ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 657

Generazione bilingue ed economia franco-italiana

Un’alleanza per il futuro. Centro dei Congressi. Sala Giolitti, Via Nino Costa 8, Torino 

Un eccezionale incontro «economia-educazione» che si rivolge ai Dirigenti o Direttori Risorse Umane di grandi imprese,  rappresentanti delle scuole superiori italiane EsaBac, genitori e studenti italiani

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Alla presenza di:

Renato Bellavita – Membro del Comitato Esecutivo della Camera di Commercio di Torino, Presidente del Comitato d’indirizzo del Protocollo territoriale per l’Alternanza Scuola-Lavoro.

Denis Delespaul – Presidente della Camera Francese di Commercio e Industria d’Italia.

Emanuele Chieli – Console Onorario di Torino.

Fabrizio Manca – Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte

e numerosi dirigenti di grandi imprese  ALSTOM Ferroviaria, CARTIER, MICHELIN, NORAUTO

 

A fine conferenza seguirà un aperitivo.Traduzione italiano-francese con studenti del Liceo francese Giono.Partecipazione gratuita.Iscrizione obbligatoria entro il 13 novembre:

Cliccare qui per iscriversi

 

 

Innovazione, accordo fra Regione e Denso spa

E’ stato firmato oggi a Roma, presso il Ministero dello sviluppo economico, l’accordo multiregionale fra Regione Piemonte, Ministero dello Sviluppo Economico, DENSO spa e Regione Campania. Questa la dichiarazione congiunta del presidente Sergio Chiamparino e dell’assessora alle attività produttive Giuseppina De Santis.

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“Abbiamo siglato un accordo senza dubbio positivo per il nostro territorio, che porterà a un primo investimento di oltre 10milioni di euro, cui seguiranno, in seconda battuta, altri 70 milioni di investimenti produttivi e significative ricadute occupazionali sull’innovazione. La firma di oggi è il risultato di un proficuo metodo di collaborazione con il Ministero e con le aziende che decidono di investire nel nostro territorio, e conferma l’importanza degli investimenti nella ricerca e del lavoro che la Regione, a dispetto delle voci critiche, sta portando avanti con determinazione. Viene altresì ribadita la centralità del Piemonte a livello internazionale come territorio di riferimento per il settore automotive ” Il costo complessivo dell’investimento è di 10,7milioni di euro (di cui 1,3 dalla Regione e 2,3 dal Ministero dello Sviluppo economico attraverso il fondo di crescita sostenibile), è prevista l’assunzione di 10 giovani in alto apprendistato, da formare in affiancamento alle attività di ricerca.Tale investimento in  ricerca e sviluppo, sarà la base di un successivo Piano di investimenti produttivi in Piemonte per circa 70milioni di euro,con ricadute occupazionali e sul tessuto produttivo più allargato.

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DENSO Thermal Systems S.p.A è il principale investitore giapponese in Italia e controlla  nel mondo 220 società per 146 mila dipendenti ed un fatturato di 36 miliardi di dollari. L’obiettivo delle attività in Piemonte (l’azienda ha uno stabilimento a Poirino) è la realizzazione di una nuova famiglia di prodotti (componenti e sistemi termici per la climatizzazione e il raffreddamento motore) con incrementate caratteristiche in termini di prestazioni, affidabilità/qualità e pesi per applicazioni su tutte le tipologie di veicoli.

(foto: il Torinese)

Essere metalmeccanici nell’era post-industriale

STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

Dal quarto piano di via Bologna 11 si gode del paesaggio cittadino . Fino alle colline, con un bel sole . Dario ed io parlando osserviamo , con le solite battute sulla trasformazione post industriale della città . Dario Basso da fine febbraio è segretario provinciale della Uilm la categoria dei metalmeccanici . Classe 1960, con presenza uilm2estremamente giovanile, con qualche  spruzzata di grigio che non guasta .  Da oltre vent’anni nel mondo sindacale da delegato, è partito dalla gavetta .  “Patrizio non sarà semplice questa nostra chiacchierata , hai un po di pazienza?” Sicuramente, cosi ” tocco con mano ” una tua mattinata .

