LIFESTYLE- Pagina 406

Ridere fa dimagrire: si bruciano calorie!

DI LEI RIDERE COPPIAAnche la scienza conferma che ridere fa bene alla salute ed aumenta il nostro benessere e la forma fisica, perché si bruciano calorie

 

Ridere fa dimagrire e non è uno scherzo, infatti si bruciano calorie. Questa notizia è sta confermata dalla scienza. Eminenti scienziati e ricercatori inglesi, dopo avere effettuato vari studi con spettatori di programmi televisivi comici, hanno evidenziato che una risata intensa riesce a bruciare fino a 120 calorie orarie.

 

La direttrice Helen Pilcher, che ha coordinato il gruppo di ricercatori e lo studio svolto, ha dichiarato che ridendo intensamente si muove un notevole numero di muscoli ed il loro sforzo porta a bruciare molte calorie. Non solo, se si ride si ha la possibilità di ossigenare il sangue, eliminando tossine, che sono causa di varie patologie.

 

La quantità di calorie bruciate in un’ora di divertimento intenso, in cui la risata è intensa, porta allo stesso risultato di mezz’ora di sollevamento pesi, uno sport, come siamo a conoscenza non esattamente facile e molto impegnativo. Analogamente una casalinga che sistema la casa per tre quarti d’ora, brucia le stesse calorie.

 

Quando ridiamo infatti si cotraggono non solo i muscoli del viso, ma anche gli addominali, allo stesso modo degli esercizi fisici. Naturalmente questa notizia non ci deve fare eliminare la palestra o il movimento fisico, di cui conosciamo tutti i benefici, ma se associamo anche qualche oretta di buone e salutari risate, ne goderemo i risultati. In presenza di una sana alimentazione , servono ottanta ore di risata intensa, per perdere un chiletto.

 

E’ chiaro che non possiamo ridere ottanta ore continuamente, ma se consideriamoil tempo nell’arco di un anno, otteniamo che ci bastano venti minuti di risate al giorno, per perdere in media un chilogrammo all’anno. Naturalmente seguendo un sano stile di vita e muovendosi anche solo per una passeggiata al giorno all’aria aperta. Giorno dopo giorno i minuti si sommano e possiamo quindi ottenere il risultato voluto, prendendo in considerazione tutti i metodi.

 

Vedendo una serie televisiva comica e ridendo insieme agli amici, anche il nostro corpo ne risentirà positivamente. Le nostre nonne ripetevano all’infinito che “il riso fa buon sangue” e certamente non alludevano all’alimento, ma alle risate. Una buona ossigenazione al sangue e ridere porta anche questo beneficio, fa in modo che tutti gli organi e gli apparati del nostro organismo migliorino la loro funzionalità e di conseguenza tutto il corpo stia bene.

 

www.dilei.it

La tenacia di Elvira

Nata nel 1887, era figlia di un ingegnere, dipendente delle Ferrovie e di una contadina. Appena conseguito il diploma di maestra elementare, preferì lasciare Roma – era cresciuta tra la Capitale e Torino – per insegnare  a Taino, il piccolo paese lombardo sulle pendici collinari della sponda “magra” del lago Maggiore

 

elvira pajetta1Il 13 settembre del 1963, si spegneva Elvira Berrini, “mamma Pajetta”.Lo stesso giorno di settembre in cui, 25 anni  fa,cessava di vivere anche il maggiore dei suoi figli, Giancarlo. Elvira, nata nel 1887, era figlia di un ingegnere, dipendente delle Ferrovie e di una contadina. Appena conseguito il diploma di maestra elementare, preferì lasciare Roma – era cresciuta tra la Capitale e Torino – per insegnare  a Taino, il piccolo paese lombardo sulle pendici collinari della sponda “magra” del lago Maggiore,  di cui la famiglia era originaria. Quando si trasferì a Torino, dove sposò l’avvocato Carlo Pajetta, insegnò nel popolare e operaio Borgo San Paolo, il “borgo rosso”. Qui divenne amica e compagna di lotta di Camilla Ravera e qui nacquero i suoi primi due figli,  Gian Carlo e Giuliano. Il terzo e ultimo, Gaspare, nato a Taino il 27 giugno del 1925, morì giovanissimo in combattimento contro i nazifascismi  a Megolo, in Val d’Ossola,  il 13 febbraio 1944. elvira pajetta comune2

