POLITICA- Pagina 34

Fdi, Assestamento al bilancio: operazione verità

Noi interveniamo sulle aliquote IRPEF, questa è la verità, interveniamo sulle aliquote IRPEF per gestire al meglio una riforma fiscale epocale che la Nazione attende da 50 anni, che ha visto il Governo introdurre delle modifiche che erano attesissime, che porteranno nel breve, medio e ancora di più nel lungo periodo ad un sensibile abbattimento della pressione fiscale”

L’Assestamento al bilancio 2025 va in attuazione del programma elettorale del centro-destra, ed è in nome di questo che con questa manovra interveniamo in quello che il riteniamo sia necessario attenzionare.

Iniziamo dal tema di questo Assestamento, l’intervento sulle aliquote IRPEF.

Avremmo potuto evitarlo? Sì, se avessimo assunto la guida di una Regione senza 6 miliardi e 600 milioni di Euro di disavanzo e senza 10 miliardi di Euro di debiti.

Abbiamo condotto in questi sei anni un rigoroso percorso di risanamento dei conti della Regione, riducendo di un miliardo e mezzo il debito e di quasi due miliardi il disavanzo, migliorato gli equilibri di bilancio e, oggi, paghiamo più velocemente.

Questo importante sforzo è stato fatto continuando ad investire sullo sviluppo, come dimostra la buona capacità di spesa dei fondi europei e del Pnrr, riguardo i quali il Piemonte vanta il primato italiano, su cui siamo in linea con i tempi e gli obiettivi.

Se chi ci ha preceduto, il centrosinistra e la giunta Chiamparino, che ha portato aumenti IRPEF da 50 fino a 1.000 Euro accompagnati dall’aumento del bollo auto e dall’aumento di qualunque altra cosa fosse aumentabile, avesse fatto un decimo degli sforzi che stiamo facendo noi, e che abbiamo fatto noi in questi sei anni, oggi non parleremmo di IRPEF.

Non accettiamo lezioni da chi oggi ci attacca mentre nel 2014 quando la giunta Chiamparino aumentava l’IRPEF e il Bollo Auto difendeva convintamente quegli aumenti.

Noi interveniamo sulle aliquote IRPEF per gestire al meglio una riforma fiscale epocale che la Nazione attende da 50 anni, che ha visto il Governo introdurre delle modifiche che erano attesissime, che porteranno nel breve, medio e ancora di più nel lungo periodo ad un sensibile abbattimento della pressione fiscale e che anche per un tecnicismo nell’immediato avrebbero comportato un minor gettito per la Regione di circa 150 milioni di Euro.

Ci siamo mossi cercando di garantire un equilibrio tra gettito regionale ed equità sociale, fissando dei paletti e rinforzando il perimetro sociale identitario della manovra, se da un lato infatti non andiamo a toccare la fascia più debole della popolazione, quella fino a 15 mila Euro di reddito, dall’altro sosteniamo le famiglie numerose, ampliando enormemente la platea di chi ne ha diritto, saranno non più solo 7 mila le famiglie piemontesi che avranno diritto a una detrazione di 100 Euro a figlio, ma arriveranno a 43 mila queste famiglie, quelle con più di due figli. Portiamo a raddoppio da 250 a 500 Euro la detrazione per i figli con disabilità, una doverosa attenzione alla parte più debole della nostra società.

Con l’Assestamento 2025 interveniamo nel sostegno all’istruzione, stanziando altri 700 mila Euro per lo scorrimento delle graduatorie dei Voucher B e per l’esaurimento dei Voucher A. Interveniamo su un piano della sicurezza per il rifinanziamento del patto per una Torino abbandonata al degrado e alla criminalità dalla sua amministrazione di sinistra.

Interveniamo nel sostegno allo sport e al turismo, ormai volano dell’economia piemontese, ha superato ampiamente il 10% del valore sul PIL. Interveniamo sul sistema neve stanziando un milione di Euro per potenziare un’altra voce ai molti capitoli dell’economia della regione, interveniamo con quasi 3 milioni di Euro sui grandi eventi per sostenere il turismo.

