Tradizione addio. Il prossimo 24 giugno per la festa di San Giovanni i consueti fuochi d’artificio saranno sostituiti da uno stormo di 200 droni telecomandati da un software che volteggeranno nel cielo di Torino illuminati e a tempo di musica. La svolta tecnologica e ecologicamente corretta e’ stata intrapresa dalla giunta municipale che, con l’approvazione di una delibera, ha ufficializzato la scelta. Soddisfazione da parte della sindaca Appendino per questa novità assoluta in Europa. I torinesi apprezzeranno?
Ieri il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha incontrato a Losanna il capo del Cio, Thomas Bach, anche per discutere delle tematiche relative al percorso per la candidatura per i Giochi olimpici Invernali 2026. A tale proposito resterebbe in piedi l’ipotesi di doppia olimpiade organizzata tra Torino e Milano. Avevano preoccupato i torinesi le dichiarazioni del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che aveva detto no in mattinata a un tandem con il capoluogo piemontese, ma il Coni e il Cio paiono procedere per la loro strada, esaminando le proposte ricevute. “Sulle Olimpiadi la posizione non è cambiata. Io penso che Milano abbia tutte le carte in regola, ma non farà nulla senza un governo e il suo appoggio – aveva detto il primo cittadino di Milano – è per un motivo semplice: organizzare le Olimpiadi è molto costoso, e sarebbe una follia distrarre fondi per altre funzioni e altri servizi ai cittadini”.
AVVISTAMENTI di EffeVi
Torino è messa talmente male che tentare i Giochi è una strada obbligata: ma attenzione ad evitare sprechi, spese folli, cattedrali nel deserto e danni alle imprese piemontesi. Un po’ di memoria, a costo di smitizzare il 2006
Se si ha il coraggio di guardare i dati socioeconomici di Torino, l’opzione di tentare la candidatura alle Olimpiadi del 2026 appare senza alternativa, e le controindicazioni all’operazione (ché ce ne sono parecchie, anche sulla scorta degli errori commessi nel 2006 e tuttora negati dai protagonisti dell’epoca) risultano comunque secondarie: meglio una scommessa azzardata che una morte per strangolamento, neppure tanto lento. I numeri sono impietosi, onestamente ricordati persino dal giornale cittadino tradizionalmente più sensibile al pudico orgoglio provinciale subalpino: poco più di 220mila imprese registrate, il dato più basso dal 2003; demografia delle imprese in saldo negativo di 3.000 unità; disoccupazione al 12,3% per gli uomini e al 12,8% per le donne, disoccupazione giovanile sopra il 40%. Formazione generale della forza lavoro bassa, alto indice di invecchiamento e di dipendenza. Numeri che collocano la capitale sabauda, già vertice del triangolo industriale del Nord, ai livelli di Napoli, Catania e Messina.
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Perciò, ben venga la scommessa delle Olimpiadi, nella consapevolezza che la strada è lunga e irta di ostacoli, e che bisognerà evitare che, dopo la prevedibile euforia e il boom immediato – ingenerato dalle peraltro sempre più scarne iniezioni di denaro pubblico – non sia seguito da uno scenario di fallimento tecnico, visti i precedenti. Con la differenza che la Torino del 2018 (già al limite del crack solo per il debito di GTT) non è la rutilante capitale del 2006.Gli ostacoli politici, intanto: non sappiamo quale sarà la composizione dei Governi che dovranno gestire in prima persona la candidatura e, eventualmente, il dossier se Torino dovesse vincere. Sappiamo che c’è un partito di maggioranza relativa, a Torino come a Roma, in cui la diffidenza per le Olimpiadi è diffusa, per essere gentili. Un partito la cui pancia profonda non risponde né al suo padre fondatore (l’appello di Grillo è stato smentito dal pronunciamento dei gruppi consiliari in Sala Rossa – un aspetto minore del generale distacco della creatura dal suo demiurgo) né alla volenterosa Chiara Appendino, che tra mille difficoltà si è accorta di quanto sia difficile interpretare Evita Peròn sotto la Mole.
