POLITICA- Pagina 496

Referendum maggioritario: l’opposizione del Pd

Riceviamo e pubblichiamo

“I CAPIGRUPPO DEL PD DI CINQUE REGIONI DEL NORD SI OPPONGONO ALLA FORZATURA VOLUTA DALLA LEGA”

“Salvini chiedeva i pieni poteri, oggi li esercita sulle Regioni del Nord, costrette da un diktat lanciato domenica scorsa a Pontida a forzare le procedure per approvare in pochi giorni, senza alcun dibattito, un referendum sulla legge elettorale nazionale. Le Regioni vengono svilite a meri strumenti di lotta politica al servizio della Lega. Peraltro, il quesito che stanno chiedendo di approvare non sta in piedi dal punto di vista giuridico e non ha le condizioni per essere ritenuto ammissibile, ma la strategia politica di Salvini, per i consiglieri regionali della Lega e delle forze politiche alleate, non ammette discussioni e va seguita con fede cieca. Noi abbiamo un altro modo di concepire la democrazia e ci opporremo in tutte le Regioni del nord a questo scempio delle istituzioni.”

Lo dichiarano i capigruppo del Partito Democratico nelle Regioni Piemonte Domenico RavettiLiguria Giovanni LunardonLombardia Fabio PizzulVeneto Stefano Fracasso e Friuli Venezia Giulia Sergio Bolzonello in merito alla volontà della Lega, insieme agli alleati di centrodestra, di approvare entro lunedì 30 settembre in almeno cinque consigli regionali un quesito referendario parzialmente abrogativo della legge elettorale nazionale, con lo scopo di cancellarne la componente proporzionale e trasformarla in senso totalmente maggioritario.

A Palazzo Lascaris l’audizione sulle fusioni dei comuni

Mercoledì mattina si è svolta nella Sala dei Morando del Consiglio Regionale del Piemonte, l’audizione della Prima Commissione dell’assemblea subalpina nella quale era stato convocato il Movimento Progetto Piemonte – MPP.

Oggetto dell’incontro era un approfondimento sulla richiesta che era stata in una lettera alla Regione di modificare l’iter della legge regionale sulle fusioni di comuni nella parte legata al referendum, che in Piemonte è unicamente di natura consiltiva. Ad inviarla era stato il Movimento Progetto Piemonte insieme al Comitato Autonomia Piemont, ai comitati contro le fusioni di Cuccaro Monferrato e Gavazzana, al gruppo consigliare ‘Cassano e Gavazzana Insieme’ e con il supporto dell’associazione ‘Piemonte nel Cuore’. Il tutto per evitare quanto avvenuto nelle fusioni di Lu e Cuccaro Monferrato (con i voti contrari alla fusione maggioranza a Cuccaro), Cassano Spinola e Gavazzana (con i voti contrari maggioritari a Gavazzana) e Gattico e Veruno (dove si espressero in modo contrario la maggioranza dei cittadini in entrambi i comuni).

A rappresentare le istanze dei sottoscrittori a Torino c’era, su delega espressa dal presidente di MPP, Massimo Iaretti, c’era Andrea Riva, già consigliere comunale a Cuccaro Monferrato. Riva, su sollecitazione del presidente della I Commissione – Programmazione, Bilancio, Enti Locali –Carlo Riva Vercellotti ha ribadito le motivazioni contenute nella missiva sottolineando come la volontà popolare, secondo l’attuale impostazione legislativa, verrebbe meno.

Poi ha consegnato al presidente Riva Vercellotti una dettagliata memoria scritta nella quale erano motivate le ragioni della richiesta.

Sono seguiti gli interventi dei consiglieri Angelo Dago, Mauro Fava, Andrea Cane, Alberto Preoni, Sean Sacco, alla presenza dell’assessore agli enti locali, Fabio Carosso. Poi il presidente Riva Vercellotti ha dichiarato chiusa l’audizione in un clima assolutamente costruttivo. Ed è sua intenzione, successiva a questo passaggio, portare in tempi brevi l’argomento all’esame della Commissione.

