POLITICA- Pagina 535

Bongioanni presenta proposta di legge sul divieto degli abbruciamenti

Da Palazzo Lascaris

Il consigliere regionale Paolo Bongioanni, Presidente della Commissione Cultura, Istruzione e Sport ha presentato una nuova proposta di legge che modifica la legge regionale numero 15 del 2018.

L’intervento trasla dal 1 novembre al 16 dicembre l’inizio del divieto per gli abbruciamenti di materiale vegetale nei terreni boscati.

“La richiesta dei sindaci, un’interlocuzione con la Federazione regionale Coltivatori Diretti e con l’Unione dei comuni Montani (UNCEM) – dice Bongioanni – ha consolidato un pensiero che avevo sviluppato parlando con tanti agricoltori e coltivatori delle nostre zone montane. Il sottobosco di castagno da frutto deve essere pulito e i residui vegetali eliminati; in una montagna che si spopola e viene considerata area svantaggiata è un paradosso considerarla alla stregua delle grandi città mettendo in continuazione balzelli e vincoli legislativi che non possono far altro che aumentare lo spopolamento. Laddove, fra l’altro la castanicoltura costituisce una fonte di reddito per molte persone, la montagna non può pagare un prezzo così alto. Poter pulire i boschi e bruciare le foglie prima delle nevicate significa avere in primavera il sottobosco sfalciabile e pascolabile, aumentare la sicurezza per quanto riguarda il problema idrogeologico permettendo all’acqua piovana di percolare nel terreno alimentare la falda superficiale e non di diventare piogge efficace che viene poi veicolata nel reticolo idrografico di montagna, e non ultimo permette altresì una miglior raccolta del frutto stesso. Quando si guarda la montagna bisogna avere la lucidità di mettere l’uomo al centro e lavorare affinché questa non si spopoli anzi bisogna dire grazie a chi ha il coraggio di viverci e lavorare.”

La proposta di legge affronterà il normale iter legislativo e quindi verrà discussa prima in terza commissione e quindi in consiglio regionale. “Spero – conclude Bongioanni – in una piena condivisione di tutti i 51 colleghi di consiglio e giunta nell’interesse nostro, delle nostre valli e dei nostri grandi produttori di montagna”.

Veltroni in caserma e Renzi a teatro

Due appuntamenti separati, tra oggi e domani, a Torino e Rivoli, per due illustri ex  segretari dello stesso partito.

“Italia Viva cresce. Ci diamo appuntamento per venerdì 15 Novembre a Torino” annuncia Matteo Renzi su Facebook . L’ex premier ed ex Pd lancerà infatti con i suoi sodali subalpini l’organizzazione  di quella che definisce “la nostra nuova Casa”. E lo farà presso la Casa Teatro Ragazzi.

Insolita location – una caserma – per l’ex segretario dem Walter Veltroni che questa sera, in veste di regista presenterà il suo film “I bambini sanno”. La proiezione è organizzata dal Lions Club Rivoli Castello, in collaborazione con la Taurinense, presso la caserma degli alpini “Ceccaroni” in corso Susa. La politica, tra teatro e film, è sempre più spettacolo.

+Europa Torino: “NO a una giustizia ingiusta”

Riceviamo e pubblichiamo

Domani raccolta firme contro l’abolizione della prescrizione dopo la condanna in primo grado

La proposta del ministro Bonafede di abolire la prescrizione dopo la condanna in primo grado è quanto di peggio una certa classe politica manettara possa avanzare. Noi di +Europa Torino, invece, ci poniamo come strenui difensori dello Stato di Diritto e dei diritti costituzionali dei cittadini. Come ricorda l’articolo 111 della Costituzione, infatti, “ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata”.

Ed è proprio sulla “ragionevole durata” che interviene l’istituto della prescrizione, che noi vogliamo assolutamente difendere. La prescrizione, infatti, è a garanzia del cittadino e non il contrario. Per questo motivo domani, venerdì 15 novembre, saremo davanti al Tribunale di Torino insieme a Siamo Europei e all’Associazione Radicale Adelaide Aglietta per raccogliere le firme contro il progetto di legge del ministro Bonafede. L’orario della raccolta va dalle 10.30 alle 12.30. In caso di pioggia persistente l’appuntamento sarà rinviato.

