ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 737

Torino in festa per il suo Don Bosco

donbosco

Il culmine della giornata di sabato sarà la celebrazione solenne, alle ore 11, presieduta dall’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia. Alle ore 17 la Santa Messa verrà celebrata invece dall’arcivescovo di Vercelli, monsignor Marco Arnolfo

 

Torino, ed in particolare la comunità salesiana, festeggiano sabato 31 gennaio San Giovanni Bosco, del quale ricorrono quest’anno i duecento anni della nascita. E se questo evento viene ricordato nel piccolo comune di Villamiroglio (ai confini della Provincia di Alessandria con la Città metropolitana di Torino) domenica 1 febbraio si celebra  il ricordo di don Giovanni Balzola, nato a Villamiroglio il 1 febbraio 1861 (quaranta giorni dopo sarebbe stata proclamata l’Unità d’Italia) da Francesco e Maria Balzola il 20 ottobre del 1887 venne ammesso al noviziato vestendo l’abito talare per mano di San Giovanni Bosco e nel dicembre 1892 divenne sacerdote, il 31 c’è tutto il mondo salesiano a ricordare il “suo” Santo fondatore. Il culmine della giornata di sabato sarà la celebrazione solenne, alle ore 11, presieduta dall’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia. Alle ore 17 la Santa Messa verrà celebrata invece dall’arcivescovo di Vercelli, monsignor Marco Arnolfo ed alle ore 18.30 vi sarà la solenne concelebrazione per i giovani dell’Mgs – Movimento giovanile salesiano presieduta da don Angel Fernandez Artime, rettore maggiore dei salesiani. La giornata verrà conclusa dalla Santa Messa della famiglia salesiana presieduta da don Enrico Stasi, ispettore dei salesiani di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania.

 

Massimo Iaretti

Moncalieri, la vendita di gelati al parco

PO COLLINA
Il servizio prevede la concessione in uso di spazi e locali dentro la Riserva

 

L’Ente di gestione delle Aree protette del Po e della Collina Torinese ha presentato un avviso gli operatori commerciali che intendono candidarsi per essere inseriti nell’elenco dei soggetti da interpellare per concedere in gestione il servizio di vendita ambulante di prodotti di gelateria e di organizzazione di attività informative dentro la Riserva Le Vallere. L’avviso è pubblicato sull’Albo Pretorio online, in data 23 gennaio 2015. Il servizio prevede la concessione in uso di spazi e locali dentro la Riserva, comprensiva di alcuni spazi di Cascina Le Vallere. La concessione dei servizi avverrà mediante una successiva procedura di gara informale fra gli operatori individuati con l’avviso di selezione. La durata della concessione sarà indicativamente: 21 marzo-25 ottobre 2015. Le candidature devono pervenire entro il 6 febbraio 2015. Info: infoparcotorinese@inrete.it; www.parchipocollina.to.it

Gli arazzi di Silvia Beccaria

beccaria

becariaE’ famosa per gli abiti scultura e le gorgiere rivisitate in chiave contemporanea, trasformate in collane; ora espone un’altra manifestazione del suo talento e della sua creatività

 

Arazzi come quadri, con la luminescenza del mare o la doratura del grano. La Penelope di Ulisse non arrivò a tanto; invece, dopo anni di ricerca, è la meraviglia di cui è capace  Silvia Beccaria.  E allora, save the date. Il 29 gennaio (alle 18,30) tutti all’inaugurazione di «Senza perdere il filo» (fino al 18 febbraio); sua prima personale a Torino, a “Internocortile”, lo spazio dedicato da Silvia Tardy alle tendenze artistiche più nuove e stimolanti. 

 

Silvia Beccaria è famosa per gli abiti scultura e le gorgiere rivisitate in chiave contemporanea, trasformate in collane; ora espone un’altra manifestazione del suo talento e della sua creatività. 15 arazzi -pezzi unici- che la Penelope contemporanea concepisce come quadri, collocandosi così tra le più interessanti esponenti della Fiber Art; espressione artistica legata all’intreccio, nata nell’ambito dell’Espressionismo Astratto.

 

Lei, il telaio e la natura: ecco la triade magica da cui nascono i lavori in mostra. Quadri tessili di varie dimensioni (dai più grandi di 150cm x 60, ai più piccoli di 40 x40) ispirati al mondo marino fluorescente, alle alghe e agli organismi unicellulari degli abissi; oppure alla terra.  Ed è con un entusiasmo, a dir poco contagioso, che Silvia Beccaria racconta la sua arte. «La finalità non è un prodotto, ma l’espressione artistica. Da 20 anni faccio questo mestiere,  dipingo col filo, cercando di rappresentare le mie emozioni».

