POLITICA- Pagina 470

Grimaldi (Luv): “Parità di genere per le elezioni”

 “Altro che modificare il regolamento del Consiglio regionale, l’unica modifica assolutamente necessaria è l’introduzione della parità di genere per le elezioni in Piemonte”.

“Abbiamo depositato una proposta di legge che modifica l’attuale legge elettorale, inserendo nel testo la doppia preferenza di genere, con l’obiettivo di certificare chiaramente che anche nell’accesso alle cariche pubbliche la parità tra uomini e donne deve essere raggiunta attraverso tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione” – dichiara Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione, riprendendo la proposta di legge di Liberi Uguali depositata nel 2018, la cui prima firmataria fu la consigliera regionale Silvana Accossato.

“Dopo le esternazioni del presidente del Consiglio regionale – prosegue Grimaldi –, martedì scorso in Aula abbiamo ricordato che l’introduzione della doppia preferenza e della parità di genere nella legge elettorale del Piemonte è l’unica modifica davvero necessaria al nostro ordinamento regionale”.

“Inoltre – dichiara Marco Grimaldi –, la nostra proposta mira a sanare un primato che non ci fa onore, il Piemonte è infatti l’unica Regione, insieme alla Puglia, nella quale la legge elettorale non preveda ancora la parità di genere, nonostante una legge dello Stato (la n. 165/2004, come modificata dalla legge 15 febbraio 2016, n. 20) lo imponga e il nostro Statuto, all’articolo 13, assicuri ‘uguali condizioni di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive’; il Consiglio – secondo Silvana Accossato – non può continuare a restare sordo alle numerose e pressante sollecitazioni che arrivano dalle associazioni delle donne e dalle elettrici in generale, che non comprendono una posizione assurda che è del tutto fuori dal nostro tempo”.

“Sappiamo per esperienza che la modifica della legge elettorale è un tema complesso e che in passato, in più di un’occasione, a fronte di molte buone intenzioni teoriche nella pratica l’iter ha incontrato molti ostacoli. Con la scusa di una revisione complessiva della legge la semplice modifica e l’introduzione della parità di genere è sempre stata rimandata a data da destinarsi: per questo motivo – concludono Grimaldi e Accossato – chiediamo che il Consiglio a settembre discuta e approvi velocemente la nostra proposta di legge, in modo da fissare un punto di non ritorno: se poi il Consiglio vorrà apportare nuove modifiche all’architettura della legge elettorale piemontese, noi ad esempio auspicheremmo anche il superamento del cd. listino, potrà sempre farlo, prendendosi tutto il tempo necessario. Per raggiungere la parità uomo-donna in Piemonte invece di tempo non ce n’è più”.

Napoli (Fi), Alleanze locali: “M5S o Pd, chi perderà la faccia?”

Non si è ancora spenta l’eco rimbombante del “no” pronunciato dal PD alle ricandidature di Chiara Appendino, a Torino, e di Virginia Raggi, a Roma.

 

Allora, che cosa significa il via libera degli iscritti alla fine del limite dei mandati e a tessere alleanze politiche sul piano locale? Viene da pensare che gli iscritti al M5s siano più furbi di Nicola Zingaretti. Anzi, hanno così bene assimilato la capacità manovriera dei vecchi partiti da mettere in contraddizione il PD con se stesso.

     Come dovrà regolarsi Zingaretti con il M5s, pronto a trasformarsi da alleato riottoso e scomodo in alleato strategico? Di Maio è pronto a siglare alleanze, e il PD che cosa deve fare a Roma dove Raggi ha già annunciato la sua ricandidatura? E se a Torino Chiara Appendino ci ripensa, e si candida? Il Pd continuerà sempre a dire no oppure deve assumersi la responsabilità di concedere la vittoria al centrodestra?

     Sono domande alle quali il PD non può sfuggire. L’alleanza “strategica” con il M5s non potrà che essere asimmetrica, nel senso che uno dei due – Di Maio o Zingaretti – deve perdere la faccia con il proprio elettorato: o Zingaretti accetta di sostenere Raggi, oppure Di Maio accetta un candidato terzo e abbandona al suo destino la sindaca uscente. Per essere alleati, non c’è male: si fanno sgambetti e mettono trappole a ogni angolo.

on. Osvaldo Napoli, del direttivo di Forza Italia alla Camera

Laus (Pd): “M5S, esperienza sulla pelle dei torinesi”

Il commento del senatore Pd Mauro Laus alle dichiarazioni della sindaca di Torino

La sindaca Appendino, come già altri suoi compagni di partito prima di lei, si è accorta che per amministrare la cosa pubblica in posizioni apicali ci vuole una buona dose di esperienza.

