POLITICA- Pagina 496

La febbre del Capitano e la diaspora pentastellata

Pentastellati nel marasma più totale e anche Matteo Salvini ha un po’ di febbre.  Tutti e due cercano di smarcarsi dai loro problemi sostenendo che di problemi non ce ne sono
Mentono sapendo di mentire, giocando fino in fondo il ruolo che si sono dati.  Il ruolo dei vincenti.  Ammetto, mi aspettavo un Rambo (Salvini) più coriaceo. Nega invece di conoscere chi da più di vent’anni anni frequentava assiduamente.  Paura? Forse no, ma qualche timore l’ avrà. Anche sull’ Europa è un momentaccio.  Giggino e Horban votano in un modo. Lui nell’ altro. Corre in aiuto Chiaretta (Appendino). Licenzia Montanari.  Sicuramente il più antipatico assessore del dopoguerra. E all’ Ufficio tecnico di Torino si stappano le bottiglie di prosecco.  Oltre che antipatico è piuttosto incompetente. Ora organizzerà i comitati anti maggioranza e gli insoddisfatti dell’ operato di Chiaretta, con il dettaglio che contenderanno quello che lui ha o non ha fatto. Il massimo sono la cosiddetta componente di sinistra 5 Stelle. I più raffinati contestano la Sindachessa in Barca a vela.  Chiamali stupidi.Gli altri amoreggiano con  il Sindaco di Napoli De Magistris, alias Potere al Popolo. Insomma la diaspora pentastellata è cominciata. Finalmente liberi da Salvini. Hanno tutto pronto, se non sarà De Magistris sarà  lo stesso Grillo tornato al suo antico lavoro. Ora fa’ solo il comico. Ma il ruolo gli va stretto. Comunque 5 Stelle e leghisti sono uniti su due punti. Non essere d’accordo su nulla è affermare che il governo durerà.  Qualcosa non torna, ovviamente. Non torna anche a sinistra.  Articolo uno si sta liquefacendo. Almeno qui in Piemonte.  Aldo Corgiat dopo aver clamorosamente perso tutte le elezioni del caso nella sua ex roccaforte Settimo e zone limitrofe si autopremia e si autoelegge segretario regionale di ciò che rimane. Roberto Placido non ne vuole sapere più e accusa i vertici nazionali di storica assenza ed incapacità.  Effettivamente Speranza non sa che pesci prendere. Persino l’equilibrato Wilmer Ronzani non ne può più delle beghe Torinesi. E Andrea Scroscio ex segretario regionale scuote la testa: non ci siamo proprio.  Il viale del tramonto per questa sinistra è imboccato.  Resiste  Marco Grimaldi, consigliere regionale a cui Sinistra Italiana ha chiesto di sostituire il dimissionario Fratoianni da coordinatore nazionale. Ma Lui ha troppo da fare qui.  Interessante la domanda presentata da Gian Luigi Passoni per il cda di FinPiemonte.  Molto ma molto competente, arriva da una nobile famiglia di comunisti e di commercialisti. E Lui ha fatto per decenni l’assessore al bilancio del Comune di Torino. Non a caso il bilancio con lui, Chiampa e Fassino funzionava. Con Chiaretta disastro assoluto. Forse, e dico forse,  la situazione a Roma è più disastrosa. Azienda raccolta rifiuti capitolina. Dopo i mille spazzini in mutua un’ altra chicca.  Molti dipendenti rubavano gasolio all’ azienda. A tutti gli effetti ladri ma non licenziabili ancorché rei confessi. Perché? Semplice, con un accordo sindacale si sono beccati solo 19 giorni di sospensione. Veramente brutte persone . E qui la Raggi non ha colpe. Come non ha colpe Matteo Salvini sul discutibile atteggiamento dei Leghisti e  dei Fratelli d Italia in Parlamento durante l’ ultimo saluto al maestro Andrea Camilleri colpevole di essere stato e di voler essere comunista. Matteo Salvini no. Questa volta no, sobrio.  Politicamente non andavano radicalmente d’accordo. L’ Italia con morte del Maestro ha qualcosa in meno. Arrabbiatissimo Fico con il Governo che non gli risponde sul riferire in aula sul caso Russia Gate. Ci pensa Conte.  Poi ci sono commenti tipo: il PD non può parlare perché ha preso i soldi dall’ Urss. Straparlano ed abbiamo pietà per chi ci crede. Opinioni e falsità sono cose molto diverse e molto distanti. E finalmente Chiaretta s’ incontra con il Sindaco Sala.  Si dice meglio tardi che mai.  Qui, mi sa, siamo proprio fuori tempo massimo.  E dopo incassa dal suo gruppo l’appoggio condizionato. Non è dato sapere cosa accadrà, visto che tutto ciò che stato promesso non è stato mantenuto.  A Torino come Roma tra deputati senatori consiglieri ed assessori tengono famiglia.  Che altro dire? Continua la sceneggiata ancora per un po’.  Come a giorni alterni Giggino e Rambo bisticciano e poi si riappacificano. Del resto odio ed amore è tipico dei colpi di fulmine. Dispiace per Giorgetti che incontrando il Presidente della Repubblica Mattarella ha ritirato la sua candidatura in Europa. Povero Conte, manco come segna punti lo vogliono più. Conclusioni? Anche qui la solita sceneggiata.
Patrizio Tosetto