Ravetti (Pd): “Un Consiglio regionale aperto per l’Ilva”

Novi Ligure, la priorità è il futuro dei lavoratori

“Nella riunione dei capigruppo di giovedì chiederò di convocare con urgenza un Consiglio regionale aperto a Novi Ligure per discutere del futuro dell’Ilva. Voglio ribadire, ancora una volta, il mio sostegno ai lavoratori e alle loro famiglie che, in queste settimane, stanno vivendo momenti molto difficili” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“La decisione di ArcelorMittal di rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione delle attività di Ilva Spa riguarda il futuro di molti lavoratori nelle sedi di Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi. Quello di Novi Ligure è uno degli stabilimenti più importanti dell’ex Ilva e dà lavoro a 1200 -1300 persone, compreso l’indotto” ha proseguito Ravetti.

“E’ fondamentale – ha concluso Domenico Ravetti – che venga trovata al più presto una soluzione che garantisca il futuro dei lavoratori e che preveda il rilancio di un’industria molto importante per il nostro Paese”.

I 200 milioni di Finpiemonte investiti su tre anni

Da Palazzo Lascaris

I 200 milioni frutto del rientro di una quota del capitale sociale di Finpiemonte verranno investiti in tre anni, fino al 2021. Lo prevede il maxiemendamento della giunta sull’assestamento di bilancio illustrato ieri dall’assessore al bilancio Andrea Tronzano in prima commissione, presidente Carlo Riva Vercellotti.

Nel bilancio pluriennale 83,6 milioni saranno impegnati entro l’anno corrente, 60,2 entro il 2020, 56,2 entro il 2021. “I 90 milioni di investimenti concertati con le parti sociali sono mantenuti così come erano stati definiti nel confronto”, ha precisato l’assessore.

L’assestamento prevede inoltre di trasferire a Finpiemonte 150 milioni originariamente previsti per l’estinzione di uno dei derivati accesi dalla Regione: “Per farlo in coerenza con la richiesta di economicità prevista dalla legge, occorre procrastinare l’intervento, dato che il mercato dei derivati è in crescita rispetto a un anno fa. Per poterlo fare bisogna utilizzare l’elasticità concessa a FinPiemonte, che ha tempo fino al 2022 per cogliere il momento più vantaggioso per l’operazione finanziaria”, ha spiegato Tronzano.

Il maxiemendamento prevede anche l’iscrizione tra le spese obbligatorie della copertura per le borse di studio in eccesso rispetto alle risorse stanziate.

Altri emendamenti prevedono: 100mila euro alla Città metropolitana per il recupero dell’edificio confiscato alla mafia a San Giusto Canavese; 723 mila per la realizzazione di una rotonda sulla viabilità a Sito Interporto; 1,5 milioni per l’aggiornamento dei servizi informatici della protezione civile;  480 mila euro per la copertura di debiti fuori bilancio; un milione per consulenze specialistiche per il rilancio dei settori tessile, Itc e meccanico.

Nella discussione generale Domenico Ravetti (Pd) ha sostenuto che questo assestamento “è povero di indirizzi politici, e quando tentate di esprimerli, come nel caso della riprogrammazione dei fondi Finpiemonte, offrite al sistema economico un rallentamento evidentissimo. Rinviare l’uso di una parte così importante dei fondi al 2021 è una scelta da rivedere, lo proporremo in aula. Maggiori risorse sono necessarie per gli extra Lea e per il dissesto idrogeologico, come per lo sport. Su questi e altri temi proporremo emendamenti”.

Per Alberto Preioni (Lega), “il bilancio è un lascito che ci siamo trovati, non può essere stravolto, ma nei prossimi mesi attueremo il nostro programma di governo. Ad esempio dall’anno prossimo nei nuovi bandi sullo sport si vedrà chiaramente la nostra volontà politica, come nella redistribuzione delle risorse degli  extra Lea su tutto il Piemonte, in modo da dare maggiore peso alle aree periferiche, alle zone lontane.  Siamo comunque disponibili a ragionare su eventuali modifiche dell’assestamento su proposte di buonsenso, anche aprendo un tavolo di trattativa”.

