POLITICA- Pagina 437

Incoerenti ma capaci di cogliere l’attimo fuggente

Carissimo Matteo Salvini Capitano di lungo corso, ti piaccia o non ti piaccia stavolta hai fatto tutto da solo. Magari avrai ragione, gli ispiratori di questo innaturale governo sono poteri forti sovranazionali. Ma se non c’ eri tu il tutto sarebbe stato impossibile. Ti ringrazia soprattutto Matteo Renzi. Girava il mondo tra un documentario e l’ altro, ammaccato dalla vicenda di Lotti e decisamente preoccupato per padre e madre, spesso assente in Senato. 14 mesi fa se il Pd faceva l’ accordo con 5Stelle usciva dal partito. Ora sarebbe uscito dal Pd se Zingaretti non avesse siglato l’ accordo con Giggino. Incoerente? Assolutamente
sì, ma anche un maestro nel sapere cogliere l’ attimo fuggente. Del resto non è l unico.  A destra come a sinistra. Tutti sono bravissimi nel praticare la legge dell’ inverso. Tu puoi fare quello che l’ altro non può fare. Coerenza zero. Del resto siamo nella società dell’ immagine e quello detto ieri non vale per l’ oggi. Poi la buffonata di Rousseau. Fin tanto che  riguarda i pentastellati affari loro. Ma purtroppo riguarda tutti noi e la cosa è molto fastidiosa. Il presidente Sergio Mattarella mastica amaro. Anzi nel suo modo compito è letteralmente furibondo. Che la Costituzione Italiana debba essere messa in forse dal tarocco di Casaleggio è decisamente preoccupante. Ma tant’è,  il convento passa questa minestra con lapiattaforma privatissima e casalinga di democrazia. I numeri (appunto se non taroccati sono indicativi).  8 su 10 hanno approvato. L’80 % non sopportava più in Capitano. Cambia qualcosa nel mondo pentastellato. Dopo il dimezzamento dei voti la sinistra interna prende il sopravvento… Calenda proprio non ci sta e prende un’ altra strada. Per intanto disdice in tutta Italia la sua presenza ai dibattiti delle Feste dell’ Unità. Ed il popolo Pd? Scetticamente speranzoso. Non tutto. Ma quelli arrabbiati sono tanti e proprio arrabbiati. Scenari possibili? Il tutto è l incontrario di tutto. Se durerà quattro anni e faranno delle cose Salvini sarà
morto (politicamente parlando, s’ intende) e poi per lui fare 4 anni di comizi in giro per l’ Italia sarà dura. In particolare ora che i soldi per le trasferte li deve tirare fuori lui. All’ opposto durerà poco perché non faranno nulla. Ed ecco il Capitano risorgere ed uscire dall’ angolo in cui si è cacciato. Al fine dopo una certa e travagliata gestazione eccola la compagine di governo. Pensavo peggio. Partiamo dai fatti positivi. Aumentano le donne. Non arrivano al 50% ma un 30 % e già qualcosa. Aumentano i laureati. Il grado d’ istruzione è sempre un buon viatico. Fattori esterni positivi : lo spread diminuisce. L’Europa è contenta per avere messo da parte i sovranisti nostrani con i pentastellati folgorati sulla via di Damasco. Politicamente parlando , da quello che capisco, il baratto politico tra Pd è 5stelle è stato:  salviamo il salvabile del passato con il PD che su 21 ministeri ne porta a casa ben 9. Pentastellati 10, ma con presidenza del Consiglio e sottosegretario. La patata bollente del ministero degli Interni ad un alto prefetto politicamente neutro. Speranza che sostituisce l’ evanescente Grillo, famosa