ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 759

Oratorio ma non solo: i giovani hanno fatto Sinodo

L’Arcivescovo Nosiglia è riuscito a coinvolgere i giovani tra i 18 e i 30 anni di tutte le parrocchie, le associazioni, le congregazioni, i movimenti e i gruppi della Diocesi di Torino. Un particolare contributo è stato richiesto ai ragazzi delle comunità etniche, ai giovani disabili o in situazioni di difficoltà

 

oratorio“Sembra quand’ero all’oratorio, con tanto sole, tanti anni fa”. Così Paolo Conte nell’indimenticabile “Azzurro”. E’ un po’ quella l’atmosfera che si immagina quando, nel nostro mondo sempre più in preda al relativismo, si pensa ai giovani e all’ambiente cattolico. Spesso, infatti, i laici semplificano riducendo il tutto ad un clima da oratorio.  Non è solo questo il Sinodo dei Giovani, aperto ufficialmente il 18 novembre 2012 dall’Arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia e giunto fino al 2014. L’iniziativa, infatti, ha rappresentato  l’orizzonte di riferimento entro cui collocare tutte le attività e le azioni di pastorale giovanile per il biennio previsto.

 

l’Ufficio Giovani della Diocesi è stato così chiamato ad un rinnovamento della sua organizzazione, per far fronte alle nuove esigenze del Sinodo. La struttura si é particolarmente impegnata nell’esercizio di ascolto e di conoscenza della ricca e variegata pastorale giovanile della nostra Arcidiocesi, dedicando maggior attenzione alla fascia 18-30 anni  e al ruolo svolto dall’Oratorio nella pastorale battesimale, come richiesto dalla Lettera Pastorale dell’Arcivescovo “Devi nascere di nuovo”. Il Sinodo ha coinvolto i giovani tra i 18 e i 30 anni circa di tutte le parrocchie, gli oratori, le associazioni, le congregazioni, i movimenti e i gruppi della Diocesi di Torino. Un’esperienza di aggregazione decisamente positiva e gratificante per i partecipanti.

 

Al centro dell’attenzione sinodale  sono stati posti ambiti della vita dei giovani quali:

  • Affettività & Cittadinanza
  • Studio & Lavoro
  • Cultura & Creatività
  • Gioco & Sport
  • Informalità & Festa
  • Natura & Viaggi

Un particolare contributo è stato chiesto ai giovani appartenenti a comunità etniche, ai giovani disabili o in situazioni di difficoltà (come negli istituti penitenziari). Anche il dialogo ecumenico ed interculturale tra giovani di appartenenze diverse ha rappresentato un aspetto integrante del percorso sinodale. L’esperienza si è rivolta innanzitutto ai giovani inseriti attivamente nella vita della Chiesa per aprirsi al coinvolgimento dei coetanei che vivono al di fuori o ai margini delle realtà ecclesiali.

Per i veri credenti ogni ambito del vissuto umano è interpellato dalla fede, così come la fede stessa è interpellata dalla vita e dai linguaggi concreti degli uomini. Ogni giovane credente è stato quindi chiamato “a coniugare una matura spiritualità e il senso di appartenenza ecclesiale con un amore appassionato per la città degli uomini e la capacità di rendere ragione della propria speranza nelle vicende del nostro tempo”(Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo).

 

IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO PER IL SINODO DEI GIOVANI

Carissimi Giovani, ho pensato di invitarvi a fare Sinodo, a camminare insieme per rivitalizzare la pastorale giovanile diocesana, a confrontarci su tali problemi, per scambiarci opinioni e suggerire rimedi, per superare le stanchezze e le delusioni e puntare a una stagione nuova di maggiore entusiasmo e impegno comune. “Sinodo” è una parola che richiama a noi pastori e ai laici adulti un evento ecclesiale di grande importanza ma, per certi versi, anche complesso e faticoso, che esige un supplemento di impegno da parte di tutti. Per voi giovani, invece, il termine “Sinodo” non suscita tutto ciò, perché forse non ne avete esperienza. È un termine però suggestivo, se spiegato nel suo senso anche letterale: “Sinodo” vuol dire “camminare insieme”. Non un evento dunque chiuso nel tempo, non un’esperienza forte ma passeggera. Il Sinodo, come l’ho pensato, intende innestare nella pastorale giovanile un percorso di stile sinodale, sorretto dallo Spirito Santo, in cui i protagonisti siate voi giovani, che via via lo orientate nel suo farsi. Non c’è dunque un progetto preconfezionato, ma un percorso condiviso… quasi un “sogno”. L’icona del Sinodo esprime bene questo percorso: è l’immagine usata da Gesù nel Vangelo di Giovanni (15,1-8), la vite e i tralci, che richiama la necessità di rimanere uniti a Cristo, di formare tanti tralci una sola vite, per portare a tutti i frutti che ne derivano. «Senza di me non potete fare nulla… rimanete nel mio amore… Siate tralci uniti alla vite e dunque uniti agli altri tralci per formare una sola cosa. Così porterete molti frutti non solo per voi ma per il mondo…». Che ne dite? Camminiamo insieme?

