POLITICA- Pagina 537

Lo spirito olimpico

Il barone Pierre de Coubertin , inventore dei moderni giochi olimpici, ha smesso di rivoltarsi nella tomba. Dopo lunghi decenni dove è stato costretto a vederne di tutti i colori , sponsors sempre più pervasivi ed invadenti, materiali sempre più sofisticati, doping sempre incombente, discipline olimpiche che, se continua così , fra un po’ faranno rimpiangere i famosi Higlands Games scozzesi  , quelli per capirci del tiro alla fune e del lancio del tronco, finalmente ha visto una novità per lui positiva.  Non ci credeva  più e penso che avesse oramai riposto ogni speranza , anche la più intima . In una sorta di “flash back” avrà rivisto i grandi campioni degli sport invernali del passato da Zeno Colò ad Anton (Toni) Sailer, da Jean Vuarnet a Gustav Thoeni. Poi ad un tratto è arrivata Lei, senz’altro non medagliata come Inge Wersin-Lantschner  e meno brava e bella di Lindsey Vonn ma , certamente, più alta della pluri medagliata Deborah Compagnoni, Chiara Appendino.  Gli è apparsa , al barone De Coubertin, prima sfocata e diafana, poi sempre più nitida con in mano la fiaccola olimpica che ardeva non di una luce fatua o tremula ma vivida e luminosa. Così mentre avanzava si spandeva intorno , nuovamente, il “vero ” spirito olimpico  e cioè che Torino gareggiava ,per l’assegnazione dei XXV giochi olimpici invernali del 2026 ,non per vincere ma per partecipare.

Salvini rilancia il centrodestra. Ma Renzi vuole ancora dare lezioni

Salvini rilancia l’alleanza di centrodestra al termine di un incontro con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. La coalizione si presenterà unita alle prossime elezioni regionali, quindi anche in Piemonte Sarà naturalmente una alleanza “a trazione leghista” con Forza Italia e il Partito della Meloni destinati a svolgere il ruolo di comprimari. L’operazione politica consente a Salvini di rimettere insieme i “cocci” del centro destra, dopo aver ridimensionato politicamente ed elettoralmente i due alleati ( la Lega aveva ottenuto il 17 % il 4 marzo mentre oggi é sopra il 30), e di continuare a condizionare la politica e le scelte dell’attuale governo, dandogli una impronta di destra. Si tratta di capire “come e quando” Lega e M5S ,(o chi  dei due) decideranno di ” staccare la spina” al governo, ma una cosa è certa: non sarà certo una tale prospettiva ad impensierire Salvini che si presenterà agli elettori come il leader di una rinata coalizione del centrodestra all’interno della quale il suo partito sarà la forza di gran lunga più importante. Del resto questo é stato l’obbiettivo che Salvini si era posto all’indomani del voto del 4 marzo: impedire la formazione di un governo del Presidente e utilizzare l’alleanza con il M5S per riportare la Lega al governo e rafforzare la sua leadership e il suo partito, senza però rompere i rapporti con i suoi alleati tradizionali. Questo avviene mentre le difficoltà del governo sono sempre piu evidenti. Ieri al vertice informale dei Capi di Stato e di Governo svoltosi a Salisburgo l’Italia é lasciata sola, sia dai nostri partners tradizionali che dal gruppo di Visegrad.  Sulla Legge di Stabilità la confusione regna sovrana, mentre continuano a rincorrersi proposte diverse che si scontrano con la posizione del Ministro dell’Economia deciso a non abbandonare una linea di prudenza e di rigore nella gestione dei conti perché giustamente preoccupato dalla reazione dei mercati. E’ una linea che entra in rotta di collisione con gli interessi di bottega dei due partiti che hanno bisogno di dare seguito alle promesse con cui ha vinto le elezioni.  Ma siccome tutto ciò è incompatibile con la sostenibilità del nostro debito la discussione di queste ore riguarda l’individuazione delle “priorità” che comunque saranno attuate con gradualità. Da qui il sempre maggiore nervosismo dei 5 Stelle. Si rendono conto che in questi primi mesi di coabitazione, la Lega è cresciuta enormemente nei sondaggi, loro no invece,  e come sia  tutt’altro che fantasiosa l’ipotesi che all’indomani delle europee Salvini scelga la via delle elezioni e resusciti l’alleanza di centrodestra, pronta a tornare al governo del Paese.