 

Arrestata col marito per l’impegno politico dei figli maggiori ed esonerata perciò dall’insegnamento, “mamma Pajetta” (come sarebbe stata affettuosamente chiamata nel secondo dopoguerra), fu tra le animatrici a Torino del “Soccorso rosso” e fece spesso la spola con la Francia, quando Giuliano vi si era rifugiato. Neppure la dolorosa perdita di Gaspare la indusse a desistere dalla lotta elvira pajetta3antifascista. Dopo la Liberazione, Elvira fu consigliere al Comune di Torino e assessore alla Pubblica Istruzione. Attivissima nel suo partito, il Pci,  e nell’Unione Donne Italiane, presidente dell’Istituto piemontese per la storia del movimento di Liberazione, fu sicuramente tra le donne più popolari del Piemonte nel secondo dopoguerra. Colpita da un grave male, lo combatté vanamente per due anni e, alla sua morte, venne sepolta nella stessa tomba che il giovane Gaspare divideva con l’amico Aldo Carletti, nel piccolo cimitero di Megolo. Nello stesso luogo all’ombra del Cortavolo dove, nel tempo, l’intera famiglia Pajetta si è riunita per sempre.

 

Marco Travaglini

Sangue, il futuro delle donazioni

sangue avis sanitaConvegno organizzato dall’Avis regionale Piemonte che ha voluto fare il punto sul sistema trasfusionale italiano

 

Una legge importante che ha sancito la donazione di sangue gratuita, anonima, non retribuita, periodica e responsabile, ma la cui piena attuazione richiede di essere completata superando alcuni nodi critici.

 

Questo il focus del convegno ospitato a Palazzo Lascaris organizzato dall’Avis regionale Piemonte che ha voluto fare il punto sul sistema trasfusionale italiano, a 10 anni dall’approvazione della legge 219 del 2005 che disciplina le attività trasfusionali e della produzione nazionale di emoderivati.

 

“Fra i pregi di questa legge c’è stato il riconoscimento del ruolo importante delle associazioni del terzo settore all’interno di un confronto paritario con le istituzioni” ha affermato il consigliere regionale Daniele Valle, presidente della Commissione Cultura. “Ora a fronte dell’invecchiamento della popolazione si pone un problema prospettico che dovrà essere affrontato per evitare che, con l’incremento del bisogno di donazioni, si riduca invece la popolazione disponibile”.  

 

La legge 219 ha stabilito alcuni obiettivi fra cui l’autosufficienza nel garantire il sangue e i suoi componenti, la qualità e la sicurezza dei prodotti e delle prestazioni trasfusionali, l’appropriatezza nella gestione e uso clinico del sangue e ha sancito un sistema interamente pubblico, dalla selezione del donatore alla trasfusione, compresa l’emovigilanza.

 

“Con la nuova normativa si sottolinea e valorizza il compito delle associazioni e federazioni, ovvero chiamare i donatori e fidelizzarli mediante una convocazione puntuale e programmata”, ha spiegato Vincenzo Saturni, presidente nazionale Avis. “Ora fra le criticità da risolvere rimane il problema di garantire anche l’autosufficienza per i medicinali plasmaderivati e rafforzare il peso delle strutture di coordinamento regionale”.

“È importante ricordare come grazie alla legge 219 le attività trasfusionali siano state riconosciute fra i livelli essenziali di assistenza” , ha commentato Maria Rita Tamburini, direttore Ufficio VIII sangue e trapianti del Ministero della Salute. “Negli anni è poi proseguito il lavoro attuativo ma permangono ancora delle disomogeneità fra regioni che è necessario superare, ad esempio nei processi di autorizzazione, accreditamento e nelle verifiche”.

 

Il convegno, moderato dal presidente regionale Avis Giorgio Groppo, ha contato anche la partecipazione di Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità, dell’onorevole Mino Taricco, di Elide Tisi, vicesindaco del Comune di Torino, del direttore Cns Giancarlo Liumbruno, del presidente Simpti Claudio Velati, della responsabile Crcc Piemonte Rosa Chianese e della presidente della Commissione Sanità Emilia Grazia De Biasi.