Una proposta di confronto raccolta da Silvio Magliano (Moderati) “per verificare se si vuole davvero segnare un cambiamento, visto che alcune leve si potevano azionare con più coraggio rispetto a quanto fatto in questo assestamento”. “L’assestamento pone le basi per i successivi cambiamenti”, ha risposto Tronzano.

Sean Sacco (M5s) ha definito “molto timido” il provvedimento proposto dalla giunta: “ Non ci sono stati cambi di passo, vedremo cosa emergerà dalla discussione. Spero che ci sia spazio anche per le opposizioni per fare politica, non c’è tempo per grossi ragionamenti sul 2019. Dal previsionale si capirà di più cosa intende fare la maggioranza”.

Marco Grimaldi (Lev) ha criticato le proposte della giunta: “Presenteremo un emendamento sul salva-mutui e altri emendamenti, alcuni ostruzionistici, altri di merito. Sul dissesto idrogeologico, ad esempio, anche la nostra giunta ha avuto le sue alluvioni e abbiamo dato un segnale. Voi neanche quello”.

Nel dibattito sono intervenuti anche Alessandra Biletta (Fi), Sergio Chiamparino, Monica Canalis, Alberto Avetta, Daniele Valle, Diego Sarno, Raffaele Gallo (Pd), Francesca Frediani (M5s) e Maurizio Marrone (Fdi).

Tecnici del Comune prossimi allo sciopero. Altra grana per la sindaca?

Riceviamo e pubblichiamo

Le condizioni nelle quali i lavoratori tecnici devono lavorare sono condizionate da norme complesse in continua evoluzione oltre che dai vuoti normativi e le sentenze che si susseguono talvolta contraddicendo modus operandi sino a quel momento seguiti. A tutto ciò oggi si somma l’effetto del mancato turnover imposto da ragioni di bilancio e da normative che hanno di fatto bloccato sia l’assunzione di nuove leve che la valorizzazione del personale interno il quale a fronte di una grande esperienza acquisita, spendibile nell’ ente se opportunamente posizionata nell’ambito dell’organigramma dei profili tecnici. In questi anni le Aree tecniche della Citta di Torino, composte da figure professionali tecniche (ingegneri geometri, architetti, periti, agronomi ecc.) spesso abilitate, portatrice di esperienze uniche, hanno fatto fronte al lavoro anche se prive di adeguati riconoscimenti e giusti mezzi operativi. Tutto ciò ha portato i professionisti tecnici della città di Torino a tre assemblee, partecipate come da tempo non accadeva, ed infine il vuoto e il non ascolto delle istanze rappresentate dalle organizzazioni sindacali, hanno portato allo stato di agitazione che culminerà in uno sciopero indetto da ANTEL CSA Dipartimento Tecnici il 25 novembre. Oggi, 13 novembre le suddette rappresentanze sindacali saranno ascoltate in I Commissione Personale e Bilancio che potrebbe darsi carico, sposando le motivazioni del futuro dell’ufficio tecnico offrendo le prime concrete risposte ad un lungo elenco di criticità a partire da quella più urgente, viste le scadenze di legge, che è quella relativa ai passaggi di carriera che vadano a colmare una grossa lacuna su un comparto che svolge spesso ruoli di categoria superiore. Restiamo fiduciosi anche perché le soluzioni ai problemi dell’ufficio tecnico, attraverso un turn over e successivo incremento delle figure necessarie, porterebbero ad un miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi di cui possono beneficiare i cittadini.