“Non posso che esprimere soddisfazione per lo svolgimento di questa audizione – dice il presidente del Movimento Progetto Piemonte, Massimo Iaretti – perché ci ha consentito di esprimere chiaramente ed in modo esaustivo quella che per noi è una criticità nell’iter legislativo delle fusioni. Non siamo a priori contro le fusioni ma riteniamo che fusioni ed incorporazioni vadano fatte soltanto quando ci siano le condizioni oggettive e quando nelle consultazioni referendarie la maggioranza di entrambe le cittadinanze sia d’accordo. Un ringraziamento a tutti per la solerte convocazione ed espletamento di questa audizione, in particolare al presidente Riva Vercellotti”.

Legge elettorale: le minoranze intervengono sul Referendum delle Regioni

PD, LUV, Moderati, Monviso: “Se la Lega pensa di usare a suo piacimento il Consiglio Regionale, sappia che daremo battaglia”

Durante l’odierna riunione dei Capigruppo del Consiglio Regionale, la maggioranza ha espresso l’intenzione di presentare già nella prossima seduta di consiglio una delibera sulla richiesta di referendum sulla legge elettorale. Le regioni coinvolte sono Lombardia, Veneto, Liguria, Basilicata e Sardegna. La proposta, infatti, deve essere avanzata da almeno cinque Consigli regionali. L’intenzione è di arrivare a un sistema totalmente maggioritario come avviene per l’elezione dei sindaci.

“Quando Salvini ha chiesto al Parlamento pieni poteri si è visto come è andata a finire” – dichiarano i consiglieri di Partito Democratico, Liberi Uguali Verdi, Moderati e Lista Monviso. – “Se la Lega nostrana pensa di usare a suo piacimento il Consiglio Regionale, sappia che daremo battaglia. Ci coordineremo con le opposizioni delle altre regioni interessate per respingere questa delibera. Amareggia il fatto che la Giunta regionale non abbia idee proprie e sembri senza direzione, salvo ritrovare la verve quando può copiare qualche provvedimento lombardo o quando riceve una direttiva dall’ex Ministro dell’Interno. Se la maggioranza è a corto di proposte che interessino davvero i piemontesi, ci chieda suggerimenti, ne abbiamo in gran numero”.