per la perentoria affermazione sui vaccini: obbligatorietà flessibile. Sulla torinese pentastellata Paola Pisano molti dell opposizione locale ridono amaramente di gusto. Sarà sia Ministro che assessore. Da quando fa l’ assessore la macchina comunale dell’ anagrafe si è inchiodata. Non considerata capace. Si vedrà. Arriviamo al punto: Giggino agli Esteri. Non ci credevo pensando ad uno scherzo di quei mattacchioni di Scherzi a parte. Come al solito mi sbagliavo. Domani giurerà. Unica speranza che girando il mondo si porterà dietro qualcuno che ne sappia più di lui e soprattutto lo ascolti. Solo tre mesi fa ha incontrato i fascisti francesi ammettendo dopo che il pacco dell incontro glielo aveva fatto Di Battista. Ha collocato Pinochet come dittatore del Venezuela. Qui ammetto: un brivido scorre dietro la schiena. Poi penso al nuovo apprendista stregone, l’ inglese Boris Johnson che è un po’ consolante. Mal comune mezzo gaudio. Indubbiamente Zingaretti ha fatto passi in avanti. Magari in modo contorto ma sempre avanti. Ha preso un Pd dilaniato all’ interno e l’ ha portato al governo. Scusate se é poco. Il tempo deciderà se è un fuoco di paglia o ha un futuro. Ma anche in Forza Italia cercano di giocarsela tutta. Tutte le regioni del Nord produttivo sono di centrodestra. Addirittura puntano all’ Emilia Romagna. Sullo sfondo la partita del federalismo. Su questo potrà e vorrà giocarsi la sua parte Cirio presidente regionale, per lui una doppia parte. Come Governatore e come esponente di Forza Italia. Gli azzurri sono ringalluzziti consapevoli che il Matteo Salvini se l’ è giocata proprio male. Per il nuovo governo, quasi sicuramente, arriverà la bomba di nuovi sbarchi. Che farà il Ministro Prefetto? Applicherà alla lettera la legge o la interpreterà? Anche se  mi pare difficilmente interpretabile tra multe e divieti. Su questo aspetto il PD ha dovuto fare un passo indietro. Prima voleva abrogare il decreto sicurezza Bis. Ora si accontenta di emendarlo. Intanto arriva la benedizione di Massimo D’ Alema: unica soluzione possibile , sottolineando come del resto lui ‘ aveva sempre detto. L’ incredibile avviene. Renzi, D’Alema, Grillo e sinistra sbrindellata insieme al governo C’ eravamo tanto odiati ora cerchiamo di amarci. Duretta amarsi per forza ma
non impossibile. Ed ammettiamolo, vedere il PD con il 18% dei voti avere la metà dei ministeri fa un certo effetto. Vedremo con i sottosegretari il peso tra i partiti e nei partiti. Sia ben chiaro, siamo totalmente dentro i dettami costituzionali. Siamo e spero vivamente che rimarremo in un sistema parlamentare. Nulla da eccepire. Qualche dubbio sulla tenuta politica del governo però l’abbiamo, felicissimi di essere smentiti dai fatti. Avanti con il governo della svolta?  Per ora è il Governo della svoltina. Concretamente pesa (per ora negativamente ) il titolo: Conte Bis. Forse è la prima volta di un Presidente del Consiglio di due maggioranze diverse. Anche ciò capita nella nostra Repubblica. Poi Zingaretti si gioca tutto. O la va o la spacca. Registriamo un Presidente della Repubblica alleggerito e gaudente. Elezioni anticipate scampate. Non ci vorrà molto tempo per capire con chi il
tempo sarà galantuomo.
Patrizio Tosetto