 

www.cr.piemonte.it

Le emozioni in finanza possono condurci fuori strada

ferrareseL’angolo del Private Banker / di Fabio Ferrarese

 

Ciclicamente accade che i Mercati finanziari vengano colpiti da fasi di accentuata volatilità, nelle quali accade che la fiducia degli investitori venga in qualche modo minata da incertezze di natura  economica, da cambiamenti in materia di politiche monetarie o fiscali, da contagi finanziari o ancora da tensioni geopolitiche. Che cosa fare in questi momenti? Prima di tutto bisogna non farsi prendere dal panico, ma usare la calma per razionalizzare i dati reali e poi bisogna andare a cercare nel passato quali sono stati i comportamenti e le scelte che effettivamente hanno pagato. Sono passati 26 anni da quando ho iniziato questa magnifica esperienza nel mondo degli investimenti di natura finanziaria ed oggi ho maturato le seguenti convinzioni:

 

INTERNET WEBLE FASI DI RIBASSO DEI MERCATI POSSONO DIVENTARE MOMENTI INTERESSANTI.  Le fasi di discesa  sono uno dei momenti naturali di un Mercato al rialzo: è normale, direi persino salutare, assistere a più di una correzione nel corso di un Mercato rialzista. Uno storno dei Listini azionari è spesso un buon momento per investire in azioni, perché le valutazioni delle Società diventano più appetibili e chi decide di comprarle ha maggiori possibilità di realizzare rendimenti al di sopra della media al momento del rimbalzo di Mercato. Alcuni dei peggiori ribassi a breve termine sui mercati azionari sono stati storicamente seguiti da rimbalzi e nuovi massimi.

 

USCIRE E TENTARE DI RIENTRARE NEI MERCATI NORMALMENTE NON PAGA.

I risultati delle esperienze passate ci insegnano che perdere anche solo cinque dei giorni di migliore performance nel mercato può avere un impatto devastante sui risultati a lungo termine, quindi ne consegue che rimanere investiti consente di trarre beneficio dalla tendenza al rialzo delle Borse nel lungo periodo. Quelle che in gergo tecnico vengono definite come “le strategie di market timing”, con continue chiusure e aperture di posizioni, alla fine rischiano di pregiudicare i vostri rendimenti futuri perché il tempo di entrata e di uscita dai Mercati è la cosa più difficile da cogliere, rischiando, così facendo, di lasciarsi sfuggire i giorni di recupero migliori e le opportunità di acquisto più interessanti che si presentano normalmente nei periodi di volatilità.

 

NEL LUNGO PERIODO IL RISCHIO AZIONARIO RIPAGA. Chi decide di investire in azionario si assume dei rischi maggiori rispetto, ad esempio, a chi investe in titoli obbligazionari di Enti Sovrani, ma è anche ripagato da rendimenti mediamente più alti nel lungo termine. Per comprendere bene questo aspetto dell’investimento va ricordato che rischio e volatilità non sono sinonimi. I prezzi delle azioni possono oscillare più del loro valore intrinseco durante gli alti e bassi dei Mercati, per cui la volatilità dei prezzi spesso crea soltanto delle opportunità. Nel lungo termine le quotazioni azionarie sono determinate dagli utili societari ed è dimostrato come di solito esse superino di gran lunga gli altri tipi di investimento in termini reali (cioè al netto dell’inflazione).

 

Per chi decide dunque di fare degli investimenti quello che può fare veramente la differenza per vivere correttamente e serenamente le proprie scelte è  l’impostazione mentale. Se siete consapevoli sin dall’inizio che può accadere che nel corso di un investimento emergano delle  fasi di volatilità come quella che attualmente stiamo vivendo, è difficile che poi veniate colti di sorpresa ed è assai più probabile che riusciate a reagire razionalmente. Se riuscite ad accettare che  la volatilità è una parte integrante dell’investimento, diventerà poi certamente più semplice assumere un atteggiamento razionale e restare concentrati sugli obiettivi di lungo termine.