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Ps. Questa situazione, potenzialmente, potrebbe essere favorevole ad una opposizione che nel frattempo avesse avuto la capacità di rinnovarsi, di riorganizzare il campo del centro sinistra e di presentarsi con facce nuove e programmi coerenti con i valori nei quali dichiara di riconoscersi, ma niente di tutto questo purtroppo è avvenuto. Se ad uno capita di accendere la tv continua a trovarsi di fronte il volto del plurisconfitto Matteo Renzi. Aveva dichiarato che in caso di sconfitta avrebbe abbandonato la politica. Ha perso la Liguria, l’Abruzzo, il Friuli e la Sicilia; ha perso  i Comuni di Roma, Torino, Genova, Siena, Arezzo, Grosseto, Livorno, Alessandria, Novara, Venezia, Nuoro, Pistoia, L’ Aquila e La Spezia ; ha perso il referendum costituzionale e, infine, ha perse le politiche ma é ancora con la pretesa di darci lezioni.

Wilmer Ronzani

 

LeU: Acquisto della prima casa e morosità incolpevole

È cominciata in Commissione Urbanistica la discussione della proposta di legge “Disposizioni in materia di mutui per l’acquisto della prima casa e interventi in caso di morosità incolpevole”, presentata dal Capogruppo di LeU Marco Grimaldi insieme ai colleghi Accossato e Ottria.

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO I numeri riguardanti gli sfratti in Piemonte restano altissimi: secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Interno, nel 2016 i provvedimenti di sfratto emessi sono stati 6.920, il  65,79% in più rispetto all’anno precedente. Il Piemonte è la seconda regione in Italia per numero di sfratti eseguiti: 4.992 (di cui 3.388 solo nel capoluogo), ossia il 14,1% del totale nazionale. Torino è la provincia italiana che denuncia la situazione più grave, con uno sfratto ogni 241 famiglie, su una media nazionale di uno sfratto ogni 419. Secondo i dati dell’Osservatorio sulla condizione abitativa di Torino relativi all’anno 2017, su oltre 16.000 alloggi necessari per soddisfare il fabbisogno di case popolari a Torino, sono in tutto 2.370 quelli che il Comune è riuscito ad assegnare con l’ultimo bando dal 2012 a oggi. Solo il 16% delle famiglie che ha fatto richiesta ha potuto dunque ottenere una casa. D’altra parte, il tasso di disoccupazione nel 2017 in Piemonte è ancora del 9,1%, con 97.000 disoccupati a Torino. Per questo la proposta di legge interviene su due aspetti: innanzitutto l’accesso all’acquisto della prima casa, attraverso un progetto cui i Comuni potranno aderire individuando immobili pubblici o proprietà disponibili da parte di privati. Tramite bando regionale, gli istituti di credito potranno formulare proposte di mutuo a condizioni più favorevoli rispetto a quelle di mercato poiché, nei primi cinque anni di mutuo, la Regione ne garantisce l’adempimento tramite fideiussione in caso di morosità incolpevole. Tra il sesto e il ventesimo anno, in caso di  impossibilità a sostenerne gli oneri finanziari per morosità incolpevole imputabile alla perdita del lavoro sarà l’ATC ad acquistare la casa e sostenerne gli oneri finanziari. A quel punto l’ATC concede ai morosi incolpevoli l’immobile a canoni calmierati conformi a quelli previsti per l’edilizia residenziale pubblica. Il secondo aspetto è l’istituzione di un “Fondo salva mutui”, cui tutti titolari di un mutuo per l’acquisto della prima casa potranno accedere in caso abbiano subito un calo di reddito significativo. Dopo il “Fondo salva sfratti” istituito a inizio legislatura, questa è una misura che intende tutelare anche i proprietari in difficoltà.“Choosy, mammomi e bamboccioni? La verità è che chi non ha un contratto a tempo indeterminato o una famiglia alle spalle spesso non riesce ad accedere ai mutui e sono soprattutto le nuove generazioni a scontare questa situazione” – dichiara Grimaldi. – “Noi vogliamo restituire loro autonomia e dignità con un accesso al mutuo per tutti. Inoltre in ultima istanza interviene il Fondo a coprire la morosità incolpevole, per evitare che la precarietà di lavoro e reddito provochi la perdita della casa, ossia di un diritto primario. È una sperimentazione avviata anni fa a Torino, che oggi abbiamo voluto estendere a livello regionale. Speriamo che le banche e Finpiemonte introducano il ‘Tasso Salvini’ a interessi 0 in 81 anni di comode rate. In quel caso anche un precario non avrebbe bisogno del nostro fondo di garanzia.”.