 

-Le tue opere cosa aggiungono all’antica arte del telaio?

«La mia ricerca è sperimentazione. I miei lavori nascono dal telaio a mano, ma con una tecnica completamente mia, sperimentale, con cui vado oltre la regola».

 

-I materiali con cui lavori?

«Sono tutti duttili: gomma, plastica, legno, metalli, carta. Tutto può diventare un filo se quel  determinato materiale mi permette di rappresentare al meglio quello che ho in testa».

 

-Ma come ci riesci?

«E’ proprio questa la sperimentazione. Cerco continui  escamotage per rendere la trama più  morbida possibile, studio come poter trasformare quel materiale e riuscire a lavorarlo al telaio. E’  quella la mia tavolozza, con il filo al posto del pennello».

 

-La sensazione quando finisci  un arazzo?

«E’come un parto, con un lungo percorso per arrivarci e la soddisfazione quando sono riuscita a rappresentare proprio quello che volevo».

 

-Ti capita, come a Penelope, di fare e poi disfare?

«Certo, anche perché il mio bozzetto non è su carta, ma su quel tipo di tavolozza. Non si può  semplicemente cancellare; ma fare, disfare e rifare».

 

-Qual è l’importanza della Fiber Art?

«In realtà l’arte tessile è ancora considerata un po’ minore, tutt’ora associata alla tessitura della bottega artigianale che produce maglieria e simili. Invece ha una grossa potenzialità. E’ un mezzo  espressivo che, anziché usare tela e pennello, impiega fili e telaio. E’un disegno che si crea filo dopo filo».

 

 Laura Goria

 

«Senza perdere il filo» di Silvia Beccaria

A “Internocortile” Via Villa Glori 6 (zona Piazza Zara) Torino

Inaugurazione 29 gennaio ore 18,30

Orari: 11-13 e 15,30-19 da martedì a sabato.

L'addio a suor Ambrogina, angelo del Cottolengo

COTTOLENGO

E’ mancata suor Ambrogina, suora del Cottolengo, che per diversi anni ha 
prestato il suo servizio ad Orbassano e Pasta. Personaggio molto amato dalla 
comunità di fedeli che l’ha conosciuta, amica del vescovo di Biella e Vercelli. 
Qui di seguito il saluto di Laura Sergi che la ricorda con affetto

 

Suor Ambrogina … delle suore cottolenghine della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino ha continuato il suo cammino incontro al Signore, suo sposo. Grazie suor Ambrogina per quello che sei e per quello che hai donato. Sei stata con noi come sorella e amica. Ci hai amato con tenerezza e passione, sempre pronta a donare conforto, a stare dalla parte di chi fa più fatica. Hai incontrato tutti, visitandoci con spirito missionario, nelle nostre case portando, con le parole e con la vita, la Gioia e la Speranza che nascono da un Amore grande vissuto nella ferialità e nella semplicità che rimanda alle cose essenziali della vita che tu hai trovato. La nostra vita cambia quando ci percepiamo dono di Dio in cui ci arricchiamo gli uni gli altri, in cui l’altro è uno spazio sacro.

 

Abbiamo imparato insieme l’Amore stesso di Dio: l’Amore che perdona. Senza il perdono non c’è la famiglia, la comunità, l’amicizia, le relazioni e abbiamo tanto bisogno tutti di sentirci amati in questo modo. Non è facile, ma il motto, tanto caro, del Cottolengo – Caritas Christi urget nos (“L’amore di Cristo ci sprona” 2 Cor 5,14) – ha illuminato i nostri passi nell’amare l’altro, ogni altro, così com’è, nella consapevolezza che Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.
Come in autunno, il chicco viene sepolto sotto terra, seminato e vi rimane fino alla primavera quando germoglia con due piccole foglie che emergono dal terreno, così come chicco di grano sei stata seminata nella nostra Orbassano ed ora stai vivendo la trasformazione in piccola  pianta che si svilupperà fino a diventare grande e produrrà una spiga con tanti chicchi. 