Interveniamo sull’Università con 1 milione e 200 mila Euro per le residenze universitarie di Savigliano, interveniamo sulla cultura, per quanto molti vogliano considerarla ancora un patrimonio solo di una parte politica e non di tutta la comunità piemontese, con ben 5 milioni e 200 mila Euro per sostenere le partecipate in ambito culturale e le convenzioni con gli enti culturali.

Non dimentichiamo la nostra battaglia per l’ambiente, ma quella battaglia pragmatica, non quella che porta qualcuno a mettere a ferro e fuoco la valle di Susa per bloccare un’opera essenziale per lo sviluppo non solo del territorio piemontese, ma per lo sviluppo della nazione intera, per portare con 1.400.000 Euro ad esaurimento le graduatorie del bando caldaie di nuove generazioni.

Anche per l’Assestamento, come già per il Bilancio, si è conciliato sviluppo e attenzione sociale.

La Corte dei Conti ha certificato il miglioramento di tutti gli indicatori confermando che il Piemonte è sulla strada giusta. Questo importante atto politico rappresenta un ulteriore significativo passo per consolidare non solo la correttezza formale della gestione, ma anche una chiara, finalmente ritrovata, solidità finanziaria, elemento fondamentale per dare credibilità politica alla Regione.

Siamo certi che i piemontesi sapranno comprendere e respingere i tentativi della sinistra di mistificare la realtà al puro scopo di raccattare qualche consenso che non sa più come prendere”.

Lo afferma in una nota il gruppo consiliare di Fratelli dItalia – Regione Piemonte

Regione, la maggioranza vota la manovra Irpef

È stata votata a maggioranza la manovra sull’Irpef, che prevede per i periodi di imposta 2026 e 2027 l’applicazione di una maggiorazione all’aliquota dell’addizionale regionale dello 0,55 per cento per i redditi oltre i 15 mila e fino 28 mila euro, e dello 0,56 per cento per i redditi oltre i 28 mila e fino a 50 mila euro. 

Dal periodo di imposta 2026 saranno inoltre applicate detrazioni di 100 euro per i contribuenti con più di due figli a carico, per ciascun figlio, e di 500 euro per i contribuenti con figli a carico portatori di handicap, sempre per ciascun figlio. Dal 2028 l’aliquota dell’addizionale regionale sarà rimodulata con il passaggio da quattro a tre scaglioni di reddito.
Ma l’approvazione sarà definitiva con la votazione finale, ormai in dirittura d’arrivo, del Disegno di legge “Assestamento al bilancio di previsione finanziario 2025 – 2027”. Nella seduta di oggi sono stati votati quasi tutti i 1367 emendamenti presentati e lunedì l’Aula dovrebbe chiudere l’esame del provvedimento, esaminando poi i 32 atti di indirizzo collegati.

L’Aula ha inoltre approvato: un emendamento a firma Marina Bordese (Fdi) in materia di contributi ai comuni per l’adeguamento degli strumenti urbanistici alle scelte della pianificazione regionale; due emendamenti presentati da Nadia Conticelli (Pd) che prevedono l’istituzione di un fondo per favorire l’indipendenza economica delle donne vittime di violenza, con l’obiettivo di integrare la dotazione statale del reddito di libertà, garantendo la copertura delle domande ammissibili ma non soddisfatte per esaurimento delle risorse nazionali. Infine, l’emendamento a firma Domenico Rossi (Pd) in materia di cave che rivede gli oneri per i diritti di escavazione a decorrere dal 1° gennaio 2026. Gli oneri saranno poi aggiornati ogni due anni sulla base dell’indice Istat.