COMMERCIO, TRONZANO (FI): REGIONE NON PUO’ LIMITARSI AD ESSERE SEMPLICE OSSERVATORE PER LA VICENDA QUI! GROUP 

“Sinceramente mi sarei aspettato una posizione maggiormente propositiva della Giunta regionale sulla vicenda dei mancati pagamenti dei ticket agli esercizi commerciali piemontesi da parte di Qui! Group”. Ad affermarlo il vicecapogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Andrea Tronzano che ha discusso un question time nell’ultima seduta di Consiglio. 

“Già nella mia precedente esperienza al Comune di Torino avevo manifestato perplessità sulla assegnazione perché nutrivo dubbi sulla affidabilità di Qui Group, oltre al fatto che chiedevano fino al 16% di commissione agli esercenti sul buono pasto, quando la gara Consip prevedeva 4,85 euro di commissione senza costi aggiuntivi”

 

Conclude Tronzano: “Questa vicenda cuba 3milioni di euro per l’intero Piemonte, 1,5 milioni per la sola Provincia di Torino. È evidente che una cifra del genere si traduce in un danno gravissimo per centinaia di commercianti piemontesi. L’assessore De Santis ha scaricato il problema al ministero del Lavoro. Credo però che la Regione Piemonte non possa limitarsi a fare il postino, recapitando il problema al livello superiore, qua ci sono in gioco centinaia di posti di lavoro e proprio per questo è necessario che anche la politica locale ci metta la faccia venendo incontro alle esigenze degli esercenti che hanno subito un danno ingiusto”. 

I Verdi allo Street festival

In occasione dello Street festival di GRUGLIASCO che si terrà il giorno 22 settembre 2018 i Verdi di Grugliasco saranno presenti,con un loro punto informativo, dove verranno trattate le tematiche di attualità legati allo sviluppo sostenibile della nostra città e dell’area metropolitana in particolar modo sui trasporti , rigenerazione dei rifiuti, alimentazione e tutela ambientale . Sarà presentato  un progetto relativo all’educazione alla salute in età dello sviluppo, tema fondamentale per le famiglie che mettono lo sviluppo dei propri figli al centro delle loro priorità. I Verdi di GRUGLIASCO  presenteranno anche il documento Cambiamento Ecologista, di cui sono stati promotori all’Assemblea Nazionale, un innovativo approccio ecosostenibile nella vita quotidiana, tema trattato sempre in modo superficiale da tutte le altre forze politiche e che i Verdi di Grugliasco si propongono come una forza capace di canalizzare  l’ attenzione delle tematiche ambientaliste sulla vita quotidiana come salute, lavoro,benessere, trasporti e tutela della Famiglia. Inoltre bisogna diffondere la conoscenza  dell’economia circolare come strumento utile allo sviluppo nell’agricoltura, nell’industria, nel commercio e nei servizi. Noi vogliamo anche rispondere alle richieste di azione dei 6 milioni di italiani sottoposti alla pressione di un inquinamento grave, e coloro che vivono ogni giorno la contraddizione fra il lavoro e la salute, che soffrono per la mancanza di servizi adeguati di mobilità, di qualità delle loro case e dell’ambiente e che si oppongono allo scempio del loro territorio. A chi ha idee e talenti, e non sa dove esprimerli. Nel corso della serata ci saranno anche momenti di svago legati allo sport, alla creazione di giochi poveri con l’utilizzo delle di materiali di scarto. Non mancherà,anche, l’intrattenimento musicale. Lo stand informativo dei Verdi sarà presente allo Street festival dalle ore 18:00 fino alle ore 23:00 di sabato 22 settembre 2018 presso il parco Aldo Moro di Grugliasco.