Piazza Rivoli-Pellerina sola andata 

DA PALAZZO CIVICO
Riceviamo e pubblichiamo
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Sopralluogo della II Commissione presso la pista ciclabile di corso Lecce: emersi tutti i difetti del “progetto”. Operazione tutta ideologica portata avanti in fretta e in furia, senza considerare le esigenze degli utenti. Si proceda al più presto con i correttivi. 

Spiego prima di tutto le virgolette utilizzate nel sottotitolo: non ci troviamo di fronte a un progetto degno di questo nome, ma a un piano portato avanti in fretta e navigando a vista e con il principale obiettivo di poter dire “questo l’abbiamo fatto”.
E i risultati si vedono.
In un chilometro circa di tracciato (a senso unico, almeno in teoria), errori e orrori si susseguono ogni pochi metri. Ne elenco qualcuno: le “chicane” di fronte ai civici 4 e 76; gli stalli numerati senza scivolo (ma in compenso con palo incorporato alla fine delle strisce pedonali) ai civici 22, 50 e 112; il posto auto fantasma al civico 20; gli spazi riservati ai bidoni dell’Amiat non rispettati (vedi incrocio con via Medici); le sbavature e le imprecisioni delle linee gialle e blu in diversi punti del percorso.
Ma potrei menzionare tanti altri esempi.
È evidente che questa pista ciclabile è stata portata a termine in fretta e in furia senza non dico un’interlocuzione con cittadini, commercianti e Associazioni, ma nemmeno provando a pensare alle esigenze degli automobilisti con disabilità, degli anziani, dei genitori e degli stessi ciclisti. Questi sono i risultati delle azioni portate avanti per cieca ideologia. La superficialità, peraltro, non fa risparmiare tempo e tanto meno denaro: lavorando fin da subito con criterio si sarebbe impiegato lo stesso tempo e ci saremmo risparmiata la necessità di intervenire nuovamente per tamponare le falle peggiori.
Vigilerò perché le molte necessarie migliorie si facciano in tempi brevi.
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Silvio Magliano
Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino

5 stelle e Pd, addio al centro sinistra

Dopo la più grande operazione trasformistica del secondo dopoguerra, la politica italiana è
destinata a cambiare in profondità. Nulla sarà più come prima. Certo, e’ perfettamente inutile
ricordare ciò che ormai tutti – o quasi tutti – sanno. Ovvero, il sostanziale “terrore” dei due partiti
che si accingono a governare, delle elezioni anticipate perché sarebbero state sconfitte dalle urne.
Almeno così hanno sostenuto ripetutamente i leader dei due partiti. La conferma del seggio, e
quindi dello stipendio, per un arco di tempo non breve per gli eletti. Il tutto condito e giustificato dal
fatto che, come da copione, siamo di fronte al rischio della “minaccia fascista”, del pericolo di una
“dittatura” strisciante, del restringimento delle “libertà democratiche”, della “concentrazione dei
poteri” e via discorrendo con queste amenità. Oltre a queste considerazioni, peraltro note e ormai
straconosciute da tutti, il governo Pd/5 stelle introduce anche un altro tema, sino ad oggi non così
platealmente confermato e anche teorizzato. E cioè, d’ora in poi la cosiddetta “coerenza” in politica
diventa sostanzialmente un optional, un accessorio, un elemento del tutto estraneo ed avulso dalla
dialettica politica italiana. Ci si può insultare per 10 anni esaltando, scrivendo, sostenendo,
votando, evidenziando le diversità insormontabili e invalicabili tra due partiti e dopo, nell’arco di
pochi giorni, siglare addirittura un “accordo politico”, di “lunga durata” , “strategico” e quasi
“storico”. Tutto cancellato, tutto rimosso, tutto azzerato. Appunto, e’ scomparsa ogni sorta di
coerenza politica, culturale, programmatica e anche di natura comportamentale. Ma, ripeto, si
tratta di considerazioni e di riflessioni talmente note e conosciute che non meritano neanche di
essere ulteriormente commentate.
Quello che, invece, merita un supplemento di riflessione dopo il varo del governo degli ex nemici
irriducibili 5 stelle/Pd, e’ il destino di quello che comunemente e per molti decenni si è chiamato
“l’alleanza di centro sinistra”. È un dato altrettanto scontato che l’alleanza con un partito
antisistema, populista, assistenziale, giustizialista e con l’obiettivo di favorire una “decrescita felice”
segna la fine – momentanea o definitiva lo verificheremo nei prossimi anni – di quella esperienza
che ha segnato in profondità la storia politica italiana. Una alleanza che, seppur nelle diverse fasi
storiche, ha saputo elaborare politiche e ricette di governo frutto dell’incrocio e della sintesi fra le
migliori culture riformiste e costituzionali del nostro paese. È persin ovvio ricordare che l’accordo
storico e di lunga durata con il partito di Grillo e Casaleggio, come lo definisce Zingaretti, chiude
quella pagina e ne apre un’altra del tutto diversa che, ad oggi, non si capisce ancora quale ne sarà
il profilo, la natura e soprattutto il progetto politico e di governo. Ma, al di là di ogni considerazione,
e’ del tutto evidente che si chiude una lunga fase storica e si apre una nuova pagina. Ancora tutta
da decifrare e da scrivere. Del resto, che si chiuda una pagina lo dicono le tonnellate di insulti, di
contumelie, di diffamazioni, di attacchi personali e politici che hanno accompagnato i rapporti tra gli
esponenti principali di quei 2 partiti da oltre 10 anni e che sono stati misteriosamente ed
inspiegabilmente sospesi da circa 15 giorni. E cioè, per elevarla su un terreno politico – si fa per
dire – una contrapposizione politica frontale che per alcuni lustri ha caratterizzato i comportamenti
a livello nazionale e a livello locale tra i due partiti e che poi si sono sciolti come neve al sole in
pochissimi giorni.
Ora, per chi crede ancora che una prospettiva politica, culturale e programmatica di centro sinistra
possa ancora dare un contributo importante per la vita di questo paese, non può rinunciare a
riproporre un patrimonio che e’ stato decisivo per la stessa qualità della nostra democrazia e per la
credibilita’ della cultura riformista italiana. A cominciare da quelle culture e da quei filoni ideali che
in questi decenni non hanno rinunciato a dispiegare, seppur tra mille difficoltà e contraddizioni, la
loro potenzialità nelle diverse fasi storiche. Penso, nello specifico, alla tradizione e alla storia del
cattolicesimo democratico e popolare che non può essere sacrificata sull’altare di uno
spregiudicato disegno trasformista e di potere.
Certo, i conti si fanno sempre con i dati che la realtà di volta in volta ti propone. Anche quando si
tratta della più grande operazione trasformistica del secondo dopoguerra. Però, alla fine, forse la
coerenza alle proprie radici e alla propria cultura potrà ancora giocare un ruolo decisivo per
rafforzare la nostra democrazia e irrobustire il miglior riformismo democratico, costituzionale e
sociale del nostro paese.

Giorgio Merlo

La politica industriale dell’auto una questione nazionale 

La politica piemontese riporti la questione economica al primo posto. 
Se non ci muoviamo ne subirà effetti pesanti anche l’indotto che invece negli ultimi anni grazie a iniziative meritorie della imprenditoria locale aveva retto
 