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E’ curioso, infatti, che Il Sindaco, che siede al suo posto sorretta da un monocolore grillino, possa pensare di tirare dritto contro la maggioranza (tutta) che la sostiene. Ieri (lunedì) è stata respinta, col voto compatto dei grillini in Aula, una mozione del Pd a favore delle Olimpiadi. E questo, dopo che Appendino, contro la maggioranza a partito unico che l’ha portata lì e la sostiene, ha deciso di inoltrare autonomamente la lettera di manifestazione di interesse. Se ciò sia possibile in punto di diritto, richiederebbe l’impegno di illustri amministrativisti, ma in politica siamo alla prima elementare: un Sindaco che va contro la maggioranza si dimette, o chiede la verifica. E se la maggioranza si adegua – come apparentemente hanno fatto i consiglieri grillini – poi non può votare di nuovo contro se stessa due giorni dopo. Veniamo ora ai caveat, perché è inutile fingere che le Olimpiadi siano una festa a costo zero (con l’unica eccezione di Salt Lake City, che generò un surplus) e che la gestione dei conti e degli impianti non comporti un rischio di aggravio per decenni a carico della città ospite. Se siamo onesti, va detto che Torino 2006 fu globalmente un successo, non esente da ombre. L’Agenzia Torino 2006, che si è occupata degli impianti, delle infrastrutture a supporto e delle cosiddette “compensazioni”, ha fatto un buon lavoro, lasciando anche un surplus di 33 milioni finiti in parte al capoluogo in parte ai comuni di montagna. Non mancano le ombre: intanto i costi, che si sono moltiplicati dai 616 milioni di dollari a quasi 3 miliardi di Euro a consuntivo. E poi le grandi incompiute, impianti costosi insostenibili nella funzione originaria, come la pista da bob di Cesana (costo: 105 milioni), il trampolino di Pragelato (34 milioni), l’Oval (70 milioni) o il Palavela (50 milioni).
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Ritrovare una funzione economicamente sostenibile per questi impianti si è rivelato un esercizio al di sopra delle capacità dei nostri amministratori. E resta, ciliegina sulla torta, il villaggio MOI, una ferita aperta in città che tutti i candidati Sindaco del 2016 (a cominciare da Appendino) avevano promesso di sgombrare. Fateci un giro, se ne avete il coraggio. Ci sarebbe da stendere un velo pietoso sulla performance del TOROC, il comitato Olimpico presieduto da Valentino Castellani, incaricato della gestione degli eventi. Ma avendo visto una incredibile intervista dello stesso, forse varrà la pena di rinfrescare la memoria. Sotto la gestione del prof. Castellani – il cui compenso (che non fu mai ufficialmente comunicato, ma secondo un’inchiesta de “Il Giornale” poteva avvicinarsi al milione l’anno) – si mise in piedi una macchina di oltre mille dipendenti in cui non era difficile ritrovare impiegate intere famiglie, perché, (secondo la dottrina Castellani – espressa nella successiva vicenda dello scandalo di parentopoli sulle consulenze del Comune)“la città non è grandissima, l’ambiente è quello che è, diventa persino difficile non rapportarsi sempre agli stessi” (Castellani a Il Giornale, 14/11/2012).
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Tra un’indagine della Procura sugli affidamenti, le dimissioni mai chiarite del potente Vicedirettore Pochettino, successive iniezioni di denaro pubblico dovute all’incapacità di reperire sponsor (forse è difficile se ci si contenta di regnare con questi metodi su una “città non grandissima”), il Toroc tirò a campare, i suoi vertici neanche troppo male, fino alla conclusione. Furono necessari ben due commissariamenti di fatto (il primo, cosiddetta “cabina di regia”, vide l’allora Sindaco Chiamparino doversi far carico di cercare, lui, gli sponsor privati; il secondo fu più robusto, legato all’ennesimo salvataggio pubblico del barcollante Comitato Olimpico, e affidò le redini al sottosegretario Mario Pescante, nominato ad hoc, che non esitò a dichiarare: “Ci sono liti da cortile, tra persone inadeguate, che danneggiano i Giochi” (ANSA, 4 marzo 2005). L’ultimo regalo del Toroc fu mandare in fallimento 200 imprese locali di fornitori. Fu creata una società ad hoc, la Consortium (con modalità piuttosto curiose, un capitale sociale irrisorio e nessun dipendente), con il mandato di gestire i rapporti di fornitura. Dichiarò fallimento lasciandosi un buco da venti milioni e qualche centinaio di lavoratori piemontesi e torinesi che, forse, non hanno un buon ricordo delle Olimpiadi.