Sua dichiarazione: “abbiamo fatto esperienza.Tanta, tantissima esperienza” Brava.
Peccato che a Torino il M5s si sia fatto la sua “esperienza” sulla pelle della gente e del tessuto economico locale e benché apprezzi la nuova consapevolezza politica conquistata dalla sindaca mi chiedo come intenda risarcire gli inevitabili danni causati da 5 anni (CINQUE) di improvvisazione.
Saper misurare i propri risultati e le proprie forze è il segno più concreto di una raggiunta esperienza e su questo il ragionamento di Appendino è ancora ben lungi dall’aver acquisito la giusta maturazione. Perció occhio a perseverare nell’errore! E questo vale per tutti i partiti. Se a qualcosa è servita l’esperienza fatta dal governo Cinquestelle torinese è proprio a dirci di evitare gli azzardi.

Finirà tutto a tarallucci e vino

Finirà tutto a tarallucci e vino. Chi ha preso il bonus di 600 euro ha fatto al più un errore veniale non mortale. Tra 6 mesi tutto come prima. Credibilità della classe politica pari a zero.

Ci prendono in giro dicendo che la colpa è del loro commercialista. Alias, io firmo e non so che cosa sto firmando. Loro sono sgradevoli ma sono ancor più sgradevoli quelli che fan finta di crederci. Molinari li sospende dicendo che anche loro sono d’accordo. Appunto, premessa perché tutto finirà a tarallucci e vino.

Addirittura nel PD ci si autosospende dal partito, così risparmi anche i soldi da versare, due piccioni con una fava. Non smetterò mai di ripeterlo: i partiti, nel migliore dei casi sono un ologramma, praticamente un comitato elettorale. Con due grandi differenze, diciamo così, di metodo. Nelle elezioni nazionali non c’è preferenza. Si ottiene un posto valido per essere eletto solo se si hanno robuste relazioni con il centro, sia Roma come Milano, ora Arcore è in disarmo. In sede locale tra regione e comune valgono le preferenze. Non a caso c’è ampia polemica e relativa bocciatura di alcune leggi regionali che non prevedano la parità di genere. Palmiro Togliatti diceva: i partiti sono la forma organizzata della democrazia. Ora può sembrare quasi una banalità. Non lo era allora dopo più di 20 anni di dittatura fascista. C’era un desiderio di partecipazione derivato anche dalla mancanza di libertà ed in particolare dalla singola volontà di emanciparsi. Sono passati 75 anni e ora è un altra musica. Una musica che non mi piace.

Rivendico il diritto di non ascoltarla, almeno questo sia un mio diritto. Vero, non ho soluzioni in tasca. La Storia è ciò che è. Non un’altra cosa rispetto a quello che è avvenuto. Si rischia, indubbiamente c’è moralismo a buon mercato. Mi sono beccato del qualunquista perché ho sostenuto che la principale colpa è di chi li ha messi lì. Riconfermo tutto precisando: meglio qualunquista che connivente attraverso il giustificazionismo. E a proposito di qualunquismo. Coniato in positivo il 27 dicembre del 1944 da Guglielmo Giannini, il movimento divenne un partito con il suo discreto consenso elettorale. Addirittura fu il primo partito in città come Roma Napoli o l’intera Sicilia. I raffronti con l’ attuale situazione è palesemente ovvio, e anche , dubito fortemente che la maggioranza degli eletti in Parlamento sappia questo pezzo di Storia. Ora va di moda chi mette Beirut in Libia. Per giunta Guglielmo Giannini era un attore in decadenza che trovo’ nella politica una sistemazione personale. Orbene, fu decisamente emarginato dalla  classe politica e quando la Dc o il MSI si ripresero i voti ridivenne marginale. Unico che lo considero’ un minimo fu Palmiro Togliatti. Cosa curiosa, no? Il principale obiettivo di Giannini era limitare e combattere i comunisti. C’era , di fatto, un minimo di cultura politica proprio figlia dell’assenza di libertà politica. Verrebbe voglia di dire che per oggi è l’opposto. La più totale assenza di cultura politica proprio perché c’ è troppa libertà. Libertà apparente perché ti porta al punto di partenza. Più precisamente non esiste un punto di partenza perché non si vuole andare da nessuna parte.

