ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 676

“Progetto Lagrange”, al via il bando per 35 borse di studio

Con il coordinamento scientifico della Fondazione ISI e la supervisione degli atenei, i vincitori potranno sviluppare progetti in imprese del Piemonte e della Valle d’Aosta

 

crtTrentacinque borse di ricerca applicata della durata di un anno saranno assegnate, attraverso un primo bando, a progetti di eccellenza scientifica e tecnologica nel campo dei sistemi complessi grazie al progetto Lagrange, ideato, promosso e finanziato dalla Fondazione CRT con il coordinamento scientifico della Fondazione ISI. Il bando, aperto fino al 18 settembre, è rivolto a diplomati, laureati (anche con laurea triennale) e dottorandi, con l’obiettivo di consolidare un ponte tra università, ricerca e mondo delle imprese. Entro il 31 dicembre 2016 saranno bandite anche le borse di ricerca applicata nel campo dei Big Data.

Dai nuovi materiali all’innovazione dei processi, dalle tecnologie meccaniche alle biotecnologie, dall’alimentazione alla salute pubblica, il progetto Lagrange-Fondazione CRT sostiene progetti di ricerca applicata nell’ambito dello studio, della gestione e dell’organizzazione di sistemi complessi basati sui grandi dati. Fermo restando il supporto e il controllo scientifico di un dipartimento universitario, del Politecnico o di un centro di ricerca, i progetti potranno essere condotti presso imprese co-finanziatrici fino a 250 addetti e sede operativa in Piemonte o Valle d’Aosta: per ognuna delle borse, 11.000 euro saranno messi a disposizione dalla Fondazione CRT e almeno giovani crt9.000 euro dall’impresa co-finanziatrice.

Con il Progetto Lagrange, la Fondazione CRT ha sostenuto finora 665 giovani ricercatori con borse di dottorato e di ricerca applicata, per un investimento complessivo di 38 milioni di euro.

A Fondazione ISI di Torino, che da oltre trent’anni è leader internazionale nello studio della scienza della complessità e oggi opera all’avanguardia nell’area dei Big Data, è affidato il coordinamento scientifico del progetto. 

Le richieste vanno inviate alla Fondazione ISI, entro e non oltre le ore 17 del 18 settembre 2016. Il testo integrale del bando è consultabile online (link http://www.progettolagrange.it/it/strumenti/borse_di_ricerca_applicata.htm).

Ulteriori info su www.fondazionecrt.it

Torino Esposizioni verso la rinascita? Ce lo auguriamo

STORIE DI CITTA’ /  di Patrizio Tosetto

Da bambino, figlio di operaio Fiat andavo a Natale alle giostre e ritiravo il dono aziendale. Il primo e unico pesciolino rosso, vinto alle palline. O da appena adulto, il salone della Montagna

Finalmente, ci auguriamo, Torino expoEsposizioni potrà ritornare alla sua iniziale vocazione anche per fiere espositive. La struttura è stata concepita, progettata e realizzata per questo motivo. Portandola, anche grazie all’architetto Nervi ad essere una delle meraviglie architettoniche del settore. Faceva male girovagare per le varie ali dell’edificio, preda dell’abbandono, incuria e vandalismo. E non ci convinceva la scelta della passata amministrazione che voleva realizzare la biblioteca dell’Università. Qualcosa era nato male fin dai suoi esordi, nel mettere a bando la progettazione, dopo alcuni ricorsi che hanno impedito l’inizio. Fa male il degrado anche torinoesposizioniperché ognuno di noi ha negli occhi il ricordo di qualcosa che riguarda Torino Esposizioni. Da bambino, figlio di operaio Fiat andavo a Natale alle giostre e ritiravo il dono aziendale. Il primo e unico pesciolino rosso, vinto alle palline. O da appena adulto, il salone della Montagna. Ora, comunque, importa il futuro di questa nostra città. E la programmazione delle politiche fieristiche è un pezzo di questo possibile futuro,  io ne sono ossessionato, sicuramente perché ho due figlie. Chi se ne intende molto di realtà espositive e fieristiche, in questi ultimi due anni mi ha “catechizzato” e, forse, qualcosa sto cominciando a capirne. In tutta Italia il settore è in crisi,toexpo tranne a Bologna e Rimini dove sono avvenuti massicci investimenti pubblici. Ora a Milano non sanno che farsene di tutti questi volumi. Non reggono gli ammortamenti immobiliari. I volumi non devono essere “giganteschi” e devono essere modulari, Altro fattore, l’industria manifatturiera piemontese e torinese che regge esporta. Torino deve essere una vetrina . Riqualificare  Torino Esposizioni potrà costare dai 2 ai 3 milioni che sono già attualmente in “pancia” al comune. Quasi impossibile rendere tutto agibile entro l’anno. Si debbono rispettare tempi burocratici. Ci sembra che la strada intrapresa sia quella giusta.Non ci resta che augurare buon lavoro alla giunta di Chiara Appendino.