Governare 22 dipendenti o funzionari non è poi così semplice . Mentre si parla più persone bussano e chiedono consigli e pareri su problemi sindacali. Dario si dà qualche secondo per sintonizzarsi e poi risponde . Il telefonino fa il resto .

Sempre cosi?

“Sì, dopo devo portare il saluto ad un corso di formazione. Dai, ci riusciremo”.

Prima domanda : rapporti tesi con la Fiom?

“No. Le tensioni erano dovute all’accordo Fiat . Sono sempre stati ottimi nelle altre aziende. Ottimi i rapporti con gli altri segretari d Fim e Fiom”. lingotto citta

Ti piace il tuo lavoro ?

“Sicuramente ci vuole tanta passione . Non è una professione ma un lavoro di servizio per gli altri . Non solo per gli iscritti . Con Napoli ci contendiamo il primato nazionale . Direi sana competizione . Abbiamo anche noi subito la crisi ma il rinnovamento di linea politica ci ha salvato dalla possibile estinzione”.

La maggiore soddisfazione?

“Salvare e creare nuovi posti di lavoro”

Maggiore delusione?

“Il rovescio : essere impotenti verso operazioni di delocalizzazione e relativa perdita di posti di lavoro” .

Ottimista o pessimista ?

“Realista e convinto che anche il sindacato possa e debba fare per mantenere l’industrializzazione nella nostra realtà produttiva”

Ha avuto ragione,ci siamo riusciti . Scendendo le scale constato che la Uil è un sindacato vivo . Almeno a Torino .

Patrizio Tosetto

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“We love Arquata”, il Piemonte per i terremotati

consiglio lascarisParte da un gruppo di mamme di alcuni Comuni del Piemonte (Poirino, Canale, Cellarengo, Chivasso, Montà, Alba, Villastellone) l’iniziativa “We Love Arquata” a sostegno delle popolazioni, e in particolare dei bambini, colpite dal terremoto nel Centro Italia. La costituenda associazione culturale “Api di Carta” ha allestito presso le scuole medie di Poirino un centro per la raccolta di indumenti, coperte, lenzuola, scarpe, libri, materiale d’igiene e generi alimentari di prima necessità, da destinare ai bambini terremotati dell’Italia centrale.
“Una gara solidarietà che è partita da giovani mamme e da amministrazioni locali con tanti volontari che danno un contribuito in questa situazione difficili. Il Piemonte, per le tragedie vissute, ha compreso nel tempo cosa vuol dire avere a che fare con le emergenze, per questo abbiamo costruito un sistema di prevenzione e intervento di grande livello. Il Consiglio regionale insieme ai piemontesi deve fare in modo che questo sia un primo inizio a sostegno delle popolazioni terremotate”, ha spiegato la vicepresidente del Consiglio regionale, Daniela Ruffino.ruffino lascaris
“We Love Arquata” è realizzato in collaborazione con la Consulta Femminile regionale e si coordina con la direzione scolastica del comprensorio di Arquata, Pescara del Tronto e Acquasanta Terme, “una collaborazione che nasce dall’attenzione della Consulta per le popolazioni in difficoltà e in particolare verso i bambini” come dichiarato dalla vicepresidente Alessandra Parigi.
“Abbiamo scelto di richiamarci alle api per la loro laboriosità – ha spiegato Chiara Pelassa, cofondatrice dell’associazione — il materiale nei prossimi giorni verrà inviato a bordo di un tir. Partirà inoltre una colonna costituita da un furgone della Croce Verde di Villastellone, un fuoristrada dell’associazione nazionale Alpini, un furgone della sezione Alpini di Giaveno e Valgioie, e un pickup dell Aib di Montà”.
“Partiremo per il centro Italia venerdì 11 novembre per tornare il giorno dopo – ha concluso Manuela Appendino di “Api di Carta” – non intralceremo in alcun modo i soccorsi, siamo decise nel portare avanti la missione ma con la testa sulle spalle. Porteremo circa 220 scatoloni che in questi giorni stanno aumentando grazie alle donazioni dei privati, 90 scatoloni di abbigliamento, materiale didattico, prodotti per la cura”.Alla presentazione hanno partecipato, inoltre, Simona Chiavero dell’associazione, il sindaco di Villastellone e il vicesindaco di Poirino.