Vale solo il presente ed il solo proprio presente. Si è “quella cosa lì ” non perché si vuole essere quella cosa lì. Diventa tutto tragicamente immanente. Così non importa delle conseguenze dei propri atti. Esempio, quei 12oo euro di bonus. Prima portiamo a casa poi si vedrà. Al più, come del resto è avvenuto, non è colpa mia ma di un altro. Sulla graticola l’attuale Presidente INPS Pasquale Tridico, da molti considerato un non-capace e messo lì solo per garantire Salvini e Di Maio su quota cento e reddito di cittadinanza. Ora è considerato ‘l ispiratore della fuga di notizie che ha scoperchiato il caso. Il motivo è presto detto: incidere e sponsorizzare il sì al referendum. E da più parti si chiedono le sue dimissioni per l’incapacità nell’erogare la cassa integrazione. Non solo non c’ è più cultura politica ma c’è linearità di fare politica. Impressionante come facciano l’esatto opposto di quello che dovrebbero fare per ottenere quello che vorrebbero. Tutto decisamente e  totalmente approssimativo. Solo che ora si dovrebbe letteralmente salvare l’intero Paese. Non siamo messi bene. Benedetto Croce disse: se servisse qualcosa sarei pessimista. Non mi permetterei di contraddire l’ insigne Filosofo e tra i fondatori di questa repubblica, nonostante le sue simpatie monarchiche. Io non riesco altro che dire, viceversa, che il pessimismo è d’obbligo. Come diceva Pier Paolo Pasolini le speranze, molte volte sono un alibi per la propria impotenza esistenziale. Io, e penso molti altri, ci sentiamo spaesati , in crisi , ed impotenti verso questa sconsolante realtà.

Patrizio Tosetto

“Se settemila centocinquanta euro vi sembran pochi…”

/

PAROLE ROSSE  di Roberto Placido /…Provate voi a lavorar. Questa, con una piccola licenza, è una delle più belle strofe di una delle più famose canzoni del movimento operaio in lotta per la riduzione del lavoro a otto ore giornaliere. Mi è venuta in mente, in questo caldo e strano agosto, leggendo le notizie e le reazioni alla vicenda dei parlamentari e dei consiglieri regionali e comunali che hanno fatto richiesta dei contributi per i lavoratori autonomi con Partita Iva.

Questo fatto che ritengo gravissimo ed ignobile ha fatto venire meno la decisione che avevo preso e cioè di non scrivere nel mese di agosto. La richiesta che hanno presentata è stata giudicata da tutti, interessante al proposito il parere contrario e solitario del famoso giuslavorista Giuliano Cazzola https://bit.ly/2DXVO1q , assolutamente legittima, a causa di un provvedimento fatto con i “piedi”. Ma eticamente e politicamente inopportuna ed inaccettabile. Le scuse dell’urgenza sono infantili in quanto ci voleva una mezz’oretta ad inserire altri limiti. Così in attesa dell’elenco dei richiedenti sono incominciate a trapelare le indiscrezioni sui parlamentari e sui consiglieri regionali. Della Lega e del Movimento cinque stelle i parlamentari mentre per quanto riguarda i consiglieri regionali piemontesi, al momento la cosa riguarderebbe due della Lega, Matteo Gagliasso e Claudio Leone, ed uno del Partito Democratico, Diego Sarno di Nichelino, Torino, e da sempre vicino a Libera ed alle altre associazioni ad essa legate. Intanto si incominciano a delineare i diversi comportamenti e reazioni. Assoluto silenzio da parte degli eletti leghisti, d’altronde la Lega è l’unico partito che ha nel suo funzionamento alcuni tratti leninisti e che ha già fatto sapere che i parlamentari saranno espulsi ed i consiglieri regionali – Zaia in Veneto – non saranno ricandidati. Delle scuse incredibili e mortificanti, la classica toppa che è peggio del buco, da parte del consigliere regionale piddino. E’ stata la mia fidanzata che si esercitava nella sua professione di commercialista, pensavo non mi venissero concessi ed una volta ricevuti i contributi ho sottovalutato la cosa, li ho dati in beneficenza senza specificare estremi e beneficiario e dimenticando che la beneficenza la si fa con soldi propri e non con quelli pubblici, per di più ricevuti nei termini che sappiamo. Non che avrebbe cambiato la situazione ma avrebbe dato un minimo di sostanza a delle dichiarazioni offensive dell’intelligenza delle persone.

