappresentavano, è così che scelsero la mia».

 

-Cosa può dirci di Liz Taylor, famosissima per le strepitose parure?

«L’ho conosciuta che aveva già tutti i gioielli del mondo; io gliene ho modificati alcuni. Quando era a Gstaad in vacanza le ho fatto anche un importante anello con zaffiro».

 

-Come sono nati i cuori di Gstaad?

«Un po’ come segno di gentilezza verso la città in cui abito da anni. Ho sempre trovato divertente l’arte locale del découpage ed  ho pensato di riprodurre sull’oro quello che altri fanno sulla carta. Ed ecco l’idea di creare un gioiello solo per i proprietari di chalet, personalizzandolo con la loro abitazione al centro di un paesaggio bucolico e inserendo elementi a scelta: dall’orso, simbolo araldico di Berna, agli animali di casa. Ogni ciondolo è diverso dall’altro e per non inflazionarli li creo solo per chi ha casa qui».

 

-Quindi sono simbolo di un certo lifestyle; ma lei fa solo gioielli dal costo proibitivo?

«No, anche perché la mia filosofia è che l’unicità di un gioiello non è dettata dal costo, ma da chi lo indossa. Recentemente ne ho creato uno da meno di mille euro, e le assicuro che non è inferiore ad altri. Comunque, neanche il jet set ama sprecare i soldi».

 

-Le sue pietre preferite?

«Quelle di colore, come zaffiri, rubini e smeraldi: sono più rare e particolari, hanno più charme, storia ed eleganza rispetto ai diamanti, che comunque uso molto».

 

-Gli errori da evitare quando si sceglie o si fa fare un gioiello?

«Intanto, farselo fare è già un passo avanti. Comprarlo è un’altra cosa. Ci sono clienti che chiedono “di chi è quello?” Ma il gioiello non è di qualcuno; se non fa parte della personalità di chi lo porta, è un errore. Quindi no all’omologazione. E quando si vede arrivare prima il gioiello della persona, c’è qualcosa che non va».

 

– Qualche buona regola da seguire?

«Un po’come per gli abiti, occorre dosare in modo adeguato all’occasione. I gioielli sono importanti, devono brillare e vedersi, sono fatti per quello e ci devono essere; ma non sempre e non è detto che stiano bene a chiunque. Non c’è una regola generale».

 

-Come si sfugge all’omologazione?

«Scegliendo oggetti che non siano solo questione di prezzo, ma che abbiano dentro anche qualcosa di chi li possiede. E’ una questione di buon gusto; oggi molte persone preferiscono non comprare una borsa o un gioiello che hanno tutti».

 

-Le sue soddisfazioni più grandi?

«In realtà mi muovo in un mondo molto particolare, occorre cautela: da un lato, c’è il desiderio e l’orgoglio di mostrare quello che si crea; dall’altro, l’obbligo alla discrezione che vieta di dire a chi si è venduto il gioiello. Ma le soddisfazioni non mancano; per esempio un anno fa, su un giornale italiano, è apparso un personaggio che indossava una mia creazione fatta 25 anni prima e per me è stata un’enorme gratificazione».

 

-Consigli per i giovani che vogliono intraprendere e percorrere la sua strada?

«Ormai è tutto molto standardizzato e la maggior parte del lusso si fabbrica in Cina e India; io sostengo che il vero lusso non può essere quello. E’ importante imparare da chi conosce bene il mestiere e poi andare oltre: non copiare, non accontentarsi mai, lavorare sulle proprie idee, magari anche sbagliando».

 

-Lei come e a cosa sta lavorando?

«Ho un laboratorio privato con 4 dipendenti, mentre per alcuni lavori particolari mi avvalgo  di collaboratori a Valenza e Ginevra. Ho appena fatto un girocollo di zaffiri molto importante e sto pensando ad una collana incassata a tubo. La mia è una continua ricerca: da 3 settimane lavoro allo snodo di un orecchino che abbia la parte alta fissa, e la possibilità di agganciare facilmente vari pendenti, a seconda delle occasioni».

 

-Immagino che la sua clientela non senta la crisi, ma arabi e russi come si regolano?

«Effettivamente il gioiello importante  non conosce battute d’arresto. Ho 3-4 clienti arabi estremamente raffinati, per niente problematici; anzi dal loro buon gusto imparo molto. Invece  i russi sono attaccati alla griffe; per loro conta il nome famoso che etichetta ed è fondamentale che gli altri sappiano quanto hanno speso».