Serve un moderno partito riformista

di Giorgio Merlo
Diciamoci la verità, che ormai quasi tutti sanno. Oggi, e non ieri, ci sono tutte le condizioni
politiche, culturali, sociali, istituzionali e ambientali finalizzate a dar vita ad una forza politica che
sappia rappresentare ed intercettare istanze, bisogni, domande esigenze e anche desideri che non
trovano più spazi nei partiti tradizionali che vanno dal Pd alla Lega, dai 5 stelle a ciò che resta di
Forza Italia. Sarebbe inutile, e anche un po’ puerile, negarlo. E Renzi ha saputo, nel momento
giusto, ridiscendere in campo. Al netto della valutazione sul merito e sulla tempestività del progetto
politico. Come, del resto, l’iniziativa intrapresa da Richetti e da Calenda.
Ora, però, quello su cui merita richiamare l’attenzione e’ sulla bontà e sul profilo di questo progetto
politico. E di governo, nonché culturale se qualcuno pensa di dargli anche una veste ideale. Non a
caso ci sono almeno 4 elementi che evidenziano la validità di questo progetto.
Innanzitutto la progressiva trasformazione del Partito democratico. Esaurita la “vocazione
maggioritaria” è tramontata anche l’antica sfida di riunificare nel medesimo soggetto politico le
migliori e piu’ qualificate culture politiche riformiste del nostro paese. Inevitabilmente, e
comprensibilmente, il Pd e’ ridiventato il partito della sinistra italiana. Anzi, il principale ed esclusivo
partito della sinistra italiana. In perfetta continuità con la tradizione del Pci/PdsDs. E, giustamente,
la guida politica di Zingaretti rientra a pieno titolo in questo progetto ed è perfettamente coerente
con quel profilo e con quella prospettiva.
In secondo luogo il progressivo ed irreversibile tramonto di Forza Italia. Al di là dei meriti e del
ruolo che quel partito ha giocato ed ha avuto nella politica italiana, e’ un fatto abbastanza noto, e
per molti versi anche comprensibile, che quella esperienza politica volge al termine. Un bacino
politico ed elettorale che però chiede di essere rappresentato nella cittadella politica italiana. Non
tutto quel mondo, al contempo, si riconosce meccanicamente nella prospettiva e nel progetto della
Lega di Salvini,. Probabilmente, a giudizio di quasi tutti gli osservatori, c’è una forte domanda
“moderata” e di “centro” che sale da ciò che resta di Forza Italia e che chiede di essere
rappresentata a livello politico ed elettorale.
In terzo luogo, dopo gli anni del bipolarismo selvaggio o del ritorno degli “opposti estremismi” – a
cui stiamo assistendo da qualche mese con una destra radicale a cui si contrappone una sinistra
sempre più massimalista – c’è, paradossalmente, ma neanche tanto, una richiesta di una
rinnovata, moderna, attuale e contemporanea “politica di centro”. Non un centro nostalgico o
legato alle categorie del novecento, ma un luogo politico dove si cerca di arginare la
radicalizzazione della lotta politica a vantaggio di una cultura politica e di governo che prescinde
dalla permanente delegittimazione morale e politica dell’avversario. In questo caso specifico del
“nemico” politico.
In ultimo, il potenziale richiamo del “proporzionale”. Dopo l’ubriacatura del maggioritario e del
dogma del bipolarismo – con scarsi risultati e deludenti prove di governo – si fa sempre più largo
nella società italiana la richiesta di riavere un sistema elettorale proporzionale che sia in grado, al
contempo, di garantire la governabilità e un minimo di stabilità dei governi. Pur senza entrare nei
dettagli del futuro sistema elettorale sempre più al centro del dibattito politico, e’ indubbio che con il
potenziale ritorno del sistema proporzionale, riacquistano un nuovo e rinnovato significato sia la
“cultura delle alleanze” da un lato e sia, soprattutto, le culture politiche – o quello che è rimasto –
dall’altro. Due elementi decisivi che spiegano e giustificano le iniziative politiche di questi ultimi
giorni.
Ecco perché la duplice iniziativa di Matteo Renzi e di Carlo Calenda non possono essere liquidate
semplicisticamente come operazioni di puro posizionamento politico o di banale gioco di potere. Si
tratta, a mio avviso, di iniziative che colgono un vuoto di rappresentanza politica ed istituzionale a
cui occorre dare una risposta politica credibile, seria e il più possibile coerente con le enunciazioni
fatte in questi ultimi e tormentati giorni.
Giorgio Merlo

Polizia, buoni pasto e straordinari: interviene FdI

“Straordinari eccedenti non pagati da 21 mesi e buoni pasto non assegnati da 9 mesi. E’ questa la situazione vergognosa in cui si trovano gli agenti che ogni giorno rischiano la vita per proteggere le nostre città – ha dichiarato la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli, raccogliendo la denuncia del Siap, sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato. “Da nove mesi gli agenti sono costretti a pagare di tasca loro tutte le spese relative ai pasti durante il servizio. In questo tempo, infatti, non sarebbe stata data continuità nel passaggio da un appalto all’altro. Inoltre da 21 mesi gli agenti attendono che il Governo reperisca le risorse finanziarie necessarie, ma ad oggi nulla si è mosso, e l’arrivo del nuovo governo giallo-rosso non fa ben sperare. Mi attiverò immediatamente – ha annunciato la deputata di Fratelli d’Italia – presentando un’interrogazione parlamentare per fare luce sulla questione. Questo insulto verso gli uomini in divisa non è accettabile. Se gli agenti decideranno poi, come da loro annunciato, di scendere in piazza sotto la Prefettura noi di Fratelli d’Italia saremo con loro”.