A queste dichiarazioni è seguito, in puro politichese, un comunicato dei segretari del PD, regionale Paolo Furia, provinciale di Torino Mimmo Carretta e cittadino di Nichelino, Antonio Landolfi, politicamente, se possibile, anche peggio di quello del diretto interessato. Di fronte ad un fatto del genere ci sono due sole strade, non certo l’autosospensione del diretto interessato che formalmente non ha valore: o il consigliere si dimette o il partito di appartenenza lo espelle. Non è questione di giustizialismo o garantismo ma di avere il senso etico della politica. L’impressione che ne viene fuori è di non capire o non voler capire la gravità dell’azione che è stata compiuta. Queste sono le cose che creano un solco sempre maggiore tra i partiti ed i cittadini e che porterà ad un plebiscito, unica incognita nella situazione del paese sarà quanti andranno a votare, ed a dire si al taglio dei parlamentari nel Referendum di settembre. Una riduzione demagogica, populista e che priverà intere regioni di propri rappresentanti in Parlamento. Ma tornando ai comunicati, a dimostrazione di una situazione in divenire e di qualche pressione che arriva dai territori, ventiquattro ore dopo arriva un altro comunicato, sempre del segretario del PD di Nichelino, che smentendo se stesso, insieme a quello di Moncalieri e di altri circoli, chiedono al consigliere Sarno un gesto chiaro ed inequivocabile. Questa vicenda la ritengo più grave di quella di “Rimborsopoli” che vide un centinaio di consiglieri di due legislature, 2005-2014, ricevere l’avviso di garanzia e poi molti di loro, solo due consiglieri non furono sfiorati dalle indagini, rinviati a giudizio e condannati. La legislatura e lo stesso Presidente Roberto Cota furono segnati da quanto successe.

La questione, ricorderete, fu l’utilizzo delle risorse dei gruppi consiliari in modo improprio e per l’acquisto di cose personali. La vicenda attuale è peggiore di “Rimborsopoli”, siamo di fronte a consiglieri regionali, ancora peggio per quanto riguarda i parlamentari, che percependo oltre settemila euro netti al mese, ecco il perché di quanto indicato nel titolo, presentano una domanda per ricevere un contributo di 600 euro al mese destinati a chi era in difficoltà a causa di una vicenda tragica che ha travolto tutto il mondo, il nostro paese e la nostra regione. Il Piemonte ha pagato fino ad ora un prezzo altissimo con migliaia di  morti, un’economia ferita, famiglie in difficoltà e decine di migliaia di posti a rischio. Ecco perché non sono accettabili scuse “pelose”, fantasiose e comunque avvenute dopo essere stati scoperti. Giustificazioni del tipo avrei potuto chiedere un altro contributo e non l’ho fatto da l’idea di chi non ha capito e non vuole capire. Lo stesso, estremo e disperato, tentativo del consigliere regionale del PD di dare vita ad un Comitato che si occupi dei lavoratori in difficoltà per le vicende legate al Covid 19 è surreale. Destinare sei mensilità al costituendo comitato ed invitare altri consiglieri regionali, che non hanno commesso comportamenti ignominiosi a fare lo stesso, ha dell’incredibile e dimenticando sempre che la beneficenza la si fa in silenzio e che quando si siede in un’assemblea legislativa ci si impegna e batte per far varare provvedimenti e leggi che risolvano quei problemi.