Sorpresa: i piemontesi risparmiano meno di una volta

euro denaroLa quota di risparmiatori scende tra le famiglie piemontesi e per la prima volta la nostra regione è più vicino al livello dell’Italia. A rilevarlo è l’indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2016, curata dal Centro Einaudi e da intesa Sanpaolo: ha coinvolto 90 famiglie piemontesi. La percentuale  che dichiara di aver risparmiato è pari al 54,4% (si ferma al 40% in Italia e 48,9% nel Nord-Ovest), l’anno scorso i piemontesi erano 2 su 3. L’intenzione di risparmiare in caso di  imprevisti è ancora la motivazione principale dei risparmiatori piemontesi (il 55,6%), segue la volontà di accantonare capitali per la pensione (22,2%). Una famiglia piemontese in media oggi risparmia il 10% del proprio reddito (il 4,2% in meno rispetto al 2015). Si rileva un taglio della spesa per il tempo libero (67,8%), per le vacanze (63,3%) e di quella giornaliera (63%). La casa risulta sempre  l’investimento più sicuro per le famiglie della regione (41,1%).

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Ecco il Focus completo

Dove si colloca il Piemonte rispetto all’Italia?

INDAGINE SUL RISPARMIO E SULLE SCELTE FINANZIARIE DEGLI ITALIANI 2016

L’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2016, curata dal Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo, ha coinvolto 1011 famiglie italiane, di cui 90 piemontesi. Risparmio: un passo indietro per il Piemonte Per alcuni anni le famiglie piemontesi si sono distinte in modo netto per la maggiore capacità di risparmio rispetto alla media nazionale. Si osserva oggi, per la prima volta, una diminuzione della quota di risparmiatori tale da portare il Piemonte più vicino al livello dell’Italia. In una fase di ripresa economica, seppure embrionale, la percentuale di piemontesi che dichiara di aver risparmiato è pari al 54,4% (40% in Italia e 48,9% nel Nord-Ovest) mentre l’anno passato erano 2 su 3. L’intenzione di risparmiare per far fronte a eventi imprevisti è ancor oggi la motivazione principale dei risparmiatori piemontesi (55,6% di coloro che risparmia intenzionalmente) a cui segue la volontà di accantonare capitali per la pensione (22,2%). Congiuntamente con la riduzione del numero di famiglie piemontesi che dichiarano di aver risparmiato nel 2015, si osserva una notevole contrazione del flusso di entrate annuali destinate al risparmio; mediamente una famiglia piemontese oggi risparmia il 10% del proprio reddito (ovvero il 4,2% in meno rispetto al 2015) riducendo, anche su questo fronte, il prestigioso divario che sino allo scorso anno si poteva osservare confrontando il campione piemontese con quello italiano. Sia le famiglie piemontesi sia quelle italiane dichiarano di aver attuato azioni di contenimento della spesa per il tempo libero (67,8%), della spesa per le vacanze (63,3%) e della spesa giornaliera (63%) per far fronte a una ridotta disponibilità economica. Ancora debole la fiducia nella ripresa economica sostenuta dall’inversione di tendenza registrata dal Pil nel 2015. Sebbene la maggior parte degli intervistati non creda di poter spendere nel 2016 molto di più rispetto all’anno passato, il capitolo di spesa sul quale confidano di poter puntare è proprio la spesa giornaliera (38,9%), oggetto di tagli consistenti negli ultimi anni. Si riduce del 10% il numero di famiglie piemontesi che dichiara di essere stata finanziariamente indipendente nel 2015, riduzione che ha colpito le famiglie italiane in generale. Il bilancio delle famiglie piemontesi però non sembra mutato dall’anno precedente: per il 61,1% degli intervistati gli effetti della crisi non lo aggraveranno ulteriormente nel prossimo futuro, percentuale analoga in Italia (60,2%) e nel Nord-Ovest (59,3%). Il 40% delle famiglie piemontesi ritiene che il proprio reddito sia sufficiente (e il 7,8% più che sufficiente), mentre il 17,7% afferma che il reddito percepito attualmente non sia neppure sufficiente. Guardando all’età della pensione (65-70 anni), rispetto al dato