N.B. – I dati sopra riportati si riferiscono a documenti ufficiali e virgolettati da organi di stampa. Se a qualche autoproclamato padre della patria venisse il tarlo della querela, procuri prima di collazionare correttamente le fonti.
Ieri sera davanti a Palazzo Civico erano alcune centinaia i residenti del centro città intervenuti per protestare contro l’amministrazione comunale sull’ampliamento della fascia oraria a della Ztl. L’assessore alla Mobilità Maria Lapietra ha comunicato che se ne parla nel 2019, rassicurando che per i residenti non cambierà nulla. Il Comune dice di essere pronto a discutere idee e proposte. L’ipotesi sarebbe comunque di chiudere il centro al traffico automobilistico almeno fino alle 19. Tra i partecipanti – un centinaio in sala colonne e altri duecento in piazza – serpeggiava però una visibile insoddisfazione.
Il nuovo collegio dei revisori comunali da’ l’ok al bilancio di previsione 2018-2020 e al Documento Unico di Programmazione 2018-2021, dopo le polemiche sui conti comunali che avevano portato alle dimissioni del precedente collegio dei contabili. La Corte dei Conti aveva di recente espresso un apprezzamento nei confronti della linea adottata dall’amministrazione pentastellata per far quadrare il bilancio municipale. Intanto la sindaca Appendino bolla come strumentali le critiche giunte da parte delle circoscrizioni cittadine che lamentano eccessivi tagli alle risorse a loro disposizione.
In Piemonte sono sono in aumento i contratti di apprendistato per i giovani under 30 in Piemonte. Erano 23.194 nel 2017 (il 22,2% in più del 2016), invece nel primi due mesi del 2018 l’incremento sull’analogo periodo dell’anno precedente è del 30%. Il saldo positivo è dovuto alla semplificazione normativa e alla nuova disciplina regionale della materia. L’assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero, ha reso nota la situazione in occasione della presentazione di “Alpprentissage (AlpTis)”, il progetto biennale di Unioncamere Piemonte e della Camera regionale dell’Auvergne-Rhone-Alpes, cofinanziato dal programma “Erasmus +” dell’Unione Europea. L’obiettivo è aumentare la diffusione di questo strumento contrattuale ancora poco utilizzato dalle pmi italiane e francesi, anche se in Piemonte questa tendenza sembra essere ormai invertita. Nella nostra regione l’apprendistato rappresenta infatti la quarta tipologia di contratto più utilizzato (8%), dopo tempo determinato (38,2%), somministrazione (32,7%) e lavoro intermittente (8,4%). “La Regione Piemonte – spiega Pentenero – è sempre stata una delle più attive nel promuovere l’apprendistato, un tipo di contratto che intende sostenere in modo innovativo la formazione dei giovani e favorire la transizione dal mondo dell’istruzione a quello delle imprese. Per questo abbiamo deciso di collaborare con Unioncamere Piemonte per avviare una comunicazione istituzionale mirata a diffondere la conoscenza di questa forma contrattuale e dei suoi vantaggi, in particolare fra le piccole e medie imprese”. Unioncamere ha anche attivato il sito www.piemonte.apprendilavoro.it e, in collaborazione con la Regione Piemonte, è in programma anche un ciclo di presentazioni locali dirette alle imprese, organizzate presso le Camere di commercio. Questo il calendario: Alessandria 5 aprile, Asti 10 maggio, Biella 29 maggio, Cuneo 20 aprile, Novara 24 maggio, Torino 23 maggio, Verbania 18 maggio, Vercelli 8 maggio.
