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Buste con proiettili contro prefetto, Esposito e giornalisti

Sono state intercettate alle Poste ed erano destinate al prefetto di Torino, all’ex senatore Stefano Esposito e alle agenzie di stampa ANSA e LaPresse quattro buste contenenti alcuni  proiettili. Sono state sequestrate dalla Digos della Questura di  Torino al centro di smistamento postale di via Reiss Romoli. Le missive  contenevano anche alcune minacce  all’indirizzo dell’ex senatore Pd per le sue posizioni a favore  della Tav.

Di Battista: “Tav? Una stronzata da 20 miliardi”

Alessandro Di Battista in un post sul blog delle Stelle scrive: “Il tav è una stronzata che ha un costo complessivo di circa 20 miliardi di euro. All’Italia costa oltre 5 miliardi, alla Francia quasi 9 e l’Europa ce ne mette quasi 4, quindi sempre soldi dei cittadini, anche italiani. E l’Europa ha già speso diverse centinaia di milioni, soldi che potevano avere un fine certamente più utile dato che in 20 anni sapete quanti centimetri di Tav sono stati costruiti? Zero! Nemmeno 5 millimetri di tratta ferroviaria sono mai stati posati per un’opera che è “strategica” da 30 anni. Ci sarebbero opere  utili da fare in Piemonte, come una tratta autostradale decente tra Asti e Cuneo oppure reinvestiamo i soldi del Tav nel completamento e l’ottimizzazione di una metropolitana come si deve per Torino”.  “Secondo la componente pentastellata del governo la Tav non si deve fare per evidente pregiudizio politico. A questo punto il convitato di pietra, la Lega, smetta di tenere il sacco ai 5S per paura di perdere poltrone, si assuma la responsabilità di decidere, ufficialmente e in fretta; noi ci regoleremo di conseguenza”, replica il presidente della Regione, Sergio Chiamparino.

Di Battista: "Tav? Una stronzata da 20 miliardi"

Alessandro Di Battista in un post sul blog delle Stelle scrive: “Il tav è una stronzata che ha un costo complessivo di circa 20 miliardi di euro. All’Italia costa oltre 5 miliardi, alla Francia quasi 9 e l’Europa ce ne mette quasi 4, quindi sempre soldi dei cittadini, anche italiani. E l’Europa ha già speso diverse centinaia di milioni, soldi che potevano avere un fine certamente più utile dato che in 20 anni sapete quanti centimetri di Tav sono stati costruiti? Zero! Nemmeno 5 millimetri di tratta ferroviaria sono mai stati posati per un’opera che è “strategica” da 30 anni. Ci sarebbero opere  utili da fare in Piemonte, come una tratta autostradale decente tra Asti e Cuneo oppure reinvestiamo i soldi del Tav nel completamento e l’ottimizzazione di una metropolitana come si deve per Torino”.  “Secondo la componente pentastellata del governo la Tav non si deve fare per evidente pregiudizio politico. A questo punto il convitato di pietra, la Lega, smetta di tenere il sacco ai 5S per paura di perdere poltrone, si assuma la responsabilità di decidere, ufficialmente e in fretta; noi ci regoleremo di conseguenza”, replica il presidente della Regione, Sergio Chiamparino.

Metro Bengasi, i lavoratori senza stipendio protestano

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I lavoratori del cantiere della metropolitana di piazza Bengasi, che riguarda i due chilometri di metro dal Lingotto alla piazza, hanno protestato davanti al cancello chiuso del cantiere. La manifestazione è stata organizzata dai sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil a fronte del mancato  pagamento degli stipendi e  per chiedere maggiori certezze sull’occupazione. Dopo il fallimento di diverse aziende impegnate nel cantiere, il  15 gennaio ai lavoratori, in tutto una quindicina, non sono stati pagati gli stipendi .  I lavori erano  iniziati nel 2012 ma non sono stati completati. L’apertura  era prevista per l’estate del 2020.

