Oggi, alle ore 15,30 una delegazione di rappresentanti del Pd piemontese sarà al fianco dei lavoratori dello stabilimento Caffè Hag di Andezeno e parteciperà al presidio davanti al sito produttivo. Martedì scorso il Gruppo olandase JDE ha, infatti, annunciato la chiusura, dal 1° gennaio 2019, della fabbrica, l’unica in Italia in cui si producono le miscele Hag e Splendid, aprendo la procedura di licenziamento per tutti i 57 dipendenti. La Regione Piemonte ha convocato per il 3 ottobre un tavolo alla presenza dei vertici aziendali e dei rappresentanti sindacali al fine di valutare ogni possibile intervento per scongiurare la chiusura dello stabilimento e tutelare i lavoratori.
“La vicenda dello stabilimento del caffè HAG desta inquietudine. Non si possono mandare a casa da un giorno all’altro oltre 50 lavoratori e scippare all’Italia contemporaneamente un suo marchio, senza peraltro motivazioni plausibili. Presenterò un’interrogazione urgente al Ministro del Lavoro perché il Governo intervenga a tutela dell’Italia davanti ad un sopruso immotivato di una multinazionale che ha sempre guardato fino a ieri al mercato nostrano. La vicenda e’ ancor più sconcertante se si considera che lo stabilimento e’ a pieno regime. Siamo di fronte ad una cattiveria di fronte al nostro territorio” commenta Augusta Montaruli parlamentare di Fratelli d’ Italia. “Questa vicenda conferma che non esiste alcuna strategia industriale di tutela del Made in Italy e dell’occupazione sul territorio. Il Piemonte continua a perdere le sue eccellenze ed il lavoro dei suoi cittadini perché con Chiamparino si ritrova un governatore preoccupato solo dei guai del centrosinistra” aggiunge il dirigente nazionale FDI Maurizio Marrone.
LEU SUL CASO HAG
Andrea Appiano (Pd): “Occorre investire nella domiciliarità, a partire dal ripristino degli assegni di cura”
Nel corso della seduta del Consiglio regionale di martedì 25 settembre è stato depositato un atto di indirizzo a prima firma Andrea Appiano (Pd), sottoscritto da tutti i Gruppi consiliari della maggioranza di centrosinistra con cui si impegna la Giunta regionale ad adottare il Manifesto per “Prendersi cura delle persone non autosufficienti” quale linea guida regionale in materia di organizzazione, governo ed erogazione dei servizi per la non autosufficienza. Il documento, già presentato agli Assessori regionali alla Sanità e alle Politiche Sociali nel corso di un convegno, tenutosi a Palazzo Lascaris il 21 settembre scorso, è il frutto della collaborazione di diverse realtà associative: le Acli di Torino e del Piemonte, La Bottega del Possibile, la Fondazione Promozione Sociale Onlus, il Forum Terzo Settore del Piemonte. “Il Manifesto è oggi l’elaborazione politica e culturale più avanzata in tema di non autosufficienza – dichiara Appiano – un documento che analizza, in modo estremamente chiaro, le lacune dell’attuale modello dei servizi e, contestualmente, elabora concrete proposte per garantire prese in carico più efficaci ed efficienti. La principale criticità con cui oggi abbiamo a che fare è la rigida distinzione tra i due ambiti – sanitario e assistenziale – a cui vengono ricondotte le prestazioni rivolte alla non autosufficienza e alla cronicità. Si tratta, da un lato, di un approccio che induce inevitabilmente a privilegiare soluzioni di cura, spesso inappropriate, di carattere istituzionale (attraverso, ad esempio, ricoveri in strutture residenziali), a scapito dell’investimento nella domiciliarità e alimentando liste d’attesa già sature; dall’altro, anche quando la soluzione domiciliare è possibile, tale approccio crea incertezza e oneri a carico dei cittadini: nel nostro ordinamento, infatti, solo le prestazioni di carattere sanitario hanno natura universalistica e ottengono piena copertura attraverso la fiscalità generale, mentre le