Eternit, un inquietante legame con gli internati del Reich?

Che legame c’è tra la ormai infinita vertenza Eternit e la seconda guerra mondiale ? Nella complessa vicenda potrebbe entrare un element che, se confermato – pur non avendo rilevanza processuale perché in ogni caso sarebbe prescritto dal decorso del tempo – avrebbe sicuramente un forte impatto emotivo e servirebbe a riscrivere, sia pur in parte la storia degli “schiavi del Reich”, nel secondo conflitto mondiale. A Berlino c’era uno stabilimento che produceva cemento – amianto ed apparteneva ed era gestito dalla Eternit Svizzera.

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In una nota, Ezio Bonanni, avvocato, difensore di parte civile anche nel processo Eternit Bis e presidente dell’Osservatorio nazionale amianto – Ona spiega che “molto probabilmente nel corso del secondo conflitto, l’impianto è stato trasformato in un campo di lavoro forzato per prigionieri di guerra, italiani, polacchi, ucraini e solamente ora, faticosamente, si sta tendando di ricostruire la storia di questi schiavi moderni, rintracciando i parenti o gli ormai pochi superstiti”. I fatti sarebbero avvenuti nel periodo tra il 1943, dopo l’armistizio dell’8 settembre ed il 1945 sino al crollo del Reich tedesco. Al momento, ovviamente, non ci sono certezze ma due sono i fatti: a Berlino nel periodo era operante uno stabilimento Eternit e nello Stalag III D della capitale tedesca furono circa 38mila i prigionieri di guerra italiani internati, facenti parte delle numerosissime squadre di lavoro impiegate in lavori di costruzione o industria. “Ovviamente la multinazionale – continua la nota di Bonanni – afferma di non possedere conferme in proposito, di voler procedere ad indagini, a avverte che la maggior parte dei documenti aziendali dell’epoca non esistono più”. Quindi l’Eternit non avrebbe comunque categoricamente escluso, né smentito la nota del presidente Ona, la possibilità che siano stati impiegati ai lavori forzati centinaia di deportati tra il 1943 ed il 1945. Ci sarebbe poi una singolare coincidenza sullo Stato dove i prigionieri di guerra venivano impiegati. La medicina nazista del lavoro, decisamente all’avanguardia nella tutela dei lavoratori del Reich (l’uomo doveva essere una macchina perfetta da guerra e da lavoro), aveva colto già dal 1939 il legame esistente tra l’esposizione all’amianto ed il mesotelioma pleurico. E, come ricorda in una scheda sul manufatto l’Inail, “La prima nazione al mondo a riconoscere la natura cancerogena dell’amianto, dimostrandone il rapporto diretto tra utilizzo e tumori e a prevedere un risarcimento per i lavoratori danneggiati, fu la Germania nazista nel 1943”. Di qui un interrogativo angosciante: se venisse dimostrato che i prigionieri di guerra italiani lavorarono l’amianto, i nazisti vollero punirli per il “tradimento” dell’8 settembre, consci del pericolo cui li esponevano ? E’ una domanda cui forse, adesso, la ricerca storica e le verità processuali potranno dare una risposta. Ma anche qui c’è molto lavoro da fare. E Ona lancia un appello “a farsi avanti, se vi fossero superstiti o parenti di chi possa avere lavorato l’amianto nello stabilibimento di Berlino”.

Massimo Iaretti

 

 

