“In questi mesi siamo sempre stati al fianco dei lavoratori della Blutec, che impiega oltre 300 lavoratori in Piemonte. L’obiettivo del Governo, fin dall’inizio, è stato quello di prorogare la cassa integrazione per il 2019 e dare tempo all’azienda di rilanciarsi con un nuovo piano industriale per salvaguardare tutti i lavoratori. Purtroppo oggi capiamo il perché dei tanti ritardi e dei mancati investimenti da parte dell’azienda: l’arresto dei vertici conferma tutte le perplessità di questi mesi. Per questo la decisione del ministro Di Maio di contattare l’amministratore giudiziario per salvaguardare tutti i livelli occupazionali rappresenta il primo e fondamentale passaggio per tutelare i lavoratori, le vere vittime di questa storia, che questo Governo non abbandonerà”. Così in una nota Jessica Costanzo, portavoce del MoVimento 5 Stelle in commissione Lavoro alla Camera, impegnata da mesi sulla questione Blutec, che ricorda infine come l’azienda “occupa circa 300 lavoratori tra le sedi di Rivoli, Beinasco e Asti e già verso la fine del mese di gennaio aveva visto scioperi e proteste a causa di problemi nelle tempistiche di pagamento degli stipendi”.
maggio sono una partita che si gioca sulla sanità, sulle politiche industriali, l’organizzazione del trasporto pubblico locale, il sostegno dei comparti turistici, sportivo e culturale. Tutti ambiti dove la sua Giunta di centrosinistra ha raccolto solo insuccessi. Non ci presteremo alla sua azione di distrazione di massa. Le uniche sentinelle Sì Tav siamo noi ed è la nostra coerenza di questi anni a certificarlo”. Ad affermarlo in una nota il capogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Andrea Fluttero e il vice Andrea Tronzano (nelle foto) con i consiglieri regionali Luca Bona, Franco Graglia e Luca Rossi commentando la conferenza stampa organizzata dal presidente Chiamparino per lanciare il referendum sulla TAV.
“Il Premier Giuseppe Conte si è ritrovato al Roxy Bar e ha accusato gli italiani di essere ossessionati dal Tav. Al contrario, lui sostiene di voler ripartire con i cantieri pubblici, ma intende però bloccarne soltanto uno: tra i più grandi e i più strategici, oltretutto finanziato in gran parte dall’Unione europea. Forse a essere ossessionato dal Tav è lui, ma soprattutto il partito che rappresenta”. Roberto Rosso, capogruppo di Fratelli d’Italia in Comune di Torino, interviene sulle ultime dichiarazioni rilasciate da Conte al Roxy Bar di Roma. “Certo, oggi lui è una star, però non può permettersi un discorso così contraddittorio – conclude Rosso – dice di volere i cantieri pubblici, tranne uno al quale è ideologicamente contrario. Stiamo assistendo alla politica dei cantieri pubblici tranne uno, ed è davvero bizzarra. Almeno i proto-grillini erano coerentemente contro ogni cantiere, oggi quello del Tav è soltanto un feticcio per tenere buona la base estremista”.
“Giù le mani dal Regina Margherita!”
Tav, la sintesi tra sì e no non esiste
“Si è accorto che dovrebbe cancellare decreto firmato da leghista Roberto Castelli?”
Tre giorni fa il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha presentato in pompa magna, assieme ai capigruppo leghisti di Camera e Senato, un disegno di legge che, così ha dichiarato, “abolirà la modica quantità” di sostanza detenuta, che rappresenta il confine fra consumo personale e spaccio.
Siamo ancora in attesa del testo del provvedimento. Non è una cosa seria.