 

Arrivederci suor Ambrogina, ci ritroveremo perché ci riconosceremo.                                                                                                     

 

Laura Sergi

Tutto l'ambiente in rete

Dalla home page è possibile scegliere il proprio percorso navigando linearmente attraverso le tre grandi tematiche aria, acqua e territorio e poi scendere ai livelli successivi per un ulteriore approfondimento

 

ecologiaIl racconto di come è cambiato il territorio negli ultimi 10 anni e la descrizione delle prospettive future, degli aspetti positivi e negativi dell’ecosistema, di che cosa è stato fatto e cosa occorre ancora fare: tutto questo è racchiuso nel nuovo portale ideato da Regione e Arpa per disegnare lo stato dell’ambiente in Piemonte attraverso dati, tabelle, grafici, commenti, mappe, scenari.

 

Dalla home page è possibile scegliere il proprio percorso navigando linearmente attraverso le tre grandi tematiche aria, acqua e territorio e poi scendere ai livelli successivi per un ulteriore approfondimento. In alternativa, si può partire da uno dei 150 indicatori presi in esame e navigare liberamente tra uno e l’altro seguendo i propri interessi.

 

“Il portale – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Alberto Valmaggia – è uno strumento concepito per essere consultato da tutti, in maniera chiara e semplice. Lo scopo deve infatti essere informare i cittadini e nello stesso tempo formarli alle buone pratiche per migliorare l’ambiente”.

 

“Con approfondimenti su aria, acqua, territorio e clima – ha aggiunto il direttore generale di Arpa Piemonte, Angelo Robotto – il portale, con tutte le informazioni consultabili in maniera facile e intuitiva, è la fotografia dello stato del Piemonte a dicembre 2013, per la maggior parte dei dati, e per il primo semestre 2014 dove già disponibili. Una fotografia necessaria per intraprendere tutte le misure di prevenzione e protezione ambientale”.

 

In particolare, Regione ed Arpa hanno puntato sulla capacità di trasmettere i contenuti scientifici utilizzando linguaggi e strumenti di divulgazione diretti ed efficaci, in grado di non cadere nella superficialità e nella approssimazione. La sfida è quella di utilizzare al meglio i nuovi media, creando non più un documento statico, bensì un vero portale nel quale si offre una visione complessiva di tutti i dati e di tutte le informazioni oltre a un grado di dettaglio più approfondito. Un modo innovativo di atteggiarsi delle amministrazioni, più attento alle esigenze della comunità di riferimento e maggiormente responsabile nell’utilizzo delle risorse pubbliche e nello svolgimento delle funzioni ad esse attribuite.

 

http://relazione.ambiente.piemonte.gov.it/it

La statua di Don Bosco compie cento anni

bosco statua

Lo scoppio della Prima guerra mondiale ne interruppe bruscamente la realizzazione: si stavano infatti effettuando le fusioni quando l’ordine di utilizzare il bronzo solo per scopi bellici diventò imperativo e perentorio. Appena l’armistizio fece sperare in una pace prossima, il comitato esecutivo riprese i lavori forzatamente interrotti

 

 

Gli articoli precedenti sono pubblicati nell’archivio della rubrica ARTE

 

Cari amici lettori eccoci tornati nuovamente per il nostro ormai consueto appuntamento con Torino e la “sua arte”. Quest’oggi vorrei far focalizzare la vostra attenzione su un monumento forse poco conosciuto ma che ritrae un personaggio dal carisma celebre ed importantissimo per la città di Torino. Sto parlando del monumento in onore di San Giovanni Bosco. Collocato in piazza Maria Ausiliatrice proprio di fronte alla chiesa (conosciuta da tutti come Gran Madre), il monumento è composto da una piramide tronca e da due ali laterali che formano una sorta di altare. In cima e al centro della piramide è collocato il gruppo principale, costituito dalla figura del santo circondato da 4 fanciulli; alla base della scalinata, in asse con questo, si trova il gruppo dell’ “umanità chinata al bacio della Croce” nelle vesti di una donna velata che offre a un uomo il crocefisso da baciare.

 

Sulle ali laterali, a destra, si trova la “devozione alla SS. Eucaristia” rappresentata da un robusto operaio in adorazione, innanzi al quale una donna prega mentre una madre esprime la tenerezza della maternità cristiana; sulla sinistra la “devozione alla Vergine Ausiliatrice” dove un fiero selvaggio si prostra a Maria Ausiliatrice, cui due vergini devote recano fiori.

