

Di Pier Franco Quaglieni
Dopo l’esito elettorale che non consente una maggioranza, c’è chi invoca responsabilità da parte di tutti i partiti al fine di creare una maggioranza in Parlamento comunque . Se una maggioranza e’ necessaria per avviare la legislatura eleggendo i Presidenti delle due Camere, non credo che maggioranze artificiali possano portare ad un buon governo. Grillini, Pd, centro-destra maggioritario sono alternativi e può essere solo possibile il ricorso al trasformismo parlamentare o alle ammucchiate consociative che sono l’esatto opposto della democrazia. La maggioranza governa, la minoranza controlla. Questa e’ la regola della democrazia . Fuori da questo ambito una democrazia seria, ma l’Italia non lo è , sceglie il ritorno alle urne. Diede risultati disastrosi il compromesso tra Pci e Dc degli anni di piombo anche se fu una necessità . In ogni caso era un’altra epoca storica. Pensare ad un governo grillino ,immaginando di essere in Germania e non in Italia, appare un vero e proprio abbaglio. Le grandi coalizioni impongono grandi partiti, non gli agglomerati della protesta demagogica e velleitaria.
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“Torino, in ragione dell’indice di invecchiamento della popolazione, registra con particolare intensità le difficoltà della continuità assistenziale sociosanitaria per i malati cronici non autosufficienti. In particolare la consistenza e la persistenza delle liste di attesa per i ricoveri in RSA e per le cure domiciliari in lungo assistenza segnalano sia la sofferenza dei malati sia le responsabilità assunte – in termini economici e di cura – dalle famiglie”, lo afferma la consigliera di Torino in Comune Eleonora Artesio.
“Al fine di condividere dati e analisi sulla situazione, nonché confrontare le forme di governo e le prospettive del sistema sociosanitario sul tema, i consiglieri comunali corrispondenti ai due terzi dell’assemblea hanno sottoscritto la richiesta di convocazione di un Consiglio comunale aperto alle istituzioni e alle rappresentanze sociali. Data la responsabilità della sanità regionale in applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, il Presidente del Consiglio Comunale ha provveduto – su mandato della conferenza dei capigruppo – a invitare per una data da condividere l’Assessore regionale Antonio Saitta. L’Assessore regionale ha risposto con la propria indisponibilità a partecipare. Non è solo una mancanza di rispetto verso gli amministratori del Comune capoluogo di Regione. È, più grave, assenza di rispetto verso i malati, le loro condizioni, i loro bisogni, le loro aspettative”, conclude Artesio.
LA VERSIONE DI GIUSI di Giusi La Ganga
Quando le cose sono complicate e l’emotività è grande, il dovere di un politico è quello di usare il cervello, di capire le ragioni degli avversari, di entrare in sintonia con gli elettori prospettando una via d’uscita, e di saper guardare un po’ più avanti dell’immediato. Questa premessa è indispensabile se vogliamo provare a capire cosa può avvenire in Italia nei prossimi mesi e quali rischi corrono le forze democratiche. Non mi soffermo sulle cause della vittoria di populisti e sovranisti (sono denominazioni discutibili, ma serve ad intenderci). Esse comunque vengono da lontano, dall’incapacità dei democratici di governare la globalizzazione e gli squilibri che ha generato. Solo una nuova capacità di analisi ed un nuovo progetto di società potrà riaprire la sfida con le forze antisistemiche. (Anche qui la definizione è sommaria, ma ci fa capire). In Italia, per la sua fragilità e per i gravi errori politici del PD, i fenomeni presenti in tutto l’Occidente si sono manifestati in modo straordinariamente impetuoso. Ed oggi non sappiamo come affrontarli. E veniamo al presente. Ieri la Direzione del PD ha deciso (giustamente) che la sconfitta subita comporta il passaggio all’opposizione parlamentare, per ritrovare una nuova capacità di analisi politico-sociale e per costruire un nuovo progetto.
Alcuni hanno argomentato stizziti: “Avete votato così; adesso arrangiatevi”. Stupidissima posizione. Bisogna esser più umili. “Stiamo all’opposizione perché vogliamo riordinare le idee e correggere gli errori”. Questo bisognerebbe dire. Non lo pretenderei da Renzi, che è costituzionalmente incapace di umiltà, ma dagli altri dirigenti sì. Ma veniamo al presente. Un governo all’Italia va pur dato. E questo in teoria compete a chi ha vinto le elezioni. Il guaio è che non le ha vinte nessuno, nel senso che nessuno ha una maggioranza parlamentare. Qualche cervello fine del PD invita Lega e Cinque Stelle a far il governo insieme. Il che non avverrà mai. Per la semplice ragione che queste due forze si considerano ormai leader dei rispettivi schieramenti, e pensano di poter ancora ampliare la vittoria. Quel che si delinea all’orizzonte è un’intesa istituzionale (la presidenza di Camera e Senato) e magari la disponibilità di un governo breve (vi risparmio l’eventuale denominazione) ispirato dal Presidente della Repubblica, per varare una nuova legge elettorale e tornare al voto rapidamente.