 

(foto archivio – il Torinese)

“Miracolo” al pronto soccorso del Mauriziano

Alcuni giorni fa un uomo, 69 anni, giunge al Pronto soccorso dell’ospedale Mauriziano di Torino, proveniente dall’ospedale San Luigi di Orbassano, con una terribile diagnosi: “ematoma di parete dell’aorta ascendente”, con elevatissime probabilità di rottura e pochissime chances di sopravvivenza se il cardiochirurgo non arriva in tempo a sostituire il vaso incriminato

È una lotta contro il tempo … tempo che sembra essere finito quando improvvisamente il cuore dell’uomo smette di battere. Immediata la reazione di tutto il personale medico ed infermieristico del Pronto Soccorso diretto dal dottor Domenico Vallino. Il medico di guardia, dottor Andrea Landi, coadiuvato dalla sua équipe, comincia le manovre cardio-rianimatorie secondo protocollo. Il dottor Edoardo Zingarelli, della Cardiochirurgia diretta dal dottor Paolo Centofanti, consapevole che il sangue fuoriuscito dall’aorta ha riempito il pericardio ed impedisce al cuore di contrarsi, esegue immediatamente una pericardiocentesi (aspirazione del sangue dal pericardio con un lungo ago), aspirando mezzo litro di versamento. Nonostante l’ecocardiogramma dimostri la scomparsa della parte liquida del versamento, il cuore non vuole saperne di ripartire. A questo punto, appare evidente, che il paziente non ha alcuna possibilità di arrivare vivo nella sala operatoria di cardiochirurgia, dove il personale é già pronto ad accoglierlo. I cardiochirurghi, Zingarelli e Roberto Flocco, non si perdono d’animo e decidono di non mollare nonostante siano già trascorsi 30 minuti dall’inizio delle manovre rianimatorie ed il paziente non dia ancora segni di ripresa. Se il paziente non può andare in sala operatoria, la sala operatoria può andare dal paziente. Vengono avvertiti i cardioanestesisti Arianna Abascià e Luca Amendolia della Anestesia e Rianimazione Cardiovascolare diretta dalla dr.ssa Gabriella Buono, che si precipitano nella “shock room” dell’Area rossa, contemporaneamente viene detto all’équipe infermieristica ed alla tecnica di perfusione di andare in PS.  Si procede alla sternotomia in emergenza, tra un massaggio cardiaco e l’altro, si rimuovono i coaguli dal pericardio ed il cuore ricomincia a battere. Solo a quel punto, dopo aver messo il paziente in sicurezza, viene portato nelle sale operatorie del blocco cardiovascolare per completare il lavoro cominciato. Il paziente esce dalla sala operatoria in buone condizioni emodinamiche, ma con il grosso dubbio sulle funzioni neurologiche per il prolungato arresto cardiaco. Il giorno dopo si sveglia senza alcun deficit e dopo 3 giorni di cure presso la cardiorianimazione viene trasferito presso il reparto di Cardiochirurgia ed attualmente è, in buone condizioni generali, presso il reparto di Medicina Interna diretta dal dottor Claudio Norbiato per completare l’iter diagnostico-terapeutico. Una storia complicata a lieto fine. 

Pierpaolo Berra

(foto: il Torinese)

"Miracolo" al pronto soccorso del Mauriziano

Alcuni giorni fa un uomo, 69 anni, giunge al Pronto soccorso dell’ospedale Mauriziano di Torino, proveniente dall’ospedale San Luigi di Orbassano, con una terribile diagnosi: “ematoma di parete dell’aorta ascendente”, con elevatissime probabilità di rottura e pochissime chances di sopravvivenza se il cardiochirurgo non arriva in tempo a sostituire il vaso incriminato