 

Tutt’intorno alla piramide corre un festone con un motivo ornamentale di frutta esotica, che richiama il tema dei tre altorilievi collocati sul retro: al centro “i missionari salesiani tra gli emigranti italiani”; sulla destra “le scuole professionali salesiane” e a sinistra “le scuole agricole salesiane”. Giovanni Melchiorre Bosco, nacque a Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco), il 16 agosto 1815. Figlio di due contadini, Francesco Bosco e Margherita Occhiena, decise già durante la sua infanzia, precisamente all’età di 9 anni, di seguire la strada del sacerdozio. E’ uno dei più celebri santi piemontesi, conosciuto soprattutto per l’opera salesiana da lui fondata a Torino nel 1841 (Società di San Francesco di Sales) e che si diffuse poi in tutto il mondo a partire dalla prima missione in Argentina nel 1875. Scrittore ed editore, comprese l’importanza della stampa come strumento fondamentale di divulgazione culturale, pedagogica e cristiana. Cofondatore delle Suore di Maria Ausiliatrice, divenne sacerdote nel 1841; fu allievo e compaesano di san Giuseppe Cafasso e si dedicò da subito all’educazione dei giovani.

 

La sua attività si inserì in un periodo storico complesso per Torino: la città era a quel tempo in forte espansione a causa della massiccia immigrazione dalle campagne piemontesi, ed il mondo giovanile era soggetto a gravi difficoltà quali analfabetismo, disoccupazione e degrado morale. Don Bosco intuì la necessità di intervenire sull’aspetto sociale e spirituale dei giovani e di formare quindi contemporaneamente “buoni cristiani ed onesti cittadini”: gli oratori salesiani divennero così luoghi di aggregazione, ricreazione, evangelizzazione e promozione sociale, grazie all’istituzione di scuole di formazione professionale ai mestieri. Giovanni Bosco morì a Torino il 31 gennaio 1888. La città gli dedicò nel corso degli anni una strada, una scuola ed un grande ospedale.  Il 2 giugno 1929 venne dichiarato beato mentre il 1 Aprile, giorno di Pasqua, del 1934 venne canonizzato e proclamato santo con grandi festeggiamenti.

 

Il 10 settembre 1911, in occasione del Congresso Internazionale degli ex allievi e allieve di don Bosco, prese piede la proposta di erigere un monumento alla memoria del santo: rappresentanti di 22 nazioni concordarono unanimi di realizzare a Torino un segno per la ricorrenza del centenario della sua nascita, quale solenne manifestazione di riconoscenza al grande educatore. All’interno del consiglio direttivo della Federazione internazionale, vennero costituiti un comitato promotore per la raccolta dei fondi ed un comitato esecutivo per organizzare il concorso per il progettodel monumento. La raccolta fondi ebbe un grande successo: la somma preventivata di £. 200.000 venne presto raggiunta con le libere donazioni e non si ritennenecessario chiedere il contributo di altri finanziatori, tanto più che anche la Città di Torino partecipò con un contributo di £. 20.000. Il comitato esecutivoproclamò un concorso internazionale, diffuso in tutto il mondo e tradotto in varie lingue. Tra i 59 progetti partecipanti la giuria selezionò 5 artisti: Cellini, Graziosi, Rubino, Vespignani e Zocchi; i progetti vennero successivamente esposti al pubblico nel 1913, in una delle sale dell’oratorio di Valdocco.

 

La giuria propose al comitato esecutivo di bandire un secondo concorso fra i 5 artisti selezionati, invitandoli eventualmente a sottoporre un nuovo progetto: il comitato si espresse in favore di Gaetano Cellini. Nel dicembre del 1913 venne approvato il progetto, mentre i lavori per la fondazione iniziarono nel novembre 1914, in modo che il monumento fosse pronto per la data già stabilita che corrispondeva al 16 agosto 1915. Lo scoppio della Prima guerra mondiale però ne interruppe bruscamente la realizzazione: si stavano infatti effettuando le fusioni dei bronzi quando l’ordine di utilizzare il bronzo solo per scopi bellici diventò imperativo e perentorio. Appena l’armistizio fece sperare in una pace prossima, il comitato esecutivo riprese i lavori forzatamente interrotti.