Valle (Pd): “Cirio non tagli la cultura”

Daniele Valle, Pd, Vicepresidente commissione Cultura) interviene sulle risorse dei fondi europei 
 “Durante l’insediamento il presidente Cirio ha detto che 24 milioni di investimenti previsti per il comparto cultura sul fondo europeo FESR sono da spostare. Innanzitutto l’asse della cultura pesa meno del 3% sul totale del fondo, ovvero circa 30 milioni su 965 miliardi, ma sottolineo che nella legislatura precedente li abbiamo già tutti destinati per importanti interventi su proprietà regionali. Parliamo di gioielli della nostra Regione del calibro di Stupinigi, Borgo Castello del Parco della Mandria, Val Casotto e Palazzo Callori. Questa mossa mi preoccupa molto e non avendo avuto risposte in aula, ho richiesto un’informativa in commissione, visto che non c’è nulla di programmato da qui a settembre. La cultura, e tutto il mondo degli operatori che le ruota attorno, è uno degli assi portanti dell’Italia e del Piemonte in particolare. Proprio grazie al nostro prezioso patrimonio culturale e alla sua valorizzazione, ad esempio, la nota guida Lonely Planet ci ha nominati Regione da visitare nel mondo per il 2019. Quindi l’altra velocità del Piemonte di cui Cirio parla è la retromarcia?”

Allasia: “Codice rosso a difesa delle donne”

“Ritengo che lo Stato abbia fatto un importante passo avanti a difesa delle donne che hanno subito violenza domestica e di genere”. Così Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale, ha commentato l’approvazione al Senato del Ddl “Codice rosso”.

“È importante che l’iter giudiziario sia più breve a tutela delle vittime e l’inasprimento delle pene per i reati di violenza sessuale e stalking è un segnale politico e culturale ormai necessario. Allo stesso tempo l’introduzione di nuovi reati, quali il revenge porn e lo sfregio del volto, rappresentano un’azione legislativa concreta a tutela delle donne. Il provvedimento risponde a un problema reale, di grande attualità, che va però contrastato anche prevenendo gli atteggiamenti violenti e discriminatori. Consapevole di questa “emergenza” culturale ed educativa il Consiglio regionale si è già da tempo fatto promotore di alcune campagne sociali  e iniziative sul tema, attraverso gli hashtag #nemmenoconunfiore, #uomoimparaperdere e #nonsologgi. In questa nuova legislatura l’istituzione continuerà a dare il proprio contributo in tale direzione allo scopo di sensibilizzare tutti, ma soprattutto i giovani, affinché imparino che la violenza è sempre la scelta sbagliata e capiscano l’importanza di un linguaggio e soprattutto di modalità di relazione con l’altro incentrate sul rispetto e non sul sopruso”.

 

“Scuolabus? I Comuni lo offrano gratuitamente”

UNCEM: “ASSURDO VENGA IMPEDITO DI INTEGRARE LE TARIFFE” 

“È assurdo e lontano dalla realtà affermare che lo scuolabus debba essere interamente pagato dagli utenti, dalle famiglie, e non possa essere attivato grazie a un’integrazione della tariffa da parte del Comune. Che potrebbe anche decidere di regalarlo. Vale in particolare per i Comuni piccoli e montani. Se non ho la scuola elementare o la media, devo poter organizzare come voglio lo scuolabus nel mio Comune verso i paesi vicini.

Una decisione anche di spesa che Sindaco e Amministrazione comunale devono poter fare, con la forza della loro autonomia, investendo risorse del bilancio, per permettere a chi vive sul territorio di non scappare inseguendo servizi che peraltro lo Stato ha chiuso e limitato imponendo parametri mutuati dalla città. E invece no. Ancora la Corte dei Conti, non capendo le realtà territoriali del Paese, dice che lo scuolabus deve essere pagato dagli utenti, senza possibilità di integrazione comunale. Assurdo”.

