Una festa che parla piemontese
Il 19 luglio del 1747 si svolgeva presso il colle dell’Assietta una sanguinosa battaglia tra le truppe austro-piemontesi e quelle francesi.
Un evento entrato nella leggenda e nell’immaginario collettivo di ogni piemontese, tant’è che presso quei luoghi vi si celebra ogni anno, appunto, la festa del Piemonte: la battaglia dell’Assietta.
Quel giorno, al colle dell’Assietta, tra la Val Susa e la ValChisone, 7500 soldati sardo-piemontesi fermarono l’invasione dell’esercito francese, di gran lunga superiore per uomini e armamenti.
La battaglia dell’Assietta è carica di suggestioni simboliche e ancestrali. La caparbietà delle truppe piemontesi nel mantenere la posizione gli valse il soprannome di “bogianen“, che poi è stato esteso a tutti i piemontesi. Per non parlare dell’espressione ‘bastian contrari’… tutte espressioni che sono rimaste vive ancora oggi.
La ‘festa del Piemonte’ si svolge da una cinquantina d’anni a questa parte, la terza domenica di luglio, per celebrarel’anniversario dell’epico scontro.
Si tratta, è bene sottolinearlo, di una festa che non ha alcuna connotazione politica, ma che, fin da subito, è stato la meta preferita di molti autonomisti. Gente che non vedeva l’ora di scarpinare fino ai 2500 metri del colle, portandosi dietro il drapo‘ (così si chiama la nostra bandiera), per assistere alla Messa sul campo in lingua piemontese e alla rievocazione della battaglia.
Così almeno per un giorno tra un piatto di polenta e una conviviale bicchierata si riscopriva –dicono i vecchi autonomisti piemontesi – un comune senso di identità e di appartenenza.
E chissà se è proprio per questo che ad un certo punto l’organizzazione della festa ha cambiato registro.
Negli ultimi anni la festa era assolutamente militarizzata, piena di Carabinieri e Polizia (con tanto di unità cinofile), presenza ovunque di italici tricolori e figuranti in costume storico che cantavano il “Fratelli d’Italia” e “La Canzone del Piave”.
Che saranno anche belle cose (per la carità), ma non c’entrano nulla con quella rievocazione storica. Nel 1747 infatti non esisteva alcuna nazione (o stato?) italiana, e la battaglia dell’Assietta è stata combattuta per salvare l’indipendenza del Piemonte, e non dell’Italia. E’ una festa che riguarda un periodo pre-unitario, quindi è assurdo colorarla di connotati ‘nazionalisti’ e ‘patriottardi’ italiani.
Sia come sia, la festa ha gradualmente perso di interesse. Addirittura lo scorso anno non ha neanche avuto luogo. E di anno in anno si percepisce minore partecipazione e minore entusiasmo, rispetto a una volta.
Ci chiediamo allora: come mai rovinare la nostra festa che, piaccia o no, è la festa di NOI piemontesi, e non la si può allargare ad italiani, europei e cittadini del mondo? Perché manipolare i fatti storici? Perché non viene suonato l’inno nazionale piemontese di allora ‘La marche de Savoye’? perchèil drapò che viene issato è sempre più piccolo e all’ombra del tricolore? Perché la messa e i discorsi ufficiali non vengono esposti in lingua piemontese?
Emiliano Racca
Comitato autonomia Piemont
Per un Piemonte libero dalle mafie
Riceviamo e pubblichiamo
Vogliamo un Piemonte libero dalle mafie! Non c’è tempo da perdere, come confermato ancora dalla cronaca degli ultimi mesi. Per questo è importante che il Consiglio Regionale abbia trovato piena condivisione su un tema tanto importante”. Questo il commento dei consiglieri Rossi, Sarno e Ravetti, a seguito del voto unanime dell’aula che impegna la Giunta ad istituire in tempi stretti una Commissione per la legalità.