Ma la cosa singolare e che mi ha molto sorpreso, è che a presiedere un Comitato che difficilmente realizzerà qualche cosa ed al quale, sono certo, nessun altro consigliere regionale devolverà sei o anche una sola mensilità, si sia prestato una persona che conosco e stimo, l’ex procuratore Giancarlo Caselli. Ammettere una grave azione come quella fatta, odiosa e che ha colpito nel profondo per il modo in cui è avvenuta e per le condizioni di chi l’ha richiesto, dopo essere stati scoperti non è la stessa cosa che farlo prima. Il nostro paese è andato a chiedere solidarietà, contributi, si è ulteriormente indebitato per fare fronte alle necessità reali e non a quelle false di deputati e consiglieri regionali impegnatisi a svolgere il proprio mandato con disciplina ed onore. Di fronte a tutto ciò alle reazioni sdegnate di migliaia e migliaia di persone dalla “galassia”, o come la definisce qualcuno sottovoce la “lobby”, di Libera, Acmos, Benvenuti in Italia nessun comunicato o riflessione su quanto è successo, su come si scelgono i propri rappresentanti o riferimenti. Poteva e può essere l’occasione per riflettere su come assegnare nel modo migliore alloggi e beni confiscati alle mafie, se l’entusiasmo di centinaia di giovani è tutto genuino e spontaneo, come penso lo sia quella della stragrande maggioranza di loro, o se non ci siano anche lì “furbetti in carriera”. Non bastano le figure carismatiche e straordinarie del fondatore o di alcuni sostenitori prestigiosi ed un’azione meritoria a coprire tutto e tutti.

Solidarietà ex post

FRECCIATE  Il consigliere regionale del Pd che è stato inserito a pieno diritto tra i “furbetti del bonus Iva” a causa – lui così sostiene – di un errore della fidanzata commercialista, ha deciso di espiare il proprio “peccato” devolvendo sei mesi di stipendio (circa settemila euro al mese) ad un comitato di sostegno ai lavoratori in difficoltà per la crisi dovuta al Covid. Bella iniziativa, considerata la somma piuttosto consistente. C’è però da chiedersi: se il suo nome non fosse finito sulle prime pagine per questo scandaletto, il consigliere si sarebbe prestato ugualmente a questa generosa beneficenza? 

L’arciere

Napoli (Fi): “I parlamentari possono avere l’ecobonus?”

Una domanda che può sembrare provocatoria ma non lo è, la rivolgo al presidente Conte ma anche ai Soloni e ai castigamatti del nostro Paese:

un parlamentare può accedere all’ecobonus del 110% per la ristrutturazione della prima o della seconda abitazione? E può godere dei vantaggi fiscali per l’acquisto di elettrodomestici, così come previsto dai provvedimenti del governo? Sono domande legittime, doverose, a mio giudizio, per portare un po’ di chiarezza nella polemica, degenerata in rissa secondo il triste costume populista di questo tempo, dei cinque parlamentari che hanno intascato i 600 euro di bonus, e per i quali continuo a chiedere le dimissioni per insipienza, come ho detto, e non per immoralità.

     Il moralismo accattone di cui ci nutriamo ogni giorno ha alzato a peccato mortale, degno di fucilazione, maneggiare o intascare denaro direttamente, sia pure nel rispetto di una norma generale. Se invece intaschiamo denaro sotto forma di detrazioni o bonus fiscali, addirittura nella misura del 110%, il peccato cessa d’incanto e con esso l’indignazione collettiva. Stiamo parlando di provvedimenti tutti ugualmente validi erga omnes. Allora dovremmo tutti aspettarci che l’Agenzia delle Entrate ci comunichi al più presto quanti politici hanno usufruito dell’ecobonus. L’idea di aprire contro i parlamentari una stagione di discriminazioni e di crucifige per compensare una lunga stagione di privilegi ci dice quanto infima sia la qualità dell’attuale ceto politico, a tutti i livelli. Continuiamo a pagare le conseguenze della fine dei grandi partiti, con la loro capacità di selezionare il personale politico e garantirne una certa qualità sul piano morale e amministrativo.

On. Osvaldo Napoli, direttivo di Forza Italia alla Camera

Verdi – Europa verde: “I furbetti si dimettano”

La triste vicenda del Bonus Covid-19 richiesto da parlamentari, sindaci e consiglieri regionali fa rabbrividire.

“Siamo dell’idea che tutti coloro che hanno percepito gli indennizzi del Covid-19 e al contempo ricoprono importanti cariche politiche debbano DIMETTERSI.

Esponenti politici che speculano su una situazione di grave crisi economica non sono giustificabili né ammessi.
Difatti per rispetto ed etica politica nei confronti dei cittadini, tali soggetti non dovrebbero percepire neanche un centesimo, anche a fronte dei propri stipendi mensili certamente non indifferenti.

Crediamo, inoltre, che questi non siano in grado di garantire la ‘trasparenza’ del loro operato nelle sedi istituzionali, venendo meno alla loro funzione di rappresentanza e tutela verso i cittadini.