Così Marco Bussone, Presidente Uncem, sulla delibera 46/2019, dove la Corte dei Conti, Sezione di controllo del Piemonte, ha escluso qualsiasi discrezionalità per l’azione amministrativa dell’ente che intenda agevolare la frequenza all’attività didattica da parte dell’utenza scolastica. L’invarianza finanziaria per lo scuolabus è prevista dall’articolo 5, comma 2, del Dlgs 63/2017 dove si afferma che: “Il servizio di scuolabus è assicurato su istanza di parte e dietro il pagamento di una quota di partecipazione diretta, senza nuovi o maggiori oneri per gli enti territoriali interessati”.

La consigliera Pollicino esce da M5S

PASSA AL GRUPPO MISTO DEL CONSIGLIO COMUNALE
Con una lettera al presidente del Consiglio comunale, Francesco Sicari, oggi pomeriggio la presidente della Commissione Pari Opportunità di Palazzo civico e Consigliera comunale di maggioranza del MS5, Marina Pollicino, ha annunciato l’uscita dal gruppo politico del Movimento 5 Stelle e il passaggio al Gruppo misto in Consiglio comunale. L’uscita dal gruppo pentastellato si collega alle tensioni di questi giorni legate alle divergenze di visione tra alcuni esponenti grillini e la sindaca Appendino.

Dc e Pd, correnti di ieri e di oggi

In un partito autenticamente e sinceramente democratico le correnti esistono. Da sempre. Che poi
siano correnti di pensiero, correnti di potere o bande organizzate per la conquista del potere come
capita oggi poco importa. Sempre di correnti si tratta

L’esatto contrario dei partiti cosiddetti
“personali” o del “capo”. Detto questo, che non è affatto un elemento secondario ai fini della qualità
della democrazia nel nostro paese e della stessa concezione democratica dei partiti, e’ indubbio
che la situazione della prima repubblica non è lontanamente paragonabile alla fase politica
contemporanea. Al netto delle profonde diversita’ politiche, culturali, sociali e di sistema tra i due
periodi storici.
Ma, per fermarsi al capitolo delle correnti e del loro ruolo all’interno dei partiti, non si può non
registrare che anche la democrazia interna ha un senso solo se la politica è protagonista e non un
semplice accessorio. Perché delle due l’una. E cioè, o le correnti sprigionano un forte e qualificato
dibattito politico e allora non solo vanno mantenute ed incentivate ma addirittura regolamentate e
garantite, oppure sono puri strumenti di potere nelle mani di qualche ras che hanno come unico
obiettivo quello di interdire e di condizionare la linea del segretario nazionale da un lato, e di
perseguire un uso spregiudicato del potere nella scelta delle candidature e nella spartizione del
sottogoverno dall’altro. Locale e nazionale. Ed è proprio qui che emerge la profonda diversità tra
un partito della prima repubblica e quelli dell’attuale stagione politica – la Dc e il Pd, nello specifico
– che coltivano al proprio interno una infinita’ di articolazioni di sfumature. Con una differenza di
fondo, però. Nella Democrazia Cristiana esisteva certamente la degenerazione correntizia ma, per
citare Donat-Cattin, le “correnti di pensiero” rappresentavano una specificità e una qualità non
indifferente che contribuivano a guidare un grande partito popolare, di massa, interclassista e di
governo. Una presenza che ancora oggi viene ricordata, e citata, per la sua elaborazione politica e
culturale e per la sua organizzazione profondamente democratica. Accanto, ovviamente, a gruppi
vari di potere legati a mere cordate clientelari e di tessere. Nel Pd, oggi, facendo un doppio salto
temporale, la molteplicità e la continua proliferazione delle correnti assomiglia più ad una gamma
di gruppi organizzati alla ricerca del potere che non a movimenti e correnti dediti al progetto politico
e alla costruzione di un dibattito tra i diversi filoni ideali presenti in quel partito. E’ appena il caso di
ricordare che le svariate dispute locali all’interno dl Pd – in qualsiasi parte d’Italia da Torino Palermo
– assomiglia più ad uno scontro tra persone, ognuna con la propria banda o corrente organizzata
che non ad un confronto politico e culturale tra i vari filoni ideali. Al punto che la notizia che da
sempre domina incontrastata in qualsiasi città o paese quando si parla del Pd e’ la conta delle
correnti interne in quella o in quell’altro luogo. Altroché la barzelletta dello scioglimento delle
correnti o dei gruppi organizzati all’interno del Partito democratico. Quelle, con le primarie, restano
i due capisaldi essenziali della natura del Pd. Almeno sino ad oggi. Certo, la fase decadente della
Democrazia Cristiana con la molteplicità delle correnti prive ormai di qualsiasi respiro politico
ricorda molto l’attuale organizzazione del Pd dove la politica e’ drasticamente secondaria rispetto
allo scontro tra le varie cordate interne per la distribuzione del potere. Ma, per non fare di tutta
l’erba un fascio, non posso dimenticare che proprio la Dc e’ stata per molti anni un modello
esemplare di come in un grande partito possa esistere un forte e qualificato dibattito senza per
questo lacerare il tessuto e l’unità profonda dello stesso partito. E anche oggi nel Pd, per citare un
altro grande partito democratico e popolare dopo la stagione renziana del “partito personale “,
l’ormai famoso “Pdr”, e’ possibile recuperare un fecondo dibattito politico, purché sia un confronto
dettato dalla politica e non da uno scontro del tutto artificiale e virtuale tra singoli detentori di
tessere, di potere clientelare interno che prescinde, come ovvio, da qualsiasi valutazione politica,
culturale o sociale.
Comunque sia, ieri la Dc e oggi il Pd, partiti diversi ma comunque attraversati da una qualificata e
robusta democrazia interna. Con molti limiti e molte imperfezioni. Ma sempre meglio di quei partiti
o movimenti politici, soprattutto contemporanei, che si caratterizzano solo e soltanto per la
strategia del capo, con tanti saluti alla democrazia, alla partecipazione interna e al rispetto delle
minoranze. Perché alla fine, meglio un partito un po’ balcanizzato e confuso che un partito guidato
da una sola persona. Perché la conservazione della democrazia, sino a prova contraria, resta la
strada maestra rispetto alle intuizioni di una modernità che ha come effetto, tra gli altri, quello di
incrementare la deriva autoritaria e illiberale delle stesse istituzioni.