Il capo dipartimento Tecnici CSA

Massimo Druetto

Il centrosinistra e i 5 Stelle

Diciamoci la verità, al di là delle sofisticazioni, delle congetture e anche dei desideri. Per poter
ricostruire il centro sinistra dalle fondamenta e’ indispensabile e decisivo sciogliere il nodo dei 5
stelle. Ovvero del rapporto/confronto con il partito di Grillo e Casaleggio. Un nodo che non può
prescindere da alcune costanti che, oggettivamente, caratterizzano il mondo pentastellato.
Innanzitutto il partito dei 5 stelle non è riconducibile a nessuna categoria politica e culturale del
novecento. Non a caso rifugge dalla distinzione tra destra, sinistra e centro perché è oltre la
“cultura della coalizione”, se non per garantire seggi e posizioni di potere. Ma, ed è l’elemento che
più conta, rifuggendo da qualsiasi classificazione politica e culturale, diventa francamente difficile
coinvolgerli in una operazione di lungo termine per la ricostruzione di una coerente e credibile
alleanza di centro sinistra.
In secondo luogo una alleanza politica non può essere confusa con un banale e semplice
pallottoliere. Certo, in alcuni momenti della vita politica del nostro paese noi abbiamo conosciuto e
sperimentato alleanze politiche dettate da ragioni puramente numeriche. Cioè fatte e costruite
esclusivamente “contro” qualcuno e non “per” un progetto politico e di governo. Sotto questo
versante, la frettolosa alleanza con i 5 stelle – come l’esperienza concreta a livello regionale ha
prontamente dimostrato – rischia di riproporre una mera alleanza contro l’avversario di turno, a
prescindere da qualsiasi prospettiva di lungo temine e da una visione politica e di governo.
Infine, e da sempre, una coalizione che guarda al futuro e che non sia dettata solo da ragioni
opportunistiche o superficiali, richiede la presenza di un progetto giustificato da un pensiero e da
una cultura politica definita e percepibile.
Ecco perche’, per competere con un forte ed unito centro destra e con un progetto politico
altrettanto definito e chiaro, necessita una coalizione che non si riduca ad essere il frutto di una
alleanza dettata dalla paura, o dal terrore del nemico/avversario o da una sola ragione di potere.
Perché le coalizioni, o anche solo le alleanze politiche, sono credibili, serie e coerenti se
esprimono un disegno politico altrettanto credibile. Del resto, il centro sinistra deve essere
ricostruito quasi da zero. Dopo la “vocazione maggioritaria” del Partito Democratico, dopo
l’azzeramento del principio di coalizione e dopo il compiacimenfo per l’assenza di partiti e
movimenti in questo campo, e’ giunto il momento per ricostruire questo luogo politico che ha
accompagnato il cammino della democrazia italiana e che è stato decisivo in molte fasi storiche del
nostro paese declinando un progetto politico di governo, riformista e profondamente democratico.
E il compito dei partiti, dei movimenti e dei gruppi che si riconoscono in questo campo politico resta
quello di elaborare un progetto politico di governo alternativo alla destra e alla deriva populista da
un lato e, dall’altro, di rimettere insieme quelle forze politiche, culturali e sociali che in questi ultimi
anni sono state sacrificate sull’altare di una maldestra novità e di un molto discutibile nuovismo.
Ma per poter centrare obiettivo va sciolto definitivamente il nodo del rapporto con i 5 stelle. Un
nodo politico non più aggirabile ne’ rinviabile. E non affrontabile con i post e con i tweet.

Giorgio Merlo

 

Trasporti a Torino, una lunga storia

Ma chi è l assessore ai trasporti del Comune di Torino? Professoressa Maria La Pietra , proprio
così, addirittura professoressa del Politecnico. Mi fiondo nel cercare il suo curriculum. E infatti
è specializzata in mobilità sostenibili. Curriculum ricchissimo di studi commissionati da enti
pubblici. Studi molto interessanti. Esperienze di gestione pratica: zero, e si vede in queste tre
anni come  la situazione cittadina è notevolmente peggiorata. Torino sconta anni di ritardi e rinvii.
Si pensi che il primo studio per la metropolitana è datato 1970.
Speso un miliardo ( molti soldi per allora ) e poi nulla . Con l’ arrivo dei comunisti si girò verso la
metropolitana leggera, in superficie. Non se ne fece nulla. Poi si tentò con i Tram protetti dai
trinceroni. Poche linee furono realizzate Molti torinesi “emigrarono” nella prima o seconda
cintura continuando a lavorare in città. Grande sviluppo dei mezzi privati ed incasinamento.