Perciò, come già detto,
chiediamo le DIMISSIONI IMMEDIATE delle persone coinvolte in questa vicenda.”

Cosi in una nota, i Co-portavoce regionale dei Verdi – Europa Verde Piemonte, Tiziana Mossa e Alessandro Pizzi.

Tragedia a Castelmagno, il cordoglio del presidente Stefano Allasia

Le parole del presidente dell’Assemblea regionale

Esprimo a nome del Consiglio regionale del Piemonte, il cordoglio per l’immane tragedia di questa notte avvenuta a Castelmagno nel cuneese che ci lascia tutti senza parole.

Il mio pensiero va alle famiglie dei cinque giovani che hanno perso la vita, comprendendo che nulla può alleviare un dolore così grande, ma in questo momento  è importante stringerci attorno a loro. Di fronte alla morte di giovani vite non si può che restare sgomenti e addolorati.

“Scuole smilitarizzate”

Con l’inizio del prossimo anno scolastico, segnato da tante difficoltà ed incertezze ma anche da nuove sfide e nuove prospettive, il MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione) e Pax Christi Italia (Movimento Cattolico Internazionale per la pace), desiderano essere a fianco di docenti e alunne/i, per ripartire da una scuola che sappia cogliere, dal dramma della pandemia, l’occasione per rigenerare la nostra società, guardando al futuro con fiducia e speranza e promuovendo la pace, quale bene laico e universale, da proteggere e trasmettere alle giovani generazioni.

Oggi più che mai dobbiamo fare scelte coraggiose per la difesa della nostra umanità, e per fare ciò, vogliamo ribadire, senza esitazione, l’importanza dell’educazione alla pace ed alla nonviolenza, quale modello pedagogico capace di trasmettere a bambine/i e giovani valori di solidarietà, giustizia, dialogo e convivenza pacifica tra i popoli.

Da qui nasce la Campagna “Scuole Smilitarizzate”, una campagna che intende ribadire la mission educativa della scuola ed invitare studentesse/i, docenti, dirigenti all’‟opzione della pace”. Ci rammarica e ci indigna constatare la presenza e l’incremento, in ambito scolastico, di molteplici attività, iniziative e progetti in collaborazione con le Forze Armate e quindi in palese contrasto con le finalità educative, formative e culturali dell’istituzione scolastica.

La scuola non è e non può essere il luogo “dell’opzione militare”, essa al contrario è il luogo ove coltivare la pace e educare ad essa. La prevenzione dei conflitti, la loro trasformazione nonviolenta, l’implementazione dei diritti e il rispetto della vita umana in tutti i suoi aspetti, sono i mezzi per costruire una cultura di pace e di nonviolenza.

Chiediamo pertanto che la scuola resti fedele alla sua azione pedagogica e coerente ai princìpi costituzionali, in particolare all’art. 11 della Costituzione che recita “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti”, per promuovere tra le/i giovani scelte ed azioni di pace che possano disarmare il nostro mondo, partendo proprio dall’educazione per arrivare alla politica, all’economia e a tutti gli ambiti della società.

La campagna, promossa in collaborazione con l’Associazione SOS Diritti, vuole rappresentare un percorso ampio e inclusivo dei tanti soggetti della società civile che sono impegnati continuamente per una scelta che escluda la violenza e coltivi la pace. È pertanto vitale la collaborazione tra la scuola e le tante associazioni operanti a questo scopo in Italia, alle quali rivolgiamo l’invito ad aderire e contribuire alla realizzazione di questa campagna, mettendo a disposizione delle scuole le proprie competenze e risorse, per costruire insieme una concreta alternativa di pace attraverso una rete capillare su tutto il territorio .

Con l’inizio del nuovo anno scolastico, la Campagna “Scuole Smilitarizzate” verrà lanciata ufficialmente e saranno forniti ulteriori dettagli e strumenti.

In questa anteprima della Campagna viene pubblicato sui social un video messaggio da parte dei presidenti nazionali del MIR e di Pax Christi che spiegano il perché delle “Scuole smilitarizzate”.

L’augurio è che le scuole possano scegliere di percorrere la strada della pace e della nonviolenza ed esserne promotrici.

 

Movimento Internazionale della Riconciliazione   –   Pax Christi Italia