 

Per curiosità ed approfondimenti potete scrivere a fabio.ferrarese@yahoo.it

Verso l’edizione numero 70 della Mostra di San Giuseppe

casale 22In programma alcuni incontri di prestigio sul tema del florovivaismo

 

Lavora a pieno ritmo la macchina organizzativa della Mostra Regionale di San Giuseppe, che si svolgerà a Casale Monferrato – Quartiere Fieristico della Cittadella dall’11 al 20 marzo prossimi. Manazza Gefra Srl, la società specializzata nel settore fieristico di Cassolnovo (Pavia) che organizza l’evento anche per il 2016, ha preso possesso degli uffici di via Martiri di Narrirya che rimangono aperti dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17 – telefono 0142/71944, fax 0142/453992. Posta elettronica: mostra.sangiuseppe@virgilio.it

 

Come già annunciato, l’edizione di quest’anno, la settantesima della serie vedrà un ritorno alle origini di “Fiera dei fiori”, grazie alla presenza di Coniolo, comune che organizza ogni anno nell’ambito del contenitore “Riso & Rose in Monferrato” l’evento – ormai di carattere nazionale – Coniolo Fiori. E proprio in quest’ottica, oltre allo spazio in Mostra si stanno preparando due eventi di livello, in entrambi i fine setttimana della manifestazione, con relatori qualificati e la presenza di Asproflor, associazione che rappresenta i florovivaisti italiani e organizza il concorso dei “Comuni Fioriti”.

 

L’edizione del settantesimo, inoltre, conferma Arteinfiera, giunta alla ventiduesima edizione,, seguita anche quest’anno dal suo ideatore, l’artista e critico d’arte, Piergiorgio Panelli che sta lavorando per presentare una “squadra” di artisti di livello, e “CasaleComics”, appuntamento con gli eroi di carta del mondo della Sergio Bonelli Editore, curato dallo staff organizzativo di Monferrato Eventi in liquidazione.

 

La Mostra, per cui è stato chiesto il patrocinio dell’Amministrazione Comunale guidata da Titti Palazzetti, inoltre, vedrà riconfermati i due ingredienti che hanno contribuito al notevole afflusso di pubblico nelle ultime edizioni, sempre a cura di Manazza Gefra Srl, ovvero l’ingresso gratuito per tutti i visitatori ed il percorso obbligato a giorni alterni. Quest’ultimo accorgimento consentirà a tutti i visitatori di prestare la necessaria attenzione a tutte le proposte innovative che  erranno presentate dagli espositori nei vari settori merceologici.

 

 

 

: mostra.sangiuseppe@virgilio.it

 

E "JOY" INVENTO’ IL MOCIO PER TUTTE LE CASALINGHE

joy3PIANETA CINEMA / a cura di Elio Rabbione

 

 L’anima del film è Jennnifer Lawrence, dolce, caparbia, combattiva, disarmata, contro se stessa e contro tutti, un’attrice che cresce (ancora nella cinquina delle migliori interpreti per i prossimi Oscar, già premiata per il precedente Lato positivo di Russell) e migliora di film in film, costruendo qui su di sé una gamma di espressioni, di gesti, di certezze e di angoli deboli che davvero la fanno sempre più ingigantire di fronte ad altri volti della sua generazione

 

Parrebbe una favola se non fosse la storia vera, magari cinematograficamente aggiustata dalle libertà della sceneggiatura scritta da David O. Russell con l’aiuto di Annie Mumolo, con la giovanissima Joy che nel chiuso della sua cameretta, sotto lo sguardo incuriosito della migliore amica, costruisce piccole invenzioni (metti caso, un collare luminoso per evitare che cani e gatti venissero investiti la notte), con Joy (nomen omen, ma tragicamente al contrario) che, cresciuta, deve combattere contro una madre perennemente a letto a sorbirsi soap opera televisive, contro un ex marito, aspirante cantante sulle orme di Tom Jones e nullafacente, relegato a vivere nella cantina di casa, contro un padre che svogliatamente gestisce un vecchio garage e amoreggia con una nuova fiamma, contro la sorellastra che le fa lo sgambetto a ogni occasione, contro un mondo che le chiede di fare da punto d’equilibrio tra i rapporti familiari, di ipotecare la casa, di pagare le bollette, di allevare due figli, che la schiaccia (soltanto la nonna Mimi la comprende e la sorregge, ma ben presto se ne va all’altro mondo) quando, per intuizione e necessità, dà alla luce il perfetto Miracle Mop, ovvero il mocio che asciuga e pulisce ogni cosa per strizzarsi da solo senza che vengano coinvolte le mani delle laboriose casalinghe. Ma siccome nella Grande America dei sogni “l’ordinario incontra sempre lo straordinario”, ecco che Joy Mangano (figlia di due italo-americani che oggi può vantare un patrimonio di circa 50 milioni di dollari), intraprendente e testarda in un susseguirsi di lacrime e sorrisi, con pugnalate alle spalle non soltanto dai biechi sfruttatori ma pure sotto il tetto di casa, ecco che un giorno si buttò davanti alle telecamere e dagli studi della QVC, fantasmagorico canale di televendite, riuscendo a far passare il proprio prodotto.