Toma e peperone, ecco l’impatto economico delle fiere

PEPERONE23Che impatto hanno le fiere o le manifestazioni di una certa rilevanza sull’economia locale ? E’ la domanda che un amministratore o un organizzatore attento di deve porre nell’allestire ormai qualsiasi evento che vada al di là del mero volontariato. Così lunedì 14 novembre, alle ore 13. Nella sala stampa della giunta regionale, in piazza Castello 165, verranno presentato i risultati della ricerca universitaria sull’impatto economico, sociologico e turistico che hanno avuto sul territorio due manifestazioni di notevole rilievo nel panorama piemontese, che si sono svolte quest’anno nella Città Metropolitana di Torino. Una è la sessantasettesima edizione della Sagra del Peperone di Carmagnola, l’altra è la numero venti della Mostra regionale della Toma di Lanzo e dei Formaggi d’Alpeggio che si è tenuta ad Usseglio. Ad illustrare le conclusioni cui è pervenuto lo studio ci saranno Giuseppe Attanasi, docente dell’Università di Strasburgo e della Bocconi di Milano e Valentina Rotondi, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sarà presente l’assessore regionale all’agricoltura, Giorgio Ferrero. Infine, e non poteva essere altimenti, viste le premesse, si concluderà con una degustazione di prodotti del territorio.

Massimo Iaretti

 

 

Laboratori di cucina in carcere, così il cibo aiuta a rieducare

valletteIl cibo come mezzo di rieducazione e inclusione sociale in carcere. È questa l’idea di fondo alla base dei laboratori di cucina per le detenute, promossi e finanziati dalla Consulta delle Elette del Piemonte e organizzati dalla cooperativa Orso.

Dopo Vercelli, l’iniziativa ha previsto un ciclo di incontri all’Icam di Torino. Il sesto e ultimo incontro che si è svolto venerdì 4 novembre. L’Icam è una struttura, ospitata in una palazzina ristrutturata nell’aprile 2015, situata presso la casa circondariale Lorusso e Cutugno e destinata ad accogliere le detenute con figli al di sotto dei 6 anni. Attualmente sono presenti 7 detenute con 9 bambini, di cui uno di appena un mese.

Le consigliere regionali intervenute sono state ricevute dal direttore del carcere, Domenico Minervini, che ha espresso grande soddisfazione per l’iniziativa e ha auspicato la continuazione della collaborazione con la Consulta delle Elette. La visita è poi proseguita all’Icam, dove le elette hanno incontrato le detenute con i loro figli e hanno fatto loro dono di una dotazione di prodotti d’igiene per l’infanzia e di dolcetti, con il contributo anche di un gruppo di consiglieri regionali. Per l’occasione, le detenute hanno preparato e offerto un buffet di stuzzichini e gustosi “finger food”, tema culinario al centro dell’ultimo incontro.

Il laboratorio di cucina si propone come elemento costitutivo di un percorso rieducativo che comprende istruzione, formazione, relazione con il proprio corpo e la propria storia, confronto sociale, anche nella realtà vissuta quotidianamente con le altre detenute, in un ambiente fortemente multietnico. Il percorso di educazione alimentare all’Icam di Torino ha previsto sei laboratori tematici che si sono conclusi con la preparazione di alcune ricette. Gli incontri precedenti sono stati incentrati sulla stagionalità dei cibi e l’importanza della frutta e verdura nella dieta quotidiana, la cucina dell’infanzia fra sapori e ricordi del passato, gli impasti di base per i dolci, la cucina multietnica e gli ingredienti che vengono da lontano e la cucina per bambini per nutrire i piccoli in modo sano e invitante.

ec – www.cr.piemonte.it

Fondazioni liriche, i rappresentanti del Regio protestano a Venezia

Nella giornata del 4 novembre, i lavoratori delle Fondazioni Lirico Sinfoniche provenienti da tutta Italia si sono radunati di fronte al Teatro La Fenice di Venezia per protestare contro l’articolo 24 della legge 160/2016 che prevede una decurtazione fino al 50% della retribuzione, l’assenza di progettualità in ambito culturale e musicale e il declassamento generale dei teatri lirici italiani, realtà famose in tutto il mondo, da parte del Governo.