Nel corso della mattina si è svolta la discussione generale sul provvedimento, con gli interventi dei relatori, Debora Biglia (Fi) per la maggioranza, Sarah Disabato (M5s), Fabio Isnardi (Pd) e Alice Ravinale (Avs) per l’opposizione.
Sull’Irpef, i consiglieri di maggioranza hanno rimarcato la necessità di introdurre l’aumento per evitare la diminuzione dei successivi trasferimenti da parte dello Stato, mentre i consiglieri di opposizione hanno obiettato che creerà disagi in particolare ai cittadini del ceto medio, soprattutto dipendenti e pensionati con redditi da 15 a 28 mila euro. Hanno sostenuto che sarebbe stato meglio reperire i fondi necessari recuperando le tasse non pagate, per esempio quelle sul bollo auto.
In base al contingentamento dei tempi di discussione sono intervenuti i consiglieri di opposizione: Gianna PenteneroDomenico RavettiDomenico RossiDaniele ValleAlberto AvettaMonica CanalisNadia ConticelliMauro SalizzoniLaura PompeoEmanuela Verzella (Pd), Alice RavinaleGiulia MarroValentina Cera, (Avs), Sarah Disabato (M5s). I consiglieri di maggioranza: Fabrizio RiccaMarco ProtopapaGianna Gancia (Lega), Silvio Magliano (Lista Cirio), Roberto Ravello (Fdi).

Ufficio stampa CRP

Laura e Carlo Bravi (PdF): “Quattro bambini privati del diritto ad avere un padre”

«A Torino quattro bambini sono stati privati del diritto ad avere un padre  esclama Laura Ramilli Bravi, del Popolo della Famiglia[PdF] di Torino – lo scorso 29 luglio 2025, quando per la prima volta nella nostra città per tali quattro bimbi è stata riconosciuta all’anagrafe anche la madre “intenzionale”, oltre a quella naturale. Per lo Stato quindi tali bambini hanno ora due “genitori” dello stesso sesso. Ma essi NON hanno ottenuto gli stessi diritti degli altri bambini (come avrebbe invece affermato il sindaco Lo Russo), in quanto è stato sancito legalmente che non hanno diritto ad avere un padre! Quindi è stato tolto loro un diritto fondamentale e fondante di ogni persona: quello di avere una madre ed un padre, come nella verità della natura realmente accade, con grave distorsione della realtà ontologica della vita umana, che viene così trasmessa alle nuove generazioni alterata e contraffatta».

«Come Popolo della Famiglia  chiarisce Laura Ramilli Bravi  uniti ai tanti che vedono in questo uno svilimento della dignità della persona, ci dichiariamo contrari a tale riconoscimento, che tra il resto contribuisce ad incoraggiare, per le coppie omosessuali, il ricorso alla pratica dell’utero in affitto, disumana mercificazione sia del corpo della donna nel suo ruolo di madre, sia della stessa vita umana».

«Siamo contrari a tale riconoscimento anche perché – soggiunge Carlo Bravi, referente del Popolo della Famiglia di Torino – esso viene percepito come tappa in un percorso di disarticolazione e quindi di distruzione della Famiglia naturale, come ha chiaramente dichiarato anche lo stesso Sindaco Lo Russo, secondo il quale “prossimo passo dovrà essere quello del vedere riconosciuto il matrimonio egualitario”».

«Il Popolo della Famiglia – conclude Bravi – continua ad impegnarsi ad ogni livello per difendere la Verità sull’Uomo e sulla Famiglia, cellula fondamentale della società e scrigno fecondo di vita; la quale Famiglia non è in alcun modo equiparabile ad aggregazioni socialipur rilevanti quali possono essere, tra le altre, le Unioni Civili, per le quali è falso ed inopportuno ogni accostamento anche rituale al Matrimonio».

«Cari Cecilia, Elia, Lorenzo e Rebecca: perdonateci per avervi negato la possibilità di avere un padre!»

Torino 02 agosto 2025

Carlo Bravi
 e Laura Ramilli Bravi

Pompeo (Pd): “Regione monitori situazione”

 “Prima le voci di una possibile cessione, totale o parziale, di Iveco Group e il 30 luglio scorso l’ufficializzazione dell’accordo che vede il passaggio del gruppo a Tata Motors per 3,8 miliardi di euro e la cessione della divisione Iveco Defence a Leonardo per 1,7 miliardi, hanno generato forte preoccupazione tra i lavoratori e le loro famiglie. Per questo motivo ho interrogato l’Assessore regionale al Lavoro per chiedere che cosa intenda fare per avere informazioni dettagliate, tempestive e trasparenti da Iveco Group e dal gruppo Exor sul futuro dei dipendenti” dichiara la Consigliera regionale del Partito Democratico Laura Pompeo.