Lettera aperta  di Mino GIACHINO ai segretari regionali dei partiti 
 
Carissimi,
Con la pubblicazione dello studio della FIOM sul fortissimo calo della produzione di Auto a Torino la politica non può più stare ferma. Da anni parlo invano del declino economico di Torino e del Piemonte. Ora la situazione è diventata  pesantissima. Dallo studio della FIOM e’ chiaro che  la situazione era visibile già dieci anni fa quando qualcuno diceva che a Torino la trasformazione era un caso di successo. Augurandomi che vi siano ancora margini di recupero Vi scrivo pregandovi di mettere subito al centro della politica piemontese e nazionale  la situazione economica in generale e la situazione dell’auto in particolare.
Torino e il Piemonte hanno dato ma hanno ricevuto anche molto dal settore Auto. Posti di lavoro, crescita del benessere, ricerca scientifica , sviluppo urbano . Torino e il Piemonte con gli stabilimenti automobilistici, con i Centri di ricerche Fiat e Gm, con il Salone dell’Auto hanno rappresentato per decenni nel mondo Torino e la sua gente operosa.
Negli anni 50,60,70,80 la politica era attentissima alle scelte della Fiat da quelle felici a quelle meno felici.
Negli ultimi anni invece la attenzione delle Amministrazioni alla economia produttiva e alla Fiat si è molto attenuata e Torino  ha perso.
Dal 2001 al 2018 mentre il PIL nazionale cresceva di 1,8 punti, il Piemonte perdeva 1,6.
Nel calo economico della nostra Regione ,di Torino d del Paese il calo della produzione delle auto negli stabilimenti torinesi ha sicuramente influito .
Meno male che l’indotto si è trasformato e ha tenuto.
Molti però negarono il declino di Torino come dice oggi anche  il segretario della FIOM.
I dati dello studio della FIOM sono pesantissimi.
Nel 2009 con gli incentivi il Governo di cui ho avuto l’onore di far parte diede un contributo alla ripresa delle produzioni. Io stesso al Governo destinai quasi 100 milioni per la sostituzione dei vecchi camion con i nuovi Euro 5.
Le Amministrazioni torinesi però stettero troppo passive.
Occorre intervenire urgentemente.
Con il Movimento SITAV abbiamo salvato la TAV ma se perdiamo l’auto il danno sarebbe gravissimo per tutto il Paese.
Il Piemonte deve portare la questione AUTO a livello nazionale prima che sia troppo tardi.
Mino GIACHINO 
Associazione SILAVORO SITAV 

Berlinguer, trentacinque anni dopo

Sono passati trentacinque anni dall’11 giugno del 1984, il giorno in cui è morto Enrico Berlinguer. Gli fu fatale l’ultimo comizio tenuto qualche giorno prima a Padova in vista dell’appuntamento elettorale per il rinnovo del parlamento europeo. Le immagini, per lo più in bianco e nero, ci rimandano il suo viso scavato, il corpo minuto. Una velata malinconia nello sguardo , il timbro di una voce antica. Quella stessa voce che proponeva – con lucidità –  una visione del mondo nuova; la necessità di portarsi dietro tutti in scelte più avanzate, di cambiamento, dove impegnare i destini di un popolo che si diceva comunista, ma di un tipo del tutto originale, italiano e democratico, innervato nella Costituzione repubblicana. Quell’uomo che sembrava così  fragile, si chiamava Enrico Berlinguer. Gentile, riluttante, pacato, colto. Uomo di unità, affezionato alle speranze dei giovani, schivo e apparentemente inadatto alla leadership al punto che -come qualcuno disse –  stava male prima di ogni incontro televisivo. Un uomo, secondo  Alfredo Reichlin ( scomparso un paio d’anni orsono, con il quale ebbi l’onore di lavorare quand’era direttore de L’Unità, giornale glorioso che ora non c’è più) che per conformazione fisica e psicologica “poteva fare il bibliotecario”, ma che si dimostrò un eccezionale e insostituibile “capo di un popolo”.

La folla che lo salutò in occasione dei funerali per le strade del centro di Roma fu la testimonianza più evidente dell’amore che il popolo italiano provava per questo uomo gracile e forte allo stesso tempo, partito dalla Sardegna non per fare la “carriera politica” ma per “impegnarsi” nella politica. Tra quei drammatici fotogrammi che accompagnano i suoi ultimi istanti in piazza della Frutta , ce n’è uno, quasi impercettibile a un osservatore poco attento: quello del suo ultimo sorriso alla folla, dopo aver pronunciato le sue ultime parole “..lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini”. Sta tutto in quel sorriso la bellezza di Berlinguer. La bellezza di chi ha scelto di occuparsi in maniera disinteressata degli altri; di avere uno scopo nella vita che va oltre se stessi. In quel sorriso è racchiuso un manifesto politico, troppo in fretta archiviato dopo la sua morte e troppo strumentalmente ritirato fuori per esigenze di propaganda. Il sorriso di un uomo che  è ancora tra noi perché le sue intuizioni politiche e culturali avevano scavato nel profondo della crisi italiana, ne avevano tirato fuori i nervi scoperti attraverso i quali si poteva vedere il futuro della nostra società e dell’Europa.