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Numerosissimi i lavoratori dell’Arena di Verona, il cui corpo di ballo sta subendo il licenziamento collettivo mentre gli altri comparti sono forzatamente a casa per due mesi senza stipendio. Oltre a loro, presenti i lavoratori del coro, dell’orchestra, del corpo di ballo, i tecnici e gli amministrativi del Teatro La Fenice di Venezia e quelli provenienti dal Comunale di Bologna, dal Verdi di Trieste, dal Teatro dell’Opera di Roma, dalla Scala di Milano, dal Massimo di Palermo e dal Regio di Torino. Il maestro del coro della Fenice di Venezia Claudio Marino Moretti ha guidato il coro del Teatro nell’esecuzione estemporanea del Va pensiero di Giuseppe Verdi e il maestro del coro del Massimo di Palermo Piero Monti si è unito per esprimere la sua solidarietà a tutti i lavoratori. Anche il sovrintendente della Fenice di Venezia Cristiano Chiarot ha dato il suo sostegno ai lavoratori, ospitando sul palcoscenico l’intera delegazione di tutte le 14 Fondazioni Lirico Sinfoniche italiane per la lettura di un comunicato di denuncia da parte delle segreterie nazionali sindacali prima dell’inizio dello spettacolo. Caloroso l’applauso del pubblico presente per la prima mondiale dell’opera Aquagranda di Filippo Perocco al termine della lettura del comunicato.

5 novembre 2016

Il Comitato del lavoratori delle Fondazioni Lirico Sinfoniche

A Torino il centro per la tecnologia sostenibile

POLITECNICOScienza e tecnologia combattono i cambiamenti climatici dopo Parigi 2015 nel rinnovato centro IIT di Torino, con la collaborazione scientifica del Politecnico di Torino

Affrontare la sfida posta dal riscaldamento globale del nostro Pianeta richiede un cambiamento di paradigma, una vera e propria rivoluzione ormai non più procrastinabile. La Conferenza delle Parti COP21 di Parigi (dicembre 2015) ha vincolato 195 Paesi a mettere in campo azioni concrete per far sì che l’incremento di temperatura della superficie terrestre conseguente all’effetto serra sia contenuto ben al di sotto dei 2°C: ora si tratta di capire come raggiungere questo obiettivo.

Lo sviluppo di tecnologie innovative per contrastare il riscaldamento globale è proprio la missione del nuovo Centre for Sustainable Futures dell’Istituto Italiano di Tecnologia (CSF@PoliTo) che svolgerà la sua attività di ricerca anche con la collaborazione scientifica del Politecnico.

La mission del nuovo Centro verrà presentata giovedì 10 novembre 2016 alle ore 10.00 nell’Aula Magna del Politecnico.Nel corso della mattinata, il Direttore del Centro, Guido Saracco, illustrerà le linee guida della ricerca e sviluppo in risposta ai principali problemi di sostenibilità indotti dal riscaldamento globale.

Seguirà quindi una tavola rotonda, nel corso della quale la questione della lotta ai cambiamenti climatici sarà dibattuta con esponenti di alto profilo del mondo della ricerca (Marco Gilli, Roberto Cingolani, Gunter Pauli) dell’industria (Roberto Casula, Agostino Re Rebaudengo, Dario Giordano) e dell’economia (Cristina Balbo, Alessandro Marangoni, Gabriele Galateri di Genola), per formulare infine un messaggio chiaro che possa ispirare i policy makers a farsi parte attiva per la soluzione di queste problematiche.

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Presentazione

Giovedì 10 novembre 2016 – ore 10.30

Aula Magna Politecnico di Torino, C.so Duca degli Abruzzi, 24 – Torino

 

Il programma della giornata su:

http://www.politocomunica.polito.it/events/appuntamenti/(idnews)/8264

Un esempio per tutti noi… (Parte 2)

Due sorelle tra le più povere di Chake

Che la nostra “fiaba reale” abbia inizio….

È più facile meditare che fare effettivamente qualcosa per gli altri. Limitarsi a meditare sulla compassione equivale a optare per l’opzione passiva. La nostra meditazione dovrebbe creare la base per l’azione, per cogliere l’opportunità di fare qualcosa.
(Dalai Lama)

Esempi di ordinaria crudeltà

Un brutto incidente che può capitare a qualunque bambino: cadere di bicicletta e procurarsi una frattura. Nei Paesi ricchi non sarebbe un grosso problema. Ma non è così per chi vive nei villaggi isolati e dove l’ospedale è troppo lontano e troppo caro.