Dalla paura dei cosacchi al bicerin di Salvini

Mamma mia…. e che succede? No no è proprio così.
Alleanza pd e 5 stelle con Appendino candidata.
Tremano polsi e vene e si vuole scimmiottare Roma. In
fondo poi ognuno si suicida come vuole, ovviamente
parlando di suicidio politico.
Oddio, la strada è ancora lunga e due  anni sono una
eternità. Comunque per i fan ci sono tutte le condizioni
già da ora. Prima fra tutte la paura che possa vincere
la destra. La Storia cambia proprio. Prima c’era la
paura dei cosacchi che abbeveravano i loro cavalli
nella fontana di Trevi. Ora che Matteo Salvini faccia
colazione tutti i giorni a Torino con il Bicerin. O
addirittura la Meloni che lasci la movida romana e
si metta sulle orme di Carpano e del suo Punto mes.
Ma appunto, due anni in politica sono una eternità.
Molte cose dovranno collimare. Ad esempio come
andranno le elezioni amministrative. Poi arriva come
una bomba la notizia di Matteo Renzi che se ne
va con i suoi fedelissimi. Bomba? Era da un anno e
mezzo che se ne parlava. Che ne parlavano tutti ed
in particolare quelli del Pd nei corridoi di partito.
Ne parlavano riservatamente e ufficialmente lanciavano
proclami all’ unità. Vecchia storia, la doppiezza di
una certa sinistra. Comunque il dato è tratto. Dopo
Baffino se ne va via anche il Toscanaccio e Calenda
si sta organizzando e chi più ne ha più ne metta.
Forse la vicenda dei sottosegretari ha fatto tracimare
la pazienza dell’ex segretario. Sta di fatto che ora
con i suoi 20 fedelissimi è determinante per le sorti
del governo che dovrà fare un sacco di nomine. Due
piccioni con una fava. Grande tattico, il Matteo, e
come non bastasse, dopo aver caldeggiato l’accordo
con i pentastellati ora sostiene: mai alleati con loro.

Gongola la sinistra sbrindellata: ora caro
Zingaretti sei tutto nostro. Fossi il segretario Pd sarei
molto ma molto preoccupato. Tutto più semplice
in casa leghista. Matteo Salvini è tornato al suo
vecchio lavoro.
Dopo aver baciato crocifissi e rosari ora bacia
la bambina di Bibbiano. Chiaramente punta alla
Santità. Il magistrato inquirente precisa che la
bambina non c’entra nulla. Poco importa. Tutto
fa brodo,  la televisione lo ha ripreso. Mille altri
selfie, e  domani è un altro giorno. Intanto anche
pezzi di società civile zoppicano. Indagati
capi ultras Juventini. Spaccio, ricatto estorsioni,
truffa con gli immancabili vessilli nazifascisti.
Galantuomini, insomma. Ma quando ne parli o fai
delle domande alle rispettive tifoserie la risposta è
sempre la stessa: avviene in tutte le parti d’ Italia.
Allora? Risposte inquietanti che di fatto assolvono
i delinquenti. Se lo fanno gli altri perché non
dovremmo farlo anche noi? Come quasi trent’anni
fa a tangentopoli. Se tutti corrompono perché
non possiamo farlo anche noi? Morale? Mi sembra
semplice: ad una classe politica scadente c’ è
una società civile scadente. E siamo in buona
compagnia, visto che la situazione di altri paesi non è
da meno. In questo caso non vale il proverbio mal
comune mezzo gaudio. Non vale perché in questa
mediocrità ci viviamo tutti noi.

 

Patrizio Tosetto

La Circoscrizione 1 Centro-Crocetta, modello di decentramento torinese

 Ne parliamo con il capogruppo del PD in Circoscrizione, Thomas Ponte

 

“Siamo giunti qui a Torino a più di metà mandato di questa amministrazione comunale pentastellata, entrata in carica a fine giugno 2016 – spiega Thomas Ponte, consigliere e capogruppo del PD della Circoscrizione 1 Centro-Crocetta. Lo scenario politico, in realtà, risulta  cambiato dopo gli eventi politici accaduti a livello nazionale in questa folle estate. I miei atti di capogruppo sono stati di opposizione nei confronti della maggioranza guidata dal sindaco Appendino, come quelli delle circoscrizioni cittadine amministrate dal centrosinistra. Questa amministrazione ha dimostrato delle inefficienze e compiuto virate a 360 gradi, oltre che aver dimostrato diverse incoerenze rispetto al programma annunciato durante la campagna elettorale. Tra queste, sicuramente, spicca il progetto di creazione di nuovi centri commerciali, che vanno a penalizzare il piccolo commercio, di cui questa amministrazione aveva dichiarato di voler farsi carico con il suo potenziamento”.