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 Un uomo, fatto passare per un conservatore e che, all’opposto, sapeva leggere con visionaria lucidità il cambiamento in corso, cercando di proporre una via d’uscita democratica, non populista.  Berlinguer riuscì ad affrontare un tema ostico e da molti  mal digerito  come l’austerità che non aveva nulla a che vedere con le ricette neoliberiste e monetarie ma con l’idea di affrontare il tema dei consumi  e della produzione all’interno di una società più giusta, sobria, solidale, democratica, attraverso una migliore distribuzione dei redditi e una condivisa responsabilità tra le classi che esistevano (e esistono..) ancora. Un discorso che affascinò il cattolicesimo progressista e che confermò quella diversità dei comunisti italiani che si fondava non certo sulla purezza ideologica, ma sull’appartenenza a una comunità e a un’idea  della politica basata su una visione morale ( e non moralista), intesa  come servizio, studio, avanzamento e lotta democratica. Si dirà che il mondo è cambiato, è più veloce, ha altre esigenze, e che sono stati commessi tanti errori lungo il cammino. Nulla può essere più vero. Gli stessi che sostengono questo, tante volte, argomentano di come il nostro paese sia cambiato in peggio, per la crisi e per lo spazio esiguo che hanno le giovani generazioni, per l’assenza di futuro. Forse è cambiato in peggio anche perché, invece di contrastare alcune derive,  le abbiamo assecondate; perché si è stati troppo indulgenti nello sposare parole d’ordine, modi di essere, ideologie che non appartengono a una parte che si propone di essere la parte dei più deboli; perché così tanto impegnati a ricercare il futuro si è pensato, più volte in questi anni, di trovarlo gettando via le lezioni del passato.

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Ecco perché, senza nostalgie ma con il senso dell’attualità, riemerge potente l’insegnamento di Berlinguer. Perché non basta un tweet per “riempire la propria vita”, ma occorre riscoprire il pensiero lungo, quello che invita a guardare al mondo con realismo e creatività, innovazione e obiettivi proiettati nel futuro. Quel “pensiero lungo”, che non è ideologia arrugginita né fuga dalla realtà, manca molto alla politica di oggi. E Berlinguer questo “pensiero lungo” lo cercava nelle suggestioni che arrivavano dall’ambientalismo, dal pacifismo, dai movimenti delle donne. Con il sorriso di chi diceva “.. Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”. Parole dette con un sorriso, dolce e determinato. Parole di Enrico Berlinguer.

Marco Travaglini

Piemonte, Legambiente: “Inaccettabile il depotenziamento dei provvedimenti antismog”

“I Sindaci si smarchino a tutela della salute pubblica”

Riceviamo e pubblichiamo

“Un provvedimento miope che mette a rischio la salute e le tasche dei cittadini”. Legambiente è dura sulla recente approvazione da parte della Giunta regionale piemontese dello schema di ordinanza sindacale-tipo per l’applicazione delle misure di limitazione delle emissioni per la stagione invernale 2019-2020 che prevede una serie di nuove deroghe per i blocchi al traffico. Tra queste l’esclusione dall’area soggetta alle limitazioni di 10 Comuni dell’agglomerato di Torino e la deroga per i veicoli condotti da persone con ISEE inferiore ai 14.000 euro.