 

David O. Russell ce l’ha messa tutta per raccogliere attorno ad un personaggio fatti e fatterelli che costruissero una storia, quando poi questa storia sembrava (sembra?) avere poca consistenza un film sullinvenzione del mocio, via! -; e ce l’ha messa tutta per descrivere ancora una volta un ambiente familiare, di quelli strambi e spericolati, sbriciolati e grondanti corrosive miserie, ma assai meglio aveva fatto con The Fighter o con Il lato positivo; e certo ce l’ha messa tutta per tornare a regalarci una scrittura e una realizzazione a fuochi d’artificio come erano quelle che un paio d’anni fa avevano decretato il successo di pubblico e di critica per American Hustle Lapparenza inganna. Questa volta si cade piuttosto nel macchiettismo (ne va di mezzo in primis De Niro), si arruffano le carte in un finale che non sempre brilla per chiarezza, si svuota il giochino del self-made woman senza che veramente ne abbiamo avvertito la piena realtà. L’anima del film è Jennnifer Lawrence, dolce, caparbia, combattiva, disarmata, contro se stessa e contro tutti, un’attrice che cresce (ancora nella cinquina delle migliori interpreti per i prossimi Oscar, già premiata per il precedente Lato positivo di Russell) e migliora di film in film, costruendo qui su di sé una gamma di espressioni, di gesti, di certezze e di angoli deboli che davvero la fanno sempre più ingigantire di fronte ad altri volti della sua generazione.

 

 

Come sarà il Parco della Salute di Torino

molinette2molinette“Non sarà semplicemente un nuovo e grande ospedale – hanno precisato il presidente Sergio Chiamparino e l’assessore Saitta alla presentazione dello studio nell’Aula magna delle Molinette – ma una scommessa tecnologica, un polo integrato per la ricerca e le grandi eccellenze cliniche”

 

Sanità e formazione clinica, didattica, ricerca e residenzialità d’ambito: sono i quattro poli funzionali individuati dallo studio di fattibilità economica per la realizzazione del Parco della salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino (PSRI), un documento approvato  dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore alla Sanità, Antonio Saitta.

 

“Non sarà semplicemente un nuovo e grande ospedale – hanno precisato il presidente Sergio Chiamparino e l’assessore Saitta alla presentazione dello studio nell’Aula magna delle Molinette – ma una scommessa tecnologica, un polo integrato per la ricerca e le grandi eccellenze cliniche”.

 

Il Parco sorgerà nell’area ex Avio-Oval a Torino (193.073 mq di proprietà della Regione Piemonte e 124.277 appartenenti alla società F.S. Sistemi Urbani), una zona già oggetto di un’ampia riqualificazione urbanistica e funzionale. Dal punto di vista sanitario, il Psri ospiterà le attività e le strutture ad alta complessità attualmente presenti nei quattro presidi ospedalieri dell’Azienda ospedaliera universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, ovvero il San Giovanni Battista (Molinette), il Sant’Anna, il Regina Margherita e il CTO. Per quanto riguarda la ricerca e la didattica, invece, vi saranno trasferite tutte le attività relative alla Facoltà di Medicina e di Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino.

 

“Si tratta dell’intervento infrastrutturale più importante per la città di Torino da oggi ai prossimi dieci anni – ha dichiarato Chiamparino – In Giunta abbiamo approvato lo studio di fattibilità e nella prossima riunione approveremo la delibera che stanzia, sui bilanci 2015 e 2016, i 12,5 milioni di euro indispensabili per sbloccare la tranche da 250 milioni attualmente ferma a Roma. Abbiamo indicato un crono-programma preciso e ci impegniamo al rispetto di quanto indicato: su questo progetto mettiamo in gioco tutta la nostra credibilità politica e amministrativa”.