Giorgio Merlo

Il Pd chiede la commissione autonomia “in tempi stretti”

Domenico Ravetti (Pd): “Una mozione per istituire in tempi stretti la Commissione speciale per l’autonomia”

“Il Gruppo del Partito Democratico presenterà una mozione, primo firmatario il Consigliere Daniele Valle, che impegna il Consiglio regionale a istituire entro il mese di settembre 2019 una Commissione speciale per l’Autonomia per dare attuazione all’articolo 116, comma 3, della Costituzione. Chiederemo che questa mozione venga iscritta all’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio regionale e auspichiamo che venga approvata, in coerenza con quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio Allasia durante la seduta di insediamento” ha dichiarato il Presidente del Gruppo del Partito Democratico Domenico Ravetti.

“Il Presidente Allasia – ha proseguito Ravetti – aveva, infatti, affermato con forza che “questa sarà la legislatura dell’autonomia e che avrebbe chiesto l’istituzione di una Commissione speciale sul tema”. Il nostro Gruppo ha deciso di assecondare questa richiesta, anticipandola, addirittura, con un atto di indirizzo che si colloca in linea con quanto dichiarato dall’esponente leghista. La Commissione speciale sarà sicuramente la sede migliore per discutere le modalità e i tempi di attuazione dell’autonomia, tema che anche il Presidente Cirio ha definito a lui “carissimo”, pur non entrando nel merito dell’istituzione di una Commissione speciale incaricata di esaminare l’argomento”.

“La Commissione speciale – ha concluso Domenico Ravetti – consentirà di ottenere quell’accelerazione dell’iter tanto invocata dagli esponenti leghisti. Nell’ottica di un’opposizione seria e responsabile, proponiamo, pertanto, di costituire in tempi stretti questa sede di confronto nella quale ci impegneremo per sviluppare il tema dell’autonomia come uno strumento utile alle dinamiche piemontesi e italiane”.

Meno parlamentari? Le zone montane senza rappresentanti

 RAPPRESENTANZA ZERO PER I TERRITORI MONTANI E LE AREE INTERNE DEL PAESE DOVE NON CI SONO NUMERI. UNCEM CHIEDE INCONTRO AL MINISTRO FRACCARO 

Il Presidente Uncem Marco Bussone ha chiesto al Ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro un incontro nel quale analizzare le conseguenze della riforma del sistema elettorale successiva alla riduzione dei Parlamentari, in discussione i queste settimane nelle due Camere.