“Il piccolo commercio a Torino – prosegue Thomas Ponte – versa in uno stato di grande sofferenza. Il Comune non ha fatto grandi sforzi per aiutare i piccoli commercianti che, spesso, non riescono a competere con le vendite su Amazon ed i grandi marchi. Torino ha anche perso, negli ultimissimi anni, preziose opportunità di promozione a livello italiano ed internazionale, come la diffusione a livello nazionale della comunicazione della mostra su Leonardo e la creazione di eventi per celebrare i 500 anni dalla nascita di questo genio, come accaduto in altre città quali Milano. Il Comune di Torino ha poi dimostrato il suo fallimento nell’organizzazione di manifestazioni come “Natale coi fiocchi” e Cioccolato’ ed ora ha avanzato una proposta che rappresenta un punto di frattura rispetto alla nostra visione di città, l’estensione oraria della Ztl.  Gli studi commissionati dal Comune di Torino a 5 T e pagati con i soldi dei cittadini, hanno dimostrato che questo provvedimento non porterà alcuna facilitazione o miglioramento di tipo ambientale”.

“Torino – prosegue il capogruppo del PD nella Prima Circoscrizione Thomas Ponte – necessiterebbe non soltanto di un miglioramento nella comunicazione degli eventi, ma anche nella loro organizzazione, di una accelerazione nei collegamenti tra la città  ed il suo aeroporto e di un potenziamento di quest’ultimo “.

“Bisogna frenare – afferma Thomas Ponte – il processo di cosiddetta “decrescita infelice” che sta conoscendo da un paio di anni la nostra città. Certo non conforta la nomina di Iaria ad assessore all’Urbanistica.

Il Consiglio della Circoscrizione 1 rappresenta, nel complesso del panorama cittadino, un’isola felice, in quanto è animato da un buon spirito di collaborazione. Cerchiamo di fare il massimo con il poco budget a disposizione. Una nota positiva di questo consiglio è  la presenza di otto consiglieri su dieci del PD che sono al primo mandato, fatto che rappresenta un evidente e auspicabile cambio generazionale. Il vicepresidente della Circoscrizione 1  Francesco Martinez del Partito Lista Civica ha, per esempio, la delega al Verde pubblico e sta compiendo sforzi importanti per combattere il degrado presente questo fronte. Come Circoscrizione la nostra non presenta i problemi della Settima o della Quinta ma, nella vasta area che la Prima ingloba, figura anche la zona di via Arquata definita la “periferia della Crocetta”, in cui compaiono diverse situazioni di disagio giovanile ed adolescenziale”.

“I 5 Stelle- prosegue Thomas Ponte – non si sono mossi in modo positivo e razionale neanche sul fronte del decentramento cittadino, in quanto hanno creato un tavolo di concertazione e progettazione, che pare fatto apposta per sostituire le circoscrizioni stesse che, a loro volta, hanno già conosciuto un processo parziale di accorpamento, ispirato a criteri non troppo logici. Le circoscrizioni, invece, deveno essere salvaguardate, perché rappresentano spesso il primo campo di azione di giovani esponenti politici che possono proporre idee innovative, oltre ad essere un prezioso strumento di ascolto dei cittadini e delle loro necessità”.

 

Mara Martellotta

Più risorse al Comitato Resistenza e Costituzione

Da Palazzo Lascaris

“Per valorizzare  e dare nuovo impulso al lavoro di  Comitati e organismi di questo Consiglio, annuncio che ho già anticipato all’Ufficio di presidenza l’intenzione di ragionare su una revisione delle risorse stanziate per tutte le consulte, compreso il Comitato, con un aumento di almeno il 10%” . E’ quanto annunciato dal presidente Stefano Allasia, presiedendo la cerimonia di insediamento del nuovo Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione del Consiglio regionale, per l’undicesima legislatura.