Avanziamo due ipotesi sul ritardo. La prima è che qualcuno abbia
informato Salvini di due fatti accaduti negli ultimi 30 anni: la
“modica quantità” è stata abolita 29 anni fa dalla legge n. 162/1990
sedicente “Iervolino/Vassalli/Craxi”; attualmente è in vigore in
materia un decreto dell’11 aprile 2006 del ministro della Salute di
concerto con il ministro della Giustizia, che ha fissato il “limite
quantitativo massimo riferibile ad uso esclusivamente personale” (le
quantità – in principio attivo – sono stabilite in 500 mg per la
cannabis, 250 mg per l’eroina, 750 mg per la cocaina); oltre quel
limite si è considerati spacciatori e si deve provare in tribunale di
non esserlo (cosiddetta “inversione dell’onere della prova.
Il grosso problema per Salvini è che l’11 aprile 2006 il ministro
della Salute era Silvio Berlusconi (che svolgeva le funzioni sia di
premier che, ad interim, di ministro) e che il ministro della
Giustizia era il leghista Roberto Castelli.
Quindi, se Salvini vuole abolire il “limite quantitativo massimo”
attualmente in vigore, deve sconfessare l’operato di un governo di
centro-destra di cui faceva parta a pieno titolo la Lega.
La seconda ipotesi, che può essere complementare alla prima, è che
Salvini si sia accorto, seppure in ritardo, che in Italia fare il
“campione della lotta alla droga” (qualunque cosa significhi) porta
sfiga. Ha portato sfiga a Bettino Craxi, responsabile del
peggioramento della legislazione proibizionista alla fine degli anni
‘90 del secolo scorso (in parte mitigato dal referendum radicale del
1993); ha portato sfiga a Gianfranco Fini e Carlo Giovanardi,
responsabili dell’ulteriore peggioramento attuato con la legge n.
49/2006 (fatta passare in Parlamento in modo surretizio, ben nascosta
in un decreto-legge dedicato alle Olimpiadi Invernali di Torino), in
parte mitigato dalla sentenza della Consulta n. 32 del 12-25 febbraio
del 2014. Sotto a chi tocca …
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Giulio Manfredi (Giunta Radicali Italiani)
Quagliuzzo è un comune, della Città Metropolitana di Torino, sito in Pedanea, a pochi chilometri da Ivrea. Con i suoi 340 abitanti appartiene alla fascia dei piccolissimi comuni con tutte le problematiche che li accompagnano
Il sindaco Ernesto Barlese, alla guida del paese dal 10 giugno dello scorso anno ha scritto al ministro dell’Interno Matteo Salvini per rappresentagli quello che è un problema per tanti enti locali delle sue dimensioni, il taglio dei trasferimenti dallo Stato. Questi sino al 2013 ammontavano a circa 126mila euro, nel 2018 il trasferimento di risorse è sceso drasticamente giungendo a quota 66mila. “Tale situazione – scrive il primo cittadino di Quagliuzzo – ha creato non poche difficoltà, in quanto è aumentata notevolmente la burocrazia, come pure gli adempimenti degli uffici, mentre il costo non si è certo ridotto e le esigenze del territorio e dei cittadini sono aumentate”. Barlese, fatta questa premessa, evidenzia che non avendo altre risorse a disposizione, se non i tributi locali, in quanto il territorio ha una vocazione agricola e non sono presenti attività imprenditoriali “ci ritroviamo in serie difficoltà per amministrare al meglio la nostra realtà”. I 40mila euro concessi quest’anno, vincolati per interventi in materia di messa in sicurezza, sono stati certamente una boccata di ossigeno, ma le problematiche rimangono sul tappeto. “I piccoli comuni – dice ancora Barlese – sono importanti presidi del nostro territorio nazionale, hanno alle spalle una storia ed una cultura millenaria e costituiscono l’ossatura portante delle tradizioni, dei valori e della qualità del vivere, cosa che nelle grandi città si è persa”. D qui l’interrogativo rivolto ‘all’inquilino del Viminale’ se si può sperare in un sostegno, materiale ed istituzionale nei prossimi anni per i piccoli e piccolissimi comuni.