“La lotta alle mafie non può e non deve essere delegata a Magistratura e Forze dell’ordine, tocca a ciascuno di noi fare la propria parte e, a maggior ragione, alla politica spetta porre le condizioni per rendere i territori inospitali alle mafie. Per questo raggiunto l’accordo unanime sulla necessità della Commissione dobbiamo renderla il più possibile incisiva stipulando protocolli con Prefetture e Forze dell’ordine e dotandola, qualora fosse necessario, di consulenti esterni per comprendere al meglio i fenomeni sul nostro territorio” aggiunge Domenico Rossi ricordando che “le operazioni giudiziarie ci dicono come le mafie abbiano saputo instaurare solidi legami con la politica, condizionare il funzionamento delle istituzioni, interferire nelle attività economiche che si svolgono su un determinato territorio”. Crimine, Minotauro, Albachiara, Maglio, San Michele, Colpo di Coda, Big Bang, Alchemia, Alto Piemonte, Barbarossa, Carminus e Krimisa sono le operazioni che dal 2010 hanno interessato il Piemonte rendendo evidente che il territorio non solo non è estraneo all’interessamento della criminalità organizzata, ma in esso possiamo riscontrare un forte radicamento.
“La commissione legalità deve avere l’obiettivo di mandare un chiaro segnale alle mafie: in Piemonte abbiamo gli anticorpi per impedire l’infiltrazione istituzionale. Per fare questo sono convinto che la Commissione debba intraprendere azioni concrete come, ad esempio, la formazione permanente del personale politico e amministrativo della Regione Piemonte per abituarci ad avere gli occhi ben aperti” evidenzia Diego Sarno.
“Una commissione – conclude il capogruppo Domenico Ravetti – ritenuta da tutte le forze politiche uno strumento estremamente utile nella promozione della legalità e in tal senso, anche per la valenza di verifica e controllo di tale organo, è significativo che la presidenza venga affidata alla minoranza. Voglio evidenziare come lotta alle mafie e corruzione da sempre siano battaglie del Partito Democratico e che anche in posizione di opposizione si impegna a stimolare Giunta e maggioranza su questi temi”.
Il ricorso di Mercedes Bresso dopo le Europee
Riceviamo e pubblichiamo
Il 25 luglio l’avvocato Gianluigi Pellegrino, affiancato dall’avvocato Sabrina Molinar Min, ha presentato a mio nome ricorso al TAR del Lazio contro la proclamazione degli eletti del Partito Democratico alle elezioni europee.
Secondo il calcolo dei resti come era sempre stato fatto, in conformità alla legge elettorale del 79, su base nazionale, infatti il primo dei due resti spettante al PD è del nord ovest e il secondo del centro: quindi a risultare eletti dovremmo essere io e Nicola Danti, primi dei non eletti nei due collegi.
Invece, in base a una sentenza del Consiglio di Stato del 2011 (nota come sentenza Gargani), in aperto contrasto con una sentenza della Corte Costituzionale sulla questione, i due posti sono stati attribuiti al collegio del Sud e a quello delle isole, che pure avevano avuto resti nettamente inferiori. La fantasiosa motivazione che ha portato a questa decisione è che, poiché al Sud gli elettori votano di meno per questo non devono essere persi dei posti assegnati a quei collegi nella attribuzione dei seggi.
Mentre la Corte Costituzionale ha ritenuto che, in base anche alla legge elettorale europea da cui quelle nazionali derivano, il criterio della proporzionalità debba essere prevalente, anche perché non è prevista nessuna tutela territoriale sub-nazionale. E in ogni caso – riteneva la Corte – solo una modifica della legge potrebbe disporre diversamente. Ciò malgrado non solo il Consiglio di Stato aveva statuito diversamente ma questa interpretazione è stata utilizzata nelle attuali elezioni europee.
Dalla maggioranza dei giuristi tale interpretazione è considerata “creativa“ e non conforme alla forma e allo spirito sia della legge nazionale, sia di quella europea, soprattutto appare incredibile che un tribunale amministrativo si arroghi il diritto di modificare di fatto una legge, quando la Corte Costituzionale ha chiaramente statuito diversamente. Il ricorso sarà discusso il 15 ottobre.
Mercedes Bresso
L’acqua stagnante della politica
L’ incredibile a volte avviene. Qualcosa di più
che fa diventare il teatro della politica il teatro dell’
assurdo. Ricapitolando. Il presidente Conte manda
una lettera all’ Europa : nulla osta per il lavori Tav .
Toninelli non firma, ma coerentemente non si dimette
(sic). Matteo Salvini è gongolante: “vedete, l’ ho
fatto ragionare”. Di Maio Vice presidente, sodale
con Conte e Salvini sponsorizza una mozione No Tav in
Parlamento.