 

I poli funzionali individuati dallo studio di fattibilità sono così ripartiti:

 

– Polo della Sanità e della Formazione clinica: circa 127.000 metri quadri di superficie, per una capienza complessiva di 1.040 posti letto;

–  Polo della Didattica: un’area di 51.000 mq, ripartiti tra le attività dei corsi di Laurea (31 mila metri quadrati) e quelle connesse alla formazione per l’assistenza ospedaliera;

– Polo della Ricerca: 10.000 mq a disposizione di un’utenza di un migliaio di persone, tra docenti, assistenti, dottorandi e personale ausiliario;

–  Polo della Residenzialità d’ambito: una superficie di circa 5.000 mq per servizi di foresteria, dedicati agli ospiti in permanenza temporanea per le attività presso gli altri Poli.

“Nella parte sanitaria è ovviamente prevista la presenza di attività medico chirurgiche di base coerenti con un Dea di 2° livello”, ha precisato l’assessoreSaitta, che, sui tempi e le procedure di realizzazione, ha inoltre sottolineato come“la costruzione dell’intero Parco della Salute di Torino sarà articolata in due lotti: il primo riguarderà il Polo della Sanità e della formazione clinica e il Polo della ricerca, il secondo interesserà il Polo della didattica e della residenzialità d’ambito”.

 

Per il 1° lotto il costo stimato del è pari a 505.876.000 euro, ripartiti in 479.700.000 per il Polo della Sanità e 26.176.000 per il Polo della Ricerca. La sostenibilità economico-finanziaria del progetto è garantita da 250 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero della Salute (ex art. 20), ai quali si aggiungono fondi regionali per 12,5 milioni e il fondo istituito presso la Cassa Depositi e Prestiti per la copertura dei costi della progettazione preliminare, una cifra complessiva di 3,5 milioni di euro.

 

Per il 2° lotto il costo stimato è di 121.890.000 euro, ripartiti in 109.626.000 per il Polo della didattica e 12.624.000 per la foresteria. Entro 3 mesi, si concluderanno gli approfondimenti per definire la sostenibilità economica e il dimensionamento dell’incubatore, tenendo conto del consolidamento ed ampliamento di quello già presente in via Nizza.

 

Per quanto riguarda la componente di edilizia e impianti si ricorrerà alla procedura di concessione di costruzione e gestione, con l’affidamento in gestione dei soli servizi strettamente connessi alle opere realizzate, e quindi non sanitari: manutenzione di opere e impianti, gestione energia e calore. Il costo per la Pubblica amministrazione sarà così determinato da due componenti: contributo in conto capitale finalizzato a ridurre il costo dell’investimento, e canone di disponibilità insieme a quello relativo ai servizi. “Nell’autunno 2016 – ha concluso l’assessore Saitta – partiremo con la procedura di gara, e nel 2017 arriveremo alla sottoscrizione del contratto”.

Presentazione del Parco della Salute

 

matteo.vabanesi@regione.piemonte.it

 

(foto: il Torinese)

 

Arriva “CIRCO IN PILLOLE – prove d’artista”

circo 2XIII edizione. Direzione scenica a cura di Francesco Sgrò e Riccardo Massidda. 

 

7 febbraio 2016 ore 21

 

Domenica 7 febbraio 2016 alle ore 21:00 presso i locali della FLIC Scuola di Circo di via Magenta 11 a Torino viene presentato al pubblico “Quesito 21”, il terzo appuntamento stagionale di “Circo in Pillole – Prove d’artista”, rassegna che propone un appuntamento al mese fino ad aprile e ad ingresso gratuito e che rientra nel più ampio contenitore denominato “Prospettiva Circo”, progetto artistico triennale sostenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo.
   