“Iveco è un patrimonio industriale e occupazionale di grande valore per il Piemonte e per l’intero Paese, con stabilimenti strategici a Torino e San Mauro che impiegano circa 6.000 addetti, oltre a un indotto stimato tra 1.500 e 2.000 lavoratori. È fondamentale che tutti i passaggi di questa operazione vengano condotti nel massimo rispetto della trasparenza, coinvolgendo le istituzioni e le rappresentanze sindacali. Infatti, nonostante le rassicurazioni contenute nella nota congiunta Tata-Iveco – che garantisce il mantenimento della sede a Torino e l’assenza di tagli al personale – le reazioni dei sindacati sono state molto critiche. Fiom-Cgil ha parlato di “smantellamento industriale”, mentre Fim-Cisl ha definito l’operazione “di natura finanziaria” e non strategica. La Regione Piemonte deve attivarsi immediatamente per ottenere informazioni chiare e dettagliate dai vertici di Iveco Group e di Exor, e farsi promotrice di un dialogo aperto e continuo con le parti sociali. Solo così si potranno evitare decisioni che compromettano il futuro industriale e occupazionale del nostro territorio” prosegue la Consigliera Laura Pompeo.

“Nella sua risposta l’Assessore al Lavoro ha affermato che, in merito alla cessione di Iveco la Giunta ribadisce che la Giunta “sta lavorando per difendere l’eccellenza industriale” e che accoglie “con attenzione la nota congiunta Tata-Iveco che garantisce la tutela degli impianti, la tutela dei posti di lavoro e il mantenimento della sede a Torino”. Viene aggiunto, inoltre, che si vigilerà “con fermezza affinchè ogni impegno venga rispettato”. Auspico da parte della Giunta un monitoraggio costante della situazione e un intervento rapido e puntuale qualora le aspettative vengano disattese. Da parte mia continuerò a confrontarmi con organizzazioni sindacali e lavoratori e a battermi per la salvaguardia dei posti di lavoro, la tutela delle competenze acquisite e la valorizzazione del know-how tecnico e ingegneristico, priorità irrinunciabili” conclude Laura Pompeo.

Il trasformismo dei populisti

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Diciamocelo con franchezza. Il trasformismo dei populisti sta diventando sempre più simpatico e
divertente. Certo, non c’entra nulla con la politica, con la cultura politica e men che meno, con
qualsivoglia cultura di governo. Perchè attiene rigorosamente ai disvalori più profondi della
politica. Ovvero, il trasformismo, l’opportunismo e a tutto ciò che è riconducibile solo e soltanto
alla logica del potere più spietato. Sono considerazioni, queste, che emergono in modo quasi
naturale dopo avere appreso l’assoluzione da parte del tribunale morale dei 5 stelle del candidato
dello schieramento di sinistra Ricci a Presidente della Regione Marche.
Ora, al di là e al di fuori delle vicende che attengono al candidato della coalizione della sinistra
marchigiana – un fatto che riguarda esclusivamente Ricci – quello che merita di essere rilevato ed
approfondito sotto il versante politico sono le motivazioni che spingono il partito populista per
eccellenza, i 5 stelle appunto, a fare queste valutazioni di merito sulle singole questioni giudiziarie
che attengono le persone che si devono candidare nei vari livelli istituzionali. E l’assoluzione
preventiva del capo dei 5 stelle è destinata a fare scuola, come si suol dire, perchè si applicano
risposte diverse ed alternative a seconda delle convenienze del partito, dei candidati e della
situazione concreta che si prospetta di volta in volta. Certo, è un ginepraio dove è difficile
districarsi per un normale e disinteressato osservatore politico. Ma la regola di fondo, ricorrendo
ad un antico adagio, si potrebbe riassumere così: è il trasformismo bellezza. E cioè, quello che
vale per te non può valere per l’altro. E quello che vale per l’altro non può valere per te. Contano,
cioè, le convenienze, le situazioni, i candidati e il contesto. I principi? I valori? I solenni
pronunciamenti? Le dichiarazioni di fede? I proclami pubblici? Le invettive violente e dissacranti
nei confronti dei nemici? Ma quando mai. Sono tutte stupidaggini utili per i gonzi ma che poi
vanno utilizzate a seconda dei casi, a seconda delle opportunità e delle concrete utilità di partito.
Ora, e al di là del caso marchigiano, questo fatto evidenzia e per l’ennesima volta – per chi non
l’avesse ancora compreso – che il vero rischio per la qualità della nostra democrazia, per la
credibilità delle nostre istituzioni democratiche e per la stessa efficacia della nostra azione di
governo risiede, ieri come oggi, in una sola prassi: il populismo. Perchè è proprio nel populismo
che si racchiudono i rischi mortali per la nostra democrazia repubblicana: e cioè, il trasformismo,
l’opportunismo, il giustizialismo e l’incoerenza come fatto sistematico e strutturale. Ovvero, i
disvalori più profondi e più nefasti che attraversano una società democratica. Ed è per queste
ragioni che chi stringe alleanze con i partiti populisti accetta, di fatto, quella visione e, soprattutto,
quei disvalori. Al di là delle chiacchiere e della propaganda ridicola e grottesca sul “ritorno della
dittatura, sulle torsioni illiberali e sulla compressione delle libertà democratiche e costituzionali”. Il
populismo è l’antitesi della democrazia. Lo era ieri e lo è oggi. Chi lo sposa semplicemente lo
condivide. Punto.