 

-In definitiva, i gioielli cosa aggiungono alle donne?

«Una donna ha già molto di suo; il gioiello, se ben fatto, dà luminosità, vita ed éclat».

 

-E quando lei crea un gioiello a cosa pensa?

«Alla persona che lo indosserà: a cosa dovrebbe o potrebbe portare, e darle un qualcosa di più».

 

Laura Goria

 

-I gioielli realizzati da Fabrizio Granero sono  distribuiti in esclusiva da KUNTA SA

www.kuntaluxury.com

 

 

Una "San Giuseppe" di successo

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Per tutta la durata dell’evento un afflusso costante di pubblico

 

E’ calato alle 21 di domenica il sipario sull’edizione numero sessantanove della Mostra regionale di San Giuseppe che si è svolta, a partire da venerdì 13 al Quartiere fieristico della Cittadella. E anche in questo fine settimana come nel precedente c’è stato un afflusso tale da costringere, sia pure una sola volta, intorno alle 17.30 di domenica, a bloccare il flusso dei visitatori. Carlo Manazza, di Manazza Gefra Srl di Cassolnovo (Pavia) società specializzata nel settore fieristico che ha organizzato la Mostra rileva, con soddisfazione come “Questa edizione sia stata un successo e la conferma della formula vincente degli ultimi anni, con l’ingresso libero ed il percorso a giorni alterni. Lo ha dimostrato l’afflusso continuo sin dalla sera dell’inaugurazione, proseguito per tutte le serate, con i picchi del primo fine settimana, quando domenica 15 si è dovuto provvedere per ben sedici volte al fermo temporaneo degli ingressi e di questo fine settimana, dove comunque è stato notevole”. A dimostrazione dell’eco che la Mostra h ormai anche al di fuori del Monferrato Casalese e della provincia di Alessandria, nei giorni scorsi sono giunte all’Ufficio Fiera molte richieste provenienti dalla Lomellina, dall’Astigiano, dal Vercellese ed anche dal Novarese. Tutti i settori merceologici hanno dato il loro contributo alla riuscita di un evento che ormai costituisce una vetrina che va al di là del Casalese, e – come ogni anno – il pubblico si è soffermato nell’area riservata all’enogastronomia, locale e nazionale, arricchita dalla presenza degli stand della Regione Siciliana. Positiva è stata la anche la partecipazione agli eventi collaterali, altro elemento di arricchimento della manifestazione fieristica, che hanno occupato tutte le sere senza interruzioni l’area eventi, dove sono state collocate le 150 fotografie di Pier Giuseppe Bollo che con il suo grandangolo ha colto il Monferrato in aspetti che possono davvero essere una stupenda carta di presentazione per Expo o l’Unesco. Tra le manifestazioni, oltre ai momenti musicali, al convegno sul Controllo di vicinato (cui hanno preso parte diversi amministratori monferrini e non), alla rappresentazione della Bella e la Bestia a cura della comogania Giovani Artisti, alle due partecipate iniziative della Croce Rossa, presente in forza all’evento, una menzione particolare la  merita quella a cura della sezione casalese dell’Ana e dell’Istituto superiore Balbo sui “Il papà e la famiglia nella Grande Guerra” che ha registrato un pienone come si era visto rare volte. E insieme alla San Giuseppe si è conclusa la 21 edizione di Arteinfiera curata dall’artista e critico Piergiorgio Panelli, con un ricordo positivo sia dal punto di vista qualitativo dei 12 artisti scelti che dall’affluenza del pubblico tra i quali molti  giovani. Gli invitati di questa edizione intitolata “Quasi energia” hanno regalato veramente un ‘energia contaminante di creatività usando linguaggi diversi dall’espressionismo di Michele Tammaro, all’informale luminoso dello stesso Panelli, all’installazione eclatante e filosofica di Saldì, alla gestualità di Andrea Pollastro, alla raffinata matericità di Iris Devasini. Le fotografie poetiche di Igor Furlan, l’opticall art sofisticata di Massimo Salvadori, l’iperrealismo di Giulia Savino e quello di Livio Degiovanni, l’energia di Giada Ronci, l’onirico di Simone Murru, l’astrattismo di giuliano Mangani, la plasticità di giorgio Grosso. Positiva e graditissima è stata, infine, Casale Comics 10, la decima edizione dedicata agli eroi di carta della Sergio Bonelli Editore, allestita dallo staff di Monferrato Eventi con la supervisione di Luigi Corteggi “Cortez”, art director della casa editrice milanese. E proprio “Cortez” è stato il protagonista, insieme ai tre disegnatori presenti domenica in Mostra, Claudio Villa, Pasquale del Vecchio ed Alessandro Picinelli, di una grande giornata di creazioni dal vivo, che hanno trovato un grande apprezzamento da parte del pubblico.