Bene: un PD dotato di un minimo di raziocinio dovrebbe fare carte false per evitare un simile esito. Lega e Cinque Stelle possono accordarsi su una legge elettorale fortemente bipolare che stritola le forze perdenti il 4 marzo. Un voto accelerato non potrebbe che accentuare le tendenze in atto, rafforzando la Lega nel centrodestra e i Cinque Stelle a sinistra. (Dicono di non essere né di destra né di sinistra, ma di fatto svuotano, come in Grecia e in Spagna, il partito riformista di governo). E se si mettesse in atto una dinamica di questo genere rischierebbe di essere irreversibile. Agevolata da chi si illude in una rapida rivincita del PD. Aver votato con la fiducia la legge elettorale nella scorsa legislatura ha creato un precedente che ora si ritorce contro le eventuali vittime di un nuovo bipolarismo forzato. Insomma un bel pasticcio, in cui vengono al pettine tutti i nodi di un riformismo generoso ma improvvido, dimentico che il riformismo senza popolo sconfina nel velleitarismo. Su queste basi non è facile trovare una strada; ma per trovarla bisogna intanto sapere cosa cercare. Trovare il modo di dare un po’ di respiro alla legislatura mi sembra un passaggio necessario per tentare di ricostruire un’alleanza di centrosinistra, che si possa preparare ad una difficile riscossa. Reiterare rapidamente il voto non farebbe che inchiodare lo status quo, probabilmente peggiorandolo.
CAPUTO (PD): “FONDAMENTALE GARANTIRE AI LAVORATORI IL MASSIMO IMPEGNO ISTITUZIONALE”
“A seguito dell’annuncio, nei giorni scorsi, da parte di Italiaonline della chiusura della sede di Torino che comporterà 248 esuberi e 241 trasferimenti alla sede aziendale di Assago, ho depositato un ordine del giorno, che auspico verrà approvato nella seduta del Consiglio regionale del 13 marzo, finalizzato ad impegnare la Giunta regionale ad attivarsi con urgenza affinchè venga aperto un Tavolo regionale di confronto con tutti i soggetti coinvolti in modo tale da salvaguardare, il più possibile gli attuali livelli occupazionali” ha spiegato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo.
“Credo che sia fondamentale – ha proseguito la Consigliera Caputo – garantire ai lavoratori della sede di IOL di Torino il massimo impegno istituzionale e occorre ribadire la ferma contrarietà ad un’ipotesi di ristrutturazione che preveda una riduzione di personale. L’età media dei lavoratori di Italiaonline, infatti, è di 47 anni e, pertanto, al dramma del licenziamento, si aggiungerebbero le difficoltà connesse ad un ricollocamento non semplice nel mondo del lavoro”.
“E’ necessario – ha concluso la Consigliera Caputo – intervenire per evitare che questa grave situazione metta, ulteriormente, a dura prova il tessuto economico del nostro territorio, estendendosi anche alle aziende che, direttamente o indirettamente, sono collegate a IOL, fatto che coinvolgerebbe circa 1.000 lavoratori in Piemonte. Per meglio approfondire e chiarire la vicenda ho presentato anche una richiesta di audizione in Commissione dei sindacati e dei vertici aziendali e spero che il Tavolo convocato il 20 marzo prossimo, a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, al quale parteciperanno anche il Presidente Chiamparino e l’Assessora Pentenero, possa fornire risposte e soluzioni”.
Lo sgombero e l’abbattimento del campo rom di Borgaretto, frazione di Beinasco, è certamente un segnale positivo per tutti i cittadini che nel corso degli anni sono stati costretti a subire vessazioni con perpetuati timori per la propria incolumità e per quella delle famiglie. Il provvedimento preso da un’amministrazione di centro sinistra è il sintomo che non è più possibile lasciare inascoltate le proteste di chi è obbligato a convivere ogni giorno con la totale mancanza di sicurezza e con gravissimi pericoli per la salute derivanti dai fumi sprigionati dai roghi tossici. Pericoli che continuano a correre i torinesi, in particolare coloro che vivono o
lavorano nelle adiacenze del campo rom di via Germagnano, intrappolati in una situazione di perenne degrado e insicurezza. Il mal governo dell’amministrazione Cinque Stelle e l’indifferenza del Sindaco Appendino non possono più essere tollerati dai cittadini, veri e propri ostaggi dell’incapacità del Movimento Cinque Stelle. Non ci si può nascondere dietro misure “alternative” per arginare il problema e non dare soluzioni efficaci e concrete. Fatti, non parole è quello che hanno chiesto in tanti e la fiducia che hanno riposto nella Lega e nel suo programma di governo attraverso il risultato elettorale ne è la prova. I campi rom vanno chiusi. Cosa aspetta ancora il Sindaco Appendino?