 

Il 23 maggio 1920 alle ore 11.00, avvenne l’inaugurazione del monumento. Sulla piazza Maria Ausiliatrice ci fu una grande festa grazie alla sentita partecipazione del pubblico e all’entusiasmo da parte di tutti i presenti. Per l’occasione il comitato fece anche installare un sistema di illuminazione scenografica che coinvolgeva il monumento, la chiesa di Maria Ausiliatrice e l’oratorio adiacente. L’inaugurazione segnò un momento importante tanto per la gente comune quanto per i rappresentanti del clero: don Bosco fu un educatore molto amato e un personaggio molto importante sia per la città di Torino che per il resto del mondo. Ricordiamo che le missioni di Don Bosco, giunte fino agli estremi confini del mondo, in sud America e in Sud Africa, hanno incontrato e “catechizzato”, tra le altre, le popolazioni indigene Jivaros in Ecuador e i Coroados-Bororos in Brasile. Il “selvaggio piumato” rappresentato sull’altorilievo a sinistra sul fronte del monumento è, infatti, un omaggio a queste popolazioni. Anche per questa volta la nostra passeggiata tra le meraviglie di Torino termina qui. Vi do appuntamento come al solito alla prossima settimana e se durante il week-end (tempo permettendo) vi capitasse di fare una passeggiata tra le vie della città, fermatevi, alzate lo sguardo e ammirate.

 

Simona Pili Stella

Ottocento e Novecento in mostra a Domodossola

domodossola

Esposizione delle opere dei grandi artisti della collezione Poscio

 

L’interessante mostra che si sta svolgendo a Domodossola a palazzo De Rodis propone una parte della collezione di dipinti,sculture, disegni, raccolti da Alessandro Poscio, lungimirante appassionato d’arte curioso di ogni genere e stile.Si ha così l’occasione di ammirare i più grandi artisti fra metà 800 e primo 900 mettendo a confronto vari movimenti, ognuno con proprie caratteristiche pur appartenendo allo stesso periodo.Tra le molte firme troviamo John Constable, Francesco Hayez, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giuseppe De Nittis, Giorgio De Chirico.Accanto ad essi i paesaggisti piemontesi della Valle Vigezzo denominata valle dei pittori.In primo piano Carlo Fornara che ci accoglie con un autoritratto che sembra indicare il percorso attraverso molti dipinti che gli rendono merito poiché si è rivelato uno dei più importanti divisionisti italiani.

 

L’aveva immediatamente intuito il grande Segantini che, pur non essendo incline a facili amicizie, lo dimostra l’indifferenza che provò nei riguardi di un grande esponente del neo impressionismo scientifico quale Morbelli, scrisse a Pellizza Da Volpedo “Mi si dice del giovane Fornara che tenta e vuole lo veda…. Qualcosa di nuovo comincia” E più tardi lo volle come assistente e collaboratore per il Trittico della Natura.E’ dato risalto anche ad altri artisti Vigezzini: G Battista Ciolina, Lorenzo Peretti, G. Maria Rastellini, tutti formatisi alla scuola Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore sotto la prestigiosa guida di Enrico Cavalli che, forte della propria esperienza in Francia, parlava loro dei Barbisonniers, di Monticelli, Millet, Theodor Rousseau.

 

Sollecitati da questi insegnamenti ognuno di loro si recò in Francia i per completare la conoscenza dei grandi maestri ritornando però sempre nella valle natia con un bagaglio di esperienze artistiche più ampie.Anche Fontanesi che aveva ormai scelto Torino come città in cui vivere ed esporre le proprie opere, ebbe grande influenza su Fornara che si entusiasmò della bellezza dei suoi paesaggi accrescendo in lui la convinzione di quanto questo genere gli appartenesse.

 

La città Sabauda, grazie soprattutto a Fontanesi che si stabilì a palazzo Accorsi in via Po ed era insegnante all’Accademia Albertina fu punto di riferimento per chi si cimentava nella pittura di paesaggio; anche Cavalli, oltre a Fornara, fu attratto da Torino dove partecipò a diverse mostre ottenendo successo in particolare con la tela “Il naturalista”Poiché la mostra attuale consta di 120 opere mentre la collezione Poscio completa ne possiede circa 500, si darà continuità offrendo una visione più ampia della raccolta che ha il merito di far conoscere grandi firme ma anche pittori vigezzini meno conosciuti che si appassionarono agli effetti della luce e del colore.

 

Essi diedero corpo sulla tela alle emozioni suscitate dalle montagne compagne di vita spesso denominate con i nomi familiari di Pizzo Ragno, Pizzo Marcio, Pane e Latte, Scheggia, da paesini come Albogno, il cui campanile, visto da Orcesco, spunta improvviso tra la vegetazione e ancora dai suggestivi camini di Craveggia.Tutta la valle è stata percorsa da questi pittori tra fine 800 e metà del 900, ogni angolo anche il più umile fu ritenuto degno di essere dipinto, è stata data dignità alle montanare cariche di fieno nel gerlo e persino alle mucche si è dato il primo piano da protagonista.