 

Myosotis, fiori per ogni occasione

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Maria e Nino, abili compositori fiorai e disponibili alle esigenze dei clienti

 

Di negozi di fiori in Torino ce ne sono davvero tanti, ma Myosotis, a Santa Rita è unico nel suo genere; non solo per i fiori in sé, ma soprattutto per la bravura e la maestria dei proprietari, Maria e Nino, abili compositori fiorai oltre che persone squisite e disponibili alle esigenze dei clienti. Il loro servizio comprende la consegna a domicilio in città e (non solo) tramite interflora e la creazione di complementi di arredo.  Merita passare in negozio, in corso Orbassano 163, anche solo per ammirare l’allestimento della vetrina, con fiori e piante per tutte le occasioni, dalle rose alle splendide orchidee bianche.

 

Angela Barresi

L'auto, essenza del futuro

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Da biAuto cocktail per l’inaugurazione dei nuovi locali in via Bologna 102, per celebrare 30 anni di storia nel segno di BMW e MINI, protagoniste con 5 modelli in anteprima assoluta a Torino

 

Nella metafisica aristotelica l’essenza è “ciò per cui una cosa è quel che è” e in base a cui si differenzia da tutte le altre cose. Passato, presente e futuro: 30 anni di biAuto in una notte, in una essenza, in un profumo, in una filosofia condivisa con BMW e MINI: essere i leader, i migliori attraverso alcuni valori imprescindibili, l’innovazione, la passione, la reputazione. Si respirerànell’aria giovedì 19 marzo a partire dalle ore 19.30, si nasconderà in ogni angolo dei suoi nuovi locali, ridisegnati secondo i più alti standard qualitativi di BMW Group in via Bologna 102: 30 anni appunto, di sfide, essenza della proprietà, che vuol condividere e brindare con tutti coloro che hanno creduto nel mood di biAuto, un’essenza che si ammanta di futuro e parla il linguaggio delle novità e delle emozioni.

 

Sarà una serata unica, indimenticabile, spettacolare, dove spiccheranno alcune rare fragranze, griffate BMW e MINI e i modelli avveniristici di BMW i che esaltano un nuovo concetto di mobilità urbana e sostenibile, in anteprime assoluta. Sarà un crescendo rossiniano, sviluppato su 5 livelli: la BMW Serie 6 Gran Coupé, un nuovo modello che conferisce all’eleganza una forma nuova; la BMW X6 M, sinonimo di potenza, temperamento e agilità; la nuova BMW Serie 1 con il suo mix perfetto di dinamismo mozzafiato, design deciso e materiali pregiati, ideale per chi vuole vivere la vita in maniera attiva. Sul fronte MINI due esemplari decisamente unici: da un lato la MINI Countryman realizzata in collaborazione con C.P. Company, dove il massimo della libertà su strada, capace di vivere una mobilità versatile e uno stile di vita attivo, incontra il meglio dello sportswear Made in Italy; dall’altro la MINI con il motore più potente di sempre (170 KW/231 CV), la nuova MINI John Cooper Works che combina l’autentico race feeling e un design dalla forte carica emotiva e una tecnologia innovativa.

 

Passato, presente e appunto futuro: #essenzadelfuturo è anche un hashtag che coinvolgerà i propri ospiti in originali momenti di condivisione a distanza, perché biAuto ormai da tempo è attiva sui principali social network. Insomma un profumo mette in moto emozioni passate, ma le idee sono guidate dal domani. Così è stato, così è e così sarà. Un’essenza non ammette eccezioni: “ciò per cui una cosa è quel che è” diceva Aristotele, si differenzia da tutte le altre, come biAuto da 30 anni.