Eppure la testa per progettare ce l ‘ avevamo. Nel 1986 viaggi di lavoro
ad Amburgo. La metropolitana leggera locale era molto efficiente. Complimenti all’amministrazione .

Scoprimmo che il progetto originario era della nostra città.
Regalato ai tedeschi. Incredibile no? Loro realizzavano ciò che noi avevamo pensato. Difficile
farsene una ragione.
Quando la storia si ripete ha del ridicolo in sè. Mi sa che nel caso dell assessore La Pietra la
storia si sta ripetendo. Con un sospetto : l’ ex vicesindaco Montanari medita propositi di vendetta
per essere stato estromesso. E per essere a posto con se stesso si inventa una visione
ideologica .Sintesi : ritorno alle origini.
Il tutto mi fa pensare e la nebbia ideologica dei pentastellati si dirada.
Una parte di loro come La Pietra e Montanari arrivano dalla gruppetteria di sinistra. Non sono
poi così lontani i tempi in cui Montanari rappresentava la Città di Torino alle manifestazioni dei
No Tav ed antagonisti di vario genere. Montanari mandato dalla Appendino e poi scaricato in
malo modo. Il cemento : decrescita felice basata su una diminuzione dei consumi superflui,
o considerati superflui. La mobilità sostenibile con mezzi non inquinanti come biciclette ed
in ultimo i monopattini. In linea teorica accettabile. Praticamente un pasticcio, come il caso
delle multe ( poi tolte) ai primi monopattinisti. Sono costate le dimissioni al Comandante dei
Vigili Urbani. La confusione regna sovrana ed è difficile non considerare le responsabilità dell’Appendino.

Ore 18 di Sabato 9 novembre. Piazza Baldissera inchiodata dal traffico sembra il
solito film Storie di ordinaria follia. A conferma che la situazione è fuori controllo . Magari (ora) toglierà le deleghe
alla La Pietra. O magari no. Sicuramente saranno chieste le dimissioni dall’opposizione. Magari… magari…
Ma mi sa che si dovranno aspettare nuove elezioni. Il solito tempo d’ attesa quando Torino non ha più tempo.

 

Patrizio Tosetto

Raffaele Gallo (Pd) presenta proposta di legge “salva prima casa”

FONDO IMMOBILIARE 

INTERVISTA AL CONSIGLIERE REGIONALE  PRIMO FIRMATARIO

Ha presentato in Consiglio regionale una proposta di legge che introduce un Fondo immobiliare “salva prima casa”. Di che cosa si tratta?

 

– Il Fondo immobiliare “salva prima casa” è uno strumento di protezione sociale che ha lo scopo di aiutare le persone in difficoltà con il pagamento delle rate dei mutui per l’acquisto della prima casa. Si tratta di una tutela nei confronti di coloro che si trovano in una condizione di temporaneo disagio economico e che hanno già utilizzato tutti gli strumenti attualmente esistenti: dalla rinegoziazione del mutuo al blocco delle rate. Queste persone potranno cedere, temporaneamente, il mutuo ad un Fondo immobiliare non oneroso, istituito da Regione, Fondazioni bancarie e Istituti di credito, attraverso una vendita amichevole, con la contestuale sottoscrizione del contratto di locazione e dell’opzione di rientro in possesso dell’immobile. Si tratta di un “salvagente” che permetterà alle famiglie di restare nella propria casa e di superare un momento di difficoltà che, in circostanze normali, comporterebbe la perdita dell’immobile. Attualmente, su circa 3,6 milioni di mutui relativi all’acquisto della prima casa, complessivamente accesi in Italia, oltre 350mila sono in sofferenza, per 150mila si è aperta la procedura e per 28mila è già avvenuto il pignoramento. In testa alla classifica dei pignoramenti troviamo proprio Milano e Torino. In questi anni, la crisi economica ha influito in modo pesante sulla vita di tante persone: chi ha perso il posto di lavoro o si trova, improvvisamente, in cassa integrazione spesso non riesce più a sostenere la spesa di un mutuo. La politica deve trovare risposte alle difficoltà dei cittadini e intervenire per consentire loro di conservare un bene così importante come la casa.