nazionale (31,1%), in Piemonte è il 40,3% a pensare che il reddito atteso sarà sufficiente. L’incertezza e il timore di non disporre in futuro di un reddito sufficiente accomuna invece poco meno di un terzo (30,6%) degli intervistati piemontesi, amara consapevolezza in particolare di coloro che a tale “traguardo” sono prossimi (la percentuale sale al 40% nella fascia di età 55-64 anni). Tuttavia, risulta in flessione la percentuale di piemontesi che nel corso del 2015 dichiara di aver aperto un fondo pensione (17,8% contro l’11% del campione italiano; l’anno scorso i valori erano rispettivamente pari al 25% e al 13%). Investimenti: risparmiatori votati alla cautela, alla liquidità e al rendimento a breve Resta invariato il profilo di rischio dell’investitore piemontese. Le priorità sono ben chiare e consolidate; per il 48,9% degli intervistati la sicurezza di non perdere il capitale investito è l’elemento che in prima istanza deve essere vagliato, per il 38,9% degli intervistati al secondo posto vi è la liquidità dell’investimento intesa come la possibilità di disinvestire in poco tempo, a costi ridotti e senza perdite di capitale. A fronte dell’esigenza di liquidità dichiarata, assume maggiore importanza rispetto al passato il rendimento che si ottiene nel breve periodo rispetto a quello di lungo periodo. Nonostante da un punto di vista razionale gli investitori piemontesi ritengano che l’orizzonte temporale adeguato per valutare il rendimento di un investimento finanziario sia compreso tra 1 e 3 anni (27,8% degli intervistati), se non addirittura tra 3 e 5 anni (20% degli intervistati), prevale la volontà di fare un bilancio dell’operazione di investimento al termine del primo anno. Banca: un primato scalfito? L’87,8% dei piemontesi deposita i propri risparmi esclusivamente in banca, mentre l’11,1% predilige la posta. Si osserva, in Piemonte, una sostanziale stabilità del numero di correntisti bancari in modo esclusivo; a livello nazionale invece anche quest’anno tale percentuale registra una flessione (78,4%). L’ulteriore diminuzione di correntisti che detengono sia un conto corrente in banca sia in posta (1,1% degli intervistati) è spiegata dall’incremento del numero di famiglie che detengono esclusivamente un conto corrente postale. I correntisti piemontesi si allineano alla media nazionale detenendo in forma liquida sul conto corrente percentuali decrescenti del proprio risparmio. Il 40,8% delle famiglie piemontesi detiene sul conto tra il 10 e il 30% dei propri risparmi. In miglioramento il grado di soddisfazione dell’intermediario bancario o postale di riferimento; persiste però la minore soddisfazione rispetto al Nord-Ovest e all’Italia (nel 13,2% dei casi l’italiano medio si dice molto soddisfatto contro il 14% nel Nord-Ovest e l’11,1% in Piemonte). La consulenza bancaria in materia di scelte di investimento, secondo l’opinione degli intervistati piemontesi, è meno adeguata rispetto al passato; il 17,8% ritiene inadeguato il servizio contro il 13% nel Nord-Ovest. Il 41,1% degli intervistati afferma di utilizzare almeno un servizio bancario a distanza, primo fra tutti l’internet banking il cui utilizzo è abituale nel 41% dei casi. La casa: il ritorno dell’investimento immobiliare Inversione di tendenza per il mercato immobiliare. Il 7,8% dei piemontesi afferma di aver acquistato casa nel corso del 2015, indirizzando tale spesa non solo all’acquisto dell’abitazione principale ma estendendola anche a seconde case, abitazioni per i figli e investimento finalizzato all’integrazione del reddito. La casa continua a essere l’investimento più sicuro per le famiglie piemontesi (41,1%) e nonostante sia difficile vendere un immobile in caso di necessità di liquidità (44,4%) si ritiene che sia il modo migliore per lasciare un’eredità ai propri figli (40%). Nel 20% dei casi la destinazione d’uso dell’unità abitativa, che gli intervistati piemontesi hanno in programma di acquistare nel 2016, è per un investimento finalizzato a mettere a reddito l’immobile