“Circo in Pillole” è una rassegna-tirocinio che da 13 anni permette agli allievi della scuola di sviluppare ed allenare la relazione con il pubblico e con il palcoscenico. Importanti occasioni per mettere immediatamente in pratica il percorso formativo seguito nell’ultimo periodo. Studi collettivi sull’atto scenico circense ed eventi privilegiati di sperimentazione tra un pubblico attento e disponibile ed una scuola che apre le sue porte e si trasforma in palcoscenico per i suoi allievi. Gli studenti acquisiscono anche altre competenze perché partecipano a tutte le fasi di creazione  sotto la supervisione di registi di elevata esperienza, di tecnici luci ed audio, ecc..

 

“Quesito 21” nasce da un lavoro di una settimane condotto da Francesco Sgrò, direttore artistico della FLIC, e dal docente Riccardo Massidda, con i 65 allievi della Scuola: i 43 ragazzi iscritti al “Biennio Professionale” e i 22 ragazzi iscritti al “Terzo anno di Ricerca Artistica Individuale”,  il 60% dei quali proviene dall’estero e la metà da paesi extra europei, grazie all’importante valenza internazionale assunta dal centro di formazione sul circo contemporaneo che da anni crea nel cuore di Torino un melting-pot culturale e artistico di alto livello.

 

“Quesito 21” sarà la conclusione di un lavoro di ricerca su elaborati personali e sulla loro giusta  collocazione all’interno della creazione corale che li trasforma ed arricchisce.

Francesco Sgrò descrive così le linee guida di questo lavoro: “il circo, come altre arti sceniche, utilizza il movimento come linguaggio. La storia descritta dall’attore di circo è una storia che si definisce nell’accadimento scenico stesso. Il circo con il suo legame così stretto con il copro, e con il suo amore per il pubblico disposto in cerchio, non cerca di creare delle illusioni, ma si concentra maggiormente sull’incontro fisico tra le persone, attori e spettatori, diventando così il fine stesso della rappresentazione e non solo il mezzo per narrare storie intime ed originali. I ragazzi dovranno lavorare su questi concetti per farli propri e trasmetterli nella rappresentazione”

 

Sono molte le discipline circensi utilizzate come la roue cyr, il mano a mano, il palo cinese, la giocoleria, il verticalismo e diverse tecniche aeree che si mescoleranno tra loro tramite la danza. Gli studenti del primo anno si cimenteranno, come da tradizione in un elaborato collettivo che darà loro la possibilità di comprendere il lavoro in gruppo ed il rispetto per il lavoro degli altri.

 

IL DIRETTORE DI SCENA E DIRETTORE ARTISTICO FRANCESCO SGRÒ
Francesco Sgrò è Direttore Artistico della FLIC Scuola di Circo nella quale si è diplomato. E’ co-fondatore del Collettivo 320Chili con la quale vince il Premio Equilibrio 2010 per la nuova danza italiana. Collabora con Giorgio Rossi e Raffaella Giordano. Nel 2012 firma la sua prima regia con lo spettacolo Just an other normal day, co-prodotto da Sosta Palmizi, di cui è Artista Associato. E’ fondatore, insegnante e direttore artistico dell’Associazione Fumachen’duma con la quale organizza le scuole di piccolo circo di Cuneo e il festival Il ruggito delle pulci, giunto alla X edizione, unico festival italiano di circo contemporaneo interamente dedicato all’infanzia e all’adolescenza. E’ stato invitato dalla Fedec (Federezione europea delle scuole di circo) a Stoccolma come docente del modulo di Roue Cyr.

 

FLIC Scuola di Circo, Via Magenta 11,  TORINO – www.flicscuolacirco.it
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria allo 011530217 

 

"I RAGAZZI DI VITA" NELLA MIRABILE INTERPRETAZIONE DI VITTORIO SGARBI

sgarbiVIDEO DI TOMMASO AROSIO. VIOLINO DI VALENTINO CORVINO

 

Una lezione- spettacolo di un grande affabulatore : ha incantato il pubblico sul ‘600 infiorando la sua performance con graffianti excursus sull’attualità . Tema conduttore della serata: Caravaggio come Pasolini : un parallelismo tra due artisti che hanno condiviso grande sensibilità e intuizioni, interpreti di una diversità come sinonimo di unicità. In apertura sono state proiettate le immagini del corpo di Pasolini orrendamente straziato, commentate dalle vibranti parole di Alberto Moravia, profondamente scosso dall’accaduto.