 

Il Coniglio felliniano innamorato

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bottega3bottega1Il circo della vita con i clown e le trapeziste, ballerine e avvocati, la piccola orchestra che suona ininterrottamente, trovano lo spazio alla Bottega gastronomica. L’amore è l’amore

 

 

C’è tanto di evocativo nel cibo in Bottega, sta scritto sulla lavagna. Una piccola Parigi con accento romagnolo vista Po, onirico felliniano insieme alla Fisiologia del gusto di Brillat-Savarin nella città del mistero e del contemporaneo ora sgargiante di Luci d’Artista.

 

Arte, sogni e bugie, dove l’osservatore attento riconosce il domestico, colori sgargianti e grigio rarefatto e sogni, strass, cuscini e il trovatello gatto Augusto acciambellato sul sofà giallone metà ottocento comperato al Balon.

 

Ecco che le meditazioni di Brillat-Savarin, i nobili squattrinati, l’olfatto di vaniglia e tabacco, i biscotti e lo zucchero, sangiovese corpulento e sarde fritte. Il circo della vita con i clown e le trapeziste, ballerine e avvocati, la piccola orchestra che suona ininterrottamente, trovano lo spazio alla Bottega gastronomica. L’amore è l’amore.

 

Il Piatto di Gennaio dedicato a Federico Fellini

Coniglio innamorato con la piada e la marmellata dicipolle rosse, le erbe cotte, il formaggio morbido e i pomodori spaccati al sale grosso.

 

 

Bottega Gastronomica varda, cata e mangia! 

www.facebook.com/Bottegaportapila

Via Matteo Pescatore, 10 Torino

 

Vieni a trovarci: sempre aperto, dalle h 12.00 a h 00.00.

 

 

Alla Bottega la sapienza del cibo

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bottega1bottega2Inaugurazione della nuova location. Mostra di quadri Take a Break di Serena de Giere, cartomanzia, lettura delle carte a 4 mani. Via Matteo Pescatore 10, Torino

 

Nel dedalo di viuzze dietro la regale Piazza Vittorio, dietro la Fondazione Antonio Gramsci, precisamente in Via Matteo Pescatore 10, da qualche settimana si è trasferita la Bottega Gastronomica, nata un anno fa in Porta Palazzo dall’importante recupero architettonico e urbanistico voluto e realizzato dalla Compagnia San Paolo.La Bottega Gastronomica vi invita all’inaugurazione ufficiale della sua nuova location nel salotto torinese nei pressi del fiume Po, che si terrà venerdì 12 dicembre alle ore 19.30 per farvi scoprire i suoi spazi dedicati alla sapienza del cibo e alla tradizione dello street food, il “cibo da strada” che più di altri riesce a riassumere e tradurre culture e tradizioni di popoli diversi. 

 

Un luogo dove si può degustare ciò che è stato appena cotto nella cucina open che accoglie gli ospiti direttamente all’ingresso del locale, oppure un acquistare un comodo take away. Su una lavagna in stile 5° elementare potrete scegliere il vostro menù alla carta, ma non ci sono i menù “di carta”, tutto rigorosamente a voce! Una cucina tra lo stile sabaudo – piemontese, la tradizione romagnola e il cibo da strada appunto. A cena il prezzo è pieno, mentre a pranzo è semplicemente scontato del 50% per venire incontro a pranzi di lavoro, chiacchiere ed atmosfere da bar o convivi universitari.La Bottega Gastronomica vi ospiterà tutti i giorni dalle h 12.00 alle h 00.00. Un luogo dove poter fare un buon pasto, stuzzicare una golosità, comprare del cibo take away, mangiare una torta casalinga, leggere un libro sorseggiando un caldo caffè e connettersi liberamente al wifi. C’è anche un pianoforte, appoggiato in un angolo, se qualcuno volesse cimentarsi a suonare…All’inaugurazione, si darà il via ad un susseguirsi di artisti che esporranno opere in Bottega. 

 