Gaza, la striscia della vergogna

Sulla drammatica situazione presente sulla Striscia di Gaza abbiamo già scritto (Il Torinese 24 maggio 2025) ma dopo gli ultimi accadimenti forse occorrono altre precisazioni e soprattutto nuovi punti di giudizio sulla situazione. Ormai Israele, fra difesa e attacchi, è militarmente impegnata in Palestina, Libano, Iran (come appoggio agli attacchi U.S.A.) e da qualche giorno pure in Siria.

Grande clamore hanno avuto gli arresti di personale ONU (presente in area a sostegno dei civili) da parte dell’esercito israeliano, oltre al bombardamento della Chiesa della Sacra Famiglia in Gaza, di proprietà del patriarcato latino di Gerusalemme e unica parrocchia cattolica presente sul territorio. Un errore?

Ufficialmente sì, anche se molti dubbi sono leciti, ma che ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre dieci.

Da anni un’intera popolazione è stretta fra i carri armati di Gerusalemme e indirettamente dai terroristi di Hamas, che a cinismo sembrano fare a gara con i militari dalla stella di Davide sulla giubba.

Quasi mille camion di aiuti alimentari e sanitari sono bloccati dall’esercito israeliano (anche se con il contagocce Israele, spinta dall’indignazione internazionale, ha iniziato a farne passare un centinaio; si tratta però di una goccia nel mare!). Le code per il poco cibo disponibile sono, inoltre, oggetto delle raffiche di soldati che non raramente falciano persone civili. Giustificarle come colpi di avvertimento per paura di terroristi nelle vicinanze ha del mistificatorio: se la gente cade, soprattutto per mano di militari esperti e professionisti, significa che si spara volutamente ad alzo zero.

Rachel Cummings, responsabile di Save the Children sulla Striscia di Gaza – e appena tollerata dagli Alti Comandi israeliani – informa che molti bambini palestinesi pensano alla loro prossima morte come ineluttabile destino. Spesso orfani, hanno perso tutto, vivono con i morsi della fame e della sete nella paura di un presente che sembra mai finire. Senza casa, scuola, cibo, riferimenti, sono costretti a spostarsi continuamente da un rifugio di fortuna all’altro.

Fatto non a tutti noto è che i minori fino ai 14 anni rappresentano ben il 40% della popolazione palestinese. Altamente probabile che proprio in queste percentuali si nasconda il crudele accanimento dei militari israeliani: bimbi oggi, nemici domani!