Immischiati a scuola: le famiglie tornano protagoniste

scuola bambiniRilanciare il ruolo dei genitori nella scuola, in modo da renderli più presenti e partecipativi, migliorando, di conseguenza, l’intero sistema scolastico italiano. Con questo obiettivo nasce Immischiati a scuola, il progetto ideato dal Forum delle Associazioni Familiari a livello nazionale, a cui il Forum del Piemonte ha deciso di aderire.

L’iniziativa si svilupperà per un periodo di tre anni e vedrà il Forum del Piemonte impegnato principalmente nelle province di Torino, Alessandria, Cuneo e Novara, dove si vuole raggiungere, nell’arco del triennio, la cifra di circa 100 famiglie immischiate, e cioè completamente integrate all’interno del sistema – scuola, attraverso strumenti come i consigli di classe, la rappresentanza di classe e i comitati di genitori.

A seguito di un ultimo ventennio, in cui la separazione tra scuola e famiglia si è sempre più accentuata, creando una discrepanza di valori e obiettivi, a scapito soprattutto del processo educativo dei giovani studenti, è arrivato il momento di ricostruire un ponte tra le due istituzioni, per ritrovare un’identità condivisa e una corresponsabilità educativa.

Negli ultimi tempiafferma Fabio Gallo, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Piemontela presenza dei genitori al programma scolastico dei propri figli e dei loro compagni si è retto principalmente sul buon senso sporadico dei singoli. Oggi si deve ragionare in modo più coeso e organizzato. Per questo è nato il progetto Immischiati a Scuola che ci vedrà impegnati in prima linea nella nostra regione”.

I genitori potranno così offrire alle istituzioni scolastiche un sostegno collaborativo e non invasivo, rispettando il proprio ruolo e intervenendo su aspetti fondamentali come, per esempio, l’edilizia scolastica, la situazione delle mense e l’educazione alimentare, la definizione delle materie facoltative e la sicurezza.

Proprio sulla questione mense scolastiche, che negli ultimi giorni è stata al centro del dibattito, è voluto tornare Fabio Gallo Questo è sicuramente un caso concreto su cui le famiglie immischiate potrebbero intervenire con la loro presenza. Ritengo che ogni bambino debba essere libero di mangiare quello vuole a scuola, soprattutto se gli viene dato a casa, e non obbligato a consumare i pasti della mensa. Anche da queste cose, solo apparentemente secondarie, si potrà migliorare sensibilmente la scuola dei nostri figli.

Nei prossimi mesi, il Forum Piemonte studierà, con i Forum delle singole province, le strategie per sviluppare il Progetto. Ci confronteremo con i Forum di Torino, Alessandria, Cuneo e Novara. Faremo rete in modo da decidere tutti assieme come muoverci nelle singole zone. Il nostro sogno sarebbe avere una famiglia immischiata per scuola piemontese, ma capiamo che al momento è irrealizzabile. Ci accontenteremmo di riuscire a creare un primo importante movimento virtuoso per migliorare le cose”.