 

“ Pasolini è la figura attraverso cui meglio si può capire il Caravaggio. Le loro storie si intrecciano nelle ricerche del critico d’arte Roberto Longhi, che ebbe come allievo lo stesso Pasolini e per primo fece riscoprire il Merisi a metà del ‘900 dopo tre secoli di oblio , dedicandogli la prima grande mostra a Milano. Con Caravaggio la vita stessa diventa arte, come per Pasolini, per cui l’esistenza passa per un abisso che non santifica.”

 

Sgarbi ha sottolineato alcune somiglianze impressionanti ed inquietanti tra i ragazzi di strada e i Bacchi di Caravaggio, tra personaggi come Franco Citti e Ninetto Davoli e i volti del Merisi, volti che non sono altro che i ragazzi di vita di Pasolini. Più precisamente, il fanciullo con il canestro di frutta è Ninetto Davoli, quello di Amor omnia vincit è identico a Pelosi. Il grande pittore è una delle grandi passioni di Sgarbi. A lui ha dedicato vari lavori, dalla mostra ancora in corso al Castello di Miradolo ( fino al 10 aprile) al testo “ Dal cielo alla terra”.

 

“ Le opere del nostro – ha detto Sgarbi – sono fotografiche, è il pittore della realtà. Si può dire che abbia inventato la fotografia, della realtà coglie l’”attimo decisivo”, per dirla con Bergson. La sua arte è improntata ai valori del popolo, della lotta di classe : anticipa, cioè, paure, stupori ed emozioni novecentesche, facendone un autore contemporaneo. Contemporaneo, perchè la sensibilità del nostro tempo gli ha restituito l’importanza della sua opera. Nessun artista è più vicino a noi, alle nostre paure, alle nostre emozioni di quanto non sia Caravaggio.”

Helen Alterio

Allarme sicurezza, che tempi! Il contadino, stanco dei furti subiti, blinda il pollaio

gaklline pollaio“Il mio vicino si è trovato nella stessa condizione e ha deciso di mettere una porta blindata dopo che i ladri gli avevano portato via una trentina di galline”

 

“Sono venuti due volte i ladri e hanno fatto razzia di galline nel mio pollaio. Ho denunciato il fatto ai carabinieri, naturalmente contro ignoti. Quando mi è stato fatto notare che nel pollaio si poteva entrare con facilità, per evitare che questo fatto si verifichi un’altra volta ho deciso e ho fatto mettere una porta blindata”. A parlare è il signor Raffaello agricoltore di un centro della pianura del Casalese che, colpito per un paio di volte dai furti delle sue galline e polli ha deciso di blindare il proprio pollaio. E raggiunto al telefono non ha nessuna difficoltà a confermare che quella che sembrava una voce è invece una realtà. Anzi rilancia e spiega che non è il solo ad aver preso una simile decisione: “Il mio vicino si è trovato nella stessa condizione e ha deciso di mettere una porta blindata dopo che i ladri gli avevano portato via una trentina di galline”. Altro che “galline in fuga”, come erano state descritte nel celebre film. Spesso i pollai sono presi nel mirino da vere e proprie bande di razziatori e sembrano ormai lontani i tempi in cui “ladro di polli” era un’espressione utilizzata per descrivere un delinquente di piccolo cabotaggio, magari una persona affamata, alla ricerca di qualcosa con cui sfamarsi. E che i volatili sono gettonati dalla delinquenza, anche una volta passati a miglior vita, lo dimostra il furto avvenuto qualche tempo fa in Valcerrina dove sono stati sottratti anche dei polli congelati. E, ovviamente, stando così le cose cambiano anche i sistemi di difesa e di prevenzione da parte dei proprietari e i pollai blindati che sino a qualche tempo fa sembravano se non fantascienza, quanto meno una stranezza sono diventati, almeno nel Casalese, una realtà. Questo tipo di furti, naturalmente, è soltanto una sfaccettatura del più ampio problema della microcriminalità, sia nelle città che nei paesi che sta comunque alzando il livello di coesione sociale tra i cittadini nel segnalare alle forze dell’ordine fatti o passaggi anomali e segnalarseli poi tra loro (come avviene nel sistema del controllo del vicinato).

 

Massimo Iaretti