Il Nepal è una terra di estrema povertà e profonde disuguaglianze. Soprattutto per chi vive nelle aree rurali del Paese. Tante ragazze, nate in un piccolo e remoto villaggio, hanno un sogno, quello di studiare e diventare maestre di scuola, ma in un luogo del genere, è impossibile da realizzare.

Storie quotidiane di bambini che vivono nel Terzo mondo, che parlano di diritti negati fin dalla nascita: istruzione, salute, cibo, acqua, uguaglianza sociale. Per loro, queste parole non significano niente.

Ritorno a Kathmandu e al villaggio di Chake.

Com’era la scuola prima dei lavori di ricostruzione….

Guido, Emanuele e Dino si fermano a Kathmandu qualche giorno per organizzarsi e sulla strada che li conduce al villaggio, comprano le turche per i bagni, viti e materiale di ferramenta oltre all’olio per la miscela della motosega (che è stato difficile da trovare). Di nuovo tanti chilometri pieni di disagio ma anche di tanta speranza e buona volontà. Giunti a Chake, vengono accolti dai numerosi bambini che già conoscevano Guido ed Emanuele e, si svolge una cerimonia di accoglienza, al fine di ringraziare per i soldi ed il materiale portati per il progetto di ricostruzione.

La ricostruzione.

La prima difficoltà da affrontare è il progetto stesso di ricostruzione. I tre ragazzi vengono derisi quando illustrano come vogliono procedere, in quanto devono confrontarsi con quella gente semplice e priva d’istruzione. Le persone del villaggio non ritenevano necessario rinforzare il tetto con delle travi di sostegno per non farlo crollare, tanto che avrebbero iniziato a togliere i detriti delle mura diroccate, facendo sicuramente crollare il tetto soprastante e, a quel punto, si rischiava di non poter proseguire nel lavoro di ricostruzione. Guido, Emanuele e Dino dopo diverse discussioni convincono i nepalesi a procedere come da loro indicato, ovverosia rinforzando dapprima il muro a secco con del cemento, tagliare gli alberi di cedro dai boschi intorno, per poi salire al soffitto con il legno tagliato e riparare il tetto.

Per reperire il cemento dal paese vicino di Garjan, era indispensabile ricorrere all’aiuto degli sherpa, uomini dalla corporatura minuta, ma dotati di una naturale resistenza alla fatica grazie alla capacità di crescere robusti ad altitudini dove pochi esseri umani sono disposti a spingersi, anche solo occasionalmente.

Resistentissimi ai disagi e alle fatiche, questi ometti magri, con due gambette che assomigliano a degli stecchi, sono in grado di spalleggiare pesi di 40 o 50 chilogrammi per giorni e giorni, per sentieri che farebbero impensierire una persona senza alcun carico. Gli sherpa contattati, erano disponibili a portare il carico su e giù da Garjan a Chake, tre volte al giorno, per la somma di sei euro.

Durante i lavori di ricostruzione, le donne hanno eseguito i lavori più duri tipo spaccare le pietre per il fondo, con il martello per soli quattro euro al giorno e sette ore lavorative. Le donne mentre lavoravano avevano sempre “dipinto” un sorriso sulle labbra, mentre gli uomini, che svolgevano lavori più leggeri tipo carpenteria per sei euro al giorno, erano sempre taciturni e un po’ scontrosi.

Un altro grande problema è stato quello della lingua.

Come farsi capire dalle persone che collaboravano alla ricostruzione?

La risposta è semplice e piuttosto intuitiva…utilizzando le risorse del nostro corpo, il sorriso, la gentilezza, gli ammiccamenti ed il linguaggio dei gesti…tipo passare l’acqua…alzare il pugno in senso affermativo o negativo… Le posizioni del corpo, i gesti, la mimica forniscono informazioni complementari, di rinforzo comunicativo. La comunicazione non verbale può sostituire quella verbale altrettanto efficacemente, se davvero si vuole raggiungere lo scopo prefissato!

Il codice della comunicazione corporea e gestuale è un codice universale, una sorta di patrimonio ancestrale, riconoscibile da tutti gli esseri umani e pertanto come tale, utilizzabile tra le diverse culture ed etnie.