 

Come nasce l’idea di questa proposta di legge?

 

– Si parla spesso della necessità della Regione di “fare sistema” con altri partner sui grandi temi. In questo caso la Regione, coinvolgendo, attraverso protocolli d’intesa, Fondazioni bancarie e Istituti di credito, può contribuire a creare uno strumento di tutela e protezione molto importante. Nei Paesi anglossassoni esiste un Fondo Immobiliare di questo genere, ma si tratta di uno strumento oneroso istituito dalle banche. Quello previsto dalla mia proposta di legge sarebbe “non oneroso”, “etico”, ed è stato pensato grazie anche al coinvolgimento di esperti del settore. La proposta di legge non prevede oneri a carico della Regione perché, in questo momento, mi rendo conto della necessità di non gravare sul bilancio dell’Ente. Credo, tuttavia, che se la Regione trovasse risorse per finanziarlo, magari attraverso il Fondo sociale europeo, darebbe un segnale importante non solo ai partner degli Istituti di credito, ma anche a tutta la comunità piemontese. Questa decisione, tuttavia, non compete all’opposizione. E’ importante precisare che la legge può funzionare anche senza fondi regionali.

Nella scorsa legislatura la vostra maggioranza di centrosinistra aveva già approvato una legge su questo tema.

 

– Sì, eravamo già intervenuti sul tema della casa e delle politiche dell’abitare. Fa parte delle priorità del Partito Democratico e di tutto il centrosinistra tutelare il diritto delle persone a costruirsi un futuro e l’acquisto della prima casa fa parte di questo futuro. Per tanti è la realizzazione di un sogno. La “legge salvasfratti” della scorsa legislatura è rivolta ad una platea ristretta: ai nuclei familiari con che hanno un livello ISEE per l’accesso all’edilizia agevolata. La mia proposta di legge ha l’obiettivo di estendere anche al ceto medio che può trovarsi in difficoltà e che è tagliato fuori dai sostegni previsti dalle leggi. Il “salva prima casa” non è in competizione con il “salvasfratti” e nemmeno alternativo, ma complementare. Tra l’altro, è importante segnalare che, purtroppo, la legge “salvasfratti” è, attualmente, ferma perché mancano i decreti attuativi che la nuova maggioranza di governo non ha ancora approvato.

 

Quali saranno, a Suo parere, i tempi di discussione della Sua proposta di legge?

 

– Dopo cinque mesi senza aver discusso nulla, affronteremo, nelle prossime settimane, l’Assestamento di Bilancio. Chiederemo che la discussione della proposta di legge venga calendarizzata in Commissione nel mese di gennaio. Non ci sono altri provvedimenti da affrontare e riteniamo fondamentale che, finalmente, si esaminino proposte importanti per i piemontesi. Chiediamo che si entri nel merito di temi concreti, che ci si confronti, che si discuta e che si metta la parola fine alla politica degli annunci. La protezione sociale e la difesa della casa sono fondamentali per il Partito Democratico.

 

Quali sono gli altri temi sui quali si concentrerà il Partito Democratico in Consiglio regionale?

 

– Personalmente sto lavorando ad altre due proposte di legge che depositerò all’inizio del 2020 e delle quali avremo tempo di discutere. Il nostro Gruppo ha presentato almeno dieci provvedimenti che toccano temi come l’istruzione, l’agenda digitale, l’inserimento delle persone disabili, per citare alcuni temi. Attendono solo di essere calendarizzati.

 

Dalla Rivoluzione del 1917 alla caduta del Muro le (dis)illusioni del comunismo

Caduta del Muro di Berlino ed anniversario della Rivoluzione d’ Ottobre. Stessi giorni autunnali. Connessioni?
Inizio e fine del Sovietismo. Inizio e fine delle speranze dell’ ideologia comunista.