Il un comizio di Giggino Matteo diventa quel
tale là. Ora la Lega potrebbe astenersi sulla mozione
pentastellata. Con il risultato finale che la mozione
potrebbe passare . Dunque lo Stato
con la mano destra fa una cosa e con la sinistra
un’ altra. Evidentemente non hanno paura del
ridicolo, con la credibilità del nostro Paese a picco.
Ma non è finita. Apparentemente grande vittoria
della sinistra pentastellata che sbandiera il voto
come una loro vittoria.
Apparentemente? Sì, per due motivi.
Primo: è assolutamente ininfluente. Parole al vento.
Secondo, prezzo politico pagato il voto favorevole al
decreto sicurezza bis. Tradotto: si può sparare a chi
tenta di far sbarcare i clandestini. Bella botta per i No
Tav. Arriviamo alla ciccia. Gabrielli capo della Polizia è
disperato. L’ organico dovrebbe essere di 119mila unità . Ora
sono 99mila. Da un anno Rambo è ministro dell’ Interno
e non ha assunto un poliziotto. Tanti selfie e Twitter
a go- go. Non parliamo di comizi dove il nostro è
bravissimo. Tante chiacchiere, fatti zero. Anche qui in
Piemonte nei vari consigli comunali
il caos regna sovrano.
L Appendino è salva per un voto. E la Ferrero
( pasionaria no Tav ) è a casa sua in Val di Susa con
Perino e sostiene di aver incontrato casualmente
Chiaretta . Al massimo 2 o tre volte. Allasia, presidente di Palazzo Lascaris, non
conosce le procedure, non ha polso e si becca
dal Chiampa la reprimenda: il consiglio regionale
non è il Bar Sport.
Corrono Tronzano, Rosso, e lo stesso Cirio per
mediare preoccupati per il dopo.
Dettaglio: tutti e tre arrivano dalla prima Repubblica.
Sarà un caso? Personalmente non credo proprio. Toti
se ne va da Forza Italia. E anche Renzi ha preparato da tanto
tempo le valigie, pronte per uscire dal PD. Insomma
acqua stagnante. Con tante ma tante urla alla Luna. Ma
nessun atto per bonificare la palude.
Patrizio Tosetto
“Non togliete soldi ai centri giovani”
“Che fine hanno fatto i 400mila euro stanziati dalla giunta precedente e tutto il percorso verso il Protocollo con la Città per migliorare i Centri giovani di Torino? Ho interrogato l’Assessore Ricca per capire le sue intenzioni e mi sono sentito rispondere che quello stanziamento passerà al vaglio della giunta attuale e poi forse sapremo che fine faranno” dichiara il Consigliere regionale Daniele Valle.
“Abbiamo speso mesi per stringere un accordo fra Regione e Comune di Torino per migliorare gli spazi di aggregazione e socializzazione per i giovani visto che in città scarseggiano sempre di più. Secondo me sarebbe un grande errore ora togliere i 400mila euro destinati ai Centri giovani di Torino e cancellare tutto il progetto” prosegue Valle “per i giovani ci sono ancora pochi servizi e pochi spazi, questa situazione rischia di distruggere totalmente il progetto di Torino città universitaria e dei giovani al quale tanto abbiamo lavorato in questi anni. Invito la giunta e l’Assessore a pensarci molto bene prima di toccare proprio questo stanziamento, perché non possiamo sempre trattare i bisogni dei ragazzi e delle ragazze come l’ultimo dei problemi”.
Riceviamo e pubblichiamo
È arrivata la sentenza attesa e, differentemente dai pronostici diffusi da qualcuno, il Ministero alla Pubblica Istruzione e il Comune di Torino hanno visto riconosciuto ciò che come persone di scuola e amministratori sappiamo e diciamo da sempre. La mensa è parte integrante dell’offerta formativa, non un intervallo a consumo individuale. Il cibo, il modo, il tempo in cui la refezione scolastica si realizzano sono aspetti di condivisione, di educazione, di eguali opportunità, lo afferma la consigliera di Torino in Comune Eleonora Artesio.
Eppure per due e più anni a Torino, ma non solo, si è preteso di comportarsi a piacimento e si è preteso che la scuola organizzasse spazi e vigilanza egualmente per gli allievi iscritti a mensa e per gli allievi del pasto domestico. In nome dell’obbligo di non discriminazione. Dovremmo impiegare molto impegno per prevenire discriminazioni e disuguaglianze, in una epoca quale l’attuale segnata da differenze di provenienza, di stato sociale, di opportunità.