Questa è la situazione ma sorge una seconda domanda, tema di questa ricerca: perché si è arrivati a questo, come non si è potuta limitare la crisi umanitaria, perché Israele riesce a continuare nelle sue azioni senza freni internazionali?

Faciliterà un paragone. L’altra grande crisi è quella russo-ucraina, grave, drammatica ma con enormi differenze politiche. In quanto crisi ‘tradizionale’… si confrontano due Stati Nazionali con due forze armate, due contrapposte forze che si combattono per un territorio. Il mondo della diplomazia ha potuto prendere posizioni precise… con aiuti differenziati ma comunque comprensibili. Alcune nazioni (poche) sono dalla parte di Mosca e altre (la maggioranza), direttamente o indirettamente sostengono l’Ucraina.

Su quello scenario vige l’antichissima Legge della Guerra, con i suoi drammi, i lutti, ma con poche e chiare soluzioni possibili.

Perché questo decisionismo diplomatico e politico internazionale non esiste per una ben peggiore crisi umanitaria? Questo è il vero, irrisolto dramma. A Gaza Israele ha fatto registrare una quantità di crimini di guerra senza precedenti, violando a più riprese il diritto internazionale, senza però una risposta forte delle Istituzioni e degli Stati.

Torniamo a fine 2023… dopo gli attacchi di Hamas – che restano efferati e di gravità senza precedenti, l’Occidente ha supportato una reazione di Gerusalemme con massivi invii di armi. Hamas è infatti responsabile della morte di 1200 cittadini israeliani e nel rapimento di circa 250, solo parzialmente restituiti.
L’attività militare ha con il tempo assunto proporzioni di vittime spaventose e senza alcuna proporzione con l’offesa subita. Con la scusa di una caccia ai terroristi, si stanno superando le 60.000 vittime palestinesi!
Il diritto internazionale umanitario – parte del Diritto che regola i conflitti armati per umanizzare le regole della guerra – è violato in modo sistematico, come il rispetto delle popolazioni civili, accusate però di nascondere i terroristi.

Ormai è chiaro che la strage del 2023 è un pretesto per ‘sfoltire’ il numero degli arabi sul territorio. Se non si può apertamente parlare di genocidio, il termine comincia ad essere citato sempre meno timidamente in tutte le cancellerie.
Non esiste però una possibilità di coercizione, oltre al rammarico diplomatico. Le strutture sovranazionali non sono dotate di un potere esecutivo. Tanti i casi in cui queste, pur se ispirate da principi nobilissimi, portano a risultati puramente teorici. Importanti Stati sotto accusa – Israele oggi come altri nel passato – appellandosi ai loro interessi nazionali, restano indifferenti alla comunità internazionale (lampante il caso dello stra-condannato Presidente Putin).
Nel caso di Israele si aggiungono inoltre contraddizioni impensabili per altri scenari. Nonostante azioni sempre più scellerate, il governo continua a parlare di “legittima difesa”, mutuando a proprio vantaggio un termine del Diritto Internazionale. Suo nemico è Hamas che non è uno Stato, ma un’organizzazione armata con pesanti atti terroristici a suo carico. Se l’obiettivo della comunità internazionale è quello di regolare il comportamento tra Stati, Hamas non rappresenta niente di giuridicamente accettabile.

Quindi si torna al problema principe: la Palestina è uno Stato?
Attualmente 142 Stati membri dell’ONU riconoscono la Palestina ma è assente quasi tutto l’Occidente. Ciò consegue che questo “Stato palestinese” sia un ente osservatore, senza però essere membro ONU. E’ ancora sotto occupazione militare israeliana dal 1967, con una sovranità limitata e limitato nell’esercizio dei suoi diritti fondamentali. Si potrebbe quindi considerare la Palestina uno Stato ufficioso ma non ufficiale.
Israele nasce nel 1948 grazie a un Occidente promotore della creazione di uno Stato ebraico.
Peccato che quelle terre fossero già massicciamente abitate dai palestinesi…