“Presiedere questo organismo è un privilegio e una responsabilità. Il Comitato – ha aggiunto Allasia – ha operato e opera per portare alla luce storie e fatti che hanno segnato profondamente la coscienza del Paese e che rischiano di uscire dalla memoria collettiva, con la scomparsa dei testimoni diretti. Un approccio non solo di rievocazione celebrativa, ma di ricerca di percorsi e linguaggi innovativi in grado di toccare anche i tasti delle emozioni per coinvolgere, comunicare e tramandare la memoria”.

“La nostra Costituzione  – ha proseguito il presidente – contiene un progetto di società futura e di visione del mondo attualissima.  Affianca alla tutela dei diritti individuali i diritti sociali, intesi come una moderna e attuale questione di giustizia. Per questa ragione fare memoria è un dovere civile. Un’attenzione particolare dovrà essere dedicata ai giovani, consolidando i nostri rapporti con il mondo della scuola e con l’Ufficio Scolastico Regionale, una collaborazione che ci vedrà nuovamente impegnati già nel mese di settembre con l’avvio del consueto Progetto di Storia Contemporanea rivolto agli studenti degli Istituti di istruzione secondaria di II grado e degli Enti di formazione professionale. Presteremo inoltre molta attenzione alla Costituzione, non solo nella parte e negli aspetti legati ai principi e ai diritti, ma anche e soprattutto nelle parti su regionalismo, autonomie ed identità”.

“Stiamo assistendo da troppo tempo ad un clima di intolleranza e rancore, e al ritorno di gesti, simboli, parole che credevano far parte di un lontano passato – ha poi aggiunto Mauro Salizzoni, vice presidente Consiglio regionale del Piemonte –  Occorre un grande impegno istituzionale e culturale per svelenire il clima, e per questo il ruolo del Comitato Resistenza e Costituzione diventa ancora più prezioso e rilevante. Bisogna dare continuità al lavoro fatto in questi anni, non deve esserci nessun arretramento, anzi, occorre continuare ad essere sostenitori e promotori di iniziative ed eventi, cercando di utilizzare nuovi linguaggi e formule in grado di parlare alle giovani generazioni”.

In rappresentanza della Giunta regionale è intervenuto inoltre l’assessore ai rapporti con il Consiglio regionale, Roberto Rosso “La nostra civiltà che nasce dalla Resistenza non deve essere escludente. La posizione che affermo è che il 25 aprile diventi festa della libertà degli italiani, di tutti gli italiani. Certo, senza la Resistenza e la difesa eroica di quei giovani non saremmo qui oggi. Affermiamo però la capacità di estendere la conoscenza e la presenza dei valori anche a quei mondi che oggi ancora non possono esporre un’affermazione di identità partigiana sulle proprie bandiere. Estendiamo ai giovani il concetto che ci sia possibilità di condividere il concetto di libertà e democrazia”.

Istituito nel 1976 per conservare e valorizzare la memoria storica della Resistenza e promuovere la conoscenza dei principi alla base della Costituzione repubblicana, il Comitato è composto da rappresentanti di associazioni antifasciste e combattentistiche, Istituti storici della Resistenza, istituzioni culturali, sindacali, politiche e degli enti locali. Il Comitato oltre ad avvalersi  della preziosa collaborazione degli Istituti Storici della Resistenza Piemontesi (che ringraziamo una volta di più per l’apporto culturale e di ricerca) ha stipulato cinque convenzioni con enti preposti alla tutela della memoria sul territorio piemontese, al fine di dare vita ad una collaborazione stabile incentrata sulla realizzazione di iniziative congiunte. Gli enti convenzionati sono la Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce, l’Associazione memoria della Benedica, l’AssociazIone Colle del Lys (Torino), il Museo Diffuso della Resistenza di Torino e la Casa della Memoria di Vinchio d’Asti.