Massimo Iaretti
“Mentre in aula si apre la discussione del bilancio di previsione 2019-2021, il centro sinistra in campagna elettorale traveste come emendamenti alcune “marchette” che costeranno ai piemontesi ben 1 milione di euro” lo ha dichiarato in Consiglio Regionale Gian Luca Vignale durante la discussione del ddl. 342 – Bilancio di previsione finanziario 2019-2021.Nel dettaglio l’accusa di Vignale è rivolta a due emendamenti (il n. 85 e il n. 86), che stanziano 500.000 euro ciascuno a due associazioni piemontesi, l’Abbadia di Stura – I Templari onlus e San Carlo – Forte di Fenestrelle onlus, l’uno per il restauro della conservativo del campanile della chiesa di San Giacomo di Stura e l’altro per la messa in sicurezza e il recupero strutturale del Forte di Fenestrelle.“Stupisce che si stanzino – aggiunge – ben 500 mila euro per un’associazione che ha solo cento follower su Facebook e la cui presidente ha tra gli amici proprio Nadia Conticelli, esponente di questa maggioranza eletta proprio grazie ai voti del quartiere del Campanile di San Giacomo”.“ Se possiamo anche comprendere – spiega Vignale – , l’intento di culturale e artistico della proposta del centro sinistra, non capiamo a cosa servano le leggi regionali che da anni definiscono criteri e regolamento per i contributi di questo tipo. L’inserimento in un testo di legge di un contributo ad alcune associazioni significa privilegiarne alcune a discapito di altre e apre la corsa alla ricerca di un consigliere o di un assessore amico disponibile a firmare una proposta di contributi a loro nome. E’ evidente un atto inammissibile”.“Per di più, si dovesse creare un capitolo di bilancio per ogni associazione che lavora per il territorio, il documento economico regionale – conclude – sarebbe un atto illeggibile e si trasformerebbe in un registro di cassa e non in un documento programmatico fondamentale per la gestione economica della Regione”.
Gancia è la nuova presidente della Consulta Elette
“Sono felice di assumere, proprio a ridosso della Festa della Donna, il ruolo di rappresentante e coordinatrice di questo importante Organismo consiliare. Il nostro compito è far sì che le donne abbiano più forza e autorevolezza nelle Istituzioni. Grazie alla qualità del nostro lavoro possiamo rendere più incisivo il ruolo femminile nelle istituzioni e arrivare a proporre con fermezza provvedimenti che portino all’obiettivo che forse mi sta più a cuore: fare in modo che tutte le donne possano contare su organismi e uffici pubblici, possano avere dalla loro parte sia chi fa le leggi, sia chi le applica”. Sono state queste le prime dichiarazioni rilasciate da Gianna Gancia, nuova presidente della Consulta delle Elette. La nomina, votata all’unanimità dell’Ufficio di presidenza della Consulta stessa, si è resa necessaria a seguito delle dimissioni della presidente Stefania Batzella (che ha aderito al gruppo dei Moderati, parte della maggioranza) allo scopo di mantenere l’espressione della pluralità delle forze politiche all’interno dell’Ufficio di presidenza. “La nomina della consigliera Gancia è avvenuta nel segno della condivisione e di questo ringrazio anche l’altra consigliera di opposizione, Francesca Frediani, che ha rinunciato alla sua candidatura per consentire una scelta unanime. La logica di squadra continua quindi a caratterizzare l’operato della Consulta delle Elette che desidera contribuire sempre più alla partecipazione e alla rappresentanza delle donne in politica”, ha dichiarato Angela Motta, vicepresidente del Consiglio regionale e anche vicepresidente della Consulta Elette insieme con la consigliera Valentina Caputo. La Consulta delle Elette del Piemonte è dal 1996 un’istituzione fondamentale di rappresentanza e di raccordo per le donne elette sul territorio piemontese.