LIONS: “SCALARE NUOVE MONTAGNE, IN CORDATA, PER LASCIARE IL SEGNO”

lions zanA SAINT VINCENT IL CONGRESSO DI APERTURA DELL’ANNO LIONISTICO 2016-2017. L’ASSOCIAZIONE COMPIE 100 ANNI

Il Centro Congressi del Grand Hotel Billia di Saint Vincent, ha ospitato lo scorso 16 luglio il Congresso di apertura dell’anno lionistico 2016-2017, che coincide con le celebrazioni per il centenario dell’Associazione. «Celebrare una ricorrenza significa principalmente dare un maggiore impulso all’attività di servizio, innalzando ulteriormente la qualità e il peso delle varie iniziative. Iniziative che quest’anno si concentreranno su quattro aree comuni a tutti i Club del mondo: giovani, vista, alimentazione e ambiente», spiega Gabriella Gastaldi, professionista e socia Lions da 23 anni, chiamata nell’anno del centenario a guidare, nel ruolo di Governatore, il Distretto 108-Ia1, che comprende le province di Torino, Biella, Novara, Vercelli, Verbano-Cusio-Ossola e Valle d’Aosta. «Il Distretto 108-Ia1 – precisa Gabriella Gastaldi – è formato da 73 club, per un totale di 2.400 soci,  rappresentati nei lavori congressuali da circa 250 delegati». «Essere Lions – chiarisce Gabriella Gastaldi – significa dedicare tempo, capacità personali e tanto entusiasmo per dare vita ai mille obiettivi di servizio che caratterizzano l’attività quotidiana dei volontari». Nel corso del Congresso ono state illustrate e condivise le linee guida per l’anno lionistico, le iniziative e gli appuntamenti più importanti e glilions za2 obiettivi da raggiungere. Nell’occasione sono entrati in carica i team di volontari che contribuiranno a orientare, sotto il profilo organizzativo e per aree tematiche, il lavoro dei singoli club. «Il motto del nuovo presidente internazionale BobCorlew, che sarà al vertice dell’Associazione per i prossimi 12 mesi, è “New mountains to climb” (Nuove montagne da scalare). Al suo motto aggiungo il mio: “Insieme lasciamo il segno”. E proprio la sintesi tra questi due slogan sarà l’obiettivo che perseguirò nel mio anno da governatore: nuove montagne da scalare, in cordata, per lasciare il segno. Ovvero: solo lavorando tutti insieme possiamo raggiungere gli ambiziosi traguardi a cui miriamo», spiega Gabriella Gastaldi. «Dunque – conclude – dal Congresso di Saint Vincent avrà inizio la scalata, rigorosamente in cordata, dei 2.400 soci Lions del Distretto, che di montagne quest’anno ne scaleranno sicuramente molte»

La remunerazione sociale appaga più del denaro

Di Paolo Pietro Biancone*

donna manager

La qualità dei rapporti umani e il riconoscimento del valore del lavoro. Secondo il “Decoding global talent”  uno studio del The Boston Consulting Group e The Network condotto su 200mila lavoratori in tutto il mondo, non ci sono dubbi: Nei primi dieci posti c’è solo una posizione, l’ottava, di natura economica, e riguarda l’attrattività del salario fisso. Nessuna traccia dell’enfasi sulle stock option e sulla parte variabile del lavoro che dominavano i discorsi sul lavoro prima del 2007. Per trovare altri fattori legati alle “compensazioni economiche” bisogna andare ben oltre la ventesima posizione: i benefit addizionali si trovano alla 24esima e l’auto aziendale alla 26esima. Tutto quello che viene prima ha a che fare soprattutto con i rapporti umani. Buone relazioni con colleghi, capi e rapporto equilibrato lavoro e vita privata. I lavoratori di tutto il mondo entrano in ufficio o in fabbrica felici se hanno possibilità di avere dei buoni rapporti con i loro capi e soprattutto con i loro colleghi. Non solo, sempre maggiore importanza è attribuita alla conciliazione tra vita e lavoro, fattore che comprensibilmente cambia con il passare delle fasi della vita: al “work-life balance” è più interessato chi ha figli piccoli rispetto a chi non ne ha ancora o li grandi.