La prima esposizione Take a Break è di Serena de Gier, una cuneese di adozione ma parmense di nascita che con le sue Facce Pop mostra volti strappati alla vita quotidiana, imprigionati in uno sguardo stupito, in un momento di nostalgia, in un gesto distratto, istantanee catturate con “la cura della disattenzione”.Lo chef e bottegaio Giacomo Tabellini, bolognese fino al collo, è colui che con passione vive la Bottega tutti i giorni insieme al suo staff e che vi proporrà anche dei corsi di cucina e degli show cooking durante l’anno. Riprenderanno infatti le buone abitudini delle Chiacchiere in Bottega: un ciclo d’incontri che porterà giovani produttori piemontesi in Bottega con degustazioni guidate e aperitivi tematici che permetteranno di assaggiare prodotti agroalimentari locali. L’artista Serena de Gier, che sarà presente in Bottega, ha dichiarato: “con Take a Break espongo alcuni dipinti delle mie serie di opere: “Mani in faccia” e “Mangiare lento” (quest’ultima nata da una collaborazione con la rivista Slow Food), entrambe concepite dal mio desiderio di ritrarre il rapporto fra l’essere umano ed il tempo. Non è un caso se la mostra di presentazione del mio lavoro, all’Istituto italiano di cultura a Copenaghen, si chiamava “Fermo immagine”: spesso ho lavorato con i frame di film o documentari, cogliendo l’attimo come un colpo di fulmine, riconoscendo nell’istante una storia di amore e piacere fra l’uomo ed il tempo. 

 

Questo avviene in un momento di intimità, in una pausa strappata allo scorrere impetuoso del tempo, in un attimo di rilassatezza, giocherellando con un cucchiaio o con un bicchiere, ponendo le mani o una tazza di caffè davanti al volto come per nasconderne l’intima natura quando, invece, ogni dettaglio, dallemani, allo sguardo, alla posa, sembra gridare autocompiacimento, piacere, bellezza.Questo era quello che volevo ritrarre: la bellezza espressa nell’attimo in cui sappiamo prenderci il tempo per trovare respiro, per concederci un sapore, per gustare la vita”.La serata di venerdì 12 dicembre, sarà avvolta da un’aurea magica: a disposizione del pubblico i responsabili del progetto Olistic Art che da diversi anni si occupano professionalmente di astrologia e cartomanzia. 

 

Olistic Art propone queste discipline in modo eclettico e divertente avvalendosi in certe circostanze della collaborazione di compagni di strada di ogni stampo: pittori, cabarettisti, musicisti, cuochi e chiunque abbia il desiderio di infrangere ogni barriera artistica e culturale. Nei consulti, viene utilizzata una metodologia nuova e insolita: la lettura delle carte a 4 mani, ossia due cartomanti che interpretano la stesa delle carte usando mazzi di origine diversa. La collaborazione di Olistic Art con la Bottega Gastronomica consisterà in incontri settimanali nei quali è possibile usufruire in modo diretto dei consulti.

 

Bottega Gastronomica varda, cata e mangia! www.facebook.com/Bottegaportapila

 

Vieni a trovarci: sempre aperto, dalle h 12.00 a h 00.00. Come raggiungere la Bottega GastronomicaTram: 13, 15, 16Bus: 30, 53, 55, 56, 61, 70Se vieni in bicicletta all’inaugurazione ti regaliamo un bicchiere di vino rosso.Contatti ospitiSerena de Gier: https://www.facebook.com/SerenaDeGier?fref=tsOlistic Art: https://www.facebook.com/profile.php?id=100004817792144&fref=tsContattiBottega GastronomicaGiacomo Tabellini / +39.339.6136102 / tabellini.giacomo@gmail.comGiorgia Franco / +39.349.0068004 / franco.giorgia@gmail.com

The Secret Home, Natale come a New York

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Un ambiente  black and silver  dove “mondi diversi si incontrano ,proprio come nella grande mela , per ricollegarsi alla tradizione del nostro Natale”

 

Lo scrigno segreto di Giorgia Mirabella , in occasione del Natale apre ai suoi ospiti con uno speciale allestimento dedicato ai party della New York anni ‘ 80. ”  The Secret Home”  è il rinomato attico torinese, abitazione privata della designer, che ospita un’esposizione permanente di  creazioni che spaziano dai tessuti d’arredo ai bijoux,dalla scultura  alla fotografia , nonche’ alla moda e high tech . Un mix di oggetti affascinanti e misteriosi, che racchiudono bellezza e  qualità dei materiali per arricchire la casa di stile e design.

 

Per festeggiare il Natale 2014 Giorgia ha scelto un ambiente  black and silver  dove “mondi diversi si incontrano ,proprio come nella grande mela , per ricollegarsi alla tradizione del nostro Natale” con numerosi ospiti tra stilisti, fotografi, artisti e un marchio di sartoria per arredo di interni. Promesse anche delizie per il palato ed healthy food grazie al partner gastronomico del Golf club I Girasoli.

 

 

The Secret Home- Via Massena 11 – 5° piano dalle 15.00 alle 20.30.

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