“La Regione si impegni a garantire alternative efficaci all’uso dell’auto privata piuttosto che a depotenziare provvedimenti antismog già oggi insufficienti a tutelare la salute pubblica –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Da diversi anni la nostra regione è sotto procedura d’infrazione europea per smog e questo, oltre ad indicare che la salute dei cittadini è costantemente messa a rischio, rappresenta una scure milionaria sulle casse regionali e locali. Andare nel senso opposto a quanto si dovrebbe fare non potrà che aumentare le possibilità che il Piemonte, e pro quota le amministrazioni locali, siano chiamate dalla Corte di Giustizia Europea a pagare sanzioni nei prossimi anni. Soldi pubblici che anziché per le multe potrebbero essere spesi per politiche antismog veramente efficaci, a partire da progetti per la mobilità a zero emissioni nei centri abitati e dal completo ripristino delle linee ferroviarie pendolari tagliate”.

Per Legambiente occorre prendere come riferimento il Piano Aria regionale approvato a marzo 2019 che concentra la maggior parte delle misure sul settore dei trasporti ed in particolare della mobilità urbana costituendo così una matrice indispensabile per l’efficacia delle politiche anche su scala locale. Un piano che, sottolinea l’associazione, mira al rispetto minimo degli attuali limiti di legge senza però considerare che di qui al 2030 l’Unione Europea potrebbe inasprire tali standard in conformità alle raccomandazioni dell’OMS che abbassano ad esempio l’asticella del PM10 ad una media annua inferiore a 20 mg/mc come riferimento per la tutela della salute pubblica.

“Ci rivolgiamo direttamente ai Sindaci, primi responsabili della salute pubblica, affinché adottino ordinanze comunali più ambiziose di quella proposta dalla Regione e interpretino gli interventi a favore di una mobilità nuova, sia pubblica che privata, come un’opportunità di crescita del tessuto economico locale e a favore di una maggiore vivibilità dei centri urbani. Va sicuramente nella giusta direzione la revisione della Zona a Traffico Limitato di Torino ma vogliamo stimolare l’Amministrazione torinese ad essere più coraggiosa, per non rischiare che il progetto non produca gli effetti sperati e non venga compreso dalla popolazione. Per noi il modello da seguire resta l’Area C che a Milano ha permesso di indirizzare importanti risorse per il potenziamento dell’offerta di trasporto pubblico, con effetti positivi su qualità dell’aria e congestionamento della città”.

Mpp e Autonomia Piemont dicono “no” alle fusioni dei Comuni

Dal 2013 ad oggi in Piemonte sono state approvate 21 fusioni di Comuni, tutte operative. Tra le ultime, 5, sono state approvate senza il si unanime di tutti i comuni interessati. Sono le fusioni di Lu e Cuccaro Monferrato, Cassano Spinola e Gavazzana (Alessandria), Gattico-Veruno (Novara), Varallo (Vercelli) e Valchiusa (Torino). In sostanza il percorso prevede che, dopo la delibera dei consigli comunali, si debba indire un referendum consultivo e, qualunque sia il risultato, la Regione può proseguire nel cammino della fusione. Nel caso dei due comuni alessandrini, a Cuccaro Monferrato ed a Gavazzana si era avuta una pronuncia nettamente contraria alla fusione (nel caso di Gattico e di Veruno addirittura in tutti e due i comuni) e nonostante tutto oggi non esistono più come singole entità. Per questo il Movimento Progetto Piemonte ed il Comitato Autonomia Piemont, dopo una serie di incontri con i comitati contrari alla fusione, sia di Cuccaro che di Gavazzana, hanno elaborato una lettera, inviata al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, al vice ed assessore agli enti locali, Fabio Carosso ed al presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia, nella quale si chiede alla Regione di modificare la legge sul punto della consultazione referendaria, prevedendo che, qualora la popolazione di un comune si esprimesse contrariamente alla fusione, per quel comune il procedimento verrebbe ad interrompersi, analogamente a quanto avviene in altre realtà regionali come Lombardia, Campania e Lazio. La lettera è sottoscritta dal presidente di MPP, Massimo Iaretti, da Emiliano Racca (Comitato Autonomia Piemont), Carlo Maranzana (Presidente Comitato No alla fusione con Lu), Andrea Riva e Pietro Pabis (già consiglieri comunali a Cuccaro), Mario Vaccari (fondatore del Comitato No alla fusione di Gavazzana) e Anna Maria Bergo (capogruppo di minoranza a Cassano Spinola).