Marzia Casolati
DAL CONSIGLIO REGIONALE
“È il momento di pensare a sanzioni”
Nel corso di un incontro con i sindacati, i dirigenti di Italiaonline, nata dalla funzione di Seat-Pagine Gialle con la vecchia Italiaonline, hanno annunciato 400 esuberi di cui 248 nella sede di Torino, che chiuderà. Altri 240 dipendenti circa verranno trasferiti a Milano e sono previsti ulteriori 150 esuberi nelle sedi italiane. Stiamo parlando di lavoratori e lavoratrici la cui età media è di 45 anni, difficilmente ricollocabili, già in cassa integrazione da tempo.“È, nei fatti, una delocalizzazione interna: si mantiene la sede lombarda, si chiude l’attività a Torino e si azzera il costo del lavoro per vendere” – dichiarano i consiglieri regionali di Liberi e Uguali, Silvana Accossato, Marco Grimaldi e Walter Ottria. – “L’azienda ‘quotata in borsa’ continua a fare utili. I vertici della società della famiglia Sawiris rifiutano di trattare coi sindacati e temporeggiano nel mostrare alle istituzioni un piano industriale. Per l’ennesima volta siamo di fronte a un’impresa che mostra arroganza e totale mancanza di responsabilità e assunzione del rischio. Distribuisce milioni di stock option e usa i lavoratori come legna da ardere. È il momento di pensare a delle sanzioni”.
AGGIORNAMENTO
5 marzo Tra i primi parlamentari eletti con certezza Andrea Giorgis per il Pd nel collegio di Torino Centro che batte Marco Francia del Centrodestra. Roberto Rosso di FI (omonimo del candidato sindaco berlusconiano del 2001) vince a Barriera di Milano. La leghista Ferrero vince su Stefano Esposito del Pd a Collegno. Il dem Stefano Lepri la spunta a Mirafiori contro Greco Lucchina di Noi per l’Italia. Per Forza Italia vincono Daniela Ruffino a Pinerolo e Claudia Porchietto a Moncalieri. Il Centrodestra nel collegio delle Vallette porta a Montecitorio Augusta Montaruli che vince per 200 voti appena sull’uscente deputata del Pd Bragantini. Il Pd in città tiene con il 27 per cento e resta il primo partito, cala di alcuni punti il Movimento 5 Stelle, in controtendenza sull’affermazione nazionale e la Lega ottiene circa il 20 per cento, superando FI. Il partito di Di Maio strappa ai dem lo storico collegio di Collegno. Quasi tutti i collegi delle province piemontesi vanno al centrodestra. Affluenza a Torino del 73 per cento, in tutta la Regione del 75. I nominativi di tutti gli eletti nei prossimi aggiornamenti.
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4 marzo – Alle 19 è andato alle urne il 58,22% degli elettori torinesi per la Camera mentre nel 2016 alle Comunali, quando si votò in un solo giorno, alla stessa ora la percentuale era del 41,32%. Alle elezioni politiche 2013 (voto in 2 giorni) il dato era 49,9%. Nel resto della regione si regista un dato di affluenza ancora più elevato.
4 marzo – Oggi alle 12 a Torino aveva votato il 16,85 per cento degli elettori rispetto al 15,09 del 2013, in occasione delle ultime elezioni per il Parlamento. Dato in aumento anche messo a confronto con le Comunali del 2016, con il 14,06 di votanti a mezzogiorno. Segnalate code in alcuni seggi in città e nella cintura. La sindaca Chiara Appendino ha votato nel seggio di via Vidua. Gli elettori potranno recarsi alle urne fino alle 23. Tra i torinesi iscritti alle liste elettorali anche 286 centenari: 230 donne e 56 uomini. Sono 25 i diciottenni nati il 4 marzo del 2000 che potranno così votare per la prima volta. Sono 13 ragazze e 12 ragazzi. Da questa tornata c’è anche la novità del tagliando antifrode rimovibile e dotato di codice alfanumerico. Dopo il voto l’elettore consegnerà la scheda al componente del seggio dove verrà verificato il codice annotato, verrà rimosso il tagliando e messa la scheda nell’urna.