Per la Giunta regionale faranno parte del Comitato  l’assessore ai rapporti con il Consiglio regionale, Roberto Rosso,  mentre i gruppi consiliari saranno rappresentati da Daniele Valle (Pd), Federico Perugini (Lega), Marco Grimaldi (Luv), Mario Giaccone (gruppo Chiamparino per il Piemonte) e Silvio Magliano (Moderati).

 

Il Pd: “Più sostegno al Fondo sanitario”

“Ho presentato un ordine del giorno, che è stato approvato nella seduta del Consiglio regionale di oggi, finalizzato ad impegnare la Giunta Cirio ad attivarsi con urgenza nei confronti del Parlamento affinché, nella prossima legge di Bilancio nazionale, venga previsto un incremento del fondo sanitario pluriennale necessario a garantire il diritto alle cure sanitarie, a contrastare l’annoso problema delle liste d’attesa e a dare continuità al piano di edilizia sanitaria avviato dalla Giunta Chiamparino” ha spiegato il portavoce Pd in Commissione Sanità Raffaele Gallo.

“Ci troviamo di fronte ad una società in continua evoluzione – ha proseguito Gallo – l’aspettativa di vita è aumentata e, in base ai dati dell’OMS, entro il 2025 una persona su 5 sarà over60. I progressi scientifici, le nuove terapie e le tecnologie all’avanguardia migliorano sensibilmente la cura del paziente, riducono i tempi di ricovero e di guarigione, ma hanno costi elevati. Inoltre, nei prossimi anni, sarà inevitabile e necessario un grande piano di assunzioni per fare fronte alla carenza di medici e infermieri. Tutto questo richiede maggiori investimenti”.

“La sanità pubblica rimane una priorità del PD per il Piemonte e del nostro Paese – ha concluso il Consigliere Raffaele Gallo – e ritengo inevitabile che si discuta di un incremento delle risorse dedicate al fondo sanitario nazionale e al suo riparto regionale.  Nell’ordine del giorno è stato confermato il proseguimento degli investimenti della rete territoriale e di quelli in edilizia sanitaria, capisaldi delle nostre politiche in materia sanitaria”.

Caso Guglieri, Grimaldi (LUV): “Dov’è la responsabilità sociale di un’azienda?”

Riceviamo e pubblichiamo

“Si sbarazza di un lavoratore malato? La Regione si esponga”

Giovanni Guglieri ha 53 anni, di cui 27 passati alla Icap Sira di San Mauro, dove guidava il muletto ed era responsabile della sicurezza. Gli è stato diagnosticato il diabete, che cura regolarmente. Ma a giugno una visita medica aziendale ha stravolto la sua vita: un malore e alcuni valori del sangue più alti del normale hanno indotto i medici a decretare un peggioramento delle sue condizioni di salute, benché non si trattasse di altro che di tachicardia e glicemia alta. Eppure è stato dichiarato non più idoneo a svolgere la sua mansione.

Ciò ha significato una cosa sola: per lui non c’era più posto nell’azienda. Così, da due mesi è sospeso, senza nessun tentativo di ricollocamento in altre mansioni, a cui lui si era reso disponibile.

A nulla sono valse le spiegazioni del lavoratore, che la mattina del mancamento aveva dimenticato le medicine per il cuore; a nulla è valsa la successiva controperizia del medico legale, che non ha riscontrato alcun peggioramento.

Lunedì scorso, Guglieri ha incrociato le braccia davanti all’azienda, insieme a tanti colleghi e alle rappresentanze sindacali. Se il responso del servizio Spresal dell’Asl, da lui richiesto, gli darà ragione, l’azienda sarà costretta a riammetterlo in servizio.

“Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a casi come questo: un lavoratore a cui è diagnosticata una malattia viene semplicemente ‘fatto fuori’ dall’azienda” – dichiara il Capogruppo di LUV Marco Grimaldi. – “È questa la responsabilità sociale d’impresa nei confronti di un ultracinquantenne lontano dalla pensione, che a quel lavoro ha dedicato tutta la vita? Martedì prossimo porteremo questa vicenda all’attenzione del Consiglio Regionale e chiederemo alla Regione di esporsi”.