 

Verdi di Grugliasco
Responsabile comunicazione esterna
Giuseppe Pepe

Gariglio (Pd): “Olimpiadi negate uno schiaffo a Torino”

I governatori leghisti del Veneto e della Lombardia, uniti, con la sponda del sottosegretario leghista Giorgetti, fanno fuori Torino dal dossier Olimpiadi invernali e procedono da soli.  Dopo le trionfali Olimpiadi del 2006, Torino riceve uno schiaffo che fa male alla Città, ai torinesi e a tutto il Piemonte e che proietta all’esterno l’immagine di una città perdente.  La Sindaca Appendino paga la sua incapacità politica e la debolezza dei ministri Cinquestelle; aveva scritto a Roma rifiutando di collaborare con le altre città e, così facendo, ha dato l’opportunità a Milano e Cortina di procedere unite, addossando a Torino la responsabilità di essersi messa fuori da sola: oltre il danno, la beffa! Ma questa vicenda – conclude Gariglio – testimonia anche come per la Lega conti solo il Lombardo Veneto; il Piemonte non è una terra che a loro sta a cuore! Infatti, questo Governo isola ogni giorno di più il Piemonte: blocca la TAV, blocca il Terzo valico, blocca l’Asti-Cuneo, toglie i fondi alle periferie e, ora, toglie le Olimpiadi.  Ci vogliono ridurre a fanalino di coda delle regioni del nord. Come gruppo parlamentare reagiremo, insieme alla Giunta regionale, per evitare che il Piemonte venga distrutto dalla tenaglia Lega-Cinquestelle.

 

Davide Gariglio

Deputato Pd

ALBERTO MORANO: “LA FINE DEL SOGNO OLIMPICO”

Apprendo dai giornali che la candidatura di Torino-Milano-Cortina alle Olimpiadi Invernali del 2026 non verrà presentata, essendo venuto meno il sostegno del Governo, come dichiarato poco fa dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Il Sindaco Appendino, conformemente a quanto deliberato a Luglio dalla maggioranza Cinque Stelle, avrebbe ribadito l’indisponibilità di Torino a partecipare alla corsa olimpica insieme a Milano e Cortina. Da fonti giornalistiche sembrerebbe poi che il Coni domani presenterà la candidatura di Milano e Cortina con l’esclusione di Torino. Se così fosse sarebbe un vero disastro per la credibilità del Sindaco Appendino e della Città.Una occasione persa, di cui il Sindaco Appendino dovrà rendere conto ai Torinesi.

OLIMPIADI. BOETI: “UN FALLIMENTO DEL GOVERNO. CON L’ASTRUSA FORMULA A TRE L’ESITO ERA SCONTATO

È finita come temevamo: la candidatura italiana per le Olimpiadi 2026 è morta. Un fallimento del Governo che non è stato in grado di fare gioco di squadra con i territori interessati, neppure con quelli governati da forze politiche amiche dell’esecutivo. Un fallimento dell’amministrazione comunale che non è riuscita a ritagliare per Torino un ruolo da protagonista, valorizzando l’esperienza e le competenze del 2006. Sono sempre stato convinto che Torino avesse le carte in regola per tornare ad ospitare i Giochi invernali e che un’Olimpiade alpina spalmata su tre località distanti 500 km non avesse senso: l’esito fallimentare è anche frutto di quella astrusa formula a tre. Perdiamo un’importante occasione di rilancio che avrebbe restituito passione e visibilità alla nostra città.

Nino BOETI

Presidente Consiglio Regionale del Piemonte

Gioco lecito, Tronzano (FI): “Tutelare i lavoratori”

L’esasperazione del politicamente corretto può nuocere gravemente, anche all’economia e alla crescita di una regione. Pur partendo da premesse condivisibili, ovvero il contrasto alla ludopatia e ai danni che il gioco d’azzardo può creare, chi sostiene misure draconiane nei confronti delle aziende e dei lavoratori legali di un importante settore economico, si comporta da integralista. Cosa sta succedendo in Piemonte? Mentre la regione Liguria ha posticipato l’entrata in vigore della sua legge e l’Abruzzo ha prorogato di due anni il termine previsto nella legge n 40 del 29 ottobre 2013 che sanciva il Game over (applicazione del distanziometro) a partire dal quinto anno (20 novembre 2018), qui da noi si corre il rischio di uccidere il gioco legale, e con esso migliaia di posti di lavoro. Bisogna certamente prevenire il gioco patologico ma al tempo stesso sarebbe illiberale e dannoso per tanti lavoratori, aziende e famiglie  proibire il gioco lecito. Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici e la sua associata Sistema Gioco Italia hanno annunciato lo stato di crisi delle aziende nel territorio piemontese per gli effetti della legge regionale “Norme per la prevenzione e il contrasto al la diffusione del gioco d’azzardo patologico”. Pochi giorni fa ho avuto direttamente notizia di un’azienda del settore che sarà costretta a lasciare a casa 79 dipendenti dislocati sul territorio regionale. E non sarà purtroppo il solo caso. La legge così come si presenta esercita sul tessuto imprenditoriale legale un effetto estremamente negativo. E c’è anche un’aggravante:  indebolendo il gioco lecito, quello illegale si diffonde e si rafforza a macchia d’olio. Lo stato di crisi, già oggetto di un’attivazione di procedura di crisi al  Ministero dello Sviluppo Economico, richiede una  legge più equilibrata ed equa, che accolga emendamenti di buon senso, nel rispetto per il diritto alla salute e per il diritto al lavoro di chi opera correttamente nel gioco legale. E’ opportuno accogliere, ad esempio, la richiesta degli operatori del settore di sospendere anche in via temporanea  l’obbligo di rimozione degli apparecchi da intrattenimento  negli esercizi generalisti, già soggetti a un taglio del 35%. Occorre inoltre fare in modo che le norme regionali in materia non siano in contrasto con le nuove norme nazionali: in caso contrario è facile intuire il caos che ne deriverebbe. Anzi, personalmente vorrei che la legge regionale fosse sospesa in attesa della redazione della normativa nazionale. Sarò quindi presente con convinzione  alla manifestazione degli  operatori del settore il  18 settembre. Se non si cambieranno le regole nel rispetto di chi opera onestamente, qui a giocare d’azzardo, sulla pelle di imprese e lavoratori, sarà solo la Regione Piemonte.
Andrea Tronzano