In sole tre settimane di lavoro la scuola è stata ricostruita! Venti donne e trenta uomini vi hanno partecipato, la cosa un po’ triste e, dovuta all’estrema ignoranza delle persone che abitano quelle lande desolate, è che lo hanno fatto per i soldi e non perché era una cosa da fare. Nei dodici mesi dopo il terremoto non avevano fatto niente, solamente atteso senza assumersi alcuna iniziativa.

 

Il periodo di permanenza in Nepal.

Ogni giorno Guido, Emanuele e Dino si svegliavano presto perché dovevano affrontare un’ora di marcia a piedi ed in salita, prima di raggiungere il villaggio ed iniziare il lavoro alla scuola mentre la sera, al termine di una pesante giornata lavorativa, bisognava rifare la stessa strada in discesa, per arrivare a Garjan al lodge che li ospitava, sudati e martoriati dagli insetti, dove li attendeva una doccia… “particolare”, un secchio di 50 litri di acqua fredda da dividersi in tre, con un pezzo di sapone di marsiglia ed un mestolo.

Per duecento rupie, l’equivalente di circa due dollari, i tre ragazzi occupavano una stanzetta, tipo baita, a Garjan. Nella cittadina, capoluogo della regione, non vi erano canalizzazioni e la corrente era scarsa ed erogata saltuariamente. Anche la comunicazione con le famiglie in Italia era difficile, niente telefono, solo una scheda acquistata a Kathmandu e non abilitata che però permetteva, di tanto in tanto, di fare qualche chiamata (di rimbalzo).

Durante i vari spostamenti ed i lavori di ricostruzione Guido, Emanuele e Dino si fermavano nelle case che circondavano il villaggio ed in quelle lungo il sentiero che la mattina e la sera percorrevano. Spesso venivano accolti ed invitati a rifocillarsi o semplicemente veniva loro offerta una specie di cagliata di latte di bufala appena munta, calda e condita con mosche.

Gil….due occhi vispi ed un sorriso in mezzo al niente…..

Nella maggioranza di queste famiglie i bambini non andavano a scuola non avendo la possibilità di pagare la somma di venti euro, per sostenere le spese annuali. In ogni famiglia il dal bhat costituiva il piatto tipico, riso con poche verdure, mentre i più fortunati potevano permettersi anche l’aggiunta di lenticchie. Il dal bhat viene mangiato tre volte al giorno (colazione, pranzo e cena) mentre le varianti sono scarse e sporadiche (patate, un po’ di frutta, a volte del miele raccolto nei boschi).

Le case di queste famiglie, semplici e spartane, si assomigliavano tutte…un muro a secco, tetti in legno e lamiera, qualche telo di nylon a rattoppare qualche buco fastidioso e tutte, indistintamente, prive di ogni confort, senza cucina né bagno.

Nonostante l’estrema povertà delle abitazioni, le persone di questi nuclei abitativi potevano considerarsi fortunate perché, le famiglie le cui case erano state distrutte dal terremoto, vivevano in baracche costituite da pali, bambù e tele di nylon.

I nostri ragazzi hanno suddiviso le vesti portate dall’Italia tra queste famiglie ed hanno regolarmente comprato riso in Garjan, e lo hanno trasportato quotidianamente nei loro zaini, per poterlo donare di casa in casa.

L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo…….   (Sofocle)

Continua domani…

Guido, Dino ed Emanuele torneranno presto al villaggio di Chake in Nepal, la loro “missione” consisterà nel costruire delle semplici canne fumarie e salvare decine e decine di vite, distribuire vestiti, regalare una speranza per il futuro ai bambini di quella zona donando a quanti più possibile i venti euro necessari per le spese scolastiche annuali e tante altre…piccole ma grandi cose… Chi volesse contattarli direttamente per aiutarli nella loro impresa o semplicemente per condividere il loro pensiero può tranquillamente farlo: dinocavedon@libero.it &guido_climb@hotmail.com

dinocavedon@libero.itPer chi volesse vedere tutte le foto ed i video degli articoli degli articoli su Chake ed il Nepal può farlo al seguente link: http://www.astrologiadiplatone.com/blog/2016/10/29/un-esempio-tutti/

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