 

Con grande suggestione viene presentato a chi non è vissuto in quel periodo, uno spaccato d’epoca che suscita nostalgia in chi ha avuto la fortuna di parteciparvi. La mostra è stata molto apprezzata nei giorni scorsi dall’Associazione “ Peregrinantes” di Casale Monferrato che ha potuto mettere a confronto Fornara con Morbelli la cui casa museo si trova nel territorio casalese alla Colma di Rosignano dove Morbelli risiedeva ogni estate sperimentando la tecnica del Divisionismo.

 

Giuliana Romano Bussola

Un'assemblea sul problema dei furti a Pecetto

ladri

Momento di incontro per discutere sul problema che sta minando la sicurezza delle famiglie nonché occasione per trovare risposte concrete ed utili

 

Dopo un primo periodo di relativa calma il fenomeno dei furti nelle abitazioni di Pecetto Torinese è ripreso in pieno e non ha registrato interruzioni neppure durante le vacanze natalizie.

 

Per fare il punto della situazione l’Associazione Prima Pecetto ha convocato un’assemblea pubblica venerdì 23 gennaio, alle ore 21, presso la Chiesa dei Battù.

 
L’assemblea vuol essere un momento di incontro per discutere serenamente sul problema che sta minando la sicurezza delle famiglie, nonché occasione per trovare risposte concrete ed utili. Interverrà l’Avv. Alberto Del Noce, consigliere del Comune di Pecetto.

 

Agricoltura giovane, tour in provincia

coldiretti

Tanti i temi: la nuova Pac politica agricola comunitaria e il nuovo Psr, programma di sviluppo rurale

 

Coldiretti Giovani Impresa Torino, guidata dal delegato Bruno Mecca Cici, ha calendarizzato undici incontri con i giovani agricoltori di tutta la provincia. Il tour partirà da Cirié il 26 gennaio e si concluderà, il 23 febbraio 2015, a Torino. In mezzo ci sono le tappe di Bussoleno, Pinerolo, Chivasso, Rivarolo, Rivoli, Chieri, Carmagnola, Caluso e Torino. “Sono undici tappe, distribuite su tutto il territorio torinese – spiega il delegato Bruno Mecca Cici (foto), 30 anni, allevatore di bovini di razza Piemontese a Leinì, che dal 2009 è alla guida dei giovani agricoltori di Coldiretti Torino –. L’obiettivo è incontrare il maggior numero possibile dei mille giovani agricoltori torinesi. Tanti i temi che affronteremo: la nuova Pac politica agricola comunitaria e il nuovo Psr, programma di sviluppo rurale, con un occhio di riguardo per le misure più efficaci per i giovani; l’accesso al credito e alla terra; le nuove normative sulla sicurezza in azienda; le novità per i mezzi agricoli arrivati con l’aggiornamento del codice della strada”.

Massimo Iaretti

Don Bosco, al via le celebrazioni per i 200 anni

donbosco

Festeggiamenti del bicentenario il 24 gennaio

Si terrà il prossimo 24 gennaio la Commemorazione Civile Nazionale del Bicentenario della nascita di Don Bosco. Alle 10.30 del mattino presso la Basilica di Maria Ausiliatrice è prevista la celebrazione della Santa Messa presieduta da don Angel Fernandez Artime, Rettor Maggiore e decimo successore di Don Bosco, e con la presenza …di suor Yvonne Reungoat, Madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nel corso della funzione religiosa si venereranno le reliquie del Santo, alla presenza della Famiglia salesiana con i suoi Consigli provinciali di tutta Italia ed i superiori generali.Nel pomeriggio – a partire dalle ore 15.00 – è previsto un appuntamento al Teatro Regio con uno spettacolo-evento “Un amore moderno da 200 anni”. Un momento di festa, che si configura come un ringraziamento per quanti hanno continuato e continuano a far vivere un progetto educativo che perdura a duecento anni di distanza dalla nascita del santo sociale dei giovani.

Il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio di saluto che verrà letto in apertura dell’evento contestualmente ai saluti del Presidente del Piemonte e Presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, il Sindaco di Torino e Presidente dell’Anci Piero Fassino, l’Arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, che saranno presenti in sala.

 

(www.cr.piemonte.it)