Il Comune aveva dato la possibilità di iscriversi via mail. I posti disponibili in sala Colonne a Palazzo Civico, solo 85, sono andati a ruba. Un po’ pochi per discutere di un tema tanto importante quale l’ampliamento della fascia oraria della zona a traffico limitato – la Giunta pare propensa ad allargarlo fino alle 19,30 – tanto che i commercianti e residenti del centro hanno deciso di organizzare alla stessa ora, le 18 di lunedì, davanti a palazzo civico, un flash mob contro la proposta che giudicano disastrosa per i loro negozi. Sarà presente con loro anche l’ex governatore del Piemonte, Enzo Ghigo, che ha scritto in un post su Facebook: “La scelta della Giunta municipale torinese di convocare lunedì 19 marzo, alle ore 18, una mini-assemblea per “progettare” la nuova zona a traffico limitato, in una sala del Comune che contiene solo poche decine
di persone previa prenotazione via mail, non sembrerebbe proprio rispondere alle esigenze di quella partecipazione decisionale della cittadinanza, tanto sbandierata dai pentastellati nei loro programmi. Senza poi contare che a quell’ora i commercianti, tra i soggetti più interessati da un ampliamento dell’orario della ztl, non potranno essere presenti per motivi di lavoro. Non intendo mettere in discussione misure utili a preservare la salute dei cittadini e la vivibilità del centro storico, a patto che queste funzionino e non si riducano a semplice propaganda. Quel che è sicuro è che diverse ore di chiusura in più al giorno danneggeranno le attività economiche in un momento difficile per le imprese e per il lavoro, mentre attorno alla zona proibita alle auto lo smog continuerebbe ad imperversare”.
Alla fine la sindaca, che avrebbe avuto tempo fino al 31 marzo, ha sciolto le riserve inviando in autonomia la lettera di manifestazione di interesse al presidente Malago’ del CONI in cui la Città si dichiara disponibile ad organizzare i Giochi invernali del 2026. In questo modo ha forse evitato l’imbarazzo tra i consiglieri del suo gruppo a Palazzo Civico , molti dei quali sono dichiaratamente contrari ad una nuova avventura olimpica. Il tema sarà di nuovo in discussione lunedì in Sala Rossa. In un comunicato stampa i grillini del gruppo consiliare affermano che valuteranno prossimamente se ci saranno le condizioni ambientali e socio-economiche adatte per ospitare nuovamente l’evento sportivo internazionale in città e sulle montagne olimpiche.
Un “bottino” consistente per le casse municipali dopo il primo giorni di riattivazione dell’autovelox in corso Regina Margherita: una multa in media ogni undici minuti. Il dispositivo fisso per l’accertamento della velocità era rimasto fermo per due anni e ora è nuovamente attivo. Il primo bilancio dei civich è di 136 multe per chi ha sgarrato sul limite di 70 chilometri orari sulla svolta per via Pietro Cossa. Undici anni fa, quando venne inaugurato, furono addirittura 1000 gli automobilisti multati nel primo giorno. Per riattivare l’apparecchiatura sono stati pagati dal Comune 200 mila euro, disponibili dal 2016, ma l’ intervento tecnico e le lungaggini burocratiche hanno dilatato i tempi. A dare battaglia c’è però l’agguerrito comitato “Strademulte”, che sostiene l’illegittimità degli autovelox, perché non sarebbero a norma.
Salt Lake City, la città americana che ospitò i Giochi nel 2002 ripresenta la propria candidatura per il 2030. Un aspetto che rilancerebbe la proposta italiana per le Olimpiadi 2026 a Milano in abbinamento con le valli e le montagne torinesi. Dunque Giochi in tandem con il capoluogo lombardo quale città candidata, ma con il territorio torinese di sostegno. Il Coni dovrebbe propendere su questa scelta . A Torino, in molti ambienti politici ed economici anche questa ipotesi di doppia candidatura non dispiacerebbe. La preoccupazione per il “partito” pro Giochi invernali è sempre legata alla contrarietà di parte del Movimento 5 Stelle. I consiglieri pentastellati critici sull’ipotesi di Torino 2026, sarebbero pronti a votare contro le mozioni proposte da Pd e Lega lunedì a Palazzo Civico. E anche l’ultima riunione degli tutti gli eletti del M5s a Venaria ha visto molte posizioni contrarie alla candidatura olimpica.