Arriva la Festa in rosso

SI TERRA’ A TORINO DAL 6 AL 14 SETTEMBRE

“Un altro mondo è possibile” è il titolo dato alla Festa in Rosso organizzata dal Partito della Rifondazione Comunista di Torino. La Festa si terrà dal 6 al 14 settembre  presso il Circolo Arci Anatra Zoppa, Via Curmayeur  5, a Torino. Nove giorni di musica, spettacoli, intrattenimenti vari ma anche tanti dibattiti con molti ospiti di rilievo. Per citarne alcuni: Mimmo Lucano, ex Sindaco di Riace, Giorgia Lunardi, portavoce italiana Sea Watch, Livio Pepino, ex Magistrato al dibattito sui temi che riguardano immigrazione, diritti sociali. Guido Montanari, ex vicesindaco di Torino, farà la sua prima uscita pubblica in città, dopo la revoca della deleghe da parte di Chiara Appendino, in un confronto con Eleonora Artesio, Consigliera Comunale. Corradino Mineo, già direttore di Rai News 24 si confronterà con Paolo Ferrero, Vicepresidente della Sinistra Europea sui tempi politici di attualità legati alla crisi di governo e alle alternative politiche. Enrica Valfrè, segretaria della Camera del Lavoro di Torino  si confronterà con Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale Prc-Se sui temi del lavoro. Alla prima serata, dedicata alla situazione dell’America Latina, interverrà Lianio Gonzales Perez, console Generale della Repubblica di Cuba a Milano. E poi tanti interventi ancora. La chiusura politica sarà di Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino.

FdI con Cirio per le richieste sull’alluvione

Riceviamo e pubblichiamo
MONTARULI-MARRONE (FDI) : AL FIANCO DEL PRESIDENTE  A SOSTEGNO DI RICHIESTE REGIONE A GOVERNO
“Ho voluto essere presente oggi a Chieri per ribadire l’impegno di Fratelli d’Italia, anche a Roma, a sostegno delle richieste della Regione Piemonte – ha dichiarato l’onorevole di Fdi Augusta Montaruli in visita alle zone recentemente colpite dal maltempo, insieme al Capogruppo regionale di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone.

 

“Il Presidente Cirio – ha proseguito l’on. Montaruli – si è fatto portavoce della tutela dei nostri territori colpiti dall’alluvione. Le richieste giacciono però sul tavolo di un Consiglio dei Ministri uscente. Se si formerà un Governo la priorità deve essere una delibera per dichiarare lo stato di emergenza”.

“In cima alle nostre priorità in Consiglio regionale – ha annunciato il capogruppo di Fdi Maurizio Marrone – ci sarà un deciso intervento di semplificazione per tagliare tutte quelle norme regionali che legano le mani ai sindaci sulla cura del territorio, e la pulizia dei rii e fiumi, ostacolandoli nel prevenire simili danni”.

FdI Piemonte: “Pronti a scendere in piazza  contro governo farlocco”

“Fratelli d’Italia Piemonte è pronto a scendere in piazza accanto a Giorgia Meloni per dire no al governo degli incollati alla poltrona”. Lo dichiara il portavoce di Fratelli d’Italia Piemonte, Fabrizio Comba. “È necessario andare subito al voto – aggiunge -. Ogni inciucio che impedisca agli italiani di esprimersi alle urne è una truffa alla democrazia, fatta solo per calcoli di parte. Per questo dovesse formarsi un governo tra due partiti che si odiano a vicenda, entrambi grandi sconfitti alle europee e amministrative, oltretutto con il Pd già punito alle politiche 2018, scenderemo in piazza Montecitorio a fianco di Giorgia Meloni”.