prestazioni assistenziali, quali sono per lo più quelle erogate oggi in regime di domiciliarità, non hanno carattere universale e necessitano di compartecipazione alla spesa da parte delle famiglie e/o dei comuni attraverso gli enti gestori delle funzioni socio assistenziali”. Proprio in ragione di questa rigidità, da ormai diversi anni, in Piemonte sono stati sospesi i cosiddetti assegni di cura, misura adottata in via sperimentale, e con notevole successo, in alcune Asl sul finire dello scorso decennio, attraverso la quale veniva riconosciuto alle famiglie un contributo economico per l’assistenza domiciliare dei congiunti non autosufficienti. Le motivazioni alla base della loro sospensione, richiesta, peraltro, dal piano di rientro dal debito sanitario che, per un lungo periodo di tempo, ha vincolato l’amministrazione regionale piemontese, insistevano proprio sulla non pertinenza sanitaria dell’assistenza domiciliare, che pertanto non poteva essere erogata con i fondi del Servizio Sanitario Regionale.“È evidente come il modello attuale sia fonte di scarsa efficienza e di disagi per numerosi cittadini – prosegue Appiano – A fronte di questa tendenza, lo sforzo compiuto dal nuovo Manifesto è quello di ribaltare il paradigma vigente, mettendo al centro dell’organizzazione dei servizi non la distinzione tra ambito sanitario e assistenziale, ma i reali bisogni di salute delle persone. La presa in carico della non autosufficienza, in questo quadro, non può che configurarsi come integrazione di prestazioni di natura diversa e deve poter essere adattabile alle esigenze dei singoli pazienti. Non un modello unico per tutti, quindi, ma un approccio che sa tenere conto delle specificità delle diverse situazioni e contesti di vita”. Quello proposto dal Manifesto è un concetto più ampio e avanzato di cura capace di comprendere non solo le azioni terapeutiche tradizionalmente considerate di pertinenza sanitaria, ma anche l’assistenza prestata, ad esempio, da badanti e familiari al fine di migliorare la qualità di vita del paziente. Da qui la sollecitazione, rivolta ai decisori politici, di assicurare l’impegno anche del Servizio Sanitario nel finanziare diverse possibili forme di assistenza domiciliare, superando le rigidità attuali e dando risposta alle difficoltà di numerose famiglie che, oggi, non dispongono delle risorse per far fronte ai bisogni dei loro congiunti non autosufficienti.
“Questo cambio di paradigma, che deve potersi concretizzare, tra l’altro, nel ripristino degli assegni di cura, è la condizione essenziale per un investimento concreto nella domiciliarità – conclude Appiano – e comporterebbe vantaggi per numerosi pazienti che non verrebbero allontanati dal loro ambiente domestico, mentre nel medio-lungo periodo garantirebbe l’abbattimento delle liste d’attesa per i ricoveri in struttura e, dal punto di vista dei conti pubblici, l’efficientamento della spesa dovuto ai costi decisamente contenuti delle soluzioni domiciliari rispetto a quelle
In aula un ordine del giorno, a prima firma Grimaldi (LeU), sulla vicenda dell’operaio Franco Minutiello è stato sottoscritto da rappresentanti di tutti i gruppi consiliari: Liberi e Uguali, Partito Democratico, Moderati, Scelta Civica, Chiamparino per il Piemonte, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Scelta di Rete civica per Chiamparino, Movimento Nazionale, Movimento Libero Indipendente. È la prima volta che tutti i gruppi sottoscrivono un testo.Franco Minutiello è stato licenziato dalla Teknoservice di Piossasco nel marzo 2017. È stato mandato via per “giustificato motivo”, perché ammalato di Parkinson: l’azienda sosteneva di non avere per lui una nuova mansione adeguata all’handicap subentrato.Il 9 luglio scorso il giudice ha dichiarato il licenziamento illegittimo e ordinato all’azienda di reintegrare Minutiello e di restituirgli gli stipendi arretrati, ma quella sentenza è rimasta lettera morta: l’operaio non ha riavuto né il posto di lavoro, né i soldiIn base alla sentenza, Teknoservice è tenuta a “modificare l’organizzazione per assicurare il diritto al lavoro dei dipendenti portatori di handicap” e il provvedimento è immediatamente esecutivo. Eppure, nulla è avvenuto.