Tra questi due momenti lo storico discorso di Enrico Berlinguer al Congresso del Pcus: la spinta
propulsiva della Rivoluzione di Ottobre si è esaurita.
Cosa è rimasto? Il mito che si confonde con con ideologia a supporto del Potere costituito.
Parafrasando è più facile fare la Rivoluzione che concretizzarla. Tra il dire ed il fare c’ è di mezzo
il mare. Precisamente e giustamente il segretario del Partito Comunista Italiano sanciva la fine
di un sogno. Altri , tra cui il sottoscritto ( immodestamente ) erano e sono convinti che il
sogno era diventato un incubo. Certi erano i tedeschi dell Est che fuggivano all’Ovest.
L’ ideologia Comunista si spezzava in due tronconi. Quella legittimante del proprio e personale
potere e quella dell’ illusione, visto che il sogno poteva e doveva continuare. Entrambi false,
consapevoli i primi. Non consapevoli i secondi. L’ ideologia è anche rappresentazione di una
realtà non esistente, spendendo energie intellettuali e morali per giustificarne l’ esistenza. Ciò che
si vorrebbe è superato da ciò che avviene. Ciò che avviene sono fatti. Il concomitarsi dei fatti con
la loro correlazione e reazione si chiama Storia.
La Storia non è discutibile. La sua interpretazione ed il perché avvengono i fatti è compito degli
storici. Fino al 1917 si chiamava Russia. Dopo Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Prima comandava lo Zar. Poi ha comandato il Soviet Supremo promosso dal Pcus. Dopo il
Marxismo – leninismo l’ ideologia sovietica. Prima comandava solo lo Zar , poi è finito che
comandare era solo Stalin. Gli è costata fatica e soprattutto l’ eliminazione dei suoi avversari interni.
Eliminazione fisica, non solo politica. Si racconta che Stalin morì durante una riunione del Poliburo.

I presenti per alcuni minuti non dissero nulla rimanendo immobili. Avevano paura che Stalin
finisse per capirne le loro reazioni. Quando constatarono la realtà Beria si Mise a ballare contento e
felice della morte del Dittatore. Beria capo della polizia segreta e grande epuratore si sentiva in
pericolo. Vinse Kruscev diventando segretario. Tra le prime cose che fece, fucilare Beria per
alto  tradimento. Non si sa mai. Ed in privato si vantò di averlo strangolato. Non andavano
per il sottile a qui tempi.
Anche il Migliore, Palmiro Togliatti, rifiutò di tornare ad essere segretario del Comiform. La
proposta arrivava direttamente da Stalin. I membri della segreteria nazionale del PCI non
osarono ed appoggiarono la proposta di Stalin. Il Migliore preferì rimanere
a Roma ed andare in Urss come turista o segretario nazionale del Comunisti Italiani. Ed anni
dopo Enrico Berlinguer sostenne: meglio da questa parte del mondo ( occidente ) che l’ oriente
sovietico. Tanti gli aneddoti.
Nilde Jotti dopo molti anni dalla morte di Togliatti confidò in una intervista: Togliatti era un
uomo di poche parole in casa. Capì che lui sapeva delle purghe staliniane. Fece intendere la
sua importanza rivendicando di aver salvato tutto il gruppo dirigente italiano che viveva in esilio
a Mosca. Piaccia o non piaccia di comunismo si moriva uccisi dagli stessi tuoi compagni. Fu
uno dei problemi del dopo rivoluzione. Se non c’ era un nemico interno bisognava inventarlo
per giustificare i propri insuccessi. Non furono tutti errori o limiti. Sicuramente un ipotetico
conto economico esistenziale ha chiuso il bilancio in modo pesantemente negativo. Lo stato
comatoso ed assolutamente ininfluente dei partiti comunisti nel mondo lo dimostra.
Comprensibile per chi vuole festeggiare l’ anniversario. Umanamente comprensibile e – se volete –
affettivamente possibile comprendere, ma non più storicamente giustificabile.
30 anni fa cadeva il muro di Berlino. Precisamente veniva abbattuto dal popolo. Un anno prima mi chiedevo: non regge un
sistema politico che costruisce 156 Km di Muro intorno e tra la città di Berlino. Poco dopo tutti
i sistemi dell Est saltarono compresa l’ Urss che ritornò a chiamarsi Russia. Chiusura di una era
storica.

 

Patrizio Tosetto