Insomma, è in assoluto più appagante essere apprezzati che essere remunerati dal punto di vista monetario. Emerge una nuova forma di remunerazione sociale, che soddisfa per il lavoro svolto, non per il compenso percepito. Quando le persone si sentono stimate, la loro soddisfazione nei confronti del loro impiego va alle stelle e con essa la motivazione.

Se contano così tanto i valori relativi alla cultura, alle relazioni e all’apprezzamento, non ha senso concentrare i premi sul fronte economico, occorre istituire percorsi premiali diversi, sociali, di appartenenza. La sfida per le aziende sta anche nel trovare modi nuovi per essere coinvolti nel plasmare la cultura aziendale, nell’incoraggiare dei rapporti più profondi tra lavoratori e tra loro e i capi e per assicurarsi che l’apprezzamento per un compito ben fatto riceva l’attenzione che merita.

Lavorare in un contesto che ti valorizza come persona, come risorsa, come amico e collega, come senso di appartenenza è la differenza. E questo senso di appagamento sociale parte già nella scelta del percorso formativo: nell’ultimo quinquennio, secondo i dati del Ministero dell’istruzione, si assiste alla crisi di iscritti negli istituti tecnici e professionali e al boom di liceali non “tradizionali”, ossia quelli che offrono percorsi di formazione di scienze umane e linguistiche, arricchite da attività sportive.

Come per dire che i licei alimentano la mente, il metodo per affrontare le sfide lavorative e stimolano il senso di apprezzamento sociale, che porta a essere soddisfatti di sé. Non dimentichiamo che il primo consenso sociale che è motore di scelte e di appagamento proviene dalla famiglia: se la famiglia approva ed è soddisfatto di ciò che faccio, sicuramente vivo meglio e appagato.

Da questa rivoluzione culturale non è immune neanche l’università e la sua offerta formativa: i percorsi di studio dovranno avere tutti un comune denominatore, la valorizzazione del lavoro e della sua remunerazione sociale. Da qui consegue la redditività soddisfacente

Il circolo virtuoso è questo: lo studio e il lavoro viene apprezzato, dunque conto socialmente e, dalla soddisfazione sociale e personale, ottengo redditività appagante.

*Professore Ordinario di Economia Aziendale

Coordinatore del corso di dottorato in Business & Management dell’Università di Torino

 

Accoglienza diffusa per i migranti, il “modello Cerutti”

migranti22Per l’accoglienza dei migranti il modello da imitare è quello della “accoglienza diffusa”, contenuto in un protocollo d’intesa tra i comuni della Bassa Valle di Susa e la prefettura di Torino. La “benedizione” arriva dall’assessore regionale Monica Cerutti che evidenzia come il protocollo preveda che i Comuni si impegnino ad accogliere migranti secondo una ripartizione specifica che va da un minimo di 2 posti a un massimo di 12 in base al numero di abitanti e di reperire unità abitative sul proprio suolo comunale. Dal canto suo la Prefettura di Torino si impegna a escludere i Comuni firmatari del Protocollo da bandi prefettizi per l’assegnazione del servizio di accoglienza e assistenza dei richiedenti protezione internazionale. Per facilitare la buona riuscita del progetto è stato anche istituito un “Tavolo di coordinamento per la micro-accoglienza in Valle di Susa”. E l’assessore regionale all’immigrazione ipotizza che questo modello potrebbe venire “clonato” su scala regionale. Così spiega che “L’accoglienza diffusa in piccoli nuclei permette una migliore qualità dell’inclusione e anche l’inserimento lavorativo dei migranti che, per sgomberare il campo da inesattezze, è previsto dall’articolo 22 del Decreto Legislativo 142 del 18 agosto 2015. Il testo riconosce ai richiedenti protezione internazionale la possibilità “di svolgere attività lavorativa, trascorsi sessanta giorni dalla presentazione della domanda, se il procedimento di esame della domanda non è concluso ed il ritardo non può essere attribuito al richiedente” inoltre “i richiedenti possono frequentare corsi di formazione professionale, eventualmente previsti dal programma dell’ente locale dedicato all’accoglienza del richiedente”. Gli strumenti per accogliere bene e senza creare tensioni nella popolazione ci sono, basterebbe utilizzarli”.