“L’azienda non rispetta la sentenza, non chiama il lavoratore, non gli paga uno stipendio dal febbraio 2017 e sui giornali i dirigenti hanno il coraggio di dire che sono preoccupati per questo precedente: doversi fare carico di un uomo che per loro è solo uno scarto” – dichiara Grimaldi. – “Non vogliono che si parli di responsabilità sociale dell’impresa, il lavoro per loro è merce. Noi non la pensiamo così, vogliamo che la sentenza del Tribunale del Lavoro di Ivrea venga rispettata”.“Vogliamo giustizia e vogliamo vedere il signor Minutiello entrare nel posto di lavoro che gli spetta. Vogliamo che gli vengano pagati gli stipendi e che l’azienda la smetta di giocare sulla pelle di un lavoratore che ha avuto l’unica colpa di ammalarsi. Oggi possiamo dire, senza aspettare l’esito della votazione del documento, che il Consiglio Regionale del Piemonte e tutti i gruppi consiliari richiedono all’azienda di rispettare la sentenza del Tribunale del lavoro di Ivrea. La Regione Piemonte vuole vedere Franco Minutiello nel suo luogo di lavoro”.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO “Nonostante il Tar, lo scorso 13 settembre, abbia sospeso la delibera con cui la Giunta regionale concedeva la possibilità ai medici del privato accreditato di poter prescrivere visite ed esami con la ricetta elettronica, Saitta si ostina a non voler cambiare il provvedimento dello scorso giugno, in attesa della sentenza del 5 dicembre. E’ chiaro che la Regione sta prendendo tempo e si ostina a voler favorire la sanità privata accreditata, scegliendo di depotenziare la propria funzione di controllo della spesa pubblica. E questo è davvero inaccettabile”. Lo afferma la consigliera del Movimento Libero Indipendente, Stefania Batzella, che oggi in Commissione Sanità ha espresso le sue perplessità sulla decisione della Giunta, annunciata dallo stesso Saitta. “Sono contraria a questa delibera (la numero 40 del 22 giugno) fin dall’inizio – prosegue Batzella – e sono francamente sorpresa dalla testardaggine con cui la Giunta non intende fare un passo indietro, nemmeno di fronte ai dubbi del Tribunale amministrativo regionale. Il privato accreditato, legittimato dalla normativa nazionale, ha l’obiettivo del profitto e in questo modo non facciamo che favorirlo”.
“Questa delibera – aggiunge la consigliera – è l’ennesimo flop della Giunta che non ha tenuto conto delle preoccupazioni denunciate dai sindacati dei medici del Piemonte, Smi e Anaao Assomed, i quali hanno presentato il ricorso al Tar. Il timore è che con questa delibera ci sia un aumento del numero delle prescrizioni e conseguentemente delle prestazioni a favore della struttura privata accreditata con il rischio di inappropriatezza e un aumento della spesa pubblica”.
“A sorprendermi ancora di più – prosegue Batzella – sono state le parole del neo direttore dell’assessorato alla Sanità, Danilo Bono. Di fronte alle mie perplessità sulla difficoltà di controllo della spesa pubblica da parte della Regione con l’applicazione della delibera, mi è stato risposto che ‘non dovrebbero esserci problemi’. Non dovrebbero? Servono certezze, non ipotesi”.
“Mi auguro davvero – conclude Batzella – che il Tar bocci la delibera e si apra così un serio tavolo di confronto tra la Regione e i professionisti che ogni giorno, seppur tra mille difficoltà, lavorano per la tenuta e il buon funzionamento del servizio sanitario pubblico che si trova da anni in carenza di personale”.
Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione dell’on. Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia al Comune di Torino
“Doveva essere un incontro conviviale per gettare le basi sul futuro dell’amministrazione. Il pranzo voluto dal sindaco Appendino è andato per metà deserto, con disdetta del ristoratore e del sindaco. Metà consiglieri penta stellati sono rimasti a casa, con il che hanno reso plasticamente il nuovo quadro amministrativo: Appendino ha fatto perdere le Olimpiadi 2026 alla città e si ritrova ora con una maggioranza traballante per non dire tramortita. Un capolavoro di ingenuità politica. Non è da ieri che vado suggerendo, sempre dai banchi dell’opposizione, al sindaco Appendino di sbaraccare una maggioranza che ne ha sempre bloccato l’azione amministrativa, di per sé già non esaltante, costringendo la giunta e la città in un angolo per pronunciare soltanto dei No a tutto. Torino ha estremo bisogno di rivitalizzare un’azione amministrativa ogni giorno sempre più confusa e allo sbando. Il sindaco trovi il coraggio di immettere energie fresche in giunta, chiami i rappresentanti delle categorie e delle associazioni che conoscono il tessuto vero e quotidiano della città. Deve farlo, anche se fuori tempo massimo. Se non lo fa, saranno gli elettori quanto prima a voltare pagina”.
Il consigliere regionale Gian Luca Vignale del Movimento nazionale sovranista scrive al presidente della Regione Sergio Chiamparino
Ill.mo Presidente,
dopo la recente quanto cocente esclusione delle montagne olimpiche e di Torino dalla candidatura ai Giochi olimpici invernali del 2026, una parte della classe politica e dirigente piemontese e ha iniziato l’oramai consueta caccia al responsabile, puntando il dito contro l’uno o l’altro a seconda dello schieramento di appartenenza.
Da torinese e amante delle montagne piemontesi ricordo cosa furono le Olimpiadi del 2006 e quale impatto positivo diedero alle nostre montagne, a Torino e a tutto il Piemonte. Per questo motivo non mi interessa – oggi – puntare il dito contro qualcuno. Non certo perché non vi siano evidenti responsabilità, ma semplicemente perché credo che questa caccia al colpevole rischi di escludere la nostra regione dall’organizzazione delle Olimpiadi del 2026.
Sono convinto – e spero – che si possa ancora recuperare e che nulla sia andato perduto. Ma serve un intervento forte e compatto. Così come il presidente del Veneto, Luca Zaia ha svolto il suo ruolo di governatore, riuscendo a sostenere in modo compatto la candidatura di Cortina, ora tocca a Lei imporre la voce del Piemonte, consapevole che i grandi successi ottenuti nella storia del Piemonte sono stati frutto della tenacia della nostra gente e della sua classe politica.
Mi rivolgo quindi a Lei per provare, insieme ai sindaci delle valli olimpiche ed eventualmente
della città di Torino, a non gettare tutto alle ortiche e per lavorare insieme per riportare in Piemonte e nelle nostre montagne ciò che ad esse tocca quasi di diritto. Senza complessi di inferiorità, ma anche con il realismo dovuto. Diventino davvero le Olimpiadi delle Alpi in cui le nostre montagne siano protagoniste.
In ultimo mi permetto di darLe un consiglio: non cada nel “tranello” delle risorse che in questi giorni il Sindaco Sala e il Presidente Zaia hanno messo in campo. Anche il Piemonte potrà onorare una parte delle spese necessarie per organizzare le Olimpiadi. In molte occasioni ho attaccato Lei e la Sua amministrazione, sappia che in questo momento sono al fianco di chi cerca – aldilà degli schieramenti di appartenenza – di difendere il nostro territorio. Conti sul mio sostegno per riportare le olimpiadi invernali in Piemonte.
Con speranza,
Gian Luca Vignale