Ora sembra assurdo ma bisogna avere l’onestà di contestualizzare il periodo. A pochi anni dai massacri della seconda Guerra Mondiale, gli ebrei europei sono decimati, con ben 6 milioni di morti alle spalle. La primigenia motivazione di questa forse poco meditata decisione si può trovare nel senso di colpa di gran parte dell’Europa per le persecuzioni verso gli ebrei… NON limitate alla sola Germania. Ciò limita ancora una nostra serenità di giudizio su quanto da decenni succede nei Territori Occupati.
Israele è inoltre l’unica presenza occidentale in un’area ‘caldissima’, incapace di produrre governi veramente democratici, complessivamente di fede islamica. Parimenti quest’area è ricca di materie prime, irrinunciabili per il nostro continente. Questo fa di Israele l’unica democrazia ‘occidentale’ nostra alleata in M.O. e di profonda cultura europea. Le numerose armi ai sionisti sono inoltre ben pagate e nessun Paese sembra volerci rinunciare.
Per finire, Tel Aviv è PROTETTA dagli Stati Uniti, abitata da potentissime lobbies ebraiche in grado di gestire immense forze economiche e politiche. Come noto, questo fatto impedisce e contemporaneamente favorisce molte situazioni.
XPer meglio capire una situazione di per sé molto complessa, utile sarà definire che cosa si intende per Palestina. Non residuali sono le differenze giuridiche fra Cisgiordania e Striscia di Gaza.

Entrambe sono abitate da palestinesi ma divise da politiche territoriali differenti.
La prima è co-gestita da Israele e la forza politica nominata Fatah, in qualche modo accettata dai sionisti. La Cisgiordania è divisa in tre aree. L’Autorità palestinese controlla l’area A, l’area B ha un’amministrazione congiunta, mentre la zona C è sotto il pieno controllo di Tel Aviv.
La striscia di Gaza – sul mare e fisicamente interrotta da territori di Israele (un’enclave, praticamente) – è stata creata attorno alla antica città di Gaza nel ’48 dai rifugiati palestinesi espulsi dai loro villaggi e divenuti il nuovo Stato di Israele.
Dal 1967, pur essendo entrambe occupate, Cisgiordania e Gaza hanno da anni un destino diverso. Per la prima, il principale problema è causato coloni ebraici sempre più invasivi, armati e tutelati da un controllo militare.
Sulla Striscia regna invece HAMAS che ha conquistato il potere in modo violento, a seguito del disconoscimento internazionale della sua vittoria alle elezioni del 2006.
Da allora abbiamo un governo “de facto” di Hamas e un improprio riconoscimento internazionale di Fatah in Cisgiordania.
Come evidente, contro Israele la linea resta morbida, con ipocrite e contraddittorie dichiarazioni di “reazione spropositata” ai fatti del 2023, ma senza misure concrete per eliminare la mattanza di civili, uccisi e affamati con la scusa di inseguire i terroristi.
L’Occidente ne esce molto male e soprattutto ne esce malissimo l’Europa che – pur se potentemente coloniale in passato – resta il baluardo del Diritto, delle Libertà, dei diritti umani.
La decisione del presidente Macron, e recentemente del Primo Ministro britannico Tarner, di voler sostenere uno Stato unitario Palestinese, ha fatto sobbalzare le cancellerie di mezzo mondo. Forse è prevedibile ‘un effetto trascinamento’ di altre nazioni.
Per certo non risultano dichiarazioni in tal senso da parte del nostro Paese. Sono comunque le uniche affermazioni di volontà di una potentissima forza occidentale che fino ad ora ha solo saputo belare piuttosto che ruggire.

Ferruccio Capra Quarelli

“Sì al rafforzamento politico dell’Unione Montana, no alla divisione”