Massimo Iaretti

 

PARCO SALUTE: LA REGIONE UTILIZZERÀ INTERAMENTE I 250 MILIONI

molinetteSaitta: “Dai Cinque Stelle allarme ingiustificato, Appendino sa bene come ci muoviamo”

“La Regione Piemonte sta lavorando con Finpiemonte e sempre in stretta relazione con il nucleo di valutazione del Ministero per la rimodulazione del finanziamento pubblico relativo alla parte edilizia del Parco della Salute alla luce delle novità introdotte dal nuovo Codice degli appalti; non si corre però il rischio di perdere nessuna quota di finanziamento e chi sostiene questa tesi solleva un allarme ingiustificato. Del resto la sindaca Appendino è al corrente delle nostre scelte e di come ci muoviamo su questo punto”: l’assessore alla Sanità della Regione PiemonteAntonio Saitta interviene sulla polemica sollevata dal movimento Cinque Stelle in Consiglio regionale relativa al finanziamento statale per il Parco della Salute.

Saitta aggiunge: “stiamo da settimane lavorando perché Parlamento e Governo possano modificare questa parte del Codice degli appalti e si possa tornare al limite del 50% per il finanziamento pubblico. Il tema riguarda non solo il Piemonte, ma tutte le Regioni che hanno progetti di edilizia sanitaria in corso e confido sia possibile correggere questa che ritengo una complicazione”. “In ogni caso – dice Saitta –  la Regione Piemonte utilizzerà interamente i 250 milioni per i quali abbiamo già ricevuto l’approvazione del nucleo di valutazione del ministero. Se non potremo usarli tutti per la realizzazione, li impiegheremo  per l’introduzione di nuove componenti di investimento quali, ad esempio, gli arredi e le grandi tecnologie sanitarie”.

Economia, l’export piemontese va così così

OPERAIO LAVOROIl Monitor dei Distretti del Piemonte, realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che analizza l’attività di export nel I trimestre del 2016, rileva le seguenti principali evidenze:

  • Dopo un 2015 di forte crescita, i distretti piemontesi hanno accusato – per la prima volta dal 2010 – un lieve calo delle vendite estere (-1,6% tendenziale), mostrando comunque un andamento migliore rispetto all’intero manifatturiero piemontese (-7,2%).

  • Risultati fortemente positivi sono stati ottenuti dalle Macchine tessili di Biella (+12,6%) che stanno riconfermando il trend positivo che le ha viste chiudere il 2015 con un +18,9% rispetto al 2014. Bene anche il distretto del Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+7,4% rispetto al primo trimestre 2015), la Rubinetteria e valvolame Cusio-Valsesia (+2,2%) e i Dolci di Alba e Cuneo (+1%).

  • In leggera diminuzione le esportazione del Tessile di Biella (-1,6%, risultato dovuto al comparto dell’abbigliamento, mentre tessile e filati hanno avuto un risultato positivo), della Nocciola e frutta piemontese (-2%), dei Casalinghi di Omegna (-2,8%), dei Frigoriferi industriali di Casale Monferrato (-3,6%) e dell’Oreficeria di Valenza (-3,7%). Maggiore la diminuzione dei flussi di export per il Riso di Vercelli (-5,1%) e i Vini delle Langhe, Roero e Monferrato (-8,4%). E’ comunque doveroso sottolineare che il distretto del vino negli ultimi 10 anni ha avuto un trend di export positivo, che ha visto salire il valore delle esportazioni da 756 milioni di euro del 2006 al miliardo e 238 milioni di euro registrate a fine 2015, posizionandosi al 4° posto per crescita negli ultimi 10 anni tra i distretti italiani del vino (+64%)

  • Le esportazioni verso i nuovi mercati hanno registrato un leggero incremento tendenziale (+0,6%). Le esportazioni verso i mercati maturi hanno subito una lieve diminuzione (-2,5%) a causa della flessione delle esportazioni verso la Svizzera e il Regno Unito. Buona evoluzione delle vendite verso Germania, Stati Uniti e Francia.