Come già evidenziato in alcune note trasmesse a maggio a Senatori e Deputati, il rischio è che la riduzione complessiva degli eletti tagli drasticamente le possibilità dei territori di essere rappresentati se non vi saranno delle “compensazioni territoriali” nella composizione dei collegi elettorali. Sia per il Senato, sia per la Camera, già oggi con il Rosatellum hanno maggiore forza le aree dove sono concentrati più elettori. Le aree urbane hanno maggiore capacità di esprimere i propri rappresentanti, qualunque sia il loro partito. A seguito della riduzione a 200 Senatori e a 400 Deputati, questo divario tra chi elegge donne e uomini in Parlamento e chi invece non ha i voti sufficienti per farlo e viene “escluso” andrà a crescere. Se poi si aggiunge l’innalzamento delle soglie di sbarramento, vicine al 10%, tutto si complica ulteriormente.

Uncem più volte, negli ultimi dieci anni, ha chiesto – assieme ad associazioni del terzo settore, ad aggregazioni quali ad esempio l’associazione Alte Terre – che nei sistemi elettorali regionali la componente territorio, esteso e da governare, fosse inserita a compensazione dei numeri ridotti di cittadini elettori delle zone interne e montane del Paese. Una richiesta che, ad esempio il Consiglio regionale del Piemonte non ha mai voluto accogliere nel disegnare nuovi collegi elettorali capaci di rispondere alle istanze democratiche e di rappresentanza non solo delle zone urbane. Il rischio è che anche a livello nazionale si vada verso scenari negativi: nei grandi collegi elettorali, il baricentro saranno le città, prevarranno ancora i grandi numeri. E il territorio non potrà votare. Le città prenderanno tutto. A danno delle zone agricole, rurali, montane. Almeno per il Senato, Uncem proporrà invece valga la regola prevista negli Stati Uniti – ogni Stato, dunque ogni collegio, esprime due Senatori indipendentemente dalla popolazione e dall’estensione – dopo la battaglia vinta nella Rivoluzione americana di metà Settencento. ‘ No taxation without representation’ era il punto fermo, slogan concreto della Rivoluzione. Uncem proporrà valga anche oggi in Italia, per evitare che la riduzione dei Parlamentari, la concentrazione del potere elettorale dove ci sono i numeri più alti, indebolisca le zone montane e rurali del Paese, dove vivono 15 milioni di persone, un quarto degli italiani. Evitare nuove sperequazioni territoriali nella scrittura delle regole del gioco, è imprescindibile e decisivo per la tenuta democratica del Paese

Politica: rompere lo schema

Giovedì prossimo 18 luglio alle ore 17,30, in via De Santis 12 a Torino (piazza Massaua) presso il centro civico della Circoscrizione III si terrà  un convegno aperto al pubblico sul futuro dell’Europa, promosso dal Pde, con Rete Bianca e il Domani d’Italia.

 

“Ora basta: la parola agli elettori”

Riceviamo e pubblichiamo
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Chiara Appendinoe la sua Giunta sono arrivati al capolinea. DIMISSIONI per la rinascita della città! In questi mesi solo danni in città, tante parole, zero risultati!
ORA BASTA!
GAME OVER!
C’era una volta Torino Capitale d’Italia.
Città  ricca, operosa,piena di vita, di luci, di iniziative.
Poi venne Chiara e la sua giunta, e Torino divenne città morta, un deserto di serrande abbassate locali chiusi, degrado, insicurezza. E ora la perdita, dopo le Olimpiadi, di un fiore all’occhiello, uno dei pochi Grandi Eventi, ancora rimasti e in grado di fare da volano turistico ed economico per tutta la Città, il *Salone dell’Auto Valentino*.
Ora basta!
Stiamo organizzando un *presidio* spontaneo, per questo  lunedi 15 luglio, sotto le finestre  del *Comune*, via Palazzo di Città
Vi aspettiamo con amiche e amici, facciamoci sentire. ORA BASTA!
Saremo lì dalle *ore 18* e ad oltranza, con richiesta dimissioni del  Sindaco e di questa  Giunta di incapaci.
Dopodiché tutti in Corso Belgio, alla manifestazione/Convegno, organizzata dai Comitati spontanei, che condividiamo in toto.
Mai avremmo pensato di dover rimpiangere le Giunte e i Sindaci di Sinistra!
Una manifestazione di tutti i torinesi che non accettano questa situazione di lenta agonia della città che amiamo. Nulla di personale, ma chi non è in grado, si faccia da parte.
*Con la morte nel cuore, perché Torino viva*! #ORA!
Galgano Palaferri
#UpL_UnionePerLeLibertà
#TorinoLiberaLe.