La scuola dovrebbe essere la prima garanzia di equità , ma pubblicamente (fortunatamente nel quotidiano lavoro dei professionisti della formazione non è così) si è discusso della libertà/diritto (!!!) di differenziarsi quotidianamente, non per ragioni di salute o di orientamento religioso o alimentare (ampiamente accolte nella refezione scolastica), ma per principio. Non sfugge che molte diserzioni dalla refezione siano state indotte dall’alto costo della mensa. Per questo come gruppo consiliare abbiamo combattuto e depositato delibere per ridurre i costi, attraverso la abolizione o la riduzione della quota fissa di iscrizione.
Coi manifesti affissi in Città la maggioranza 5 Stelle si è iscritta il merito, con scarsa riconoscenza per il contributo -anche di studio-ricevuto dal Consiglio. Importa che la correzione sulle tariffe sia avvenuta. Per me, per noi l’aspetto insopportabile del “panino libero” era esattamente la manifestazione quotidiana delle disuguaglianze, tra i pasti domestici di necessità e i pasti completi degli altri, dei sostenitori della libera mensa, degli iscritti alla refezione comunale.
Adesso che in punta di diritto si è acclarato che lo Stato deve garantire il diritto allo studio, nel senso ampio delle opportunità complementari degli Enti locali, egualmente accessibile alle bambine e ai bambini, cosa succederà a settembre nelle scuole torinesi? I dirigenti scolastici della scuola della autonomia si sono destreggiati in questi due anni (tra obblighi di sentenze, disposizioni dell’ Asl, oneri finanziari) a individuare spazi, garantire la vigilanza, prevedere le pulizie, prevenire denunce per presunte disparità di trattamento avanzate da agguerriti legali. Sarebbe desiderabile aprire l’anno scolastico con la riapertura dell’interesse verso la scuola per tutte/i, a misura di ciascuna/o perché le specificità e i talenti -quanto le difficoltà- devono essere accolte e accompagnate nella età della crescita.
La scuola di tutte/i non è il treno del giorno, in cui ciascuno/a-secondo il proprio portafoglio o le proprie rivendicazioni -sceglie se scendere o salire e in quale vagone. La scuola di tutte/i è una responsabilità di tutte/i: dei decisori politici e degli amministratori, delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola, delle famiglie, della ricerca scientifica…
La battaglia combattuta nelle aule del Tribunale e consumata nei refettori ha fatto male, ha distratto e ha diviso. Se si accantonano protervia e pretesa, che purtroppo tanto hanno caratterizzato la discussione sul pasto domestico, si potrà dire a settembre “Buon anno scolastico”, conclude Artesio.
Il Senato vota le mozioni Tav il 6 e 7 agosto
A Palazzo Madama, quello di Roma, le mozioni sulla Torino-Lione verranno discusse e votate in Aula tra martedì e mercoledì prossimo, 6 e 7 agosto, subito dopo il decreto delega del governo sullo sport.
“Occorre una pronuncia del Parlamento volta ad escludere la prosecuzione delle attività connesse alla realizzazione dell’opera”, si legge nella mozione presentata dal gruppo Cinque Stelle sulla Tav. Si chiede l’avvio in sede parlamentare di un percorso immediato per “promuovere, per quanto di competenza, l’adozione di atti che determinino la cessazione delle attività relative al progetto” e “una diversa allocazione delle risorse stanziate per il finanziamento della linea”.
“È bastato un ‘barattolo’ per far scivolare la maggioranza di centrodestra. In Consiglio regionale la discussione sull’ordine del giorno ‘Stop Suk’ presentato da Marrone si è trasformata in una farsa.
Capiamo il desiderio di FdI di superare la Lega in quanto ad esibizioni muscolari di sovranismo, ma sul tema del cosiddetto Suk non serviva un pretestuoso ordine del giorno, bastava una delibera di Giunta. E così in un clima surreale ed irrispettoso della regole che governano l’assemblea, abbiamo visto l’assessore Rosso sconfessare il suo sodale di partito Marrone ed il Presidente Allasia finire preda di uno stato confusionale. Ci auguriamo che la maggioranza si chiarisca le idee e che le prossime sedute di Consiglio si svolgano nel rispetto delle regole”: lo dichiara il consigliere regionale Daniele Valle (Pd), al termine della seduta a Palazzo Lascaris.