  • Nella seconda parte dell’anno l’export dei distretti dovrebbe tornare in territorio positivo, grazie alla spinta di Stati Uniti e mercati europei e a un’evoluzione meno sfavorevole sui mercati emergenti, dove il recente rimbalzo delle quotazioni petrolifere allenterà le pressioni sulla bilancia del pagamenti, con effetti positivi sulla crescita globale. Le imprese dei distretti potranno inoltre contare maggiormente sulla domanda interna, sia di beni di consumo (trainati dalla ripresa del reddito disponibile e dal miglior andamento del mercato del lavoro) sia di beni di investimento, che favoriscono le imprese più piccole, meno orientate all’export.

  • Nei primi cinque mesi del 2016 rallentano le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) – ordinaria, straordinaria, in deroga – in tutti i distretti e poli piemontesi. I dati vanno comunque letti con molta attenzione, l’evoluzione degli ammortizzatori sociali è fortemente influenzata dai cambiamenti normativi introdotti nell’ultimo biennio.

“Il Pulmino Verde” oltre le frontiere

PULMINO“Il Pulmino Verde” è un progetto nato da quattro studenti universitari torinesi – Costanza e Fernanda Torre, Marco Ceretto Castigliano e Federica Zanantonio Martin – con l’intento di portare aiuti, mediante una vera e propria staffetta partita da Torino e dintorni, al campo profughi di Idomeni, in Grecia. L’idea è partita dopo il ritorno di Fernanda dalla sua esperienza Erasmus in Slovenia, durante la quale ha avuto la possibilità di recarsi, nel periodo invernale, nei campi profughi di Dobova e Sentilj. Il progetto, una vera e propria “buona causa”, è stato presentato ufficialmente il 4 aprile, nel corso di una serata di riflessione organizzata presso i Bagni Pubblici di Via Agliè a Torino. Da lì, è partita l’avventura. I motori si sono accesi l’8 maggio, e con non poche difficoltà, il Pulmino è giunto il giorno successivo, dopo quasi duemila  km percorsi attraverso sei stati, in Grecia, dove ha iniziato la sua attività, dividendosi tra i due campi profughi posti in prossimità del confine con la Macedonia. Oltre alla loro passione e all’impegno solidale nel prestare aiuto nel campo profughi, appoggiandosi alla associazione Lighthouse Relief che opera nell’ Eko Refugee Camp, situato nell’area tra Idomeni e Polykastro in Grecia, hanno portato con se anche i beni di prima necessità che sono riusciti a raccogliere grazie al sostegno di tanti che si sono attivati. Il viaggio è stato reso possibile grazie alla staffetta organizzata mediante l’aiuto di tutti coloro che si sono mostrati disponibili ed entusiasti al progetto e soprattutto grazie all’impegno di Agesci Valsusa che ha attivato nella giornata del 30 aprile una raccolta beni in tutta la valle, riscuotendo un successo inaspettato. Il Pulmino Verde, diventato un simbolo di speranza e di libertà, s’incamminerà in questi giorni d’inizio luglio per un nuovo viaggio, verso Ventimiglia, al confine tra la Liguria e al Francia. Lì, tra i migranti che , per necessità o per disperazione, spesso in pericolo di vita, hanno lasciato i loro paesi, continuerà l’avventura promossa da quattro giovani, impegnati nel costruire “ponti” in alternativa ai muri e al filo spinato delle frontiere.

Marco Travaglini