È una lotta contro il tempo … tempo che sembra essere finito quando improvvisamente il cuore dell’uomo smette di battere. Immediata la reazione di tutto il personale medico ed infermieristico del Pronto Soccorso diretto dal dottor Domenico Vallino. Il medico di guardia, dottor Andrea Landi, coadiuvato dalla sua équipe, comincia le manovre cardio-rianimatorie secondo protocollo. Il dottor Edoardo Zingarelli, della Cardiochirurgia diretta dal dottor Paolo Centofanti, consapevole che il sangue fuoriuscito dall’aorta ha riempito il pericardio ed impedisce al cuore di contrarsi, esegue immediatamente una pericardiocentesi (aspirazione del sangue dal pericardio con un lungo ago), aspirando mezzo litro di versamento. Nonostante l’ecocardiogramma dimostri la scomparsa della parte liquida del versamento, il cuore non vuole saperne di ripartire. A questo punto, appare evidente, che il paziente non ha alcuna possibilità di arrivare vivo nella sala operatoria di cardiochirurgia, dove il personale é già pronto ad accoglierlo. I cardiochirurghi, Zingarelli e Roberto Flocco, non si perdono d’animo e decidono di non mollare nonostante siano già trascorsi 30 minuti dall’inizio delle manovre rianimatorie ed il paziente non dia ancora segni di ripresa. Se il paziente non può andare in sala operatoria, la sala operatoria può andare dal paziente. Vengono avvertiti i cardioanestesisti Arianna Abascià e Luca Amendolia della Anestesia e Rianimazione Cardiovascolare diretta dalla dr.ssa Gabriella Buono, che si precipitano nella “shock room” dell’Area rossa, contemporaneamente viene detto all’équipe infermieristica ed alla tecnica di perfusione di andare in PS.  Si procede alla sternotomia in emergenza, tra un massaggio cardiaco e l’altro, si rimuovono i coaguli dal pericardio ed il cuore ricomincia a battere. Solo a quel punto, dopo aver messo il paziente in sicurezza, viene portato nelle sale operatorie del blocco cardiovascolare per completare il lavoro cominciato. Il paziente esce dalla sala operatoria in buone condizioni emodinamiche, ma con il grosso dubbio sulle funzioni neurologiche per il prolungato arresto cardiaco. Il giorno dopo si sveglia senza alcun deficit e dopo 3 giorni di cure presso la cardiorianimazione viene trasferito presso il reparto di Cardiochirurgia ed attualmente è, in buone condizioni generali, presso il reparto di Medicina Interna diretta dal dottor Claudio Norbiato per completare l’iter diagnostico-terapeutico. Una storia complicata a lieto fine. 

Pierpaolo Berra

(foto: il Torinese)

Da metà settimana inizia il vero inverno

Qualche pioggia in queste ore e un po’ di neve in pianura , poi altri due o tre giorni di tempo soleggiato e asciutto . E sarà quindi la volta dell’inverno, quello vero,  con neve e gelo per 10-15 giorni con temperature mediamente inferiori alla norma stagionale dalla metà della prossima settimana. Le previsioni sono della Smi – Società Meteorologica Italiana. Tra il 23 e il 24 gennaio è  prevista neve in pianura ed è probabile l’arrivo di nuove perturbazioni tra fine gennaio e inizio febbraio.

 

(foto: il Torinese / archivio)

Migrante assassinato all’ex Moi

Delitto all’ex Moi. Un migrante è stato ucciso nell’ex mercato ortofrutticolo e villaggio olimpico dei Giochi 2006 oggi occupato da numerosi extracomunitari. La persona uccisa , da quanto si apprende, è  stata colpita alla testa, si tratta di un cittadino nigeriano. Il movente è forse un regolamento di conti legato all’aggressione avvenuta ieri, in via Micca nel centro di Torino, nei confronti di un altro nigeriano, colpito con un’accetta da un connazionale.

Far West in città, assalto a furgone portavalori

Un assalto a mano armata a un furgone portavalori è avvenuto questa mattina a Torino, in piazza Stampalia. Secondo le prime informazioni un uomo ha preso la pistola a una guardia giurata e ha fatto fuoco. La guardia è stata traportata al San Giovanni Bosco in codice rosso con una ferita alla gamba. L’aggressione si è verificata di fronte alla banca Unicredit. Sul posto è giunta  la polizia, che sarebbe tracce di un gruppo di malviventi riusciti a scappare con un bottino da 50 mila euro, il “ricarico” dello sportello bancomat.

L'allarme incendi resta in vigore in tutta la regione

Sempre elevato l’allarme per gli incendi boschivi in Piemonte, anche a causa della siccità. In questo inizio 2019 i roghi sono stati 77 e hanno impegnato 643 volontari, 219 mezzi, 2 aerei canadair e 2 elicotteri regionali. Non è quindi possibile concedere deroghe dallo stato di massima pericolosità per gli  incendi, dichiarato ilo scorso  30 dicembre, o dalla norma sulla distanza di 100 metri dai terreni boscati, arbustivi e pascolivi, dove non si possono innescare incendi. La Regione ricorda che tutte le violazioni sono perseguibili penalmente.