Per un nuovo riformismo

di Giorgio Merlo

Che il destino politico ed elettorale del Partito democratico sia segnato ormai lo condividono quasi tutti. Tranne, forse, gli ultimi reduci che partecipano con devozione e commozione alle kermesse delle feste della ex Unità. Un destino che è il frutto di molte componenti e che, forse, non vale neanche più la pena di soffermarsi con eccessiva insistenza. Ora, il vero nodo politico non è il destino politico ed elettorale di quel partito. Del resto, per chi come noi non ha mai avuto una concezione sacrale o dogmatica o assolutista del partito ma lo ha sempre e solo considerato un mezzo per centrare degli obiettivi politici e sociali, che il Pd cambi, si sciolga, si divida – come auspicano Orfini e ormai moltissimi altri esponenti nei Dem – o decreti semplicemente la sua confluenza in un nuovo contenitore, non importa granché. Quello che, al contrario, resta al centro dell’agenda politica e’ come ricostruire un campo riformista, democratico e di governo alternativo al sovranismo leghista e al populismo in salsa grillina. Senza evocare gli scenari divertenti e fantasiosi di Eugenio Scalfari che disegna un futuro politico con un Pd al 30% dei consensi e un altro partito, cosiddetto “liberal democratico” e sempre creato dal Pd, attorno al 20%, sul tappeto resta il tema di come dare gambe politiche ed ossatura organizzativa a questo campo riformista. E, forse, ha centrato il problema una recente riflessione di Marco Follini quando evidenziava la necessità di una riscoperta attiva e moderna delle singole identità politiche per poi ricostruire insieme una coalizione plurale, inclusiva e autenticamente riformista. Del resto, tramontati i “partiti plurali” ed esauritasi definitivamente la stagione della “vocazione maggioritaria” del Partito democratico, l’unica ricetta credibile per evitare di essere travolti in modo irreversibile dalle forze sovraniste e populiste resta quella di creare una sintesi politica frutto del contributo di tutte quelle culture politiche che sono state forse troppo frettolosamente archiviate e sacrificate sull’altare della rottamazione renziana e della ineluttabilità del “pensiero unico”. Una stagione, quella renziana, e avallata opportunisticamente da tutte le più svariate tribù interne, che tra le molte altre cose ha ridotto i vari filoni ideali che contribuirono a fondare il Pd ad un semplice orpello ornamentale da celebrare nei convegni e poco piu’. Salvo, poi, prendere atto che tramontata la vocazione maggioritaria e distrutto la “cultura della coalizione” il campo riformista e’ apparso disarmato, impaurito e soprattutto incapace di dar vita ad una credibile e seria alternativa politica, culturale e programmatica. E il compito di coloro che oggi non si rassegnano al pensiero unico, al dominio del capo di turno e alla cancellazione della distinzione tra destra e sinistra, tra riformisti e conservatori, tra populisti e popolari, hanno il dovere di rideclinare le culture politiche – a partire dalla tradizione popolare e cattolico sociale e democratica – per contribuire, insieme, a dar vita ad una alleanza politica che sappia di nuovo porsi come guida per un governo democratico e riformista del nostro paese.