CESANA TORINESE – “Abbiamo letto dichiarazioni e giudizi politici sull’Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea che non solo non condividiamo ma che respingiamo al mittente. Pur senza polemiche politiche e senza alcuna pregiudiziale personale. E questo perché siamo consapevoli che un territorio come il nostro è competitivo, nonché credibile, solo se non si rinchiude nel suo provincialismo. O, peggio ancora, nel suo campanilismo, sterile ed inconcludente. Del resto, la stessa Unione Montana Comuni Olimpici è nata per dare compattezza e forza ad un territorio che era e resta strategico per il turismo piemontese, nazionale ed internazionale. Va sottolineato, infatti, come i territori dei comuni che compongono l’unione siano interessati, nel loro insieme, da uno dei più grandi comprensori sciistici internazionali d’Europa e che proprio tale unità li rende il primo territorio per turismo invernale nella Regione Piemonte. L’Unione Montana Comuni Olimpici è nata, in secondo luogo, per rafforzare la sinergia operativa tra i vari Comuni attraverso il suo personale amministrativo. Le svariate e molteplici incombenze non si affrontano e, soprattutto, non si risolvono chiudendosi a riccio nei rispettivi Comuni. Sarebbe un segno di debolezza e di arrendevolezza che, al contempo, segnerebbe anche la scarsa credibilità politica ed amministrativa di uno specifico territorio montano. In ultimo, ma non per ordine di importanza, non possiamo non evidenziare che proprio la Presidenza di Mauro Meneguzzi, sindaco di Sauze d’Oulx, sta perseguendo con rara chiarezza e forte determinazione la strada che può restituire autorevolezza, prestigio e competitività all’Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea. Chi vuol perseguire un’altra strada, del tutto legittima e fisiologica lavora, però, per indebolire il nostro territorio. E, con il nostro territorio, anche le sue straordinarie ed uniche potenzialità”.

I Membri della Giunta

Vice Presidente Sindaca Simona Radogna

On. Giorgio Merlo

I Consiglieri

Sindaco Giovanni Cesare Poncet

Sindaco Massimo Marchisio

Sindaco Federico Marocco

Sindaco Daniele Mazzoleni

Cultura, Antonetto: “Piemonte dal Vivo orgoglio del territorio”

“Un riconoscimento che premia eccellenza e capillarità della cultura piemontese”

Voglio esprimere le mie più sentite congratulazioni alla Fondazione Piemonte dal Vivo per il prestigioso risultato ottenuto nella graduatoria nazionale del Ministero della Cultura per i circuiti multidisciplinari dello spettacolo. Essersi classificata al primo posto, con un punteggio di 80,92, è motivo di grande orgoglio per tutta la nostra Regione” dichiara Paola Antonetto, consigliera di Fratelli d’Italia e Presidente della Commissione Cultura in Consiglio Regionale.

La Fondazione, che diffonde teatro, danza, musica e circo contemporaneo in tutto il Piemonte, potrà contare ora su quasi 900 mila euro di contributi ministeriali. “Questo riconoscimento – continua Antonettoè la conferma della straordinaria capacità di Piemonte dal Vivo di unire qualità artistica e radicamento territoriale, coinvolgendo comunità grandi e piccole con una programmazione capillare e inclusiva. La cultura, quando è diffusa e condivisa, diventa motore di coesione sociale e strumento di crescita per le nostre comunità”.

Antonetto sottolinea come questo risultato sia anche frutto di un lavoro corale tra istituzioni e operatori culturali: “Il primo posto a livello nazionale non è solo un traguardo per la Fondazione, ma per l’intero sistema culturale piemontese, che ancora una volta dimostra di essere modello per il Paese. La Commissione Cultura continuerà a sostenere con convinzione progetti che, come questo, valorizzano i nostri talenti e rendono la cultura accessibile a tutti”.

CS

Merlo: Ricci, il populismo di 5 stelle rischio per la democrazia

“L’assoluzione preventiva da parte del tribunale morale dei 5 stelle sul caso Ricci conferma che
c’è un rischio reale per la salvaguardia della qualità della democrazia nel nostro paese. E il rischio
si chiama populismo. Perchè dietro al populismo si nascondono i disvalori che possono essere
fatali per la nostra democrazia: e cioè, il trasformismo, l’opportunismo e la giustificazione di tutto
e del contrario di tutto in nome del puro potere. E, alla luce di questa banale considerazione, c’è
una sola regola che vale. E cioè, chi si allea con i populisti – come il Pd della Schlein – sposa e
difende i disvalori del populismo, del trasformismo e del giustizialismo a targhe alterne. Il resto
sono solo chiacchiere e propaganda”.

On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’.