 

Mons. Cesare Nosiglia

 

(Foto: il Torinese)

Il lato positivo della crisi: calano i rifiuti

Cala di quasi 100mila tonnellate la produzione complessiva dei rifiuti urbani che, rispetto al 2011, segna un -4,7%. Nella raccolta differenziata il Piemonte si attesta  al quarto posto tra le Regioni avendo raggiunto la percentuale del 52,8%

 

raccolta-diff

La crisi fa scendere di quasi 100mila tonnellate la produzione complessiva dei rifiuti urbani che, rispetto al 2011, segna un -4,7%; una diminuzione che si registra anche per i rifiuti avviati a smaltimento (77mila tonnellate, -7,5%) e per la raccolta differenziata (24mila tonnellate, -2,2%): è quanto emerge dagli ultimi dati elaborati dell’Osservatorio regionale sui rifiuti, relativi all’anno 2012, presentati  in Giunta dall’assessore all’Ambiente, Roberto Ravello. In particolare, la produzione di rifiuti nel 2012 si è attestata a circa 2.030.000 tonnellate; di queste 1.070.000 sono state raccolte in modo differenziato ed avviate ad operazioni di recupero, 960.000 sono state invece portate allo smaltimento.

 

In termini di quantità pro capite, ogni abitante piemontese ha prodotto circa 464,5 kg di rifiuti, di cui 245,1 sono stati raccolti in modo differenziato e 219,4 avviati in discarica. Dati che hanno permesso di raggiungere, con largo anticipo, l’obiettivo che la Giunta si era posta già nel 2010 di ridurre la produzione di rifiuti urbani a 500 kg pro capite l’anno entro il 2015. Una riduzione da imputare alle numerose azioni di prevenzione attivate sul territorio ed alla contrazione dei consumi imposta alle famiglie piemontesi dalla crisi economica. Sebbene il Piemonte non sia ancora riuscito a raggiungere la quota del 60% di raccolta differenziata, così come indicato dalla normativa nazionale, si attesta comunque al quarto posto tra le Regioni più virtuose avendo raggiunto la percentuale del 52,8% (51,4% nel 2011). Su base provinciale, Alessandria ha registrato il 47,47%, Asti il 60,7%, Biella il 51,4%, Cuneo il 50, 9%, Novara il 64,4%, Torino il 50,3%, il VCO il 64% e Vercelli il 62,5%.

 

“Per diverse realtà provinciali i dati confermano un trend positivo ed in continuo miglioramento sul fronte della raccolta differenziata – commenta Ravello – Alcune province hanno già superato l’obiettivo del 60% richiesto dalla norma statale, nelle altre l’impegno e gli sforzi testimoniano comunque dei miglioramenti. Tra tutti, sicuramente significativi sono i dati che provengono da Vercelli, che ha notevolmente incrementato la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato. Diversi sono i punti di forza del Piemonte: la buona sinergia dei sistemi, la raccolta differenziata diffusa e in fase di estensione, un’impiantistica che, seppure da perfezionare, finora ha garantito l’autosufficienza per la gestione dei rifiuti urbani. Ora è fondamentale che le Province, insieme ai Comuni, diano finalmente piena attuazione alla riforma della governance dei rifiuti prevista dalla legge regionale 7/2012, per garantire continuità e miglioramento nei servizi al cittadino. Nonostante il Piemonte mantenga salda l’ambizione di crescere ancora – prosegue l’assessore – le Regioni, per nostra voce, hanno sollecitato il ministro Orlando a rivedere gli obiettivi per la raccolta differenziata, poiché persiste, ancora in molte realtà, un forte contrasto tra i requisiti normativi e l’effettiva pratica di gestione”.

 

(Ufficio stampa Giunta regionale del Piemonte)